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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 22/03/2021 in tutte le aree

  1. E' un argomento a cui sono sensibile. Ed ammetto che mi è capitato di accapigliarmi più di una volta per questo. Un vero campo minato in cui è facile pestare una merda e sporcarsi fino al ginocchio che forse non dovrei trattare. Ma quando leggo certe posizioni o sento certi discorsi, mi si alza la pressione e rischio di scoppiare. il paginone doppio di una rivista di fotografia (non è una rivista per soli uomini, pur essendo chiaramente orientata. E' tale e quale, negli scopi, ad una rivista di wildlife fotografico, solo che per lo più è ambientata in ambienti domestici, indoor e outdoor ed ha come soggetti, modelle quasi esclusivamente nude). Il linguaggio è sessualmente orientato, con terminologie chiaramente mascoline, non si fa fatica ad ammetterlo. Ma il mondo del wildlife non è uniformato alla caccia incruenta, con le stesse terminologie (che a me personalmente creano raccapriccio) ? Ma è un prodotto liberamente sul mercato, che può o meno essere acquistato, nessuno vi obbliga. La causa scatenante questa volta è un articolo su una rivista online USA molto letta che a partire dal titolone : " Persino alcuni dei fotografi maschi più noti non sanno ancora come trattare le donne" dibattuto - da un fotografo maschio - poi nel testo con grande passione ma nell'alveo comune del politicamente corretto scatenato dal metoo del dopo Weinstein. Premesso, e qui comincio, che io sto con il povero Weinstein ridotto da arpie e voraci avvocati ad una larva umana che oramai deambula a fatica con il pannolone tra le gambe, il discorso è il solito. Mercificazione del corpo della donna, resa come oggetto sessuale, vendita del suo corpo e, nel caso di questi non ben identificati "fotografi maschi" che organizzano workshop attirando fotografi alle prime armi con discorsi ambigui, formandoli "nel modo sbagliato", sostanzialmente commercio indotto da un background culturale sbagliato. Come dire - probabilmente ? - che sarebbe giusto, probabilmente, che i ragazzi venissero vestiti da femmina e fossero introdotti alle faccende tipicamente femminili, anziché incoraggiati ad avventurarsi fin da subito nel bosco, per cacciare. Ma non indugio oltre su questo versante quasi "etologico", perchè semplicemente nella mia ignoranza credo che maschi e femmine di ogni specie siano differenti quel tanto che basta per ... permettere loro di accoppiarsi, procreare e contribuire nel mantenere in vita le loro peculiarità nel futuro. Altrimenti non si spiegherebbe perchè il merlo che abita nel mio giardino ogni mattina pesca un bel vermetto, si mette a cantare a squarcia gola finchè sua moglie non lo va a trovare sulla cima della meta-Sequoia per tranquillizzarlo, prendendo dal suo becco quel bel vermicello succulento. Ma tornando a bomba, io posso portare una più che decennale pratica fotografica con modelle. Mi piacciono le donne, mi piace fotografarle. Non rubo fotografie ma pago le modelle perché si lascino fotografare da me, come piace a me. Appunto, pago le modelle, dopo aver stabilito condizioni precise, secondo un contratto a volte scritto, a volte solo verbale. Alcune volte tramite agenzia specializzata, sempre più spesso, con relazione diretta, perchè sono sempre più le modelle che operano come imprenditrici private di loro stesse. Come le tratto ? Con il massimo rispetto e cortesia, quando ricevo altrettanto rispetto e cortesia. Ma una modella è una donna ? In linea di massima si, naturalmente si, ma non nell'accezione generica. Una modella è una professionista che dietro compenso posa. Posa per un pittore, per uno scultore, per un fotografo. Secondo specifici accordi pattuiti in anticipo. La linea di confine è labile, certo. Ma una donna che posa è una modella. Il confine diventa concreto quando vedi una modella nuda che si copre mentre non sta posando e non ha alcun problema a mostrarsi quando invece posa. Guardare una modella è come guardare una donna ? In linea di massima si ma dipende se la stai guardando direttamente senza che si stia fotografando, oppure se la stati guardano per studiare posa, luce, espressione. Con o senza la fotocamera. Che è un evidente elemento di separazione tra te e lei. E sottolineo te e lei, non il generico uso un pò ipocrita di fotografo e modella. Che vale se gli attori sono altri, non se tu sei uno di loro. Personalmente ho fotografato decine e decine di modelle, non so quante. Una quantità. Avrò un milione di scatti fatti con modelle di ogni continente. Alcune, assolutamente caste, ritratti puri, addirittura in abiti monastici. Altre oltre ogni pudore ma pur sempre con intento artistico. Mai una volta ho provato un sussulto o un prurito per l'avere una modella davanti "come mamma l'ha fatta". Nessuna volta mi è capitato che si creasse qualche situazione scabrosa per una incomprensione sugli scopi reali del vero motivo per cui si era li. Per l'atteggiamento, non necessariamente per la differenza di età che oramai mi avvicina a quella di un vecchio zio se non ancora un nonno. Ma ci sono tanti nonni ancora rapaci in giro. Certo, ci sono tanti pervertiti che si fingono fotografi per tentare di approfittare della situazione. Magari con sistemi poco virtuosi, sempre tentando di non scucire nemmeno uno scudo. Io invece non ho mai fotografato gratis ed ho sempre preteso patti precisi prima del set. E questo è il primo segnale di onestà. Anche quello, se conosco già la modella e so di potermi fidare, quello di pagare il corrispettivo prima del lavoro, in modo da evitare il gesto poco elegante di ... dover pagare una donna. Che è una modella, che posa dietro compenso. una modella italiana piuttosto nota, che in rete ha centinaia di foto che la ritraggono senza alcun pudore con tutto ben in mostra. Questa foto è sul suo profilo Instagram e sotto c'è l'offerta di posare su compenso. Lo fa per lavoro, se ci si incontra sul compenso, non ha alcun problema a farlo con qualsiasi fotografo serio. E mi pare una cosa assolutamente normale. Poi magari non ci si trova in termini di intesa artistica, è facile, non siamo tutti compatibili allo stesso modo. Io amo ri-fotografare le modelle con cui mi trovo meglio, escludo per sempre quelle che non ispirano passione. Ma così come ci sono fotografi seri e ci sono pervertiti che fingono di essere fotografi oppure che si insinuano nei worshop solo per poter broccolare le modelle o fotografarle in modo osceno, ci sono anche modelle molto disinibite che senza farsi troppi problemi offrono un tariffario di "un tanto l'ora" a seconda del genere fotografico che il fotografo gradisce. Dal ritratto vestito, passando per l'intimo, arrivando al nudo integrale con le parti intime esposte ma anche fino a posare mentre fanno cose che in generale non si fanno per un pubblico ma in solitario (spero di essermi spiegato). Da 50 euro l'ora fino a 150 o 200. Purchè il fotografo sia referenziato ed affidabile. Ecco, ho fotografato decine e decine di modelle ma non mi è capitato sinora di fotografarne una che non fosse ben felice di posare e che non mi abbia ringraziato alla fine. Senza che qualcuno le costringesse a posare, dietro ricatto, tortura o non saprei quale tipo di forzatura. Anche perchè se una modella posa contro-voglia io me ne accorgo al volo e la protesto. Accorciando l'incontro che non tronco perchè sono un signore, pagando sempre il compenso pattuito anche se non sono soddisfatto. Ci sono anche tante modelle che posano per te entro certi limiti ma poi con il tal fotografo famoso danno molto di più, nonostante quanto tu sia disposto a pagare : una foto dell'ultimo set di Petter Hegre con una modella che non conosco. Alcune modelle hanno posato per Hegre in modalità che se io fossi il loro padre, lo avrei già scotennato (dopo una saccata di legnate alla cara figliuola) ma che con me hanno fatto le santarelle, negando di essere disposte a fare "certe cose" (sempre fotograficamente parlando). Insomma, la faccio breve. Uomini siamo, e donne sono (credo che probabilmente il discorso possa essere identico anche a parti invertite ma sinceramente ho rinunciato 20 anni fa ad investigare nella psiche femminile : è una materia che non mi affascina più). Quando l'uomo fa il fotografo e la donna fa la modella, si crea automaticamente una mappatura codificata di comportamento ed é semplicissimo rimanere entro quei binari senza inconvenienti. Se il fotografo invece è un pervertito mal gliene incolga. E se la modella non è una modella ma una escort, forse ha sbagliato canale. Esattamente come il pervertito che magari potrebbe semplicemente cercare altri servizi a pagamento : il web è pieno di inserzioni anche di quello, con esiti ben più soddisfacenti. Ma per favore non facciamo i moralisti. Che non ce n'è bisogno. Non c'è bisogno di codificare stili e comportamenti con decaloghi all'europea (quella di Bruxelles). C'è un'etichetta non scritta che si adatta di volta in volta. Non si sta parlando di nulla di illecito (almeno finchè le femministe non instaureranno una dittatura universale) e non c'è nulla di male. Non vorrei in un prossimo futuro dover compilare un mazzo di documenti e presentare lo Spid prima di fare una foto ad una modella coperta da un saio. A me piace fotografare le modelle e spero di poter continuare a farlo finché potrò. *** A margine qualche aneddoto personale che forse spiega come ci sia caso e caso. Mi è capitato di fotografare una modella, brutta ma così brutta che non ho nemmeno messo la scheda di memoria ma che per professionalità, serietà e anche signorilità, ho finto di fotografare, guidandola e facendole credere che stava lavorando bene. Mi è capitato di essere sul punto di mandare a cagare una stronza mercenaria russa che non aveva capito chi aveva di fronte, nonostante si fosse portata il marito "per sicurezza". Ho contato fino a 101 e poi le ho chiesto fermamente che se voleva lavorare con me, stava li per quello, altrimenti la porta l'aveva già vista. Ho fotografato una donna nella vita con la quale ho instaurato un rapporto tale per cui in una due giorni le ho detto : nel primo giorno fotograferò come farebbe una fotografa, nel secondo giorno come farebbe un fotografo innamorato di te. E ci siamo divertiti un mondo entrambi nel provarci. il sottoscritto e la sua modella più amata la gran parte delle modelle ama essere adulata, gradisce i complimenti ben posti mentre si fotografa. Molte sono insicure ed hanno bisogno di essere tranquillizzate : si, bene cosi, brava. E' facile, anche se la lingua non è quella madre di nessuno dei due. Non costa nulla e non ci sono malintesi. Ci sono alcune - poche - che amano essere amate per quelle due ore in cui le fotografi. Altre che posano con tutta la professionalità che hanno ma facendoti capire che sei un pezzo di merda per loro, buono solo perchè le paghi. Come per tutte le cose della vita. Non mi pare che sia il caso di farne una questione politica o di volerci mettere in mezzo cose che non ci sono. In ogni caso se noi fotografi non fossimo interessati a fotografarle, molte modelle probabilmente dovrebbero giocoforza intraprendere altri generi di carriera ... ... parimenti se non ci fossero così tante modelle disposte a posare per i fotografi - spesso in competizione tra loro con tanto di tour europei e booking online - non le potremmo fotografare.
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  2. A me sembra una buona notizia. Perché significa che Nikon intende investire tutte o buona parte delle sue risorse sullo sviluppo del settore ML (fotocamere, lenti, fw, ecc.). Perché significa anche che Nikon si sente in grado di coprire in relativamente poco tempo l'attuale gap tale da convincere i fotografi che hanno finora rimandato il passaggio al ML a farlo in un futuro assai prossimo. Perché ne consegue - ed è la cosa più importante - che Nikon è pronta a rilasciare macchine capaci di soddisfare la clientela più esigente (come i professionisti), e confidente che tali macchine saranno in grado di offrire prestazioni almeno uguali (ma io credo superiori) alle sue migliori reflex, anche dove queste ultime sono oggi più performanti rispetto alle ML. Sarò un inguaribile ottimista, ma non credo di essere molto lontano dalla realtà.
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  3. Non appena uscita nei mesi scorsi la Nikon Z5 abbiamo prestato subito attenzione alla sua nuova batteria EN-EL15c: la più capace delle sorelline che l'hanno preceduta ed hanno alimentato buona parte delle fotocamere Nikon degli ultimi nove anni (fin dalla D800 del 2012) Non solamente per i 380mAh supplementari che comportano di certo una maggiore capacità rispetto anche alla versione "b", certamente anche per lo "spunto" arrivato a 16 Wh, sicuramente per la stessa novità che caratterizzava anche la precedente versione "b": ossia quella di poter essere caricata, non solamente nell'apposito usuale, scomodo, spartano, charger da parete, MH-25a (ci piacerebbe per esempio che, essendo giunto alla sua terza edizione, avesse almeno un indicatore di ricarica dell'elemento inserito) ma anche direttamente dalla presa USB-C della Z5, posta sul fianco sx, sopra quelle HDMI e per il remote control a filo (o per il ricevitore radio), come già nelle Z 7 e 6 sormontata dalla spia di ricarica, che si accende solamente a interruttore principale della fotocamera posto su OFF...! Per impostazione di fabbrica, quindi, un alimentatore di rete come il NIkon EH-7P poteva fin qui, solo ricaricare e non alimentare durante il suo funzionamento la batteria di una Nikon Z, purchè al suo interno ci fosse una batteria compatibile, ossia almeno una EN-EL15 versione"b" La vera novità di Z5 + nuova batteria EN-EL15c è un rigo di menù in sezione impostazioni della Z5 che viene così tradotto dalla guida on camera, attivabile col pulsante provvisto di simbolo: ? Quindi la EN-EL15c non solamente può essere passivamente ricaricata via cavo USB (a fotocamera spenta), ma si presta a essere alimentata restando in standby di consumo, quando al cavo USB-C sia collegata una sorgente di alimentazione: INTERESSANTISSIMO, per tutti coloro che si lamentano della scarsa capacità della batteria in situazioni di ripresa dove i consumi aumentano in maniera esponenziale. In effetti, a differenza che nelle altre Z, se colleghiamo alla presa USB-C della Z5 un alimentatore di rete, per esempio per smartphone, sia ccende una spia sul monitor, assente nelle altre fotocamere Z Una spia che ci dice, a macchina accesa, (e spia charge sul fianco, spenta) che l'alimentatore sta lavorando in bridge sulla batteria, senza farla scaricare. Attenzione però: bisogna che l'alimentatore di rete sia di una potenza adeguata ad alimentare una mirrorless Z... quindi mi sono subito accorto che non se ne potevano utilizzare di qualsiasi: una Schuko dotata di due prese USB non basta: alimenta solo parzialmente la fotocamera che continuerà a pretendere energia dalla batteria al suo interno... Questa era la carica della EN-EL15c prima di impostare un time lapse da uno scatto ogni due secondi, per 59 minuti di tempo e questa, alla fine delle riprese... per poi crollare subito dopo essere stata accesa per queste foto Neppure un alimentatore usb di bassa potenza per smartphone è sufficiente... tantomeno un powerbank da poche pretese... Ma un alimentatore usb di nuova generazione, da almeno 30W di potenza, quello si che la regge la Nikon Z5 (è quello del mio Xiaomi Redmi Note 9 Pro che ha una batteria da 5020 mAh...) All'inizio di una ripresa video da 30 minuti: questo era il livello della batteria inalterato, mezzora dopo, alla fine della ripresa: Avendo quindi risolto il problema della gestione di lunghe sessioni in studio (o dovunque sia disponibile alimentazione elettrica), senza la necessità di dover sostituire l'elemento interno all'apparecchio, si pone la vexata quaestio, che affligge i fotonaturalisti, gli astrofili, i videomaker e tutti coloro che, magari in zone impervie in viaggio, si trovano a dover fare i conti con la sia pur aumentata capacità di una EN-EL15c su di una Z5 (attenzione a questo passaggio, perchè quanto abbiamo detto dipende dall'interazione tra batteria e fotocamera e fin qui Z6 e Z7 non possono godere di questa miglioria apportata sulla Z5) Lo troviamo un Powerbank, dotato di uscita USB-C (il vantaggio dipende proprio dalla velocità di connessione di queste prese speed) dalla capacità e potenza sufficienti a bypassare la batteria della Z5 fornendo alimentazione a fotocamera accesa e ricaricando la batteria a fotocamera spenta? La Redazione di Nikonland ha prodotto questa experience, interrogandosi su che powerbank acquistare, considerata l'intrinseca pericolosità di questo strumento una volta collegato ad una fotocamera del costo di una Z5... Risparmiare è un concetto che abbiamo abbandonato da tempo: quando non compriamo roba Nikon è solo perchè Nikon non ce la produce, quindi andiamo a cercare materiali al di sopra di ogni sospetto. Abbiamo quindi individuato un marchio, Ravpower, abbastanza conosciuto, che in una fascia da 40 a 120 euro ha numerosi prodotti dalla capacità impressionante. Ho comprato il modello RP-PB058, da ... 26.800mAh, ossia una capacità quasi doppia rispetto alla batteria che mette in moto il mio scooter da 300cc... dotato di una potenza da 30W in uscita, due prese USB3 ed una USB-C come uscite e una mini USB come input di ricarica, cavetti di ingresso ed uscita e indicatore di carica residua Accreditato della capacità di ricaricare fino a 10 smartphone a carica completa, oppure due volte un i-Pad air, ho già sperimentato la veridicità di quanto promesso, ricaricando già almeno quattro volte una Nikon Z, oltre a tutti gli esperimenti effettuati, senza essere ancora riuscito a scendere sotto i due led di indicatore di carica... Orbene: collegata la Z5 con la EN-EL-15c all'output USB-C ho impostato la solita attività, una ripresa video di mezz'ora dove lo stato di carica della batteria interna era: tale e quale alla fine della ripresa... Non soltanto.... ma finito l'esperimento, ho spento la fotocamera e, senza spostare alcun cavetto, è partita lla ricarica della EN-EL15c che in meno di un'ora e mezza si è completata Una bella risorsa, questa innovazione della Z5, che speriamo vedere portata con aggiornamento fw anche sulle Z 6 e 7: tanto ci stiamo comprando tutti le nuove EN-EL15c, che comunque dimostrano sul campo di realizzare un guadagno di scatto (rispetto alla versione "b" ) superiore al 15-20% di un'autonomia che era già ottimizzata per la maggior parte delle esigenze di ripresa. Ecco, per gli incontentabili, quelli che tra uno scatto e il successivo tengono la fotocamera accesa per quattro ore, adesso abbiamo una soluzione, per ora confinata sulla Z5, che rappresenterà in futuro la risoluzione di ogni problema di alimentazione. Perlomeno le Nikon Z...non soffriranno più la Fame... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
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  4. Nippon Kogaku nonAi becomes Auto on Nikon Df Nippon Kogaku nonAi becomes Auto on Nikon Df Nippon Kogaku nonAi becomes Auto on Nikon Df Scusate l'inglese nel titolo, pero' abbiamo la netta sensazione che degli argomenti alla base di questo articolo non si parli poi tanto, non solo in Italia. E la fotocamera in questione, la Nikon Df, nasce alla fine del 2013 con un pregio specifico che la differenzia da tutte le altre DSLR Nikon fin qui avvicendatisi: vale a dire la compatibilita' ottica con tutti (salvo eccezioni) gli obiettivi Nikkor e Nippon Kogaku baionetta F, prodotti prima del 1977, anno nel quale si produsse il passaggio all'attacco Ai, inserendo una flangia di accoppiamento meccanico all'esposimetro che rivoluziono' il modo di fissaggio delle ottiche Nikkor ai corpi macchina dell'epoca, mantenuto poi fino ad oggi con le successive modificazioni meccaniche (AiS) ed elettriche (AF / AFD / G) La novita' della Df non e' da poco, rimettendo in gioco un enorme parco ottiche, in mezzo al quale si trovano ancora delle eccellenze di rendimento, pur sui moderni (ed esigentissimi) sensori digitali. Per esempio, rovistando tra i miei nonAi compatibili (attenzione! non tutti gli obiettivi non Ai lo sono), ho voluto selezionarne una triade interessante ma in particolare la mia attenzione si sofferma sul Nikkor-Q 135mm f/2.8 del 1965, (prima serie a questa apertura di diaframma), "fresco" appunto dei suoi 50 anni di progetto: e questo mio esemplare possiede un SN che lo colloca agli inizi di produzione. In cosa consiste in soldoni la potenzialita' offerta dalla Nikon Df? Semplicemente nella presenza di questa levetta di accoppiamento della flangia Ai all'esposimetro: lift down per obiettivi da Ai fino a AF-G lift up per lavorare con obiettivi Nippon Kogaku (nonAi) e Nikkor Ai Ecco quindi Df con 135/2,8: infine assemblati ... Al momento in cui andiamo a leggere il manuale delle istruzioni sulla modalita' di interazione tra questi obiettivi e la Nikon Df, si resta piuttosto delusi perche' si scopre che... un obiettivo senza contatti elettrici non puo' dialogare con un corpo macchina che si basa (come ogni DSLR) sulla comunicazione elettrica dei dati Ovvio...no? Per cui bisogna. - impostare manualmente i dati di lunghezza focale e massima apertura sull'apposito menu' della fotocamera. - Poi impostare il diaframma sull'obiettivo e ... - fare collimare lo stesso valore con la ghiera diaframma del corpo macchina: in modo tale che la fotocamera sappia...da noi a che apertura stia per lavorare l'obiettivo. A questo punto sorge spontanea una domanda, che estendo ai lettori di questo articolo: "Quali sono i parametri da tenere in conto per l'ottenimento di una perfetta esposizione?" Due (tempo e diaframma) ? come ci fa il piu' delle volte rispondere la maledetta abitudine di noi cinquantenni (appunto), che abbiamo imparato ad esporre in tempi di pellicola, quando il valore della sensibilita' del film non era una variabile se non (con dei vincoli non da poco) nel B/N, .... o TRE (tempo, diaframma e ISO)?!!! Ovviamente (e da sempre...) i parametri sono TRE ed e' stato con l'avvento della terza generazione delle reflex PRO e Prosumer digitali che abbiamo cominciato a fare largo utilizzo della funzione di ISO Auto, con la quale, fermi i parametri della funzione in cui regoliamo la reflex (P/S/A/M), varia secondo logiche differenti in funzione del modo applicato anche il terzo parametro, l'indice di sensibilita del sensore digitale (ISO), secondo un range che possiamo impostare su menu', insieme al "fixing" del tempo minimo di otturazione desiderato. Ma in questo modo.... se fisso il modo su M e stabilisco come parametri di tempo di otturazione e diaframma di apertura dell'obiettivo quelli che mi stanno piu' utili, poi sara' la Nikon Df in ISO Auto a variare unicamente gli ISO (entro il range di preset) ... e considerata l'enorme latitudine di posa di questo sensore (lo stesso della ammiraglia D4) che consente un rumore digitale crescente ma non invasivo anche a valori di ISO superiori a quelli (per noi pellicolari) inarrivabili, come i 12500 o anche piu', ci si ritrova ad utilizzare inaspettatamente in una modalita' di automatismo un obiettivo progettato per funzionare in tutt'altro modo con le Nikon F e Nikkormat dell'epoca (la Nikon F2 sarebbe arrivata solo nel 1971...). Per giunta conservando notevole comodita' di regolazione degli altri due parametri di esposizione: a ghiera i tempi e a diaframma obiettivo le aperture (ricordandosi di collimare con la seconda ghiera il valore di apertura eventualmente modificato). Di piu': per sotto e sovraesporre bastera' agire sulla ghiera del diaframma obiettivo utilizzando se del caso anche le mezze posizioni. Ancora: Nikon Df consente anche con questi obiettivi Nikkor e NK la misurazione in Matrix, oltre a quella (per la quale tali obiettivi furono progettati) in media compensata nel cerchio di 12mm di diametro... E giudicate voi se non ne valga la pena.... La Nikon Df è la captatio benevolentiae tardiva di Nikon per tutti i fotografi appassionati del marchio, che fin dalla fine degli anni Novanta, dopo la presentazione delle prime DSLR, ne auspicavano la commercializzazione, per non dover essere costretti a cambiare abitudini di regolazione e utilizzo, in relazione alle ancora molto diffuse discendenti delle reflex a pellicola delle fortunate e popolari serie FM/FE Il battage pubblicitario durato per mesi attraverso molti canali mediatici , con degli spot, molto suggestivi, che di volta in volta aggiungevano piccoli tasselli alla forma finale della fotocamera, sapore all'acquolina in bocca, si manifestò in tutta la sua essenza solamente sul finire del 2013 , provocando sentimenti molto differenti e contrastanti, spesso di delusione cocente, sulla base delle opportunità tradite dalla realtà dei fatti... SPOT NIKON Noi di Nikonland l'abbiamo acquistata e utiliilzzata, fino a che abbiamo ritenuto utile la sua strutturazione vintage. E sottolineandone le pecche oltre al fascino indubbio Max Aquila per Nikonland 2015 ©
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  5. Nikon ha festeggiato il suo Centenario nel 2017, ma la sua storia che ci interessa, l'ho già ampiamente descritta qua e prende le mosse dalla riconversione industriale post bellica del 1946-48 che culmina nell'apoteosi della sua produzione fotografica a telemetro, rappresentata dalla RangeFinder SP del 1957 alla quale seguirono un paio di altri modelli a completamento della serie ed a consolazione degli appassionati, ma sulla base della quale, nel 1959 avvenne il secondo deciso strappo con il recente passato, nel quale la casa di Tokyo, presentando la nuovissima capostipite di sistema: la Nikon F per convincere anche i più affezionati ad un modo antico di fotografare, come era diventato il sistema a telemetro, rispetto il maggiore dinamismo consentito dalla visione reflex a mirino, procurò di presentare insieme al corpo macchina standard col mirino semplice a prisma (privo di esposimetro) anche una serie di obiettivi che, non solamente dovevano consentire l'ordinaria gestione di una ripresa fotografica, ma straordinariamente innovatori (alcuni di essi) rispetto quanto visto fino a quel momento sul mercato internazionale ! E' appunto il caso del Nikkor 2,1/4 (21mm f/4) a otto lenti e periscopio + mirino (in assenza ancora di schemi ottici retrofocus grandangolari) già ottica in uso alle RF o dello straordinario PRIMO telezoom come il Nikkor 8,5-25,0/4-4,5 a 15 lenti, luminosissimo tanto quanto elegantissimo unitamente agli obiettivi fissi da sempre necessarii, come il 5cm f/2 standard i due wide leggeri, il 2,8/3,5 ed il 3,5/2,8 gli immancabili mediotele 10,5/2,5 e 13,5/3,5 insieme all'interessante e luminoso 5,8/1,4 Tutto ciò nei primissimi mesi dopo la presentazione della prima reflex del sistema F, che inaugurava anche la relativa baionetta, differente ovviamente da quella a telemetro. Si era tra 1959 e 1960 e le esigenze interpretativo/tecniche dei fotografi dell'epoca si andavano evolvendo, avendo pertanto bisogno di strumenti che dessero un taglio netto col passato, quando determinate focali e distanze minime di messa a fuoco venivano limitate dalla base telemetrica delle RangeFinder: Nikon (Nippon Kogaku/Nikkor) si pone sul mercato come il sistema dalle potenzialità più interessanti in termini di integrazione tra corpi macchina/pentaprismi esposimetrici, ottiche ed accessorii, che nel breve volgere di un decennio avrebbero collocato il marchio di Tokyo ai vertici indiscussi tra i produttori di materiale ottico fotografico Il terzo strappo deciso rispetto il "kaizen" Nikon, nel 1977 con l'avvicendamento della baionetta Ai L'attacco viene modificato per permettere l' "Automatic maximum aperture Indexing" (AI) tramite quello che, nella documentazione Nikon,é definito "meter coupling ridge", ovvero un bordino di metallo che permette alla fotocamera di conoscere la massima apertura focale ed un dentino, fissato alla ghiera esposimetrica, che indica l'apertura correntemente selezionata.La forchettina soprastante resta per compatibilità con il passato, ma non é più necessaria nei corpi macchina che leggono la codifica degli obiettivi AI. sulle nuove fotocamere del sistema F-mount, a partire dalle mirabili F2A ed F2AS (insieme alla indimenticabile FM) ed il loro sistema di accessorii ai quali Nikon, per recuperare il patrimonio di ottiche prodotte in baionetta F negli ultimi 18 anni, si determinò a modificare la baionetta a quelli più meritevoli, presentandone al contempo una pletora di altri, ancora una volta (ed è la terza) per consentire a chi volesse mantenere le vecchie abitudini, la libertà di farlo, ma al contempo, dare facoltà di scelta agli acquirenti della nuova baionetta tra le ottiche "datate" nonAi e quelle appena presentate, sfolgoranti di ingegneria ottica applicata. In ogni caso, ciascuna lente che veniva rinnovata in Ai, veniva arricchita di contenuti tecnologici che spaziavano dai nuovi ed efficaci trattamenti antiriflesso, ai frequentissimi aggiornamenti dello schema ottico, riprogettato alla luce della nuova disponibilità ingegneristica. Bene...ho dovuto aiutarmi con...Wikipedia per raggruppare tutte le ottiche messe a disposizione nel solo 1977 per consentire questo passaggio: sono più di 50, alcune delle quali riporto qui di seguito Lo ripeto: mezzo centinaio di obiettivi di tutti i generi, dal rinnovo dei progetti ottici, quanto alle mere sostituzioni della baionetta, quando non di nuovissima presentazione... il tutto nei 12 mesi del 1977 Capite adesso il titolo di questo articolo? E poi fu AiS e poi AF, poi AF-D, G ed ancora, in tutte queste svolte, il Cliente Nikon si riconosceva in quel banner qui sopra, perchè libero di scegliere, libero di restare a coltivare il piacere della tradizione, libero di sfidare il presente ed il futuro con l'innovazione proposta dal marchio. Alterne vicende, ritardi già a partire dalla metà degli anni'80 producono arretramenti rispetto il principale concorrente di Nikon, ma in ogni caso il gap rimane umano e colmabile: non si tratta del fattore umano: gli obiettivi di classe continuano ad essere presentati anche se a volte senza il supporto di corpi macchina aggiornati alle ultime innovazioni dell'unico concorrente di Nikon. Si arriva al fatidico e decisivo strappo nel 1999: il Digitale ! con la presentazione della Nikon D1, la prima DSLR a corpo totalmente mutuato dall'eccezionale F5, ultima SLR regina, seguita da una F6 uscita solo nel 2004, un lasso di tempo troppo lungo per diventare anch'essa riferimento come le F che l'avevano preceduta. Il problema delle prime DSLR si chiama formato: si riesce ad arrivare solo ai sensori DX, ossia un fotogramma 1,5 volte più piccolo del 24x36 delle reflex a pellicola. Questo aiuta in termini di parco ottiche da mediotele in su, mentre è deleterio per ogni ottica più larga dei 46° di angolo di campo. Nikon ha in catalogo però una serie di wide medi e uno super nel 17-35/2,8 dedicato alla F5: che diventa su D1 un 25-50...guarda caso misura cara agli sviluppatori ottici Nikkor, pari all'escursione focale di uno dei primi zoom wide Nikkor in montatura Ai. Vengono fuori a corredo di queste reflex digitali i primi superwide da 14mm, sia Nikko, sia, incredibilmente più veloci, quelli universali di Sigma, Tamron e Tokina: segno che anche i piccoli credono nello strappo del 1999, nel millennial Nikon ! Il Sistema Nikon è ancora un sistema completo, di macchine, lenti ed accessori, e se l'AF delle prime DSLR non è ancora all'altezza di quello della F5/100 il problema viene mitigato dalla possibilità di utilizzo di ottiche MF oltre che delle AF ed AF-D in essere: le capacità di maf automatica attuali sono ancora da venire e Nikon usa ancora il motore AF integrato nel corpo macchina e collegato meccanicamente all'ottica, nella maggior parte dei casi, salvo le eccezioni costituite da telezoom e lunghi tele: fiore all'occhiello già in era pellicola per Nikon. Tra obiettivi Nikkor e universali la scelta è vastissima, impossibile da documentare e se nei primi cinque anni in molti restiamo a gestire contemporaneamente pellicola e digitale (prevalentemente per la questione dei costi spesso insostenibili di DSLR e schede memoria), a partire dalle prime digitali popolari (= a portata di tasca) come la D70 del 2004, la Storia cambia Contemporaneamente comincia una fase per Nikon di rallentamento della fin qui più che prolifica produzione ottica. Fase che conosciamo un pò tutti ormai, nelle sue articolazioni che hanno portato all'ultimo strappo, quello del passaggio a mirrorless, nel 2018 Z6 e Z7 quando D5/500/850/7500 all'apice delle rispettive potenzialità per i destinatari elettivi, avrebbero dovuto inchinarsi al doppio avvento: di un sistema di mira diverso (non più asservito a visione reflex ma elettronica) ad una nuova e del tutto incompatibile con le precedenti, baionetta Z Ad un anno e qualche mese da questo appuntamento non pensavamo di essere seppelliti certo come nel 1977 da decine e decine di nuovi obiettivi, ma certamente siamo rimasti attoniti rispetto al cambio di direzione Nikon, partita con i migliori propositi ed una roadmap se non ricca, almeno popolata, da alcuni di quelli che non possono che essere considerati come ferri del mestiere di un corredo, ma inspiegabilmente priva di altri (tra i quali gli zoom 70-xxx) e approdante al 2020 con una tirata di remi in barca, avendo eliminato alcuni dei progetti ottici promessi ma sopratutto i riferimenti temporali di realizzazione. Lasciando NOI NIKONISTI in balia delle onde: non più sviluppo del sistema F (già penosamente impoverito di ottiche adeguate ai corpi macchina menzionati) nessuna notizia delle nuove realizzazioni in baionetta Z , annunciate solamente, senza data di commercializzazione. per carità: non pochi obiettivi, ma solo quelli relativi ad un corredo da diporto: ne per esordienti (costi elevati) nè per professionisti/amatori evoluti (inconsistenza tecnologica in relazione al mercato attuale/mancanza di ottiche adeguate, da lavoro) Uno strappo in piena regola... forse alla moda... ma non da Nikon ...! Max Aquila per Nikonland 2019 (C)
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  6. A febbraio 2019 ho venduto la mia Nikon D500 con 26mila scatti all'attivo, comprata nel 2016 all'indomani della sua presentazione. Presa a 2mila euro su HK, rivenduta al netto della commissione di NewOldCamera appena alla metà. Non l'ho mai digerito. Oggi, in anticipo sul 2025, quando avrei scelto la reflex APS-C più rappresentativa del decennio precedente... me la sono ricomprata nuova, sempre oltreoceano, ad appena 1035 euro. Spedizione inclusa. Ritengo resterà un caposaldo del suo genere. Più unico che raro. Ed ho tutto ciò che le serve per essere utilizzata al meglio delle sue possibilità, a cominciare dai telezoom F-Mount... In attesa, adesso meno trepida, di quelli Z da venire ... Anche un b-grip avanzato dalla precedente sorella... 20,5 milioni di pixel su sensore DX da 15,7 x 23,5 mm con fattore di moltiplicazione 1,5X , già solamente per questo dato si caratterizza per essere un moltiplicatore naturale di ogni teleobiettivo le venga anteposto. Conto di utilizzarla con i più prestazionali Nikon AFS oggi in catalogo su F-Mount dei quali sto facendo richiesta specifica per testarli a mare e ...per aria. Le sue dimensioni da 147x115 e 81mm di spessore, unitamente al battery grip, senza il quale da sola pesa 860g, ne fanno arma letale per tutti gli usi nei quali oggi lamentiamo scarsa ergonomia nelle mirrorless di ogni marchio. La sua raffica da 10 fps fino a 200 scatti, anche RAW, ne fa uno strumento all'altezza dell' insuperabile Nikon D5. Ma il formato ridotto DX, unitamente alla stessa disposizione della D5 dei 153 sensori AF, praticamente estesi su buona parte del fotogramma, fanno rimpiangere solo in parte la irraggiungibile (per una reflex) sensibilità di quelli periferici delle ML. La sua grande propensione all' amplificazione ISO anche verso i valori più elevati, ne consentono un uso dinamico in IsoAuto, come oggi si opera al meglio delle condizioni di esposizione. I difetti li conosciamo e parlano della riottosità a sopportare insieme XQD ed SD dei due slot disponibili, per ottenere il massimo delle prestazioni velocistiche del buffer. Di un consumo delle batterie eccessivo rispetto a quello delle cugine senza specchio a parità di accumulatore EN-EL15a. I pregi, oltre quelli citati, passano anche dall' enorme quantità di obiettivi utilizzabili, esclusi purtroppo i moderni Nikkor per Z...ovviamente. Ma questa reflex per un appassionato Nikonista, non può mancare nella vetrina né talvolta anche nella sua borsa ! La Nikon D500 fa parte della più importante (commercialmente) categoria delle DSLR Nikon, ossia quella delle prosumer, reflex digitali che non devono fare rimpiangere le professionali cui le loro caratteristiche si ispirano, le Nikon D a una cifra solamente, ma contemporaneamente consentire agli appassionati l'accesso a prestazioni sconosciute alla categoria inferiore, delle entry level e delle middle, contraddistinte dalle sigle 3xxx e 5xxx, che sono invece il ponte tra le compatte e le reflex. Come detto, viene presentata nel 2016 e risulta l'ultima nata della sua categoria (finora, a meno di ulteriori sorprese in questo momento solo ventilate) dopo le: Nikon D100 da 6 Mpx del 2002, Nikon D200 10 Mpx del 2005 Nikon D300 12,3 Mpx del 2007 Nikon D300s aggiornamento del 2009 Viene saltata la sigla D400 che non viene mai prodotta, giusto il grande ritardo con il quale la D500 viene a sostituire una D300/D300s non più prodotta dal 2013, ma inaugura nel 2016 insieme alla D5 la "serie 5" delle DSLR Nikon che vedrà presentate l'anno successivo, nel 2017, le D7500, ma sopratutto la D850, tutte reflex caratterizzate in maniera molto differenziata, per fasce di utilizzo, ma accomunate dalla grande capacità dinamica e dalle prestazioni velocistiche dei rispettivi AF, con eccellenze, ovviamente nella ancora insuperata Nikon D5, ma concretizzatesi proprio in questa DX dalle prestazioni estreme che è ancora oggi, a quattro anni dalla sua presentazione, la Nikon D500. Così come le altre Dxxx la D500 è dotata di impugnatura verticale aggiuntiva, sigla MB-D17 dotata della ripetizione di pulsante di scatto, ghiere e pulsanti aggiuntivi ma è la prima della categoria a nascere senza flash incorporato, ritenuto un affronto al salto di qualità sul piano della robustezza d'insieme che la D500 è chiamata a fare rispetto chi l'ha preceduta. Altra novità determinante un netto spartiacque rispetto la serie di appartenenza, il monitor posteriore, touch e basculabile fino a 90°, che consente un utilizzo in live view davvero comodo ed efficiente, anche rispetto le altre macchine della serie 5. Ma il vero punto di forza della D500 sta certamente nella presenza nel doppio slot delle schede di memoria, dell'alloggiamento per una XQD, proprio come per la D5 e la precedente Nikon D4, cosa che le consente un'infinita sequenza di scatti sia in jpg, sia in NEF lossless. A patto di non pretendere di aver presente anche la scheda SD sul secondo slot, a pena di un rallentamento: bug mai del tutto appianato dai pochi aggiornamenti fw che le sono stati fin qui dedicati (l'ultimo il n° 1.20 del 4/2019) (photo courtesy Mauro Maratta) Max Aquila per Nikonland 2020 in questi mesi...
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  7. Sto usando la Nikon Z6 II da quando è uscita lo scorso autunno. Purtroppo il periodo non è stato propizio per utilizzarla dove avrei voluto valutarne davvero le potenzialità - rispetto alla Nikon Z6 prima serie - in eventi sportivi sfidanti, quali il motocross o l'automobilismo. L'ho potuta usare per lo più in fotografia di ritratto e generale. Oltre che in test informali che avrete già visto in queste pagine. Il mio giudizio complessivo è molto positivo pur con qualche caveat che condividerò più avanti, se avrete la bontà di continuare a leggere questo articolo. Che come mio solito, non è un test di laboratorio ma un'esperienza d'uso quotidiana, sul serio, da parte di uno che mangia pane e Nikon da quando il Presidente degli Stati Uniti era ancora Ronnie Reagan *** Uno strumento da lavoro La Nikon Z6 II si può considerare l'equivalente sia sul piano merceologico che funzionale, della reflex Nikon D750. Non è l'ammiraglia e non ha nemmeno un corpo professionale ma esattamente come la D750 serve a qualsiasi scopo le si voglia affidare. come nel caso della sorella più costosa, Nikon Z7 II, le differenze esteriori rispetto alla precedente serie sono minime. Si limitano per lo più al marchietto II dopo al numero del modello. La produzione passata in Thailand dal Giappone. L'apertura del vano memorie più alta. Perché le differenze concrete sono all'interno. nel doppio alloggiamento per memorie (XQD/CFexpress + SD di tipo UHS-II) nella contattiera estesa per consentire al battery-grip MB-N11 progettato espressamente per Z6 II e Z7 II di operare con i comandi in verticale nell'ingresso USB-C e la relativa elettronica in grado di sfruttare le peculiarità della nuova batteria potenziata EN-EL15c (compatibile con le precedenti ma in grado di operare in ricarica mentre la macchina è attiva) nell'uso di un doppio processore rispetto al processore singolo che insieme ad un buffer maggiorato, permettono alla Z6 II di raggiungere sequenze di 200 scatti consecutivi, il che nella pratica significa poter scattare sempre in continuo altre differenze aggiunte sul piano software come le nuove modalità autofocus, i tempi di scatti allungati sino a 900 secondi. la promessa di aggiornamenti firmware già mantenuta con l'ultima versione v 1.1 che ha aggiunto il video in formato 4K60p (sebbene in modalità 1.5x) e il formato RAW proprietario di Blackmagic (mediante registratore esterno e modifica hardware in assistenza a pagamento) che speriamo verrà costantemente estesa nel prossima futuro sin qui la teoria. Se questo si possa tradurre nella pratica in operatività migliorata nella vostra quotidianità fotografica, lo lascio a voi. Per me si, ed è il motivo per cui l'ho ordinata e comprata prima di provarla. a me bastava già solo questo battery-grip, montato e mai smontato da quando mi è arrivato con dentro due batterie EN-EL15c che da quel giorno ricarico esclusivamente via USB-C (con un bel caricabatteria da 65 W). Perchè nella sostanza la Z6 II è immutata ergonomicamente rispetto alla Z6 I. E questo per me significa dolore fisico a mani, polsi e braccia, durante l'uso continuo che ne faccio con il suo compagno di merende : la Z6 II si avvantaggia enormemente (al pari della sorella Z7 II) del nuovo battery-grip Nikon MB-N11 nell'uso di ottiche impegnative sul piano fisico, specie scattando in verticale Sinceramente del secondo slot di memoria non mi è mai importato nulla. Solo sulla D5 l'ho sfruttato in ridondanza, perchè quella macchina è l'unica Nikon (con la D6) con due slot uguali XQD/CFExpress. Ma nelle Z come nella D850 lo sbilanciamento di prestazioni delle due schede di memoria non mi entusiasma. Anche se ammetto di usare solo SD le poche volte che faccio scatti singoli qui in studio per foto di poco conto in jpg "small" & "basic" a scopo di pubblicazione sul web. Ma sul campo solo ed esclusivamente le migliori CFExpress. Del resto non dico che le nuove modalità di AF non mi convincano, solo devo ammettere che mi aspetto ben altro da Nikon. Ma di questo parleremo nelle conclusioni. Mentre in linea generale, la Z6 già era molto agile, adesso lo è di più. E' piuttosto la Z7 II che adesso può lavorare insieme alla Z6, mentre la Z7 proprio non ce la faceva in termini di buffer e doveva fermarsi continuamente ansimante. Per quanto riguarda il doppio processore, i vantaggi ci sono e credo di averli mostrati qui : ma probabilmente i tecnici Nikon è solo con la versione 1.1 del firmware che stanno sfruttando di più la maggior potenza. Adesso il riconoscimento dell'occhio avviene più da lontano, col cursore piccolissimo (come l'occhietto, lontano) e con maggiore percentuale di centri. Così come la doppia potenza consente la ripresa video in modalità 4K60p mentre prima era limitata al 30p. Ecco, non avrei molto altro da dire, ribadendo, per l'appunto, che non ho potuto usare la macchina in eventi sportivi impegnativi (intendo con soggetti in moto variabile come le moto del motocross) o nel seguire uccelli in volo veloce. Con Z6 e specialmente Z7 ammetto che non sono mai stato soddisfatto. Con la Z6 II spero di poterci provare con la bella stagione se le modalità colorate ci consentiranno di uscire fuori porta. Cosa oggi che non mi è consentita ... La qualità d'immagine è identica a quella della Z6. E su questo credo che non ci sia da indagare oltre. Ne indugiare in fantasticherie sulla sensibilità dell'autofocus dove luce non ce n'è. Mi è bastato scattare in un salone in penombra insieme ad un amico con la Z6. Già con il firmware 1.0x la differenza era evidente. Con la 1.1, praticamente abissale. Basterebbe questo per fare l'upgrade ? Dipende da voi. Come ho scritto per me già è bastato il battery-grip. Il resto è venuto come gradito omaggio. Nikon Z6 II + Nikkor Z 70-200/2.8 S con TC 1.4x a 280mm. Sodalizio perfetto, sancito anche dai dati Exif *** Non mi sentirei di aggiungere molto altro se non andare a concludere in modo sommario. Conclusioni La Nikon Z6 II è una Nikon Z6 matura e completa. Perfettamente azzeccata nella sua fascia di segmento e prezzo. Secondo me è assolutamente la migliore Nikon Z sinora proposta. Per il giusto prezzo offre il mix migliore di caratteristiche giusto senza troppo chiedere in cambio, né in termini di sforzo economico né di apparato di contorno. Va bene per tutto e non é specializzata quanto lo è la sorellona Z7 II. Ha una raffica potente, un buffer inesauribile, gamma dinamica agli alti ISO che per averne una migliore si deve passare alla D6. Non si crede di essere più di quanto non sia (una ammiraglia) e quindi è tanto bella quanto onesta pare ... Pro il prezzo è quello giusto per il mix di caratteristiche offerte sinceramente sia per l'hobbysta che per il professionista non c'è da desiderare di più, salvo che per quel 5% di fotografi specializzati in fotografia d'azione (tipo sport veloci o wildlife) la risoluzione è quella giusta il video è di grande qualità, anche in modalità autofocus automatico è compatta e agile per chi trova che queste siano caratteristiche positive il nuovo eye AF è nettamente migliorato rispetto alla prima generazione il nuovo battery grip è come deve essere fatto un battery grip la nuova batteria è davvero prestazionale Contro la raffica base è scarsa nel 2021 l'oscuramento del mirino in raffica nel 2021 "non si può più vedere" la raffica estesa è limitata da talune specifiche e comunque a mirino viene riprodotta con un effetto moviola che non consente di seguire in tempo reale l'azione (c'è un evidente lag tra l'evento reale e quello che si vede nel mirino) le modalità di autofocus sono da considerare ancora primitive e piuttosto amatoriali, non rispetto alla concorrenza che pure è più avanti ma rispetto alla Nikon D6. L'intero comparto autofocus andrebbe ripensato dalla base, prendendo a base quello della D6 per estenderlo alle potenzialità della rilevazione di fase a tutto frame. Purtroppo devo nella pratica riscontrare che in molte circostanze l'autofocus della Z6 II (che pure è meglio di quello della Z7 II) proprio non ci capisce niente "e va per muri e prati", costringendomi ad intervenire con paroline dolci e vezzeggiativi ... la potenza installata a livello di processore è chiaramente inadeguata alle aspettative del 2021. Certi smarphone di fascia media hanno più potenza disponibile il sensore è superato, oggi ci si aspetta di avere un video 4K60p in formato pieno o quasi, anche se la Z6 II non è una macchina dedicata al video, è la macchina d'elezione del video per Nikon sebbene meno della Z7/Z7 II la Z6 è incline a mostrare effetti del rolling shutter in modalità silenziosa. I contro sembreranno magari ingenerosi ma tutto sommato appaiono, secondo me, in linea con la fascia di appartenenza della macchina, che lo ripeto ancora non è e non si spaccia per essere una ammiraglia. Per questo motivo l'ho adottata e penso che la userò come macchina da battaglia - non come compagna per la vita - finchè non comparirà una Nikon Z di fascia più alta che superi almeno buona parte dei limiti che le attribuisco io. Naturalmente ognuno ha il suo mileage e credo che nella realtà per il 99% dei fotografi le capacità della Z6 II siano più che adeguate. Anzi ... Per me l'upgrade dalla Z6 alla Z6 II è stato naturale (anche perchè avevo accumulato quasi 200.000 scatti sulla I) per qualcun altro credo che un pensierino al riguardo lo dovrebbe fare. Per molti no, le migliorie non sono sostanziali anche se, per uno come me, sono ben più che formali, anzi, all'atto pratico sufficienti a farmela adottare. Insomma, in medio stat virtus, mai come nel caso della Nikon Z6 II il vecchio motto latino si adatta a questo modo.
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  8. l'immagine d'origine è già quello che è ma il raddoppio dei pixel mi sembra "impressive" (16.512 pixel)
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  9. La seconda generazione di DSLR professionali, le Nikon D2 sono una famiglia composta da ben quattro macchine, due votate alla velocità di scatto ma con una risoluzione bassa e due ad alta risoluzione ma a bassa sensibilità.Sono da considerare un decisivo passo in avanti rispetto alle D1 ma certamente non ancora all'altezza delle aspettative dei fotografi Nikon (quella della ... F5/F100) e nemmeno in grado di confrontarsi ad armi pari con le pariclasse Canon, specialmente in campo sportivo, dove la Canon 1D Mk II è superiore in tutto alla D2H.Ciononostante sono macchine che hanno dato tante soddisfazioni a tanti fotografi di tutto il mondo.In questa carrellata vogliamo ricordarle oggettivamente.Cominciamo dalle caratteristiche comuni, esamineremo poi invece in dettaglio pregi e difetti dei singoli quattro modelli. CORPOIl corpo é comune, deriva da quello della possente F5 disegnata da Giorgetto Giugiaro nel 1996. In lega di magnesio con guarnizioni a tenuta di polvere ed umidità, con l'alloggiamento della grande batteria al litio sul fianco nella parte inferiore dell'impugnatura inferiore.Impugnatura che replica sia il tasto di scatto che le ghiere di controllo e il tastino per attivare l'autofocus.Il mirino é fisso, in lega piena. Le ammiraglie digitali Nikon hanno preso dalla F100 questa caratteristica, non credo per motivi economici ma più che altro per esigenze di tenuta di polvere.La gran parte del corpo é ricoperta di un materiale in gomma facilmente sostituibile in assistenza che facilita la presa anche in condizioni disageboli (calore, sudore, umidità o pioggia).Ogni dettaglio é sovradimensionato e pensato per durare. Lo sportellino dell'alloggiamente delle memorie (Compact Flash) é protetto da un pulsantino di sicurezza.COMANDITutti i comandi sono comuni e disposti nello stesso modo. Ciò consente di facilitare il passaggio da un modello ad un altro anche nella stessa sessione di foto con la massima naturalezza e senza possibilità di errore. Uno dei problemi che ho avuto usando una D200 come secondo corpo é stata la differenza di disposizione di alcuni comandi.Anche lo schermo LCD superiore e il piccolo schermo di controllo posteriore posto sotto al display é comune, con la stessa disposizione di indicazioniDISPLAY POSTERIOREIn questo caso notiamo le prime differenze. La D2X e la D2Hs hanno uno schermo migliorato rispetto a quello - difettoso - della D2H che mostrava le immagini con un certo sfarfallio e con una riproduzione dei colori piuttosto innaturale. La D2Xs monta uno schermo ancora migliorato, mutuato da quello della D200. DATI MIRINOLe indicazioni nel visore sono le medesime per le D2H mentre per le D2X differiscono per la presenza del riquadro del modo High Speed Crop Mode.Il vetrino della D2Xs rispetto a quello della D2X si oscura nella parte esterna quando é attivato questa modalità.Come per tutte le pro Nikon, la visione é al 100%.MODULO AUTOFOCUSE' comune per tute e rappresenta lo stato dell'arte di Nikon in questo settore. Undici punti di mira a croce raggurappabili in vario modo a seconda delle esigenze dell'utente. Con l'aggiornamento del firmware della X e della Hs sono stati aggiunti parametri ulteriori nella gestione fine del funzionamento di questo sistema. BATTERIAE' comune, viene fornita con la D2H, la D2X e la D2Hs la batteria al litio da 1900 mAh modello EN-EL4 mentre per la D2Xs é stata introdotta una versione più potente da 2.500 mAh denominata EN-EL4a. Quest'ultima ha una capacità sovrabbondante consentendo oltre 5.000 scatti in un uso normale, contro i 2.500-3.000 del modello base.Le due batterie possono essere indifferentemente montate su una qualsiasi delle D2h e vengono ricaricate dallo stesso tipo di caricabatteria.Lo sportellino della batteria è facilmente rimovibile ed intercambiabile, solidale con la batteria stessa.A mio avviso siamo al massimo livello del mercato in quanto ad alimentazione. Il sistema D2 trae inoltre vantaggio dall'intercambiabilit? senza distinzioni tra i due modelli di batteria su ciascuna fotocamera della famiglia.La batteria inoltre é intelligente. Dotata di cpu interna consente di memorizzare il numero di scatti eseguiti e di comunicare il dato di carica alla fotocamera.In questo modo il fotografo conosce ocn precisione quanti scatti ha fatto e quanti ne potrà fare ancora pirma di sostituire la batteria.Il caricabatterie permette di fare una calibrazione fine di questo sistema nel caso in cui, per usura, il sistema di lettura risulti inaffidabile.La fotocamera stessa comunica questa necessità al fotografo. Pannellini lcd superiore e posteriore con i bottoni di controllo BILANCIAMENTO DEL BIANCOTutte le D2 hanno un sensore aggiuntivo per il bilanciamento del bianco, posto all'esterno sulla calotta del pentaprisma. E' quella virgola bianca sopra alla scritta Nikon.Questo sensore consente alle Nikon D2 di essere le fotocamere più precise nella valutazione del bilanciamento del bianco in automatico.Di fatto io mi affido al 99% di questo sistema, ricorrendo alla premisurazione solo in casi particolari. WIRELESSCon le D2 è stato introdotto un sistema di trasmissione e controllo della fotocamera a distanza per mezzo di un modulo aggiuntivo che viene montato sotto alla fotocamera.Per la D2H esiste il grezzo e poco performante WT-1 (che però si trova su Ebay a cifre irrosorie) mentre per le D2X e D2Hs é possibile usare anche il più moderno WT-2 che vanta una più semplice gestione del software ed una velocità di trasmissione più elevata.La portata normale é nell'ordine della ventina di metri ma esiste una costosa antenna aggiuntiva che allunga la portata ad oltre 100 metri.Con questi moduli ed un pc portatile wi-fi configurato come server, é possibile inviare le foto scattate in tempo reale.Con il controllo a distanza della fotocamera é anche possibile utilizzare in remoto in modalità completamente wireless la fotocamera.Il sistema é valido ed affidabile ma presenta alcuni svantaggi, primo tra tutti il complesso così costituito ha un che di bricolage, il modulo si avvita alla filettatura per il treppiedi e si collega alla fotocamera con un cavetto USB che va alla presa della macchina.L'antenna, esterna, si propende alla sinistra della macchina. Quindi riepiloghiamo prima di passare ad una descrizione sommaria dei quattro modelli di D2 usciti le principali differenze e i punti di forza rispetto ad una qualsiasi delle altre macchine digitali consumer e delle precedenti ammiraglie professionali :- Corpo, costruzione, durabilitàLe D2, come le D1 e le F5 ed F4 rappresentano quanto di meglio Nikon abbia dimostrato in termini di compromesso tra prestazioni evolute e costruzioni.Senza fare paragoni con la perfezione meccaniche (e la relativa longevità) di gioielli di "oreficeria" come le F o le F2, queste macchine rappresentano un punto di arrivo e la sicurezza che l'investimento manterrà la sua fruibilità nel tempo.Peraltro il sistema modulare, oltre alla sua robustezza, fanno di queste macchine l'ideale anche per il riparatore che é in grado sempre di ripristinare la piena funionalità anche dopo danni o guasti importanti.Giusto per dare qualche cifra, un otturatore per una D2 costa 140 euro i.i., l'intera progezione superficiale in gomma con tutta la collezione di sportellini, baionetta etc. etc., costa all'incirca la stessa cifra.Anche il modulo esposimetrico costa intorno ai 150 euro.Ovviamente in caso di danni irreparabili al sensore o al lcd posterio .... é meglio astenersi, ma in generale una D2 si ripara sempre.La tropicalizzazione e l'uso esteso di guarnizioni aiuta comunque a mantenere protetto l'interno dall'azione di agenti esterni. In caso di uso in ambienti ostili, in generale basta una pulitina con un panno.Altro che la plastica delle consumer.- PrestazioniLe ammiraglie Nikon non sempre hanno rappresentato l'ultima frontiera in termini di potenza e prestazioni. In alcuni casi (i più eclatanti, la FA rispetto alla tradizionale F3 o la D100 rispetto alla D1x) sulla carta le migliori macchine semi-pro spesso superano le ammiraglie.Ma le professionali Nikon sono pensate per dare costanza di risultati in ogni condizione ed anche dopo 10 anni o più dalla data di introduzione sul mercato.In particolare le D2 offrono file (specie NEF) che consentono il massimo in termini di possibilità di successiva elaborazione.- AutonomiaLe D2, con l'introduzione di batterie al litio di alta capacità hanno consentito livelli di autonomia ancora insuperati, tanto che la nuova generazione di macchine (D3 in testa) usano le stesse batterie EN-EL4a.Può sembrare un dato poco significativo per il fotografo della domenica, ma quando questa domenica é passata magari ad un aishow dove le occasioni per fare migliaia di scatti non mancano, la differenza si fa sentire, eccome !- CompatibilitàPer rispetto per un utente che ha investito nel tempo cifre importanti in materiale Nikon, le D2 mantengono la massima compatibilità possibile con il vecchio materiale (obiettivi, cavi, flash ed accessori). La Nikon D2H La prima della famiglia, introdotta oramai quattro anni fa e che di fatto viene sostituita adesso dalla D3.Rispetto alla precedente D1H ha portato la risoluzione a 4,1 megapixel dai precedenti 2,7 con una raffica ancora ammirevole di 40 scatti consecutivi in jpg all'infernale cadenza di 8 scatti al secondo.Vanta un sensore speciale progettato da Nikon e prodotto da Kodak in tecnologia LBCAST, un ibrido tra il CCD e il CMOS.Sensibilità minima di ISO 200 e massima di ISO 1600 (oltre a due posizioni HI-1 e HI-2).E' stata introdotta con la D2H la batteria al litio da 1900 mAh, EN-EL4, anni luce superiore alle precedenti al NiMH.E' stato anche introdotto con la D2H un modulo per la trasmissione wireless delle immagini.A dispetto dei "soli" 4 megapixel, la macchina offre ancora oggi immagini eccellenti, superiori a qualsiasi 6 megapixel presentata prima e dopo e secondo me anche superiori a quelli della D1x.E' la macchina ideale per il fotoreporter o per chi non deve operare a forti ingrandimenti, senza grandi lavori di postproduzione, con file piccoli, pronti da spedire.PREGI- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)- autonomia- peso leggero dei file (1.4 megabyte per i jpg e meno del doppio per i NEF)- raffica e cadenza elevate- compattezza e correttezza della resa cromatica con una tendenza a produrre toni caldi e carichi (non sovrasaturi però)- autofocus efficiente in condizioni di luce ottimaliDIFETTI- resa agli alti ISO non soddisfacente. In particolare per quanto riguarda alla comparsa di forti artefatti colorati e alla variazione cromatica evidente da ISO 800 in su. La macchina da il meglio di se fino ad ISO 500.- autofocus non brillantissimo in condizioni di bassa illuminazione senza flash- firmware "primitivo", solo in lingua inglese, non aggiornato (per scelta del marketing Nikon)- schermo posteriore LCD scadente (sfarfallii e eccessiva illuminazione)- problemi all'esposimetro che dopo un certo periodo impazzisce e funziona solo in manuale. Sostituzione del dispositivo effettuata gratuitamente da Nikon anche fuori garanzia.La D2H é rimasta in produzione dall'autunno del 2003 all'inverno del 2004.Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.100 e i 2.100 euro.Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni intorno ai 500 euro.Vale la pensa di comperarla se si é capaci di lavorare riempiendo il fotogramma. La Nikon D2Hs La Nikon D2Hs é stata fatta uscire nel 2005 su pressione dei fotografi professionali che chiedevano una correzione dei difetti della D2H originale.In particolare si chiedeva una migliore gestione del rumore agli alti ISO, possibile per le grandi dimensioni dei fotodiodi del sensore della D2H e una superiore efficienza dell'autofocus in condizioni di scarsa illuminazione.Il sensore é lo stesso di quello della D2H ma cambia l'elettronica che é quello della D2x, presentata nel 2004.Con la D2Hs é stato anche aggiornato il modulo per la trasmissione wireless delle immagini, il WT-2, più veloce e più moderno anche dal punto di vista software.Rispetto alla D2H, la D2Hs rappresenta un grande passo in avanti di NIkon nel riuscire ad estrarre il meglio di un sensore.Sono scomparsi i fenomeni di deviazione della cromia agli alti ISO mentre il rumore digitale é corretto sino ad ISO 1.600, perfettamente sfruttabile a patto di non sottoesporre.E' stata anche migliorato il buffer che adesso arriva a 50 scatti consecutivi in jpg, sempre ad 8 al secondo, e addirittura 40 in NEFSono state apportate anche piccole migliorie al corpo a coerenza di quelle introdotte con la D2x.PREGI- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)- autonomia- peso leggero dei file (1.4 megabyte per i jpg e meno del doppio per i NEF)- raffica e cadenza elevate- compattezza e correttezza della resa cromatica con una tendenza a produrre toni caldi e carichi (non sovrasaturi però)- autofocus efficiente- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus- riduzione del rumore in hardware- autoiso evoluto- prezzo competitivoDIFETTI- bassa risoluzione. Il mercato si aspettava una macchina da 8 megapixel e non ha premiato questa eccellente macchina.Già nel 2005-2007 una professionale da 4 megapixel era anacronistica.La D2Hs é rimasta in produzione dalla primavera del 2005 a quella del 2007.Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.000 e i 3.300 euro.Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 600 euro ma le occasioni sono rare perchè la macchina non è diffusissima. La Nikon D2X La Nikon D2x é stata la nuova ammiraglia chiamata a sostituira la vetusta D1x alla Photokina del 2004.Le consegne sono cominciate nella primavera del 2005.Il nuovo sensore da 12 megapixel in tecnologia CMOS ha subito consentito alte prestazioni con rumore bassissimo a ISO 100.La densit? dei fotodiodi ha però messo in crisi molti obiettivi considerati validi con le precedenti macchine da 2-6 megapixel.Con la macchina é stato introdotto un sistema particolarmente ingegnoso per aumentare la cadenza di scatti al secondo, l'High Speed Crop.Questo sistema consente alla macchina di ritagliare la parte centrale del sensore, portando la risoluzione a 6,8 megapixel ed un fattore di 2x rispetto al formato 24x36, con 8 scatti al secondo per 34 scatti consecutivi, quasi come la D2H.La D2x condivide elettronica e software con la D2Hs.Dopo l'uscita della D2Xs é stato reso disponibile una versione evoluta del firmware che ne ha allineato le caratteristiche d'uso al nuovo modello.PREGI- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)- autonomia- alta qualità dei file sia jpg che specialmente NEF- resa neutra e morbida (per alcuni anche troppo) da modulare in post-produzione- raffica e cadenza elevate sia a piena risoluzione che in High Speed Mode- autofocus efficiente- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus- riduzione del rumore in hardware- autoiso evolutoDIFETTI- bassissima sensibilità. Il range teorico va da 100 a 800 ISO ma in realtà i valori sono inferiori, da 80 a circa 725 ISO- rumore. Oltre ISO 320 il rumore aumenta in modo vistoso ed é insistente ad ISO 800. Si tratta di rumore molto naturale che simula quello della grana delle pellicole sensibili ma c'é. La scarsa sensibilità e il rumore sono legati alla dimensione molto ridotta dei fotodiodi impiegati nel sensore.La D2X é rimasta in produzione dalla primavera del 2005 a quella del 2006.Ed é stata sostituita per ragioni di marketing dalla D2Xs.Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.600 e i 3.900 euro.Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 700 euro. La Nikon D2Xs La Nikon D2Xs ha sostituito la D2x nell'estate del 2006.Tutte le caratteristiche sono identiche a quelle della D2x tranne :- schermo LCD posteriore migliorato (visione a 170°)- visore del mirino che a coerenza dell'uso del HSC oscura la parte esterna- nuova batteria EN-EL4a da 2.500 mAh- nuovo firmware evoluto (ma disponibile anche per la D2x)PREGI- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)- autonomia- alta qualità dei file sia jpg che specialmente NEF- resa neutra e morbida (per alcuni anche troppo) da modulare in post-produzione- raffica e cadenza elevate sia a piena risoluzione che in High Speed Mode- autofocus efficiente- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus- riduzione del rumore in hardware- autoiso evolutoDIFETTI- bassissima sensibilità. Il range teorico va da 100 a 800 ISO ma in realt? i valori sono inferiori, da 80 a circa 725 ISO- rumore. Oltre ISO 320 il rumore aumenta in modo vistoso ed ? insistente ad ISO 800. Si tratta di rumore molto naturale che simula quello della grana delle pellicole sensibili ma c'é. La scarsa sensibilità e il rumore sono legati alla dimensione molto ridotta dei fotodiodi impiegati nel sensore.Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.600 e i 3.900 euro.Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 700 euro.Non ci sono veri motivi per preferirla ad una D2x.CONCLUSIONIL'introduzione della seconda generazione di DSLR professionali Nikon ha rappresentato un passaggio importante.Le innovazioni rispetto alla prima versione sono tante (a cominciare dal sistema di alimentazione, semplicemente imbarazzante nelle D1, mentre quello delle D2 è talmente buono che è poi stato mantenuto intatto anche nelle D3) ma non vincenti.- La D2H non ha avuto grande fortuna. Buona con il sole, pessima in luce artificiale. Il firmware è solo in inglese. Il visore lcd posteriore primordiale visto con gli occhi di oggi.- la D2Hs all'epoca suscitò buone reazioni ma sostanzialmente è solo una D2H meno grezza- la D2x per molto tempo è stata l'unica possibilità in campo professionale per Nikon. Oggi è superata da qualsiasi DX, anche entry-level- la D2Xs non portò nessun miglioramento, salvo dettagli trascurabili.In sostanza si tratta di un capitolo di storia che oggi possiamo già vedere come archeologia digitale anche se sono passati pochi anni.Sul mercato dell'usato si trovano spesso belle macchine di questa serie.Direi di prenderle in considerazioni solo se chi le cerca all'epoca le ha a lungo desiderate ma non le ha mai potute avere.Il vantaggio, l'unico a mio avviso, di queste macchine è che come per tutte le ammiraglie Nikon, l'affidabilità è massima.La mia D2H che ha fatto tanti scatti da dover sostituire l'otturatore, a distanza di 10 anni va ancora benissimo.E lo stesso la D2x che di anni ne ha 8.Un difetto comune è l'allungamento delle gomme che spesso finisce per bloccare la ghiera anteriore. Se il resto è ok, si interviene tagliando una striscia di gomma con un taglierino. Le batterie sono invece a prova di test atomico Mauro Maratta per Nikonland 2007
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  10. Ne ha già parlato Max Aquila nel suo primo articolo (altri ne seguiranno) : e anche io l'ho comprato per usarlo con i miei vari Nikkor 55/1.2, 50/1.4 e 50/2 S, 105/2.5 tutti pre-AI, il Rokkor 58/1.2 e i TTArtisan 50/0.95 e 35/1.4 ma ci sembra una notizia degna di nota il fatto che Nital - il distributore nazionale di Nikon - abbia deciso di distribuire presso la sua rete di dealer più qualificati questo promettente adattatore che compie il miracolo di rendere autofocus i vecchi e gloriosi Nikkor F. Perchè un distributore di questo calibro con la sua garanzia può fare la differenza. nella confezione, oltre alla garanzia di 4 anni prevista per il programma Nital Vip, troverete anche un manualetto originale in italiano che spiega come usarlo al meglio. E anche questo non è un elemento trascurabile, perchè noi ci siamo dovuti studiare le "scarne" istruzioni barcamenandoci tra un pessimo inglese e un oscuro cinese che è il massimo dell'assistenza concessa dal produttore sul suo sito. Peraltro gli adattatori distribuiti da Nital arrivano già aggiornati con l'ultima versione del firmware, la più performante v. 2.0, a tutto vantaggio della vostra esperienza d'uso. La distribuzione è appena iniziata, per il momento lo potete trovare solo presso un ristretto gruppo di rivenditori specializzati : più avanti la rete di vendita sarà allargata. Per ora rivolgetevi a questi dealer.
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  11. Questa é una storia incredibile, questa è davvero una storia incredibile....la penso spesso come icona di una civiltà post industriale come quella giapponese del secondo dopoguerra, inarrivabile per noi occidentali,la storia di un imprenditore che, nato povero e divenuto ricco, dedicò il secondo tempo della sua vita al raggiungimento del sogno fatto da ragazzo, quello di riuscire a costruire una macchina fotografica migliore di quelle perfette che per lui erano Mito.La ripenso ogni volta che tocco uno degli oggetti di cui mi circondo ancora, partoriti dalla sua immaginazione...una di quelle in cui il Mito e la Storia si fondono insieme senza lasciare spazio a chi venga a sbirciare, alla possibilità di scorgere il sottile confine che li separa.E' la storia di un Uomo di 36 anni che, costretto come milioni di connazionali giapponesi alla fame dalla Sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, si risolleva immaginando un futuro in cui, invece di essere costretto a vivere di espedienti, possa diventare artefice della realizzazione dei propri sogni:E' la storia della seconda vita di un uomo che, sfollato dagli occupanti americani, sopravvissuto alla Strage dell'atomica che aveva suggellato le sorti del Mondo, scappa portandosi appresso una collezione di macchine fotografiche dell'epoca.... la sua passione, la storia di un Uomo che dopo il suo primo brevetto, quello del primo portacipria a scomparti separati e con specchio incorporato (!!!) passa a inventare un'imitazione degli accendini americani a benzina Zippo che diventera' famoso e lo rendera' ricco con due marchi che pian piano diventeranno leader di mercato: Bronica e Briston, realizzando poi mostruosi esemplari da "scrivania", a forma di razzi o di orologi planetari, oggetti da "status symbol" per capitalisti rampanti come quest'uomo, Zenzaburo Yoshino che tuttavia si vede realizzato solo quando riesce, nella maturita', a materializzare il sogno della sua vita:quello di costruire da sé una macchina fotografica più bella, più funzionale, più completa di quelle di medio formato già presenti sul mercato e che lo appassionavano fin da ragazzo...la Zenza Bronica Z (courtesy Cameraquest)Questa mia love-story con le ottiche Nikkor per Bronica é invece del tutto casuale:mi capita giusto quattro anni, nel 2003, fa di leggere un'inserzione ebay nella quale con pessime foto d'insieme: veniva messo in vendita un lotto contenente appunto la mia Bronica "C" ritratta in queste pagine,con tre obiettivi e molti accessori, ad un prezzo che si aggirava intorno ai trecento euro, in assoluto non bassissimo ma, se riferito a del materiale pressocché inutilizzato come ho poi scoperto, decisamente da affarone!In concomitanza "bevevo" più che leggere, la letteratura Nikkor scritta da Peter Braczko, il tedesco Presidente del Nikon Club di Germania ed autorevole collezionista e conoscitore della weltanschaung Nikoniana... ed il fatto della possibilità di entrare in possesso di un pezzo della storia comune delle due Case (uso Bronica da sempre sul medio formato per i miei reportage di matrimonio), mi solleticava anzicchenò...Insomma, dopo tre mesi di attesa (pacco enorme e spedito per via terrestre dagli USA), entro in possesso di un nucleo iniziale di "pezzi" belli ancor prima di essere usati, ben costruiti, sopratutto intatti !...nucleo iniziale che si é "andato" via via accrescendo di elementi imprescindibili di questa mia passione, procurandomi nel tempo obiettivi Nikon classicicome il Nikkor-H 50mm f/3.5 della foto sopra, ed il Nikkor-P 200mm f/4, a completare la "quartina" dei dedicati, con i riferimenti nella flangia, insieme ai due obiettivi (dei tre) presenti nel lotto, cioé il medio tele Nikkor-Q 13.5cm f/3.5 e lo standard Nikkor-P 75mm f/2.8, talmente slim da fuoriuscire dalla montatura di appena 12mm ad infinito, tanto da costringere all'uso della bellissima leva di fuoco rapido, nel caso venga utilizzato con paraluce montato... e naturalmente trovando strada facendo anche tanti altri begli "oggetti" quali il pentaprisma, l'impugnatura a pistola con due grilletti (uno per lo scatto uno per la pdc), fondamentale nel caso di utilizzo con i due giganti tele Nikkor-Q 400mm f/4.5 e Nikkor-PC 800mm f/8 in abbinata al tubo di accoppiamento FU-1, in accrocchi lunghi fino a 70cm più la macchina, nel caso del tele più ingombranteInsomma la passione di Zenzaburo Yoshino per le medioformato dei primi anni Cinquanta, quali erano le varie Hasselblad, Rolleiflex e Primarflex, portò il nostro imprenditore degli accendini di lusso (e dei portacipria trendy... ) a ideare due o tre cosette che ancora oggi, cinquant'anni dopo, continuano ad apparire quasi incredibili:- un sistema completo (concetto che all'epoca era quasi ancora sconosciuto, eccezion fatta per Exakta e le, ancora da venire, Nikon F) a partire da corpo, magazzini pellicola, mirini, tubi e, non dimentichiamolo, obiettivi!- una serie di "automatismi" inediti, quali il doppio formato pellicola 120/220 (senza necessità di adattatore alcuno), il ritorno automatico dello specchio (ancora oggi esclusiva nel medio formato, dove per ricaricare l'otturatore bisogna contestualmente ribaltare anche lo specchio), e ben tre diversi sistemi di montaggio per accogliere il maggior numero possibile di ottiche:già, perchè le Zenza Bronica come la mia "C" del 1964 (ha la mia stessa età)(nella cronistoria della casa, il terzo modello dopo la Z del 1957 e le simili D ed S del 1961, Deluxe e Supreme) sono dotate di una flangia amovibile di fissaggio ottiche munita contemporaneamente della movimentazione del fuoco relativa all'innesto a baionetta Bronica (per cui le ottiche dedicate sono prive di elicoide di messa a fuoco) e di una concentrica filettatura dal passo di 57x1mm per poter montare una pletora di obiettivi a vite di quel formato (prevalentemente a preselezione del diaframma).Ma ulteriormente, asportando questa spettacolare flangia multifunzione (doppia baionetta di fissaggio e contestualmente elicoide di maf per quattro obiettivi dedicati, 50-75-135 e 200mm con i riferimenti differenziati per il fuoco e la pdc), si consente il montaggio dei quattro supertele Nikkor (400-600-800-1200mm) progettati esclusivamente per l'uso con questa reflex medioformato, caratterizzati dalla scomponibilità tra nucleo ottico e tubo di fissaggio intercambiabile tra le baionette Bronica (FU-1) e Nikon (CU-1 ed AU-1) consentendo quindi la possibilità di comprare soltanto le teste di obiettivo necessarie e la loro interscambiabilità tra i corredi Nikon e Bronica.(nella foto, il Nikkor-Q 400mm f/4.5 montato con FU-1 su Bronica "C" e dietro in piedi, la testa di obiettivo del Nikkor-PC 800mm f/8, accanto ad una Nikon FE-2 attaccata al raccordo automatico AU-1)In buona sostanza mi ritrovo dopo quattro anni dalla scintilla...a possedere un discreto numero di obiettivi e componenti del sistema misto, meccanico ed automatico, ideato da un ... idealista fortunatoprima di tutto perchè è riuscito nel suo intento, quello cioè di creare dal nulla una serie di apparecchiature che nell'arco di un cinquantennio sono state cavallo da battaglia per molti professionisti che non potevano (prima) e non volevano più (dopo) dover ricorrere ad altisonanti joint-ventures europee... poi, perché probabilmente incontrò le persone giuste, tra le quali il solito Joe Ehrenreich, importatore (EPOI) Nikon per gli USA ed in sostanza pigmalione per Zenzaburo nel "matrimonio" con le ottiche Nikkor...Matrimonio che, tra il primo 7,5cm f/2.8 dal sopraffino design del 1958 e l'ultimo 50mm f/2.8 (il più luminoso dei wide prodotti) del 1996, passando per il fisheye 30mm f/4 del 1974 ed il 105mm f3.5 del 1969 (unico obiettivo ad otturatore centrale di questo sistema) ha prodotto qualcosa come più di trenta obiettivi espressamente realizzati oppure semplicemente adattati (come i tele della produzione a telemetro in montatura Bronica) che si accostano ad una produzione altrettanto imponente (per una medio formato) realizzata contemporaneamente da Sankyo Kohki (Komura) a supporto di queste macchine che mantennero con successive evoluzioni tale baionetta e sistema di accessori fino alla mirabile (e a mio parere ancora insuperata) EC-TL II del 1980 dopo la quale Zenza Bronica, attratta nel gruppo Tamron, apre una nuova serie di apparecchi, distinti per formato (4,5x6 , 6x6 e 6x7) e sigle (ETR, SQ, GS), altrettanto famose e funzionali, ma innanzitutto senza più il supporto ottico della Nikon... ( ) e per di più, senza quell'aura un po' barocca e molto americana anni Cinquanta, che la mia splendida Bronica C del 1964 esprime...unica Cadillac della fotografia worldwide...Max Aquila photo (C) and instruments per Nikonland 2007
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  12. Mauro, "92 minuti di applausi" Non c'è altro da aggiungere!
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  13. Sono d'accordo. Anche perché potenzialmente il classico 300/2.8 Z con TC 2.0x è l'unico tele che mi potrò/potrei permettere un domani e non vorrei un sovrapprezzo solo per farlo più grosso. Ma se guardiamo la roadmap Nikon non ci sono oggetti che facciano girare la testa, solo obiettivi classicissimi. Un qualche motivo per attrarre pubblico anche da altri lidi ci vorrà. E' il momento - secondo me - di vendere sogni, non di essere così conservativi. "DAMN THE TORPEDOES, FULL SPEED AHEAD!" (cit. Adm. David Farragut)
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  14. delle due possibilità, una sola è quella corretta: - chi li ha comprati vuole continuare ad utilizzare reflex oppure - chi li ha comprati sperava aumentassero di valore col tempo Uno ha fatto bene, l'altro no...
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  15. L'ho acquistata anche io da usare con il Sigma 100-400 C. Ecco qualche scatto fatto ieri sfruttando la fioritura e la bella giornata Mi sembra che, al netto della scarsità del fotografo, i risultati non siano da buttare.
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  16. Scusami, ma io sono pignolo. Le differenze tra Nikon e gli altri rispetto Canon del 1987-2000 erano enormi. Oggi le differenze tra Nikon (degli altri mi impipo) Sony e Canon sono sottigliezze in confronto ad allora: il gap è colmabile. Niente catastrofismi... Il danese sarà passato a Canon perché non riusciva a fare ciò che voleva con Nikon. Ma se fosse stato un lavoro il suo, col piffero che cambiava sistema per affrontare altre incognite: si sarebbe fatto bastare ciò con cui sapeva già abbattere bersagli. I fotografi maschi sono specie a parte: hanno le mestruazioni...
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  17. Come riuscite a enfatizzare delle differenze strutturali e di livello, voi nikonisti insoddisfatti, nessuno. Neppure chi usa altri brand. Tanker, mi sa che ti sei dimenticato la differenza che passava tra gli af delle prime Nikon (F-501/401/4) e quello delle corrispondenti Canon (EOS 650/690/1) con gli obiettivi SUBITO dotati di motore incorporato USM (ultra-sonic) Era come paragonare un monopattino a trazione animale ad una Ducati 916. Decisamente no: oggi una Nikon Z6 ii non ha lo stesso divario da una pari Canon, neppure lontanamente. E le differenze, che riguardano particolarità per specialisti, verranno colmate. Presto: perché Canon nel 1987 mandò affanculo i suoi utenti FD, introducendo un nuovo sistema DEL TUTTO incompatibile col precedente. Nikon solamente nel 2018, ossia 31 anni più tardi, è transitata su altra baionetta. Avete troppa fretta...pur avendo i vecchi strumenti coi quali dite di fare 100 centri su 100 colpi. (E allora...what else???)
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  18. Non credo sia necessario scusarsi. Abbiamo detto più volte che le esigenze dei singoli fotografi sono o possono essere molto diverse e di come il 90-95% abbia già più che soddisfatte le proprie necessità di hardware, forse ora e per sempre.. Ma 90-95% non è il 100%. Sappiamo anche che ci sono quelli che detestano l'otturatore elettronico, lo scatto silenzioso, il mirino elettronico, il rilevamento della pupilla, l'autofocus (!), il video (!!!), i diaframmi aperti, il ritratto (!), le modelle (!!!!), quelli che "non fotografano gli estranei" e quelli che non fotografano i cristiani (intesi non quelli di quella religione, ma gli umani in genere, è un modo di dire tipicamente dell'Europa del Sud). Questo però non esclude che se si apre una discussione specifica in un determinato ambito, chi decide di parteciparvi, DEBBA forzatamente calarsi nei panni altrui, secondo quelle esigenze. Oppure astenersi. Io raramente parlo di paesaggio, non mi dice niente e non ho mai nulla da dire al riguardo, anzi, se parlassi, direi delle pure ovvietà. Idem del reportage, altro termine che non mi dice nulla e che spesso viene usato a sproposito. Come street etc. Però il sito è aperto al contributo di tutti. Chi ha qualche cosa di originale da dire non ha che da aprire la sua discussione/blog e circostanziare bene il suo intervento. Pretendendo - giustamente ! - che chi partecipa risponda in tema. Come sono certo pretendeva qui Massimo Vignoli (ma chi ha risposto, ha guardato il video ? Sa di cosa e di chi stiamo parlando ?). E come sempre pretendo io che sono quello che in assoluto scrive di più e SEMPRE mettendo un bel prefisso in ogni discussione/blog/articolo. Personalmente credo che la fotografia digitale sia oggi (2021) ancora ai primi vagiti. Novità sensazionali come i sensori stacked, come i sensori che autoadattano l'esposizione localmente e tecniche come il pixel-shift e la super-risoluzione rivoluzioneranno totalmente il modo di praticare e di concepire quest'arte. E che cose come l'otturatore meccanico, le tendine, i mirini "a periscopio", i tempi di sincronizzazione, gli esposimetri e i termocolorimetri dovranno finire in museo definitivamente. Cosa che non significa che uno Stradivari debba stare in vetrina, purchè il violinista che lo prende in mano sappia farlo suonare per il meraviglioso strumento che è, è giusto che continui ad essere suonato. Ma non per farne una bandiera contro lo sviluppo delle tecnologie al servizio di tutti gli altri (si, anche di quelli che non sanno seguire un airone in tuffo con una D5 e un 600/4 a mano libera, centrando sempre l'occhio in modo infallibile : perchè non tutti siamo cascati nella pentola della pozione magica da piccoli come Obelix, qualcuno la deve bere ancora oggi ogni giorno).
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  20. magari anche anagrafica io tra due decenni avrò quasi 77 anni: mi sa che il 70-200/2,8 non lo reggerò più La pensione a me che la diano o meno è un dettaglio: non mi cambierà la vita come a chi non pensa ad altro che... Spero di avere idee da voler trasporre in foto ancora a lungo: altro che Nikon e prossimi corredi. Perchè mi guardo in giro e di gente che abbia poi così tante idee migliori di quelle che abbia avuto anche io in quarant'anni da che fotografo con costanza, non mi pare proprio di vederne. Piuttosto vedo molta confusione mentale, impreparazione di base (c'è gente che ha scritto fotografo sul biglietto da visita e non conosce la differenza tra una stampa commerciale ed una fine art...tanto lavora sul web) e sopratutto molto scimmiottamento di cose fatte nel passato e difficili da replicare anche nel presente. Non vedo nè nuovi Scianna, tantomeno nuovi Gastel o Galimberti o Ghirri, che peraltro superavano le difficoltà del mezzo che utilizzavano con abilità artigiana. Anche sul web...in lingua italiana...la fotografia latita: basti dire che modestamente in questo sito non riteniamo di avere nè competitori...quindi nemmeno stimoli esterni che non vengano dal nostro amor proprio. E continuiamo ad elargire consigli di livello basic, quotidianamente, a persone che hanno anche più anni di pratica fotografica che noi, alle spalle. Cosa significa? Secondo me che questo media, la fotografia, ha imboccato da tempo un binario morto, se resta appannaggio di persone come me e Mauro, appassionati, non professionisti. Altro che pessimismo...
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  21. Manca un mese e mezzo ad un anno da questo articolo, che sento particolarmente, ribadendo il concetto espresso ... ma...ci risiamo, perché aspettiamo di nuovo: - obiettivi promessi da inizio 2020 - macchine annunciate negli ultimi mesi - aggiornamenti sui fw attuali E come già ad ottobre scorso.... manca del tutto una comunicazione commerciale non dico efficace, ma neppure basic ! Evidentemente protestare non serve ! Ma non ci diamo per vinti ne ci sottomettiamo a questa logica del tutto....illogica !
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  22. La Nikon D1, prima delle reflex digitali professionali di grande produzione, annunziata al CeBit di Hannover nel 1999, venne commercializzata nell'ottobre dello stesso anno. Prima tra le grandi case dell'epoca a collaborare alla realizzazione di prototipi ed ibridi, come i numerosi realizzati insieme a Kodak, come la DCS410 basata su corpo F90, la Nikon D1 ricalca, nelle dimensioni di una F5 e nelle fattezze di una F100, l'affermarsi del concetto di reflex professionale a corpo integrato, che ha poi caratterizzato anche negli anni successivi lo spartiacque tra corpi Pro e prosumer in casa Nikon. Dotata di sensore CCD APS-C ossia dalle dimensioni 23,7x15,6mm (1,5x rispetto il film 24x36) che da allora diventa per Nikon il formato DX, forte di 2,7 milioni di pixel (2.000x1.312 pixel), accoppiati in maniera rivoluzionaria con un binning 2x2 che di fatto ne riduce ad un quarto la risoluzione reale (approx. 10,8mpx) in funzione di ottenere un rapporto S/N soddisfacente. Pesa 1150 grammi, ISO da 200 a 1600 a step di 1EV, formati file: NEF (raw a 12 bit), TIFF a 8bit, oppure jpg compressi a 1/4, 1/8, 1/16. Incorpora anche un modo a scala di grigi. 5 aree di messa a fuoco automatica (sensore Multi-CAm 1300), esposimetro Matrix 3D, media compensata (75% su cerchio da 8mm) e spot (cerchietto da 2mm), con selettore sulla calotta del pentaprisma che consente una visione del 96% dello spazio inquadrato. Otturatore da 30s a 1/16.000s e sincro flash ad 1/500s. Raffica massima di 4,5 ftg/s per una sequenza fino a 21 scatti. Batteria (vero punto debole) EN-EL4 al Ni-MH da 7,2V Anche lo spazio colore in uso è, al posto di sRGB e AdobeRGB, l'anticonvenzionale NTSC, che determina un approccio alla postproduzione un pò differente per i fortunati possessori di queste DSLR, presentate in Italia nell'autunno di fine secolo alla somma, inusuale per una reflex, di 10 milioni di lire... nuovi standard per la disposizione dei comandi principali con i tasti intorno al monitor LCD da due pollici (120.000Dot TFT), fornita di sportellino per i comandi del display supplementare e della scheda di memoria, nel vano che accoglia sia schede Cf, sia i fragilissimi ma capaci MicroDrive da 1Gb. Ponte superiore dei comandi ancora primitivo, con la rotella di sinistra coassiale ai pulsanti superiori (delegati ad area AF, flash e bracketing), che fa scegliere tra scatto singolo, in sequenza ed autoscatto, ma anche... tra il replay delle immagini e la connessione via cavo al pc. A destra, dietro al pulsante di scatto/interruttore, i pulsanti di modo e di correzione esposimetro. La Nikon D1 è restata in produzione fino al 2001, anno dell'avvento della coppia di figlie, con le quali Nikon inizia il dualismo commerciale tra DSLR Pro orientate alla qualità (D1X), oppure alla velocità di azione (D1H). Nonostante il breve lasso di tempo della sua auge, resta una pietra miliare con la quale tutte le concorrenti (anche in famiglia) si sono dovute confrontare negli anni a seguire: e la Redazione di Nikonland la celebra a 19 anni dalla sua presentazione... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2018
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  23. Vista la mancanza delle ottiche non può essere un problema di maturazione dei sistemi mirrorless... E l'autofocus immaturo delle Z si somma alla potenza di raffica della stessa... peraltro ancora perfettibile, a determinare uno strumento già ben superiore all'ancien regime... Ma perche siete così OT in questa sezione? Qua si parla di reflex e non si fanno confronti
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  24. IL MIO CAVALLO DA BATTAGLIA... Questa e' la storia di una macchina fotografica piuttosto anomala nel panorama Nikon: una di quelle che hanno costituito ponte tra vecchio e nuovo, ma cui non e' stato tributato nessun onore, neppure tardivo, prima di precipitare con tutti gli sforzi profusi, nell'oblio della tecnologia obsoleta.Parlo della Nikon F90x (N90s negli USA) nata nel 1994, due anni dopo la sorella F90 e due anni prima della rivoluzione F5. Eppure nella considerazione dei progettisti, questa macchina e' stata una liason tra le consapevolezze del passato piu' remoto della casa di Tokyo e la modernita' dell'avvicinamento al digitale ormai prossimo. E' un modello a se': non ha collegamenti tecnico-stilistici con le precedenti F801s /F601 e nemmeno con le successive F80/70/60/50. E' stata un banco di prova e ha prodotto risultati eccellenti che si sono poi trasferiti sul capolavoro delle reflex a pellicola non "ammiraglie", vale a dire la F100 del 1998, che ne e' la naturale evoluzione. Di questa strana e sottovalutata (anche nei ricordi) reflex a pellicola ho due esemplari, a lungo usati per i miei lavori da fotografo di matrimoni, prima dell'avvento delle prime DSLR.Una e' un esemplare statunitense, appunto siglato N90s: entrambe sono gravate da evidenti segni di uso, ma sopratutto da quello che e' stato il problema principale delle Nikon di quel periodo, ossia il rivestimento dei dorsi macchina che nel tempo (e col mancato utilizzo) e' diventato prima appiccicoso e poi si e' spellato: mi dispiace anche perche' una delle due macchine e' dotata anche di uno dei due dorsi pellicola dedicati, il piu' completo, MF26 dotato oltre che delle tradizionali funzioni di impressione dati, anche di una modalita' di AF supplementare, il focus trap che consiste nel fissare un punto sul quale, non appena il soggetto passera', il dorso consente lo scatto. Entrambi gli esemplari sono ancora ben funzionanti e non hanno risentito del lungo periodo di inattivita' che ho loro, ineluttabilmente, imposto. Cominciamo col ricordare di trovarci davanti all'evoluzione della precedente F90 (1992) modello che ha segnato il mondo della baionetta F per aver introdotto, con gli obiettivi compatibili (AF-D), la possibilita' di valutare luminosita' e contrasto del soggetto attraverso la misurazione della sua distanza, nonche' un migliorato esposimetro Matrix ad otto segmenti (invece dei cinque di F4/F801/601) che coordinava appunto tale possibilita' ed ancora, il primo sistema di AF con sensore a croce che estendeva ai margini del punto centrale del mirino la capacita' di lettura anche in verticale (con due modi di lettura, uno a punto ed uno allargato)Inaugurava inoltre il primo TTL-flash a cinque segmenti, la modalita' di sinchro FP fino ad 1/4000" ed era la prima fotocamera Nikon a godere di una connessione multimediale attraverso cavetto e scheda dedicate agli Organizer Sharp specifici. (il mio, per la F90x, lo Sharp OZ-9600 con cavetto MC-27 e scheda AC2E) connessione che consentiva di variare numerosi parametri della fotocamera, comprese le curve caratteristiche del Program e di crearne di dedicate, oltre che consultare la guida delle funzioni e impostare modifiche funzionali (una tra tutte: lasciare fuori dal caricatore l'esca della pellicola nel riavvolgimento motorizzato, funzione utile per utilizzare parzialmente la pellicola per poi ricaricarla in un secondo momento) Gli improvement della F90X furono pero' altrettanto importanti: alla struttura base di un corpo macchina semitropicalizzato, capace di 1/8000" ed una lettura esposimetrica nelle basse luci fino a 1EV, dotato dei classici modi di esposizione PSAM e di cinque programmi dedicati (sport, portrait, landscape, closeup e silhouette), un mirino HP con vetrini di messa a fuoco Brite View, tre velocita' di scorrimento film e tutti i modi di esposizione propri delle precedenti F4 ed F801/601, aggiungeva- un motore di trascinamento film che raggiungeva i 4,3 ftg/s- il 3D-Matrix,(ed il 3D balanced auto-flash) che migliorava le capacita' di calcolo del relativo programma espositivo- un AF migliorato del 50% rispetto quello della F90 e delle precedenti fotocamere (nuovo standard per il sistema Nikon)- il primo sistema di "focus-tracking" (af predittivo) che calcolava la velocita' potenziale di un soggetto in movimento, compensando la velocita' non ancora siderale dell'AF Nikon (limitato al motore presente sul corpo macchina, dato che i primi obiettivi motorizzati compariranno diversi anni dopo)- un' impugnatura aggiuntiva con pulsante di scatto verticale, MB-10, capace di quattro stilo o di specifici battery pack La modularita' parziale, rispetto le ammiraglie, di dorsi e vetrini di messa a fuoco rendevano certo attrattiva questa macchina, ma la sua breve parentesi commerciale, innovativa tecnologicamente rispetto le vendutissime F801/601 e persino rispetto l'elefantiaca F4, penalizzata da troppe manchevolezze rispetto questa F90x, certamente involutiva rispetto le pressocche' perfette F5 ed F100 a lei successive rispettivamente di due e quattro anni, fu caratterizzata certamente dal favore del pubblico, specialmente professionisti che videro nella F90x la possibilita' di acquistare ad un terzo del prezzo della F4 (un milione e mezzo di lire circa la F90x) una reflex molto piu' veloce e performante nell'AF e quasi altrettanto per la velocita' di scatto, maneggevole e leggera la meta' dell'ammiraglia di allora. Quindi fu continuata a vendere e rimase in listino ben oltre la presentazione della F100 che, pur decisamente superiore, costava anche parecchio di piu'. La parabola evolutiva di questo interessantissimo corpo macchina, vide il suo punto piu' elevato nella primissima fase digitale, quando la durante la joint venture nata tra Nikon e Kodak, ben prima della realizzazione nel 1999 della D1, la prima DSLR Nikon (basata su corpo F100), vennero commercializzati ibridi con dorso digitale Kodak installato su corpi macchina Nikon:nel 1996 fu la volta della DCS-410 basata appunto su corpo F90x sensore da 1,57 Mpx (1012x1524) e scheda di memoria PCMCIA nel 1996 costava 17.000 US$ ... io nel 2005 me l'aggiudicai su ebay per... 52 sic transeat gloria mundi... Max Aquila per Nikonland 2016 ©
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  25. NIKON FE. ISTRUZIONI PER L’USO. PRIMA PARTE La Nikon FE è stata una fotocamera che Nikon ha concepito alla fine degli anni ’70, sulla scorta del successo della Nikon FM, dalla quale si differenzia per alcuni dettagli, ma di fondamentale importanza nell’uso sul campo. Buona visione e buona lettura! Nikon FE: l’evoluzione logica della Nikon FM Tra il 1977 e il 1981 Nikon produsse la Nikon FM, fotocamera interamente meccanica, con tempi di posa da 1 secondo fino a 1/1000 di secondo e con esposimetro incorporato TTL alimentato a batteria. Dalla Nikon FM nacque la La Nikon FM2, prodotta dal 1982 al 2001, per ben 19 anni – uno dei modelli più longevi di casa Nikon, è una fotocamera manual focus che non solo ha incontrato grandi consensi di pubblico durante il suo ventennio di produzione, ma è ancora oggi una delle fotocamere Nikon manual focus più ambite.Si distingue inannzitutto dal modello precedente per il fatto che il tempo di scatto più veloce passa da 1/1000 di secondo della FM a 1/4000 di secondo della FM2. In quel periodo c’era una vera e propria corsa al tempo di scatto sempre più veloce, corsa più scientifica e da primato che pratica, visto che le pellicola non superavano i 3600 ISO e non era ancora in voga la “caccia” alle immagini con effetto “bokeh” che avrebbero potuto giustificare tempi di scatto sempre più veloci. Ma contemporaneamente alla produzione della Nikon FM, per la precisione dal 1978 al 1983 arrivò la Nikon FE. E’ la versione elettronica che unisce la tecnologia della Nikon EL2, evoluzione con innesto obiettivi AI della mitica Nikkormat EL. Quasi identiche nel design, negli ingombri e nei pesi, la Nikon FE introduce importanti innovazioni, per il cui funzionamento è però necessaria la batteria: l’otturatore non è più meccanico ma elettromeccanico, è presente un solo tempo fi posa meccanico, il 1/90 di secondo, ma a fronte di questa “dipendenza” la Nikon FE offre la priorità di diaframmi e la possibilità di impostare manualmente tempi fino a ben 8 secondi di posa. Questa dipendenza dalla batteria, per altro facilmente superabile semplicemente avendo con sè una batteria di scorta, ha però fatto sì che ancora oggi sono più ricercate le Nikon FM e FM2 piuttosto che la FE e la sua erede, la Nikon FM2. Io personalmente preferisco immensamente la FE alla FM, vi spiego nei prossimi capitoli il perchè. La priorità di diaframmi La priorità di diaframmi è un semiautomatismo presente anche nelle reflex digitali attuali, che permette all’utente di impostare manualmente il diaframma – responsabile tanto della profondità di campo che del fuori fuoco – o effetto bokeh alle spalle del soggetto -, lasciando che sia la fotocamera a impostare automaticamente il tempo di scatto. Se pensiamo che con queste fotocamere la messa a fuoco è manuale, il riarmo del’otturatore e l’avanzamento della pellicola sono manuali, non doversi preoccupare anche di impostare il tempo di posa permette al fotografo di abbattere preziosi secondi di impostazione dei parametri della fotocamera, consentendogli di catturare davvero l’attimo fuggente. L’estensione dei tempi di posa fino a 8 secondi. Nel 1991 Nikon presentò la Nikon F 601, sia il modello AF che M, che permetteva di impostare manualmente tempi di posa fino a 30 secondi. Ma già poter contare su un’impostazione manuale di 8 secondi, rispetto al tradizionale secondo, permetteva, giò con la Nikon FE di lavorare in condizioni di luce crepuscolare edi ener conto anche dell’effetto di non reciprocità, che accomuna – ancora oggi – tutte le pellicole. L’effetto di non reciprocità. Detto anche effetto Schwartzchild, l’effetto di non reciprocità, o difetto di reciprocità è un limite delle pellicole, soprattutto a colori, tale per cui, oltrepassata la soglia del secondo di posa, impostando per esempio f/8 e 1 secondo di posa, se chiudiamo il diaframma di 1 stop, portandolo a f/11, per mantenere la medesima quantità di luce il tempo di posa non va semplicemente raddoppiato a 2 secondi ma va aggiunto del’altro tempo di posa. L’effetto è a progressione geometrica, questo significa che se già si parte con un tempo di posa molto lungo, una sua variazione, per esempio chiudendo il diaframma, o basandosi semplicemente sul dato fornito dall’esposimetro – che NON tiene conto dell’effetto di non reciprocità – porta a un reale tempo di posa che può essere il triplo o il quadruplo rispetto a quello indicato dall’esposimetro. Ecco il motivo per cui,pur accontentandosi del “soli ” 8 secondid ella Nikon FE, questa fotocamera fino a un certo livello di EV permette di impostare un tempo di posa che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. La priorità di diaframmi della Nikon FE: arriva davvero “solo” a 8 secondi ? L’esposimetro della Nikon FE, come la maggior parte degli esposimetri dell’epoca, aveva un range di EV poco esteso, per la precisione da EV 1 a EV 18, che si traduce in una bassa sensibilità al rilevamento della luce in condizioni di scarsa luminosità. Infatti, anche impostando la priorità di diaframmi, i dati di targa della Nikon FE consentono anche in semiautomatismo di raggiungere solo gli 8 secondi di posa. Per fortuna, nella pratica, i tempi di posa raggiungibili in modalità A sono BEN superiori ! Altro che 8 secondi ! Se osserviamo il grafico della Nikon FE notiamo che impostando una sensibilità di 12 ISO si arriva appunto, in modalità A a8 secondi di posa. Per mia esperienza personale, invece, i tempi di posa che si raggiungono superano i minuti, e c’è chi è arrivato a mantenere aperto, in automatico l’otturatore della propria Nikon FE fino a ben 63 minuti ! Giocando con gli ISO e con la staratura intenzionale dell’esposizione, e senza l’ausilio di un esposimetro esterno, la Nikon FE è in grado di fronteggiare situazione quasi completamente prive di illuminazione, e starando intenzionalmente l’esposizione, di far sì che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. Non male, direi! Reperibile, riparabile. Nonostante i primi esemplari siano stati immessi sul mercato nel 1981 – quindi quasi quarant’anni fa – la Nikon FE è ancora facilmente reperibile nei negozi specializzati di fotografia. Nonostante l’elettronica, poca rispetto a una digitale, ma superiore rispetto a una Nikon FM, la Nikon FE può ancora tranquillamente essere riparata da diversi laboratori specializzati sparsi su tutta la penisola Leggera, e da oggi non serve neppure tornare a casa per sviluppare i negativi. Leggera, quasi tascabile, dotata di un parco ottiche, specie gli Ai a loro volta leggeri e compatti, la Nikon FE trova posto in una borsa di dimensioni contenute, insieme al suo corredo. E da oggi, se avete fretta di vedere i risultati, basta che abbiate con sè una LAB-BOX con il monobagno, Ars Imago o il Dx ONE di Ag+per poter sviluppare i vostri negativi direttamente sul campo, senza camera oscura, senza changing bag! __________________________________________________ Nikon FE: uno sguardo d’insieme La misurazione in stop down e la compatibilità con gli obiettivi pre Ai La Nikon Fe, come già la Nikon FE ha la possibilità di sganciare l’accoppiamento previsto per gli obiettivi Ai permettendo sia di esenìguire precise esposizioni in stop down che di utilizzare anche gli obiettivi pre Ai, come i vecchi obiettivi F presentati alla fine degli anni ’50 con la prima Nikon F. Un’opportunità certo da non sottovalutare. Nikon FE: le informazioni nel mirino La Nikon FE permette di osservare, attraverso il mirino, diversi dati impostati e di scatto. In alto, come di consueto, grazie a un prisma che legge la scala dei tempi sull’obiettivo montato, è possibile leggere il tempo impostato. A sinistra è presente una scala che permette di leggere i tempi da1/1000 fino a 8 secondi, oltre l’impostazione sul tempo meccanico 1/90 di secondo e la posa B e se la ghiera dei tempi è impostata su A. Per indicare il tempo o la funzione impostata basta osservare dove è posizionata la stanghetta verse, che si muove sincronizzata rispetto alla rotazione della ghiera dei tempi. Per leggere invece il dato suggerito dall’esposimetro basta osservare l’ago nero che, se coincide con la stanghetta verde, indica che l’accoppiata tempo/diaframma scelta dall’utente è in linea con quanto suggerito dall’esposimetro. Sotto o sovraesposizioni intenzionali Al contempo, sempre a questa scala molto chiara e leggibile, è anche possibile introdurre delle sotto o sovraesposizioni intenzionali tenendo come riferimento l’ago dell’esposimetro e scegliendo volutamente un tempo di scatto più lento o più veloce per indurre appunto delle sotto o sovraesposizioni intenzionali La staratura intenzionale dell’esposizione in manuale e in priorità di diaframmi. Un altro sistema per effettuare delle sotto o sovraesposizioni intenzionali dell’esposizioni si ottiene agendo sulla ghiera delle starature intenzionali delle esposizioni; questa ghiera permette di indurre delle sotto o sovraesposizioni intenzionali da -2 fino a +2 stop e può ed è estremamente utile quando si sa già a priori che diverse immagini in sequenza, o perchè il soggetto riflette poca luce o perchè ne riflette troppa, potrebbero non essere correttamente esposte perchè la riflessione della luce da parte del soggetto ingannerebbe l’esposimetro. ATTENZIONE: quando si lavora in manuale sarà l’ago dell’esposimetro a stararsi e sarò l’utente a dover far collimare l’ago ” starato” con la stanghetta verse. Quando si lavora in A ovvero in priorità di diaframmi, verrà proposto un tempo di scatto “starato” sul quale però non è necessario intervenire, perchè sarà la fotocamera stessa ad adeguare il tempo di scatto. Una piccola pecca della FE è data dal fatto che, a differenza di altre fotocamere, come guà la Nikon FE2, quando si sposta la ghiera della staratura nel mirino non compare alcun avviso di staratura; sarà quindi l’utente, a staratura ultimata, che dovrà ricordaesi di riportare la ghiera sul simbolo “ZERO”. La visualizzazione nel mirino della staratura intenzionale dell’esposizione nella Nikon FE2. Qui si vede chiaramente il simbolo +/- che si retroillumina di rosso sulla Nikon FE2 quando si attiva una staratura intenzionale dell’esposizione. Devo ammettere, anche se la FE è mia fedele compagna da 39 anni, che questa miglioria sulla Nikon FE2 non è da disprezzare Personalmente, per evitare di ritrovarmi un intero rullo quasi intenzionalmente starato, io preferisco non usare, sulla FE, la ghiera della staratura intenzionale. Detto anche effetto Schwartzchild, l’effetto di non reciprocità, o difetto di reciprocità è un limite delle pellicole, soprattutto a colori, tale per cui, oltrepassata la soglia del secondo di posa, impostando per esempio f/8 e 1 secondo di posa, se chiudiamo il diaframma di 1 stop, portandolo a f/11, per mantenere la medesima quantità di luce il tempo di posa non va semplicemente raddoppiato a 2 secondi ma va aggiunto del’altro tempo di posa. L’effetto è a progressione geometrica, questo significa che se già si parte con un tempo di posa molto lungo, una sua variazione, per esempio chiudendo il diaframma, o basandosi semplicemente sul dato fornito dall’esposimetro – che NON tiene conto dell’effetto di non reciprocità – porta a un reale tempo di posa che può essere il triplo o il quadruplo rispetto a quello indicato dall’esposimetro. Ecco il motivo per cui,pur accontentandosi del “soli ” 8 secondid ella Nikon FE, questa fotocamera fino a un certo livello di EV permette di impostare un tempo di posa che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. Il Memory Lock Il Memory Lock è un’altra funzione interessante di Nikon che serve per bloccare l’esposizione puntando sul soggetto desiderato la parte centrale dell’inquadratura, si attiva spingendo verso l’obiettivo la leva dell’autoscatto e una volta premuta va tenuta bloccata fino a che non si effettua lo scatto. Attenzione: il Memory Lock funziona esclusivamente in priorità di diaframmi, ovvero quando la ghiera dei tempi è impostata sulla “A” verde. Il Memory Lock: attenzione all’ago dell’esposimetro! Quando viene attivato il Memory Lock e ricomponendo l’inquadratura si cambia il punto dell’inquadratura, se questa è più chiara o più scura rispetto al centro dell’immagine su cui è stato fatto il Memory Lock, l’ago dell’esposimetro si muoverà proponendo un nuovo tempo di scatto, o più lento o più veloce. Attenzione: anche se l’ago si muove, l’esposizione rimarrà bloccata sull’esposizione che è stata effettuata al momento della pressione del Memory Lock. Nikon FE o Nikon FE2 ? Questo è il dilemma. Dilemma simile a quello tra Nikon FM e Nikon FM2. La Nikon FE2 arriva a 1/4000 di secondo, dispone di TTL flash, il syncro flash è su 1/250 e anche il tempo meccanico è su 1/250. Attraverso il mirino il simbolo +/- avvisa se è stata impostata uno sotto o sovra esposizione intenzionale. Gli ISO impostabili sono stati portati da 3200 a 4000 ISO. Ma, ma c’è un ma: non è più possibile lavorare in stop down e soprattutto utilizzare gli obiettivi pre Ai. Io, personalmente, non ho bisogno di tempi superiori a 1/1000 di secondo, nè del syncro flash a 1/250 di secondo nè tantomeno di un tempo di scatto meccanico a 1/250 di secondo, francamente troppo veloce per poter, in caso di necessità, con pellicole non molto sensibili, chiudere di un paio di stop in più il diaframma. Avrei bisogno del riferimento per la staratura intenzionale ma ho ancora più bisogno di lavorare in stop down e, se voglio, usare gli obiettivi pre Ai. La mia scelta, quindi, cade assolutamente sulla Nikon FE, senza per questo nulla togliere alle migliorie apportare sulla FE, migliorie per alcuni “peggiorie” per altri… Scelgo Nikon FE, quindi. Leggera, quasi tascabile, dotata di un parco ottiche, specie gli Ai a loro volta leggeri e compatti, la Nikon FE trova posto in una borsa di dimensioni contenute, insieme al suo corredo CONCLUSIONI Il nostro tour sulla Nikon FE termina qui: Nikon FE rimane ancora oggi, per noi argentici, una fotocamera straordinaria. Quale sarà la prossima fotocamera di cui vi parlerò? C’è un solo modo per scoprirlo: follow me! A presto e buona luce Gerardo Bonomo (http://www.gerardobonomo.it/, canale YouTube)
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  26. Ringraziamo non solo per la tempestività ma anche per la grande sensibilità Nital per averci concesso una delle pochissime macchine disponibili in Italia, ancora prima del lancio ufficiale del prodotto. Una cortesia che ricambiamo con un test realmente approfondito, sebbene condotto in tempi strettissimi. La macchina è già stata rispedita al mittente. Attenzione : non essendo ancora disponibile un programma di sviluppo ufficiale in grado di aprire i file NEF della Nikon D850, tutte le valutazioni del presente test hanno a base il jpg Fine* prodotto on-camera dalla D850, con impostazioni di Riduzione del rumore su Normal. Premessa altrettanto importante, le foto e le prove presentate in questo articolo sono funzionali allo scopo, provare questa fotocamera, non il fotografo. Ho avuto la fortuna e l'onore di poter provare in anteprima rispetto alla data di presentazione al pubblico e di inizio distribuzione, una delle primissime Nikon D850 di serie arrivate in Italia. Lo confesso, erano molti anni (dal 2008, annuncio della Nikon D3x) che l'arrivo di una nuova Nikon non mi rendeva così entusiasta e trepidante. Capirete quindi che pure la mia proverbiale freddezza non sia bastata e sulle prime, ma proprio le primissime foto scattate con questa nuova macchina, mi sia trovato in imbarazzo. Non sentivo bene la macchina che mi sembrava poco reattiva. Quasi restia a farsi portare ... ... ma non era la macchina, era il fotografo che doveva scaldarsi. Del resto l'avevo solo presa in mano e giusto il tempo di regolare data, ora, formato file e bilanciamento del bianco, mi trovavo con il mio amatissimo Nikkor 105/1.4E davanti ad una esuberante modella bionda di quasi due metri di altezza. eccola qui la nuova Nikon D850 in mano mia. la cinghia non fa nulla per nascondere l'identità. Infatti in autodromo tutti i nikonisti attenti mi hanno avvicinato per chiedermi se fosse proprio lei ... Questo modesto fotografo, alle prese con un sistema da sogno : la nuova Nikon D850 con il Nikkor 105/1.4E - certamente una unione decisa in cielo. E' una lunga parabola quella che ci ha portato dalla D1 alla D850. Ad ogni generazione qualche passo in avanti. Qualcuno importante (come per la D3 e la D700 e poi la D3x) e qualcuno un pò meno. Fino ad arrivare alla generazione 5, iniziata con D5 e D500 ad inizio 2016. Proseguita con la D7500 a metà 2017. E infine questa D850. la progressione della risoluzione in casa Nikon. Dalla D100 da 6 megapixel, alla Nikon D3 da 12 megapixel. I 20.8 megapixel di D5 e D500, i 24 megapixel della D3x (e della D750 e di moltissime DX), per finire con D810 (36 megapixel) e D850 (45.7 megapixel). Graficamente l'effetto é evidente. E certo passare oggi da una D3/D700 ad una D850 potrebbe far venire più di un dubbio. Ma le mie impressioni che manifesterò nel corso di questo test sono invece quelle di una macchina "docile", facile da portare dove si vuole. Purchè al timone ci sia un nikonista esperto. Alla fine tutti questi pixel servono. E il peso dei file, rispetto ad una D750 o ad una D850, non è così eccessivo. Insomma non preoccupatevi di dover cambiare il computer (magari il sistema di backup si, ma quello deve essere SEMPRE una priorità a prescindere dalla risoluzione della macchina che si usa). Ma se sapete guidare una Nikon, e allora anche questa Nikon non vi deluderà. L'autofocus Anche perchè l'aumento di risoluzione è, ai miei occhi, la ciliegina di una torta che contiene ben altro. E' da quando è uscita la Nikon D5 con il suo autofocus "chirurgico" che io ho relegato la mia Nikon D810 a macchina da studio per fotografie a diaframma chiuso. Tanta è la differenza che ho riscontrato con gli obiettivi dell'ultima generazione a diaframma luminoso, come il recente Nikon 105/1.4E. Con la D5 la percentuale di successo è del ... 99%, mentre con la D810 più vicina al 60%. E in più c'è il fattore fiducia nel mezzo. Ecco perchè per 18 mesi ho trepidato perchè arrivasse una macchina che prendesse l'eredità della D810 con le novità dell D5. Ed eccola qua. la copertura dei punti è decisamente più ampia, sebbene siamo lontani da quella consentita dalle mirrorless di ultima generazione. Ma qui abbiamo una reattività e una precisione a tutta prova, anche in raffiche continue a soggetti in rapido - e randomico - movimento. Il modulo autofocus della D850 è lo stesso di quello della D5. E' sensibilissimo, anche in condizioni di luminosità dove i nostri occhi fanno fatica a distinguere gli oggetti. Ed è anche piuttosto sofisticato - per una reflex - senza però diventare inutilmente complicato e ridondante come certe mirrorless che ho provato di recente. la logica di controllo dell'autofocus si basa su un chip separato che lavora in parallelo al processore principale, liberandolo da un compito particolarmente importante per una macchina a così alta risoluzione. Perchè è inutile avere tanti megapixel se poi la macchina non mette perfettamente a fuoco. Nikon D850, Nikon 105/1.4E, F1.4, 1/250'', 500 ISO. Tatjana@Wavemanagement. Un fuoco perfetto come me lo sarei aspettato dalla Nikon D5. ma la precisione non sarebbe nulla se non fosse a nostra disposizione anche con soggetti in rapido movimento, sempre perfettamente messi a fuoco anche se scattiamo a raffica, alla massima velocità consentita da questa macchina Qualifiche di F2, Autodromo Nazionale di Monza, Nikon D850 e Nikon MB-D18 con batteria EN-EL18, per nove scatti al secondo. e naturalmente non solo alla luce del sole ma anche al coperto o al buio. Grazie ai 99 punti a croce e alla sensibilità fino a -4EV. In questa foto, ancora Nikon D850, Nikon 105/1.4E, luce riflessa di un lucernario su una parete bianca, attraverso una porta nell'interrato dove c'è il mio studio. La raffica Lo confesso, non me lo aspettavo. E' la vera sorpresa che ci ha fatto Nikon con la D850. Fin dallo scorso anno io avrei puntato sull'uscita di due macchine contrapposte, una a bassa risoluzione - tipo D5 - e raffica rapidissima, una ad alta risoluzione ma raffica ridotta. Nikon ha fuso le due macchine in una. Ed è uscita con una macchina che riesce ad arrivare a 9 scatti al secondo a piena risoluzione. Perchè ridurre la risoluzione non serve ad aumentare le prestazioni. Per farlo si deve potenziare l'alimentazione. Perchè il corpo liscio arriva a 7 scatti al secondo. Una velocità più che sufficiente per chiunque. Per chiunque non faccia sport o fotografia di fauna selvatica. Ma per avere questa prestazione è necessario il battery-pack dedicato, il Nikon MB-D18 e la batteria della Nikon D5. ecco la Nikon D850 con il battery-pack Nikon MB-D18 in quest'ultima immagine, il Nikon MB-D18 - in primo piano - e il Nikon MB-D17 per la D500, in secondo piano. Sono quasi indistinguibili. Io mi domando perchè li abbiano differenziati ... L'alimentazione standard è data da una seconda Nikon EN-15a - la stessa della recente Nikon D7500. E in questo caso si aumenta solo l'autonomia. Ma con la batteria EN-EL18 della D5 si aumenta la tensione di alimentazione e con essa le prestazioni del motore della D850 che arriva così in raffica veloce fino a 9 scatti al secondo. In questo modo io mi sono permesso di farmi qualche migliaio di scatti durante le giornate del Gran Premio di F1 di Monza, capitato giusto a fagiolo durante il mio periodo di test della macchina Bottas su Mercedes Sebastian Vettel su Ferrari Kimi Raikkonen su Ferrari che qui affronta l'uscita della Variante Ascari Se la risoluzione una volta non era indispensabile nella fotografia sportiva, lo era sostanzialmente perchè si preferiva avere file molto leggeri per non appesatire il buffer della fotocamera e riuscire a mantenere alte cadenze di scatto. Ma adesso, pur con 45.7 megapixel - che consentono ampie possibilità di crop, oppure di avere dettagli fantastici ! - una macchina come la D850 ci permette di scattare praticamente in continuo. Perchè se abbiamo una scheda veloce di tipo XQD, come le Lexar 2933x, il buffer praticamente è sempre libero e la macchina non si ferma, riuscendo a scaricare sulla scheda di memoria le foto in parallelo alla cattura di nuove immagini. Devo ammettere che già dai primi scatti, se non fosse stato per la silenziosità di specchio e otturatore della D850, avrei potuto pensare di avere in mano una D5 e non una D850. un passaggio ravvicinato a 400mm, peraltro a 1800 ISO per mantenere uno scatto abbastanza rapido da congelare i dettagli. E' solo una delle 8 foto che ho scattato consecutivamente alla Ferrari di Raikkonen che accelerava alla Roggia. Sono tutti scatti in JPG ad alta risoluzione. Con la macchina in Matrix, ADL su normal. Picture Control Neutral con +2 di nitidezza, +1 di chiarezza e +1 di saturazione Il live-view Le modalità in live-view sono l'altra grande novità di questa macchina. Il funzionamento è di gran lunga più fluido delle macchine precedenti. Non ci sono tentennamenti o rallentamenti. L'immagine resta nitida anche se scattiamo al buio. Il sistema è così efficiente che ammetto di averlo usato tantissimo, in unione con lo schermo orientabile che permette anche di mettere a fuoco toccando con le dita lo schermo. Questo scatto al Leopardo Nebuloso è venuto così treppiedi, macchina in Live-view, 1/60'', ISO 1000, F5.6 con il Nikon 200-500/5.6 a 500mm. Inquadratura perfezionata sul monitor, scatto ... silenzioso. La grande novità permessa dalle modalità live-view della D850 è lo scatto silenzioso. La macchina scatta in singolo o a raffica utilizzando esclusivamente l'otturatore elettronico. Non si sente un rumore, nè una vibrazione. Praticamente non ci si accorge nemmeno che si sta scattando ... E' il caso dell'amico Watanabe che incredulo, mi guardava mentre io letteralmente gli sparavo addosso 64 scatti consecutivi senza un minimo rumore. ci sono naturalmente delle limitazioni ma ci si può convivere benissimo. In modalità ad alta risoluzione, la raffica arriva a sei scatti al secondo è il visore si oscura durante gli scatti. In modalità ad alta velocità, la raffica va all'esagerato valore di 30 scatti al secondo. Però è un crop in formato DX (3600x2400 pixel) con compressione "normal" da circa 3.6 megabyte. L'altra limitazione - più grave - è che AF e esposizione restano fissi al primo scatto. Per gioco ho voluto provare con le Formula 1. Questa è una sequenza di 16 scatti fatti a Raikkonen alla Ascari. I primi 12 sono a fuoco perchè ho tenuto un diaframma chiuso. Gli ultimi inevitabilmente sfuocati. ma se il soggetto collabora (si muove sul posto) ci si può divertire. Come in questo caso, una spettatrice della parata di auto storiche con i piloti di Formula 1 dall'altra parte della strada, dietro alle transenne. Nessuno poteva capire che stavo facendo sequenze continue di scatti. Oppure, in modalità guardone, con una coppia di ghepardi, intenti a farsi il petting mattutino, sotto le frasche, a 50 metri da me, con luce bassa tanto da richiedere 4500 ISO ancora in modalità SL2, da 30 scatti al secondo per letteralmente centinaia di scatti consecutivi ... Restando in tema di Liveview, ecco come si presenta lo schermo della D850 con la modalità di autofocus con rilevamento del volto attivata (si fa semplicemente cambiando la modalità di messa a fuoco, come si fa normalmente, tastino del selettore più rotazione ghiera anteriore) Charlize inquadrata in semioscurità. Muovendo la testa la messa a fuoco segue in modo fulmineo il soggetto, comunque si sposti. entro rotazioni ragionevoli anche se il soggetto è in 3/4 (ovviamente il volto deve essere visibile, immagino che il sistema cerchi gli occhi, il naso e la bocca). Purtroppo manca una indicazione dell'occhio. E nessuna selezione di quale occhio mettere a fuoco. Per quanto riguarda il punto di messa a fuoco in Live-View è regolabile per dimensioni per maggiore precisione il cursore in modalità PIN é di dimensioni ridottissime ed é di una duttilità fantastica. La precisione che ho riscontrato ad occhio nei miei esperimenti è encomiabile (sto parlando sempre del Nikon 105/1.4E ad F1.4). La modalità di stacking automatico Ovviamente a questo punto la curiosità mi ha portato a provare anche la nuova funzionalità di scatto automatico con variazione della messa a fuoco. In poche parole, il sistema funziona completamente in autonomia. Se ci sono limiti alla procedura, derivano dal fotografo (è il mio caso) e dal software di montaggio (io ho usato Photoshop CC 2017 che mostra sempre i suoi limiti). la schermata con le impostazioni. Ho usato un intervallo di 5 secondi per permettere la ricarica tranquilla del flash. 25 scatti probabilmente sono troppi. Ma comunque una volta partita la procedura è andata in porto. Montando i vari frame poi mi sono accorto che i primi non erano a fuoco e quindi il risultato è inaccettabile. Ma non avevo il tempo di verificare e poi ripetere la procedura. Sarà l'occasione per testare approfonditamente il procedimento quando avrò la mia macchina. tre automodelli, Nikon D850 e Nikkor 105/2.8VR Micro-Nikkor. Con uno scatto singolo a mala pena avrei avuto solo la prima Mercedes AMG GT a fuoco. Così il campo si estende su tutte le auto. L'ultimo scatto è sull'alettone della Porsche banca e blu. stesso discorso con le rose. Purtroppo qui la messa a fuoco iniziale è proprio inguardabile. Ma comunque apprezziamo la profondità di campo sui successivi boccioli. Faccio presente comunque che il software (oltre al fotografo) non esente da problemi. A parte che elaborare 25-30 fotogrammi da 46 megapixel significa impiegare oltre 10 gigabyte di RAM con swap su disco che rallenta ulteriormente la procedura. Su un soggetto complesso come la rosa bianca York, gli artefatti si sprecano. Detto questo, se questa funzionalità è carina, ben fatta e ben realizzata, oltre che affidabile, si tratta di una automatizzazione di una procedura che con la D850 viene facilissima anche in manuale. Immaginate la scena. Inquadrata in Live-View, componete, puntate con il dito dove volete il fuoco. Clack. Prima foto. Muovete il dito dove volete mettere a fuoco successivamente. Clack. Seconda foto. Eccetera, eccetera fino a fine sequenza. Poi è sempre una questione di software. Faccio presente anche che io ho qualche dubbio sul sistema perchè utilizza la messa a fuoco automatica. Come sappiamo questo sistema produce cambiamenti di focale che se anche impercettibili ad occhio per le corte distanze e cortissime differenze di distanza di messa a fuoco, implica comunque una differenza di focale effettiva tra scatto e scatto. Per lavori di grande precisione io preferirei sempre la messa a fuoco manuale, fissa, e poi lo spostamento della macchina con la slitta micrometrica (ma ci vuole una pazienza che io in generale non ho, quindi rimando queste operazioni a quando sarò uno spensierato pensionato !). Still Life In ogni caso, la Nikon D850 e le sue funzionalità Live View sono perfette per lo still-life. In questo caso ho usato il nuovo formato quadrato Nikon D850, Micro-Nikkor 105/2.8 VR, F8, 1/100'', flash Godox da 600 W/s idem uno scatto singolo. La sequenza di 30 scatti che ho fatto invece è stata rovinata da Photoshop. Dovrò studiarci meglio ... Alti ISO Ovviamente c'è rumore e rumore. Ed io potendo lavorare solo con i jpg prodotti on-camera non mi vorrei soffermare troppo su questo argomento. Giusto qualche scatto per affrontare la questione che poi approfondiremo quando ci saranno Capture NX-D e Adobe Camera Raw per la D850. luce LED 12.800 ISO luce mista all'aperto, 3200 ISO luce LED laterale, bassissima, 25600 ISO il teppista di casa : Fritz, sotto il portico, luce naturale, 5600 ISO luce LED giusta, 12800 ISO Ritratto Si va bene, però a me una macchina così interessa per lo più per fare ritratto in studio. E non c'è di che lamentarsi Ovviamente dovrete essere preparati a ... selezionare modelli perfetti oppure a lavorare con la luce migliore e poi a rifinire i vostri scatti in post-produzione se non volete poi dover sentire le giuste rimostranze dei soggetti ritratti. Perchè la macchina non è spietata. Di più ... Nikon 105/1.4E, F1.4, luce disponibile in studio, 400 ISO Nikon 70-200/2.8E ad F2.8, 200mm, luce disponibile in studio, 640 ISO Nikon 70-200/2.8E, F6.3, Flash idem idem idem idem Nikon 105/1.4E ad F1.4, ISO 64, 1/160'', luce disponibile in ambiente Sono tutte foto senza alcun intervento in PP, né sviluppo, né altro. Spero che Tatjana@Wavemanagent non se la prenda. Ma io le ho detto che è bellissima così come si alza al mattino. L'ho scelta per questo test proprio per questo motivo Blakey, luce naturale, Nikon 70-200/2.8E ad F2.8 Ok, vi sento sbadigliare com eil mio Blakey qui sopra, andiamo al dunque. Ultime considerazioni sulla macchina Il corpo è simile a quello della Nikno D500. L'ergonomia mi sembra migliorata. L'impugnatura è profonda, c'è un incavo per il dito medio che si trova subito perfettamente a posto. Il mirino è sontuoso. Meglio di quello della D5. E' come essere davanti alla televisione, solo che di là c'è la scena naturale e non una sua rappresentazione in pixel ! Che si usi al buio o in pieno sole è lo stesso. La visione è naturale. Questo mirino ha comportato una riprogettazione della calottina che copre il pentaprisma. Non c'è più il flash integrato (meno male), e la linea è anche più piacevole. Mettendo la D850 vicino alla D500, la prima svetta per il mirino più importante. Ma nulla che ne comprometta l'ingombro o la maneggevolezza. la ghiera di comando sulla sinistra è più inclinata, meno sfuggente e facile da utilizzare. il tasto ISO è stato spostato per coerenza con tutte le altre macchine della generazione 5 sulla destra (anche la D7500 ce l'ha a portata di indice). il famigerato ... appoggio del correttore diottrico che ha scatenato i sogni più mostruosamente proibiti della rete. E' semplicemente un riporto in fusione su cui è montata la ghiera di regolazione della correzione. Evidentemente dentro non c'era più spazio con quel mirino. vista d'insieme della parte superiore della macchina e del posteriore, sostanzialmente identico alla D500 il vano memorie. Rispetto alla D500 le due memorie sono parzialmente sovrapposte (nella D5 sono parallele. Nella D500 invece sono affiancate). Le memorie per la D850 sono importanti. Per avere la massima prestazione anche in raffica (o nel video) consiglio di non lesinare su questo punto. Io utilizzo per lo più XQD 2.0 da 2933xx. Ma un mio torture-test con una SD 1000x UHS-II in backup continuo mi ha permesso di verificare che anche scattando a raffica in autodromo le prestazioni non sono compromesse. Ma per favore, fatevi un favore : buttate via le vostre vecchie SD UHS-I da 8 gigabyte 233x regalatevi da zie e nipoti ... e compratevi le migliori memorie che offre il mercato. Un bel vestito, viene sempre valorizzato da un buon paio di scarpe ! il vano sinistro con le connessioni esterne. USB 3.0, ovviamente. E HDMI per il video, oltre a microfono e cuffia. La macchina ha ovviamente connettività WI-FI e BT (che io però non ho provato). il fondello. Made in Thailand come di consueto per questa categoria di macchine. accoppiata con il mio Nikkor 105/1.4E. Non si sarebbero mai separati, ho dovuto forzarli io ... Conclusioni Una macchina ad altissima risoluzione, buona anche per lo sport, come la cerimonia, la foto in studio, lo still-life, il paesaggio, il reportage ? Se me l'avessero detto tre mesi fa li avrei presi per pazzi. E invece Nikon ha fatto il miracolo ed è realtà. una pantera asiatica al parco faunistico La Torbiera siamo dietro al vetro, e a 18.000 ISO con il Nikon 200-500/5.6 ad F5.6 il vincitore del Gran Premio di Monza 2017, Lewis Hamilton che ha anche superato Michael Schumacher per numero di Pole Position. PRO altissima risoluzione, sensore ad alta dinamica, raffica fino a 9 scatti al secondo ? Fantascienza ! E' una macchina che ridefinisce il concetto di reflex moderna. autofocus allo stato dell'arte per quanto riguarda le macchine reflex : un vero benchmark per ora imbattibile. costruzione a tutta prova mirino ottico sontuoso, il migliore tra le reflex digitali Nikon velocità operativa in tutte le condizioni. Una macchina che realmente non si ferma mai in controtendenza con il mercato, l'autonomia, a parità di alimentazione, è aumentata, nonostante le prestazioni siano superiori alla macchina che va a sostituire disponibilità del battery grip MB-D18 che va ad estendere le possibilità operative e a migliorare l'ergonomia con ottiche lunghe (e consente di affrontare i maggiori consumi di video e fotografia silenziosa/live-view) funzionalità in Live-View realmente pratiche. E' la prima Nikon che mi invoglia ad utilizzarla ... come se fosse una mirrorless senza mettere nemmeno l'occhio sul mirino touch screen (esteso al menù) veramente allo stato dell'arte funzionalità evolute (come lo scatto silenzioso in due modalità e il focus-stacking) adatta letteralmente a tutti i generi fotografici : una soluzione universale. CONTRO autofocus in Live-View ancora a differenza di contrasto, senza le prestazioni (in video) di altri sistemi riconoscimento del volto molto efficiente ma senza l'indicazione dell'inseguimento dell'occhio. Nikon possiede questa tecnologia e l'ha implementata in passato. Mi aspetto che venga aggiunta con uno sviluppo successivo del firmware. Se posso suggerire, aggiungerei la possibilità di selezionare quale occhio seguire (destro, sinistro, oppure il più vicino) con un PIN verde che indica nel display il focus che segue l'occhio mentre il rettangolo giallo segue la faccia il battery grip MB-D18 - ben costruito e perfettamente solidale con la macchina - non è compatibile con il precedente MB-D17 per la D500. Secondo me sarebbe stato più elegante ripetere quanto concesso con D300/D700, anche perchè sono accessori non proprio a buon mercato (sebbene il prezzo sia in linea con quello della concorrenza) i due slot di memoria dovevano essere entrambi XQD come sulla D5. Capisco la scelta, dettata da ragioni di mercato ma ne soffriranno le prestazioni. Docile e duttile Passata l'emozione iniziale, dopo due giorni la macchina si è mostrata per quello che è. Docile nelle mani di un nikonista e in grado di assecondarlo in tutte le sue azioni. Tanto che mi sembrava di usarla correntemente già da due anni. E duttile, perchè in grado di fare veramente tutto quello che un nikonista può pensare di fare con la sua unica macchina. E' un passo in avanti epocale nella maturazione della reflex digitale. Prima, di fatto, eravamo obbligati a dotarci di due macchine differenti, una per l'azione e una per la precisione o la foto ragionata. Adesso con una macchina solo si può fare realmente tutto quello che si vuole. Anche di più. Questo significa fare veramente la differenza. La Nikon D5 ha, secondo me, ancora le sue motivazioni di acquisto, ma queste diventano sempre più di nicchia. Ritengo che un fotografo che faccia quasi esclusivamente sport, debba pensare più alla D5. Lo stesso, probabilmente, se si trova a fotografare in condizioni per lo più estreme dove il corpo monolitico della D5 può fare la differenza. Ma per tutto il resto, sarà più facilmente la D850, la macchina ad entrare nella borsa, anche solo per le sue possibilità di crop. Con la D5 che resterà a casa ad aspettare. Non so voi, ma credo che realmente io finirò per comperarmene due. Ciao Cara, mi spiace moltissimo che tu sia dovuta andare via così velocemente. Ma tornerai presto, vero ? Dopo non ci lasceremo mai I nostri ringraziamenti nell'ordine : - a Nital Spa per averci dato la macchina in visione in anteprima, quando ancora non è stata presentata ufficialmente né alla stampa, né ai rivenditori, nè al pubblico e ancora non è acquistabile in negozio - a Rossano Rinaldi dello Spazio Blu e alla Wavemanagent per averci concesso Tatjana il 30 agosto quando ancora tutta l'Italia era in ferie - all'Autodromo Nazionale di Monza - al Parco Faunistico La Torbiera
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  27. Come d’ uso qui su Nikonland, non mi dilungherò nell’esporre i dati tecnici ma concentrerò questo articolo sulla mia esperienza sul campo, durata ormai quasi 4 anni. Per Nikon questa realizzazione non è una novità: questo obiettivo ne sostituisce uno della stessa lunghezza focale ma privo di motore autofocus e dal VR primordiale, se non erro il “vecchio” 80-400 è stato il primo obiettivo stabilizzato nel catalogo Nikon. Personalmente non ho mai avuto modo di provare il vecchio modello, ma è universalmente noto che il rifacimento ha portato, oltre ad un autofocus finalmente prestante, anche un sensibile miglioramento delle qualità ottiche, apprezzabile soprattutto alle focali più lunghe e sui sensori FX. Di fatto, l'assenza di un 80-400 prestante era uno dei motivi di invidia verso il catalogo Canon. Ecco l'80-400 oggetto dell' articolo, montato su D810. Questo il complesso schema ottico. (20 lenti in 12 gruppi , implementato rispetto i 17/11 del prima serie) Pesa 1570 grammi, è lungo 20,3cm per 9,6 di diametro, ghiera filtri da 77mm, mette a fuoco a partire da 1,75 metri e ha un diaframma a 9 lamelle. Un particolare della bottoniera, che comprende oltre ai consueti comandi anche uno switch per bloccare la lente alla minima lunghezza focale. In questo genere di obiettivi, che si allungano fisicamente aumentando la focale, è previsto per evitare che, inclinato verso il basso, l'obiettivo si allunghi da solo. Il mio esemplare è ben frenato e, per ora, non ne ha bisogno. Ma male non fa. Un particolare della lente frontale, diametro standard da 77mm. Non ruota. L’ obiettivo viene spedito con la custodia in materiale morbido CL-M2, la stessa del 70-200 2.8 per intenderci. Scelta relativamente felice: è utilizzabile per proteggere l'obiettivo quando viene trasportato in un normale zaino da montagna, cosa per me molto utile, ma è lontana dalle migliori realizzazioni in neoprene per capacità di compressione quando non usato. La costruzione è meccanicamente adeguata, è prodotto in Giappone, con il corpo in policarbonato. Non eccellente ma allineata alle altre realizzazioni Nikon in questa fascia di prodotto. Io tratto bene il mio materiale, ma lo uso per il mio genere fotografico: wildlife in ogni condizione atmosferica e spesso al nord o in quota, con lunghi trasporti nello zaino da montagna. Ebbene, finora nessun problema, nemmeno in relazione allo zoom ottenuto mediante allungamento fisico “a pompa”. In teoria a rischio di risucchio polvere o infiltrazioni di umidità ma in pratica, finora, a me non è successo nulla di tutto ciò. Norvegia, febbraio 2016 - D4, 80-400 @ 240mm f5.6 1/800 - mano libera. Fisicamente l'obiettivo è abbastanza grande e pesante, un poco più di un 70-200/2.8 per intenderci (1.570g), ma ancora ben all’interno delle possibilità d’uso a mano libera. Possibilità ben presente nella mente dei progettisti che hanno disegnato un collarino di attacco treppiede robusto, in metallo, ma smontabile, cosa che fa risparmiare quasi 100g. Per capire meglio le dimensioni, qui lo vedete in mezzo al 70-200/2.8 FL ed al 500/4 G. Tutti senza paraluce. L' 80-400 alla minima focale. L' obbiettivo si allunga in maniera significativa passando dalla minima alla massima lunghezza focale, ancora di più se poniamo il paraluce in posizione di lavoro. Nikon dichiara la compatibilità con il TC14 ma personalmente non ho nemmeno ritenuto di provare a utilizzarlo: per come la vedo io il moltiplicatore di focale nella fotografia naturalistica è un tool importante ma 400mm a f5.6 con uno zoom 5x non sono a priori compatibili. Ne risulterebbe, infatti, un 560mm f8, che diaframmando uno stop diventerebbe f11: improponibile. Di più, non credo che ci sia abbastanza margine in nitidezza per poter sopportare il moltiplicatore. Come da titolo, la sua vera capacità è la versatilità, che consente senza poter muovere un passo di fare queste due fotografie: Valle d'Aosta, novembre 2017 - D5, 80-400 @ 80mm f4.5 1/1250 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2017 - D5, 80-400 @ 400mm f5.6 1/400 - mano libera. Nelle immagini sopra è apprezzabile la vignettatura, presente ma per me non in modo invasivo, mentre qui un crop al 100% per apprezzare la nitidezza a tutta apertura alla massima focale e le ridotte, ma presenti, aberrazioni cromatiche. Questa la regolazione di nitidezza e riduzione rumore impostate (miei valori "standard" per questo genere di immagini): Ma basta un click per eliminare praticamente tutte le aberrazioni.... Come si vede da questo altro crop: Oppure, di nuovo seguendo il movimento del soggetto e senza poter muoversi per accomodare l'inquadratura con un'ottica fissa, passare da questa situazione: Valle d'Aosta, novembre 2015 - D4, 80-400 @ 400mm f5.6 1/1250 - mano libera. A quest'altra, dove le due immagini sono separate da soli 3" (entrambi nocrop, questo giovane gipeto ha voluto venire a vedere chi/cosa fossi.... quel giorno ero molto molto in alto ) Valle d'Aosta, novembre 2015 - D4, 80-400 @ 185mm f5.6 1/1250 - mano libera. Focalizzandoci sulla nitidezza, argomento sempre molto caro a tutti noi, posso dire che è buona a tutte le focali - migliore alle corte che alle lunghe, soprattutto dopo i 300mm scende un poco - e buona anche tutta apertura, posto che chiudendo il diaframma di 2/3 di stop migliora. Chiaramente non siamo nel territorio dei supertele - come ovvio considerato prezzo, peso e luminosità. Qui un esempio senza neve tra me ed il soggetto e chiudendo 1/3 di stop.... Finlandia, febbraio 2017 - D5, 80-400 @ 400mm f6.3 1/500 - beanbag. Crop 100% Personalmente sono arrivato a scegliere questa lente dopo averla confrontata, sempre sul campo, con quelli che spesso sono considerati i suoi competitor: Nikon 200-500 AFS VR e Sigma 150-600 Sport. Le principali differenze tra questi tre obiettivi, per quello che ho riscontrato io sono: L'80-400 è quello otticamente meno prestante, entrambi gli altri sono più nitidi, in particolare il 200-500 Nikon lo è apprezzabilmente sulle lunghe focali. L'80-400 è quello più maneggevole ed usabile a mano libera, per effetto di dimensioni e pesi sensibilmente più ridotti (il 150-600 Sigma Sport per me non è usabile a mano libera, sottolineo "per me" perché questa valutazione è assolutamente soggettiva dipendendo dalla forza fisica del fotografo e dai luoghi dove fotografa, cioè da quanto si stanca arrivando alla location ). Il 200-500 Nikon è quello con l'autofocus più lento, 80-400 e 150-600 Sigma Sport sono entrambi veloci e per me alla pari. Nessuno dei tre ha velocità sul livello delle ottiche da sport o azione veloce (come 70-200 FL o 300 2.8 e via dicendo). Il 150-600 Sigma Sport è quello con la migliore percezione di qualità costruttiva, veramente in una classe superiore. Mentre il 200-500 è quello trasmette la sensazione della minore. Se si vuole usare l'ottica per foto ambientate l'80-400 vince a mani basse, perché dispone delle critiche focali, in questo ambito, tra 80 e 150/200. Il fatto che l'80-400 sia contemporaneamente il più vecchio in termini di data di presentazione (2013 l'80-400 vs 2014 il 150-600 vs 2015 il 200-500), il meno prestante otticamente e quello di gran lunga più costoso (c'è una grande variabilità di prezzi sul mercato tra ufficiali e import e tra venditori fisici e internet, prendete quindi queste cifre più come termini di paragone che come prezzi: 80-400 - 2700€ vs 200-500 - 1200€ vs 150-600 - 1600€) la dice lunga sui progressi ottici e costruttivi di questi ultimi anni e sul beneficio della concorrenza qualificata per i consumatori. Ovviamente stiamo confrontando oggetti non del tutto omogenei (diversi ratio di zoom, dal 5x a 2.5x e diversa qualità costruttiva), ma la sensazione è che l'80-400 sia quello col peggiore rapporto qualità/prezzo. Per completezza, Sigma produce anche un modello Contemporary del 150-600 che costa meno del fratello Sport e, per effetto di una costruzione meno massiccia e robusta, è più leggero. Ma non ho avuto modo di provarlo e quindi non sono in grado di includerlo in questo confronto. Ultimo punto circa la qualità ottica e la complessiva reattività ed usabilità dell'obiettivo. Io l'ho usato su D800, D810, D4 e D5. Sui 36mpix è usabile ma i difetti ottici si notano di più, anche l'autofocus è molto meno sicuro, in particolare al salire della focale con la contemporanea riduzione della luminosità. Su D4 e D5 per me è molto buono, a tutto tondo, e quindi tendo a consigliarlo su corpi a meno mpix e più reattivi. Nonostante tutto, però, è quello che, oggi, tra i tre, ricomprerei per le considerazioni relative alla flessibilità d'uso, che per me è la sua vera carta vincente. Dopo tante parole, qualche immagine: Finlandia, luglio 2016 - D800, 80-400 @ 130mm f5.0 1/200 - beanbag. Valle d'Aosta, novembre 2015 - D810, 80-400 @ 92mm f5.6 1/500 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2015 - D810, 80-400 @ 120mm f6.3 1/500 - mano libera. Piemonte, febbraio 2015 - D4, 80-400 @ 310mm f8.0 1/2500 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2015 - D4, 80-400 @ 400mm f5.6 1/500 - mano libera. Norvegia, febbraio 2016 - D4, 80-400 @ 270mm f5.6 1/1000 - mano libera. Norvegia, febbraio 2016 - D4, 80-400 @ 270mm f5.6 1/1000 - mano libera. Norvegia, febbraio 2016 - D4, 80-400 @ 400mm f8. 1/500 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2016 - D5, 80-400 @ 98mm f6.3 1/1250 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2016 - D5, 80-400 @ 400mm f6.3 1/1600 - mano libera. Finlandia, gennaio 2017 - D810, 80-400 @ 180mm f7.1 1/200 - beanbag. Valle d'Aosta, novembre 2017 - D5, 80-400 @ 112mm f8 1/160 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2017 - D5, 80-400 @ 240mm f8 1/1250 - mano libera. Valle d'Aosta, novembre 2017 - D5, 80-400 @ 400mm f5.6 1/800 - mano libera. In sintesi. PRO: Ottimo range di focale, superiore alle altre alternative da me esaminate. Ottima maneggevolezza e trasportabilità. Buona nitidezza, a tutte le focali e tutti i diaframmi, in particolare su corpi FX con sensore non estremamente denso. La nitidezza migliora chiudendo appena il diagramma alle focali più lunghe. Nessun difetto ottico invadente Autofocus abbastanza veloce, in particolare su corpi pro. Stabilizzatore di ottima efficienza. CONTRO: Costo abbastanza elevato. Otticamente non del tutto a livello dei corpi con sensore molto denso, in particolare a tutta apertura ed alle focali più lunghe (ma questo problema è comune a moltissimi altri obiettivi). (C) 2018 Massimo Vignoli per Nikonland
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  28. Michelangelo Antonioni scelse di girare la gran parte del suo film Blow-Up nello studio di uno dei fotografi simbolo della "swinging London" di fine anni '60. John Cowan aveva lo studio nella zona di Notting Hill, più precisamente al numero 39 di Princes Place lo studio era una vecchia scuderia per viandanti con annessa locanda e, pur ristrutturata, conservava gli spazi e le dimensioni per cui era stata concepita all'origine.Certo tutto era stato adattato secondo lo stile moderno dell'epoca e il bianco la faceva da padrone ma si respirava un'aria particolare. quello che si vede sopra e che sta attraversando il protagonista di Blow-Up, il fotografo Thomas chiaramente ispirato proprio a John Cowan, è in realtà il garage. Il portone dà sulla strada ed è il vecchio accesso della scuderia. Qui stava in genere la Aston Martin DB-5 azzurro metallizzato di John Cowan mentre nel film è l'ingresso e l'accesso allo studio. Lo studio di Cowan venne affittato per tre mesi alla modica cifra di 100 sterline al giorno, per un totale di 9.000 sterline. Considerate che all'epoca un lavoratore medio inglese guadagnava 750 sterline all'anno (qualcuno ricorda la paga settimanale dell'agente segreto proletario Harry Palmer di Ipcress interpretato dal grande Michael Caine in quegli anni ?) e che una auto sportiva come la Jaguar E veniva 1.800 sterline. Ma in fondo con quella cifra Antonioni si era assicurato anche il materiale fotografico di Cowan, le sue idee, le sue opere, l'assistenza del suo staff, oltre, naturalmente all'atmosfera di un vero studio all'avanguardi della Londra di quegli anni.Cowan, che per inciso guadagnava oltre 35.000 sterline l'anno, era spesso ospite del sultano dell'Oman ... la foto alle spalle di David Hemmings, "Cammelli nel deserto" è appunto di Cowan ed è stata scattata durante uno dei suoi viaggi nell'Oman con la sua fidata Nikon F. Cowan era un tipo molto estroverso di circa 190 cm, magro, biondo, ricco ed affermato.Dispotico ma molto istintivo, si poteva permettere liason con alcuni dei suoi soggetti, come Jaqueline Bisset, qui ripresa per Vanity Fair nel 1964 : In quel periodo i fotografi in voga facevano i loro servizi di moda con la Hasselblad 500C e l'80 mm F2.8 Planar. Su treppiedi, con mirino ingranditore ed altri accessori di lusso : potevano permetterselo ! nello studio di Cowan usavano un bank da 5.000 watt, oltre a torce di piccolo taglio. La Hasselblad era certamente adeguata in quanto a qualità ma fotografi istintivi come Cowan tendenvano a fare molti scatti, spesso anche solo per giustificare il loro cachet ( ) e gli assistenti dovevano fare le corse per ricaricare i dorsi da 12 pose. Così lo studio aveva in dotazione anche tre Nikon F con un set di ottiche 35, 50, 85 e 105 mm la Nikon F é la macchina che Thomas chiede di caricare a al suo assistente Reg, (in realtà era il vero assistente ma del fotografo Terence Donovan e fece da consulente ad Antonioni) quando vuole che le fotografie a Verushka nella più mitica delle scene del film siano più spontanee e coinvolgenti.Passa dal leggendario 85/1.8 Nikkor-H all'altrettanto mitico Nikkor-S 50/1.4 Non si sa se Antonioni si sia ispirato allo stile di Cowan nelle scene dentro allo studio ma è molto probabile. Del resto gli assistenti di Cowan non impegnati in altri lavori collaborarono alla produzione (tutte le stampe mostrate nel film, per esempio uscirono dalla camera oscura dello stesso studio, stampate dal secondo assistente, John Hooton). La Nikon F è anche la protagonista della scena con Vanessa Redgrave, inconsapevolmente ripresa da Thomas nelle sue foto al parco Antonioni affida un ruolo da prima donna alla Nikon F, mettendo in secondo piano Vanessa.Uno scontro tra grandi dello schermo ! Vanessa Redgrave era già una modella affermata in quegli anni e, grazie a questo film, si avviava ad una carriera ancora più prolifica di attrice. Ma chi ha bene in mente il film si ricorda che in fondo, la protagonista femminile si vede in due scene e mezza nel film. Poi si vede in foto. Tante foto, scattate con la Nikon F e poi stampate febbrilmente in camera oscura ed appese, ingrandite, ristampate, riappese. Sono in realtà molte ma molte di più le scene in cui si vede in primo piano la Nikon F in mano a Thomas , il vero occhio della memoria, quello che scruta, quello che rivela, quello che racconta. Non solo nella mitica scena con Verushka : ma per tutto l'intero film : Non so se Antonioni avesse già in mente di mettere in evidenza la reflex, allora strumento emergente nel panorama fotografico mondiale ancora dominato in campo professionale dalle medio-formato ma destinata a fare il giro del mondo o se sia stato un caso. Non era certo un caso che nello studio di Cowan ci fossero ben tre Nikon F che offrivano il loro fidato servizio quotidiano a tutto lo staff. Come che sia quel film e quella presenza consacrarono la Nikon F ad icona dell'epoca, le vendite triplicarono, l'85/1.8 Nikkor-H ancora oggi è presente in molti studi fotografici in campo fashion, convertito in AI ed associato ad una reflex digitale. Ed ha un grande posto nella nostra memoria. Grazie John !
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  29. Ho avuto la possibilità di usare La nikon D500 in macro (e foto ravvicinata) e nella wildlife photography (termine anglosassone meno cruento rispetto all'italiano "caccia fotografica" ) e si è confermata come uno strumento validissimo per fotografo naturalista; è robusta, affidabile, ed offre (finalmente!) in formato dx le caratteristiche di un corpo professionale ed una grande velocità operativa, unite ad una ottima qualità di immagine. Ergonomia e praticità d'uso.Uno degli aspetti che mi hanno maggiormente soddisfatto della D500 è che offre (finalmente!) al fotonaturalista le caratteristiche di un corpo professionale nel formato dx. Naturalmente c'è anche la qualità di immagine, aspetto già abbondantemente trattato in altri articoli pubblicati, ma la praticità d'uso mi ha veramente impressionato. La robustezza, la velocità dell'af, il buffer, la raffica, sono caratteristiche fondamentali per la fotografia di natura e sportiva e rendono la D500 uno strumento veramente versatile ed affidabile anche, ad esempio, in macro. Macrofotografia, ma non soloNon va dimenticato che il formato Dx in macro è utile perchè permette, a parità di copertura dell'inquadratura, di stare più distanti dal soggetto, consentendo di avere una maggiore profondità di campo, una migliore gestibilità della luce e, nel caso i soggetti siano vivi e reattivi, la maggiore distanza diminuisce le probabilità di causarne la fuga.Quindi una DSRL che unisce caratteristiche di livello professionale al formato ridotto è uno strumento validissimo anche per il macrofotografo. Ma c'è di più. Il soggetto è rasoterra? Il display orientabile ti permette di controllare l'inquadratura anche da sopra, senza che ci si debba sdraiare e guardare nel mirino (naturalmente se non c'è troppo sole o se si può fare ombra con qualcosa, testa compresa ). Crop 100% dell'immagine precedente, ottima resa. Essendo touch si potrebbe pensare di selezionare il punto di messa a fuoco ottimale e di scattare direttamente con il display, ma in macro è meglio di no, a mio parere, perchè si provocherebbero vibrazioni e spostamenti indesiderati, meglio usare uno scatto a distanza. Buona notizia, sulla D500 c'è una presa a 10 pin, per cui posso usare il mio vecchio cavo di scatto per evitare e vibrazioni e tenermi ben distante. Inoltre, nelle fotocamere della serie D7000 il sollevamento preventivo dello specchio c'è, ma è sepolto nei menù, per cui richede diversi passaggi per essere attivato, cosa che io trovo particolarmente irritante. Nella D500 con mio grande piacere ritorna ad essere selezionabile direttamente dalla ghiera di scelta delle modalità di scatto. Se ne sentiva la mancanza. La freccia gialla indica la modalità mirror up, il cavo di scatto è inserito nella presa a 10 poli. Si teme l'infiltrazione di luce parassita dal mirino? C'è la tendina che chiude l'oculare. Resa ad alti ISOAnche in macro o nella fotografia ravvicinata, poter usare alti ISO senza compromettere la qualità è importante, perché permette di avere contemporaneamente tempi rapidi e diaframmi chiusi, offrendo così grandissima versatilità (e comodità d'uso). Perchè a vibrare non è solo la fotocamera, col vento, in macro, vibra, anzi dondola, il soggetto. Oppure posso cogliere un'occasione scattando a mano libera senza perdere tempo a montare il cavalletto, Entrambe scattate a 1/1000s, 1100 ISO 1/1000s 3600 ISO Cose impensabili qualche anno fa. Particolare della foto precedente ingrandito al 100% Precisione dell'Af.L'af è ottimo, aggancia bene, raramente si fa ingannare dallo sfondo. Queste non sono belle foto, ma mostrano come il soggetto sia a fuoco contro lo sfondo confuso. Lo stesso per il Cavaliere d'Italia. Si può cogliere l'azione: e si seguono senza problemi le libellule come gli uccelli, scattando a raffica. Ombre... Una cosa a cui, ho dovuto fare l'abitudine è la spiccata tendenza a aprire molto le ombre; mi è sembrata più accentuata che nelle reflex precedenti, il che va bene in molti casi, Può capitare che con soggetti molto chiari su fondo più scuro come per esempio libellule in luce diretta o ardeidi dal piumaggio bianco, si rischi la bruciatura. Scattando a questi soggetti ho dovuto quasi sempre sottoesporre da -1/3 a -1/7 di diaframma, o correggere il raw in postproduzione. In conclusione, non posso che essere entusiasta della D500, è secondo me la migliore fotocamera Nikon Dx per la macro e per la fotografia agli animali. Occorre dire altro?
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  30. Ancora una volta, grazie alla disponibilità di Newoldcamera che ringraziamo calorosamente, abbiamo la possibilità di provare in anteprima la macchina del momento : la Nikon D500. Se chiudi gli occhi e indugi con la mano sul pentaprisma della nuova Nikon D500 non sapresti dire se è una D3 o una D4 ... addirittura una D5. Perchè è freddo, liscio, sinuoso, senza interruzioni. Soprattutto perchè non ha la calottina superiore in plastica per racchiudere l'odioso flashettino buono al più per far partire un flash remoto con i segnali luminosi ! Già, il pentaprisma della Nikon D500 è il suo biglietto da visita. E' da vera ammiraglia sia sul lato superiore (tutto in metallo) che da quello posteriore (oculare circolare come le ammiraglie e tendina comandata da una leva in metallo). Soprattutto ha un ingrandimento 1x che riproduce la scena inquadrata quasi come una ammiraglia full-frame. l'altro biglietto da visita è il display posteriore mobile e basculante. Bello grande, robusto, con un telaio solido, ben di più di quello un pò sottile della Nikon D750 che rispecchia anche in quello la sua anima consumer. Ma specialmente touch. Real-man don't use a touch screen ... in verità una volta che lo provi (o almeno, che provi questo) ti chiedi ma perchè non l'hanno fatto prima. Con il touch screen si può scegliere il punto di messa a fuoco, si possono sfogliare le immagini, si possono ingrandire e muovere all'interno del dispaly. E poi questo nuovo display è fedele, chiaro, bello. Le immagini ti sembrano già spettacolari senza dover immaginare come saranno nel monitor grande di casa. Degli altri dettagli della nuova macchina si è parlato più diffusamente già in rete sin dalla presentazione. La nuova posizione del tasto ISO, comandabile con l'indice e il pollice della stessa mano, senza togliere l'occhio dal mirino con il tasto MODE (che in realtà la maggior parte di noi usa pochissimo, una volta a sessione, e magari nemmeno) che invece si è spostato sulla calottina alla sinistra della fotocamera. La Nikon D500 ha tutti i comandi fisici ben dimensionati, con tasti singoli e non a doppia o tripla funzione, almeno per le principali funzioni di controllo. le connessioni sono complete. Abbiamo finalmente la presa USB 3.0, sinora disponibile solo sulle D8X0 (presente anche sulla D5). La D500 ha anche il wi-fi e il Blu Tooth integrati. nel comparto memorie, sono presenti un alloggiamento per memorie SD anche di tipo UHS-II e uno per memorie XQD, le più prestanti di tipo 2.0 Per il resto il corpo è analogo a quello della Nikon D810, solo l'impugnatura un pò più sottile ma non tanto quella della Nikon D750. C'è il joistick aggiuntivo per il punto di messa a fuoco. Un paio di tasti funzione programmabili in più. Il display superiore è dello stesso tipo, con le stesse informazioni, delle stesse dimensioni (e non ridotto come quello della D750 e della D7200). Stessa sensazione di robustezza. Magari non a livello della vecchia D700 ma oramai di quelle macchine si è rotto lo stampo ... Faccia faccia con la Nikon D5 La Nikon D5 è naturalmente più grande. L'ergonomia è indubbiamente superiore. Una cosa che, a dispetto del peso maggiore, si apprezza dopo una giornata di utilizzo con ottiche pesanti. Vedremo come sarà la D500 con il battery grip dedicato MB-D17 (che può utilizzare una seconda batteria EN-EL15 oppure una EN-EL18/18a) ma non ho dubbio avendo provato l'amara sensazione di incompletezza passando dalla D3x alla D810. Il corpo megalitico ereditato dalla Nikon F5 che usa ancora la D5 è la soluzione migliore. La Nikon D5 ha sempre il display secondario sul dorso. Il display principale è fisso ma è touch. Manca del tutto delle funzioni di connessione wireless per cui ci vuole un aggiuntivo opzionale. Ovviamente il mirino è superiore ma non così tanto. Ha una batteria più potente che le consente di fare oltre 10.000 scatti a raffica (contro la metà della D500 : la fonte sono io !). Monta due memorie uguali (XQD o le più antiche CF). Il modulo autofocus è identico ma ha un tempo di oscuramento inferiore che si apprezza nella fotografia d'azione. Ha un buffer più grande a dispetto del marketing Nikon. In condizioni operative la D5 promette e mantiente 91 jpg FINE* consecutivi e 55 NEF a 14bit compressi, contro rispettivamente 55 e 12 (!). Ma usando le memorie XQD il buffer di entrambe le macchine si scarica praticamente in tempo reale, prolungando la raffica virtuale ben oltre le normali necessità di qualsiasi fotografo "rafficoso" del mondo. Io, in questo senso, raccomando di usare XQD, relegando le memorie SD all'emergenze (e non al backup perchè in quel caso le prestazioni scendono al livello della memoria meno prestante). All'atto pratico la raffica superiore della D5 non fa la differenza e l'autofocus è quasi sullo stesso livello. E' solo il mirino superiore, l'ergonomia e il tempo di oscuramento più ridotto del mirino durante la raffica che ti fanno apprezzare di più l'ammiraglia. Ma se hai un soggetto lontano e un teleobiettivo, il vantaggio della D500 ritorna prepotentemente alla carica : avrai sempre là in mezzo 21 megapixel con una risoluzione effettiva in grado di esaltare i dettagli del tuo soggetto quando, invece con la D5, facilmente dovrai poi croppare ! Faccia faccia con la Nikon D7200 La Nikon D7200 rappresenta il tentativo di Nikon di offrire agli appassionati Nikon interessati al fattore telemoltiplicativo concesso dal formato piccolo, una piccola ammiraglia. Ha effettivamente prestazioni di tutto rispetto, specie lato sensore (meno su raffica e struttura). Ma dentro ad un corpo amatoriale di livello consumer con tutte le limitazioni che Nikon impone ai prodotti indirizzati a questo segmento. La D500 appare più grossa (ma non troppo) e sempre più robusta della D7200. I comandi sono professionali, le possibilità operative adatte a condizioni ostili ed estreme. Raffica, autofocus, buffer, nella D7200 sono adeguate alla sua classe ma semplicemente scompaiono di fronte alle prestazioni della D500. Le prestazioni del sensore invece alla fine si equivalgono ma di questo parleremo nella prossima pagina Confronto rumore e colore con Nikon D7200 e con Nikon D5 Nikon D500 1600 ISO 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO 51200 ISO 102400 ISO 204800 ISO 409600 ISO Nikon D5 1600 ISO 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO 51200 ISO 102400 ISO 204800 ISO 409600 ISO Nikon D7200 1600 ISO 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO e infine la foto sottoesposta in ripresa a -5EV e poi sovrasviluppata in LR di +5EV Nikon D500 Nikon D5 Nikon D7200 teniamo in mente che la foto in origine è praticamente ... nera ! Tutti i file sono stati ripresi di seguito, lo sviluppo fatto in LR CC 2015.5.1 evitando manipolazioni. Nessun intervento sul rumore oltre quello standard. WB misurato con termocolorimetro ed imposto a tutte le foto. Le differenze di esposizione dipendono dalle fotocamera (ho scattato su treppiedi in A, sempre a diaframma aperto con il 180/2.8 macro). In autodromo bene, finora sono stato un pò dispersivo ma è mia abitudine far parlare le immagini per dimostrare il mio feeling (o il contrario) con uno strumento fotografico. Fortuna ha voluto che nel week-end ci fossero le gare organizzate da ACI Sport all'Autodromo di Monza. Durante la notte aveva piovuto parecchio e la pista era bagnata. Poi ha smesso ma ha ripreso a piovere durante le gare del mattino. Io ero zuppo e toglievo l'acqua con la mano dalla D500 e dal suo degno compagno Nikon 200-500/5.6 Ho messo alla frusta l'autofocus della macchina, un pò per le condizioni meteo e un pò perchè la qualità migliore del 200-500/5.6 non è la velocità di messa a fuoco. Una lunga carrellata di foto selezionate tra le 4.500 che ho scattato in meno di 3 ore. Autofocus su GRP, due auto che arrivano alla staccata della Variante Ascari, escono dalla pioggia e una lascia strada all'altra, più veloce. Sequenza di 23 scatti tutti perfettamente nitidi di cui ne presento 18 in questa immagine la fotocamera avrebbe potuto continuare a seguire i soggetti all'infinito ma dopo quel punto le auto prendono la variante ed è difficile seguirlo, quindi mi sono messo ad attendere le successive. Era una gara di durata con tanto di sosta ai box per cambiare ... pilota Questa è l'ultima foto della sequenza. Sia la fotocamera che l'obiettivo mi hanno assecondato in ogni momento, senza cedimenti, nonostante le condizioni avverse. Ho scattato a tutte le focali, con tutti i tempi ragionevolmente possibili. Sempre in M, auto-ISO, jpg FIne* con le mie impostazioni (luminosità +1, nitidezza +3, contrasto -1), con inserito il DL in automatico. Il buffer ha sempre evidenziato 55 scatti disponibili, scaricandosi in tempo reale anche durante le sequenze più lunghe sulla mia XQD Lexar 2933x. Una bella prestazione, non inferiore a quella sperimentata solo poche domeniche fa, nello stesso autodromo con la D5 e lo stesso obiettivo. La Nikon D500 con innestato il nuovo Sigma 50-100mm F1.8 DC Art, un obiettivo che sembra pensato per macchine di questa classe. Conclusioni PRO - costruzione di livello professionale, mirino eccellente - buffer in jpg adeguato - l'utilizzo delle memorie XQD rende praticamente la raffica infinita - raffica adeguata all'uso in autodromo - eccellenti prestazioni dell'autofocus - copertura dei punti dell'autofocus che diventa addirittura integrale in modalità 1,3x e supera in flessibilità quella della D5 anche in modalità normale - jpg di buon peso e buona qualità, completamente personalizzabile - sostanziale invarianza ISO che dimostra come probabilmente il sensore sia di provenienza Sony - batteria compatibile con le precedenti macchine, buona autonomia (oltre 4000 scatti a raffica, senza display posteriore) - possibilità (non testata) di aumentare l'autonomia con il battery-grip opzionale che monta la batteria di D4/D4s/D5 - impostazione dell'immagine coerente con quella della D5 (file "di carattere" con contrasti decisi e colori vivaci) - ottimo display posteriore sia per fedeltà colori che per le possibilità touch - ottimo video (almeno in HD 1080/60) - prezzo "giusto" CONTRO - incompatibilità dimostrata con le memorie SD di Lexar del tipo da utilizzare con questa macchina (UHS-II, cioè le 1000x e le 2000x). Con queste la macchina salva i file ma poi fatica a leggerli. Evidenzia Errore e chiede di cambiare la scheda perchè pensa sia danneggiata update : la mia Nikon D500, appena arrivata conferma il problema con la mia Lexar 1000x. Ma eseguita la formattazione a basso livello via PC in formato exFAT il problema è cessato in apparenza ma queste schede restano poco affidabili. Provate così se anche la vostra fa i capricci. Intanto, appena mi capita, proverò con una Lexar 2000x. Con le Sandisk UHS-II e in generale con le UHS-I, non vengono segnalati problemi. In generale io consiglio di sfruttare la D500 al massimo con le XQD, approfittando del calo dei prezzi, trascurando del tutto se non per emergenza lo slot SD. - qualche problema con le batterie originali EN-EL15 di prima serie (quelle marchiate Li-Ion1), con le batterie dell'ultima serie, la macchina legge un residuo di carica inferiore a quella mostrato da D7200 e D810. Le batterie universali che ho provato invece non vengono proprio riconosciute. - una certa tendenza a sottoesporre in modo conservativo (come la D5). Spesso è necessario correggere con un +2/3EV Rispetto alla Nikon D5 mantiene la stessa architettura e le stesse impostazioni. E' però inferiore di uno o due stop (a seconda delle modalità di utilizzo) agli alti ISO. Diciamo che si può portare benissimo fino ad ISO 12800 per utilizzi professionali. Oltre con cautela e la giusta PP. Le modalità superiori a 51.200 sostanzialmente di emergenza. Dove la D500 guadagna sulla D5 è nella copertura dell'ottimo AF, decisamente più estesa, specie in modalità 1.3x e nella maggiore "ricchezza" delle immagini offerte con i teleobiettivi. Direi che tendenzialmente il Nikon 200-500/5.6 sembra fatto per lei, più che per la D5. La D5, oltre alla resa agli alti ISO, è superiore in velocità complessiva, anche dell'autofocus (di poco ma io lo noto) e il tempo di oscuramento del mirino nella raffica massima è visibilmente inferiore tra scatto e scatto. La D500 ha - secondo me - un sensore che eredita tecnologia Exmor Sony, ne è prova la sostanziale invarianza agli ISO come dimostrato nel tirare l'esposizione in sviluppo : il file a 100 ISO sottoesposto, una volta aperto, è sostanzialmente pari a quello esposto a 3200 ISO. E' un caso limite e di portata pratica ridotta. Ma con la D5 la correzione da strada a banding e perdite di colori evidenti. Ognuno ne terrà conto a modo suo. Rispetto alla D7200 la D500 offre prestazioni sostanzialmente allineate, al netto dei 3 megapixel in meno. Se guadagna qualcosa agli alti ISO, la perde a 100 ISO in termini di dinamica rispetto alla D7200. Però passare dalla D7200 nella fotografia d'azione alla D500 è come scendere da una Panda per salire su una Ford Mustang. Tutto è più veloce, ben dimensionato. I comandi sono quelli che ti attendi da una macchina pensata per assecondarti. La D500, come la D5 é comunque una macchina pensata per l'azione, da sfruttare a raffica, con memorie XQD. Ciò non significa che non vada bene anche per altro, assolutamente no. Ma per necessità normali la bella Nikon D7200, pur non avendo l'anima che hanno i purosangue, è più che adeguata e ad un costo di 1 a 3. Anche in questo caso ognuno farà i suoi conti se cedere alle lusinghe del corpo pro, oppure razionalmente farsi andare bene ciò che già va bene e che difficilmente in futuro si potrà ulteriormente migliorare. Perchè i sensori, con l'attuale tecnologia sono arrivati quasi allo sviluppo massimo. Due parole per chiudere ? E' stato breve ma è stato uno di quegli incontri che ti restano per sempre nella memoria. Intenso e coinvolgente come le foto che ho fatto in autodromo (e i video). Penso che in formato DX difficilmente si vedrà qualche cosa di meglio in futuro. Con i teleobiettivi questa macchina è eccezionale. Insomma, arriverà presto in casa mia e resterà con me fintanto che fotograferò con focali lunghe e lunghissime. Non mancate di leggere i commenti che contengono altre considerazioni, contributi, foto, notizie ed altro su questa nuova macchina. Ancora sentiti ringraziamenti a Newoldcamera per il prestito della macchina in prova. Se volete provarla anche voi, lasciate a casa carta di credito e libretto di assegni, non ditelo alla moglie e andate a trovarli in negozio. Resterete sicuramente colpiti ... se è la macchina che fa per voi a questo link la pagina di Newoldcamera dedicata alla Nikon D500 Ryuichi Watanabe, patron di Newoldcamera Nikon D500, Sigma 50-100/1.8, 1400 ISO, F2.8, jpg portrait
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