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  1. originariamente pubblicato su Nikonland.eu il 16 giugno 2016 *** Era il 2008 quando l'ho incontrata la prima volta. Per farlo ho guidato per 800 km in un giorno, andata e ritorno. L'ho rivista qualche giorno dopo a Milano. Ed ho fatto una promessa che le ho confessato solo l'anno successivo : fotografarla sempre, tutte le volte che fosse passata in Italia e soprattutto, essere l'ultimo a fotografarla prima che smettesse di posare. Era una ragazzina, alta, impacciata, appassionata di design e arte moderna. A 24 anni ha deciso di andare all'Universitá e studiare storia dell'arte e letteratura. Si é laureata pochi giorni fa. Con il nuovo anno scolastico coronerà il suo sogno di insegnare ai ragazzi della sua città. Sarà una insegnante. Una professoressa. Adesso é una donna colta, sofisticata nei gusti e negli interessi ma sempre molto semplice nei modi e nell'aspetto. Nei suoi 188cm senza tacchi .. Due anni fa ha smesso di posare ma io l'ho potuta fotografare ancora. Per me una promessa é un impegno d'onore e a questa tenevo più che alle altre. Quindi ci siamo dati appuntamento lo scorso Natale per questo mese di giugno. Per l'ultima volta. ho affittato per due giorni una vera casa da Hobbit, tutte le pareti sono in legno del Tirolo, la costruzione è della fine dell'800, immersa in una riserva faunistica a pochi passi da una delle più caotiche spiagge italiane eppure in luogo silenzioso che sembra fatata. I riflessi di pavimenti, soffitti, porte e pareti danno dominanti brune, gialle e rossastre. La luce arriva soffusa da tutte le direzioni. E' una casa da Hobbit perchè lei è un gigante e deve piegare anche le spalle per passare attraverso le porte. Le ho detto stai attenta. E due minuti dopo l'ho trovata seduta a terra nel bagno, caduta dopo aver picchiato violentemente la testa nello stipite superiore della porta ... ... e ci sono porte ovunque visto che le due camere principali comunicano tra loro e il bagno con una sorta di tunnel bassissimo e buio. L'ambiente ideale da esplorare insieme. tu non sei più una modella. Io non sono un fotografo, sono un amico di lunga data. Le mostro l'ultimo libro di Peter Lindbergh. Le dico che nel 2016 sarà ancora Lindbergh a fare il Calendario Pirelli. Ha scelto solo donne mature ed ha deciso di bannare Photoshop. La bellezza non ha età e non ha bisogno di intermediari. Ma soprattutto si esprime senza le parole. Words are not enough. Con lei posso parlare di letteratura, le dico che la più bella scena di Romeo e Giulietta deve alla potenza del gesto e dell'espressione degli attori sul palco la sua forza. Perchè le parole, per quanto perfette, non bastano mai ad esprimere ciò che provano le persone. Parlami senza parlare. Con il volto, l'espressione, soprattutto con le mani e le braccia. La posizione delle spalle. Ma soprattutto esprime te stesse. Non sei più una modella. Sei una donna e non sei qui per lavorare ma per giocare con me. Lei mi risponde che finalmente ci sarà ancora un Calendario Pirelli che esprime la vera bellezza delle donne, dopo quello orribile (testuale) della Leibovitz o quello inguardabile del becero Terry Richardson del 2010. Ma quanto è bello parlare con una ragazza che non solo capisce quello che dici ma che si esprime su un piano di piena maturità (dovreste sentirla descrivervi le peculiarità della Certosa di Pavia alla prima volta che la vede). la trovo dopo un pò che sfoglia ancora il librone di Lindbergh e cerca nell'indice i nomi delle persone ritratte. Diane Furstenberg, Juliette Binoche, Uma Thurman .. Oggi io cercherò di essere un fotografo donna. So che una donna riesce a posare diversamente per un'altra donna, rispetto a quando è davanti ad un uomo. Oggi non faremo nudo ma cercheremo solo di dare l'immagine di una donna libera, felice, soddisfatta di se. senza condizionamenti. Senza limiti di tempo. lei mi conosce bene e sa quanto scatto. Le ricordo ancora di esprimere semplicemente quello che sente, non importa cosa. Senza riferimento né alla sua lingua, nè a quella in cui parliamo, nè alla mia. Senza le parole. Perchè le parole non sono mai sufficienti ad esprimere quello che sentiamo. Lei sa anche che il mio linguaggio d'elezione è la musica, abbiamo fotografato una volta su Dvorak, Brahms e Rachmaninov. La musica non necessita di parole e dice ad ognuno ciò che ognuno riesce a sentire. e qui intorno la musica è il canto degli uccelli che volano indisturbati. Il mattino dopo esco molto presto per esplorare la riserva in solitudine. Durante la notte è caduta tanta pioggia e il terreno è bagnato. Ho in mano più per abitudine che per altro la D810 con il 300/4PF. Sto fotografando le texture create dalle reti di protezione dei canali di allevamento dei pesci. Sento un forte battito d'ali ed alzo gli occhi. Un cigno vole veloce verso nord-est. Riesco a coglierlo al volo sullo sfondo di nuvole ancora minacciose. Nuvole che si aprono quando più tardi la vado a prendere al suo hotel. La prego di non truccarsi. Il primo set sarà a letto, con lei al naturale. Oggi sono tornato ad essere un uomo che fotografa una sua vecchia amica. Lei teme di essere orribile ma si presta con la sua consueta dolcezza (non che lo sia sempre, è del segno dell'ariete e l'ho vista molto arrabbiata, con quelle lunghe leve sa essere terribile e le chiedo come sarà con i suoi studenti a partire da settembre. Mi assicura che sarà sempre materna come lo è con me). Ok, va bene, truccati come piace a te. La lascio andare a cambiarsi. E' ancora più libera. Scegliamo insieme i punti con la luce migliore. Vogliamo che sia la luce a rendere le immagini indimenticabili come le vediamo in questo momento. Giochiamo. Le ho chiesto di portarsi un cappotto. Immagina di essere a Breslavia all'inizio del '45. Le truppe russe stanno arrivando. Noi aspettiamo di prendere l'ultimo treno diretto ad ovest. Aspettiamo nella piccola sala della stazione. Il treno parte e noi restiamo li. Non c'è più nessuno. Ci sarà tempo di scappare. cambiamo ancora stanza. Non prima che lei batta ancora la testa ed imprechi sotto voce. Double check the roof, and mind your head, my sweety. la giornata passa velocemente. Lei continua a cambiare espressione. Mi ispira, vuole vedere le foto. Mi suggerisce cosa fare o mi asseconda. Chiede scusa se, nelle migliaia di miei scatti, qualche volta deve chiudere involontariamente gli occhi. Non l'ho mai vista sorridere così tanto. Avevo una idea di lei di un animo naturalmente serio. Ma giustamente è qui per una vacanza. Solo io ho l'orologio e seguo i tempi. Arriva il momento di concludere. Le chiedo la mano e la prendo nella mia. è il mio modo di fare un selfie a ricordo di questo storico e tanto atteso momento. L'ultimo scatto. il cigno vola verso Nord Est. *** Per gli amanti dei dati numerici e delle statistiche (e anche per uscire dal tono autobiografico di questo blog-entry). Questo ultimo shooting ha coperto due intere giornate. E si è svolto in totale solitudine, senza altri presenti. Niente truccatrice, niente guardaroba che non fosse nel suo trolley. Avevamo a disposizione circa 200mq di una antica shooting lodge, posto autenticamente adatto ad assecondare con la sua luce e i suoi colori l'idea di intimità e familiarità che avevo in mente da tempo per questa occasione. Ho usato la Nikon D5 che letteralmente ha brillato in questa circostanza, potendo esprimersi a tutte le sensibilità anche senza luce artificiale e senza luce diretta ma solo quella riflessa dal legno. Per lo più ho usato il mio nuovo Sigma 24-105/4 comprato per l'occasione. Insieme alla D5 ho usato la D810 con il suo battery pack. Il 300/4 per i ritratti da lontano o stretti. Avevo ma ho usato poco il Sigma 85/1.4 e il 35/14 Art. Qualche scatto anche con il Nikon 105/2.8. Ho fatto due serie di ritratti e di figure con il Godox Witstro AD600B con softbox 50x70cm sempre in TTL e senza una sbavatura, sia in illuminazione diretta che per contrastare i controluce. In totale ho fatto 7000 scatti esatti con la D5 e 2009 con la D810 per 238 gigabyte. Un record anche per i miei incontri con questo soggetto. Qui ne pubblico solo una piccola selezione ad illustrazione del testo. Le altre sono e saranno solo mie. A scanso di equivoci si è trattato comunque esclusivamente di un incontro fotografico tra due anime libere a compimento di una vecchia promessa. Ho fatto scatti memorabili, come credo sia dovere di ogni fotografo in primo luogo verso se stesso. Lavorerò ad un grande libro nei prossimi mesi. Francamente non credo di poter ripetere questa esperienza con qualcun altra. Nè di riuscire ad essere più ispirato di così. Grazie per chi si soffermerà a leggere queste righe che ho scritto per testimoniare quello che è per me fotografare con il cuore, come contributo per chi ne possa trarre spunto. Non certo per esibizionismo. Non è mai il mio scopo.
    32 punti
  2. A grande richiesta, perché vediamo che queste guide sono gli articoli più letti su Nikonland. Magari possiamo approfondire gli aspetti più interessanti di ognuna fotocamera ma poi a distanza di poco vediamo che il numero di letture delle guide di acquisto o quelle di previsioni di prossime uscite surclassano largamente i nostri articoli originali, quelli dove magari andiamo oltre e più in profondità di quanto si dice su Youtube e in generale sul web. Poco male, sembra che sia così che va il mondo. E perché lo show debba continuare si deve dare al pubblico ciò che vuole il pubblico. Aprendo il sito Nikon.it (o un qualsiasi altro sito Nikon del mondo) si viene introdotti nel mondo dei loro prodotti. Per le fotocamere Nikon Z questa è la pagina di presentazione principale. C'è l'ultima arrivata, la Z6 III. C'è la bella Zf. C'è la Z8. Ci sono le altre due piccole e versatili Zfc e Z30. E infine c'è l'ammiraglia Z9. Potremmo anche finirla qui e dirvi scegliete in base al portafogli, a come volete apparire, a come siete abituati voi. Ma noi siamo Nikonland, un sito seriamente appassionato di Nikon. E quindi cercheremo ancora una volta di andare oltre la superficie delle cose. Ma senza psicanalizzare il fotografo. Quello è un campo che non ci appassiona. *** Naturalmente consigliamo di approfondire attingendo dalle letture di Nikonland. Abbiamo, nel momento in cui scriviamo, più di 100 articoli dedicati alle Nikon Z, a tutte, anche le più vecchie e meno prestati (-> QUI <-). Ma cominciamo subito senza altri indugi. Consigliamo la Nikon Z9 solo a chi faccia della fotografia la più grande delle passioni. La Nikon Z9 è la Z senza compromessi, pensata per non fermarsi mai, anche dopo milioni e milioni di scatti. Ciò glielo consentono : il corpo con la miglior ergonomia finora concepito da Nikon l'eccezionale - anche se molto costosa - batteria EN-EL18d l'assenza di parti meccaniche come, per esempio, l'otturatore meccanico. non cercheremmo la migliore qualità di immagine possibile in casa Nikon, né la migliore resa possibile agli alti ISO. Ma il complesso equilibrato di prestazioni, in fotografia e in video, impresso da Nikon in questa macchina polivalente. Il costo è elevato ma siamo in una fase di mercato in cui saranno sempre possibili sconti interessanti, spesso più convenienti del poco usato disponibile in giro. Se ci sono due limiti in questa macchina, sono stati avvertiti dagli appassionati di sport e di eventi. Pensiamo che la prossima Nikon Z9, che non sappiamo se avvicenderà questa o le si affiancherà, andrà in una direzione diversa. Avrà meno pixel, avrà un sensore più veloce, avrà una migliore tenuta alle luci oscillanti. I punti deboli avvertiti da chi arriva da D5 e D6, modelli a cui la Z9 non è esattamente sovrapponibile. La Z9 nella realtà ci ricorda più la D4, una via di mezzo tra D3 e D5. Valida per tutto e non specializzata. Con questo riteniamo che la Z9 attuale potrà tenere il campo praticamente per sempre, almeno finché sarà riparabile (2030 e oltre ?) Nikon Z9 : 1.000.000 di scatti dopo Consigliamo la Nikon Z8 ai grandi appassionati della fotografia che cerchino le prestazioni della Z9 in un corpo più compatto. La Z8 raggiunge pensiamo almeno il 95% delle capacità della Z9 in un corpo in stile F100-D850, eventualmente "zavorrabile" con un battery-grip che ne aumenta l'autonomia e la presa in verticale. Le differenze rispetto alla Z9 sono per lo più legate alla diversa batteria e alla diversa capacità di dissipazione del calore. Il resto è solo una scelta del marketing attuata via software. La Nikon Z8 si adatta a tutto, dal paesaggio alla foto di studio, dal wildlife allo sport, dalla foto disimpegnata a quella artistica e concettuale. Come la Z9 è candidata a durare a lungo, anche tutta una vita, se in caso di riparazione ci saranno i ricambi la pensiamo in attività anche nel prossimo decennio. Se abbiamo ravvisato dei punti deboli nella Z8 (che condivide tutto con la Z9, salvo il corpo, la batteria e il vano memorie : la Z9 ha due CFExpress, la Z8 una CFExpress e una SD) sono questi : la batteria EN-EL15c è un modello evoluto, standard, utilizzabile su tutte le Nikon di fascia media. Ma ci sembra che oramai non sia più all'altezza delle necessità di queste fotocamere moderne. Se ne rende necessaria una evoluzione con capacità maggiore, restando nei due elementi attuali. Di suo ha, oltre all'ubiquità, un costo unitario accettabile e non faraonico come quella della Z9 la capacità di dissipazione del calore in certe situazioni non è al livello di quella della Z9 e spesso si incorre in avvisi di overheating sia solo cautelari che più seri, in dipendenza della temperatura esterna. Chi necessita di prestazioni al di sopra di ogni compromesso, è meglio che si indirizzi verso la Z9 a livello generale, ha gli stessi limiti individuati più sopra nella Z9 ma comunque più accettabili per la sua destinazione più generalista e più frequente nel fotoamatore con esigenze meno estreme del professionista della Dakar o del campionato mondiale di hockey è una fotocamera recente e ancora in fase di consolidamento. Non ci aspettiamo un modello aggiornato per almeno 3/5 anni. Nikon Z8 : prova d'uso Consigliamo la Nikon Z6 III al fotografo tipo D750 che cerca prestazioni in un corpo compatto e meno costoso di Z8 e Z9 Con la premessa che comunque con la Z6 III si accetteranno compromessi rispetto all'acquisto di Z9 e Z8, il budget disponibile è comunque una componente sempre presente nelle scelte di acquisto. La brillante soluzione del sensore simile a quello delle Z6 I/II con l'aggiunta di memoria incollata sul secondo strato (il famoso parzialmente stacked) ha permesso a Nikon di avere un sensore molto più veloce di quello delle generazioni precedenti. Che anche se non così veloce come quello di Z8 e Z9, consente comunque ottime prestazioni per lo più in otturatore elettronico, con il vantaggio di evitare gli inconvenienti di quello meccanico (rumore sonoro, inaccettabile in alcuni contesti, usura, shock allo scatto etc.). L'autofocus è veramente vicino a quello di Z8 e Z9, il file è più compatto, le immagini hanno una componente rumore inferiore a quella di Z8 e Z9, non sono necessarie schede di memoria di fascia alta. La macchina presenta un video di qualità eccezionale e allo stato dell'arte sul mercato. Anzi, nel momento in cui scriviamo, la Z6 III non ha rivali con le stesse caratteristiche e a questo prezzo sul mercato (ma ci si deve "accontentare" del formato 6K al posto del 8K consentito solo da Z8 e Z9). Anche in termini di consumo elettrico ed emissione di calore, la macchina sembra più perfezionata della Nikon Z8, pur essendo più leggera e più compatta, a parità di batteria. In più porta caratteristiche innovative che per il momento non ci sono su Z8 e Z9 (o Zf), come il trasferimento sul cloud delle immagini scattate e il picture control flessibile. Se abbiamo riscontrato dei limiti in questa macchina sono marginali e probabilmente al di là delle necessità del potenziale acquirente : in otturatore elettronico il flash sincronizza solo fino ad 1/60''. Per lo più sufficiente ma non allineato con Z8 e Z9 che invece sincronizzano fino ad 1/250'' (ma basta passare in meccanico e il problema non si pone più) il sensore è veloce ma non estremamente veloce. Quindi anche se ridotti, si vedranno fenomeni di artefatti indotti dal rolling-shutter, sia in fotografia che in video il corpo è piccolo, non adatto a tutte le mani e spesso sarà richiesto il battery-grip, vanificando la compattezza. Ma per fortuna in catalogo ci sono anche Z8 e Z9, più comode ed ergonomiche. Altri marchi non offrono questa scelta, perché hanno corpi tutti compatti e con ergonomia insufficientemente diversificata la qualità di immagine "assoluta" non è migliore di quella delle altre fotocamere Nikon con un sensore da 24 megapixel, anzi, è forse un filino peggiore (anche se con differenze inavvertibili nel mondo reale), facilmente a causa del maggior calore generato dal sensore semi-stacked Nikon Z6 III : unboxing e prime impressioni Consigliamo la Nikon Zf al fotografo che vuole possedere la Nikon più bella che ci sia, senza rinunciare ad avere prestazioni moderne Consideriamo la Zf tra le più belle Nikon di sempre. Per intenderci più vicina a F ed F2 che ad F3. E' bella, è ben costruita, è impostata all'antica con ghiere e comandi fisici. Condivide il sensore con Z6-Z6 II-D780 ma su una scheda madre che ospita il processore di Z9, Z8 e Z6 III. Per questo ha prestazioni che, seppur non raggiungono quelle delle Nikon che la precedono in questa lista di consigli, specie in termini di autofocus e di raffica, sono pur sempre di livello elevato. Ovviamente non la pensiamo come macchina adatta all'azione, alla fotografia intensiva, a dove sia necessario averla in mano per tutto il giorno. In fondo é un oggetto fashion che però racchiude qualità moderne e se fa pensare alla pellicola, nella realtà in questi termini è una macchina aggiornatissima. La lista dei punti di forza e di quelli di debolezza è già stata da noi esplicitata e dettagliata nell'occasione dei nostri test. In questa sede ci permettiamo di ribadire che non dovrebbe essere paragonata alle altre Nikon. E se si cercano più che altro prestazioni, è la macchina sbagliata per noi. Questa è una cabriolet per il week-end estivo all'aria aperta, come una Mazda MX-5, non è un SUV allroad, 6 cilindri senza compromessi. Nikon Zf : io sono leggenda ! E le altre Nikon ? Sinceramente ci potremmo anche fermare qui. Ma non senza indicare le due Nikon in catalogo da pensare come secondo corpo economico. Pensiamo che la Nikon Zfc, che ha avuto i suoi 15 minuti di celebrità nel 2021, sia ancora una alternativa valida per chi la vuole diversa, la vuole Nikon, ma non arriva a pensare alla spesa necessaria per la Zf per un oggetto che sarà solo da sfoggiare. Intendiamoci, ha ottime caratteristiche di fotografia (statica) e non ha nulla da invidiare ad altre fotocamere meno "carine". Ma è piccola, scomoda, un pò cheapy, ha una batteria ridicola e un autofocus imbarazzante per qualsiasi cosa che si muova. Ricordiamoci che mentre le precedenti Nikon sono tutte in formato 36x24mm, quelle di cui parliamo adesso sono invece in 24x16m e quindi ritaglieranno l'immagine di 1.5 volte rispetto al reale. Pensiamo invece che la Nikon Z30 sia la candidata ideale a rappresentare il non plus ultra delle fotocamere sbarazzine per impiego ibrido foto+video, come macchina per la spiaggia, per la vacanza, per i video creator e come corpo "a perdere" in talune circostanze. Ma andrà evitata da chi considera eretico inquadrare la scena a braccia tese guardando nel display posteriore e a cui non interessa nulla del video ... ... per il resto qualità di immagine e disponibilità di obiettivi sono del tutto pari a quelli della Zfc che in fondo è la stessa fotocamera ma con un aspetto vintage e il mirino elettronico nel falso-pentaprisma. Nikon Z30 : l' inaspettata ... Nikon Z fc : anteprima Basta così ? Si, è un pò tranchant, ma con il dovuto rispetto per chi le trova adeguate ai propri usi, consideriamo obsolete tutte le altre Nikon Z, sia che restino a listino sia che siano state avvicendate. Hanno caratteristiche superate, specialmente sul piano dell'autofocus, cosa che ci fa suggerire di puntare al primo lotto di questa pagina. Ovvero, Z8 al posto di Z7 e Z6 III al posto di Z6 I, II e Z5. Intendiamoci, se uno fotografa solo paesaggi o fa still-life, la qualità di immagine sarà la stessa. Anzi, la Z7 a 64 ISO e con l'obiettivo in grado di esplicitarne la densità di informazione, è la Z che offre la migliore qualità di immagine (ma estremizzando, la D850 è ancora un filino-filino meglio ...). Ma viste con Z9, Z8 e Z6 III in mente, sembrano fotocamere del secolo scorso. Ci perdoneranno i loro proprietari a cui va il nostro incoraggiamento a continuare ad usarle se si trovano bene. Per la Nikon Z50, che oramai si avvicina ai 5 anni, anticipiamo che - secondo noi - il suo avvicendamento è prossimo. E noi ci azzardiamo a pensare che la Z50 II sarà per la Z50, quello che la Z6 III è per la Z6 I/Z6 II In quanto alla Z6 II, sbarazziamoci di falsi idoli e miti campati in aria. Non offre nulla di più della Z6 I salvo il battery-grip con i comandi verticali, due schede di memoria e il video 4K60p. That's all folks. Enjoy your Nikon !
    29 punti
  3. Non mi appassionano per niente questi confronti di cui purtroppo è invece pieno il web. Per questo mi viene da esclamare : che pall* ! Pensando che susciti la stessa noia negli altri. Ma poi vedo che le visualizzazioni degli altri articoli di questo genere su Nikonland raggiungono sempre vette elevatissime e mi domando se non sia il caso di insistere. Per questo, eccoci qua. Premesso che la mia esperienza con la nuova Nikon Z6 III è breve e breve resterà, perché non è un prodotto per me come non lo sarà la nuova Fiat Grande Panda, credo che la nuova Nikon debba essere confrontata esclusivamente con Zf, Z8 e Z9. La precedente generazione è troppo distante per prestazioni e capacità. Anzi, posso certificare a chi me lo chiede, che la Z6 III è molto più vicina alla Z8 di quanto non lo sia con la precedente Z6 II. Detto questo, torniamo quindi al confronto tra Z8 e Z6 III. Perché visto che la Z8 è scontata di 600 euro mentre prima di vedere la Z6 III scontata passeranno un paio di stagioni di calendario, qualcuno potrebbe chiedersi se, pur potendo comprare la Z6 III a quel punto non sia il caso di fare uno sforzo in più e puntare più in alto. Pensiero stupendo e altrettanto lecito cui cercheremo di dare una chiave di lettura - giammai una risposta asseverante - in questo articolo ! *** Le due macchine differiscono per collocamento. La Z8 discende dalla nobile schiatta che parte direttamente dalla Nikon F del 1959 e poi arriva fino alla F100 a pellicola. Riprende dalla D700 e passando per la D800 arriva sino alla D850. Quindi l'erede della prima reflex professionale Nikon (quando Nikon faceva fotocamere esclusivamente per i professionisti) e fino alla separazione delle carriere con l'introduzione della prima ammiraglia "monolitica", la oramai mitica Nikon F5, è stata il topo dei top. Dalla F5 è stata derivata invece la linea che in digitale è partita dalla D1 per arrivare alla D6. E prosegue oggi con la Z9 in mirrorless e continuerà così nelle prossime iterazioni. Lo si vede dalla impostazione dei comandi, dal dimensionamento, dalle peculiarità del corpo, più grosso, importante, comodo, ergonomico e più dotato di comandi diretti. La Z6 invece è di discendenza più recente, è un prodotto più prosumer (fusione orribile che deriva dai termini professionale e consumer : quindi una via di mezzo tra i due mondi) ed è l'erede della Nikon D750 che ancora oggi gode di grande favore presso i nikonisti. Anzi, probabilmente la Z6 III nasce proprio con l'intento di convincere gli irriducibili utilizzatori di reflex che residuano la fuori a considerare il passaggio alla mirrorless. Nelle foto di confronto che pubblico qui sopra vediamo le differenti impostazioni, sia dei corpi che dei corpi con il battery-grip, opzionale per entrambe le due Z8 e Z6 III che garantiscono espansione di funzionalità pari tra le due differenti macchine. Tanto che la Z8 con il suo MB-N12 diventa addirittura più grossa della pur importante Nikon Z9 raffigurata nell'ultima foto. Ma si vede chiaramente come la Z8 derivi dalla Z9, mentre la Z6 III ha una configurazione, comandi, disposizione dei controlli, simile ma funzionalmente diversa. Prima fra tutti la torretta di sinistra che per la Z8 vede una razionale presenza di pulsanti di regolazione, mentre la Z6 ha la tradizionale rotella PASMUx+ che prevede persino la posizione Auto in cui la fotocamera fotografa per conto del fotografo ignaro delle scelte della fotocamera (per le Nikon con il flash in questa posizione Auto, il flash si attiva automaticamente anche se tu non vuoi !). La Z8 ha l'oculare tondo tipico delle professionali, la Z6 ha l'oculare quadrato, tipico delle consumer. Più in generale la Z8 si capisce da lontano, anche per un profano, che è una fotocamera "importante". La Z6 la da un pò più a bere ... Nella realtà le due fotocamere si differenziano nell'interno per scelte progettuali concrete ma alla prova dei fatti, funzionalmente non così distanti. Il processore è lo stesso. La batteria è la stessa. Il comparto delle memorie è lo stesso (CFEx + SD). Cambiano i due sensori. Ma attenzione ... La tecnologia di fondo è simile e le differenze sono più sottili di quanto non si penserebbe. Si, uno è da 45.7 megapixel e la più grande massa di pixel consente più aree di messa a fuoco, mentre l'altro è un 24 megapixel. Ma lo strato fotosensibile è più o meno equivalente, fatta salva la densità di informazioni e la taratura della sensibilità di base (anzi, delle due sensibilità di base e dell'intervento del filtraggio alle alte sensibilità). Mentre che il sensore della Z8 sia integralmente stacked (cioé che abbia una quantità di memoria tampone integrata che copre l'intero sensore a servizio della lettura dei dati veloce) mentre che quello della Z6 III lo sia solo parzialmente, influenza la velocità complessiva del sistema. Ma ponendo la Z6 III comunque in un'area in cui le prestazioni sono già radicalmente al di sopra della massa. Essendo l'unica fotocamera della sua categoria con un sensore così veloce. Abbastanza veloce da permettersi peculiarità impensabili per le altre fotocamere. Con l'eccezione solo di Z8 e Z9. Dalle nostre deduzioni il tempo di lettura del sensore di Z8 e Z9 e poco superiore ai 3 ms. Ovvero ci vogliono poco più di 3.7 millisecondi perché ogni riga del sensore sia catturata. Questo ha permesso di omettere l'otturatore meccanico dalle macchine perché tale velocità equivale ad un tempo sincro-flash di circa 1/270'', sufficiente ad operare senza insorgenza di bande. Quello della Z6 III sta sui 9.2 millisecondi, cui corrisponde un sincro-flash di circa 1/100''. Molto più veloce di quello, ad esempio della Zf/Z6/Z6 II (circa 33ms) e molto, molto più veloce di quello della Z7 (circa 65 ms) e capace di essere in larga parte esente da problemi quando impiegato in modalità otturatore elettronico. Ma non abbastanza veloce da poter lavorare senza otturatore meccanico con il flash. La presenza dell'otturatore meccanico assicura poi che in determinate circostanze, si possano evitare i fenomeni di banding per effetto di luci a frequenza variabile che invece con Z8 e Z9 obbligano ad impostare frequenze di scatto valutate "ad occhio". Z8 e Z9 hanno un sensore tanto veloce da permettere di avere un flusso separato tra la visione a mirino e quella elaborata verso le memorie. Questo elimina del tutto gli oscuramenti del mirino. Per la Z6 III non è possibile un simile processo (unico per il momento) ma comunque la visione è di grande livello, coadiuvata da un pannello LCD a risoluzione, contrasto e luminosità di qualità dichiarata superiore a quello dei modelli Z8-Z9. Con la Z6 III, così come con Z8 e Z9, nelle raffiche estese abbiamo una visione completamente in tempo reale della scena inquadrata, indispensabile per la foto d'azione. Con tutte le altre Nikon Z invece la visione in tempo reale si ferma nella raffica lenta a 5 scatti al secondo. Oltre, le fotocamere non hanno una velocità sufficiente e quindi presentano a mirino le foto già scattate, come in un effetto moviola che si somma all'oscuramento tra gli scatti con una sensazione di smarrimento che a me ha impedito di fotografare uccelli in volo o motociclisti su sterrato con Z6 e specialmente Z7. La Z7 ha un sensore così lento, che in raffica estesa, con qualsiasi tempo di scatto, le auto in movimento vengono deformate in stile futurista inizio '900 ... *** Spero che la disamina tra le caratteristiche peculiari non vi abbia annoiato troppo. Concludo sintetizzando. La Z6 III al di là delle peculiarità tecniche è prestazionalmente parlando (sia in fotografia che in video) molto più vicina a Z8 e Z9 di quanto il corpo non farebbe pensare. Ed ha il vantaggio di costare una cifra che al netto degli sconti sugli altri modelli, consente con la stessa spesa, di comprare anche un 24-120/4 S, obiettivo che ci sentiamo di caldeggiare sempre come compagno di Z6 III e Z8. Ci sono tante funzionalità software e firmware che differenziano i tre modelli, vuoi per esigenze di marketing vuoi per diverse tempistiche tra i team di sviluppo dedicato (la Z9, per esempio non ha né le facilitazioni sui ritratti, né il pixel shift, che invece hanno sia Z8 che Z6 III). La Z6 III introduce, prima tra le Nikon Z, l'accesso al cloud per depositare in tempo reale i propri scatti sia per prelevare controlli colore aggiuntivi. Ed inserisce nel flusso di lavoro del fotografo anche una nuova categoria di Picture Control in cui è possibile manipolare anche il colore, non solo la curva di contrasto o la saturazione. Che questo possa essere esteso anche a Z8 e Z9 è potenzialmente possibile. Si tratta di software che può essere configurato in modo equivalente su una piattaforma che condivide lo stesso SoC Expeed 7 (in una versione a più basso consumo, ipotizzo io, nella Z6 III). Ma al momento sono disponibili solo sulla Z6 III. Quindi quale è meglio tra Z8 e Z6 III e per quale fotografo ? Rispondo prima alla seconda domanda, perchè la prima domanda secondo me non ha una risposta sensata univoca. Personalmente io sceglierei la Z8 ogni giorno dell'anno sulla Z6 III, non per la differenza di prestazioni ma perchè la Z8 ha una disposizione di comandi da professionale - ed io ho sempre avuto Nikon professionali come prima macchina - e perché io scatto tanto, tantissimo (troppo) con le Nikon Z e l'assenza dell'otturatore mi tranquillizza per l'assenza di usura di parti meccaniche, assicurandomi almeno un decennio con milioni di scatti all'attivo (la mia Z9 ha 1250000 di scatti, la mia Z8, nonostante i test con tante altre macchine, supererà il mezzo milione nel 2024). Quindi credo che un fotografo che ha come tipo di Nikon la D700-D800-D850, sceglierà preferibilmente la Z8 Il fotografo tipo D750, che non scatta tanto come me e non ha una specializzazione definita ma fotografa di tutto, preferirà, io credo la Z6 III. Perché è più leggera, compatta, economica e volendo si può comunque attrezzare con il battery-grip. La Z8 con il battery-grip fa schifo e le fa preferire la Z9. Anche questo lo dirò finché Nikon non farà per la prossima Z8 un battery-grip degno di quello della Nikon D850, che era praticamente perfetto e poteva contenere anche la batteria della D5-Z9. Le prerogative tecniche delle due fotocamere nel mondo reale non sono tali da connotarne una netta separazione prestazionale. Non quanto la Z8 svetta rispetto a Z6 e Z7, per esempio. Per il resto, l'aspetto su cui soffermarsi è il display completamente articolato della Z6 III, per alcuni un valore, per altri un fastidio. E l'assenza o meno dell'otturatore meccanico, per disimpegnarsi in situazioni ben particolari e specifiche che per alcuni (ad esempio per me) capitano molto raramente. io vorrei tanto che nella Z8 II Nikon introduca il display completamente articolato. Sembrerà più fragile ma è di una comodità unica che mi permette con Zf e Zfc di fare qualsiasi cosa senza fare equilibrismi o sforzi inutili: Ma posso comprendere che ad altri faccia schifo. *** Quale è meglio tra Z8 e Z6 III ? Alla fin fine, come ho già avuto modo di dire, le due macchine sono più vicine di quanto si vorrebbe ammettere. Entrambe sono vere Nikon capaci di assecondare il fotografo al meglio. Prestazionalmente la Z8 è di un gradino superiore. Non è estrema come la Z9 (che a me trasmette molta più confidenza, al di là dell'inarrivabile migliore ergonomia, pur a parità di dotazione tecnica) ma le si avvicina. La Z6 III non può essere tanto estrema per costituzione e per contratto. Ma anche un professionista con due Z6 III non deve sentirsi affatto sminuito. E una Z6 III può costituire un sensazionale secondo corpo per una Z8. Leggo un sacco di balle sui sensori. A me questi sensori da 24 megapixel piacciono un sacco. Anche più del più ricco della Z9 e certo più di quello di D850 e Z7. Lavoro praticamente sempre a 800 ISO con queste camere (rispetto ai 500 di Z8 e Z9) e se devo andare fino a 6400 ISO non mi sento in difficoltà mentre so che con la Z8/Z9 dovrò poi smanettare con LR per riallineare i valori. La vicinanza dei 24 megapixel al formato 4K, secondo i miei occhi, offre un flusso video più naturale. Lo era già nella Z6 che però doveva croppare limitando l'ottica in formato DX. Tanto che spero che la futura Z9 Quadrifoglio o Veloce GTI pensata per correre sempre a 300 Km/h non abbia più di 24 megapixel e un sensore tanto veloce da non capire se stai scattando o no e rendendotene conto solo perché si è riempita la scheda di memoria. E voi ? Che ne pensate dei miei sproloqui mattutini ? Esprimetevi liberamente, c'è libertà di opinione se uno scrive commenti utili agli altri. Non vi contraddirò anche se pensate tutto l'opposto di quanto penso io.
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  4. A distanza di un anno dalla presentazione della Nikon Z8 è d'obbligo fare il punto della situazione allo stato attuale di questa mirrorless di successo, tenuta in grande considerazione da Nikon, nonostante l'apparente differenza quantitativa di aggiornamenti firmware, arrivati in un anno appena alla versione 2.01 rispetto la versione 5.0 dell'ammiraglia, la Nikon Z9, la quale però vanta un anno e mezzo di anzianità di più. In realtà c'è ben poco da desiderare per chi acquisti questa fotocamera, nata con tutta l'apparenza di replicare le fortunate coppie della storia Nikon (F5/F100, D3/D700, D5/D850) quindi la riduzione in scala del modello professionale a monoblocco, rispetto la possibilità di ottenere il grip verticale, con la replica pedissequa dei comandi, comprando l' MB dedicato a parte. MB-N12 la sigla del battery grip per la Z8 del quale si è parlato nel bene e...nel male già dalla sua presentazione, qui, su Nikonland, che introduce parecchi cm in altezza alla Z8 che se ne doti, diventando persino elemento da tenere in considerazione per la capienza di molte borse fotografiche, non sempre alte abbastanza da proteggere adeguatamente l'ensamble. qui raffrontato alla Z9 si nota nella sua pienezza il concetto e, nella vista di taglio se ne apprezza la notevole profondità del grip, rispetto quella già generosa sulla Z9. Da questa angolazione si nota anche la porta di ricarica diretta del grip, che anche se separato dalla macchina, ne fa un dock di ricarica di due batterie EN-EL15c, che sono la dotazione per la Nikon Z8 dalla vista frontale si evidenzia uno dei difetti comuni a tutte le macchine con BG aggiunto, se impugnate verticalmente, ossia la maggiore distanza dei pulsanti FN anteriori dalle dita della mano destra : cosa che a molti customer può provocare molto disagio... mentre nella vista posteriore si nota la totale conformità delle due macchine a confronto, a parte la striscia di pulsanti inferiori della Z9, una tradizione tutta Nikon, derivata dalle ammiraglie precedenti anche a macchine accese, le indicazioni a monitor sono praticamente sovrapponibili tra i due modelli dove una differenza si nota, sulla plancia comandi, è certamente nella torretta di sinistra, ben differenziata tra le due Nikon, dove la maggiore semplicità di quella della Z8 alla fine dei conti, ha ragione rispetto la torretta della Z9, costruita come nelle precedenti ammiraglie reflex, con la coassialità dei comandi di scatto singolo/autoscatto/sequenza che nella Z8 vengono richiamati dal pulsante di sx e regolati dalla ghiere comando di dx oltre naturalmente alla presenza sulla torretta della Z8 del tasto per il WB che nella Z9 è tra i pulsanti in basso nel dorso macchina. E la resistenza dell'inutile (IMHO) tasto BKT che Nikon ha dimenticato in quella posizione dalla F801 del 1988 La scelta dettata dallo spazio disponibile, del doppio slot, uno solo CF-Express e l'altro per SD, se da un canto ha dato spunto alle vendite, convincendo chi non se la sarebbe sentita di attrezzarsi con due costose CF Express, è a mio vedere uno dei limiti del progetto Z8, che è dotata di un processore che sarebbe potuto essere all'altezza di gestire come sulla sorella maggiore anche la seconda CF Express... ma nel frattempo anche l'evoluzione del formato SD si è perfezionata con modelli che per velocità non hanno proprio nulla in comune con le schede SD degli anni passati, sopratutto con le prime serie. Ed è questo uno dei problemi che riscontriamo comune tra gli acquirenti della Nikon Z8: alcuni dei quali, dopo aver speso 4 migliaia di euro per un corpo macchina, non si fanno scrupolo di imbottigliarlo con schede SD che andavano cestinate molto prima che gli ingegneri Nikon mettessero il pennino sulla tavoletta su cui hanno disegnato questa fotocamera. Una fotocamera che io preferisco usare di gran lunga senza il suo brutto battery grip, frutto di compromesso stilistico e che ne produce un ingombro non commisurato invece alla compattezza di questa mirrorless, quando ne sia priva. In due mesi da che l'ho avuta in possesso, ho scattato ben più di 40mila foto, in ogni ambito, tra quelli che frequento, principalmente sportivi, ma non esclusivamente tali. La sua cifra è proprio la capacità di adattamento, coniugata alla disponibilità di tutte le opzioni che si possano desiderare oggi su una fotocamera di livello professionale: dalla sezione autofocus evoluta con l'IA che le consente di distinguere gli occhi umani da quelli di un mammifero o degli uccelli, il muso di un aereo dall'abitacolo di una automobile alle sequenze di scatto che arrivano in formato RAW e TICO RAW a 20 ftg/s per continuare a 30/60/120 ftg/s con progressiva compressione JPG, ed al prescatto modulabile. alla sezione video capace dell' 8K e di formati francamente degni di utilizzatori più consapevoli di me a tutte le opportunità di scatto multiplo, time lapse, focus stacking, pixel shift e per giunta, da poco, anche acquisizione auto in foto e video. La Nikon Z8 in sostanza è proprio una fotocamera dello stesso livello qualitativo della Z9, con la quale condivide il sensore e tutta l'elettronica di ispirazione, non fosse che per le differenti dimensioni saranno state necessarie delle modifiche di architettura interna, specie in relazione alla vexata quaestio, punto dolente della Z8, ossia la dissipazione termica insufficiente, rispetto la Nikon Z9, tanto da mandare in crisi termica il sistema, facendo spesso accendere la spia di "HOT CARD" (specie in situazioni climatiche eccezionali come il caldo africano delle regioni meridionali unito al tasso elevato di umidità atmosferica): un problema dettato non solamente dalla batteria chiaramente sottodimensionata per una macchina di queste aspirazioni professionali, ma certamente anche proprio di quella dissipazione insufficiente che per mia fortuna non mi ha mai costretto a interrompere una sessione di scatto, ma che in altre occasioni, di shooting più intensi potrebbe accadere e che alla lunga, non sappiamo ancora che conseguenze possa sortire sulle nostre costose schede di memoria: non esistono ancora casistiche ufficiali. Quindi, al netto di questi tre difetti ben definiti: dissipazione insufficiente batteria EN-EL15c inadeguata rispetto a quella a tre elementi della Z9 battery grip brutto, ingombrante, inadatto fisicamente a contenere una EN-EL18d come era in passato su alcuni MB per reflex la Nikon Z8 si caratterizza per essere una macchina compatta, ma non troppo piccola da non potersi impugnare, come certe concorrenti o la serie di Z precedenti, che necessitavano obbligatoriamente di fondello aggiuntivo per ampliare la presa. Completa e sempre necessaria in ogni occasione fotografica, dalle riprese di still life in studio... a qualsiasi tipo di reportage in esterni... riprese praticabili con ogni obiettivo di qualsivoglia dimensione e peso, dai più leggeri fisheye a zoom e teleobiettivi di peso crescente, la Z8 non stanca mai il fotografo che la scelga per qualsiasi tipo di uscita fotografica, da quelle da tempo libero, alle vacanze con famiglia o amici, fino agli shooting per lavoro, fanno di questa macchina il compromesso ideale tra caratteristiche, peso e prezzo, a metà strada tra l'impegnativa e di sicura destinazione professionale Z9 e le mirrorless da piccola borsa come la nuova Z6iii che ha carattere anch'essa, oppure una Nikon Zf, importante per contenuti, ma certamente compatta e adatta al revival più che a delle sessioni di scatto prolungate. La caratteristica principale che lega Z9 e Z8 è certamente poi l'assenza dell'otturatore meccanico: una caratteristica che se da un canto si propone come soluzione professionale per annullare del tutto l'usura meccanica del componente più sollecitato di una macchina fotografica, dall'altro canto spaventa chi tema rolling shutter e banding: come per la Z9 anche nella mia Z8 non ho mai fin qui riscontrato problematiche legate a queste componenti, nè fotografando col flash anche alla massima sincronizzazione consentita, ...nè tantomeno in luce notturna di fonte prevalente artificiale, come possano essere le potenti luci di un campo da tennis o le altrettanto pericolose luci notturne/miste (per gli shutter-rate della generazione precedente di ML) La Nikon Z8... un anno dopo, si è dimostrata essere un vero cavallo da battaglia, che mi ha fatto trascurare sia la Z9 negli ultimi mesi, sia la Z30 con la quale facevo le uscite più easy, delle quali adesso si è impadronita in tutto e per tutto questa mirrorless. A proposito di Z30, sono molto contento che nella Z8 ci sia ancora l'articolazione a pantografo del monitor identica a quella della Z9, piuttosto che quella tilting della Z30 che è stata invece replicata in Zf e Z6iii, sicuramente più divertente, ma che io trovo piuttosto ingombrante lateralmente alla fotocamera, tanto da attirare su di me l'attenzione delle persone molto più dei 90° disponibili del pantografo di Z8/Z9. Le opportunità di scatto che le ho dedicato sono state delle più varie e ne pubblico un piccolo riassunto in calce a questo articolo: credo sia chiaro il sentiment che mi ha pilotato in questa reprise e recap della seconda Z pro di Nikon Z. Max Aquila photo © per Nikonland 2024
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  5. Stamattina sveglia alle 4, il Sole sorge alle 5,39 ma mi ci vuole tempo per prepararmi e poi quel 4 ha un significato, è il numero f della mia nuova ottica, si alla fine mi sono deciso e l'ho presa! Carpe diem! E devo dire che se la fortuna premia gli audaci e il vecchio detto "chi dorme non piglia pesci" è sempre valido per essere alla prima uscita non mi posso proprio lamentare! Unica delusione, nell'astuccio sta solo l'ottica senza poterci inserire anche la fotocamera, per i commenti niente da aggiungere a quanto detto da Max, con quello che lo paghiamo almeno stavolta si è reso utile!
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  6. Abbiamo scritto qualche mese fa che RED è diventata Yellow dopo l'acquisizione di Nikon (8 marzo 2024 -> QUI <- ) e solo anticipato quali potevano essere gli sviluppi dell'operazione di acquisto, a parte la risoluzione definitiva delle pendenze legali (peraltro già archiviate dalla magistratura californiana nel 2023). Successivamente abbiamo appreso che il capo della pianificazione di Nikon Imaging (sostanzialmente il papà di Z9 e Z8) è diventato CEO di RED e si è trasferito in California (ma Keiji Oishi è cresciuto in Nikon USA quindi è tra quei manager Nikon che conoscono l'inglese e il Paese a stelle e strisce, anche se non ha una esperienza hollywoodiana. Ricordiamoci che lo stato dell'arte della ripresa video è ancora quella che si fa tra Hollywood e Burbank sedi degli studios e di tutta l'industria cinematografica che li serve. Un ambiente veramente poco impermeabile verso gli estranei). Al suo insediamento Keiji Oishi ha subito ammesso che c'è grande potenziale di sinergia tra le diverse tecnologie e che gli ingegneri Nikon e RED stavano già seduti attorno allo stesso tavolo. Ha anticipato che presto ma non prestissimo si vedranno i frutti della collaborazione e che Nikon considererà seriamente di produrre nuovamente obiettivi CINE da montare davanti alle videocamere RED al posto di quelli con attacco PL o RF (RED ha un accordo di licenza con Canon per l'uso di comuni obiettivi mirrorless autofocus). Poi abbiamo visto che nel bilancio di previsione Nikon è stato inserito che la fascia alta dei prodotti video del gruppo sarà rappresentato da RED e che ci sarà scambio di tecnologie comuni (a RED piace l'Expeed, a Nikon piace la compressione RAW di RED). Fino a qui nulla di strano. Fascia media e alta Nikon, fascia altissima RED. Fascia bassa ... chissenefrega. Cose che già sappiamo. Ma adesso arriva una conferma da parte del Presidente Nikon che di fatto anticipa che sfrutteranno tecnologia RED per espandere le quote di mercato di Nikon (che non significa che assorbiranno RED : RED deve restare separata perché una cinecamera Nikon non sarebbe accettata da Hollywood). Il presidente della Nikon, Yoshiaki Tokunari ha affermato in un'intervista che "negli ultimi anni sono richieste prestazioni video" per quanto riguarda il principale business delle fotocamere dell'azienda, e ha espresso la sua intenzione di espandere la quota di mercato incorporando la tecnologia video di una società statunitense di videocamere acquisita da Nikon questa primavera. Per quanto riguarda le recenti tendenze di vendita, ha affermato: "Stiamo assistendo a segnali di ripresa nelle fotocamere con obiettivo intercambiabile". Per regione, ha spiegato, "la Cina è cresciuta allo stesso livello dell'Europa e il tasso di crescita è elevato nei paesi emergenti come l'Asia meridionale" Bene. Fin qui le premesse, cui è doveroso aggiungere una considerazione specifica su RED e le sue videocamere. il prodotto di punta di RED è la V-RAPTOR XL. Si tratta di un apparecchio di fascia altissima (costa "nudo" circa $40.000) e questo - a parte il fatto che è dedicato al video - ce lo rende totalmente alieno. Ma se andiamo a guardare le specifiche, vediamo quanto siano contigue con quelle del segmento della Z9. Il sensore della V-RAPTOR XL, annunciata ad inizio anno : è global shutter è da circa 34 megapixel, formato CMOS da 40,96 x 21,6 mm (Vistavision), quindi ampiamente superiore al nostro 36x24mm offre un flusso dati da 800 MB/s capace di dare video 8K120P una gamma dinamica di 17 stop (secondo RED) grazie ad un sistema HDRx che supera i limiti del nostro dual gain ed offre file puliti ad ogni ISO la macchina ha doppia ventilazione per smaltire il calore del corpo e tenere il sensore "fresco" ed usa CFExpress di tipo CF4 questo per limitarci a quanto ci possa interessare direttamente, tra le cose hardware che potrebbero essere incorporate in una ammiraglia Nikon, oltre alla compressione del flusso video/foto (che avviene in hardware con algoritmi proprietari come quelli del TicoRAW di Nikon) Poi pensiamo al tiepido accoglimento della Canon EOS R1 che il marketing Canon ha pompato probabilmente oltremisura suscitando aspettative che poi sono state parzialmente disilluse dall'uso di un "semplice" sensore stacked, come oramai noi abbiamo persino in un prodotto medio come la Z6 III (c'è qualche burlone su Youtube che è arrivato addirittura a dire che in fondo una Z6 III è meglio di una Canon EOS R1 a parità di destinazione dei lavori, mentre la R1 va a servire una nicchia ristretta di fotografi reporter, la Z6 III è più orizzontale e costa quasi un terzo). *** Tutto ciò premesso, come era in uso scrivere presso il mio datore di lavoro quando si arrivava alle conclusioni, Tutto ciò premesso ? Tutto ciò premesso, Nikon è a chiusura del ciclo - anticipato, promesso e realizzato - di portare la tecnologia Z9 su tutta la gamma. Manca l'atteso modello in formato DX e il cerchio si chiuderà, con l'uscita dal listino di Z6 II e Z7 II (dimentichiamoci della Z5 che potrebbe poi essere avvicendata in stile Zf ma senza fascino vintage). E poi ? E poi stiamo notando un forte rallentamento della programmazione. Che per Nikon prelude sempre - ne siamo testimoni negli ultimi 40 anni - ad un ripensamento importante della gamma futura. Un ripensamento importante non può che partire dall'ammiraglia, visto che le cine-camere RED resteranno separate per marchio e approccio hollywoodiano. Ma Nikon nella sua comunicazione è già familiare con il concetto di incorporazione delle tecnologie e sviluppo comune di prodotti tra i due brand. RED usa già correntemente sensori di tipo Global Shutter. Anzi, qualche malalingua mormora che il vero motivo dell'acquisto da parte di Nikon ad un prezzo relativamente modesto, derivi proprio dagli impegni (gravosi) di RED per l'acquisto dei sensori, prodotti in scala troppo ridotta perché costino cifre compatibili con una produzione di massa come quella delle fotocamere. Nikon può approfittare delle conoscenze di RED per fare il salto in una nuova generazione che superi nettamente la Z9 e la Z8 praticamente in tutto (se è vero che la gamma dinamica di RED V-RAPTOR XL non è effettivamente influenzata dal sensore Global, oppure se il raffreddamento adottato è trasferibile anche su una più tradizionale mirrorless, anche se con ferramenta tipo Z9). Insomma, il mio pensiero, non suffragato da altro che percezioni, segnali e letture online, è che possiamo aspettarci una ulteriore rivoluzione globale da parte di Nikon. Con l'uscita di una nuova gamma nei prossimi 5 anni che potrebbe rendere superata quella che per noi è invece nuovissima e che utilizziamo correntemente. Superata, intendiamoci, per chi possa servirsi delle tecnologie derivate che, ovviamente, toccherà a Nikon declinare in campo fotografico. Anche se, oramai abbiamo capito, ogni progetto fotografico oggi nasce pensando in primo luogo alle sue potenzialità video.
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  7. Valle Strona. Postua (BI). Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, Leofoto LS254C con Sunwayfoto XB-44. Sapevo, da mesi, che il terzo WE di giugno sarei stato libero; da mesi preparavo, più che altro immaginavo, piani di "azione" che andavano dal trekking solitario con bivacco in quota, all'immersione fluviale seguita da camping su una barena sabbiosa. L'inizio dell'estate 2024 è però (fortunatamente) un po' diversa da quella degli ultimi anni; il mio Sesia è gonfio, l'acqua non è troppo limpida e di barene asciutte è raro trovarne. Scartata l'ipotesi subacquea per contingenza idrogeologica, mi sono concentrato sul trekking assatanato. Il vallone della Meyes nel Gran Paradiso era il primo candidato. Immaginavo di tirar sera fotografando gli stambecchi, per poi bivaccare tra i massi erratici, e il mattino seguente, con un po' di fortuna, avrei potuto incrociare il volo del gipeto. Tuttavia le mie fantasie si sono sgretolate già giovedì sera quando le previsioni meteo mi hanno garantito temporali violenti su tutto l'arco Alpino. Bene, cioè male, ma c'è poco da lamentare, le carte le smazza il destino ed allora decido imperiosamente: <sabato mattina si dorme>. Mio malgrado la ristrutturazione dell'appartamento del piano di sopra è arrivata al parquet, così è che alle 8.15 il suono penetrante della sega circolare è stato il risveglio un po' brutale di un WE destinato al naufragio. Mavaffan...lo, scendo dal letto, fuori c'è un sole magnifico. Ed è mentre mi sciacquo la faccia stropicciata, che mi rammento delle indicazioni di Mauro riguardo al treno Arlecchino in arrivo a Novara da Milano intorno alle 9.15. Non ho mai fotografato treni, potrei fare una scappata al cavalcavia di c.so Milano, si dovrebbe vedere bene, faccio in tempo? Mah, ci provo. Prendo con me le Z9, il 24-70 ed il 300, in pochi minuti sono presso il cavalcavia, parcheggio e risalgo a piedi. Purtroppo a causa di un crollo del piano stradale, da quasi due anni il cavalcavia è aperto in un'unica direzione ed il parapetto, a cui vorrei affacciarmi, è inaccessibile. Ottimo. Proseguo e scendo dall'altra parte, dovrebbe esserci un altro scavallamento della ferrovia. Lo trovo e qui trovo anche qualcuno che ha avuto la mia stessa idea. Esistono appassionati di mezzi ferroviari che queste occasioni non se le fanno scappare, per me è la prima volta. Approfitto degli esperti e chiedo se l'Arlecchino sia già passato, a questo punto non mi stupirei, non ne becco una (!). No, sono arrivato al momento giusto. Poi realizzo che da qui lo riprenderemo da dietro, chiedo se siamo sicuri che sia "simmetrico". Mi guardano imbarazzati, che domanda è? No no, è una domanda sensata. Mi garantiscono che l'Arlecchino se viaggia è simmetrico. Pochi istanti ed arriva, come previsto passa lentamente sotto il cavalcavia: un passaggio breve ma inteso, è il commento degli osservatori. Mi accomiato e riprendo la strada di casa, è ancora presto, non sono le 10.30, il cielo è sereno e forse pioverà ma solo nel pomeriggio. Magari, senza andare fino in val d'Aosta, un trek più vicino potrei trovarlo... Cavalcavia C.so Milano. Novara - Giugno. Z9 ob Nikon AFs 300/4 PF + FTZII Senso unico alternato pedonale. Novara - Giugno. Z9 ob Nikon Z 24-70/4 S La verde vallata di "ABUSIVbel". Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon Nikon Z 24-70/4 S Un altro cavalcavia sulla linea per Milano. Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon Nikon Z 24-70/4 S professionisti del settore ferroviario. Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon Nikon Z 24-70/4 S Arlecchino. Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S Arlecchino. Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF in attesa di un Arlecchino su gomma. Novara - Giugno Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF Mentre accendo l'automobile per rientrare, non so come, mi viene in mente la Valle Strona di Postua. Non ci son mai stato e so appena dov'è. Lo Strona è un torrente alpino che scorre ai piedi del monte Barone in una valle perpendicolare al Sessera. La carta Geo4Map n°102 scala 1:25000, mi descrive un percorso lungo e sinuoso che parte da Postua, frazione Roncole e segue tutta la valle, una valle chiusa senza case e senza uscite. Ho deciso: arrivo a Roncole alle 12.15, zaino, cappello e scarponi, pronto a risalire il corso di un torrente di mezza montagna nel verde brillante della foresta estiva. Con passo deciso, tiro la prima mezz'ora su strada in terra battuta, al Ponte Rosso la musica cambia: attraverso lo Strona e proseguo lungo il sentiero H20 (si legge "Acca Venti" e non "Acca due O") che, se pur ben segnalato e magistralmente attrezzato, è decisamente sconnesso: Attraverso ponti, corde fisse, salgo scalini artificiali (forse eccessivi) che rendono banali passaggi altrimenti impegnativi. Il luogo sembra selvaggio, ma tutte queste opere dicono il contrario, situazione ben diversa da luoghi come la valle del rio Confienzo, qualche chilometro ad ovest, dove è più facile perdersi che trovarsi. E' una passeggiata nel bosco lunga 5 chilometri quella che percorro fino all'alpe Gesiola di sotto, un saliscendi su un sentiero che diventa sempre più selvaggio man mano procedo. C'è acqua ovunque, cascate ogni 50 metri che fanno bene a me e alla montagna. Curiosamente, salvo lo scasso dei cinghiali, non trovo tracce evidenti di animali e, la sera tornando, neanche un capriolo: strano. Il meteo non tradisce ed intorno alle 18.00 le nuvole si fanno più cupe, mi accorgo che sta piovendo quando incontro una radura sulla pista, altrimenti il bosco mi fa da ombrello. Arrivo all'automobile alle 21:30 fradicio di sudore e non di pioggia, il temporale mi ha risparmiato. Certo, avrei preferito trascorrere la notte nella radura della Gesiola ma è bene sapersi accontentare. Torrente Strona Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Torrente Strona Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Segnavia del CAI. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Il sentiero lungo lo Strona. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Attraversamento facilitato. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Scalini artificiali. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Sentiero alto corso. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Casa con ponte privato. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Ponte privato si, ma delle minime condizioni di sicurezza. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Alpe Morcei (forse). Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. La valle dello Strona, alto corso. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Foresta di betulle. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF con FTZII, mano libera. Un rododendro fuori tempo massimo. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF con FTZII, mano libera. Uno splendido affluente dello Strona. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Valle Strona. Postua (BI). Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S, Leofoto LS254C con Sunwayfoto XB-44 Alpe Gesiola, da qui si torna indietro. Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon Nikon Z 24-70/4 S, mano libera. Il segnavia del CAI. da seguire PEDISSEQUAMENTE, pena sudare più del dovuto Postua (BI) - Giugno. Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF con FTZII mano libera.
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  8. Ritengo che questo nuovo Nikkor Z 35mm f/1.4 sia una bella notizia, oltre che una sorpresona. Tendiamo a dimenticarci come sia l'articolazione dei Nikkor Z "fissi". Ci sono quelli senza compromessi, come il 58/0.95, il 50/1.2, l'85/1.2 e il 135/1.8 S. Grossi, costosi, con prestazioni assolute. Mentre Nikon ha iniziato con la serie f/1.8 che un tempo rappresentavano l'entry level ma oggi non più. I vari 20/1.8 ~ 85/1.8 sono obiettivi di classe S - S come Superior - progettati per dare le massime prestazioni in quel barilotto, che incorporano vetri speciali nel loro schema (il 35/1.8 S ha due lenti ED Nikon, il 35/1.4 nessuna) ed hanno il rivestimento nanocrystal per minimizzare riflessioni ed immagini fantasma. La distorsione di questi obiettivi è praticamente zero, come è praticamente zero l'aberrazione cromatica assiale. Alcuni hanno anche due motori che lavorano in push-pull per velocizzare l'azione e minimizzare il focus-breathing. Costano e non sono per nulla piccoli. Non vanno assolutamente paragonati con i precedenti f/1.8 da reflex, sono sempre migliori dei f/1.4G che, ancora a catalogo, arrivano a costare anche il doppio. Poi ci sono gli obiettivi non S, come il 40/2 e il 28/2.8, il 24/1.7 ma anche zoom come il 24-200, il 28-400 e il 180-600. Progetti con vari gradi di compromesso nella loro realizzazione, come la produzione in Cina, i materiali meno pregiati, lenti meno sofisticate, in alcuni casi, con la baionetta addirittura in plastica. Ma che non si sovrappongono agli altri, vanno ad integrare la gamma, offrendo un diverso punto di vista al fotografo. Tra questi si inserisce questo nuovo 35/1.4 che ha sagoma, ingombro, peso, passo filtri, paraluce del tutto simili a quelli del 35/1.8 ma alcune rinunce (lenti ED, rivestimento antiriflesso, selettore M/A ... un inutile retaggio del passato a mio avviso). Che non è affatto otticamente perfetto (presenta sia aberrazione cromatica assiale che una nitidezza tutt'altro che assoluta mentre distorsione e vignettatura sono corrette via software) ma di contro propone un carattere che io non ho trovato nel 35/1.8 S. Anzi, non ho trovato negli f/1.8 S in generale, un pò troppo "perfettini" e "clinici" nelle immagini scattate. Nikkor Z 35/1.4, naturalmente a tutta apertura, su Nikon Z8. Picture Control su monocromatico, 1/8000'' Questo 35/1.4 invece mi ricorda moltissimo, più che il 35/1.4G (anche esso tutt'altro che perfetto, superato persino dal Sigma Art 35/1.4) il vecchio 35/1.4 AIs. Lo ricordo con nostalgia per il suo sfuocato onirico e la naturalezza nel rendere i soggetti a fronte di una nitidezza/contrasto a tutta apertura limitata. Obiettivo pensato per la pellicola che in digitale ha sempre dato il massimo di se solo chiudendo il diaframma per avere prestazioni accettabili anche con sensori poco densi e perdendo così tutta la sua magia. Qui abbiamo una prestazione onorevole, all'altezza anche del sensore della Z8 ma con una resa del rapporto tra soggetto e ambiente che ricorda direttamente 50/1.2 e 85/1.2, oltre al già citato vecchio 35/1.4 manual-focus. Che ne fanno un compagno ideale per il ritratto ambientato e la fotografia urbana, dove qualsiasi cosa diventa un soggetto piacevole immerso in una realtà immaginaria e immaginabile, sussurrata anziché radiografata. Un obiettivo da usare ad f/1.4 sempre ed invariabilmente. Per fotografare a diaframmi chiusi, tanto vale usare il buon 24-120/4 S ! Caratteristiche della massima importanza che me ne hanno fatto innamorare subito. La mia esperienza per il momento è ridotta, non ho potuto usarlo tanto e 35mm è una focale complicata per me ma nell'album qui sotto ho inserito i primi scatti. Altri ne seguiranno prossimamente, mano a mano che avrò occasione di sfruttarlo al meglio. Però già così sono contento, credo che il rapporto tra costo e resa dell'immagine (non prestazione assoluta) sia straordinario e spero tanto che questo modello sarà seguito in futuro da altre proposte in altre focali a prezzi non troppo differenti da questo. Sostituisce il 35/1.8 S ? No, tant'è che quello resta in catalogo. Sono due obiettivi molto differenti, pensati per fotografi e scopi molto differenti. In un catalogo che vuole essere universale, ci possono stare entrambi. Ognuno sceglierà. Io l'ho fatto. Questo 35/1.4 annulla la possibilità di uscita di un più prestigioso - ed atteso - 35/1.2 S ? No, decisamente no. E' facile che prima o tardi si vedrà anche quello. Solo che dovrà avere caratteristiche veramente eccezionali perché questo 35/1.4, a suo modo, ne fa le veci onorevolmente. Anzi, io veramente comincio a desiderare piuttosto un 50/1.4 fatto come questo, piuttosto che un altro pachiderma da 3000 euro come l'eccezionale ma gigantesco 50/1.2 S ... Noi fotografi siamo strani ed incontentabili. Ma se non fossimo così, Nikon già da un pezzo avrebbe cambiato oggetto sociale ! Nikkor Z 35/1.4, naturalmente a tutta apertura, su Nikon Z8
    15 punti
  9. Chi si dedica alla fotografia di paesaggio, spesso decide di includere Sole e Luna nelle foto, sapere esattamente dove e quando questi saranno favorevoli all'immagine aiuta molto il risultato. Se il Sole è ampiamente prevedibile nel suo spostamento all'orizzonte, la Luna, in virtù della sua orbita lo è molto meno inoltre le condizioni per cui la luminosità del paesaggio e quella della Luna siano bilanciate per ottenere una giusta esposizione si verificano mediamente una o due volte al mese, esiste un programma che fornisce molte informazioni a riguardo, si chiama PhotoPills ed è con questo che ho progettato il mio scatto. qui potete vedere il punto in cui mi trovo e la retta azzurra indica il punto da dove sorgerà la Luna ed ecco uno degli scatti, nei primi la Luna era più spostata a sinistra Nord e ovviamente poi si è spostata verso Sud, a casa poi mi sono accorto che nella foto erano presenti due daini questo il primo scatto a dimostrare l'esattezza del programma!
    13 punti
  10. Una serie di scatti di un semplice fine settimana al parco, L'idea era di creare scatti che evocassero qualcosa di passato, quasi onirico. Cosa ne pensate?"
    13 punti
  11. Una volta gli artigiani e gli artisti si distinguevano solo per la destinazione dei loro lavori. Più concreti ed utili, quelli degli artigiani (mobili, tendaggi, scale, ringhiere, colonnati), più ludici e per il piacere dei sensi quelli degli artisti (dipinti, sculture, musica non commerciale). Entrambe le categorie vivevano della loro arte (da cui il nome) e passavano la vita, fin dall'infanzia ad imparare arte o mestiere, lavorando nella bottega di un mastro per poi mettersi in proprio e a loro volta, avere apprendisti da fa crescere. Benvenuto Cellini che era a metà strada tra l'artigiano e l'artista, fino ad un attimo prima di morire sperimentava il miglior tipo di fusione del bronzo per fare campane migliori, giammai stancandosi di innovare e perfezionare la sua arte. E non scomodiamo Leonardo o Michelangelo, anche più modesti artisti come Giugiaro o Pininfarina, nei nostri tempi, hanno fatto crescere la loro arte offrendo opportunità anche ai loro eredi di andare oltre, sfruttando le tecniche più avanzate, i materiali più sofisticati, la tecnologia. Questo era un tempo, col ricambio, gli apprendisti, il gusto per il bello. Oggi viviamo in una fase della storia in cui la demografia è indiscutibilmente orientata, almeno nella nostra parte del mondo, verso l'età. Gli artigiani che ai loro tempi hanno imparato, non trovano apprendisti. Sono invecchiati, sono stanchi. Molti lavorano praticamente solo per pagare i loro conti. Praticamente detestando il loro lavoro. Tra questi ci sono i fotografi e i videografi dotati di partita IVA. Un pò, quasi, come se l'arte oggi vivesse separata dal "soldo", più che altro nei cuori degli amatori. Ovvero quelli che fotografare, pagano. Il fotografo con la partita IVA, non vuole più imparare nuovi giochi, un pò come i cani vecchi, vorrebbero poter campare fino alla pensione continuando a lavorare come hanno sempre fatto. Con il minimo sforzo, il minimo degli scatti. Maledicendo il digitale, il computer ed internet. E soprattutto Nikon ekkekkaz**, che si mette ad inventare nuove modalità di esposizione, di autofocus, di bilanciamento del bianco, di compressione. E poi, il video. Una volta .... ai miei tempi ... adesso tutti ti chiedono anche il video, perchè si sa, la tua macchina gira anche il video : quindi mi devi dare anche il video. E poi, fa tutto la macchina, no ? E quello che non fa la macchina, lo si fa al computer. Ecco ... ... per questi lavoratori autonomi dotati di partita IVA, ideali prosecutori degli artigiani del medioevo, quelli che hanno fatto il Duomo di Milano e Notre Dame (perché gli artisti quei monumenti li hanno abbelliti ma sono gli artigiani che li hanno edificati con il loro duro lavoro, innovando quando non si sapeva come sostenere un arco da 200 tonnellate), Nikon anziché inventarsi duecento modalità di messa a fuoco, un manuale da 1028 pagine e 6 tasti funzione programmabili, dovrebbe aggiungere un tastino ARANCIONE. Che con la sua magia, non dovrebbe fare altro che commutare la macchina in modalità "Partita IVA". In questa modalità la macchina perderebbe ABS, servosterzo elettroidraulico, controllo di trazione e antipattinamento, sbrinatore e trazione integrale, lasciando controllo totale al fotografo con partita IVA. La modalità Partita IVA dovrebbe ovviamente essere tagliata su misura. E quindi la modalità Rilandi per la fotografia per adulti, quella Minzoni per la cronaca, quella Bucconi per l’intrattenimento quella Galliati per lo sport. Che gli artisti si divertano a studiarsi tutte quelle cose astruse, perdendoci il sonno e il senno, se vogliono. Ma per le partite IVA, no, loro nel loro tempo libero non vogliono nemmeno sentir parlare di fotografia, al massimo scattano col telefonino. Ma soprattutto, la macchina deve essere chiaro che debba poter fare solo ed esclusivamente quello che ci devono fare loro ! ovvero fare in fretta, fatturare, preoccuparsi di incassare. Pagare il leasing, i conti, le bollette, le vacanze. Che ci pensino gli artisti a sfruttare tutte le altre modalità ! Scritto con ironia, da leggere con ironia, perché ovviamente le cose sono molto più complicate e profonde di così. Personalmente non camperei mai di fotografia e capisco bene che gli attuali Gen Z preferiscano fare gli influencer(*) anziché imparare un mestiere come quello del fotografo d'assalto. Certo, io posso permettermi di vivere da artista. Nella vita ho fatto altro ed ho grande rispetto per chi lavora (ancora) (*) influencer della Gen Z. Ragazzotto sui 25-28 anni, che dall'alto della sua esperienza al piú biennale di una qualsiasi attività, è in grado di spiegarti che hai sempre sbagliato tutto nella vita e che dovresti seguire esclusivamente i suoi consigli perché lui, è in quel modo, anziché lavorare, che si paga "i vizi"
    13 punti
  12. Io sono tra quelli che per un attimo s'è posto il dubbio del confronto ! Premesso che provenivo da Z6 (la primissima) e che dopo aver bevuto parecchio ero passato a Sony A7C II e l'avessi mai fatto, fare fotografia da fotoamatore non mi divertiva più e sono corso tornando in Nikon e li il dubbio. Però dopo averle prese in mano mi sono reso conto che la Z8 (che è veramente una macchina stupenda e si gode solo a tenerla in mano) era davvero troppo troppa per come la uso io perché me la porto in moto, perché me la tengo appesa al collo per ore intere e perché tutto sommato per quello che devo farci io la Z6 III è più che sufficiente. Dopo la breve parentesi dell'A7C II che mi ha stregato solo per il suo AF (mostruoso) ero curioso di vedere come Nikon avesse sistemato questo problemino e devo dire che l'AF della Z6 III è notevole. Ancora non ci metterei la mano sul fuoco che sia migliore di quello montato nell'A7C II, mi riservo di provarla ancora un pò per avere conferma che almeno siano alla pari, ma cosi a naso forse Nikon sarà un pelo indietro. Il mirino in compenso è favoloso, messo l'occhio li dentro si fa fatica a toglierlo e tornare in Nikon e ritrovare i pulsanti nel posto giusto è stato un grande piacere. Il display snodato in quel modo ad essere sincero non mi fa impazzire ma mi ci ero già abituato col Sony e quindi poco male ma io lo uso davvero pochissimo, mi piace fare tutto con l'occhio e quando faccio video (quasi mai) c'è un treppiede per cui il problema non si pone. E' stata la prima volta per me anche del 24-120 F4 S e do ragione a chi ne parla bene perché è davvero un'ottica che a primo impatto mi ha stregato anche se insisto nel non capire Nikon e la sua smania di autocorreggere vignetta e distorsione in camera ... L'autonomia della batteria è molto buona ! Vedete, io me la porto sul serbatoio della moto, la ex Z6 ha girato mezza Italia con la precedente moto senza mai batter ciglio !
    11 punti
  13. Ordinato sul Nikonstore.it il primo giorno di preordine e ricevuto questa mattina con corriere GLS. Facciamo subito la cerimonia dell'apertura della scatola prima di parlarne più diffusamente. Perché è un modello che ha creato più di una perplessità nel popolo nikonista che aveva altre aspettative. In parte deluse ma ... probabilmente a torto. Anticipiamo che questo obiettivo non sostituisce il presunto Nikkor Z 35mm f/1.2 S che era in roadmap fino allo scorso novembre e che fonti interne di Nikon Europe e UK hanno confermato essere ancora in sviluppo, per quando non si sa. Fa parte degli obiettivi NON S, per intenderci come il 40/2, il 28/2.8, il 24-200, il 28-400 e il 180-600. Obiettivi di compromesso ma con caratteristiche uniche e differenti dalle altre linee di prodotto Nikkor Z. Ma sotto con la scatola adesso. Non presenta peculiarità, quindi non ci dilungheremo con le spiegazioni.
    10 punti
  14. E si, è già passato un anno, anzi qualcosa di più da quel 12 giugno 2023 quando mi arrivò la Z8 e feci i primi scatti. Da puro amatore fotografico mi ero regalato un sogno, mai mi ero spinto ad avere un corpo macchina di questi livelli, anche perché effettivamente “forse” non lo necessitavo. Con il senno di poi, e dopo un anno di utilizzo sono strafelice della scelta fatta, mi sono subito trovato bene con la Z8 e a livello di performance è improponibile fare un paragonare con la Z6 II che utilizzavo in precedenza. Con la Z8 e le sue super caratteristiche ho riscoperto il piacere di scattare a raffica negli sport motoristici, il feeling che si ha con la macchina e la sua raffica RAW da 20 fps/sec. è impressionante, scorrono velocemente migliaia di foto con l’unico inconveniente rimane quello della selezione a PC. Sicuramente sarà un corpo che mi accompagnerà ancora per lungo tempo, troppo bello tenerla in mano e puntare l’ottica verso il mondo. primissimi scatti ... e poi tutti gli altri a testimonianza che con la Z8 si può fare tutto quello che si vuole a 360°
    10 punti
  15. TOKYO - Nikon Corporation (Nikon) è lieta di annunciare il trasferimento della sede centrale da Konan, Minato-ku, Tokyo, a Nishioi, Shinagawa-ku, Tokyo, e inizierà le sue attività il 29 luglio 2024. Nikon contribuirà alla realizzazione di una società prospera e sostenibile in un luogo in cui ha avuto una base per oltre 100 anni e ha prodotto vari prodotti e servizi. Panoramica Nome Sede centrale globale / Centro innovazione di Nikon Corporation Posizione 1-5-20, Nishioi, Shinagawa-ku, Tokyo 140-8601, Giappone Area del sito Circa 18.000 m 2 Superficie totale del pavimento Circa 42.000 m 2 Numero di piani 6 piani fuori terra Struttura del palazzo Costruzione in acciaio, struttura di isolamento sismico di base Architetto Mitsubishi Jisho Design Inc. Appaltatore generale CORPORAZIONE DI HAZAMA ANDO Appunti Inizio lavori luglio 2022. Completamento lavori maggio 2024. Inizio operazioni luglio 2024. Caratteristiche principali 1. Creazione di sinergie tramite il consolidamento delle funzioni Nikon mira a rafforzare le funzioni di sviluppo e a creare sinergie tra le unità aziendali per una crescita sostenibile consolidando la divisione aziendale, la divisione di pianificazione di ogni unità aziendale e la divisione avanzata correlata a R&S nel Global Headquarters / Innovation Center (GHIC). I laboratori di ogni unità aziendale saranno consolidati su un piano e ampie aree di ogni piano saranno dedicate alla creazione di comunicazioni. In questo modo, GHIC è progettato per facilitare l'interazione attiva tra le divisioni. 2. Flessibilità per diversi stili di lavoro GHIC è stato progettato in modo creativo per consentire stili di lavoro diversi. Con caratteristiche come una grande scalinata, una sala da pranzo e una terrazza esterna, i dipendenti hanno la possibilità di lavorare in ambienti diversi dalle loro scrivanie. Ogni persona è in grado di scegliere autonomamente dove lavorare per ottenere le migliori prestazioni a seconda del compito. Questo approccio si basa su un modello noto come Activity-Based Working (ABW). 3. Edificio per uffici ecosostenibile GHIC è progettato con un sistema di facciata esterna con schermatura solare per ridurre l'energia richiesta per l'aria condizionata, nonché una struttura che promuove la ventilazione naturale e un'abbondante luce naturale nello spazio. È inoltre dotato di un sistema di volume d'aria variabile che risponde al tasso di utilizzo dell'ufficio. La combinazione di questi sistemi riduce significativamente l'uso di energia in tutto l'edificio, che è stato certificato ZEB Ready *1 . Ha anche ricevuto la valutazione più alta a sei stelle su BELS *2 , un sistema che indica le prestazioni di risparmio energetico degli edifici. Oltre a ridurre l'uso di energia, GHIC creerà anche energia rinnovabile con un sistema di generazione di energia solare, rendendolo un edificio per uffici ecologico. *1ZEB Ready: Net Zero Energy Building Ready. Un edificio che realizza un ambiente confortevole riducendo il 50% o più del consumo energetico, risparmiando energia rispetto all'energia richiesta per gli edifici ordinari. *2BELS: Building-Housing Energy-efficiency Labeling System. Le prestazioni di efficienza energetica di edifici e alloggi sono valutate e autorizzate da un'organizzazione terza. Le prestazioni sono classificate in sei gradi designati dal numero di stelle. Ingresso ispirato alla “luce” Atrio multiuso con grande schermo Aree che favoriscono la comunicazione tra i dipendenti (sinistra: grande scalinata, destra: dispensa e terrazza) Mappa dell'area circostante la sede centrale globale Nikon *La sede centrale globale Nikon è composta da GHIC, East Site e West Site.
    10 punti
  16. [articolo originariamente pubblicato nel 2007-2009 su Nikonland.eu; aggiornato oggi] Ho amato questo obiettivo fin da quando ho visto l'anteprima per il Photokina del 2004. L'ho poi visto dal vivo al Photoshow del 2005 e ho deciso che l'avrei avuto. Appena ne ho trovato un esemplare usato come nuovo, non ho potuto fare a meno di prenderlo. Si tratta della riedizione di un mito degli anni '80, quel fantastico 200/2 AIs IF-ED che sembrava il fratello piccolo del 300/2. Ma con tante caratteristiche in più, dal motore interno ad ultrasuoni, alla stabilizzazione, alle lenti speciali in vetro ED e super ED che ne fanno, insieme al 300/2.8 VR e al 105/2.8 VR il capostipite della nuova generazione di ottiche Nikon, adatte alle prestazioni delle nuove reflex digitali (quelle full-frame che nel 2004 erano ancora in fase di sviluppo). Abbinato alla risoluzione della D2X, combiniamo un sistema imbattibile per il ritratto nel 2005. La D3 deve ancora arrivare, la D3x arriverà solo a fine 2007. Specialmente in luce tenue o comunque morbida, stando attenti a cosa ci sia dietro al soggetto. Ovviamente ad F2 la messa a fuoco deve essere molto preciso, altrimenti la nitidezza è tale che la foto è inaccettabile : chiudendo il diaframma si ottiene una maggiore definizione del soggetto mantenendo uno sfuocato decisamente eccezionale (notare i fiocchi di neve) : [quest'ultimo scatto peraltro è ottenuto con il 200 duplicato con il TC-14E per ottenere un 280/2.8, che si chiude di uno stop rispetto a tutta apertura] Ma non è solo per il ritratto soggettivo, lo sport è l'altra sua dimensione: Complice l'angolo di campo più ampio che con il classico 300/2.8, anche nell'ambito DX recuperiamo quell'aria necessaria ad ambientare la scena [ potendo - almeno con la D2x - recuperare l'inquadratura anche con la modalità HSC. Ma secondo me è insuperabile nelle scene compresse, avendo l'analiticità di un 70-200/2.8 alla massima focale ma con una brillantezza elevata anche con uno stop in più di apertura : ottenendo così un elevato isolamento del soggetto inquadrato, anche se non parliamo ancora di ritratto stretto. Andiamo allo sfuocato ottenuto a distanza di ritratto : E alla resa in condizioni di scarsa luminosità (epifania 2007 a Milano, cielo nuvoloso, sotto la tettoia di un bar) : E di nuovo in piena luce, sole di giugno : Conclusioni : Pregi costruzione del massimo livello autofocus fulmineo nitidezza assoluta sfuocato insuperabile in grado di dissolvere completamente lo sfondo o le recinzioni resa ottica eccellente fin dalla massima apertura stabilizzazione ottica peso concentrato e bilanciamento perfetto per l'uso senza monopiede possibilità di utilizzo in abbinamento a macchine ad alta sensibilità anche in condizioni di luce precaria, senza flash, a mano libera Difetti peso e ingombro importanti costo, ovviamente anche se adesso le occasioni sull'usato sono relativamente abbondanti attacco del treppiedi troppo avanzato, questo ha costretto Nikon ad usare un paraluce anomalo e un cappuccio copripolvere sovradimensionato l'astuccio CL-L1 è eccellente ma se fosse stato progettato per contenere più facilmente anche un corpo pro sarebbe stato perfetto come tutta la generazione I di questi obiettivi AF-S, il motore a lungo andare, anche senza abusi tende a fischiare a fine corse e infine a rompersi, obbligando il proprietario alla sostituzione; questo difetto è stato attenuato con la versione II (altrimenti identica alla I) che ha anche il nuovo stabilizzatore. Ma attenzione che obiettivi di 20 anni cominciano ad essere delicati e le parti di ricambio a scarseggiare focale impegnativa che oggi non viene accettata di buon grado per l'abitudine ed abuso di focali corte indotte dal telefonino (effetto faccione che non tutti i soggetti sopportano) obiettivo che mette in soggezione la persona inquadrata, anche se una professionista esperta (grosso, lente frontale esagerata, monopiede o treppiede, etc.) ci vuole un soggetto che realmente se lo meriti (io nella mia carriera di ritrattista non ne ho incontrati che una cinquina in grado di rendere lo sforzo adeguato al risultato : non tutte diventano principesse se ritratte col 200/2 !). A mio avviso questo obiettivo, ancora in ERA ZETA si contende con poche altre ottiche la palma del miglior progetto Nikon di tutti i tempi. Anche se non lo possiedo più da tempo, ogni volta che ne vedo mi viene voglia di prenderlo in braccio e cullarlo come se fosse un neonato. Difficile da superare, nel suo impiego specifico, un punto di riferimento da imitare. Lo rivedremo con attacco Z ? Nikkor 200/2VR ad F4 e D3x : a suo tempo la coppia ideale qui all'Autodromo di Monza, gara di F1 storica, alla Variante Ascari. dettaglio della bottoniera piedino lente anteriore cassettino filtri obiettivo e paraluce solo corpo comandi attacco. *** Le specifiche ottiche di questo obiettivo sono straordinarie e partono dal vetro speciale utilizzato, prodotto in casa da Nikon Hikari. Il vetro super-ED è paragonabile per caratteristiche, alla fluorite, utilizzata poi nella successiva generazione di ottiche (super-teleobiettivi e 70-200/2.8 FL). segnalo un approfondito articolo tecnico a firma Marco Cavina pubblicato a suo tempo da Nital.it (-> QUI <-)
    9 punti
  17. Qualcuno qui la usa? che ne pensate? Io mi trovo veramente bene, col suo 50ino è tutto sommato compatta ma la uso spesso con vecchie lenti AIS che su questo sensore si sposano molto bene. allego alcuni scatti dell'ultimo anno. P.S. scusate non so se c'è un limite di upload nel caso modifico il messaggio
    9 punti
  18. Questa è stata fatta stamattina col più modesto ma assai più duttile 180-600, a parer mio in questo genere di foto l'ottica ha un'importanza relativa (se è della serie Z) l'importante è trovarsi nel posto giusto al momento giusto. ovviamente avevo anche il fratellone
    9 punti
  19. Il vecchio sito di Nikonlander di fatto non esiste più, tante cose no, tantissime cose non sono più rintracciabili.. puff sparite.. allora mi sono detto: cosa hai salvato? e dando una scorsa.. ho visto che qual'cosa di quanto pubblicato da me era salvo.. e rileggendo.... E una grandissima vergogna... ma cerco di rimediare, parecchio tempo fà, un'autore che ora non è più presente su NL ( e questo a parere personale è un vero peccato ) ha prodotto dei ritratti di alcuni Nikonlander.. ovviamente i primi sapete già chi furono.. un giorno, tocco a me e, nelle varie risposte date alla fine del pezzo, vi era una richiesta di Pedrito.. le sarebbe piaciuto vedere la mia faccia prima di quando mi ha conosciuto di persona.. un pochino in avanti con l'eta.. avevo una ventina d'anni, la macchina che mi ero permesso era una Praktica Nova.. fatta a Dresda.. e quasi da subito.. un 200 mm, o forse era un 135.. non lo ricordo.. ecco questa è una stampa fatta da me ( malissimo.... dell'epoca ) e spero con un sacco d'anni di ritardo di accontentare Pedrito..
    9 punti
  20. Arrivando a Venezia per la prima volta, una delle cose che non si può non notare è la grande quantità di pali di vario materiale (generalmente legno, in quanto l’uso di altri materiali era vietato) disseminati nella laguna. Si tratta di elementi utili in vari modi alla navigazione veneziana. Foto01 In città, lungo i numerosi canali che la caratterizzano, è possibile vedere dei pali singoli conficcati sul fondo: sono le paline. Queste servono come ormeggio per barche e gondole che navigano in città, specie lungo il Canal Grande. Foto02 Particolarità delle paline è che non sono tutte uguali: si va dal semplice palo di legno alla palina colorata o variopinta che riporta i simboli della nobiltà veneziana (‘de casada’) o i colori di attività commerciali. All’epoca della Serenissima vi era un magistrato apposito con lo specifico compito di supervisionare l’installazione di nuove paline al fine di salvaguardare l’equilibrio idrogeologico della laguna. Ogni nuovo palo, infatti, poteva costituire un possibile nucleo di interramento della laguna ("Palo fa palù", "un palo crea palude") per cui si decise di regolamentarne l’utilizzo in modo da evitare gli abusi che potevano essere pericolosi per la città stessa. Di funzione completamente diversa sono le bricole (o briccole). Queste di solito si trovano in laguna (alcune si possono vedere vicino agli approdi dei vaporetti) e servono a delimitare i canali navigabili. Sono costituite da più pali di legno (generalmente tre ma possono essere anche di più) e molte sono numerate in modo da consentire, in assenza di altri mezzi di localizzazione, di conoscere la propria posizione confrontandone il numero con una mappa apposita. Generalmente vengono collocate ai lati del canale per cui, osservando i contrassegni (rosso a sinistra e verde a destra) o il lato in cui sono apposti i catarifrangenti e/o la numerazione progressiva, consentono di stabilire dove è possibile navigare senza pericolo di arenarsi. Pur avendo la stessa funzione, la dama si differenzia dalla bricola per la struttura in quanto è costituita da 4 pali più uno centrale, più alto, che porta una luce di segnalazione e un cartello indicante il limite di velocità da osservare. Caratteristico della dama è anche il posizionamento: questa, infatti, si trova all’incrocio di due o più canali. Da sempre (almeno dal 1400) il legno più adatto è la robinia perché quasi indistruttibile. Col tempo però la marea e il moto ondoso riescono ad avere il sopravvento, motivo per cui, periodicamente, i pali in legno vanno sostituiti con dei nuovi. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
    9 punti
  21. Aggiungo che, le reazioni negative, secondo me esagerate, al lancio della Canon EOS R1, fanno capire come un modello di punta che deve stare sul mercato per 4-5 anni (almeno, se non di più, come staranno nelle nostre borse Z8 e Z9) non possa più avere caratteristiche di retroguardia o solo miglioramenti marginali (stile Z6 -> Z6 II, o appunto, Canon R3 -> R1). Nikon dovrebbe averlo capito (e spero che abbia anche recepito il messaggio circa i motori lineari negli obiettivi di punta) ed ha la possibilità di fare un salto in avanti importante, cogliendone tutti i frutti, per essere protagonista. Global Shutter (o sensore stacked 4-5 volte più veloce di quello attuale, che nella pratica sarebbe lo stesso), processori veloci, AI effettivamente utile, gamma dinamica estesa, stabilità termica ed ecosistema altrettanto esteso, anche per mezzo di partner selezionati. Altrimenti sarà difficile mantenere questi livelli di vendita oltre il 2025 (a suon di sconti non basterà).
    8 punti
  22. Parafrasando il film che vedeva Max Gazzè attore, insieme a Rocco Papaleo, Basilicata coast to coast, ieri sera mi sono fatto Monferrato e Langhe coast to coast... L'appuntamento era il concerto in quel di Bra, magnificamente organizzato da Hiroshima Mon Amour di Torino, come sempre del resto, da ormai 40 anni!!! Qualche scatto:
    8 punti
  23. Al di là della sostenibilità ambientale, dell'utilizzo di finanziamenti green, del lieve ritardo di consegna (previsto per maggio 2024, collaudo già fatto ma apertura effettiva solo il 29/7), l'operazione oltre a consolidare lo stato di floridità delle casse di Nikon (non vai a spendere cifre così ingenti solo per fare maquillage) conferma il lato romantico di Nikon. Perché la nuova sede è stata edificata all'interno del terreno dove è sito il vecchio impianto storico Oi, primo sito produttivo con fonderia di Nikon del 2019 (alla fine di Nikon Street. All'inizio della strada c'è il grattacielo di Mitsubishi Bank, finanziatrice dei lavori)
    8 punti
  24. Per il secondo anno consecutivo, il Giardino delle Cascate presso il laghetto dell'Eur a Roma ospita una manifestazione dedicata ai bimbi e non solo, con installazioni e sculture luminose e spettacoli a tema. Nel 2023 la storia di riferimento è stata quella di Alice, quest'anno, invece, il nostrano Pinocchio. In queste, e altre occasioni, sto scoprendo il piacere di fotografare ballerini, artisti di strada, direi facce da "teatro", in linea, tutto sommato, con la mia passione per i ritratti (non in posa oppure in posa di "vita"). Qui raccolgo alcuni scatti, nei quali è possibile anche valutare le performance della Z8 principalmente con 85z 1.8s e con sigma art 35 1.4.
    8 punti
  25. In ossequio alle leggi americane che impongono ad ogni produttore di permettere ad ogni cliente il diritto alla riparazione in proprio, Nikon USA sta mettendo a disposizione del pubblico i manuali di riparazione di alcuni apparecchi, segnatamente Nikon Z, obiettivi Nikkor Z, telemetri e accessori. Negli Stati Uniti si possono avere anche i pezzi di ricambio necessari, quindi chi ha le capacità tecniche per cimentarsi in questi interventi può provarci. Noi consigliamo di rivolgersi al centro di assistenza LTR per ogni necessità, ma a titolo di curiosità può essere divertente sfogliare i manuali. Che possono essere trovati -> QUI <- ovviamente si tratta di letteratura in lingua inglese. A titolo di curiosità : come smontare il piedino del treppiedi del 400/2.8 S VR l'accesso alla scheda madre della Nikon Zf e la mappa dei contatti rapidi e come verificare l'accuratezza dell'autofocus della Nikon Zf il cui manuale è di 150 pagine in totale. Buon divertimento !
    8 punti
  26. Non c'è problema Max, figurati, magari sono stato un po' sintetico. I lettori vengono forniti con cavi corti perché avendo chiaramente attenuazione minore possono usare cavi più economici. Va detto che comunque andare a 20 Gbit/s non è una barzelletta, come è chiaro penso a tutti, non basta un cavo che attenui poco, se la costruzione non è impeccabile non funziona. E' roba davvero molto delicata, basta una saldatura con più o meno stagno e si ottengono cose diverse. Quindi dopo aver verificato che nessuno dei cavi che avevo in casa si avvicinava anche solo lontanamente alle prestazioni attese sono passato alla ricerca sul sito degli acquisti. Ho visto prestazioni dichiarate e recensioni, acquistato e provato. Se non fosse andato bene l'avrei rispedito al mittente. Il costo è intorno ai 15 euro almeno 5 volte di più di un cavo qualsiasi, o funziona o è una "sola". Praticamente impossibile fare un cavo da pochi Euro con quelle prestazioni. Per i cavi professionali i fornitori mettono a disposizione dei diagrammi che illustrano attenuazione e coefficiente di riflessione dei prodotti, ma non sono dati che si trovano per un cavo USB sul web, a meno di non essere una azienda che ne compra migliaia ed ha un rapporto diretto col produttore o coi distributori. Va detto, senza addentrami troppo in dettagli che richiedono una certa dimestichezza con questi parametri, che il coefficiente di riflessione è di solito il parametro decisivo perché fornisce una idea di quale sia la reale qualità di un cavo ovvero quanta potenza il cavo stesso riesce a trasferire sul ricevitore e quanta invece... rimbalza indietro per limiti costruttivi. Basta uno "sbaffetto" di una frazione di mm per rendere inutilizzabile un cavo. Insomma ti dice se la strada è asfaltata, sterrata e soprattutto quante e quali buche ci sono. E, se siete curiosi, oggi un circuito stampato è un sandwich con diversi strati di rame (anche più di 20 in certi casi) collegati da fori metallizzati. Per far passare un segnale a 20 Gbit/s quando si va da uno strato ad un altro il rame deve occupare solo lo spazio fra i 2 strati, se "sborda" sopra o sotto la scheda non funziona, parliamo di decimi di mm. Argomento molto interessante o molto soporifero a seconda degli interessi di ognuno.
    8 punti
  27. 18 Rose semplicemente 2 rose sulla mensola ,dietro la finestra
    8 punti
  28. Voi sperate che z9ii avrà il display omnidirezionale ma… secondo me è scomodo. State facendo un servizio ed al volo dovete inquadrare dal basso, con l’attuale basta alzare da sotto, con quel coso là va aperto tutto e ruotato indietro… si perde tempo, l’attimo, si attira l’attenzione in caso di foto da “rubare” con quell’orecchio a sventola… insomma a me sembra più indicato agli strumenti ludici come la zfc…. Anche per una questione di solidità strutturale. Poi de gustibus…
    7 punti
  29. Cari membri della community, Mi chiamo Nicolò e sono un fotografo appassionato di fotografia analogica e digitale. Da due anni mi trovo in Cina, dove ho deciso di fare della fotografia la mia professione. Sono felice di condividere e discutere con voi su questo forum. Grazie per l'accoglienza nella vostra community! Saluti,
    7 punti
  30. non è una questione di scimmia. E' solo che si parla solo di prezzi e di denaro. Chi è interessato ad un oggetto di qualsiasi genere sia, non aspetta recensioni altrui: aspetta solo di riuscire a fare il passo. Fondamentalmente i forum non servono a molto: io che ogni tanto vado a leggere, per riuscire a setacciare dall'inutile imperante un commento interessante o ispiratore, fatico non poco. Per questo Nikonland è un sito e non sarà lontano il momento in cui assumerà un forma assolutamente impermeabile. Noi per scrivere un articolo su una fotocamera, un obiettivo, un accessorio, semplicemente...li compriamo e li utilizziamo. Ciò che non ci serva, prima o poi lo rivendiamo. Scriviamo di ciò che comprendiamo, lasciando a chi se ne interessi le analisi sui grandi sistemi o le polemiche sulle differenze tra i marchi: per noi di Nikonland, della redazione di Nikonland, leggere di "professionisti" che trasmigrano come i migranti tra un marchio ed un altro, fa pensare solamente a persone senza radici, oltretutto con poca o nulla capacità di adattamento: esattamente l'opposto della definizione che gli viene attribuita. Perchè un professionista è un soggetto che sceglie i suoi strumenti in funzione di ciò che voglia realizzare: e se all'improvviso spunti uno strumento più performante, lo aggiunge e lo integra alla sua attrezzatura. E tutto ciò in ragione di una utilità economica, che non si potrà mai coniugare con perdite derivanti da ulteriori investimenti in beni strumentali... Ma la vetrina delle discussioni sulle qualità di un prodotto, che mai verrà acquistato dalla quasi totalità dei partecipanti alle discussioni di un forum, è evidentemente irresistibile: come i commenti sui video e reel dei social network, dove ogni tanto vedo persone dall'apparenza ineccepibile che rispondono cose immonde alla curvy di turno: ritenendosi invisibili, pur restando sempre dietro al vetro del negozio... 18 anni di articoli e considerazioni su questo sito sono e saranno per me e Mauro un impegno ed un risultato indipendente dalle statistiche di lettura dei singoli pezzi: anche per quanto mi rigarda, forse alcuni tra i miei ai quali tengo di più e dei quali sono più orgoglioso, sono stati onorati da troppo pochi click, rispetto altri...nei quali magari scrivo di una borsa fotografica o di un accessorio anche di minor interesse. C'est la vie ! (...e noi almeno ci abbiamo provato)
    7 punti
  31. Dopo un periodo di utilizzo intensivo con la Nikon Z8 debbo confermare il mio sospetto. Cioé che anche questa batteria, come praticamente tutte le compatibili, è inaffidabile sul piano dell'indicazione della carica residua. Martedì l'indicatore era di 9120 scatti per il 91%. Stamattina sono uscito con l'indicatore a menù che evidenziava un improbabile 11.551 scatti per un residuo del 51%. Dopo circa 300 scatti, si è accesa la spia rossa con il 18% di residuo. Altri 250 scatti e la macchina si è spenta non senza raccomandarmi di ricaricare la batteria ... .... una roba da Z50/Zfc. Morale, anche questa SmallRig, così come la Dot.com simil-EN-EL18d, verrà declassata al rango di batteria di scorta (terzo pezzo). Temo che questo limite sarà da estendere anche alla Neewer che sto sperimentando in parallelo. Per cui, da Nikonland, la raccomandazione resta quella di usare sempre e comunque batterie originali Nikon.
    7 punti
  32. Dissipazione termica. La Nikon Z9 ha uno chassis totalmente in lega di magnesio. La Nikon Z8 invece ce l'ha solo parzialmente in lega mentre il grosso è in composito (policarbonato iniettato con fibra di carbonio). Lo smontaggio della Z8 rileva che c'è una piastra metallica che copre processore, memorie del buffer e alloggiamento delle schede di memoria. Poi c'è la scheda madre, quindi un'altra piastra metallica e quindi il sensore. il fondello è l'unica parte di contatto con queste piastre, insieme all'armatura anteriore. E' giocoforza che l'unico sfogo termico sia quello, di qui il riscaldamento, a volte impegnativo ed evidente. La cosa da notare è che, nonostante le tante spie di avviso accese (allerta giallo, mai rosso), non c'è una processione di fotocamere in viaggio verso LTR perché cotte, nonostante molte abbiano raggiunto centinaia di migliaia se non già milioni di scatti. Cosa che mi fa (incrociando le dita) pensare che sebbene scatti l'avviso, non ci siano sulle prime, motivi reali di preoccupazione concreta.
    6 punti
  33. Dopo averlo provato con soddisfazione all'evento di Milano della scorsa estate ho sfogliato la margherita per un anno poi mi sono deciso. Il tutto grazie agli sconti estivi, nuovo e Nital per Euro 1169.1 . Il prezzo degli usati con garanzia che stavo puntando da tempo. Oggi nello stesso negozio costa 1499. Parlo di Foto DeAngelis di Ancona di cui posso solo essere soddisfatto: precisi, pacco a prova di cataclisma, spedizione a 2 ore dall'ordine e tracking come si deve. Ho notato che su diversi prodotti, fra cui questo, hanno buoni prezzi, per cui lo terrò in considerazione per acquisti futuri. Quanto al mio acquisto, le focali ultracorte le ho sempre usate poco tanto che usavo un modesto Samyang 14, non ritenendo di dover investire in questo campo. Adesso vediamo se riesco a partorire qualcosa di interessante.
    6 punti
  34. La tradizionale apertura della scatola della nuova Nikon Z6 III appena consegnataci non desta particolari sorprese. in linea con la tendenza minimalista all'interno domina il cartone sopra abbiamo i manualetti multilingue della guida d'uso (versione breve : il manuale è disponibile online ed ha raggiunto e superato le 1.000 pagine, con il sommario che occupa le prime 22 ! e per la sola sezione dedicata alla trasmissione via rete delle foto, sono dedicate 86 pagine ...). E la scheda omaggio di Nital, una SD 1066x da 128 GB di tipo UHS-I, buona per usi disimpegnati o per i primi scatti (l'abbiamo testata in un articolo dedicato : va bene ma noi consigliamo di investire in una buona scheda CFExpress per sfruttare al massimo la vostra Nikon Z6 III). il sigillo Nital che promette 4 anni di garanzia per l'acquirente privato (a condizione che si effettui la registrazione sul sito dedicato). Ma arriviamo finalmente all'interno, con due scomparti separati, corpo macchina e accessori. Gli accessori sono ridotti al minimo cinghia, cavo USB-C, batteria, guide reggicavi e protezione della slitta calda (già montata sulla fotocamera). Manca, come è oramai di norma per tutti i dispositivi ricaricabili venduti nel nostro continente, il caricabatteria. L'acquirente potrà utilizzare per lo scopo un caricabatterie di quelli da smartphone di fascia alta, tipo l'iPhone 15. Ci vuole un dispositivo da 9V e 2A, meglio se PD. La ricarica avviene tramite la porta USB-C della fotocamera. Ovviamente, per chi l'avesse già, ogni caricabatterie compatibile con le Nikon EN-EL15 permetterà di ricaricare off-camera la EN-EL15c data in dotazione con la Z6 III. Così come la macchina accetterà batterie diverse. Ma meglio utilizzare esclusivamente quelle di ultimo modello. Attenzione anche alle batterie "compatibili". Abbiamo verificato e non vengono accettate dalla fotocamera che rifiuta di attivarsi con un messaggio perentorio in rosso che invita ad usare una batteria certificata Nikon. Liberiamo la macchina dalle due buste di materiale plastico di protezione e la posiamo sul tavolo. le differenze con la serie precedente sono minime. A parte l'assenza del numero 6 sul frontale (il marchietto Z6 III adesso è nella stessa posizione di quello di Z8 e Z9 in ossequio ad un certo understatement inaugurato con quelle fotocamere), sono pochi i dettagli che possono far distinguere al volo la diversa serie. E non sta sul frontale. ma sul dorso la macchina adesso presenta un tastino simile a quello che c'è sulla torretta di sinistra di Z8 e Z9 che permette rapidamente di variare la modalità di scatto : Singolo, Raffica Lenta, Veloce etc. Si trova vicino al tasto per cancellare le foto. Ma soprattutto è stato introdotto il display completamente articolato, come sulla Zf e le piccole Zfc e Z30 c'è chi lo detesta. Forse perché strizza l'occhio ai videoblogger o ai videografi in generale. La fotocamera è prodotta in Thailiandia come praticamente tutte le altre Nikon attuali. Per il resto poco da segnalare, il corpo è leggermente più grande di quello della Z6 II ma si tratta di pochi millimetri, indifferenti nell'uso. Se non per una sensazione di globale maggior cura nei dettagli e nella scelta dei materiali di questo modello rispetto al precedente. Insomma, le novità vere sono più che altro all'intero ed è bene che sia così. La Z6 si è sempre caratterizzata per il corpo compatto, in ossequio al dettato "mirrorless è piccolo" che ha i suoi estimatori. primo piano della torretta di sinistra con il tradizionale - per questo segmento - selettore PSAMUx-Auto e il nuovo tastino di cambio della modalità di scatto (singolo, raffica, etc.). Il coprioculare resta rettangolare, la protezione è morbida, ottima per gli occhiali. Le gomme sono al solito facili da sporcare maneggiando la fotocamera. Ma non si sciupano e si puliscono facilmente. il marchietto Z6 III è scivolato sulla plancia, vicino al microfono e al tasto per illuminare il display il vano memorie è identico a quello della Z6 III e può alloggiare CFExprss di tipo B/XQD e SD di tipo UHS-I e II. dall'altro lato ci sono le altre prese. Spicca la porta HDMI di dimensioni normali, al posto di quella mini per cui non si trova mai il cavo adatto quando ti serve. chiudiamo la breve presentazione con alcuni scatti più artistici, anche evidenziando come si presenti con il bel Nikkor Z 24-120/4 S montato. Nel complesso la macchina restituisce una buona sensazione, se non proprio premium almeno di qualità. In mano sta benissimo, l'impugnatura sembra anche più comoda di prima, ammesso che ci siano rilevanti differenze di dimensionamento. Si tratta di una evoluzione nel solco del filone inaugurato oramai sei anni fa con il lancio di Z6 e Z7. Sulle capacità della macchina sapete già tutto, le riassumiamo. Il sensore è nuovo, con il precedente condivide solo la tecnologia BSI e la risoluzione. Ma si tratta di un sensore più di 3 volte più veloce in lettura, grazie alla presenza di memoria dedicata stampata direttamente sul chip del sensore. La connessione fotodiodi+memoria diretta, consente una più veloce gestione dei dati e dell'intero sistema sensore. Con un incremento di prestazioni generali eclatante che rendono questa macchina tra le più complete del mercato e non troppo discosta per prestazioni dalla Nikon Z8. Ma in un corpo più compatto, leggero e meno costoso. Con una risoluzione che rende il flusso dati più leggero e un sistema video che permette di prelevare nativamente l'intera immagine del sensore (che è un 6K) e poi ricavare da questo tutte le risoluzione secondarie della fotocamera, siano essere immagini fisse o in movimento. Il processore è l'Expeed 7 che è responsabile di tutto il funzionamento della macchina. Si tratta di un SoC che integra tutto quanto tranne la memoria tampone in un unico chip. Con questo la Z6 III introduce in questa fascia il riconoscimento degli oggetti (in comune con Z9, Z8 e Zf), il tracking realtime, la raffica in modalità silenziosa a 20 scatti al secondo, il prescatto, le modalità ad alta velocità da 60 e 120 scatti al secondo. Il video ad alta risoluzione anche in RAW e PRORES. Rispetto a Z8 e Z9 manca il video 8K che al momento, almeno nel nostro mercato, non è uscito dalla fase di nicchia. In più sono gestiti il sistema antivibrazioni focalizzato sul soggetto inquadrato (punto di MAF e mille altre funzionalità che rendono la macchina molto complessa da conoscere a fondo (ma non per questo difficile, anche perché a nessuno serviranno dal primo momento d'uso le cose più sofisticate che potranno essere studiate in seguito, se interessano). E vengono introdotti per la prima volta anche la connessione diretta con il cloud per la trasmissione delle immagini (oltre alla connessione a server FTP via dongle USB) e i Picture Control evoluti (come il Flessibile) in grado di permettere al fotografo di regolare anche il colore, non solo la curva di contrasto. Il prezzo, astraendo dall'importo che è in assoluto elevato, è in linea con quanto messo a disposizione, viste le capacità della macchina. Che sembrano persino sovrabbondanti per il comune fotoamatore. Noi l'abbiamo provato e trovata perfettamente corrispondente alle aspettative in ogni suo aspetto. Probabilmente con la Nikon Z6 III cadranno gli ultimi alibi per il passaggio da reflex a Nikon, per chi non l'ha già fatto. Sulle opportunità di aggiornamento da parte di chi ha altre Nikon Z, ci riserviamo di tornare in argomento con un successivo articolo. Pur a pochi giorni dalla presentazione, la macchina è già in fase di distribuzione. Se l'avete ordinata, probabilmente vi sta già arrivando o il vostro negoziante vi starà telefonando per andarla a ritirare. Buon divertimento ! altre letture sulla Nikon Z6 III : Nikon Z6 III : il sensore parzialmente stacked Nikon Z6 III e schede di memoria Nikon Z6 III : prove di sensibilità del sensore
    6 punti
  35. Ci vuole del tempo per riuscire a farsi una idea precisa di ina fotocamera: è una cosa ben diversa da un obiettivo. Ci vuole tempo non solo di utilizzo, ma anche di non possesso e di desiderio nell' ottenerlo: sono elementi fondamentali nella considerazione di un oggetto e nelle aspettative che si nutrano verso di esso. La Nikon Z8 è attuale oggi come alla sua presentazione: non c'è in catalogo un modello analogo..."un po' più o un po' meno.... Chi aveva incautamente acquistata una Z9 lo sa molto bene: come è uscita la 8 è corso a procurarsela e se la tiene stretta: molto più frequente trovare sull'usato una 9 infatti. Quei tre difetti bruciano e non sono reversibili: ma cosa esiste di materiale che oltre ai pregi non soffra anche delle pecche: dei tre quello veniale è la batteria che era una scelta obbligata. Quello gratuito il battery grip, adattato senza amore. Quello grave, la dissipazione insufficiente, perché non sappiamo se possa rendere improvvisamente instabile il nostro shooting. Ma non tutti i fotografi che lavorano con una Z8 hanno in mente di fare gravose quantità di scatti in poco tempo: questa è la condizione nella quale quel problema si materializza. La caratura della sua portata è segnalata indirettamente dal surriscaldamento della parte sx della fotocamera e del fondello, all' opposto del vano batteria: molto percepibile. Modelli di altre marche, delle stesse dimensioni della Z8 vengono oggi dotati di ventola interna a dimostrazione che le nozze con i fichi secchi non si possano fare. Non è una consolazione, ma una condizione comune. Per tutto il resto c'è... Nikon Z8
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  36. La generazione dei 200-500 e affini una decina di anni fa ha aperto una strada: quella dei supertele di costo accessibile e buone prestazioni. Con questo 180-600 si fa un deciso passo avanti: se a prima vista può far storcere il naso quel F6.3 a chi viene da un'era in cui ogni cosa peggiore di un F5.6 era da cestinare, la paura passa utilizzandolo. Perché a differenza di oggetti come appunto il 200-500 che a TA erano un'emergenza e si comportavano meglio a F8, questo a F6.3 è eccellente, quindi alla fine nella maggior parte dei casi ci si ritrova con 2/3 di diaframma di margine piuttosto che 1/3 in meno. E con il 20% di focale in più. Leggermente più lungo del vecchio quando chiuso, ha però l'enorme vantaggio di non allungarsi ed è pure più leggero oltre ad avere la ghiera delle focali che in appena 1/4 di giro passa da 180 a 600mm. Stabilizzazione efficace, si può sfruttare anche sotto 1/50 mentre l'AF pur preciso e capace di inseguire non è esattamente un fulmine nel primo aggancio, probabilmente il difetto più grande. Soggetti tradizionali: Bella resa dei bianchi: Resa sorprendente su questa Pantera, come su altre auto fotografate nelle stesse condizioni, con sole a picco e controluce in una calda giornata: Soggetti meno tradizionali, ha un RR intorno a 1:4 che permette di sfruttarlo su soggetti come farfalle e libellule stando a debita distanza: E foto nitide anche a Km di distanza se l'atmosfera è dalla nostra parte: PRO Ottime prestazioni già a Tutta Apertura Compatto e maneggevole, chi ha un minimo di dimestichezza lo usa senza problemi a mano libera Buona stabilizzazione Bottoncino customizzabile CONTRO AF migliorabile nel primo aggancio Blocco del paraluce piuttosto lasco, mi si è staccato un paio di volte mentre lo trasportavo Attacco cavalletto non ARCA
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  37. R-27 rappresenta il top di gamma degli integrati - DAC/preamplificatore/amplificatore cuffie - di Audio-gd. L'erede ideale degli apparecchi dotati di chip di conversione 1704. Nella realtà al momento la gamma si compone dei soli R-28 ed R27, perché il piccolo R11 non è più in produzione. R-27 è disponibile in più versioni, quella in esame è la R-27 HE, dotata di alimentazione rigenerativa, il fiore all'occhiello di Audio-gd insieme all'amplificazione ACSS. Veniamo proprio al cuore di questo dispositivo, l'alimentazione. questa scheda è marchiata orgogliosamente Regenerate Power Supply ed è una delle due collegate al trasformatore di ingresso. che è di dimensioni generose, resinato al suo interno e con una schermatura in rame. E' un avvolgimento che potrebbe sostenere il carico di un discreto amplificatore finale di potenza e che qui invece si limita ad accogliere la corrente di rete a 220 Volt. per consegnarla pulita e "rigenerata" con frequenza stabile e tensione fissa a tre ulteriori trasformatori più compatti, ognuno alimentante le rispettive sezioni di alimentazione delle tre sezioni in cui è diviso il dispositivo. La circuiteria di ricezione del segnale e i due canali del DAC. vista parziale in pianta, da destra e nel centro, le due sezioni di alimentazione : la rigenerativa e quella per i singoli canali. La simmetria è ammirevole. Non all'altezza di realizzazioni ultrasofisticata l'articolazione, più definibile artigianale - sebbene di alto livello - sia per la presenza di svariate cavetterie volanti quanto di residui di lavorazione non proprio eleganti. Regna su tutto il sovradimensionamento complessivo. di rado nelle recensioni vengono rappresentati i fondi degli apparecchi. Eccolo qua, invece, al di là dello spessore del piano - 8mm di alluminio rigido - il numero di feritoie, ma soprattutto l'innumerevole quantità di viti di blocco delle varie schede interne dimostra lo sfoggio di materiale (e i discendenti tempi di assemblaggio) degli apparecchi di questa classe. Che per Audio-gd sono lo standard di riferimento, siano essi all-in-one come questo, semplici preamplificatori, DAC puri o amplificatori integrati. Ne sono prova i 2560 grammi del solo coperchio, fissato con una dozzina di viti, lo spessore del telaio a pianta quadrata e il peso complessivo di 22.000 grammi che lo rendono un campione di ... facilità di posizionamento in casa. Il mio piano è profondo 60cm eppure lo regge a fatica in estensione, con i cavi di connessione posteriori che sfiorano la parete di fondo. questa versione è in alluminio naturale, spazzolato. Bella e lucente ma un pò fragile sia nel catturare le impronte delle dita quanto degli eventuali graffi per sfregamento. Poco male, la superficie non suona. Ma un telaio del genere assicura la dissipazione dell'elevato calore prodotto. Che nel caso del più compatto Master 9 Mk III tende a raggiungere temperature da ustione mentre qui, caldo è caldo ma nulla di anormale. di trequarti così non impressione poi tanto, sembra uno strumento di misura industriale qui con il coperchio appoggiato sopra (per toglierlo, l'unica è farlo scivolare mettendo in bilico la macchina), invece è più impressionante. ma deve impressionare l'interno, ordinato eppure molto affollato, qui evidenziato dalla fotografia a telaio aperto e posto sul fianco. A sinistra abbiamo i due canali del convertitore, in mezzo a loro la scheda di ricezione, davanti le alimentazioni separate che prendono energia dai tre trasformatori alloggiati in un vano separato da pareti di schermatura. Infine a destra, l'alimentazione rigenerativa, un trasformatore di ingresso e due schede simmetriche. A ridosso della parete frontale, la scheda di controllo del display. altra vista del marchio della scheda di alimentazione rigenerativa altra vista di tre quarti anteriore. Si nota subito il minimalismo dei controlli : accensione e due tastini di selezione delle varie modalità e ingressi. Manopola del volume (elettronico) ed uscite cuffie, single ended e bilanciate. la scheda centrale che contiene tutta l'elettronica di ricezione del segnale, il processore di controllo, i due clock di precisione. dettaglio del processore dedicato agli ingressi, un Altera Cyclone a 32 bit, i due clock, i due isolatori degli ingressi. Componentistica allo stato dell'arte. sopraelevata la schedina di ingresso USB, sotto i vari isolatori degli altri ingressi, clock esterno compresi. Anche la porta I2S rappresentata da una presa HDMI è isolata, a garanzia di pulizia del segnale. Della porta USB viene usato solo il ricevitore mentre tutto il resto è ricostruito dal processore. La distinzione tra le schedine dovrebbe consentire maggiore separazione. Secondo Audio-gd, questo ingresso è tanto qualitativo da non richiedere una interfaccia digitale esterna (ci sentiamo di avere qualche dubbio, almeno considerando la qualità della DI-24 HE che stiamo utilizzando in un altro stack in parallelo a questo apparecchio). ma andiamo al pezzo forte del DAC effettivo. I due canali sono disimpegnati da quattro moduli simmetrici posti su due schede separate impilate una sull'altra e ulteriormente schermate da una piastra d'acciaio avvitata sopra. Sono i moduli DA-7 specifici di Audio-gd e responsabili della conversione del tutto analogica del segnale digitale in analogico. i due DA-7 del canale sinistro, coperti dalla piastra di schermatura che una volta rimossa mette in mostra la topologia del tutto simmetrica del push-pull. Due processori Xilinx si incaricano di coordinare il lavoro mentre una serie di chip regolano la precisione della maglia di resistenze. Il cuore di un convertitore R2R sta qui. Al posto di uno o di più chip sintetici, viene usato un circuito analogico composto da resistenze di precisione che leggono a cascata il segnale. I due moduli sovrapposti offrono 4 convertitori per singolo canale, per un totale di 8, per il segnale PCM. Per il DSD ci sono 4 moduli dedicati. Ovviamente non viene fatta alcuna conversione da PCM a DSD come in molto apparecchi economici (anche di gran marca). la pianta di un modulo Audio-gd DA-7 Mk II installato nel R-27 HE. Tra i due moduli, che hanno alimentazione superiore, c'è il controllo di volume, anche esso a resistenze, quindi discreto, separato per ogni singolo canale. Per offrire una reale circuitazione bilanciata. al capo opposto, avvitata sul pannello anteriore, la scheda di logica di controllo del display anteriore. la vista al volo dal posteriore ci introduce al pannello ingressi ed uscite. le entrate sono completissime. I2S, ottica, USB di tipo B, XLR AES/EBU e due porte coassiali per clock esterno e digitale SPDIF. In aggiunta una porta speciale per l'eventualità di aggiornare il firmware della macchina (che io farei solo a rischio della vita ...) le uscite sono le tradizionali per Audio-gd, bilanciata XLR, bilanciata ACSS e sbilanciata RCA, con i due canali separati fisicamente. L'unica indicazione del modello è presente in questo adesivo posto vicino alle presa di corrente che reca anche il numero di matricola. più semplice il frontale, con accensione, selettori e prese cuffie con in mezzo il display a cristalli liquidi sono comandi semplici ma solidi. Purtroppo asserviti al sistema poco intuitivo di Audio-gd che necessita la consultazione del manuale per ricordare a cosa corrispondano numeri e lettere mostrate nelle varie fasi. sotto una luce calda, l'alluminio, al vero un pò freddo, appare di una piacevole tonalità champagne. Tutti i connettori sono di altissima qualità. Neutrik per gli XLR e corrispondenti in oro per i coassiali e gli RCA. *** Visto l'interno, imponente, andiamo ai comandi. Il selettore è diviso in due tasti, uno per far ruotare le opzione, l'altro per modificarle. Il problema è l'intelleggibilità delle opzioni impostate. All'accensione l'R-27 fa lampeggiare i led per salutare orgogliosamente mostrando quello che evidentemente è il logo Audio-gd e il nome del modello. L'avvio non è immediato perché l'alimentazione rigenerativa ci mette una manciata di secondi ad andare in linea. quindi compare questa scritta. Quello che si capisce è che ho selezionato la porta USB (la IN 6 guardando il posteriore). Mentre in modalità operativa si legge la frequenza di campionamento rilevata, l'uscita, il guadagno dell'amplificatore, la porta di ingresso, il livello del volume. [non so cosa sia questo 128. Nella realtà il sistema è connesso ma non c'è alcun segnalo. Normalmente quel numero è 44, 48, 96, 192 etc.]. Le opzioni modificabili sono il tipo di sovracampionamento (di default è su OFF), il livello di luminosità del display, lo spegnimento o meno del display. C'è infine una modalità "artistica" che Kingwa dice di aver mutuato dal lungo ascolto del giradischi analogico. Dovrebbe essere a suo dire un modo per generare un suono particolarmente dolce e caldo che darebbe il suo meglio con oversampling 1x o 2x. L'ho provata senza tanto successo. A differenza della modalità "tube" del Master 9 Mk III che è anche misurabile nel suo intervento, qui io stento a riconoscerne l'effetto. *** Bene, con questa carrellata ci siamo. Ma vorrei riepilogare le componenti di questo grosso amplificatore. Nello stesso, enorme, telaio, abbiamo : l'alimentazione rigenerativa che è in grado di dare corrente elettrica pulita a tutte le schede, con frequenza precisa e tensione stabilizzata. Non è una cosa banale, qui non ho grossi problemi, ma nella mia casa precedente, la tensione di rete oscillava tra 210 e 230 Volt, con frequenza tutt'altro che stabile. Qui invece avevo fatto installare uno stabilizzatore meccanico che alla fine si è rivelato quasi superfluo, tanto da averlo disinserito l'alimentazione con tre trasformatori separati e circuiti dedicati in classe A la scheda di ricezione dei segnali, controllata da un processore Altera Cyclone, due clock Accusilicon ad alta precisione, isolatori su tutte le prese, ingresso per clock esterno, interfaccia USB Amanero due convertitori "analogici" a discreti (rete di resistenze) controllati da microprocessori due controlli di volume "analogici" a relé due amplificatori in classe A per le uscite cuffie che possono operare con guadagno differenziato a +13dB e +26dB erogando fino a 15 watt su 25 Ohm di carico sulla uscita bilanciata (teoricamente pari a 45-50 watt su un carico di 8 ohm se fosse possibile alimentare dei diffusori) un circuito di preamplificazione lineare, sempre in classe A (uscita fino a 20 V contro i 2~5 se usato come semplice DAC) l'alimentazione è pulita per tutti i sistemi, gli ingressi sono isolati, la macchina è virtualmente esente da jitter già sul piano concettuale. L'avere tutto nello stesso telaio unisce ai difetti di avere un telaio enorme e pesante, i vantaggi di una messa a punto precisa nell'indirizzo della sua firma musicale, come intesa dal progettista. In teoria, un DAC non dovrebbe suonare. Un preamplificatore non dovrebbe suonare. Dovrebbero solo fare il loro lavoro di rendere analogico un segnale digitale - quale che sia - e di elevarne il livello alle necessità del sistema di riproduzione (amplificatore o diffusori amplificati). Il discorso è un pò diverso se pensiamo all'amplificatore cuffie, che può avere un suo carattere, secondo le impostazioni di fondo. Nei modelli economici a chip operazionali, le modalità di funzionamento sono impostate in via digitale. Qui invece è la topologia dell'architettura che influenza il risultato. *** E quindi, alla prova dei fatti, o meglio, del suono ? Che si usi come semplice DAC, come preamplificatore o come dispositivo integrato, l'Audio-gd R-27 HE fa il suo lavoro. E' presente ma è lineare, offre una risposta molto dettagliata e precisa ma non analitica. Ha una impostazione calda e dolce, più o meno a prescindere dalla modalità di funzionamento selezionato. Nei mesi in cui l'ho usato sinora, per lo più è stato senza oversampling (NOS) ed ha pilotato praticamente tutte le cuffie che ho avuto in casa, mettendole sempre in condizioni di dare il meglio di se. Offrendo una risposta ricca e convincente con un palcoscenico ampio, profondo e credibile. Ma non è uno strumento di misura, non è pensato per dare prestazioni di laboratorio asettiche. Ha un carattere e un anima. Tutte orientali. Dolce, gentile, possente ma tranquillo. Come un mastino inglese ma del tutto opposto dalla scuola e filosofia del Nord Europa, votata all'analiticità e all'iperdettaglio, magari a prezzo di una certa fatica di ascolto. Se metto in testa le Arya Organic o le Jade II (in questo caso con l'amplificatore a valvole Stax e l'R-27 che fa solo da DAC) posso stare per ore ad ascoltare la musica che mi piace. Senza pensare un attimo a questo o a quel dettaglio. Tutto mi sembra naturale (quasi) come quando ascolto il mio sistema di diffusori planari a dipolo. Naturalmente se la sorgente fa schifo, farà schifo la musica riprodotta. Se le cuffie (o i diffusori usati : e con le Adam Audio A77H sulle prime è stata una lotta, tanto che le ho passate la Master 9 Mk III) sono secche, aspre o poco definite, l'R-27 non cercherà di ingentilirle, lascerà impietosamente che mostrino i loro difetti, senza tentare di compensarli. Quel caldo e quel dolce, non significano eufonico o edulcorato. Siamo nel mondo dell'alta definizione. E non vi so descrivere la distanza siderale che separa questo sistema dai miei vecchi giradischi Marantz SA11S2 e Teac VRDS 10 con convertitori Philips e BB. Eleganza contro sguaiato. Eppure 25 anni fa quelli erano il non-plus-ultra (o quasi). Vale 3600 euro ? Non saprei dire, dipende da cosa ci dovete fare e cosa vi aspettate che faccia. Se avete più cuffie alto di gamma e un amplificatore in classe A e dei diffusori planari robusti, ascoltate musica unplugged registrata a regola d'arte ... e avete lo spazio dove sistemarlo in modo tale che dissipi il calore che produce. E allora si. Altrimenti sarebbe un vero spreco. Si può avere di più ? Certo, sempre. Io non sono un grande appassionato di sistemi integrati, tendo a preferire le soluzioni a componenti separati. Quindi, restando in casa Audio-GD, una DI-24H, un R-7HE e un HE-9 Mk III sicuramente vi strapperanno dei sorrisi ebeti (specie se avete delle HIFIMAN Susvara o delle HE1000 SE). Ma ad un prezzo più che doppio di quello già stratosferico di questo. Ci sono sistemi più economici di questo che offrano prestazioni simili ? Si certo ma comunque attenzione a selezionare cose che abbiano lo stesso tipo di impostazione a discreti, dall'alimentazione ben dimensionata alla quantità di transistor di uscita, senza operazionali. Ne sono contento ? Si, assolutamente si. Ma in fondo il mio sistema di backup (sempre Audio-gd) riesce a comportarsi a modo, con una prestazione sui monitor attivi da bancone, che è superiore a quella dell'R-27 che è più spietato e schizzinoso. Quindi ? L'Hi END è così, una malattia a cui bisogna saper porre rimedio. Ognuno trova la medicina musicale che fa per lui. Giudizio complessivo PRO: costruzione senza lesinare. Addirittura esagerata solido apparecchio di fascia realmente top; componentistica di pregio ingressi e uscite per tutte le necessità suono eccezionale se la sorgente e il sistema di riproduzione sono all'altezza caldo, dolce ma sempre estremamente dettagliato, senza alcuna concessione nessun convertitore Delta-Sigma che io abbia sinora ascoltato è in grado di dare questo genere di suono addirittura conveniente (di prezzo) se confrontato con catene a tre unità separate (interfaccia digitale, DAC e preamplificatore) CONTRO: ingegnerizzazione molto sofisticata per un sistema in apparenza molto semplice costruito per ridondanza quasi overkill costruzione artigianale con molte concessioni a livello di realizzazione (connessioni, resinature, residui su schede e piastre : nulla di questo si vede in occidente, in questa campo Audio-gd deve molto migliorare e curare i dettagli) I francesi userebbero il termine alambique peso, dimensioni, prezzo ... enormi ! comandi e display astrusi (a dir poco) impietoso verso chi non è alla sua altezza (sorgente musicale e cuffie/diffusori)
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  38. Viste le presentazioni online e le prime impressioni di molti degli invitati in Arizona alla preview di Canon. Penso che Canon sia caduta vittima del suo stesso marketing che ha creato aspettative elevate, amplificate dai rumors, per lo più strampalati di sensori roboanti e miglioramenti eclatanti. Le due macchine si basano su sensori simili a quello di Z8 e Z9 e di fatto sono la risposta Canon a Nikon Z8 e Z9. Entrambe offrono un hardware che può crescere sul piano computazionale/software ma all'apparenza, nel 2028 sembreranno vecchie perché già alla presentazione hanno suscitato reazioni non particolarmente entusiastiche, offrendo, sulla carta, prestazioni marginalmente superiori a quelle di fotocamere che hanno tecnologia del 2021. Quello che vedo io è un autofocus realmente molto consistente e alcune modalità originali, dedicate invariabilmente alla fotografia sportiva (selezione calcio, volley e basket per l'inseguimento intelligente) o al riconoscimento delle persone (per esempio è possibile selezionare una persona ed avere il riconoscimento automatico di quella in mezzo ad una folla - capacità già presente in molti smartphone da anni). In più abbiamo la riduzione del rumore e l'ingrandimento delle foto oncamera sulla base di algoritmi che usano reti neurali (ma producono un jpg in uscita). Insomma, se fossi un canonista io sarei contento della R5 e scontento del prezzo della R1. Essendo nikonista, ho il timore (fondato ?) che questi due annunci tranquillizzino troppo Nikon che potrebbe non essere incentivata a spingere troppo sullo sviluppo delle Z9 II e Z8 II. Quello che spero è che si sia fermata realmente (e per sempre) la corsa al megapixel : questi sensori hanno già dato tutto quello che potevano dare, anche se nel sensore della R1 si parla di ISO con tripla base (ma voglio vedere i grafici di risposta prima di parlare prematuramente). Ma ho l'impressione che Nikon possa ancora crescere sul piano della consistenza e precisione dell'autofocus. Oltre che della velocità in generale (e mi aspetto per questo un processore Expeed 8 con reali margini di incremento di capacità di elaborazione sulla versione attuale. Cose concrete, non marketing come il "parzialmente stacked"). Altrimenti sul piano delle vendite della prossima generazione, la prima a restare delusa sarà proprio Nikon.
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  39. Esteticamente, se le Nikon non sono belle, queste sono orrende
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  40. Lo ricomprerei oggi ? Io sono fedele nei secoli, ricorrente nei miei amori, legato romanticamente a tutto ciò che mi è stato e che mi è caro fin da quando ho memoria. Mi capita spesso di ripensare al mio 200/2 che ho rivenduto a Newoldcamera da cui l'avevo comperato nel 2006, già nel 2016 se non ricordo male. Il 200/2 prima versione è stato prodotto in Giappone tra il 2004 e il 2010. Gli esemplari disponibili hanno quindi fino a 20 anni suonati. E soffrono del famoso problema di usura di trazione del motore ad ultrasuoni. la versione II è entrata in produzione nel 2011 e ne è uscita nel 2020. Oggi il 200mm è fuori catalogo e non si sa se verrà sostituito da un nuovo esemplare Z. Potrebbe essere ma in quel caso, dubito che uscirebbe a qualche cosa di meno di 10.000 euro. Sarebbe meglio ? Probabilmente si. Specie lato motore che auspicherei introducessero anche per Nikon in versione lineare e non più passo-passo. Si tratta però di un tipo di obiettivo particolare, complicato, impegnativo, sia per il fotografo che per il soggetto. Non solo per il costo e il peso/ingombro. Oggi abbiamo soluzioni che all'epoca non c'erano : dal meraviglioso 85/1.2 al fantastico e unico 135/1.8 Plena. Un 200/1.8 Plena sarebbe una bomba. Ma quanto insostituibile per l'altrettanto fantastico 70-200/2.8 S che tendiamo a dimenticare perché è troppo buono ? In ultima analisi, è sempre una tentazione, visto che sull'usato si trova anche sotto ai 3000 euro, ovvero più o meno quanto un 400/4.5. Insomma, le controindicazioni sono tante e tutte di ordine pienamente razionale. Ma love is blindness. E io sono un vero fotoamatore, non solo a parole come tanti altri.
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  41. piuttosto, qui sopra c'è l'analisi critica di una foto che (secondo me) vale il Pulitzer (Evan Vucci, AP, Washington, già premiato col Pulitzer).
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  42. (Questo post è stato pubblicato per la prima volta il 1/6/2016 in Nikonland.eu) All'inizio della stagione il mare d'estate è simile al mare d'inverno: se non fosse per la temperatura mite e le attrezzature per i bagnanti sulle spiagge, diresti che non c'è quasi alcuna differenza. Pochissima gente per le strade e nei negozi delle località marine, arenili quasi deserti, acqua ancora freddina per un bagno come vorresti, ed un vago senso di attesa che sembra pervadere i lidi e le persone che vi lavorano. Poi però arriva giugno, e nei posti di mare del nostro Sud ti aspetti che la stagione sia iniziata: si puliscono le spiagge, si dispongono con geometrica precisione i pali dove poi si montano gli ombrelloni, si tirano fuori le sdraio e i lettini prendisole, si aprono i gazebo con gli snack, le bibite fresche e i gelati per ristorare i bagnanti accaldati ed affamati, e i bagnini con la loro sgargiante maglietta rossa ed il fischietto appeso al collo cominciano a vigilare sull'incolumità dei loro ospiti. 1. Ma all'inizio di questo strano periodo post primaverile, mai come quest'anno così umido e timido, quasi schivo, flemmatico nel voler far breccia nella stagione più calda, tanta gente in giro non c'è, come se il perdurare delle piogge avesse raffreddato la voglia delle persone di cercare il calore del sole e il proprio meritato riposo dopo un anno di lavoro, e forse anche dopo un anno di sacrifici per godersi un po' di vacanza in questa maledetta congiuntura economica che perseguita da tempo il nostro paese. 2. E malgrado il sole del Salento sia caldo e piacevole come la fresca brezza che lo accompagna ed ovunque si percepisca l'atmosfera dell'estate, sembra appunto che qualcosa manchi perché tutti i tasselli che ti aspetti di vedere vadano a posto. 3. Ecco, sì: dove sono i bambini vocianti che correndoti vicino ti inondano di sabbia mentre prendi mollemente il sole sdraiato sul tuo asciugamano? Dove sono le mamme chiassose perennemente preoccupate a richiamare i figli per impedire loro di gettarsi in acqua prima di aver digerito la colazione o per spalmare loro la crema per evitare le scottature del primo sole? Dove sono tutti quegli uomini appesantiti dall'inattività che vedi fare ginnastica in spiaggia convinti di poter tornare in perfetta forma nei pochi giorni della loro vacanza? 4. Ma dai, certo, deve essere proprio la gente che popola la spiaggia che manca, affinché tutto rientri nella norma e sei certo di essere arrivato all'estate! 5. Ma tant'è: per il tuo periodo di ferie alla fine di un inverno umido e faticoso, non conta l'atmosfera che sei stato abituato a vedere per anni, ma il dolce far niente, il sole che ti scalda, il salmastro che respiri, la sabbia tiepida che senti sotto i piedi, il rumore delle onde sulla battigia, e il tuo riposo per ricaricare il corpo e la mente prima di tornare alle occupazioni di sempre. 6. Ecco, quest'anno l'estate che ho trovato è stata questa: una strana estate, ma non meno bella delle altre passate, che ho provato a raccontare con queste righe ed alcuni scatti. 7. 8. 9. 10. 11. 12. Grazie a chi vorrà lasciare un commento e/o un like.
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  43. Domandona. Come mai quando Fujifilm è passata al sensore stacked con la XH2 sacrificando molto più rumore in lettura rispetto alla generazione precedente, nessuno ha scritto articoli con titoloni scandalistici o pubblicato video altrettanto roboanti ? il differenziale tra le due generazioni è estremamente più penalizzante di quanto sia la piccola differenza tra Z6 II e Z6 III. Con la considerazione assoluta che la Z6 III resta comunque più pulita della XH2 (per quanto a noi nikonisti ciò possa interessare). Sorvoliamo sul nuovo sensore global della Sony a9 III rispetto alla Sony a9 II Se ne è parlato ma - giustamente - giustificandolo con le specifiche del nuovo sensore e correlando le sue prestazioni al fatto che è la prima generazione di global shutter. Peraltro Sony sulla a9 III fa interventi pesanti in soppressione ad ogni sensibilità ed è stata costretta a partire da ISO 250 (tipo D3 del 2007). Quindi perché Nikon fa sempre più "notizia" e le sciocchezze vengono ingigantite ? Perché la differenza reale tra Z6 e Z6 III da 800 ISO in su è realmente risibile.
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  44. Si farà questa domanda il potenziale acquirente della Nikon Z6 III ? Secondo noi no. Nel senso che chi è alla ricerca di una Nikon molto performante, dovrebbe essere più in imbarazzo se scegliere la Z6 III oppure la Z8. Se invece vuole una bella Nikon a prescindere dalle capacità tecniche effettive, allora la Nikon Zf vincerà su ogni cosa che non sia una Nikon F2 Titan con prisma semplice la Nikon Zf è una operazione di marketing per nostalgici e per chi vuole apparire diverso. E' un sogno di fotocamera che riporta ai tempi andati mantenendo un cuore molto aggiornato. Ma nell'uso, prima ancora che nel tabellino delle caratteristiche tecniche, non ci sono paragoni. E non stiamo parlando di prezzo, il prezzo alla fine non è così tanto differente. Anzi, diciamo che in questo caso specifico, chi non ha bisogno delle novità della Z6 III ma é attratto dalla bella Nikon Zf, sarà anche contento di pagarla di meno. Ma - sebbene all'avanguardia - la Zf è scomoda da usare, necessita del grip SmallRig opzionale. Ti costringe a mettere la scheda di memoria nel vano batteria come nelle compatte. E' più lenta e questo si vede in tutto quanto. La Z6 III è veloce, quasi indistinguibile nell'uso rispetto ad una Z8, va veloce come il vento. La qualità di immagine è alla pari, forse un filo meglio nella Zf (ma non ci metteremmo gli arti sul fuoco), la risoluzione è la stessa. Le modalità di autofocus sono le stesse (ma molto più reattive e precise nella Z6 III). Hanno entrambe l'otturatore meccanico, necessario per sincronizzare il lampo dei flash. Ma mentre per la Zf è indispensabile per scongiurare gli effetti del rolling-shutter, con la Z6 III per lo più questi non si notano anche in elettronico. I vantaggi di un sensore veloce ... Ma i file pesano uguale. E se a uno non interessa nulla né del 6K né del 4K senza crop, già la Zf fa ottimi video che vi invitiamo ad esplorare. qui la Zf sembra più massiccia per l'effetto del grip opzionale che permette una presa decente. La Z6 III invece può essere migliorata sia con una basetta ad L che con il più utile battery-grip opzionale Nikon MB-N14 che migliora la presa e (quasi) raddoppia l'autonomia. la Zf ha finiture di maggior pregio e materiali all'apparenza migliori. Ha anche in opzione la possibilità di avere le pelli colorati in una vasta gamma di tonalità fashion. La Z6 III esiste solo nel serioso nero All Black. L'oculare della Zf è tondo, segno distintivo delle Nikon di classe. Quello della Z6 III è rettangolare come quello della classe media. Ma il mirino elettronico della Z6 III è di categoria superiore a quello della Zf. Insomma, noi crediamo di aver risposto al quesito. Nel senso che non ci dovrebbe essere il caso in cui un potenziale acquirente possa avere dubbi su due fotocamere che sono differenti quanto una old-timer e una moderna berlina, per assonanza con il campo automobilistico. Uno eviterebbe di acquistare una Jaguar E perché non ha quattro posti o non ha il condizionatore quadrizona e i fari matrix ? E uno eviterebbe di comperare una Golfi GTI perché, in fondo, sembra uguale alla Golf plebea o alla Polo o non ha il fascino eterno di una Jaguar E ? Naturalmente qui ognuno avrà la sua opinione al riguardo. Siamo aperti ad un confronto utile per chiarire qualche dubbio residuo a chi ancora non ha fatto la sua scelta !
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  45. I samurai avevano spade forgiate per renderle invincibili. Ogni lama era prodotta per piegatura e battitura a caldo con 32.768 strati di lega al carbonio. Questo permetteva di avere un filo tagliente al punto da spezzare ogni altra lama, anche del miglior acciaio inglese; non resistevano nemmeno le pietre. Solo alla metà del XX secolo la metallurgia europea poté ottenere leghe che con la semplice fusione riuscivano ad avere ragione delle lame giapponesi. Ma quello era il passato ... Questo ... il presente ! Ho usato per lo più a diaframmi aperti la Nikon Df nell'ultimo periodo. E' dove mi serve di più quando è in coppia con la D810. Però in un set ho usato un flash di studio rivolto verso l'alto ed ho deciso di scattare ad F5 con entrambe le macchine. Scatto di test con la D810 e il 50/1.4 Sigma, perfetto. Scatto di test con la Df e il 35/1.4 Sigma, sovraesposto malamente. Riprovo. Niente, ancora sovraesposto. Tolgo il flash, apro ad F2. Perfetto. Provo ad F2.8. Perfetto. Chiudo ad F4. Sovraesposto. Insomma, la macchina non funziona. O meglio, funziona ma solo con i diaframmi più aperto, se chiudo oltre F2.8 le foto vengono tutte chiare o chiarissime. Peraltro la macchina mi avvisa. Dopo lo scatto (sovraesposto) compare la scritta ERR lampeggiante che scompare solo dopo spegnimento della fotocamera ... Qualche giorno dopo porto la Df al pranzo sociale di Nikonland. Me l'hanno chiesta in visione. Avviso di non chiudere il diaframma oltre F2.8. Valerio mi guarda ed esclama : ma no, da Nikon non mi posso aspettare queste cose ! Qualche giorno dopo rifaccio un altro test, scatto ancora con la Df ma con il 58/1.4 Nikon. Nessun problema a nessun diaframma. Ero tentato di portarla in assistenza ma allora, tutto a posto. No, la Df è una macchina particolare ... è quasi una creatura. Qualche giorno dopo, faccio una serie di foto per testare in parallelo due 85 mm. E zac, di nuovo il problema. Ma solo con il Sigma, oltre diaframma 2.8, le foto vengono chiare, con il Nikon nessun problema. Un limite con Sigma ? Neanche per idea. Monto il 58/1.4 e zacchete, quando chiudo ad F2.8, sovraespone. In pratica ho solo i diaframmi fino ad F2 ! Ma io sono un testone. Prendo la vecchia Nikon FA del 1983. Una macchina che mi ha accompagnato per 16 campi durante il servizio militare. E che ancora oggi funziona perfettamente. Come tutte le Nikon moderne, il controllo del diaframma é una semplice traversa in acciaio dentro al mirabox, sulla parte sinistra guardando la macchina : quando si preme il simulatore del diaframma questo si sposta dall'alto verso il basso riprendo la Df, deve essere uguale e no, non è uguale, è piegato verso l'alto. In pratica in posizione di riposo tira verso l'alto, muovendosi la testa (quella che controlla effettivamente il diaframma) resta un paio di mm verso l'alto ! Che si fa ? Una pinzetta et voilà ! piego con la forza l'astina fino a riportarla nella posizione corretta. Adesso è come la FA. Controllo con la D4, uguale. Muovendo a mano mi sembra che quella della D4 opponga un pò più di resistenza ma forse è solo una impressione. Monto un paio di obiettivi, chiudo fino ad F11. Tutto ok. Non so come sia successo ma adesso so cosa è successo. E so come rimediare. Insomma, c'era una volta l'acciaio giapponese con cui gli artigiani armaioli facevano le spade dei samurai. Era un acciaio leggendario che rendeva quei guerrieri invincibili tanto che le lame degli altri guerrieri sembravano di burro. Adesso l'acciaio che usa Nikon è morbido come il burro e si piega semplicemente con l'uso. Che delusione .... [articolo originariamente pubblicato su Nikonland.eu il 17:16:03 22/03/2015]
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  46. Concludevamo l'articolo con : "Nella migliore delle ipotesi la qualità di immagine di questo sensore sarà uguale - alle varie sensibilità - a quella dei precedenti sensori da 24 megapixel. Nella peggiore, sarà lievissimamente inferiore con un pizzico di rumore in più. Ci pare che comunque l'amplificazione anche qui sia duale con 100 ISO di base e 800 ISO di seconda base. Soppressori di rumore che intervengono con un filtraggio importante e invasivo a partire da appena sopra i 12800 ISO e poi proseguono a scalare, con le ultime due posizioni in gamma lineare di sola emergenza" abbiamo la conferma : Succede quando si sa di cosa si scrive. Cordialmente.
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  47. 24 GIALLO, Trollius europaeus - Botton d'oro, 18.06.2024
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  48. 18 Castelluccio di Norcia - La fioritura - foto del 26.06.2024
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  49. Ciao Monica ! Il tempo di sincro della Z6 III non può superare 1/60'' in otturatore elettronico perché il sensore viene letto a circa 1/100'' e con tempi più rapidi semplicemente non è possibile lavorare. Ovviamente, passando all'otturatore meccanico, ogni flash compatibile HSS (con firmware aggiornato etc. etc., via trigger o meno) scatterà ad ogni tempo compatibile, come al solito. Andando al generale, come credo di aver anticipato, la Z6 III, escludendo ovviamente le differenze di corpo, a mio modesto parere per il 90% dei fotografi è in grado di assolvere ad ogni compito, sia esso foto che video, in ambito professionale o amatoriale. Solo il restante 10% con specifiche esigenze superiori RAZIONALMENTE andrà orientato verso Z8 o Z9 alternativamente. Solo chi scatta veramente tanto, per lo più senza bisogno di otturatore meccanico, farà bene a pensare a Z8/Z9 realizzando un risparmio generale sul medio termine rispetto a qualsiasi macchina ancora con otturatore meccanico. Ma sappiamo che la razionalità spesso non sta nella testa dei fotografi.
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