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Enrico Floris

Nikonlander Veterano
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  1. Valerio sono troppo d'accordo con ciò che ha scritto. Io ho iniziato a fotografare da ragazzino. La mia grande passione (mai praticata, purtroppo) è sempre stata raccontare ciò che vedevo, la società che avevo attorno anche fuori dai confini nazionali se ne avessi avuto la possibilità, da cittadino del mondo. La molla fu un vecchio servizio fotografico di Mauro Galligani pubblicato da Storia Illustrata nel 1975 (che forse ancora conservo in cantina) sulla guerra civile in Libano. Ecco la comunicazione della quale parli. Non mi piace se mi chiamano Boomer, sembra quasi offensivo, un marchio, ma se spetta a noi Boomer dare un senso a ciò che è stata la fotografia vera e magari spiegarlo il rischio diventa non farsi capire. Mauro ha pubblicato una lista di fotografi sconosciuti e la quasi totalità è attiva nel campo della moda o dello still life perché è lì che si lavora perché oggi la comunicazione più veloce è quella che serve il consumismo non le persone. L'Immagine di una boccetta di profumo su Instagram ha un riscontro immediato su qualche miliardo di smartphone, viceversa quella di un ragazzino del Bangladesh con gli occhiali da saldatore e il cannello tra le mani che lavora alla demolizione di una nave non ha un riscontro neanche fuori da quei confini se nessuno la stampa su una rivista. E nessuno la stampa perchè quella rivista non esiste più. Però più vado avanti col discorso e più il pensiero progredisce e sorge un quesito: che la comunicazione stessa sia in realtà consumismo ? Se non fosse così Copilot non troverebbe risposte adeguate. Invece le trova e le trova con un elenco di fotografi sconosciuti e di tutti ne sciorina le caratteristiche. Uno standard. Riportare la fotografia a ciò che era il suo significato vero è impossibile. E poi noi che credevamo (e che ancora ci crediamo) disponiamo oggi delle energie che occorrono per comunicare? Copilot ha fornito risposte corrette: io non so se eravamo distratti o troppo presi dalla nostra passione per accorgerci che le cose stavano cambiando e che la fotografia come la intendiamo noi stava scomparendo oppure se siamo vissuti nella convinzione che niente sarebbe mai cambiato. L'importante è parlarne perché vorrà dire che noi non ci siamo fatti cambiare. Meglio Boomer (termine insopportabile).
  2. 3 Non mi piace fare classifiche, ma in un contest è obbligatorio e allora: 1) 28 Cris7, ho un'idea chiara di quel genere di paesaggio, del silenzio che genera e del senso di quiete che circonda lo spettatore. Non ci si abitua mai e si vorrebbe sempre vivere in quello stato. 2) 32 Pedrito. Certi luoghi parlano e l'abbandono è solo una facciata e non è difficile immaginarli ancora popolati da persone che lavorano, Ed è il silenzio che riemerge anche in questa sequenza. 3) 24 Paolo Mudu. Un bosco in stato di abbandono col sottobosco che lentamente prende il sopravvento e si riappropria di un terreno non più calpestato. Nel silenzio, ancora una volta.
  3. Penso che tutti in qualche modo _ pur non essendo professionisti _ subiamo una certa pressione, fosse anche per la fretta di vedere cosa abbiamo combinato. E questo penso stia nell'ordine naturale delle cose. Per quanto mi riguarda la cosa più importante che mi può dare un software di sviluppo potenziato con AI è un serio ed efficace correttore di difetti, riferito soprattutto alla sporcizia sul sensore. Mi risparmierei un buon 40% del tempo e mi risparmierei anche qualche incazzatura perchè talvolta non riesco proprio ad ottenere un risultato soddisfacente. E questo mi stressa parecchio e mi fa anche incazzare. Qualche volta mi infastidisce, invece, non riuscire ad ottenere quello che immagino di poter ottenere con una post produzione comunque limitata: del tipo mettere in risalto il soggetto o magari non risucire a gestire bene il colore. Perché comunque abbiamo tutti memoria di ciò che abbiamo scattato e di come abbiamo visto quell'immagine ed è frustrante non riuscire a realizzare ciò che abbiamo in mente. Ma su questo l'AI può fare ben poco, vuol dire che riprenderò in mano quell'immagine domani e ritenterò (il vantaggio di non essere un professionista). Mi piacerebbe invece che l'AI mi mettesse a disposizione funzioni in grado di aumentare sensibilmente il workflow e ridurre i tempi sulla pulizia del fotogramma dovrebbe essere un passo obbligato per tutti gli sviluppatori dei software di trattamento immagine.
  4. Adoro Kandinsky e considero In Blue l'opera più grandiosa ed espressiva della sua pittura. Questa tavolozza che hai pubblicato è una meraviglia, rappresenta uno studio ricercato delle tonalità e delle profondità che può assumere un unico colore.
  5. Un vecchio vizio di Adobe quello di realizzare programmi che occupano per intero le risorse di sistema, basta vedere Photoshop che non è mai cambiato dalla prima versione ad oggi: se non occupa tutta la ram e tre quarti di disco non si muove nemmeno.
  6. Conosco i macro Tamron anche se non li ho mai usati, ma ho visto lavori eseguiti con quelle lenti. Hanno di che vantarsi perchè sono ottiche realizzate molto bene e con prestazioni realmente di fascia medio alta anche quando non utilizzate per fare macro. Il prezzo è competitivo e l'uscita in simultanea mi porta a pensare che Nikon e Sony non abbiano intenzione di inserire macro da 90mm nel loro catalogo.
  7. 27 Vivere nel granito Non sapevo neanche potesse esistere un posto simile. Insomma: nascosto dagli alberi cresciuti facendosi spazio nella roccia, abitazioni immortali e ci vorrebbe un'intera giornata per girare tutto il sito. L'odore del granito caldo, il fruscio delle foglie mosse dal vento, Un luogo magico che ci riporta indietro di tanti anni...
  8. Sono stato svezzato a pane e hard rock. Un ottimo disco, ben riuscito. Ronnie è stato un frontman fantastico e con la giusta voce rock, quella che vorrebbe ogni gruppo che pratica questo genere ; splendida anche la prestazione di uno dei batteristi più talentuosi, un elemento difficile da reperire in ambito rock, Cozy Powell, purtroppo prematuramente scomparso. Una chicca dell'album è Mistreated, un pezzo dei Deep Purple, tratto dall'album Stormbringer. Meravigliosa, neanche a dirlo, la chitarra di Ritchie, un vero mattatore, come al solito. Non faccio paragoni con la versione originale cantata da David Coverdale perché entrambe le performanace hanno uno standard elevato. PS - Devo dissentire solo sul "capolavoro assoluto", perché dopo Made in Japan qualsiasi altra registrazione dal vivo di un gruppo hard rock ancora oggi sta sotto. Molto sotto.
  9. Difficile da realizzare. Non tutti gli anni capita lo scatto giusto e capita in uno spazio temporale ristretto, pochi giorni.
  10. Proviamo a riconnetterci diversamente. Vediamola così: quando abbiamo iniziato a fotografare riuscivamo a vedere qualsiasi cosa in maniera diversa, in uno spazio limitato, quello del mirino che riportava le proporzioni quasi esatte del formato 36x24 mm, quello che oggi definiamo full frame. Dentro quello spazio esisteva un mondo che non era quello che vedevamo fuori dal mirino. Poi abbiamo voluto di più _ e questo è giusto _ in termini di attrezzature ma anche di idee, di tecniche di ripresa. Forse manca la semplicità di quei momenti e quei momenti significavano una fotocamera e una lente prime. Non altro. In quello spazio dovevamo farci entrare tutto quello che riuscivamo a farci entrare. Riconnettersi col passato, non dico sempre ma, quando ci va, penso faccia bene a tutti. Io ogni tanto ci provo con la Zfc e il 24mm lasciando lo zaino a casa. Non riesco a fare quello che facevo quando ho iniziato, ho perso la mano e l'abitudine alla focale fissa, ma la trovo una sfida divertente e in qualche modo, magari per un pomeriggio, riesco a riconnettermi. Spesso non sono soddisfatto del risultato ma sono contento del tempo che ci ho speso ------ Mancavo da un po' di tempo, buona serata a tutti e ben ritrovati .
  11. Un'ottima lente sulle distanze brevi anche con poca luce o comunque luce non appropriata, soprattutto gli scatti del tennis rendono bene l'idea. La definirei invece deludente in luce sulle lunghe distanze per i motivi che hai ben spiegato. La mia opinione è che in una lente estrema come un 24-400 sia molto difficile ottenere il giusto compromesso e credo che meglio di così non sia possibile fare. Una lente tuttofare per chi vuole viaggiare leggero: risultati più che buoni a un prezzo tutto sommato giusto.
  12. Uno dei miei preferiti quando lavoravo con l'analogico. Allora mettere un suo scatto nelle mani del giusto stampatore faceva una reale differenza. Oggi, invece, concordo con quanto scritto da Mauro. Per carità, lo apprezzo sempre tanto perchè come tutti i grandi fotografi mi ha aiutato a crescere e capite bene che il solo tentativo di imitarlo (senza peraltro raggiungere il risultato sperato) era comunque impegnativo. Ma oggi, ammesso e non concesso che si riesca a trovare uno scorcio di paesaggio senza un elettrodotto tra le balle, direi che con gli strumenti di post produzione dei quali disponiamo non sia poi così complicato tirare fuori qualcosa che assomigli molto al suo lavoro. In fotografia, come in tutte le discipline creative, è molto difficile fare qualcosa che non sia già stato fatto da altri. Nessuno inventa niente. Ma quando ci proviamo è sempre una sfida e questo ci piace.
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