L'abbiamo annunciato appena è stato reso disponibile per Nikon Z, qui, e ce ne siamo procurato subito uno, attraverso il sito del distributore tedesco che ha fatto la spola tra Mauro (che ne ha scritto qua una presentazione) e me, che dopo i primi giorni di utilizzo non gliel'ho più reso.
E adesso lui se l'è ricomprato.
Nel frattempo è arrivata una nuova versione di firmware, che ci ha impegnato per riuscire a scaricarla sull'obiettivo: il tutto descritto in quest'altro articolo.
Quindi con questo, siamo al quarto pezzo scritto su Nikonland in pochi mesi...
Il motivo di tutto questo interesse per un obiettivo di terze parti, ma AF e dotato di una serie di plus, rispetto altre realizzazioni, è presto detto:
si tratta del primo superwide da 16mm e 107° di angolo di campo, iperluminoso, costruito per baionetta Nikon.
Nikon stessa, nella sua lunga storia di ottiche, ha sempre trascurato questa lunghezza focale tra i suoi celeberrimi grandangolari fissi (presente invece in tante realizzazioni zoom) e nella memoria di chi ne mantenga, si ricordano solo i 16mm fisheye circolari MF ed AF, l'ultimo dei quali, del 1993, non ha mai brillato neppure in quella particolarissima categoria di obiettivi/effetto speciale che sono i fisheye rettilineari.
Al contrario che per focali come i 15 ed i 18mm dove le realizzazioni del periodo AiS, dotate di Close Range Correction ed antiriflesso migliorato rispetto alle precedenti, hanno a lungo mantenuto il proprio elevato valore sul mercato: io li ho posseduti tutti e ne ho anche scritto su Nikonland.eu, purtroppo oggi non più online.
Ma il mitico Nikkor 15mm f/3,5 AiS del 1982 era una boccia per pesci rossi, di vetro e metallo, che pesava 630 grammi
e vignettava pure a f/11 anche per la polvere che si accumulava sotto le ali del paraluce all-cast
Questo Viltrox da 550 grammi, anch'esso costruito in metallo e vetro, è piatto !
Piallato da San Giuseppe fino a poter montare un filtro da 77mm di diametro
e al tempo stesso dotato di una enorme e maneggevole ghiera di messa a fuoco manuale, nel caso si desiderasse utilizzarlo in tal modo, oltre che di una favolosa ghiera elettromeccanica dei diaframmi, con uno slider per decidere di usarla a scatti di un terzo di stop, oppure fluida, per gli usi connessi al video (per esempio) escludibile posizionandola su "A" (per regolare i diaframmi dalla ghiera della fotocamera)
e di un display superiore con molte indicazioni al suo interno (del quale parlerò appresso) oltre a due tasti FN programmabili attraverso l'apposita APP (come da articolo già citato sull'aggiornamento fw), uno slider AF/MF, uno scudetto rosso molto appariscente , forse anche troppo... come il cerchio rosso attorno alla baionetta posteriore, sulla quale spicca una presa USB-C per l'aggiornamento fw oltre ai contatti elettrici che consentono una compliance totale su Z-mount.
MTF da sensazione e coating ai nanocristalli completano il quadro costruttivo di questo benchmark della produzione di terze parti per Nikon Z, venduto a un sensazionale prezzo, inferiore ai 600 euro.
Il display si adatta al tipo di utilizzo che si faccia dell'obiettivo: se in automatismo dei diaframmi, con rimando alle ghiere fotocamera, presenta solo l'indicazione AF e della distanza dal soggetto inquadrato.
Apro una parente...si e la chiudo subito dopo: questo display mi aveva stregato fin dalla presentazione, ma allo stato pratico è l'unica delusione di questo progetto ottico Viltrox. Almeno nel mio esemplare, l'indicazione della distanza è sbagliata 9 volte su 10 e non riesco dopo mesi a capire su che parametro si basi... di fatto ho smesso di considerarla.
se si utilizzi la ghiera dei diaframmi compare anche una replica luminosa della distinzione in terzi di stop, molto utile a chi adoperi questo Viltrox al buio pesto, per esempio di riprese astrofotograffiche,m per le quali questo superwide sembra essere particolarmente indicato: mi riservo (quando mi andrà) di sperimentarne l'efficienza.
Nell'insieme un bellissimo esempio di realizzazione ottica e meccanica, qui su Nikon Z9 che con le sue dimensioni completa un quadro esteticamente valido.
Andiamo alle immagini:
con un superwide di questo genere di solito si comincia col rendersi conto di quanta distorsione prospettica possa ingenerare un angolo di campo così elevato, tenendo in considerazione la possibilità di regolazione automatica attuali e di quelle apportabili successivamente via sw in postproduzione.
Tra i primissimi scatti, ecco degli interni di casa mia, a mano libera, semplicemente tenendo in bolla l'obiettivo regolandomi con gli stipiti delle pareti
così come usciti dalla macchina, senza ovviamente apportare alcuna correzione: gli esordi mi sono sembrati subito molto interessanti: non difformi da realizzazioni di inferiore ampiezza di campo inquadrato, ma dal prezzo decisamente superiore.
Così come, pochi giorni dopo, questo interno di aula a tutta apertura, dove il primissimo piano si lega prospetticamente nell'attesa proporzione con lo sfondo dell'immagine.
Oppure, all'opposto, un superwide corretto nelle distorsioni come questo, può essere utilizzato per realizzare uno stitching di immagini orizzontali, distanziate di quel tanto da potere andare a coincidenza, senza creare particolari problemi al software di unione, in un lavoro che di solito si effettua con obiettivi standard !
mentre, in un più consueto scatto unico, ritagliato apposta in 16:9, per mantenere in bolla la parte superiore dell'immagine, eliminando già on-camera quella inutile, più in basso
Ovviamente un 16mm frigge in mano e non si può pensare di tenerlo sempre in bolla per ottenere la massima planeità di campo possibile, quindi seguono immagini realizzate con quantità varia di linee cadenti, ma non per questo a mio avviso meno interessanti rispetto quelle più curate su questo aspetto
così come quelle riprese appositamente dall'alto vero il basso e viceversa per ottenere una dilatazione o compressione della prospettiva
sfruttando quasi sempre la ridotta pdc data dalla massima apertura di diaframma, davvero inusuale per questa focale, in assoluto...
ed in maniera più o meno accentuata, ad esagerare le proporzioni
oppure anche non...cercando di ottenere riempimento su tutto il campo inquadrato e di non distorcere
Contrasto cromatico in luce forte, ma buona gestione di luci ed ombre anche giostrando con le possibilità esposimetriche messe a disposizione da Nikon
(la maggior parte di queste foto sono state realizzate con Z8 e Z6iii)
grande facilitazione nelle riprese in basse luci, grazie come già sottolineato alla grande luminosità
alla pari che nelle situazioni di grandi differenze di EV
come in controluce anche diretto, dove non trovo traccia evidente di flares o ghosts
lo stesso valga in luci miste artificiali, dove è difficile anche soffrire di banding, grazie all'accuratezza della formula di coating scelto
facile ritagliare in macchina il formato, per ottenere anche equilibrati file quadrati facilmente gestibili già dal mirino della fotocamera
La sostanza dei fatti premia chi si sia impossessato di questo superwide Viltrox: qualità costruttiva, sia materiale sia nel senso della resa ottica ne fanno un punto di riferimento futuro per chi voglia affrontare angoli di campo più ampi dei 100°.
Gli aspetti incerti riguardano sicuramente le indicazioni di distanza del display che però su di un 16mm non sono poi importanti come potrebbero esserlo su di un futuro obiettivo macro. Ed un aspetto, quello dell'assenza di un distributore/assistenza ufficiale, di cui dico dopo.
Il prezzo, che non è mai un valore assoluto per utenti delle più disparate possibilità, è certamente anch'esso un elemento di discrimine a favore, tanto quanto nel senso opposto giuoca la totale assenza di una rete di assistenza, come anche della possibilità che venga istituita.
A nostro avviso, Viltrox, per fare il salto di qualità che la possa accostare per affidabilità ai marchi di terze parti più noti come Sigma e Tamron, deve assolutamente provvedere in questo senso.
La vastità della sua offerta e l'accoglienza che gli stiamo riservando, lo impone...!
Max Aquila photo © per Nikonland 2024
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