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Mostra il contenuto con la massima reputazione da 21/09/2024 in tutte le aree

  1. Con Max abbiamo avuto una piccola discussione l'altro ieri. Io dicevo che il 16 ottobre è l'anniversario dell'apertura del primo Nikonland.eu, lui era convinto che la data fosse già passata, il 6. Poi mi ha richiamato dicendo che si era sbagliato. Passerò per saccente ma sono convinto che fintanto che la mia memoria avrà questa concretezza, avrò ancora qualche cosa da dire su questa terra. Dopo non saranno più affari miei. Ma a parte questo quadretto di costume e di amicizia tra due persone che si sono conosciute online grazie al caso e a Nikon, pur abitando a 1600 km di distanza e, in tutta sincerità, che non hanno molto altro in comune tra loro (io sono toro ascendente capricorno, come dire praticamente la roccia piantata fino al centro della terra, lui è dei pesci ed è mobile come l'acqua in cui vivono quelle creature), è l'occasione oramai, pur mancando ancora 8 giorni per celebrare una data simbolica nella storia della società. Quest'anno sono 18 anni, ovvero l'età in cui le persone sono considerate maggiorenni ed escono dalla patria potestà, possono votare ed impegnare autonomamente la propria firma. L'emancipazione di Nikonland corrisponde ad un momento in cui la fotografia è cambiata profondamente, forse per sempre, rispetto a quella che abbiamo conosciuto noi uomini e donne maturi, nati ancora prima del boom della fotografia a pellicola prima e digitale poi. Dai 120 milioni di esemplari di fotocamere vendute ogni anno, oggi siamo - forse al 5% di quel livello e l'industria fotografica si sostiene ad offerte speciali e sconti, dopo aver parossisticamente aumentato i prezzi. Prima o poi i cinesi usciranno con una fotocamera reinventata che faccia da tramite ai fotografi a cui il cellulare non basta più. I giapponesi non lo vogliono capire che i loro concetti sono superati ed antiquati e che la loro clientela non si rinnoverà mai se non cambiano. Ma non è un problema nostro. Fotografare è fotografare, prescinde dal mezzo. Si può fare impregnando di materiale sensibile un foglio di carta da acquerello ed esporlo alla luce con un buco in una scatola di cartone. Si può proiettare qualche cosa su un muro e fissarlo in qualche modo. Fotografare è fissare l'attimo, qualunque cosa si usi per farlo. Purché ci sia l'atto del creare da parte di una mente (e di una mano) consapevoli. Cosa faranno i giapponesi ci interessa relativamente. Stiamo vivendo in un'era in cui il materiale fotografico esistente è - tutto - talmente buono e longevo, che ci basterà a fotografare per tutta la vita. Se vorremo. A noi piace Nikon e le nostre Nikon già oggi bastano e avanzano. Più avanti vedremo. Ma torniamo a Nikonland. Anche noi abbiamo avuto il nostro boom tanti anni fa. Una volta avevamo una squadra di redattori che a cena riempiva una tavolata. Adesso facciamo fatica a far sedere a tavola gli iscritti attivi che si vogliono muovere di casa. Nel mese di settembre si sono collegati solo meno di 80 iscritti. Ne residuano 340 circa, abbiamo cancellato quelli che da tempo non si connettono più. E siamo certi che nel 2025 potremo ridurre ulteriormente questo numero. Perché a noi non interessa vantare un numero di iscritti sterile. Non ci pagano in proporzione agli iscritti. Anzi, non ci pagano proprio. C'é poi un altro fenomeno in corso che per qualcuno sarebbe un vanto, a noi fa orrore. Abbiamo creato un gruppo di Facebook per gioco, dopo un breve blocco del sito per manutenzione. E questo sta crescendo ad un ritmo inatteso. E' un dato di fatto che i social hanno sostituito per il 90% i siti specialistici come il nostro, così come il cellulare ha sostituito per oltre il 90% le fotocamere e gli obiettivi, così come internet ha sostituito per il 99,5% le riviste e la carta stampata. Non cambia la sostanza delle cose. Tra avere un mucchio di riviste ammuffite in cantina e non andare mai a cercarle ed avere un sito perfettamente strutturato e consultabile in ogni momento, anche a distanza di anni, noi preferiremo sempre quest'ultimo. Dovessimo rimanere solo Max ed io a farlo. Ecco, in questi 18 anni di vita di Nikonland l'unica cosa che non é mai venuta meno, finora, é la voglia, di Max e mia, di continuare ad aprire il sito ogni mattina e dopo aver guardato se sia comparso qualche intervento interessante, metterci a scrivere qualche cosa noi, secondo l'estro del momento. Come sto facendo io in questo momento. No, non mi sento come il vecchione dell'immagine che ho scelto per illustrare questo articolo. Certo non sto scrivendo le tavole della legge. Ma quella solitudine nonostante fuori le nubi stiano assumendo colorazioni nucleari mi sembra che sia appropriata. Piove e fa freddo fuori. In questo periodo dell'anno io anelo al letargo invernale. Nonostante ciò sto scrivendo. E quello che sto scrivendo lo scrivo per chi mi legge, chiunque sia, amico o sconosciuto. Oggi o tra anni. Fintanto che la tecnologia ci consentirà di mantenere leggibili ed aperte queste pagine. Cosa che non possiamo mai dare per scontata. Questa passione - perché non vedo altro termine per descrivere la linfa vitale di Nikonland - è l'unico propellente che ha consentito al sito di raggiungere questo traguardo inaspettato quando lo abbiamo aperto. Fino a quando durerà non posso dirlo. Io per ora ci sono, mi piace dedicarmi a queste cose. Mi piace fotografare, mi piace raccontarlo agli altri. Mi piace anticipare i tempi e le tendenze. Mi piace essere qui. Mi piace mostrare quanto io sia caparbio e roccioso. Mi piace dimostrare amore per Nikon anche se spesso non è corrisposto. Spero piaccia anche a voi, specie a quelli che non ho mai conosciuto e che non conoscerò mai anche se mi stanno leggendo. Intanto, anche se in anticipo di qualche giorno, auguri Nikonland. Sono 18 anni ma tutto sommato sembri ancora una bambina.
    32 punti
  2. NDR: ad illustrare quanto segue uso la mia collezione di NG Magazine. Per completezza vi invito a leggere le didascalie. --------------------------------------- Ottobre 2024, la vendita di materiale fotografico segna un crollo mai visto. A compendio si registra la riduzione nel numero, varietà, dei players del settore (produttori) con una contrazione del catalogo di ciascuno di essi, accompagnata da un aumento significativo dei prezzi al dettaglio. Perché <Colpa degli Smartphone> Davvero? Certamente hanno un ruolo, ma non per la ragione che quasi tutti adducono, quella cioè di aver sostituito la fotocamera e di aver reso più banale e intuitivo il processo di produzione di immagini. SAVATTE Occhiali da sole e SMARTPHONE e ho tutto per un viaggio. Purtroppo la faccenda viene un po' più da lontano e non si affranca a COME SI CATTURANO le immagini ma a COME LE LEGGIAMO. Dobbiamo risalire alla diffusione di Internet, all'intuizione della potenza dell' <Ipertesto>, cioè alla modalità di fruizione delle immagini, in sintesi alla modalità di <Comunicazione>. Lo Smartphone solo è l'ultimo arrivato che ha semplicemente accelerato un processo già in moto da oltre 20 anni che non mi scandalizzerei a definire "CULTURALE". BBC Wildlife Magazinw, sono stato abbonato per anni. Poi ho smesso. Perchè? Me la ciulavano dalla cassetta della posta. NG Magazine, mon amour. Ho smesso di comperarlo un paio di anni fa. Perchè? lo spiego più avanti. Ora, per provare ad intenderci vale la pena chiedersi "perché ho cominciato a fotografare?". Posso garantire che per chi è nato prima del 1980 la spinta, il volano, il grilletto che ha portato una fotocamera tra le mani (una fotocamera con sistema collegato cioè a ottiche intercambiabili. Chiariamo bene, qui parliamo di materiale che apre possibilità su tutto lo spettro della ripresa visiva) sono state le RIVISTE. Non ce n'è, non mentitevi sapendo di mentire, è così. Chi è nato dopo a quel fatidico 1980 ha avuto modo di vedere la scia terminale ed, intendiamoci, questa ha avuto ancora effetto. Per chi invece ha avuto natali nella prima metà anni 90 le parole che sto scrivendo saranno di difficile aderenza con la propria esperienza. Sicuramente per i <millenial> (che oggi hanno 20-25 anni) è come raccontare della prima guerra mondiale: ci credo, ma dopo? Allora veniamo al punto. Perché la RIVISTA ha avuto su di noi (boomer, pre boomer, post boomer) questo effetto micidiale. Provo a mettere giù qualche punto cardine. - LA LETTURA - Su una Rivista un servizio fotografico illustra un concetto, una storia, un accadimento. Oltre al contenuto iconografico delle immagini che compongono la raccolta, la pubblicazione del "Servizio" si esprime nell'ordine di presentazione delle immagini e nella dimensione con cui vengono pubblicate. Questi due strumenti, uniti alle didascalie ed al testo di accompagnamento, fanno l'IMPAGINATO che è parte integrante della chiave di lettura offerta al fruitore, il Lettore appunto. Questa è una modalità di COMUNICAZIONE che esiste solo qui, sulle RIVISTE. La lettura non prescinde dall'impaginato, stesse foto imbrigliate in modalità differente, conducono a letture diverse. Questa roba è fondamentale. Correva l'anno...millenovecento e qualcosa.Un numero Epico di NGM: la raccolta da Solstizio a Solstizio di Jim Brandenburg. La lettura, un'esperienza quasi mistica trasmessa da un impaginato denso. - LA PERCEZIONE - Se leggi Dostoyevski ti resta qualcosa, si dice che si accresce il bagaglio culturale, io direi più semplicemente che "quello" scriveva daddio, la sua letteratura sa trasportarti in un mondo per noi oggi alieno, affascinante. La Fotografia sa fare lo stesso, con meno sforzo. Chiaramente la percezione è soggettiva, ciascuno ha la sua sensibilità mediata da mille fattori. Sulla Rivista ciascuno poteva vedere cose/persone/momenti vicini e lontani, fotografati da occhi diversi dai propri, e leggerne, tradurne, il contenuto ciascuno con i propri tempi, con le proprie modalità (in giardino, davanti al camino, sulla tazza del cesso). Il peso di ciascuna immagine, mediato dall'impaginato, entrava nella testa del lettore e si ampliava collegando rimandi personali e generando desideri: iniziare a praticare quello sport, esplorare una realtà diversa, vedere quel luogo. Questo per molti ha significato impugnare una Fotocamera. Taaak! Copertine NGM degli anni '90. Ogni mese un caleidoscopio da scoprire. Prima metà anni '90, Mick Nichols nel cuore della foresta del Congo. La carica di un elefante della foresta. Come Megatransect poi NESSUNO MAI. Anni '90 profondi. <Sicily> di Alan Harvey, la proiezione del nostro back yards, quando a guardare la quotidianità si puo' scoprire la poesia delle piccole cose. Pejito Lake, Parco Nazionale Jasper Alberta Canada, 1995-1996. Pejito Lake, Parco Nazionale Jasper Alberta Canada, 2006: evidentemente qualcosa mi era rimasto in testa. - LA CONDIVISIONE - Non esiste solo la condivisione "Social", che è di tipo verticale, a settori di interesse o di gruppo omogenei, ma esiste(va) anche una Condivisione orizzontale. Cari miei Boomer e connessi, del prima e della lunga coda a seguire, noi si andava in edicola, si comprava la RIVISTA DEL MESE e tutti quelli che l'avevano in mano, in quello stesso momento, vedevano (fruivano) dello stesso racconto, delle stesse immagini. Tutti insieme, nello stesso tempo, sullo stesso materiale. Condivisione orizzontale: Cacchio! Poi il giornale rimane, lo si riapre il mese dopo, 3 mesi dopo, perché diamine quella foto ha qualcosa: "Oh ,ma hai visto le foto di Natchway del Sud Africa???" "Minkiasì che colori, che sberla sui denti, ma il mese prima il servizio di Doubilet in Tasmania, Nooo? Ti presto il numero di marzo. Oh ma non perdermelo, t'ammazzo". Così nascono le ICONE, i riferimenti di generazioni, si crea una base fertile di conoscenza condivisa, da qui poi la grammatica e la sintassi delle fotografia ehhh, è lunga.... NGM 1993: Doubilet in mar rosso. Quell'assignement , più di altri, ha fatto la storia della fotografia subacquea. Steve McCurry in Sri Lanka, credo che qualcuno la conosca come copertina di un disco.... Purtroppo sappiamo come è andata. Le Riviste stampate sono un buco nero per qualunque editore perché il mercato pubblicitario cerca canali più veloci ed invasivi e le vendite non coprono i costi. Va anche detto che i guai se li sono cucinati in casa. Le Riviste, nella speranza di restare competitive, hanno inseguito la soluzione del WEB STORYTELLING producendosi in impaginati composti da box e controbox, articoli stringati a pillole e soluzioni più adatte ad un manuale che all'intrattenimento ponderato (Airone !! ... abbattuto). Non parlerei di <Slow reading> ma di <riprendi a leggere, analfabeta di ritorno!>. La parabola di NG Magazine è poi alquanto particolare. La sua soluzione è stata quella di approfondire argomenti tecnologico/sociali (lo ha sempre fatto) ma ora in modo preminente. La fotografia collegata si è piegata l'esigenza didascalica diventando estremamente raffinata e di qualità elevatissima, nella complessità della realizzazione e nell'uso della tecnologia tutta, ma così è andata a perdere il suo fascino, il fascino delle foto al bar di Harvey per intenderci. NGM e copertine concettuali della seconda decade del 3°millennio Ritratto in posa ripreso da Drone. Donne eroiche in posa per NGM uno scatto impossibile: nella stessa immagine la notte ed il giorno. Un dipinto fatto dalla fusione di migliaia di scatti colti da riprese intervallate su più giorni Oggi quel genere di immagini, spontanee e genuine, sono rarefatte quasi sparite. In cambio abbiamo ritratti in posa che mai, dico mai, Bob Gilka, photoeditor degli anni d'oro di NGM, avrebbe accettato di pubblicare. Per me Gilka aveva ragione e NGM ha fatto un autogol che lo ha portato a chiudere la distribuzione cartacea salvo quella riservata agli abbonati (tra cui io non sono più) Per concludere: ditemi cosa è rimasto di tutto questo oggi, nel 2024? Rispondo io: UN TUBO (tappato). Non è vero? Com'è che i nomi che "fate" sono sempre gli stessi? Capa, Bresson, Seymour, Gardin?? Ohhh tutta gente che quando siete nati o era già morta o era in pensione! Fuori il nome di un fotografo "significativo" che non abbia il suo pedigree affondato almeno negli anni '90. E l'industria fotografica è in contrazione. E' la naturale conseguenza d'aver stralciato un modo così affascinante di raccontarci storie e trasmettere emozioni cioè aver buttato nel cesso uno strumento di Comunicazione così potente (BASATO SULLA SOLA FOTOGRAFIA) in favore del colpo di indice. La fotografia che abbiamo conosciuto in quelle modalità è finita. La fotografia di oggi ha perso il suo scopo principe di vettore di informazione di approfondimento, rimane il resto, che non è poco anzi, numeri alla mano, la produzione giornaliera di immagini e la loro fruizione non ha paragoni con il passato, ma ora quelle foto sono come l'acqua su un sasso: scivola via e poi si asciuga, non resta nulla. Io sono un quasi boomer, sono stato fortunato e nel pomeriggio esco a esplorare i boschi con le potentissime Zete Nove. Non userò uno smartphone per il semplice fatto che lo trovo "scomodo".
    29 punti
  3. C'è luce in fondo al tunnel dell'industria fotografica ? Ho il timore di dover dire che no, nonostante io possa dire che la mia passione per la fotografia sia oggi più viva che mai e di gran lunga più soddisfacente di quanto non fosse nei due periodi di boom che ho vissuto. Una dozzina di anni fa si vendevano al mondo oltre 120 milioni di fotocamere di tutti i generi. Oggi sono poco più di sette milioni. Questo dato però è drogato dal fatto che, caso rarissimo sul mercato, tutta l'industria sia sostanzialmente concentrata in un'unico Paese, il Giappone, e che questo si bei nel guardarsi l'ombelico, facendosi redigere statistiche a propria immagine e somiglianza. i dati CIPA e gli altri grafici di vendita, le classifica EISA, i premi al design, danno solo una microfotografia dell'insieme, escludendo dal contesto fenomeni che l'industria vuole disconoscere o che crede di esorcizzare semplicemente credendo di poter continuare a campare come ha sempre fatto. Perché non si tratta più solo di fotocellulari. La leggenda dice che quando Steve Jobs e il suo gruppo hanno sviluppato l'iPod (perché la figlia di Steve, Liza, usava il Walkman Sony e non poteva passare da una traccia ad un'altra senza svolgere o riavvolgere il nastro) abbiano capito che stavano decretando la fine dell'industria discografica basata sulle registrazioni fisiche. In effetti il nastro magnetico è scomparso, il vinile è una curiosità per nostalgici e palati alla ricerca del diverso a tutti i costi, il CD è il vero defunto della questione, sostituito non semplicemente dal formato compresso digitale ma dallo streaming, sottoprodotto dell'iPod ma soprattutto dell'iPhone che di fatto - parole della leggenda di Jobs - ha decretato la morte prematura dell'iPod. In effetti l'iPod è scomparso subito. Ma anche l'iPad e i tablet sono relegati ad un mercato di nicchia di chi ha bisogno di qualche cosa di più comodo di uno smartphone e non vuole necessariamente un notebook o un computer desktop. Passaggi di tecnologia che hanno un presupposto. Quel "good enough" ("buono a sufficienza") che fa abbracciare una tecnologia più comoda anche se non necessariamente migliore di quella, scomoda, che si sta abbandonando. Ricordo bene di quanto male suonassero i primi CD e i primi lettori Philips. Ma erano un milione di volte più comodi ed efficienti, oltre che ragionevolmente più longevi di nastri e vinili. E il lettore non richiedeva tutte quelle sconfortanti regolazioni di piatti e bracci e testine. Ovvio che il giradischi doveva sostanzialmente scomparire anche se all'inizio suonava meglio. Il fotocellulare non fa fotografie migliori di una mediocre fotocamera. Ma le fa, le fa senza che il "fotografo" debba sapere fotografare. Permette un editing spiccio al volo senza cambiare strumento (ma quali schede di memoria, quali cavi, quali Photoshop ?). Soprattutto permette di condividere lo scatto con gli amici, addirittura di inviare la foto del nipotino alla nonna sulla sua cornice digitale del soggiorno. Che se è connessa, ha sostituito i vecchi album di 10x15 stampati su carta Kodak. Se date in mano una fotocamera ad un giovane o ad un giovanissimo, questo sarà affascinato sulle prime. Ma subito dopo pretenderà di fare video. E cinque minuti dopo aver fatto quel video, chiederà come fare per tagliarlo e correggerlo on-camera e, soprattutto come condividerlo. Vorrà che questo video sia stabilizzato, che si possa fare in soggettiva, che sia di qualità adeguata ma senza troppi "sbatti". Certo noi fotografi siamo ancora una legione numerosa. Ma sempre più spesso molti di noi si disperdono. E c'è il rischio concreto, per ragioni anagrafiche e di "comodità del vivere" che interi manipoli semplicemente si dissolvano come la leggenda vuole che abbia fatto l'imbattuta IX Legio Britannica, scomparsa con armi e aquile, semplicemente confondendosi con i locali celti, prima ancora che comparisse Re Arthur. Oggi la richiesta di qualità c'è ancora ma c'è a condizione che non sconvolga la vita, non richieda investimenti faraonici e tempi esagerati di realizzazione. è il mondo moderno e sembra che i produttori giapponesi se ne rendano conto ma solo alla loro maniera. La dottrina militare imperiale ha sempre previsto piani meticolosi, discussi in riunioni plenarie davanti a modellini del campo di battaglia. E' un classico quello della Battaglia di Midway. Che però prevedeva che gli americani si comportassero come i giapponesi prevedevano che avrebbero fatto. E non come hanno fatto gli americani. Quindi pare che i produttori giapponesi oggi abbiano in mente solo i vloggers e il video. Ma non capiscono che i loro strumenti vanno ripensati, adeguati, trasformati. semplicemente non tengono conto - come hanno fatto con lo smartphone che sostanzialmente ha loro mangiato il pasto ... composto dalle compattine e dalle entry-level digitali - del fatto che la fuori ci sia chi pensa con una testa differente. GoPro produce action camera che tutti gli sportivi e buona parte dei vlogger usano. Sono compatte, semplici, relativamente economiche, producono video e foto di qualità sufficienti agli scopi di condivisione (comunque condizionati dalla necessità di compressione spinta). Ebbene, GoPro da sola, nel 2023 ha venduto un numero di apparecchi che è pari a circa la metà della produzione di Nikon+Sony+Canon messe insieme. Un mercato in cui le tre giapponesi non sono presenti se non marginalissimamente, in cui Nikon ha tentato di entrare in punta di piedi e rimediando un fallimento sonoro con le mai troppo presto dimenticate KeyMission. Ma il mondo va ancora più rapidamente di così. DJI, quella dei droni e dei gimbal è entrata in un mercato vulnerabile e scoperto con un prodotto dirompente che in pochissimo sta facendo ancora meglio di GoPro. Se osservate i video dei vlogger in movimento - non quelli seduti davanti alla videocamera nel loro studio che vi propinano lunghi e noiosi sermoni - praticamente tutti utilizzano uno strumento ancora più geniale delle GoPro. la Osmo Pocket 3 costa meno di una Z30 nuda, ma include gimbal stabilizzato, display orientabile, connessione online e una videocamera montata su un braccio robotizzato automatico che vi può seguire mentre vi muovete. Guidabile via smartphone con una APP stabile, rapida, semplice, sicura. Fa un bel 4K che non sarà come quello di una Z6 III ma è sufficiente per andare online domani con il video girato ieri. E senza troppi mal di testa. Ogni recensore di automobili, di fotocamere, anche di pentole e di ricettari da cucina se ne sta comprando una (o più). Altro che kit Nikon da vlogger. Consiglio di amministrazione Nikon : alziamo i prezzi, tanto i fotonaturalisti ci seguono. Se poi non dovesse andare, proviamo con qualche compatta senza mirino. Dovesse andare male, alziamo le mani e ci dedichiamo ai prodotti per l'industria. Che ne dite ? *** Come reagisce l'industria fotografica a questi fenomeni ? Con il solito paternalismo. Perché loro sanno cosa dare ai propri clienti. Quindi la strategia di tutti è quella Leica. Ci arrocchiamo nel mercato di fascia alta, aumentiamo prezzi unitari e margini percentuali, scaliamo il video professionale e il cinema. Leica lo fa perché il suo cliente è più attiguo a quello delle boutique del centro che vendono capi firmati. In fondo una M-11D non costa poi tanto di più di una borsetta di coccodrillo o di un paio di scarpe cucite a mano. Ne ho viste in centro a Milano nei pochi negozi del genere che hanno l'ardire di esporre il prezzo in certi prodotti (non parlo di pret-a-porter, ovviamente). Nikon (e gli altri) lo fanno perché i loro manager sono sostanzialmente degli esperti di finanza (che non hanno fatto il master ad Harvard). Per Nikon in particolare, l'abbiamo visto nel loro piano a medio termine Vision 2030. La barra direttrice è mantenere il livello di fatturato minimo e un margine complessivo lordo del 10%. Che paghi il capitale e gli azionisti e consenta il reinvestimento in ricerca e sviluppo. Ma di fatto perdendo contatto con la realtà, il mercato. Soprattutto i clienti. il vero capo di Nikon è un esperto di finanza incaricato da Mitsubishi di evitare "pericolose" svolte come le KeyMission. Attento amministratore, punta alla soddisfazione del board e degli azionisti. Che non sono utenti abbonati come quelli di Adobe : sono fotografi. Il risultato è che alla tassa delle complicazioni della fotografia digitale (software sempre più esosi ed inefficienti che richiedono hardware sempre più complesso e costoso) si somma quella di ingresso per la fascia minima di qualità. Che per Nikon adesso è posta a $2500/€3000, cioé il prezzo della Z6 III. Questo non vuol dire che con il materiale al di sotto non si possa fotografare ma che le macchine al di sotto non rientrano nei loro piani di attenzione e di cura. Così come ne sono usciti i flash, gli accessori, gli obiettivi di primo equipaggiamento (un 50mm costa 600 euro : una volta bastavano 90.000 lire !). E questo crea disaffezione, sconforto, anche repulsione da parte dei fotografi. Che in fondo hanno già tutto quello che serve per fotografare. Oppure possono trovarlo sull'usato. Con conseguente fatturato ZERO per Nikon. Che Nikon si impegni nel video e in quello del cinema è bello e ci rende orgogliosi. Ma per i fotografi questo chiaramente significa solo che ci sarà sempre meno trippa per i gatti ... Modelli del genere si sono già visti in tanti altri settori, anche quelli non drogati dal monopolio come di fatto è la fotografia (fuori dal Giappone ci sono sostanzialmente solo Leica e Hasselblad che insieme contano una frazione percentuale del totale delle vendite globali). Sappiamo come sono finiti : vero Pioneer, Sansui, Aiwa e Akai ? *** E quindi ? E quindi, è finita. L'industria fotografica che conosciamo si avvia verso una lenta estinzione. Chi ha una lunga e secolare tradizione alle spalle - come Leica e Nikon - si arroccherà in nicchie di altissimo livello, qualità e prezzo. I restanti inesorabilmente si impegneranno in altri settori (come già fanno Minolta ed Olympus o che sono rapidi a cambiare campo di impiego tipo Sony). In fondo al tunnel c'è il buio per l'industria fotografica. Naturalmente tutto questo non ha nulla a che fare con i fotografi e la fotografia. I fotografi sono artisti e la fotografia è arte. Entrambi trascendono dagli strumenti e da chi li produce.
    27 punti
  4. direttamente dal 2006 ai giorni nostri, Photoshow per Photoshow, più incontri, raduni e meeting, mostre e stages, dove sono stato presente in questi 18 anni di Nikonland, sprazzi, volti di amici, ma ...sopratutto noi: io dietro la fotocamera e Mauro (per qualche volta) davanti !!!
    18 punti
  5. L'abbiamo annunciato appena è stato reso disponibile per Nikon Z, qui, e ce ne siamo procurato subito uno, attraverso il sito del distributore tedesco che ha fatto la spola tra Mauro (che ne ha scritto qua una presentazione) e me, che dopo i primi giorni di utilizzo non gliel'ho più reso. E adesso lui se l'è ricomprato. Nel frattempo è arrivata una nuova versione di firmware, che ci ha impegnato per riuscire a scaricarla sull'obiettivo: il tutto descritto in quest'altro articolo. Quindi con questo, siamo al quarto pezzo scritto su Nikonland in pochi mesi... Il motivo di tutto questo interesse per un obiettivo di terze parti, ma AF e dotato di una serie di plus, rispetto altre realizzazioni, è presto detto: si tratta del primo superwide da 16mm e 107° di angolo di campo, iperluminoso, costruito per baionetta Nikon. Nikon stessa, nella sua lunga storia di ottiche, ha sempre trascurato questa lunghezza focale tra i suoi celeberrimi grandangolari fissi (presente invece in tante realizzazioni zoom) e nella memoria di chi ne mantenga, si ricordano solo i 16mm fisheye circolari MF ed AF, l'ultimo dei quali, del 1993, non ha mai brillato neppure in quella particolarissima categoria di obiettivi/effetto speciale che sono i fisheye rettilineari. Al contrario che per focali come i 15 ed i 18mm dove le realizzazioni del periodo AiS, dotate di Close Range Correction ed antiriflesso migliorato rispetto alle precedenti, hanno a lungo mantenuto il proprio elevato valore sul mercato: io li ho posseduti tutti e ne ho anche scritto su Nikonland.eu, purtroppo oggi non più online. Ma il mitico Nikkor 15mm f/3,5 AiS del 1982 era una boccia per pesci rossi, di vetro e metallo, che pesava 630 grammi e vignettava pure a f/11 anche per la polvere che si accumulava sotto le ali del paraluce all-cast Questo Viltrox da 550 grammi, anch'esso costruito in metallo e vetro, è piatto ! Piallato da San Giuseppe fino a poter montare un filtro da 77mm di diametro e al tempo stesso dotato di una enorme e maneggevole ghiera di messa a fuoco manuale, nel caso si desiderasse utilizzarlo in tal modo, oltre che di una favolosa ghiera elettromeccanica dei diaframmi, con uno slider per decidere di usarla a scatti di un terzo di stop, oppure fluida, per gli usi connessi al video (per esempio) escludibile posizionandola su "A" (per regolare i diaframmi dalla ghiera della fotocamera) e di un display superiore con molte indicazioni al suo interno (del quale parlerò appresso) oltre a due tasti FN programmabili attraverso l'apposita APP (come da articolo già citato sull'aggiornamento fw), uno slider AF/MF, uno scudetto rosso molto appariscente , forse anche troppo... come il cerchio rosso attorno alla baionetta posteriore, sulla quale spicca una presa USB-C per l'aggiornamento fw oltre ai contatti elettrici che consentono una compliance totale su Z-mount. MTF da sensazione e coating ai nanocristalli completano il quadro costruttivo di questo benchmark della produzione di terze parti per Nikon Z, venduto a un sensazionale prezzo, inferiore ai 600 euro. Il display si adatta al tipo di utilizzo che si faccia dell'obiettivo: se in automatismo dei diaframmi, con rimando alle ghiere fotocamera, presenta solo l'indicazione AF e della distanza dal soggetto inquadrato. Apro una parente...si e la chiudo subito dopo: questo display mi aveva stregato fin dalla presentazione, ma allo stato pratico è l'unica delusione di questo progetto ottico Viltrox. Almeno nel mio esemplare, l'indicazione della distanza è sbagliata 9 volte su 10 e non riesco dopo mesi a capire su che parametro si basi... di fatto ho smesso di considerarla. se si utilizzi la ghiera dei diaframmi compare anche una replica luminosa della distinzione in terzi di stop, molto utile a chi adoperi questo Viltrox al buio pesto, per esempio di riprese astrofotograffiche,m per le quali questo superwide sembra essere particolarmente indicato: mi riservo (quando mi andrà) di sperimentarne l'efficienza. Nell'insieme un bellissimo esempio di realizzazione ottica e meccanica, qui su Nikon Z9 che con le sue dimensioni completa un quadro esteticamente valido. Andiamo alle immagini: con un superwide di questo genere di solito si comincia col rendersi conto di quanta distorsione prospettica possa ingenerare un angolo di campo così elevato, tenendo in considerazione la possibilità di regolazione automatica attuali e di quelle apportabili successivamente via sw in postproduzione. Tra i primissimi scatti, ecco degli interni di casa mia, a mano libera, semplicemente tenendo in bolla l'obiettivo regolandomi con gli stipiti delle pareti così come usciti dalla macchina, senza ovviamente apportare alcuna correzione: gli esordi mi sono sembrati subito molto interessanti: non difformi da realizzazioni di inferiore ampiezza di campo inquadrato, ma dal prezzo decisamente superiore. Così come, pochi giorni dopo, questo interno di aula a tutta apertura, dove il primissimo piano si lega prospetticamente nell'attesa proporzione con lo sfondo dell'immagine. Oppure, all'opposto, un superwide corretto nelle distorsioni come questo, può essere utilizzato per realizzare uno stitching di immagini orizzontali, distanziate di quel tanto da potere andare a coincidenza, senza creare particolari problemi al software di unione, in un lavoro che di solito si effettua con obiettivi standard ! mentre, in un più consueto scatto unico, ritagliato apposta in 16:9, per mantenere in bolla la parte superiore dell'immagine, eliminando già on-camera quella inutile, più in basso Ovviamente un 16mm frigge in mano e non si può pensare di tenerlo sempre in bolla per ottenere la massima planeità di campo possibile, quindi seguono immagini realizzate con quantità varia di linee cadenti, ma non per questo a mio avviso meno interessanti rispetto quelle più curate su questo aspetto così come quelle riprese appositamente dall'alto vero il basso e viceversa per ottenere una dilatazione o compressione della prospettiva sfruttando quasi sempre la ridotta pdc data dalla massima apertura di diaframma, davvero inusuale per questa focale, in assoluto... ed in maniera più o meno accentuata, ad esagerare le proporzioni oppure anche non...cercando di ottenere riempimento su tutto il campo inquadrato e di non distorcere Contrasto cromatico in luce forte, ma buona gestione di luci ed ombre anche giostrando con le possibilità esposimetriche messe a disposizione da Nikon (la maggior parte di queste foto sono state realizzate con Z8 e Z6iii) grande facilitazione nelle riprese in basse luci, grazie come già sottolineato alla grande luminosità alla pari che nelle situazioni di grandi differenze di EV come in controluce anche diretto, dove non trovo traccia evidente di flares o ghosts lo stesso valga in luci miste artificiali, dove è difficile anche soffrire di banding, grazie all'accuratezza della formula di coating scelto facile ritagliare in macchina il formato, per ottenere anche equilibrati file quadrati facilmente gestibili già dal mirino della fotocamera La sostanza dei fatti premia chi si sia impossessato di questo superwide Viltrox: qualità costruttiva, sia materiale sia nel senso della resa ottica ne fanno un punto di riferimento futuro per chi voglia affrontare angoli di campo più ampi dei 100°. Gli aspetti incerti riguardano sicuramente le indicazioni di distanza del display che però su di un 16mm non sono poi importanti come potrebbero esserlo su di un futuro obiettivo macro. Ed un aspetto, quello dell'assenza di un distributore/assistenza ufficiale, di cui dico dopo. Il prezzo, che non è mai un valore assoluto per utenti delle più disparate possibilità, è certamente anch'esso un elemento di discrimine a favore, tanto quanto nel senso opposto giuoca la totale assenza di una rete di assistenza, come anche della possibilità che venga istituita. A nostro avviso, Viltrox, per fare il salto di qualità che la possa accostare per affidabilità ai marchi di terze parti più noti come Sigma e Tamron, deve assolutamente provvedere in questo senso. La vastità della sua offerta e l'accoglienza che gli stiamo riservando, lo impone...! Max Aquila photo © per Nikonland 2024
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  6. Poca roba, come quella del signore nella foto di copertina: il campo ostacoli del Parco della Favorita di Palermo, qui fotografato con lo smarfòn, che ospita la 39^ edizione della Coppa degli Assi, concorso ippico internazionale, tra i più longevi in Italia, (alle pendici del Monte Pellegrino, sormontato dal Castello Utveggio...) e l'attrezzatura di cui nel titolo, un must per ogni situazione di azione nella quale non si sappia fin da prima quale potrebbe essere il punto di ripresa, forte anche della capacità dinamica della Z9, di ben comportarsi eventualmente anche in DX dietro a questo zoom del quale su Nikonland si è parlato già tanto, ma non mai abbastanza. Considerato anche il vasto numero di utenti acquirenti/silenti. Condizioni di ripresa facili, con monopiede e inquadrature sul campo dei salti, variabili a seconda della disposizione del percorso: benedetta la scelta dello zoom, rispetto ad un tele fisso. In borsa è rimasto a dormire il Nikkor Z 24-200 perchè poi non ho avuto modo di scattare a cavalieri e cavalli da vicino, come avevo immaginato di poter fare. Benedetta la Z9 con la sua capacità di scatto che ho settato tra i miei consueti 20 ftg/s in jpg normal* ed il 30 ftg/s dello scatto veloce con prescatto: una figata che auguro a tutti nella vita di provare qualche volta. Specie con soggetti dai movimenti improvvisi come i cavalli. In questa specialità dell'ippica, oltre a essere fondamentale piazzarsi in favore di ostacolo (non di tutti, come potrete ben intuire), la maggiore difficoltà consiste nel prevedere lo spazio necessario per animale e cavaliere, per evitare di tagliare zampe oppure il cap... come qui appresso: Ma fondamentale diventa anche il tempo di raffica, perchè prevedere il momento in cui il cavallo si troverà alla sommità dell'ostacolo è materia da chiromante o pranoterapeuta ma con la strutturazione di scatto espressa su Z9 (o Z8 ugualmente) tutto ciò diventa un problema risolto, tanto da darmi per la prima volta da che tento questo genere di foto (dai tempi delle Nikon a pellicola...da 3 ftg/s) la soddisfazione di tantissimi scatti riusciti nel senso che desideravo. E quando, come anticipato, si passa anche al DX che consenta di avvicinarsi 1,5 volte di più...beh... Alla fine, seimilacinquecento scatti in meno di tre quarti d'ora ed altri cinquecento dopo la competizione. Per un totale di una novantina di GB, tra i quali ho selezionato questi scatti allegati. Il tutto per parlare ancora di uno zoom che negli anni a seguire continuerà ad essere una soluzione di successo in tante condizioni, anche in quelle nelle quali non si viva di sole brillante e spiagge siciliane. ... Tutto bene quindi e brava Nikon?.... niente da dichiarare? Eh no... : ma è possibile che nell' eyeAF peschiamo perfino gli aereoplani (la carlinga) e ancora i cavalli non facciano parte della categoria Animali ? E nemmeno di quella Auto ? In buona sostanza ho dovuto utilizzare l'eyeAf solo per i cavalieri: ma in questo ambito molto spesso si vorrebbe a fuoco testa ed occhi del cavallo !!! N ikon...ci senti ??? (vale anche per il mancato riconoscimento dei fiori: altro genere piuttosto praticato... per gli insetti non ti preoccupare, che i macronaturalisti sono normalmente suffìicientemente masochisti) Max Aquila photo © per Nikonland 2024
    18 punti
  7. Le ho chiesto di stregarmi. Ma lei in quella mattina di metà settembre si sentiva fata e mi ha ammaliato. Quindi l'ho assecondata, inondandola per lo più di luce, fotografando con i miei obiettivi più luminosi in chiave alta, senza o quasi ombre, tranne una breve parentesi in cui l'ho trasformata in una madonna seicentesca. Ma per pochi attimi, perché poi è ritornata ad essere la fata del nord. Non ha un difetto, salvo un morso di zanzara e qualche residuo di make-up sotto agli occhi. Quindi la postproduzione non c'è o quasi. E' bastata la luce e l'assenza per lo più di ombre sul corpo. Le foto sono tante, guardatele con indulgenza pensando a lei. Amelia. I was driving across the burning desert When I spotted six jet planes Leaving six white vapor trails across the bleak terrain It was the hexagram of the heavens It was the strings of my guitar Amelia * it was just a false alarm The drone of flying engines Is a song so wild and blue It scrambles time and seasons if it gets thru to you Then your life becomes a travelogue Of picture post card charms Amelia it was just a false alarm People will tell you where they've gone They'll tell you where to go But till you get there yourself you never really know Where some have found their paradise Others just come to harm Oh, Amelia it was just a false alarm Materiale fotografico utilizzato : Nikon Z8 Viltrox 75/1.2 Nikkor 85/1.2 Sigma 105/1.4 Art SmallRig RC60Bx2 ma ditemi, si può essere più belli di così ? Oh, Amelia ...
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  8. compatto ma non troppo, sta bene in mano ma ci vuole un corpo serio per usarlo bene. Pesantuccio con Z50/Z30/Zfc, qui l'abbiamo usato esclusivamente con la Z8, corpo con cui si trova benissimo, sfruttando l'efficiente sistema di messa a fuoco anche a tutta apertura Domanda : Mauro, ma hai già i più meravigliosi obiettivi da ritratto disponibili per Nikon Z, perché anche questo Viltrox ? Risposta : perché non mi bastano mai. Sono sempre alla ricerca di nuove sensazioni, nuove soluzioni, differenti modi di vedere. Pensa che mi sono comprato anche il Sigma 105mm f/1.4 ART, detto anche Stielhandgranate D : di quello parliamo magari in un'altra occasione. Ma questo Viltrox non è un obiettivo DX ? R : si, purtroppo non si può avere tutto dalla vita, evidentemente fare un medio-tele f/1.2 richiede ingombri superiori, qui il compromesso è stato trovato nel mezzo-formato D : e come si rapporta questo 75mm con il tuo 85/1.2 S ? Non sono focali troppo ravvicinate alla fine ? R : premesso che il Nikkor Z 85mm f/1.2 è un obiettivo che sta nell'Olimpo dell'ottica, baciato da Venere quando è uscito dal guscio e che gioca in un campionato dove bisogna nascere già capaci di correre e saltare, si, le focali sono vicine ma se vogliamo 75mm è ancora più gentile di 85mm su certi volti. Ma il fattore di campo ridotto consente comunque di restringere sul volto il ritratto, così da non sprecare nemmeno un pixel. diaframma completamente aperto e completamente chiuso. VIltrox dichiara una immagine ripresa del diametro di 28.4mm. Superiore al formato DX ma insufficiente per coprire il pieno formato. La distanza minima di messa a fuoco è quella tipica del medio-tele da ritratto (~90cm), perché questo è un medio-tele da ritratto ! D : si ma qui andiamo in formato DX e quindi i megapixel si mangiano già alla partenza. Di la verità, non è un falso ideologico usare la Z8 per un obiettivo di questo genere ? R : sentimi bene, credi che, avendo in casa la Nikon Z8, se anche Nikon avesse la compiacenza di mettere sul mercato una buona volta un corpo DX decente io me lo comprerei ? Per farlo dovrebbe essere una Z8 ridotta. E non sono sicuro di essere disposto a spendere le cifre che chiederebbe Nikon per una mini-Z8 in formato DX. E poi, è inutile parlare per astratto, io ho il 75/1.2 (e anche 27/1.2 e 13/1.4 Viltrox) e mi piace usarlo sulla Z8. Sulla Zfc non l'ho montato nemmeno per curiosità, sinora. con il paraluce diventa un obiettivo che richiede un corpo serio. Ma Nikon in formato DX per ora non lo fa. D : d'accordo, mi hai convinto. E come ti sembra sul piano costruttivo. R : guarda, si parte dalle serigrafie nitide sull'anello dei filtri per arrivare all'anello dei diaframmi e a quello di messa a fuoco. E' tutto freddo metallo, solido e ben lavorato con macchine a controllo numerico. C'è il selettore M/AF, un tastino funzione, tutto ben dimensionato e visivamente di qualità. Ma soprattutto è sensazionale la ... sensazione che da l'anello dei diaframmi, fa pensare ad uno Zeiss, non ad un vecchio Nikkor pre-AI. contatti dorati, ovvio. Anello rosso (?) e ingresso USB-C per aggiornare il firmware (operazione semplicissima, basta copiare un file e ci vogliono pochi secondi per averlo pronto) D : e la messa a fuoco ? R : non ho una sensibilità specifica al riguardo. Ma usandolo insieme a Nikkor Z 85 e 135 non ho notato differenze sostanziali. Né in termini di velocità né di precisione. C'è più o meno la stessa percentuale di fuori fuoco (molto bassa, considerando che io scatto a raffica e sempre a tutta apertura; naturalmente in AF-C e con soggetti che respirano). Per cui dopo un pò non ci pensi a cosa stai usando. Se sulla Z8 ho il 75/1.2 e sulla Z9 il 135/1.8, a parte il peso complessivo, non trovo grosse differenze. il profilo presente su Lightroom che provvede alle correzioni automatiche dei NEF D : otticamente ? R : non mi chiedere stelline a diaframma chiuso, controluce madornali e confronto bordo-centro, sono cose che si trovano in qualsiasi video di Youtube dove in compenso non c'è neanche una fotografia vera. Quello che posso dire è che ad f/1.2 è nitidissimo, il piano di messa a fuoco degrada gentilmente verso lo sfuocato. Sfuocato che è bellissimo. Non è il Nikkor Z 85/1.2 S (niente lo è) ma siamo in quell'ordine di idee, per capirci. Le foto dell'uno e dell'altro sono riconoscibili ma si possono tranquillamente mischiare in uno stesso servizio. Insomma, è come ti aspetti che sia un obiettivo superluminoso di fascia alta oggi. Ci sono tanti tentativi sul mercato (i primi gli Zhongy e i TTArtisan, i Sirui per finire) ma questi sono i primi superluminosi che possono giocare insieme ai grandi. Non vedo miglior complimento che potrei fare. Il profilo è corretto, non ho mai notato distorsioni importanti e quasi niente aberrazione cromatica. Ma, lo ripeto, pur sensazionale, è uno di quegli obiettivi che rientra nella categoria dell'arte, non della riproduzione o della tomografia. Non so se mi spiego. D : si si, sei stato chiaro. Una domanda provocatoria, ma quando scegli questo o uno dei Nikkor Z ? R : vado a sensazione, basandomi sul soggetti. Qualche volta ho un viso da 135mm e allora il 75 resta a casa, qualche volta l'85 si presta di più e allora posso provare anche il 75. Qualche volta è una questione di ingombri. E' più facile che in borsa entri il 75 anziché il 135, se ci sono già 50/1.2, 85/1.2 o Sigma 105/1.4 Art. Solo che poter contare su un obiettivo f/1.2 quando c'è poca luce, qualche volta può fare la differenza. E questo magari vince sul f/1.4 del 105 o f/1.8 del 135, se magari quella volta non ho portato l'85. Insomma, per me questo è il vice del Nikkor Z 85/1.2. Non un sostituto di ruolo ma un gregario che si può mandare nella mischia quando serve e che non occupa troppo spazio in borsa. AF/MF, tasto funzione il selettore per avere l'anello dei diaframmi in movimento con e senza click di conferma (utile per il video) D : e tra questi quale si muove meno da casa ? R : devo essere sincero ? Il 50/1.2 S. Ma sapevo che sarebbe stato così. Solo che è sensazionale, l'ho sempre desiderato e quindi devo averlo (anche se ultimamente o "cambiato" la terza Zfc con un Sigma 40/1.4 Art ... obiettivo che mi era piaciuto quasi quanto il 105/1.4 quando l'ho provato) D : tornando al 75/1.2, l'hai mai usato per qualche cosa che non sia un ritratto ? R : mi stai prendendo in giro ? Si, ho fatto qualche scatto rituale ad una macchia di muschio sul tronco di magnolia. Bellissimo, ma è stata l'ultima volta ... D : concludendo ? R : é un obiettivo eccellente, che diventa sensazionale se pensiamo che l'ho pagato meno del Nikkor Z 50/1.8 S scontato in outlet come REFB. Sicuro, affidabile, nitidissimo eppure gentile sui soggetti, con uno sfuocato commovente e una delicatezza di passaggio tra fuoco e fuori fuoco che ne denota la classe superiore. Solo tre anni fa quando usavo i primi compatibili cinesi non avrei mai immaginato di arrivare a dire cose del genere. Mentre adesso le posso ripetere anche per i suoi fratelli, ovvero 13/1.4, 16/1.8 e 27/1.2, tutti figli, evidentemente, della stessa matita. Ricordiamoci che Viltrox ha in cantiere due zoom CINE di fascia 65.000~100.000 $ destinati ad Hollywood e in uscita nel 2025 con cui ha presenziato già a due fiere mondiali della cinematografia. Se mi restano dei dubbi sul marchio riguardano la validità a lungo termine della garanzia visto che la rete di assistenza per ora è giusto un'opinione. Ma poi uso questo 75mm (che dei Viltrox che ho è quello che mi piace di più) e non ci penso. D : che altro aggiungere a queste parole, allora R : ma proprio più nulla. Lo uso intensamente da giugno 2024 e ho fatto decine di migliaia di scatti. Non mi dilungherei oltre e lascerei la parola a loro. E quindi lasciamolo dire alle modelle fotografate. Sono tutti scatti in luce naturale, con luce di riempimento SmallRig RC60B, con la Z8, per lo più esclusivamente a tutta apertura, ISO 500 e con pochissimo o nessun editing. Valeria Barbora Nicole Susanna Elena Giulia Gherta Amelia Silvjia e se non bastassero, ce ne sono altre nell'album qui : That's all folks !
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  9. Auguriiiiiii Ovviamerda son fuori per lavoro
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  10. Che siate professionisti o solo appassionati di fotografia, anche voi lamentate stress o affaticamento dovuto a tutto ciò che c'è dopo lo scatto ? Un recente studio di una società americana pare dimostrare che siete in buona compagnia. Oltre la metà degli intervistati lamenta affaticamento e/o stress dovuto all'attività al computer "necessaria" per finalizzare i propri lavori fotografici. è un report commerciale, prodotto per conto di una società che sviluppa software AI dedicati proprio ad alleggerire i compiti ripetitivi di routine propri della fase di "selezione e sviluppo" dei propri scatti. Quindi va preso con il dovuto distacco. Ma prendiamo per buoni i numeri e consideriamoli aderenti anche alla nostra realtà, non necessariamente sovrapponibile a quella statunitense. "Non scatti una fotografia, la crei", disse una volta il fotografo americano Ansel Adams (1902–1984). La fotografia implica molto più che premere semplicemente il pulsante di scatto. Una parte significativa della creazione della foto perfetta oggi è la post-elaborazione digitale con software come Adobe Lightroom Classic. Ciò riflette lo stile personale di un fotografo ed è quindi fondamentale per il suo successo. Tuttavia, la modifica manuale delle immagini è un processo molto impegnativo e che richiede molto tempo. Le impostazioni e le regolazioni delle immagini devono essere personalizzate individualmente per ogni foto per produrre un aspetto coerente durante l'intero scatto. La modifica delle immagini richiede non solo molto tempo, ma anche risorse mentali e fisiche. Il termine "affaticamento da modifica" emerge frequentemente nel settore della fotografia, descrivendo l'esaurimento psicologico e fisico derivante dalla modifica prolungata delle immagini. E' la tassa digitale implicita, di cui nessuno ci aveva parlato quando è stato promosso il passaggio alla fotografia digitale. L'altra tassa è il costo di tutta l'informatica, dal computer al software, dallo storage al backup. Se poi siamo fotografi professionisti, sottoposti a scadenze di consegna affinché il nostro lavoro venga accettato - magari prima di un concorrente se siamo reporter - alla fatica si aggiunge l'ansia di fare in tempo. Qualche cosa che il semplice appassionato non prova necessariamente, salvo quando anche solo per cortesia, non si senta costretto a consegnare parte dei suoi scatti ad amici o persone coinvolte in un progetto. L'editing delle immagini costituisce una parte significativa del lavoro svolto dai fotografi professionisti. Sono pochi coloro che dedicano meno di cinque ore alla settimana alla post-elaborazione. La maggior parte dei fotografi che hanno partecipato a questo studio rientra nella categoria "5-10 ore" (28,6%), costituendo poco più di un quarto del campione totale. Nel complesso, il 62% degli intervistati dedica più di dieci ore alla settimana all'editing delle immagini. Nella fotografia di matrimonio, l'editing delle immagini può richiedere molto tempo. Uno su quattro fotografi (24,9%) necessita di 10-20 ore alla settimana, mentre uno su cinque necessita di più di 20 ore (19,3%)! Le cifre sono altrettanto elevate nella fotografia per l'asilo. I fotografi paesaggisti, tuttavia, sono l'unico gruppo con la percentuale più alta che rientra nella categoria 10-20 ore. Le numerose ore dedicate all'editing delle immagini hanno un impatto sulla salute dei fotografi. Il 42,8% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di provare "frequentemente" esaurimento mentale dopo lunghe sessioni di editing. Questa è stata la risposta più comune in questa categoria, coerente in tutti i settori della fotografia. Inoltre, il 15,6% ha risposto "molto frequentemente". Solo l'1,2% ha dichiarato "mai". La pressione psicologica sui fotografi è reale e onnipresente. Più di nove fotografi su dieci hanno dichiarato di sentirsi "generalmente" sotto pressione (91,3%), con la ragione più comune che sono scadenze o vincoli di tempo, confermata dal 62,2%. Altre cause significative di pressione mentale includono un grande "carico di lavoro" (il 52,7% lo conferma), "richieste dei clienti" (31,2%) e "conflitti personali" (29,6%). La pressione è normale nei primi anni di carriera. In particolare nei primi uno-tre anni, solo il 12,5% degli intervistati ha dichiarato di non provare alcuna pressione. Al contrario, quasi la metà dei fotografi con più di dieci anni di esperienza afferma di non sentire alcuna pressione quotidiana (44,9%). Tuttavia, con l'aumentare dell'esperienza, aumenta anche la pressione delle richieste dei clienti, particolarmente evidente tra i fotografi con cinque-dieci anni di esperienza. Un'altra osservazione: quasi due terzi dei fotografi che modificano le proprie immagini da soli, senza l'ausilio di intelligenza artificiale o servizi esterni, citano le scadenze o la pressione generale del tempo (65%) come causa principale dello stress psicologico. Questa cifra è leggermente superiore rispetto ai fotografi che ricevono supporto per la modifica delle immagini. Naturalmente lo studio si rivolge con maggiore interesse ai professionisti perché "il loro tempo è denaro" e più facilmente sono propensi ad alleggerirsi da queste incombenze, se possibile, ricorrendo a servizi esterni. Ma anche sulle nostre pagine, frequentate in massima parte da fotoamatori abbiamo sovente letto commenti del tipo "chissà quanto tempo impieghi in post-produzione" fino ad arrivare al parossismo di chi ha rallentato l'attività fotografica proprio per lo stress di dover rivedere ed elaborare gli scatti. Leggiamo che paesaggisti e soprattutto, fotonaturalisti, dedicano moltissimo tempo alla fase di sviluppo delle fotografie, dedicando proporzionalmente più tempo alla "fotografia" seduti davanti al computer di quanto non riescano poi ad impiegare effettivamente la fuori con la fotocamera in mano. Del resto, le nostre fotocamere ci danno un'idea sommaria di come sia venuto lo scatto quando lo rivediamo al display, ma rendere giustizia ad una immagine ben ripresa, richiede per tutti una coda al computer. Software inefficienti ed elefantiasi nella quantità di scatti indotta dal digitale ("tanto gli scatti in più non li pago", hanno ingigantito il fenomeno. Che era già importante ai tempi del citato Ansel Adams che forse si divertiva di più in camera oscura che sul tetto della sua "giardinetta" ma dalla sua aveva il fatto di fotografare con lastre di grande formato in numero estremamente limitato. Se poi uno ha l'ardire o la passione di stamparsi i suoi scatti migliori in casa, le operazioni di produzione di quella che è l'unica vera fotografia, ovvero l'immagine stampata su carta, subiscono un incremento esponenziale. Esagerato dalla pretesa invogliata dai tanti guru del settore, a curare dettagli che per moltissimi passerebbero inosservati. Quindi, potrebbe sembrare materia marginale e poco diffusa ma lo studio specifica che attraversa tutte le classi di fotografi e di tutte le generazioni. E' reale ed è potenzialmente pericolosa, inducendo a comportamenti negativamente influenzati dalla prospettiva del tempo e dalla fatica che l'aver fotografato comportanto. Salvo che, come ci pare oramai faccia qualcuno, quegli scatti finiscano dimenticati oppure mai nemmeno rivisti. Per chi volesse approfondire nei dettagli, il whitepaper dello studio è consultabile -> QUI <- Ci piacerebbe avere un riscontro dai presenti al riguardo, anche per poter meglio valutare l'effettivo impatto di questa tematica. Sentitevi liberi di commentare senza vincoli di alcun genere.
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  11. Depositato lo scorso luglio (-> QUI <-) ma accettato ieri, è un brevetto che rinnova il progetto su cui sta lavorando Nikon sin dal 2016. E' relativo ad un sensore che viene descritto a funzionamento "variabile" a seconda delle necessità. *** schema esemplificativo Sony sulla differenza del funzionamento tra un sensore d'immagine Rolling Shutter e uno Global Shutter Dalla descrizione, se comprendiamo bene, crediamo di capire che lo sviluppo del progetto voglia aggirare entrambi i problemi relativi all'uso dell'otturatore elettronico a tendine elettroniche virtuali (detto comunemente a rolling shutter) Sappiamo che le nostre mirrorless, anche quelle più prestazionali come Z8 e Z9 soffrano di fenomeni di distorsione delle immagini quando il soggetto è in movimento relativo rapido rispetto al movimento delle tendine elettroniche del sensore. Che anche se veloci, possono non esserlo abbastanza, creando deformazioni dell'immagine a distanze relative nel fotogramma secondo il movimento di lettura dall'alto verso il basso. Il problema, presente in fotografia è del tutto insolubile nel video, dove si formano anche fenomeni di interferenza o banding in presenza di luci oscillanti a frequenze sovrapponibili con quelle di lettura del sensore. Per superare questo fenomeno del tutto, industrialmente si utilizza l'otturatore elettronico globale a lettura istantanea comunemente detto global shutter. Secondo la letteratura Nikon, il global shutter permette anche di avere incrementi di prestazioni nell'autofocus (vedi figure depositate nel brevetto) grazie al fatto che il soggetto viene simultaneamente tenuto a fuoco e non solo a righe orizzontali. Potendo avere tutto il soggetto a fuoco, si ha una precisione maggiore. L'impiego del global shutter però non avviene senza inconvenienti in quanto la lettura ad alta velocità e l'uso di memorie tampone con banda passante superiore, comporta un maggior consumo di energia con conseguente maggior calore generato che, anche se smaltito, comporta una riduzione della dinamica indotta dalle correnti parassite generate che sviluppano essenzialmente rumore digitale non sopprimibile se non con interventi pesanti di filtratura. Ne abbiamo avuto prova nella valutazione della recente Sony a9 III che, seppur superi ogni limite di rolling shutter, induce inconveniente antipatici come un livello di sensibilità base elevata rispetto agli standard e una dinamica ridotta con rumore maggiore rispetto ai modelli simili che usano rolling shutter. Sony a9 III vs Sony a9 II - rumore in lettura. Valori inferiori, minore rumore (triangoli indicano l'intervento del filtraggio elettronico). Maggiore rumore significa anche minore dinamica. I due sensori hanno la stessa risoluzione, uno è global shutter, l'altro è rolling shutter Il brevetto di Nikon, se messo a punto e industrialmente impiegabile su un reale corpo macchina fotografico, permetterebbe una commutazione istantanea tra le due modalità a seconda delle esigenze. Potendo quindi tenere a fuoco tutto il soggetto e riprenderlo senza distorsioni quando necessario, a discapito di rumore e dinamica, cambiando modalità di funzionamento quando ciò non fosse necessario (ad esempio fotografia statica). Nella sua evoluzione più avanzata, il sensore Nikon potrebbe funzionare in global shutter nell'area di messa a fuoco di un soggetto in rapido movimento, restando di tipo rolling shutter nelle aree non soggette a distorsione. Con commutazione istantanea locale. Rimuovendo il rolling shutter, avendo la massima prestazione di messa a fuoco e, ove non necessario, salvaguardando la dinamica e il rumore (oltre che il consumo) indotto. Ci sembra geniale ma ancora, non sappiamo se il brevetto sia a punto e quanto questo possa essere realizzato su un modello commerciale. Però è affascinante. *** Ulteriori approfondimenti su questi argomenti : - La nuova Sony α9 III : l'evento per i dieci anni del sistema Sony α - Il sensore d'immagine stacked pensando alle future Nikon Z professionali - L'otturatore : meccanico ed elettronico (rolling shutter, global shutter) - Nikon Z6 III : il sensore parzialmente stacked
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  12. Mosè mi è testimone dalla mia postazione di comando Nikonland: ho cominciato con l'olio al mattino e concludo con un brindisi con l'acquavite di uno dei miei amici sardi...della Barbagia Here am I floating 'round my tin can Far above the moon Planet Earth is blue And there's nothing I can do (scusate l'inglese su un sito italiano, ma è questo il mood di Max) Grazie a tutti gli amici di Nikonland, specie a chi ha voluto mostrarsi, anche parzialmente, anche di nascosto, per oggi
    13 punti
  13. Qualcuno forse si chiedeva dove fossi..... Eccomi, ho detto che guardo Nikonland alle 21.00. Tutti si aspettavano forse il prosecco,, ma questa volta andiamo in Friuli, da Specogna, azienda agricola eccelsa, perché Nikonland non ha confini Grazie a due Cari.
    13 punti
  14. Oh certo il selfie.. pardon! Per farmi perdonare brindo con una bottigli da litro e mezzo di Bombardino!!! Tanti auguri!
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  15. Nikonland is different... a più tardi per il cincin ... !
    13 punti
  16. Per onorarne la memoria di uno dei più grandi piloti italiani scomparso nel 1953, Tazio Nuvolari, venne istituito il GRAN PREMIO NUVOLARI, dagli organizzatori della Mille Miglia. Oltre alle quattro edizioni storiche svoltesi dal 1954 al 1957 ad oggi si sono disputate 33 rievocazioni del gran premio con la formula della regolarità internazionale riservata ad auto storiche. Dal 1991, i soci fondatori di Mantova Corse, continuano nella medesima tradizione tramandata dai fondatori della 1000 Miglia. ll percorso della 34° edizione è, come sempre, disegnato all’insegna del piacere di guida e del turismo più esclusivo. La prima tappa con partenza da Mantova, ha attraversato il Lago di Garda fino a Riva del Garda, per poi raggiungere Verona ed arrivare in serata a Modena. La seconda tappa da Modena, ha attraversato i passi appenninici, le strade panoramiche per giungere alle città di Pistoia, Siena ed Arezzo, oltre a transitare per la Repubblica di San Marino fino a Rimini. La terza tappa, dal Mare Adriatico ha attraversato le città dell’Emilia Romagna (Faenza, Lugo, Conselice, Argenta, Ferrara), per arrivare nuovamente a Mantova, città natale di Tazio Nuvolari. Un percorso di 1.100 km tra le innumerevoli bellezze dell’Italia. Questa edizione ha attraversato la Toscana il 21/09/2024 ed ho colto l’occasione di vedere passare queste “arzille nonnette” (ascoltandone il rombo dei motori non filtrati ed odorando i vari e diversi aromi di benzine e oli combusti), nel tratto collinare posto tra la Colonna del Grillo e Palazzuolo, zona di confine fra la provincia di Siena e quella di Arezzo, caratterizzata da strade strette e tortuose. La gara è stata vinta dall’equipaggio Vesco Andrea e Roberto su Fiat 508S del 1935. Al secondo posto si sono classificati Tonconogy Juan e Ruffini Barbara su Alfa Romeo 6C 1750 GS Zagato del 1931 e primi fra gli equipaggi stranieri Al terzo posto è andato alla coppia Fontanella Gian Mario e Covelli Annamaria si Lancia Lambda Spider del 1927, vincitori di classa per le storiche ante 1930. Di seguito posto le foto delle auto più rappresentative: Bentley 3Liter del 1924 – Treutlein Oliver e Elke (161° classificati) Lancia Lambda 221 Spider Casaro del 1928 – Beccalossi Carlo e Marchionni Grazia (13° classificati) Rally ABC Gran Sport del 1928 – Roversi Riccardo e Salari Fabio (6° classificati) Bugatti T40 Gran Sport 2 del 1927 – Tonconogy Margarita – Zirbergleijt Gaston (43° classificati) OM 665 SMM Superba del 1929 – Turelli Mario e Lorenzo (7° classificati) Alfa Romeo 6C 1500 SS del 1929 – Erejomovich Daniel e Garcea Sofia (4° classificati) Bugatti T 37 del 1926 – Ferrari Pietro e Sbert Miquel Elisa (40° classificati) Bentley 3 Liter Speed Model del 1923 – Lach Gunter e Jonas (80° classificati) Lancia Lambda Type 223 (8th Series Corto Spider) del 1928 – Putman e Schiphorst (97° classificati) Bugatti T 40 del 1929 – Wild Daniel e Carve Correa Camila Maria (21° classificati) Fiat 514 SSMM Viotti del 1931 – Brendolan Stefano e Corbetta Marco (42° classificati) Alfa Romeo 6C 1750 GT Zagato del 1931 – Van Gerwen Arnoldus Franciscus e Confaloni Sabina (N.C.) Fiat 514 MM del 1931 – Morbio Stefano e Rinaldi Pasqualino (19° classificati) Aston Martin Le Mans del 1933 – Colpani Maurizio e Claramunt Daniel (24° classificati) Lancia Lambda del 1927 – Verharen Timi e Oskam Dick (131° classificati) Bugatti Gran Prix 51 del 1932 – Curridor Vanni e Portoghese Claudio (33° classificati) Fiat Balilla del 1934 – Lara Pablo Diego e Martin Lucia (16° classificati) Fiat 1500 6C del 1936 – Nobis Giuseppe e Mambrini Paola (N.C.) Alfa Romeo 8C del 1936 – Van Haren Frans e Van Oojen Myriam (215° classificati) Lancia Aprilia del 1937 – Pelladoni Federico e Buoli Stefano (99° classificati) Fiat 508 S del 1935 – Yarullin Marat e Kostyrko Boris - (28° classificati) MG PB Sport Cabriolet del 1935 – Galeano Pablo e Nicolas (219° classificati) Jaguar XK 120 OTS del 1950 – Pacchioni Walter e Cassani Alessandra (135° classificati) Aston Martin Le Mans del 1934 – Aliverti Alberto e Polini Francesco (36° classificati) Fiat 508 C del 1937 – Salvetti Paolo Gini e Fattorelli Stefano (15° classificati) Jaguar XK 120 C del 1952 – Hartman Maximilian e Maximilian Franz (167° classificati) Fiat 508 C del 1939 – Chiari Matteo e Marco Giovanni (N.C.) Lancia Aprilia 1350 del 1939 – Lui Luciani e Pizzi Paolo (17° classificati e 1° fra gli equipaggi Mantovani) Fiat 1400 del 1950 – Colosio Fabio e Migliorati Deborah (137° classificati) Lagonda LG45 del 1936 – Feyrer Manfred e IGL Angelina (68° classificati) Jaguar XK 140 FHC del 1955 – Gault Jeffrey Morgan e Conti Raffaele (82° classificati) Lancia Aurelia B20 del 1953 – Katsoudas Ioannis e Kordopitoulas Kostantinos (189° classificati) BMW Fraser Nash del 1939 – Van Haren e Carlijn (175° classificate e 4° fra gli equipaggi femminili) Jaguar XK 120 FHC del 1953 – Dreve Volker e Heumann Christian (184° classificati) Maserati A6gcs/53 Barchetta (Fiandri & Malagoli) del 1954 – Rossetti e Desquesses (129° classificati) Fiat 508 C Morelli Sport del 1939 – Di Leo Vincenzo e Carrera Marco (87° classificati) Porsche 356 B super 90 del 1963 – Farri Gianluca e Nicola (N.C.) Mercedes 300 SL (W198) del 1955 – Jacobs Mark e Ozoener Danielle (196° classificati) Austin Helay 100/4 del 1955 – Wittber Ulrich e Bongers Stephan (71° classificati) Jaguar XK 120 OTS-SE del 1954 – Olthof Peter e Lars (N.C.) Austin Helay 100S del 1955 – Visser Jetze e Aukema Maarten (63° classificati) Alfa Romeo 6C 2500 Super Sport del 1943 – Schenk Christian e Veronica (N.C.) Mercedes 190 SL del 1956 – Gerber Pierre e Leuenberger Alice (50° classificati) Alfa Romeo Giulietta Spider 1,3 del 1955 – Angelicola Juan e Laurenti Carolina Beatriz (116° classificati) Alfa Romeo Giulietta Berlina (750C) del 1956 – Micalizzi Ezio e Tinelli Franco (106° classificati) MG TA Midget del 1938 – Butters Ingo e Tom (220° classificati) Renault 4CV del 1957 – Cinelli Emanuela e Bonomi Luisa ((20°classificate e 1° fra gli equipaggi femminili) Triumph TR3 del 1957 – Bandera e Guindani (138° classificate e 3° fra gli equipaggi femminili) Mercedes 300 SL (W198) del 1956 – Gerritsen Andries e Verhoeven Dirk Mercedes (187° classificati) Austin Helay 100/6 del 1957 – Burrows Neil e Duncan Geoffrey (81° classificati) Maserati 200 SI del 1956 – Moroni Enzo e Freschi Giuseppe (168° classificati) Maserati 200 SI del 1956 – Moroni Enzo e Freschi Giuseppe (168° classificati) Ford Thunderbird del 1957 – Palfi Gyorgy e Kernya Gergely (198° classificati) Fiat 1500 Osca Spider del 1959 – Aidn Werner e Rita (194° classificati) Daimler SP250 del 1959 – Voglar Barbara e Thomas (61° classificati e primi fra gli equipaggi austriaci) BMW 328 del 1938 – Van Den Anker H.M.G. e Winkels Maurice (226° classificati) Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce del 1960 – Badertscher Jurg e Dell’Aria Salvatore (222° classificati) Ferrari 250 GTE del 1963 – Beetz Mathias e Maud (69° classificati) Aston Martin DB Mark 3 del 1957 – Ferrari Roberto e Samuele (213° classificati) Aston Martin DB Mark 3 del 1957 – Ferrari Roberto e Samuele (213° classificati) Lancia Flavia Sport Zagato del 1964 – Necas Cornelius e Wagenbauer Karin (78° classificati) Chevrolet Corvette C 1 del 1959 – Bassan Daniele e Diego (174° classificati) Chevrolet Corvette C 1 del 1959 – Bassan Daniele e Diego (174° classificati) Lancia Fulvia 1600 HF del 1970 – Mischka Gerhard e Evelyn (79° classificati) Alfa Romeo Giulia GTV 2000 del 1972 – Bordi Ubaldo e Eugenio (32° classificati) Fiat 600 del 1957 – Jewett III George e Edelen Amy (151° classificati) Maserati Mistral del 1966 – Wawronex Walther e Birgit (75° classificati e 4° fra gli austriaci) Jaguar E Type 1 S 4,2 del 1967 – GraidiStefano e Gasparini Sofia (126° classificati) Fiat Dino Spider del 1968 – Schrooten André e Ingrid (N.C.) Porsche 911T Targa del 1973 – Paglini Emiliano e Piaja Marco (180° classificati) Alfa Romeo Giulia GTV 1750 del 1972 – Klein Tobias e Linus (186° classificati) Austin Helay MK II del 1961 – Studer Marc e Benhamou Kalina (217° classificati) Ferrari Dino 246 GT del 1972 – Hollmann Dirk e Forsthoevel Oliver (212° classificati) Ferrari Dino 246 GT del 1972 – Hollmann Dirk e Forsthoevel Oliver (212° classificati) Lancia Fulvia Sport Zagato del 1974 – Frapporti Andrea e Goffi Simone (171° classificati) Alfa Romeo 6C 2300 B Mille Miglia del 1937 – Savoia Francesco e Savoia Luca (72° classificati) Per la categoria moderne la vittoria è andata alla coppia Vergamini Fabio e Fabrizi Anna Maria su Ferrari 488 GTB del 2017.
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  18. Un boccale di birra Orval alla salute di Nikonland.
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  19. Ho riunito nel mio brindisi i primi acquisti (F301 e 50 1.8 AIS) e gli ultimi (Z8 e 14-30). E il Carignano, vino sardo che più sardo non si può, forse anche più del Canonau. Auguri!
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  20. Ho partecipato al workshop/presentazione della Z6 III, eravamo in 20 + 3 docenti. Molto buona la presentazione della macchina sia lato foto che lato video. Poi abbiamo cominciato a fotografare con l'assistenza dei docenti che spiegavano le varie funzioni della nuova camera, io l'ho trovato davvero utile, mi si sono chiariti alcuni dubbi, ho settato dei tasti funzione che prima non ero riuscito a mettere a posto, molto utile il riconoscimento volto/occhio sul tasto FN1 e le funzioni hdr e braketing. Giro impegnativo per Milano e anche per le mie gambe/schiena, per chi conosce la città abbiamo fatto: City life, Arco della Pace, Parco Sempione, Castello, Via Dante, Duomo, Galleria, Piazza Scala, Brera e ritorno. Alla fine il mio contapassi segnava + 19.000 e 16 km! Ho potuto provare il 40 f2 e il 50 f1,8, avrei voluto testare il 34 f1,4 ma sono arrivato tardi e quelli disponibili erano già andati Purtroppo abbiamo incrociato la settima della moda con le folle ad assediare il centro di Milano ma , per fortuna, le persone che giravano erano davvero interessanti I prima scatti son con il 40 f2 sempre a tutta aperture, quelli che iniziano con il capoerista volante son con il 50 1,8
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  21. TAMRON annuncia il nuovo 90mm Macro 90mm F/2.8 Di III MACRO VXD (modello F072) per mirrorless full-frame con attacco Sony E e attacco Nikon Z Il design compatto, innovativo e ad alte prestazioni sfrutta la sua rinomata tradizione di 45 anni 26 settembre 2024, Commack, NY – TAMRON annuncia il lancio del suo nuovo 90mm F/2.8 Di III MACRO VXD (modello F072), un obiettivo macro medio-tele 1:1, compatibile con le fotocamere mirrorless full-frame con attacco Sony E e Nikon Z, il 24 ottobre 2024 a $ 699 USD / $ 949 CAD. Celebrazione dei 45 anni degli obiettivi macro TAMRON da 90 mm: la prossima generazione Nel 1979, TAMRON ha introdotto il suo primo obiettivo macro da 90 mm, l'SP 90 mm F/2.5 (Modello 52B), rivoluzionando il concetto di obiettivi macro. Noto per il suo bokeh sbalorditivo e la superba qualità delle immagini, questo obiettivo è stato inizialmente utilizzato principalmente per scopi accademici, ma è presto diventato popolare per vari tipi di fotografia, tra cui il lavoro sul campo all'aperto e la ritrattistica. Affettuosamente soprannominato " Tamukyu ", una parola macedonia di due parole giapponesi, ha raccolto grandi elogi da parte degli appassionati di primi piani, dei fotografi naturalisti e degli amanti dei ritratti. TAMRON ha continuato a innovare in risposta alle mutevoli esigenze fotografiche, rilasciando modelli successivi come SP AF90mm F/2.8 Di MACRO 1:1 (Modello 272E) e SP 90mm F/2.8 Di MACRO 1:1 VC USD (Modello F004). Nel 2016, TAMRON ha lanciato SP 90mm F/2.8 Di MACRO 1:1 VC USD (Modello F017), un'evoluzione del Modello F004. La tecnologia di rivestimento compatibile con il digitale, combinata con il suo bokeh morbido e naturale e la resa nitida, continua a essere preferita da molti fotografi oggi. Ora, per celebrare il 45° anniversario della prima generazione, TAMRON lancia una versione mirrorless molto attesa di questo obiettivo iconico. Questa ultima iterazione unisce le tradizionali, amate prestazioni brillanti con la tecnologia all'avanguardia, continuando l'eredità degli obiettivi macro di TAMRON. Ti invitiamo a esplorare le nuove possibilità offerte dall'ultimo obiettivo macro da 90 mm di TAMRON. Caratteristiche del prodotto 1. Elevate prestazioni ottiche e riproduzione delle immagini: l'eredità cresce Gli obiettivi da 90 mm di TAMRON sono da tempo celebrati per la loro alta risoluzione e il meraviglioso bokeh. Il nuovo obiettivo MACRO da 90 mm F2.8, progettato per le fotocamere mirrorless, rafforza questa tradizione tramite un rigoroso processo di simulazione ottica. Questo obiettivo offre prestazioni di risoluzione senza pari dal centro ai bordi e offre un bokeh morbido e sfocato e un effetto tridimensionale che mette in risalto il soggetto. La costruzione ottica presenta 15 elementi in 12 gruppi, tra cui quattro speciali elementi in vetro LD (Low Dispersion) che sopprimono efficacemente la tendenza alla divergenza dei raggi luminosi e forniscono un'eccellente correzione per l'aberrazione sferica e cromatica. Il rivestimento BBAR-G2 (Broad-Band Anti-Reflection Generation 2) riduce al minimo in modo significativo le immagini fantasma e i riflessi, assicurando che anche in condizioni di controluce, i dettagli più fini del soggetto vengano catturati con chiarezza e precisione. Queste eccezionali prestazioni ottiche consentono ai fotografi di esplorare espressioni fotografiche uniche in molti generi fotografici, tra cui macro, ritratto, fotografia da tavolo, fotografia a lunga distanza e vari altri tipi. Inoltre, puoi anche goderti le eccezionali prestazioni macro di questo obiettivo e le splendide immagini con le fotocamere in formato APS-C. La lunghezza focale equivalente è di circa 135 mm mentre l'apertura minima rimane F2.8. 2. Eccezionali prestazioni in campo piatto Il nuovo 90mm F2.8 MACRO di TAMRON è altamente corretto per una risoluzione flat-field superiore che sarà la migliore per soggetti come documenti, valuta, opere d'arte e confezioni di prodotti. Questa qualità è particolarmente importante quando si scattano immagini ravvicinate in cui la profondità di campo è troppo ridotta per neutralizzare la perdita di nitidezza che potrebbe altrimenti verificarsi ai bordi estremi di un soggetto piatto. Poiché è altamente corretto, questo obiettivo fornisce nitidezza da bordo a bordo, illuminazione uniforme su tutta la cornice e distorsione minima. 3. La prima apertura circolare a 12 lamelle di TAMRON per straordinari effetti bokeh circolari e starburst Il 90mm F2.8 MACRO introduce la prima apertura circolare a 12 lamelle di TAMRON, stabilendo un nuovo standard per la splendida espressione di bokeh circolare. Soprattutto nella gamma macro, con un ingrandimento massimo compreso tra 1:1 e 1:4, questo diaframma specializzato assicura che il bokeh rimanga perfettamente circolare quando l'apertura è completamente aperta. L'obiettivo sopprime anche la vignettatura nei quattro angoli dell'immagine. Composto interamente da elementi sferici, il nuovo 90mm F2.8 MACRO consente di godere di uno squisito bokeh circolare. Inoltre, il design a 12 lamelle produce 12 raggi per effetti stellari straordinari quando l'apertura è chiusa, rendendolo ideale per catturare immagini spettacolari di scene che includono fonti di luce puntiformi, come candeline di torte di compleanno e panorami urbani serali. 4. Dimensioni compatte, solo 5" (126,5 mm) di lunghezza Il 90mm F2.8 MACRO è un teleobiettivo macro medio con un'apertura massima di F2.8 e una lunghezza di 5" (126,5 mm). Con un diametro massimo di soli 79,2 mm, l'obiettivo sta comodamente nel palmo della mano ed è facile da tenere, il che lo rende abbastanza compatto da poter uscire con questo obiettivo macro ovunque. È anche leggero, pesa 22,2 once (630 g), il che lo rende più piacevole da trasportare per lunghi periodi di tempo. 5. Nuovo design del cofano con finestra scorrevole per una facile rotazione del filtro Il 90mm F2.8 MACRO è dotato di un nuovo paraluce strutturale con una finestra scorrevole progettata per un facile utilizzo del filtro. Filtri come PL, ND e filtri cross screen richiedono la rotazione per regolare i loro effetti, spesso richiedendo la rimozione del paraluce. Per risolvere questo inconveniente, il nuovo design consente ai fotografi di ruotare facilmente il filtro attraverso la finestra scorrevole. Ciò consente una regolazione senza interruzioni senza interrompere il flusso di ripresa, garantendo un controllo preciso sulle condizioni di ripresa e mantenendo il ritmo del normale funzionamento della fotocamera. 6. Strumento software proprietario TAMRON Lens UtilityTM per la personalizzazione delle funzioni dell'obiettivo e gli aggiornamenti del firmware 7. AF ad alta velocità e alta precisione con eccellenti prestazioni di tracciamento del soggetto 8. Elevata praticità e operatività Dimensioni del filtro 67 mm, come la maggior parte degli altri obiettivi TAMRON per fotocamere mirrorless Pulsante di messa a fuoco per assegnare la funzione della fotocamera e la funzione TAMRON Lens Utility Interruttore limitatore di messa a fuoco per una messa a fuoco più rapida durante le riprese AF e una rapida rimessa a fuoco dei soggetti Coppia precisa per un funzionamento MF accurato Design complessivo delle lenti migliorato per un funzionamento intuitivo 9. Caratteristiche protettive (costruzione resistente all'umidità e rivestimento al fluoro) *** Il 90mm F2.8 Di III Macro VXD sarà disponibile a partire dal 24 ottobre al prezzo di 699 IVA compreso. *** Ricordiamo che Tamron produce su licenza ufficiale Nikon.
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  22. Stasera in famiglia brindiamo con questa. Auguri Nikonland sei diventato maggiorenne.
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  23. Al lavoro matto e disperatissimo... Ma stasera brinderò a Nikonland con questa (pugliese come le mie orgogliosissime origini)! Auguri a tutti
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  24. Ed eccoci a brindare con un bianco piacentino rifermentato in bottiglia, auguri al sito e un grazie ai Padri Fondatori!
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  26. Lui è più giovane di me ma si porta 12 chili di zaino e di attrezzature. Io 1600 grammi. Con lo stesso accredito per stare a bordo pista e non in tribuna, dite che io farei foto peggiori di lui con il mio 28-400 ? A suo tempo le mie foto erano indistinguibili da quelle dei professionisti, dalle stesse piazzole, qualsiasi cosa usassi ... Una volta, tanti anni fa, anche io andavo in autodromo con due corpi professionali, il 70-200/2.8 e un superteleobiettivo. E' stata la volta del 400/2.8 VR, poi del 500/4, qualche volta, anche il 600/4. Mi caricavo come un asino, facevo un sacco di chilometri. Ero orgoglioso di me e del mio corredo. Poi cercavo di fare foto dinamiche, di auto non congelate, anche quando le avevo di fronte. Con il diaframma chiuso e tempi non troppo veloci. Ma dopo qualche bel primo piano del muso, finivo per divertirmi di più a fare i panning. Cercando di andare a tempi sempre più lenti fino ad 1/30'' e anche meno. Con il risultato che il diaframma si chiudeva a livelli ben distanti dalla luminosità massima di quei capolavori dell'ottica giapponese. Ben dentro il limiti dove la diffrazione interviene a distruggere la nitidezza dello scatto. Già minata dall'aria piena di gas di scarico, calda e spesso con una grande dose di umidità. Ma soprattutto il mio bel super-tele fisso, finiva per restare la gran parte del tempo nello zaino. Nel tempo poi, perdendo l'accredito per le complessità di accesso e le normative di sicurezza ed aumentando le distanze, si è ulteriormente ridotta la necessità di prestazione assoluta. Obbligandomi a situazioni in cui di certo la massima qualità di immagine è l'ultima delle possibilità umanamente raggiungibili. Dietro la rete, da 30 metri. Cose così. A quale scopo, quindi, impiegare ottiche di quella portata ? Già non mi spiego i professionisti che le dispiegano ancora. E infatti, vedo più spesso Z9 accoppiate con 100-400 o 400/4.5, al posto di 70-200/2.8 e 400/2.8. Che secondo me è già troppo, anche se hai l'accredito e sei vicino al soggetto. Perché conta di più il gesto fotografico e la profondità di campo, alla ricerca della leggibilità di scritte e sponsor che la nitidezza ad f/2.8 *** Oggi sono passato senza troppi patemi d'animo dalle soluzioni reflex a quelle mirrorless. Mi fido al 100% del riconoscimento automatico dei veicoli (AREA AUTO AF), che beccano il fuoco anche oltre la rete in uscita dai box o nel rettifilo. Per lo più ho scattato negli ultimi anni con Z9 e 100-400, per centinaia di migliaia di scatti. Mai rimpiangendo il mio 400/2.8 ceduto da un pezzo. Ma mi sono chiesto se, in pieno sole, a 1/30'', anche il 100-400 non sia sin troppo. Tanto sono buone le capacità di risolvenza delle ottiche di oggi giorno, anche quelle scarse. E poi, ad f/32, che differenza farebbe ? So di far sollevare più di un sopracciglio ma l'anno scorso ho fotografato spesso in autodromo con il 24-200. E in quest'ultimo periodo l'ho fatto con il suo sostituto, il 28-400/4-8. Senza vergognarmi nemmeno un pò. la Z8 con il 28-400. Un chilo e mezzo, basta una tracolla leggera, non da nemmeno nell'occhio, nessuno si spaventa e nessun malintenzionato vi "punta.". Si, lo so, ne convengo. E' buio come la pece. Ma se la luce è schifosa, in generale le foto verranno schifose, quale che sia l'obiettivo. Anzi, l'aria sarà ancora più schifosa e tale da rendere le foto ancora più inutili. Quindi perchè schifare un obiettivo buio, quando usato a diaframma medio, in pieno sole ? Con la Z8 ci va a nozze, sta in una borsetta, va bene per fare anche il reportage della corsa senza bisogno di cambiare obiettivo. Lo sforzo di portarselo dietro è tale che, se non fosse per gli sterrati, ci andrei in bermuda e ciabatte da camera. Oltre i 200mm cede di nitidezza. Ok, ma è dove io scatto a tempi lenti e filando le auto. Mentre alle focali più corte, la nitidezza è più che sufficiente. questi scatti a 66mm non fanno rimpiangere un 70-200/2.8. Sono ad f/8. Non avrei aperto di più con il 70-200. Che di contro a 66mm e sotto non ci va ... come non va per fare queste panoramiche, alla focale che più mi serve al momento. Senza dover avere un secondo o un terzo corpo con me, con montato magari un 24-120/4. Se serve chiudo : magari con un colpo di flash e a tempi lenti va come deve andare, se il manico c'è Lo vogliamo congelare ? Se c'è luce si può fare e la nitidezza è più che adeguata per questa Mustang. Si potrebbe fare di meglio ma non stiamo cercando finezze. Ovviamente chi va in cerca dell'Araba Fenice presente in tre esemplari nei luoghi più inospitali dell'Eurasia e raggiungibile solo dopo marce per valli e clivi impervi di 60 miglia in solitario, di quelle che solo i veri uomini affrontano per poi fare lo scatto, unico, raro di cui andare veramente fieri, si doterà anche del 600/4 TC che useranno solo al suo massimo. Ma un sorpasso in rettifilo filato ad 1/125'' non sarebbe possibile con quell'obiettivo : che non potrebbe prendere a meno di 100mm l'ingresso di questa Aston Martin ai box dopo una decelerazione bruciante da 300 a 80 Km/h in pochi metri né pizzicare questa 911 GT in staccata alla Prima Variante E in generale, seguire ogni tipo di azione, anche la più varia, senza in alcun modo pesare nelle mani, nella borsa, sulle spalle del fotografo che non professa l'ascesi e l'estati della fatica fotografica, ma si diverte a fotografare le cose che lo entusiasmano. Come queste belle GT: o queste esotiche muscle cars a meno di 1/30'' che siano F2 o F1 storiche ma anche F1 impegnate nel campionato 2024 poco importa. Le F2 sputano fuoco in staccata, l'avevate mai notato in TV ? Io l'ho scoperto facendo loro il panning attraverso la rete alla Prima Variante Un dettaglio, eccolo : l'auto in movimento ? Eccola la tifosa di Lew Hamilton ? Eccola l'argentino con l'inglesina ? Eccolo qua al suo debutto il proprietario della texana che orgogliosamente ne lucida il cofano ? Eccolo la vecchia Lotus di Jackie Hicks ? I commissari che puliscono dal ghiaietto la variante ? Basta accorciare al massimo la focale. Un obiettivo solo, good enough ! E un secondo dopo, ecco di nuovo un panning in circostanze varie senza farsi scappare nessuna occasione fuoco sicuro dietro alla rete. Dieci anni fa avrei dato del matto a chi me lo avrebbe detto. Oggi non ci penso nemmeno, è automatico ! Sir Lewis Hamilton l'anno prossimo avrà una rossa : con cosa lo fotograferò io ? E la tifosa Ferrari in tribuna. Panoramica del campo volo di Rivanazzano prima dell'inizio delle gare. Lei con il cellulare, io con il 28-400 Ancora Charles Leclerc che prova le sue carte per la sua storica seconda vittoria a Monza ammirato a vista da un'altra tifosa Insomma, la faccio breve, che le foto qualche cosa dovrebbero dire. Questo genere di foto non richiede sto granché di livello ottico. Il 28-400 è sufficientemente nitido alle focali più corte quando si fotografa con la pretesa che tutto sia bello pulito. Quando i tempi, l'aria, le condizioni di scatto oramai sono quelle che sono, non fa differenza se abbiamo un'ottica da 17.500 euro o una da 1.500. Good Enough. Ma che belle queste Nikon Z ! Ammettendo in tutta sincerità che, ovviamente, con un obiettivo più importante e con la Z9 mi esalto di più, la questione di fondo era piuttosto se questo genere di foto si può fare anche con un obiettivo generalista come il super-zoom dei super-zoom. Un obiettivo che fa schifare i più e che io stesso non avrei nemmeno nominato ai tempi delle reflex. Oggi si può fare. I motori sono sufficienti, la qualità di immagine quella che serve per fare foto così che al massimo saranno ingrandite in A4 o in A3, per lo più delle volte si fermeranno in formato web. Ma più che sufficienti per qualsiasi scopo anche professionale. Se posso trovare dei difetti, sono due. L'obiettivo è un pò leggerino e sento che mi balla in verticale, cosa che riduce la percentuale di foto buone, rispetto a quelle riprese con quel campione di equilibrio che è il Nikkor Z 100-400 (l'obiettivo che ovviamente continuo a consigliare per chi fa di questo genere il suo principale). Il VR, in Sport fa un pò ballare gli occhi a mirino. Il prezzo è sconsiderato per un obiettivo del genere. Ma si sa che questo non è un problema, dato che Nikon ha bisogno di fatturare e quindi poi, è disposta a scontare ... Diciamo poi che con la Z6 III il 28-400 sarebbe anche meglio assortito. E che con questo "combo" come dicono quelli che vivono di recensioni, mi sentirei a mio agio anche a fotografare jet. Che per lo più delle volte, volano in aria ancora più sporca e ancora più pregna di umidità e pulviscolo o calore, per non parlare del kerosene incombusto presente in aria, delle auto in autodromo.
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  27. Scusate il ritardo, mi collego solo ora Brindisi con after dinner, immortalato maldestramente da Laura- Auguri Nikonland, un abbraccio a tutti A cent'anni.
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  28. Se Nikonland è diventato maggiorenne lo si deve all'impegno profuso da Mauro e Max. Mettiamoci anche un po' del nostro per tenerlo in salute.
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  29. in ufficio trovo solo l'acqua, abbiate pazienza, brindisi e foto di melma, ma non volevo mancare Buon Compleanno a Nikonland e un grazie a M&M (in questo caso Max e Mauro!)
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  31. Era l'estate dell'alluvione in Thailandia. E l'anno del disastro della centrale atomica di Fukushima. Noi attendevamo la D4 e si vociferava della D800. Ma Nikon non era in grado di lanciarle, lo farà solo ad inizio 2012 e con una produzione molto centellinata. Però le fabbriche cinesi erano attive e il progetto segreto era a buon punto. Il 21 settembre dopo una gestazione lunga, arrivarono così le prime mirrorless Nikon in assoluto. Lancio di due modelli - uno con mirino elettronico e uno senza - e di alcuni obiettivi. Le Nikon 1 riprendevano il nome dalla mitica prima Nikon post-bellica. E portavano il primo attacco obiettivi Nikon dopo quello storico F del 1959. Erano piccole, compatte, leggere, veloci (per l'epoca), avevano obiettivi con focus-by-wire. Tutte primizie per Nikon, anche se sul mercato le mirrorless non erano affatto una novità. Sia il consorzio 4/3 che Fujifilm che Sony avevano già più di un prodotto. E tutti avevano un sensore più grosso. Le Nikon 1 impiegavano un sensore da 1'' (nel gergo da idraulici che viene usato in questo campo significava che la superficie del sensore era di 13.2 x 8.8 mm. Il che si traduceva in un fattore di moltiplicazione di ben 2.7x rispetto al 35mm a pieno formato. E noi che speravamo di esserci liberati dal formato DX che ci castrava gli obiettivi ! Però non era un problema, dato che sulle Nikon 1 non si montavano gli obiettivi F ma i nuovi Nikkor 1 le cui focali tenevano automaticamente conto del fattore di conversione. Per cui un 10mm era l'equivalente di un 28. E un 32, di un 85mm. Il sensore aveva una dinamica penosa, era rumoroso ed aveva appena 10 megapixel. Però aveva alcune primizie. Nikon ha portato per prima, con la collaborazione di Aptina, la matrice di rilevazione di fase sul sensore. Un brevetto che poi Omnivision cederà a tutto il mercato quando acquisirà Aptina e che si usa praticamente su tutte le mirrorless oggi il tracciamento automatico del soggetto e nelle sue evoluzioni, fino a 60 scatti al secondo in otturatore elettronico e silenzioso il dual-gain, prima applicazione industriale su una fotocamera per sensori BSI i primi obiettivi motorizzati Nikon molti, moltissimi di questi concetti verranno sviluppati dentro Nikon anche dopo l'uscita dal mercato delle Nikon 1 (praticamente nel 2015~2017) e verranno utilizzati nella prima generazione di Nikon Z, prime mirrorless Nikon a formato 36x24mm. In particolare, il sistema di autofocus, quasi invariato dalla Nikon 1 V3, con il funzionamento ibrido tra la rilevazione di fase per il movimento iniziale e la messa a fuoco a contrasto per la messa a punto finale. E il sistema di variazione automatica del sistema di otturazione con prima e seconda tendina elettroniche in abbinamento con l'otturatore meccanico. Gli obiettivi Nikkor Z derivano pari pari dalle tecnologie messe a punto per le Nikon 1. Compresi gli obiettivi motorizzati, prima sconosciuti in casa Nikon (salvo qualche prototipo degli anni '80). Elenco modelli Nikon 1 Nikon 1 V1 (2011) Nikon 1 V2 (2012) Nikon 1 V3 (2014) Nikon 1 J1 (2011) Nikon 1 J2 (2012) Nikon 1 J3 (2013) Nikon 1 J4 (2014) Nikon 1 J5 (2015) Nikon 1 S1 (2013) Nikon 1 S2 (2014) Nikon 1 AW1 (2014) l'evoluzione del listino e la messa a punto di 5 generazioni diverse, insieme ad un discreto corredo di obiettivi : 1 Nikkor VR 6.7-13 mm (18-35 mm) 1 Nikkor VR 10-30 mm (27-81 mm) 1 Nikkor 11-27.5 mm (30-74 mm) 1 Nikkor VR 10-100 mm (27-270 mm) 1 Nikkor VR 30-110 mm (82-297 mm) 1 Nikkor VR 70-300 mm (189-810 mm) 1 Nikkor VR 10-100 mm PD-ZOOM (27-273 mm) 1 Nikkor VR 10-30 mm PD-ZOOM (27-81 mm) 1 Nikkor 10 mm (27 mm) 1 Nikkor 18.5 mm (50 mm) 1 Nikkor 32 mm (86 mm) 1 Nikkor AW 10 mm (27 mm) anfibio 1 Nikkor AW 11–27.5mm (30-74 mm) anfibio nel novero degli obiettivi rimarchiamo, oltre al potente e stabilizzato 70-300mm, capace di coprire anche eventi sportivi o catturare scene di wildlife, il 32mm, primo obiettivo autofocus Nikon con luminosità massima di f/1.2 Per avere in formato pieno un obiettivo f/1.2 abbiamo dovuto attendere questi anni con i meravigliosi 50/1.2 e 85/1.2 S ! Noi che le abbiamo comprate, utilizzate e amate-odiate, possiamo testimoniare quanto di buono ci fosse in quelle prime mirrorless Nikon. E di quanto Nikon fosse all'avanguardia anche in materia di potenza di calcolo installata che era a quell'epoca superiore a quella disponibile su D3x e D4 (Expeed 3a sulle V1 ed Expeed 4a sulle V3) Questa lunga carrellata testimonia il tempo dedicato da Nikonland al sistema Nikon 1, tanta era la brama di provare le mirrorless Nikon e le loro possibilità future. Le Nikon Z di oggi devono tutto, praticamente tutto a quei brutti anatroccoli. Anche se le loro prestazioni sono infinitamente superiori. Ma siamo sicuri che qui tanti altri si ricordano di loro, vero ? Nei commenti ci sarà spazio per parlarne insieme, se volete.
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  32. Ah, capito, grazie. Approfitto per dare un aggiornamento della mia "inattività". Avete ben noti i miei problemi di spostamento e di fruizione delle location fotografiche, ma a parte questo, nell'ultima sessione con Barbora a marzo scorso ho fatto veramente fatica anche proprio a fotografare. La sedia a rotelle che mi portavo dietro mi é parecchio scomoda per attività come questa. Ma. Per il mio compleanno passato ho lanciato un crowdfunding tra gli amici e sono riuscito a ordinare una sedia motorizzata, interamente in fibra di carbonio, che si alza con una mano e, soprattutto, non ho più bisogno di essere spostato anche durante gli shooting Sto aspettando la consegna, sperando non abbiano i tempi delle auto. Comunque, per fine anno massimo inizio 2025 ritorno in pista! Ah! Aggiungo che ho anche trovato un servizio di trasporto con furgone attrezzato che mi ha portato in giro qui nel lecchese, secondo me se si paga un po' di più mi portano anche a Limbiate, per dire.
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  33. Concerto dei La Crus, duo nato nel 1993, qualcuno ricorderà una loro partecipazione a S.Remo nel 2011, e molto più recentemente un singolo con Carmen Consoli. Si sono sciolti e ricostituiti varie volte nel corso della loro carriera, ultima reunion l'anno scorso per pubblicare un nuovo album di inediti più alcuni singoli e fare un tour, Torino una delle date. Ho cercato di fare qualcosa di un po' diverso dalle solite foto che si vedono in rete, tanto per cominciare l'uso del B&N, ma anche del 14mm (oltre all'immancabile 70/200). Ma questo è Joe Strummer redivivo??? No Mauro Giovanardi, detto appunto...Giò.
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  34. Auguroni Nikonland!!! E un grazie a Mauro & Max ed entità positronica per il loro immenso contributo!
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  35. Non è un negroni sbagliato, non è un arancino ma siamo tutti idealmente uniti nord sud nel fare gli auguri alla comunità Nikonland grazie Mauro, grazie Max, grazie Admin un saluto a tutti
    9 punti
  36. 27 Vivere nel granito Non sapevo neanche potesse esistere un posto simile. Insomma: nascosto dagli alberi cresciuti facendosi spazio nella roccia, abitazioni immortali e ci vorrebbe un'intera giornata per girare tutto il sito. L'odore del granito caldo, il fruscio delle foglie mosse dal vento, Un luogo magico che ci riporta indietro di tanti anni...
    9 punti
  37. A parte questo, vorrei rimarcare che : questo è il primo lancio simultaneo di Tamron per Sony e per Nikon Z questo è già il sesto obiettivo Tamron per Nikon Z questo è un obiettivo progettato per entrambi gli attacchi, non è un adattamento dell'ultimo minuto e con la "zeppa" di raccordo Sigma ????? (?) qui i motori lineari oramai sono lo standard anche su obiettivi di prezzo medio : Nikon ???? (?)
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  38. Che siamo diventati vecchi si vede dal paradosso: dal mio timore di aver superato il genetliaco, agli auguri con otto giorni di anticipo da parte di Mosè. Come se il diluvio universale fosse stato annunciato in tv, da Giugliacci, con largo anticipo. Vecchi, di sicuro, ma non del tutto rinco. L' orologio scorre, ma nel frattempo siamo stati più produttivi di sempre, di fronte un uditorio che non diminuisce, ma ha sempre meno da dire, ma soprattutto, che fotografa sempre meno, o sempre uguale: nonostante possegga strumenti che oggi consentono proprio a tutti di ottenere un' immagine poco meno che perfetta. Ciò che manca ancora a Nikonland, nonostante la maggio età, è proprio la discendenza: io e Mauro, maschi etero, anche alfa e per questo motivo a ragguardevole distanza operativa, avremmo anche tentato di adottare...ma con scarsi risultati e mani morse. Come avrete notato ho scritto "ancora" come chi arriva alle seconde nozze ed il celebrante gli testimonia essere "al trionfo della speranza sull'esperienza"
    8 punti
  39. Si magari quelle foto hanno un senso... ma dove le vedi? Le cerchi in google, sono opere d'arte, vale tutto e il contrario (e si aprirebbe un discorso sulle catene di interessi spesso spregiudicati che portano a definire qualcosa Arte e altro no. La Fotografia subisce gli effetti di un fenomeno molto più grande. Mauro, la gente è chiamata a fare mille cose mentre starebbe facendo altro, che so tipo.... guidare l'auto. Mi capita spesso di incrociare automobilisti con mano e occhi sullo smartphone. La verità è che non riusciamo più a farne a meno. E' l'iperconnessione, stimoli multipli h24 che ci stanno togliendo l'aria. Sta poi accadendo un'altra roba: non è più necessario immaginare qualcosa, qualsiasi cosa. Nella necessità anche frivola cerchiamo su google o lo chiediamo a copilot, fine. Ma che vita e'?? A scuola ho imparato che "imparare" significa diventare autonomi nel sapere, mica andavamo alle interrogazioni con il libro in tasca e a domanda consultavamo. Oggi viviamo così, consultiamo l'onnisciente www. L'AI è la naturale evoluzione. Io credo che prima o poi dovremo dotarci di un "galateo" (non so come chiamarlo) dell'uso di questi strumenti. E' ormai in problema di "salute" o se vuoi salubrità della vita. Come abbiamo imparato a lavarci le mani prima di andare a tavola (e ancora qualcuno non lo fa) e qui seduti ad usare forchetta e coltello, non le mani, così dovremo affrontare la questione della piastrella luminosa. Non ce n'è. Quante volte ti sarà capitato, a me un sacco, di vedere gruppi di adolescenti 3-4 ragazzi/e in giro, parlare (o guardare) il loro smartphone e non interagire tra loro. E' pazzesco. E' come una droga e colpisce tutte le età. Porsi la questione è estremamente importante. La fine della Fotografia di Comunicazione è, al pari della produzione musicale, un sintomo di questa deriva culturale che non mi pare possa portare da nessuna parte. In ambito musicale ciò è stato ampiamente dimostrato, è nei fatti. La fotografia sembra marginale e forse ci può anche stare che termini la sua funzione per "obsolescenza". Io però non sono mica troppo convinto di quest'ultima tesi e questa vicenda mi sembra molto simile a quella della musica pop, appunto.
    8 punti
  40. Da Cosina, annunciati due nuovi Voigtlander con microchip prodotti su licenza Nikon per attacco Z Voigtlander APO-LANTHAR 35mm f/2 asferico II Voigtlander APO-LANTHAR 50mm f/2 asferico II prezzo di listino intorno al migliaio di dollari (+IVA)
    8 punti
  41. Quindi conveniamo che quando la fotografia era una "roba" per pochi, quei pochi masticavano pane e cultura e le loro opere erano inevitabilmente arte fatta, finita ed usufruita da altri come loro. Stesso dicasi per il cinema. Quando si offre l'opportunità di fare foto e filmati a chiunque, senza prima aver insegnato arte e cultura, ci si trova poi a masticare il prodotto di tutto ciò, un appiattimento verso il basso che non ha né arte né parte e che porta ad un impoverimento complessivo che trascina poi tutto con sé. L'utilizzo finale della stragrande maggioranza dei files foto e video è la visione su supporti come smartphone e tablet da parte di un pubblico che non capisce niente di foto e video, cosa potremmo aspettarci di diverso da ciò che sta accadendo? Non mi sento molto migliore di questo tipo di utente, ma nemmeno mi sento così povero culturalmente in ambito fotografico da non accorgermi di un'evidenza del genere.
    8 punti
  42. 29 Puez - 6 Luglio 2024 30 Lione, nella Basilica di Notre-Dame de Fourvière - 13 Agosto 2024 31 Fontainebleau, l'importante è esagerare - 16 Agosto 2024
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  43. La fioritura del Pian Grande di Castelluccio è senza dubbio uno dei più spettacolari eventi che la natura ci offre e si manifesta al centro dell’altopiano dei monti Sibillini. Un evento naturalistico che presenta un trionfo di colori che si rinnova ogni anno, tra giugno e luglio. 13 14 Purtroppo, l’andamento fortemente anomalo delle stagioni sta compromettendo tale periodico prodigio, atteso il sempre più contenuto manifestarsi della fioritura, con anni addirittura privi di fiori e quindi di colore (vedi foto sotto fuori concorso). Infatti, dopo la splendida fioritura dell’ormai lontano 2018 Fioritura 2018 (Foto fuori concorso) si sono alternati anni senza fiori 2021 - assenza di fioritura (foto fuori concorso) ed anni come quello in corso dove è sortita una fioritura accettabile 15 2024 Infine, se nel 2018 il periodo migliore per osservare tale fenomeno era compreso fra la fine di giugno e la prima decade di luglio, oggi bisogna anticipare la visita alla metà di giugno fino alla fine dello stesso mese.
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