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Corredo Nikon (sintetico !)


Cosa fotografi in prevalenza ?

  1. Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un video youtube dove l'oratore, in un lungo monologo, cerca di convincerci con dovizia di argomenti, che i monitor professionali non possano suonare in altro modo che mediocre. Se la premessa è questi monitor siano della classe dei mitici Yamaha NS, quelli bianchi messi sul banco del mixer, pensati all'epoca in cui la destinazione del missaggio era la compressione di dinamica e picchi in modo da non far saltare le cupole dei tweeter e le membrane dei woofer dei poveri impiantini di casa, incapaci di reggere livelli adeguati, allora si. L'idea è riprodurre un suono medio, più che mediocre, in linea con quello che poi ascolterà l'utente medio. Siamo ancora all'epoca del vinile stampato in malo modo e riprodotto finché il master non si rovina e poi ascoltato sui mitici 15 watt e con le casse Heco o Indiana Line. Con il lancio del CD, peggio mi sento, la dinamica ha avuto un picco ma gli impianti sono rimasti quelli. E quindi il missaggio ne doveva tenere conto. Ma oggi è un altro paio di tasche. Abbiamo avuto una profonda selezione degli ascoltatori. Una buona parte - il grosso - è scomparso. Quelli che avevano il compattone o hanno le casse con i coni da ribordare oramai ascoltano la musica in auto o con le cuffiette. Quelli che la musica la amano come noi, invece, hanno impianti in grado di rendere "quasi" tutta la dinamica che si vuole, almeno restando a volumi inferiori alla soglia del dolore alle orecchie ... ... quindi la pretesa è che il materiale sonoro sia reso disponibile al meglio, su supporto ... smaterializzato e semplici lettori software si permettono di fare lo scan della dinamica al volo dei brani ascoltati in streaming mostrando curve che si approssimano al limite teorico dei bit a disposizione. Tolto quel limite, e adeguati gli impianti di riproduzione, il mix deve essere fatto con monitor buoni. Quindi sia i near-field (quelli posti sul banco) che quelli mid-field (quelli messi dietro al banco) sono di un livello superiore, mediamente. Sono attivi, sono potenti. Sono fedeli. E intanto sono arrivati produttori nuovi che hanno proposto linee di monitor attivi multivia, con tanti watt a disposizione, driver di qualità, processori interni, flessibilità di pilotaggio. Non mi riferisco solo o esclusivamente a quelli di riferimento (sono in genere messi a parete negli studi di registrazione e servono più che altro per impressionare i clienti, perché hanno prestazioni da palco) ma a tutti gli altri. Dando un'occhiata a venditori di livello come Thomann si ha un esempio della gamma proposta, anche da marchi famosi come Dynaudio. E di produttori specializzati come Neumann, Focal, Genelec, Adam Audio. I marchi citati si contendono la scena, insieme ad altri meno famosi, nell'attrezzare gli studi di tutto il mondo, con monitor di tutte le fasce economiche. Ci sono sistemi a 2 e a 3 vie, con 2-3-4 driver per canale. Sono sistemi amplificati, che accettano segnali per lo più analogici (ma alcuni anche digitali). Che si possono controllare via software con connessione ethernet. E vari livelli di sofisticazione. E che possono costare svariate migliaia di euro l'uno (perché i monitor attivi professionali si comprano per singolo pezzo). Adam Audio, europea società berlinese che si permette ancora di fare alcune lavorazioni in patria, si è guadagnata un nome con una gamma completa e su svariati livelli che può accontentare sia l'hobbysta che il grande studio. Qui abbiamo già visto la prova di un modello a tre vie della serie S, io ho in casa dallo scorso dicembre una coppia di due vie serie T e questa coppia di tre vie serie A di cui vi parlo in questo articolo. Sono monitor a tre vie, 4 altoparlanti, tre amplificatori, cross-over interno a DSP, controllo del suono via DSP, ingresso ethernet per il controllo dei parametri e l'immissione della curva di correzione. *** Ma perché ne parliamo su queste pagine ? Perché questi sistemi, concepiti per il professionale possono essere benissimo adattati anche per l'ascolto in casa. Purché, purché, purchè ... Tornando al video di cui parlavo all'inizio, il monitor professionali non sono pensati per un uso "pronto e cuoci". Hanno una risposta che pur regolabile dal pannello posteriore, è pensata per dare solo la base al professionista. Che sa benissimo che in base al posizionamento in studio e al tipo di suono che cerca per il suo lavoro, non potrà accontentarsi del suono così come esce dai diffusori. Solo dopo la calibrazione i monitor saranno pronti per l'uso a cui sono destinati. Altrimenti, è vero, suoneranno in modo se non mediocre, almeno ordinario. qui abbiamo i miei due monitor, posizionati sul tavolo di lavoro, a circa 35° di orientamento verso di me, il medio e all'altezza delle mie orecchie, a 110 cm di distanza per la precisione. Con 60 cm di spazio dietro verso la parete, ad angolo per il monitori di destra, la finestra, per il monitor di destra. Sono monitor piuttosto grandi, 531 x 350 x 236 mm, Peso: 17,1 kg. Stanno su un piedistallo in metallo regolabile a 20 cm dal piano. la pagina con le specifiche di Thomann. Sono sempre in cima alla classifica delle vendite. In pronta consegna. A me sono arrivati con UPS in due giorni. i dati di amplificatori e altoparlanti Dicevo che la risposta sarà influenzata da tanti fattori. Le due misure che ho pubblicato più in alto sono differenziate per l'altezza dal piano. Ma presentano entrambe rinforzi e cancellazioni sul basso per interferenze costruttive e distruttive dovute all'emissione posteriore che arriva in fase o in controfase rispetto a quella anteriore dei due woofer da 7'' e delle aperture reflex. Il medio presente anche esso un paio di avvallamenti ma poi tutto sommato prosegue abbastanza linearmente verso l'alto, con una risposta quasi piana. Naturalmente sono compromessi dovuti al posizionamento e all'assenza totale di assorbenti o trattamenti acustici in questa stanza che certo non è uno studio di registrazione. Ma è una stanza comune come quella di tutti gli altri. Ovviamente l'ascolto così sarà pesantemente influenzato da queste anomalie. Per non parlare della presenza di oggetti nel campo acustico. Per risolvere il problema senza ribaltare la stanza o spendere N volte il valore dei monitor per il trattamento della stanza (mai abbastanza efficace in una casa normale, quale che sia la spesa fatta), oggi si interviene per via elettronica. Misurando la risposta da diversi punti vicini a quello dove si troverà l'ascoltatore, per avere poi un modello capace di generare una serie di filtri che modifichino digitalmente - a monte del sistema di riproduzione - la risposta misurata. Non solo in asse sul piano della potenza in arrivo ma soprattutto intervenendo sulla fase dei due canali e sui ritardi alle singole frequenze. Adam Audio propone per questa serie l'uso di Sonarworks, che si interfaccia con il DSP integrato per inserire la correzione direttamente dentro ai diffusori. Io non dispongo di questo software che non conosco se non per le recensioni lette. Soprattutto non possiedo un microfono XLR e non ho interfacce con alimentazione a 48 V. Per cui ho preferito usare il mio Dirac Live che conosco e che utilizza il mio microfono usb Umik di minidsp. Partendo dalla risposta numero due di cui sopra, ho fatto la calibrazione poco fa, dopo aver cambiato i piedistalli dei due monitor. ho usato la simulazione di uno studio, non quella tipica di una sala di ascolto. Il sistema dopo le 9 misurazioni standard ha proposto questo genere di correzione che mi convince perfettamente, perché segue un profilo di tipo Harman con un rinforzo sempre gradito sotto ai 100 Hz, ponendo un limite intorno ai 30 Hz ma con una risposta piena a 32 Hz. Considerando che i due 7'' in parallelo equivalgono ad un 10 pollici circa, non è male. Come detto il midrange in composito da 3.5 pollici è all'altezza delle mie orecchie mentre il tweeter X-ART (air-motion) fatto a mano da artigiane berlinesi è poco più sopra. Impiegando il Dirac Processor come terminale di Audirvana, il mio sistema non è influenzato da queste elaborazioni. perché lui "impersona" la porta USB Amanero della mia Audio-gd DI24HE che a sua volta alimenta il DAC R-1 NOS e il preamplificatore Audio-gd Master 9 Mk III. *** Una installazione tipica per questi monitor non vi mostro la mia perché è molto più disordinata e soprattutto non ha alcun Mac ma un più modesto mini PC cinese a controllare il tutto. Io non ci produco musica, mi limito ad ascoltarla, scrivere le modeste recensioni che vedete su queste pagine, provare apparecchi. questi monitor, pur compatti per lo standard di settore, sono imponenti, essendo larghi poco meno del mio monitor da 32 pollici. E pesano un botto, difficili da spostare una volta posizionati. A conferma della solidità tutta teutonica. Il materiale delle membrane è tutto tecnico, la corsa dei due woofer è lunga. La distorsione anche a livelli da ... studio di registrazione, è inesistente ed è più probabile che vibrino i vetri. Complici le due porte reflex anteriori l'emissione è solida e concreta. Il suono - una volta calibrato - è concreto, lineare, cristallino, senza enfasi. Coerente e solido. Con una immagine stereofonica granitica. L'impostazione resta di tipo teutonico ed è tale da non perdonare nulla alle registrazioni. Ma è questa la loro prerogativa, ciò che ne giustifica l'esistenza. Roberta Invernizzi nel disco Fineline "O dolcezze amarissime" non è in alcun modo edulcorata ed è resa senza indulgenza (la voce è sempre bellissima ma il microfono è troppo vicino secondo me ...). Se la registrazione è pulita, viene voglia di alzare il volume fino oltre la metà (del logaritmico controllo di volume analogico del mio Audio-gd) come è il caso della straordinaria registrazione di Ysaye di Hypérion. Come quella Vraft Recordings di Art Pepper + Eleven del 1959. Naturalmente potrei giocare con i livelli del Dirac per modulare la risposta come la voglio io ma snaturerei la logica di questi monitor. E poi, io ho altri diffusori più strutturati per dare una visione più musicale e meno "in avanti" della musica in questa stanza. Sempre calibrati con Dirac Live ma progettati per essere meno presenti. Del resto, non volevate un suono monitor dettagliato e radiografante ? Eccolo qua ! il pannello posteriore con gli ingressi, l'inusuale presa ethernet, la presa di corrente e i controlli di tono a DSP, oltre al bianciamento. Tutte cose che io ho lasciato rigorosamente in flat. Personalmente sconsiglio di usare monitor di questo tipo con collegamento single-ended, devono essere usati con cavi XLR di buona qualità. vista di tre quarti con gli splendidi driver in primo piano e le porte dei condotti reflex agli angoli. La smussatura ai bordi superiori è puramente estetica. il famoso tweeter X-ART con la guida d'onda. E' possibile girarlo anche in orizzontale per modificare la dispersione. E concludiamo così anche se potremmo parlarne a lungo. Magari se ci saranno commenti ... I monitor attivi professionali suonano in modo mediocre ? Decisamente no, se sono buoni e di ultima generazione e sono calibrati bene a seconda dello scopo che si ha in mente. Possono sostituire amplificatore e diffusori HIFI tradizionali ? Decisamente si, con qualità costruttiva di un ordine di grandezza superiore, risparmiando spazio e denaro rispetto a certe proposte da audio-gonzi che circolano nel mondo hifi di oggi oramai ridotto a "il gatto e la volpe" da un lato e tante pecorelle credulone dall'altra parte. Giudizio complessivo PRO: costruzione inappuntabile. Siamo realmente nel mondo professionale è un apparecchio di fascia media ma le prestazioni sono di alta gamma potente, indistorto, capace di elevati livelli sonori suono ad alta risoluzione, gamma media e alta cristallina i vantaggi delle tre vie, di cui quelle superiori di gran classe disponibilità di controlli sia hardware che software per personalizzare il suono addirittura conveniente (di prezzo) se confrontato con catene della cosiddetta alta fedeltà che questo livello costruttivo e questo suono se lo sognano possibilità di calibrazione interna tramite il software opzionale Sonarworks (con microfono dedicato) CONTRO: pesanti e ingombranti su un tavolo, meglio su piedestalli professionali in solida ghisa il suono "fuori dalla scatola" non basta per convincere l'ascoltatore il suono è monitor, con tutto in primo piano, non c'è nessuna concessione eufonica (qualunque cosa voglia dire d'altro rispetto all'attutire certe frequenze) non perdonano le cattive registrazioni (anche perché questi monitor dovrebbero servire per verificare il mix delle registrazioni audio) non costano poco ma Adam Audio propone altre soluzioni più abbordabili sia nella gamma A che in quella T dove ci sono modelli sorprendenti per capacità sonore rispetto al costo
  2. Sul web ho letto recensioni e impressioni contrastanti su queste nuove elettrostatiche. Che si rifanno nel concetto alle mie "vecchie" Jade II ma che riprendono nel nome le blasonate (e inarrivabili) Shangri-La. qui la scatola di fianco alle Arya Unveiled, presentate nell'ultima tornata di annunci 2024 di HIFIMAN. la scatola è più alta perché le cuffie elettrostatiche hanno il cavo fisso che va avvolto dentro alla confezione qui sono di fianco alle Jade II. Notare la scelta di usare il nuovo archetto "eco", stile HIFIMAN Edition XS. Sono già collegate al mio vecchio Stax SRM-006t, valvolare di 20-25 anni (che ha quotazioni Ebay inconcepibili ... ed a ragione secondo me), infatti le ho comprate "nude" senza il loro amplificatore dedicato. Bello ma per il momento per me superfluo. Il segnale arriva via cavi XLR dal Audio-gd R8HE Mk 3 che a sua volta pesca via I2S dalla DI24HE collegata via USB al mio mini PC. Ne riparleremo a fin rodaggio. Il suono è promettente ma un pò acerbo per il momento.
  3. Sono passati quasi sei anni dal mio articolo in anteprima sulla Nikon Z6 che appellai in maniera più che convinta, la necessaria ! Un articolo piuttosto letto a giudicare dagli oltre 19mila click ricevuti in questi anni e che ha mosso al suo acquisto molte persone che mi lessero, tutti o quasi soddisfatti in funzione di prestazioni e prezzo contenuto per quel suo sensore da 24mpx, in uso prima e dopo ad una caterva di apparecchi non solo Nikon. Dopo una meno fausta versione MKII che a fronte di doppio processore, secondo slot di memoria e predisposizione per un MB-N11 portabatteria per due EN-EL15b non aveva percettibilmente migliorato le carenze strutturali del progetto della prima, a livello di mirino elettronico, affidabilità dell' AF e assoggettabilità al rolling shutter (anche e nonostante i successivi copiosi aggiornamenti fw) eccoci arrivati alla terza figlia del progetto iniziale, nata sotto la bandiera del rivolgimento strutturale, sempre intorno al medesimo sensore, dal taglio congeniale alla maggior parte degli utenti per dimensioni e rapporto S/R dotata di rotella multiselettrice a sx di stampo PSAM+U1/2/3+Auto, quindi ben differente dalle Z9/8 compatta quanto le precedenti sorelle e ciò nonostante, dotata di un'impugnatura tanto profonda da consentirne un agevole uso a mano libera Il sensore non dispone della tendina di protezione che invece è uno dei jolly delle Z9 ed 8 e resta quindi esposto alla polvere al momento del cambio ottica il monitor posteriore è pivotante, come nelle Z30/Zfc/Zf e ciò costituisce un indubbio valore aggiunto in moltissime situazioni scomde di ripresa, come nello still life o nella macrofotografia, ma anche in mille altri ambiti come quello delle riprese video, per le quali questa Z6iii è particolarmente dotata così come per i formati di salvataggio disponibili in ambito video, alla stregua della linea professionale delle mirrorless Nikon con l'apposita sezione per le connessioni di rete ed altre opzioni, di alcune delle quali nelle precedenti Z6, non vi era traccia il livello è dichiaratamente quello superiore delle Z9/8, come si vede dalla dotazione di bordo che comprende anche il pixel shift, presentato in anteprima sulla Zf, il focus shift, le filtrature per l'ammorbidimento della pelle, il controllo di vignettatura, distorsione e diffrazione automatici, i picture control personalizzabili... anche le opzioni di formattazione scheda sono assolutamente identiche adesso a quelle della Z8 la sezione delle connessioni fisiche è completa, ma mi infastidisce solo la posizione della USB-C, così in alto, per la ricarica veloce: l'avrei preferita in basso, invertita rispetto a quella per il remote control, che storicamente verrà di certo usata molte meno volte. Il doppio slot per una CF Express ed una SD di ultima generazione si trova, così come per le precedenti 6, dietro apposito sportellino di facile apertura... ...se non fosse per il nottolino a triangolo per la tracolla, che ogni volta si interpone al momento dell'apertura e necessita di essere spostato un pò più seccante quando si usi una tracolla che contribuisce all'impedimento (suggerisco a chi non usi tracolla di togliere del tutto il triangolino a questo scopo) nottolino 6iii .mp4 Una decisione incredibile, di non continuità con le precedenti 6 e 6ii è quella delle dimensioni del corpo macchina, più larghe di appena 5mm rispetto le precedenti, tanto da non consentire l'utilizzo del pur buono MB-N11 della Z6ii nè di ogni altro accessorio come le basette ed i rig adatti alla precedente 6ii, dalla quale anche, in teoria, dovrebbero arrivare i potenziali acquirenti di questa nuova 6iii ecco la differenza irrisoria che impedisce il fissaggio di una basetta Smallig di protezione del fondello costringendo gli acquirenti della Z6iii potenzialmente in possesso di un MB-N11 all'acquisto dell'analogo e quasi indistinguibile MB-N14...! Direi, un autogol, giacchè consentendo l'utilizzo del precedente MB oltre ad ottimizzare le scorte di magazzino di negozianti e della stessa Casa, si sarebbe lanciato un messaggio di continuità e miglioramento che in questo modo e per la somma necessaria per l'acquisto di un portabatterie non modulare (come del resto non è neppure quello ancora più approssimativo della Z8) non consente di sorridere tanto ai possessori di 6ii che vogliano passare al nuovo modello e si troveranno costretti a sostituire anche questo, per taluni importante, accessorio. Lineare, filante, maneggevole, come le Z6 che l'hanno preceduta: decisamente più compatta di una professionale Z9, come richiesto dagli utenti interessati a questa linea di mirrorless... ma dotata della maggior parte dei comandi e tasti, compresi quelli programmabili, presenti sulle ammiraglie Nikon Z dal joystick al multiselettore, disposti peraltro praticamente nello stesso ordine (fatta salva la presenza dei pulsanti duplicati nella Z9 per l'impugnatura verticale) le differenze vanno cercate come nella Settimana Enigmistica, e ben poco salta all'occhio, come ad esempio il monitor superiore più piccolo di qualche mm, quadrato invece che rettangolare, per lasciare spazio ad uno stupido pulsante di illuminazione (normalmente coassiale al pulsante di scatto) ed ai forellini per l'altoparlante di playback... roba che poi dicono che uno si butta a sinistra... Questa Nikon Z6iii arriva insomma con un ritardo epico sul mercato: diciamolo pure che avremmo voluto che fosse così la Z6ii del 2020, che al netto del doppio processore rispetto il singolo della Z6, del doppio slot di memorie e della possibilità di un MB con i contatti elettrici (tutte cose assenti sulla Z6) deluse fortemente tutti gli acquirenti che desideravano prestazioni ben differenti dal modello precedente, in termini di AF e del mirino elettronico. Ma i tempi necessari sono stati questi, è dovuto arrivare il nuovo processore, Expeed 7, il nuovo mirino elettronico ad alta risoluzione e fluidità assoluta, dotato della gamma colore DCI-P3 (una prima assoluta), ma sopratutto, dotato per la prima volta di un sensore parzialmente stacked, ossia un compromesso di costi e prestazioni rispetto i full stacked di Z9 ed 8. In questo modo si mantiene un otturatore meccanico per la risoluzione dei problemi di banding causati dal rolling shutter di un otturatore elettronico meno veloce del frame/rate di quello delle ammiraglie, consentendo la scelta, obbligata sulle Z9 ed 8 Tutti contenti, insomma: fotografi prestazionali sportivi (fino ad t/16.000) e di reportage, ritrattisti con modelle che vogliono sentire il click dell'otturatore mentre scatta, fotografi da cerimonia in caso di presenza di luci disturbanti, fotografi da reflex che avevano digerito al massimo la prima tendina elettronica (col limite del t/2000..che poi vengono a protestare su Nikonland), paesaggisti da buio assoluto (ISO da 100 fino a 64mila) Ed allora perchè, accanto alla migliorata efficienza dell' AF anche ad EV proibitivi, poi lo scivolone dell' eyeAF sugli uccelli non presente come invece sugli apparecchi dotati dello stesso processore e perfino sulla iconica Nikon Zf che per tutto potremmo consigliare piuttosto che per andare a caccia fotografica di tarabusi ed aironi cenerini? Solo persone, animali autoveicoli ed...aerei...!!! Ma ci saranno nel mondo così tante persone incapaci di tenere a fuoco la carlinga di un velivolo, piuttosto che un svasso in picchiata sullo stagno? Scivoloni del marketing nikoniano, cui abbiamo assistito negli anni e che si protraggono a dispetto dell'esperienza. Sicuramente correggibile con il prossimo aggiornamento fw (come quello che nelle 6ii e 7ii introdusse appunto la distinzione per categorie di eyeAF) Ma incomprensibili per uno staff votato alla progettazione di strumenti per la cattura delle immagini. Per esempio: insieme ad animali e persone, cosa c'è di più fotografato se non i fiori...? A casa, in natura: non dovremmo chiedere anche un riconoscimento automatico dei petali piuttosto che degli stami? Giusto per parlare di cose concrete... visto che un fiore mosso dal vento e fotografato a distanze da close up photography, non è che sia più facile da tenere a fuoco, magari con uno zoomino, di un aviogetto a centinaia di metri o di un cagnolino che corre... lo stesso valga per i fotografatissimi insetti, spesso non riconosciuti dall'opzione animali dell' eyeAf Di fatto una fotocamera brillante e semplice da utilizzare, venduta ad un prezzo forse ancora passibile di qualche ribasso, come sempre accade dopo i primi sei mesi dalla commercializzazione, che dovrebbe andare nelle mani delle persone più disparate, per realizzare la concretizzazione delle loro immagini in ogni ambito considerabile. Ho scattato in un mese con la Nikon Z6iii una discreta quantità di foto in molte modalità, prevalentemente in slow photography per la strada, con obiettivi ben differenti tra di loro, dal Nikkor Z 35/1,4 usato anche in ambiti non prettamente convenzionali per la sua tipologia, a zoomoni come il 28-400 in prestito da Mauro Maratta oppure il mio Z 24-200, passando per il superwide Viltrox 16/1,8Z ed il Nikkor MC 50 che resta un jolly per tante situazioni di ripresa. In ogni situazione mi sono trovato a mio agio con questa macchina, che è perfettamente centrata per autonomia sulla batteria EN-EL15c che la equipaggia (ricordatevi che non accetta le batterie non originali) è perfettamente equipaggiata per ogni situazione di ripresa, anche sportiva, disponendo dello scatto continuo fino a 120 ftg/s e di ripresa video RAW 6K, così come di ogni formato foto NEF presente anche sulle ammiraglie, alle quali deve essere oggi commisurata. Non surriscalda anche in uso intensivo, è dotata di ogni risorsa di ripresa che Nikon abbia fin qui presentato sulla linea Z: è la summa dell'esperienza maturata dalla "necessaria" Nikon Z6 del 2018. Purtroppo nel frattempo si era creata una grossa cesura nel catalogo tra le ammiraglie Z9 e Z8 e le fotocamere di prima generazione FX con i successivi aggiornamenti che erano insufficienti a colmare il gap. In mezzo le divertenti Zf e Zfc, che altro non sono che una dimostrazione delle storia del marchio, unitamente a dei contenuti fortissimi, come nel caso della Zf, ma del tutto inadeguata a sostenere obiettivi che non siano puramente da passeggio. Invece questa Nikon Z6iii, magari opportunamente dotata del suo MB-N14 (che ne aumenterebbe il prezzo di circa 400 euro), diventa la candidata ideale ad utilizzare tutti questi obiettivi middle class Z dagli zoom trans standard, come il 24-120 ed i 70-200, fino agli zoomoni come il già citato 28-400 (che ho usato sulla macchina nuda e cruda) ed il più ponderoso 180-600, senza colpo ferire... Oltre ovviamente ad ogni fisso disponibile, eccezion fatta per i più pesanti f/1,2 ed oltre. Molte delle persone che oggi posseggono una Z8 utilizzandola molto al di sotto delle sue potenzialità, probabilmente avrebbero comprato una Nikon Z6iii se fosse stata già disponibile un anno fa: è questo il leit-motiv delle discussioni che si aprono su ogni forum di fotografia, dove gli utenti paragonano i prezzi delle fotocamere invece che le loro prestazioni in rapporto alle proprie necessità ed abitudini di scatto. Nessuno, pur desiderandola, comprerebbe una Lamborghini o una Ferrari solo per accompagnare i figli a scuola o la moglie a far la spesa. Status symbol a parte (ed ormai le fotocamere sono più che altro un boomer symbol, ossia ...un boomerang) sarebbe un vero spreco ed alla lunga anche un motivo di insoddisfazione per chi ritenga ancora che una fotocamera professionale consenta di realizzare immagini migliori di quelle che possono scaturire a pari condizioni (perizia, ottica, soggetto) da una fotocamera più economica. E di persone che la pensano così, ce ne sono moltissime in circolazione... Questa Nikon Z6iii è quindi necessaria³: al cubo come da titolo, perchè diventa il cardine del sistema Z intorno al quale ruotano sia le due macchine di categoria, peso ed ergonomia superiore (e relativa differenza di prezzo) e le attuali DX che verranno certamente integrate da nuovi modelli nell'immediato e prossimo futuro. Probabilmente la sua presenza in catalogo non farà rimpiangere anche la possibilità di una Z 7iii: la sovrapposizione con la Z8 anche a livello di prezzo diventerebbe inutilmente marcata. Max Aquila photo © per Nikonland 2024
  4. Un grandissimo grazie ad HIFIMAN che ci ha inviato in prova questo set - cuffie Jade II e amplificatore dedicato - si tratta di un sistema che pur essendo entry-level per la gamma di cuffie elettrostatiche del marchio HIFIMAN possono offrire una risposta definitiva a certe esigenze di ascolto. Ma non voglio anticipare troppo le conclusioni dell'articolo che troverete in fondo alle note di ascolto. Andiamo direttamente alla prova di ascolto comparativa : la batteria di campionesse a confronto : HIFIMAN JADE II, HIFIMAN ARYA, STAX SR404 SN *********************************************************************** Seguono i brani ascoltati in dettaglio ma in SINTESI : Le Jade offrono un suono entusiasmante e dettagliato ma sono estremamente selettive sia nel genere che nei singoli dischi. Inadatte - secondo il mio punto di vista - a dipanare enormi masse orchestrali o contenuti energetici elevati, nei piccoli complessi, sia vocali che strumentali e soprattutto negli strumenti solisti, danno il massimo con un risultato che è ad un passo dall'evento reale. Attenzione al volume perchè dopo un pò potreste farvi male : non c'è distorsione e quindi si tende a voler ascoltare ogni singolo suono distinto dagli altri. Le vecchie Stax se la cavano ma offrono sempre una prova molto personale, spesso sopra le righe. Portano in luce cose che con le Arya non si sentono proprio ma trascurano invece intere sezioni dello spettro. Le Arya sono la sintesi e l'equilibrio. Magari gli amanti della musica rock/heavy faranno bene ad evitarle, ma per gli altri sono un vero piacere. Ma le Jade in alcuni dischi sono semplicemente di un'altra classe. Non sempre, però dove le Arya danno una prova ottima ma non sorprendente, le Jade invece rendono magico quello che state ascoltando. Le acquisterei ? Ve lo dico alla fine ! *********************************************************************** I dischi utilizzati nella prova in batteria AC/DC : The Razors Edge/Thunderstruck e Fire Your Guns Jade : suono dettagliato, precisissimo ma nel complesso sottile. Chitarre non invadenti, voce un pò più sottile di come la conosco io. Basso indietro, un pò vuoto. Arya : basso pieno anche se non stravolgente, voce chiara, piatti metallici ma concreti Stax : chitarre fantastiche, voce perfetta, basso secco, corto, anzi, cortissimo Le Arya danno la risposta più convincente con un genere che non è adatto a nessuna di queste planari. Le Stax, al solito, se la cavano sempre bene, le Jade non trovano giustizia con questa musica Bach : Grosse Preludien un Fugen - Ullrich Bohme Jade : il pedale è più presente di quanto non si senza con le Stax, le voci superiori sono perfettamente separate, la spazialità del suono esemplare, rispetto alle Stax ma anche alle Arya Arya : basso molto più in evidenza ma si nota un pò di stacco con il medio e l'alto. Suono complessivamente più convincente delle altre due cuffie Stax : suono avvolgente e deciso, basso non particolarmente immanente e immagine non particolarmente ampia ma c'è tutto quello che si vorrebbe sentire Le Arya hanno la risposta più completa ma il suono delle Jade è semplicemente più bello. Le Stax rappresentano invece un organo molto più piccolo. Sinéad O'Connor : I do not want what I haven't got/Feel so different Jade : la voce è su un altro piano come c'era da aspettarsi, l'orchestra presente con i suoi pizzicati, immagine larghissima Arya : voce chiarissima, bella. Violini tersi, cristallini, nessuna fatica a seguire l'intero brano anche a volumi da mal di testa Stax : voce perfettamente amalgamata con l'orchestra, bassi pieno, immagine ampia Le Jade sono più emozionanti e nel complesso il risultato è più sexy di quello delle Arya. Le Stax non ci arrivano proprio. Sergey Babayan : Rachmaninoff/Appasionato Jade : mano sinistra molto più in evidenza, basso in ritirata, un pianoforte troppo più esile di quanto non si vorrebbe Arya : prestazione esemplare, suono pieno, pianoforte smisurato, basso potente, le due mani in perfetto equilibrio Stax : alti un pò metallici, sembra che la registrazione sia stata effettuata più da vicino, i bassi non si sentono Arya, Arya, Arya, soprattutto. Schubert : Trio Op. 100/II Andante con moto Jade : immagine fantastica, pianoforte non troppo in evidenza, violino lagnoso, violoncello un pò esile Arya : il violoncello qui si riscatta in pieno, il violino è meno rugoso, meno brillante, meno sexy, il pianoforte è completo e non copre gli altri strumenti Stax : pianoforte in evidenza che copre il violino, il violoncello é bello ma non abbastanza pieno Arya e Jade alla pari, che vi piaccia di più il violoncello o il violino, dipende da voi. Bach/Christian Tetzlaff : Ciaccona in re minore Jade : il violino moderno di Tetzlaff è semplicemente inarrivabile nel suono offerto dalle Jade, si sente il suo respiro (del violino, non del violinista), il nero tra gli spazi, una prova di un livello artistico sensazionale Arya : bello e completo, amalgamato Stax : elegante, questo è il campo delle elettrostatiche, pulito, chiaro, analitico. Manca però la nitidezza e il capacità di microdettaglio delle Jade Jade insuperabile, Stax per una prova molto personale, Arya in secondo piano. Questo disco è meraviglioso, con le Jade non riesco a smettere di ascoltarlo. Queste cuffie dovrebbero essere consigliate a tutti i violinisti. Diana Krall : The girl in the other room Jade : rispetto alle Stax si sente di più il riverbero della voce, il suono del piano è più bello e anche l'accompagnamento è più rotondo Arya : basso più rotondo, contrabbasso perfettamente udibile dove con le Stax non si sente, la voce è in secondo piano ed è meno chiara rispetto alle altre due, un pò più bassa e manca di tutto il dettaglio e l'ultrarealismo delle Jade Stax : la voce di Diana è più in risalto con le Stax, ma il complesso della prova offerta dalle Jade è di un altro livello Anche qui le Jade secondo me danno prova di elevato livello. Le Arya sono raffinate ma non così sexy. Silje Nergaard Jade : voce bellissima di cui si apprezza ogni dettaglio, pianoforte un pò metallico, meno appagante ma non è quello che mi interessa in questo disco Arya : bello finché non si sente con le Jade ma il pianoforte delle Arya è di un altro livello Stax : complessivamente meglio delle Jade, è il timbro di voce che meglio si presta alla sua impostazione. Pianoforte chiaro e tutto sommato migliore di quello delle Jade Jade o Stax secondo i vostri gusti. Probabilmente per me, Stax John Williams : tema di Guerre Stellari Jade : suono chiaro, forse troppo ma è questione di gusti Arya : equilibrio energetico più lineare con una presenza sulle basse più intensa ma archi meno accattivanti delle altre due Stax : bello ma suono un pò esile Un direttore d'orchestra qui certamente tenderebbe a preferire le Arya, i violinisti continuerebbero a scegliere Jade Genesis : Sellng England by the pound Jade : la voce di Peter Gabriel appare un pò più esile di quanto non mi piacerebbe, e i bassi sono chiaramente meno potenti Arya : bella prova, voce, quadro d'insieme, potenza, più interessante Stax : suono troppo esile, troppo sbilanciato sulle alte E' un disco che anche rimasterizzato resta un pò aspro. Le tre cuffie danno una prova differente. Le Stax eccellono negli arpeggi delle chitarre, le Jade nella voce di Gabriel che però é più corretta nelle Arya che hanno più potenza. Le Stax in un ascolto prolungato sono troppo esili e un pò artificiose. Beethoven/Savall : sinfonia n. 3 Jade : suono pulito, ampio, archi setosi e leggeri, bassi decisamente in secondo piano Arya : questione di equilibrio, questa registrazione si caratterizza per l'ampio risalto dato ai timpani e la leggerezza degli archi. Il contenuto energetico con le Arya salta subito in primo piano, non che con le due elettrostatiche non ci siano i timpani, ma sono leggeri ed aperti come il resto della registrazione Stax : una via di mezzo tra le due, archi in primo piano, medio-bassi in evidenza, bassi profondi inesistenti (contrabbassi) Monteverdi : Il terzo libro de' madrigali Con questa registrazione - praticamente perfetta - siamo nel dominio delle cuffie planari. Sinceramente non riesco a decidere una prevalenza. Le Stax pongono, come sempre, in primissimo piano le voci femminili. Le Jade hanno un suono splendido e, magicamente, le voci maschili sono le più belle. Le Arya, eleganti ed energetiche come sempre. Till Bronner : Night Fall E' un disco in cui si sente il fiato di Till mentre suona e ogni singola corda del contrabbasso di Dieter Ilg. Le tre cuffie danno una interpretazione molto differente tra loro. Le Stax mettono tutto in primo piano, senza privilegiare nulla. Le Arya sono più scure. Le Jade, incredibilmente dettagliate in tutto, e a dispetto di quello che si penserebbe, donano il più bel contrabbasso immaginabile. Il suono è più chiaro ma più lucido, come l'evento reale. *********************************************************************** Jade e Stax si sono alternate sia sull'amplificatore HIFIMAN che sul mio valvolare Stax. Le Arya sono state pilotate dal mio Audio-GD R28 via cavo bilanciato in argento. L'Audio-GD R28 ha fatto sa semplice ricevitore/DAC per gli amplificatori delle elettrostatiche. Costruzione : Robuste e bellissime. Meglio delle Arya. Non solo per quella fluorescenza verde che traspare dai padiglioni ma proprio per l'insieme. Mi piace di più sia il pad che l'archetto, tondo. Stanno perfettamente in testa senza alcun bisogno di regolazione. il cavo è di ottima fattura. Non lunghissimo e ovviamente, non intercambiabile. Sembra anche robusto. Connettori di splendida fattura, nel complesso più elegante della fettuccia interminabile delle mie Stax. Costruttivamente sono superiori alle Stax, che sono sempre state fragili e tutte in plastica (oltre che orrende) quel connettore pentapolare è del tutto compatibile, come la tensione di alimentazione, agli standard Stax : quindi intercambiabilità totale. segni particolari ? Bellissime ! L'amplificatore offerto in bundle è di ottima fattura. Solido e pesante, non offre appigli a critiche. L'esemplare in prova ha la manopola del volume un pò allentata. Forse basterebbe stringere le viti di blocco ma non ho voluto verificare. offre due uscite per due cuffie differenti (cosa che mi ha permesso di alternare all'ascolto le mie Stax senza equilibrismi) mentre gli ingressi sono sia bilanciati (da preferire, perchè le elettrostatiche sono bilanciate per natura) che sbilanciati la sagoma laterale è a forma di trapezio, giusto per rendere più elegante la forma complessiva. ho letto in molte recensioni critiche a questo apparecchio. Nell'ascolto in confronto con il mio Stax (che costa molto di più ed è a valvole) si notano alcune sfumature a favore dello Stax ma sostanzialmente solo nella gamma più alta. Considerando l'offerta di acquisto e la disponibilità molto rara di amplificatori per cuffie elettrostatiche io non starei troppo a pormi dei dubbi. Se non avete già uno Stax in casa, prendetelo con fiducia. ****************************************************************************************************************** Non sto ad indicare le caratteristiche tecniche delle Jade II, potete trovarle insieme a tutta la documentazione sul sito ufficiale. Per i più tecnici, rimando alle misure di risposta che ho effettuato e pubblicato nei giorni scorsi qui : e che in larga parte trovano conferma nelle sensazioni di ascolto. ********************************************************************************************** Conclusioni Prova molto, molto impegnativa perché queste sono cuffie di alto livello e con caratteri simili. Difficile stabilire un vincitore anche se tenderei ad escludere le Stax che guardo con indulgenza per la loro età e per cosa hanno rappresentato per me. Se non avessi già le Arya acquisterei subito le Jade II. Si sposano alla perfezione con quello che significano per me le cuffie. Per me l'ascolto in cuffia non è una alternativa a quello tradizionale con gli altoparlanti. Quello resta il mio modo di ascoltare la musica. In cuffia voglio poter analizzare il dettaglio e non mi interessa una riproduzione o un tentativo di riproduzione in scala dell'evento musicale. Il dettaglio, il suono, tutto ciò che generalmente non si riesce ad ascoltare anche dal miglior speaker del mondo. Per questo credo che non ci possano essere delle cuffie assolute in grado di suonare tutto al meglio e come piace a me. Le Jade II, se vogliamo, sono ancora più esclusive in una visione di questo genere perché sono eccezionali - non esito a dire MAGICHE - in certe cose. Ma non in tutte, sebbene sappiano dare sempre una interpretazione di grandissima classe. Suono raffinato, dolce, mai affaticante sebbene il medio e l'alto - almeno finché arrivano le miei vecchie orecchie - sia di una precisione ad altissima risoluzione. Nei violini non ho mai sentito niente di altrettanto realistico. E nelle voci a cappella o comunque, senza intermediari elettronici in mezzo, non si possono assolutamente battere in questa fascia di prezzo. E nel jazz fatto di piccoli gruppi e con voci complementari, dove persino il contrabbasso diventa vivo oltre l'immaginabile. Sono molto meno convincenti dove ci vuole energia e dove le masse sonore trascinano il senso del suono. Dove non c'è dettaglio è uno spreco utilizzare queste cuffie. Un pò come tentare di guardare fuori dalla finestra con il microscopio. Anche le Arya non sono indicatissime per i grandi volumi sonori (non parlo di livello acustico, parlo di volume, avete in mente l'ottava sinfonia di Mahler ?) ma si tolgono dai guai meglio delle Jade. Se hanno un limite è nel prezzo del sistema, perchè uno deve comprarsi anche l'amplificatore. E queste non possono essere le uniche cuffie che hai in casa, perchè per certe cose non possono essere usate (tipo il rock o l'heavy metal, oltre alla grande orchestra). Ma se avete già un amplificatore oppure volete avere dei monitor elettrostatici che in fondo costano una frazione di qualsiasi altra cosa di fascia superiore possiate immaginare, beh, pensateci bene. Io stesso, che potrei comprare le sole cuffie, sono maledettamente indeciso .... cederò alla tentazione ? Ve lo farò sapere !
  5. Ci sono fior di influencer che producono video dai titoli ammiccanti del tipo "Macchina XXX, come la imposto io", oppure "Ecco cosa impostare nella vostra nuova YYY per non sbagliare una foto", o anche "XXX ZZZ, ecco cosa hai sempre sbagliato". Noi non siamo così bravi ma approfittiamo dell'arrivo in casa di una Z6 III di ritorno dal giro per le Yellow Week per i maggiori dealer nazionali dove è stata dimostrata, così come era, uscita dalla scatola, per suggerire qualche cosa agli acquirenti della Z6 III. Magari meno avvezzi alle complesse opzioni delle moderne Nikon Z. La macchina ha 14.455 scatti, equamente ripartiti tra otturatore meccanico ed otturatore elettronico. Produce file denominati DSC, ha i NEF in formato compresso senza perdita, D-Lighting attivo, etc. 1 La cosa che abbiamo apprezzato di più della Z6 III è la possibilità di lavorare in otturatore elettronico per la maggior parte del tempo. Ciò comporta diversi vantaggi e poche limitazioni. Le limitazioni riguardano il tempo di sincro-flash ridotto ad 1/60'' e il rischio di avere banding in caso di luci artificiali oscillanti. Casi che nella quotidianità capitano abbastanza di rado e che possono essere ovviate al momento, passando in otturatore meccanico all'occorrenza. Ma usando l'otturatore elettronico abbiamo il vantaggio di non usurare l'otturatore meccanico che con la quantità di scatti al secondo che fanno queste nuove Nikon si rischia di portare rapidamente al limite (elevato ma non troppo). Non solo, l'assenza di vibrazioni totale porta ad annullare ogni rischio di shock meccanico che possa influenzare la qualità dell'immagine in caso di tempi non velocissimi. E non dimentichiamoci la possibilità di lavorare in totale silenzio, in modalità silenziosa. Quando selezioniamo l'otturatore elettronico, la macchina attiva i suoni sintetizzati, modulabili secondo i gusti per tipo di suono, di ampiezza e di volume. Per i casi in cui sia necessario avere comunque ... il click. Ma comunque non utilizza l'otturatore meccanico, il click è emesso dal cicalino incorporato della macchina. Per impostare permanentemente l'otturatore elettronico si va nel menù IMPOSTAZIONI alla voce d6 ovviamente riporteremo nel MIO MENU' l'opzione rapida di modifica del tipo di otturatore per i casi in cui sia necessario avere quelle meccanico. 2 La seconda opzione che consigliamo è la qualità della registrazione RAW, ovvero il tipo di compressione. Come tutte le macchine Nikon con il processore Expeed 7 è disponibile la compressione TicoRAW che permette un notevole risparmio di spazio. C'è - teoricamente, perché in pratica non abbiamo mai notato alcuna differenza - una impercettibile perdita di informazioni ma il vantaggio di avere file grandi la metà per noi è più importante. dal MENU' RIPRESA cerchiamo Registrazione RAW ed entriamo nelle impostazioni scegliendo Efficienza Elevata 3 Una cosa che abbiamo notato nelle immagini di molti fotografi è il nome del file. Il generico DSC impostato come standard da Nikon ci dice poco. Ma soprattutto, quando in casa sono passate e passano tante Nikon i file si confondono. Noi preferiamo dare un nome specifico ai file di ogni singola fotocamera, in modo da riconoscersi senza aprirli o leggere le proprietà. lo vediamo qui, sempre nel MENU DI RIPRESA FOTO, alla foce Nome file che possiamo modificare a piacimento, almeno per i primi tre caratteri (gli altri sono una sequenza numerica impostata dal contatore). scrivendo Z63, i nostri file verranno nominati automaticamente Z63_XXXX.YYY con XXXX numerato automaticamente da 0001 a 9999 e li riconosceremo al volo da quelli della Z9 (che chiamiamo a coerenza) o della Z8 o anche della D850 etc. 4 Pensiamo che chi condivide le foto faccia bene ad inserire il nome dell'autore nei dati Exif delle immagini. E' un sistema per identificarsi anche se non può evitare il plagio. Ci sono due opzioni specifiche per farlo, Autore e Copyright si può scrivere cioé che si vuole, attingendo dall'intero alfabeto. 5 Importante per noi e per chi preferisce scattare in totale silenzio, quando usa l'otturatore elettronico, è l'opzione Modo Silenzioso. C'è una opzione nel menù impostazioni. A noi piace averla a portata di indice destro e per questo programmiamo il tasto REC del video in modo tale che premendolo si passi automaticamente da silenzioso a normale. dai controlli nel MENU PERSONALIZZAZIONI selezioniamo il tasto REC (registrazione video, il puntino rosso) ed andiamo ad impostare Modo Silenzioso 6 Per i pochi che fanno occasionalmente video, ci sono un paio di cose che è bene sistemare prima di girare qualche videoclip per impedire di avere formati particolari o risoluzioni elevate anche qui è possibile dare un nome file che ricordi la Z6 III consigliamo poi di scendere ad un formato che non comporti file enormi, sia da memorizzare che da trasferire. Se il video non è il vostro mestiere e non ci fate editing sofisticato, basterà poi che il file sia di tipo MP4 per avere immediata compatibilità ovunque, anziché il meno comune MOV 7 Le modalità di messa a fuoco automatico nelle ultime macchine sono tante e complete. Ma forse troppe. E se si ha necessità di cambiare modalità rapidamente mentre si fotografa, averle tutte a disposizione può essere fuorviante. Senza per questo rinunciare alle altre, noi siamo soliti limitare alle tre che usiamo di frequente la selezione rapida, lasciando nel menù le altre. Per farlo l'operazione è questa : Dal MENU PERSONALIZZAZIONI si seleziona a Messa a Fuoco e la voce a8, Limita selez. modo area AF verrà presentata la lista di tutte le modalità con un segno di spunta davanti. Per attivarle/disattivarle si agisce su quel riquadro. Noi ci limitiamo al punto singolo, all'area dinamica piccola e all'AREA AF AUTO. Ma naturalmente ognuno avrà le sue preferite. Le altre resteranno a disposizione passando dal menù i 8 Il mio menù, infine, permette di avere la lista delle funzioni che più si richiamano fotografando. E' possibile aggiungere voci, toglierne, spostarne, organizzandosi l'ultima sezione del - sempre troppo vasto - menù della Z6 III con le opzioni più importanti e che magari al momento in cui ci servono, non ci ricordiamo dove andare a trovare. Bene, speriamo di avere fatto cosa gradita a qualcuno - anche agli utenti di altre fotocamere che si ritroveranno in molte impostazioni tra queste - non necessariamente per seguire i nostri consigli ma almeno per orientarsi su come rendere più agile la propria fotocamera. Noi ci raccomandiamo più che altro sul PUNTO 1, quello relativo all'otturatore elettronico. Se non è proprio indispensabile usare quello meccanico, è inutile usarlo e per lo più le nostre fotografie non ne saranno influenzate. Nei casi circoscritti in cui l'otturatore meccanico e il suo shock di vibrazioni è indispensabile, avremo il tempo di reinserirlo. Questo è tutto ma siamo sicuri che altri fotografi avranno i loro consigli da aggiungere qui nei commenti.
  6. Apple ha lanciato la soluzione ideale per molti fotografi con i suoi Apple Mini, specie con l'ultima generazione di macchine dotate di SoC serie M. Chi non ha bisogno di un portatile trova in questi sistemi un perfetto complemento da scrivania grazie al complesso di estetica moderna e basso impatto in termini di occupazione di spazio. Avendo a disposizione una discreta potenza in una piccola confezione. Collegando un monitor e con mouse e tastiera wireless in un attimo si è attivi. E non è così complicato portarselo dietro se a destinazione si trova un monitor adatto. un Mac Mini con processore M2 dotato di 8 core con dotazione di 8 gigabyte di RAM e 256 GB di spazio su disco costa solo €549. Ma non tutti sono attratti dal sistema operativo Apple, molti si trovano bene con Windows, specie con la stabilità raggiunta dalla versione 11. Però trovano accattivante l'idea di abbandonare il solito "scatolone" tower pieno di ventole, pesante ed enorme. Fino a poco tempo fa non restava che invidiare i colleghi Apple. Ma nell'ultimo periodo, anche con la spinta della stessa Intel che ha promosso una sua linea di mini PC (Intel NUC, recentemente ceduta per intero ad Asus che adesso la sta sviluppando in proprio), si presentano soluzioni interessanti anche per chi usa Windows. Ci sono svariati marchi cinesi che offrono apparecchi esteticamente non così aggraziati come gli Apple ma in compenso più semplici da integrare e con tanta potenza a disposizione. Noi stiamo provando il Minis Forum UM 790 PRO, un mini PC da 5 pollici e un quarto di lato e 2 pollici di altezza, per un volume di 0.7 litri e un peso di 450 grammi. Che monta al suo interno un potente AMD Ryzen 7945HS a 8 core e una scheda grafica integrata 780M su una scheda madre lillipuziana - probabilmente di produzione Asus ma con BIOS Minis Forum - accoppiato con un alimentatore esterno grande come un lettore di schede CFexpress da 140 watt massimi. Che offre all'interno due slot di memoria SODIMM DDR5 con spazio fino a 64 Gigabyte e due slot M.2 da 80mm. Abbiamo scelto AMD - dopo 30 anni dall'ultimo computer dotato di un processore di questo marchio - perché offre il miglior bilancio potenza/consumo forte del suo processo di produzione a 4nm, che Intel per il momento non mette a disposizione. Vedremo se le prossime generazioni di Intel ristabiliranno gli equilibri in campo ma al momento un i9 13900H è penalizzato da thermal throttling (limitazione della potenza per effetto del calore generato) mentre il Core 185H sembra ancora immaturo. alimentatore e cavetteria. Nella scatola c'è anche una piastra per eventualmente montarlo dietro ad un monitor VESA. Il pacchetto "chiavi in mano" viene €845 euro, con 64 GB di RAM e un M.2 Kingston da 1TB. a cuore aperto, in primo piano sulla sinistra, il disco M.2 da 1TB e i due DIMM per 64GB. Sulla destra, sulla griglia, la miniventola e più a destra, i due "dissipatori" per gli M.2 Incontentabili e sempre alla ricerca di spazio di storage e volendo sfruttare al massimo questo mini PC, abbiamo scelto di supercaricarlo con due M.2 Crucial da 4 TB abbinati in RAID 0 prima e dopo sono dischi PCIExpress Gen.4 di buone prestazioni ma soprattutto di un eccellente rapporto prezzo/prestazioni (circa 230 euro l'uno). Gli stessi che, sempre in RAID 0, equipaggiano il desktop principale impostato su un Intel i9 13900K e che hanno mostrato eccellenti capacità. rimontato (sono solo 4 vitine nascoste sotto ai piedini in gomma) con sopra uno dei nostri obiettivi Nikkor Z "vintage" compatti. e qui con sopra un lettore combinato ProGrade, davanti ad un monitor ASUS da 32'' e un monitor Adam Audio T8V, praticamente scompare. per citare il Professor Zichichi, dall'infinitamente piccolo (il mini PC) all'infinitamente grande (il preamplificatore/amplificatore/DAC Audio-GD in classe A da 25 chilogrammi). ma forse il confronto con l'iPhone 15 Pro rende ancora più l'idea. Insomma sta in una mano. Questa configurazione, con il disco M.2 da 1TB riciclato dentro ad un involucro in alluminio con porta USB 3.2 Gen.2, è costata in totale circa 1.300 euro. Ha una potenza di calcolo che i benchmark stabiliscono essere intorno a quella di un Apple Mini M2. Ma un Apple Mini M2 con 64 GB di RAM e 8TB di dischi costa, all'Apple Store, € 5.669 spedizione gratuita o ritiro a mano in Piazza Liberty. Noi abbiamo comprato tutto su Amazon.it *** Questa macchina su cui stiamo scrivendo in questo momento, ha sostituito integralmente un desktop da 20 chilogrammi di 54x44x24cm dotato di Intel i9, scheda video RTX 2070 Super, alimentatore Gold da 750 Watt e raffreddamento a liquido con una decina di ventole da 120 e 140mm. Rispetto a quello, in termini di prestazioni, siamo li. La differenza tra la scheda video integrata e quella discreta si vede per lo più nell'esportazione di video e nell'applicazione di plugin con intelligenza artificiale. Ma restiamo nell'interno della potenza di un Apple Mini M2 (se possiamo credere ai test su Youtube, da parte di persone credibili). Monta Photoshop e Lightroom. Legge schede di memoria ad 1 GB/secondo dalle porte USB 4. Ha in dotazione solo porte aggiornate e può collegare fino a 4 monitor. Sta in una mano e le temperature non si alzano mai nemmeno dopo 24 ore di utilizzo continuato. A riposo consuma circa 8W mentre di picco non raggiunge i 65 Watt. La ventolina probabilmente farà 23 dB di rumore. L'unico benchmark che presentiamo noi, perché è una nostra "creatura", il RAID 0 da 7450 GB fornisce prestazioni molto elevate. Ovviamente è in backup con un disco meccanico via Terramaster D5-300C collegato in USB 3.2. le temperature, pur senza dissipatori sofisticati stanno su livelli al di sotto di quelle corporee degli umani sani. Ah, mentre stiamo scrivendo, il Minis Forum sta anche suonando Bach via USB attraverso l'Audio-GD R27 HE e due monitor professionali Adam Audio A77H. Il tutto senza un cedimento mentre sono collegati due monitor video da 32'' Asus in 4K. E' arrivata, anche per gli utenti Windows, la fine dell'era dei grossi desktop e la libertà dal tutto in uno dei notebook ? Tranne il caso in cui si faccia video sofisticato o rendering 3D ci sentiamo di rispondere un sentito si ! Le prossime generazioni di processori, sia Intel che AMD si annunciano particolarmente interessanti, sia lato prestazioni per watt (e quindi bassi consumi e temperature) ma anche in termini di pura potenza grafica, sfruttando un processo di metallizzazione ancora più spinto e in linea con quello, prima esclusivo, di Apple. Che in borsa comincia un pò a soffrire.
  7. Svegliati Mauro, c'è la tua Silvjia a Milano e c'è da provare la nuova Z50 II. "Eccheddiamine, non si può mai riposare in pace." Alla fine siamo riusciti a convincere Mauro a muoversi. Ma sulle prime voleva cancellare l'appuntamento con S. Però la sfida era grande e non si è tirato indietro. Per nostra fortuna. In borsa la Z9 con 85/1.2 e 135/1.8 Di scorta la Z50 II con il Viltrox AF 75/1.2 PRO e il Nikkor Z 35/1.4. La batteria EN-EL25a mezza scarica di scorta ad una EN-EL25 presa in prestito da una Zfc. Luci SmallRig RC100B con due batterie Viltrox da 155 Wh. Due treppiedi ripiegabili Neewer da 40/178cm. Cross+Studio prenotato per domenica mattina, sala Tribeca. Un classico e una sicurezza anche in dicembre quando a Milano non c'è luce. Sono esattamente 5 anni dal primo shooting con Silvjia che intanto si è fatta una donna charmant. Quando é tornato ci é sembrato molto soddisfatto ma non l'abbiamo voluto disturbare subito. Siamo riusciti a carpirgli le sue impressioni solo oggi. *** Nikon Z9 con Nikkor Z 85/1.2 S a f/1.2, ISO 500, 1/1000''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare: dopo circa 3-400 scatti con la Z9, Mauro è passato alla Z50 II e non ha più smesso con la Z9 che, indispettita lo ha mandato a quel paese ! "Farmi uscire di casa per non lavorare, cretino !" Quindi, Mauro, come è andata ? Uff. E' stato stressante perché non era una cosa programmata. Ti avevo detto che non volevo essere disturbato almeno fino a primavera. Si, certo ma mica ci potevamo andare noi, ti immagini ? E intanto le impressioni sulla Z50 II in studio chi le scriveva ? D'accordo hai sempre ragione tu, inutile combatterti, sei peggio dei Borg. "Noi_siamo_i_Borg_ogni_resistenza_è_superflua_arrendetevi_e_sarete_assimilati" Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Va bene, vuoi cercare di essere serio, per favore ? Come è andata ? D'accordo. Era mattino ma la luce non era granché, qui c'era il sole, a Milano la nebbia. Ho usato i due SmallRig di riempimento. Silvjia dopo qualche foto ha visto subito che le luci non erano invadenti e restava l'illusione della luce naturale. Dosando al 20-25% la luce, le due batterie da 155 Wh sono state fin troppo, sono rimaste all'80% di carica dopo due ore di scatti. Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare E le macchine ? Le macchine. Ho fatto 9.470 scatti. Lei era ispirata, affascinante e incantevole, ogni posa speciale, le due luci insieme alla luce delle finestre la modellava e la fondeva con il salone. Di fatto però dopo 299 scatti con la Z9 ho finito per usare solo la Z50 II. Tanto che la Z9 dopo un pò ci ha sonoramente mandati affxxxxlo e si messa in disparte. Così, con la Z50 II mi sono ritrovato a scattare anche con 85/1.2 e 135/1.8 in barba al fatto che sono stati pensati per la Z9. Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Addirittura ? Si, il corpo è più grande il giusto. Si sente bene in mano. Il display ribaltabile mi viene buono anche da guida, per lo più ho scattato guardando sul display, senza occhiali, lasciati sul tavolo. Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Ma non mi pare che in passato fosse andata così con Z50 e Zfc. Ma neanche per niente. Con la Z50 ho fatto solo un set e poi l'ho sostituita con la Z6 (all'epoca avevo solo la Z7). Le Zfc le ho usate perché intanto avevo venduto le due Z6 ed aspettavo la Z9. Però per quanto "carine" sono macchine gingillo, non per fotografare. Una pena tenerle in mano per più di 10 minuti di seguito. Non parliamo di quando ci avevo provato con la Nikon 1 J5 e il 32/1.2. Un bradipo sarebbe stato più efficiente. Qui in una sola sessione ho fatto più di 9000 scatti. E dopo un pò mi sembrava di avere in mano una Z8. Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Batteria ? Mi avevi messo dentro la EN-EL25, bontà tua. Ho scattato per circa un'ora e mezza, dopo di che è comparsa la spia rossa ed ho messo la EN-EL25a. Quindi empiricamente posso dire che si fanno le solite 2 ore canoniche di ogni Nikon Z. E' un pò come se Nikon avesse messo dentro alla Z50 II (e sospetto anche dentro la Z6 III) una versione a basso consumo energetico dell'Expeed 7. Con la Z8 avrei avuto qualche surriscaldamento (come sai scatto sempre a raffica anche con le modelle), qui niente ! Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Quindi promozione completa ? Se la Z9 autonomamente si è fatta da parte la risposta sta nei fatti. E in quanto alle foto, parlano da sole, no ? Indistinguibili, come i crop della Z9. Buoni per copertine di rivista, libri, stampe poster. Lo sai che abbiamo in casa dei 100x75cm ricavati da 12 megapixel della D3, no ? E con la D3x da 24 megapixel abbiamo fatto dei posteroni. Questa storia che 20 megapixel non bastano è buona solo per vendere ai fresconi l'ennesima superpixellata bolsa e macchinosa. La Z50 II invece è agile e scattante. Si accende in un microsecondo e non si ferma mai. Nikon Z50 II con Nikkor Z 135/1.8 Plena ad f/1.8, ISO 500, 1/1250''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Come ti è sembrata con i grossi ? Premesso che con il Viltrox 75/1.2 (che pure non è un fuscello) si lavora perfettamente e che il Nikkor Z 35/1.4 sembrano fatti perfettamente per questa Z50 II, io ho montato più per scommessa che per altro 85/1.2 e 135/1.8 ma mi sono trovato persino meglio che le prime volte con la Z8. Nikon Z50 II con Nikkor Z 85/1.2 ad f/1.2, ISO 500, 1/2000''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Video, ne hai fatti ? Si anche se la luce chiamava a gran voce le foto. Un 4K30p che mi è sembrato del livello di quello di Z8 e Z9. Nikon Z50 II con Viltrox AF 75/1.2 ad f/1.2, ISO 500, 1/2000''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare A che sensibilità hai lavorato ? E in che modalità ? Sempre a 500 ISO con gli obiettivi sempre completamente aperti. Mi è bastato per avere sempre tempi veloci. Picture Control su Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare. Manuale con il tempo scelto da me in base all'esposizione che volevo fare e al tipo di immagini che avevo in mente. Ovviamente NEF ad alta efficienza da meno di 9 megabyte l'uno Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Sviluppo ? Per ora questi NEF li vede solo Photoshop. Ma la lavorazione in Camera Raw è tale e quale a quelli della Z8 o della Z9. Ti ripeto, le immagini sono indistinguibili. E anzi, mi sembra di aver esposto meglio con la Z50 II che con la Z9. Insomma, è il crop dell'immagine che prenderebbe la Z9. Tale e quale. Memoria ? Quella che mi ha messo tu in macchina. La Lexar 1066x in omaggio da Nital. Riempita per circa 90 gigabyte, quindi adeguata. Nessuna impuntatura di nessun genere. Direi che in quanto a schede di memoria non ci saranno mai problemi con questa macchina (purché si usi roba recente e di qualità, come le nostre Lexar). Ma torniamo all'autofocus, per favore. Nessun indugio, ho usato come mia abitudine esclusivamente AREA AUTO AF con riconoscimento del soggetto su Persone. Fuoco sull'occhio o sul volto con il tracking automatico attivo. Io non sono Fred Perry e nemmeno René Lacoste che misurano con il cronografo la velocità di messa a fuoco in millisecondi di una batteria di fotocamere di marchi differenti con gli obiettivi più strambi che hanno, ma, così ad occhio, con lo stesso obiettivo non ho notato differenze rispetto alla Z9. Né di aggancio né di tracking. E più o meno la stessa percentuale di "keeping" come dicono gli americani. Considerato che io scatto a raffica, che mi muovo mentre scatto e che i miei soggetti sono donne vere a sangue caldo, esortate a non stare congelate come baccalà norvegesi ma spogliarsi, rivestirsi, alzarsi e rigirarsi, i fuori fuoco sono rari. Le foto da buttare solo quelle per il soggetto che si è mosso imprevedibilmente ed è finito fuori quadro. Sempre a sensazione e senza uno straccio di prova scientifica, tenderei a dire che la Z50 II è meglio della Zf in questo senso. Probabilmente per effetto del sensore più piccolo, mi pare più reattiva. Oppure dipende dal fatto che la Zf è una macchina che invita ad essere riflessivi, o che produce fotografie meno "affilate" e più "umaniste". In ogni caso in nessun momento mi sono pentito di aver usato la Z50 II al posto della Z9, tranne per il fatto che Silvjia è diventata sempre troppo vicina. Ma la sala mi offriva la possibilità di allontanarmi a mio piacere, cosa non sempre possibile in altri ambienti. Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare E l'annosa questione dell'assenza di stabilizzatore sul sensore ? Cosa ne pensi ? Averlo sarebbe meglio, ovviamente. Ma criticare le scelte dei progettisti non è il mio mestiere. Io faccio il fotografo, altrimenti mi occupo d'altro. In questo genere uso tempi sempre molto rapidi per mettermi al sicuro dal mio di mosso e da quello del soggetto. E alla fine non saprei dire se avere il VR sul sensore farebbe qualche differenza pratica. Nikon Z50 II con Viltrox AF 75/1.2 ad f/1.2, ISO 500, 1/2000''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Rimane la questione della batteria. Io detesto la EN-EL25 perché è stupida come un sasso. Non comunica nulla salvo ad un certo punto stamparti a mirino l'icona della Morte Rossa per invitarti alla sostituzione. E' una cosa che con Z9 ho dimenticato e con Z8 mi capita solo dopo svariate ore. Se dovessi dire cosa veramente non mi piace della Z50 II direi proprio la batteria e il fatto che la scheda di memoria coabiti con la batteria e si debba trafficare col fondello per inserirla ed estrarla. Però all'atto pratico ho fotografato per un'ora e mezza con una EN-EL25. E la scheda di memoria mi avrebbe consentito 12.500 scatti. Esistono ovviamente sul mercato schede più capienti e non è detto che non me ne doti nel 2025. L'altra cosa che non mi piace è la torretta. Per me è superflua. Sta su M permanentemente e mi dimentico che ci sia. Nikon Z50 II con Viltrox AF 75/1.2 ad f/1.2, ISO 500, 1/2000''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Tiriamo le somme ? Mi sono divertito. Non mi è pesato usare la Z50 II. Non garantisco che in altre occasioni la porterò, anche per non indispettire Z9 e Z8. Ma adesso ho la fiducia e la confidenza nei confronti di questa macchina, quella fiducia che mi permette di dimenticarmi completamente di ciò che sto utilizzando per concentrarmi al 100% sulla creazione di immagini. E' il mio processo creativo, un metodo che ho raggiunto dopo più di 40 anni di utilizzo esclusivo di Nikon e che è sublimato dalla potenza di queste mirrorless. In pratica vedo a mirino (o a display) esattamente quello che voglio che sia la mia fotografia. Scatto e continuo a farlo seguendo il flusso dell'azione, mia e della modella. Con la musica di sottofondo e niente che mi distragga da quello che sto facendo. Alla fine potrei anche non riguardare le foto che ho scattato (e spesso, non lo faccio, oppure lo faccio dopo settimane), perché so che sono esattamente come le ho viste mentre scattavo. Con le Nikon DX non ho mai avuto queto feeling, nemmeno con le reflex. E nemmeno con le precedenti Nikon Z in formato DX. Nikon qui ha superato se stessa. Di fatto la Nikon Z50 II non è una entry-level, su questo piano è una professionale. Se era relativamente facile fare una riduzione in scala della Z9 con la Z8 e una replica più economica della Z8 con la Z6 III, qui l'equazione era più complicata. Per il diverso formato e soprattutto per la volontà precisa di mantenere il collocamento del prodotto esattamente allo stesso livello di prezzo della precedente fotocamera. Che oggi può andare gloriosamente in pensione, sostituita da una nuova, piccola ma grandissima ammiraglia miniatura. Ma adesso lasciami che deve arrivare UPS con il nuovo convertitore R2R con alimentazione rigenerativa. Ti lascio alle tue macchinette fotografiche che io vado a dedicarmi alla mia vera passione : la musica ! Nikon Z50 II con Nikkor Z 35/1.4 ad f/1.4, ISO 500, 1/1600''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare Grazie Mauro. Soprattutto grazie a Silvjia mai così affascinante e sempre più espressiva. Ma grazie Nikon per aver aggiunto una piccola meraviglia così prestazionale. E' difficile che Mauro, per come è esigente, si dichiari tanto "confidente" nei confronti di una fotocamera nuova. In passato è successo solo con D5/D6 e Z9. Spesso, interpretandolo tra le righe, si capisce quando una cosa non lo soddisfa del tutto. Se mi ha detto di trattenere in casa la Z50 II privandosi della seconda Zfc (resta in casa solo quella special edition nera e blu) che tanto ha amato esteticamente, è segno di quanto sia genuinamente convinto delle capacità di questa Z50 II. Nikon Z50 II con Nikkor Z 135/1.8 Plena ad f/1.8, ISO 500, 1/1250''. Picture Control Portrait, Bilanciamento del bianco su Luce Solare : LUCE AMBIENTE SENZA RINFORZO Le immagini presentate in questo articolo hanno pochissimo sviluppo e pochissima fotoritocco. Copyright 2024 Nikonland. Riproduzione riservata.
  8. Appena arrivata da Nikonstore.it, ordinata il giorno 20, consegnata il 26 novembre. Registrata il 27/11. Adesso ha quattro anni di garanzia. Voi regolatevi come credete, noi per la nostra tranquillità, Nikon la compriamo direttamente da Nital e registriamo la garanzia per l'estensione a 4 anni del servizio di assistenza originale offerto dal distributore italiano. Non guadagniamo nulla nel consigliarvi in tal senso. Se preferite, fate l'opposto di quello che facciamo noi. Andiamo alla confezione. E' il solo body, quindi la scatola è compatta. il sigillo Nital vi assicura che non è un prodotto di importazione parallela. Ammesso che ci siano già Z50 II di importazione differente, non è detto che il vantaggio di prezzo vi assicuri di aver fatto un affare. Ma non vogliamo insistere sull'argomento. Nital peraltro regala una scheda di memoria UHS-I Lexar da 128 GB che magari non vi serve, ma è pur sempre un regalo. Le Z50 II vendute negli altri paesi non ce l'hanno. si tratta della stessa scheda regalata con la più costosa Nikon Z6 III e che noi usiamo da anni con molte altre Nikon. Ci vengono subito incontro i manualetti multilingue, inutile carta sprecata la macchina è protetta da bugnato e cellophane, dentro uno scomparto di cartone gli accessori sono minimi cinghia - che per noi resterà nella sua confezione - e cavo USB-C. E' un cavo comune, come tutti gli altri. Non è necessario usare questo, va bene un altro. Meglio se certificato per la potenza del vostro caricabatterie. la scheda di memoria omaggio di Nital ha buona capacità e velocità sufficienti per questa fotocamera. Specie se impostate la compressione ad alta efficienza per i NEF. la batteria MADE IN TAIWAN é la nuova EN-EL25a pensata appositamente per la Z50 II e non offerta con le altre macchine (Zfc, Z50 e Z30). Ma la macchina è ovviamente compatibile anche con la EN-EL25 originale. La tensione è la stessa, cambia solo la capacità. Nell'uso pratico non abbiamo riscontrato impressionanti incrementi di autonomia (modalità sarcastica degli esseri positronici attivata). Si differenzia a prima vista dalla originale per il colore grigio. Il ricambio costa 62 euro (praticamente un furto visto che si tratta di una batteria "stupida" e a bassa capacità, rispetto alla EN-EL15c di Z6/Zf e Z8 che avremmo preferito fosse stata impiegata in questa nuova Z50). NON CERCATE IL CARICABATTERIE : NON E' INCLUSO. Ma non lamentatevi con Nikon per questo. Fatelo con la commissione "green" europea che ha imposto l'USB-C come standard di ricarica per risparmiare cavetti e caricabatterie. Noi siamo contenti di questa scelta politica molto forte. La macchina si ricarica e si alimenta via porta USB-C perfettamente. Come tutte le altre Nikon Z di nuova generazione. E non dovete cercare l'ennesimo caricabatterie che intanto si è nascosto sotto una catasta di manuali cartacei. Ma se siete della vecchia guardia e necessitate di un caricabatterie esterno tradizionale, dovete andare nell'aftermarket. Il modello Nikon MH-32 se non andiamo errati, é disponibile e costa 47 euro. Tolta dall'involucro la nuova Nikon Z50 II appare un prodotto più maturo e solido della precedente Z50. Ha guadagnato consistenza, spessore, peso, millimetri in tutte le dimensioni. Non ce ne vogliano quelli che lo amano piccolo, a noi piace moltissimo di più così grande Nikon è in controtendenza in questo. Gli altri marchi le macchine le rimpiccioliscono, Nikon le ingrandisce e le rende più solide. In altezza la mano ci sta tutta. Ma noi non vediamo l'ora che arrivi la nuova basetta dedicata SmallRig per aggiungerla al fondo, in funzione protettiva e per migliorare ulteriormente la presa, oltre a spostare il baricentro in basso. a prima vista, a parte la posizione della torretta sulla destra, può sembrare tranquillamente una piccola Z6 III ha la spalla larga. In effetti è aumentata di spessore per contenere la più importante scheda madre dotata di Expeed 7 e probabilmente in funzione di dissipazione (il corpo, ovviamente, non è in ferramenta). le prese sono sempre tutte concentrate sul lato sinistro (USB-C, mini HDMI, cuffie e microfono esterno). La macchina ha mantenuto il comodo flash integrato, unica tra le Z. Che però ne limita le sicurezze in termini di tenuta all'acqua. al posto del display mobile in un solo senso, quello nuovo è del tutto articolato. Ed ha perso i comandi tattili, scomodi e brutti da vedere che adesso sono diventati veri comandi fisici. Nella macchina si sono aggiunti almeno due pulsanti. Quello per la raffica (a sinistra del cestino) e quello per i Picture Control (a destra della torretta). la produzione è in Thailandia come tutte le altre Nikon Z il vano batterie che contiene anche la scheda di memoria che, rispetto alla Z50 I adesso è parallela al senso della scheda madre, come su Zfc e Zf). Il corpo "importante" ci consente di usare obiettivi non pensati per questa macchina, come il recente Nikkor 50/1.4 ma l'abbiamo usata per i primi scatti anche con il più grosso e pesante Viltrox AF 75/1.2 PRO senza inconvenienti e senza avere una sensazione visuale da "brutto anatroccolo". *** Siamo tra i fortunati che possono dire di essere tanto Nikonisti da avere in casa l'intera batteria di Nikon Z con Expeed 7. E lo vogliamo dimostrare. Nikon con la Z50 II ha confermato la promessa di portare praticamente su tutta la gamma di modelli - da 999 a 6099 euro - la stessa tecnologia presente sull'ammiraglia. La potenza ovviamente non è la stessa e cambiano le batterie tra i vari modelli. Ma adesso c'è totale coerenza di funzioni, sistema di autofocus, impostazione comandi e potenzialità, specie per il riconoscimento dei soggetti ma non solo. Rimangono - forse per scelta di marketing - differenze "software" tra i vari modelli che ci sembrano ingiustificabili ma che potrebbero essere facilmente appianate via firmware. Poco male in fondo se uno non ha in casa tutti i modelli - come noi - non ci farà caso. Dalle prime impressioni, la nuova Nikon Z50 II ci sembra una macchina più solida della precedente che, seppure ancora funzionale, sembra lenta come una Ford T al confronto. Questa invece ci ricorda praticamente una piccola Z6 III. Non sarà la Nikon Z500 che alcuni sognavano, anche noi. Ma vorremmo far notare che la Z50 II costa addirittura meno della macchina che va a sostituire, che, al momento del lancio 5 anni fa, costava 1019 euro. E la volontà è quella di farne una macchina polivalente di costo abbordabile destinata a tutti, non una specialistica fotocamera professionale dedicata a sport e avifauna. Una Z500 con corpo da ammiraglia e nuovo sensore stacked, oggi non costerebbe meno della Nikon Z6 III. E ci permettiamo di aggiungere che la sostituta della D500 esiste già. E va meglio di quella vecchia reflex. Si chiama Nikon Z8. Prossimamente su queste pagine per approfondimenti tecnici e operativi. Intanto, nei commenti, troverete ulteriori punti di vista, scatti e considerazioni funzionali. Stay Tuned.
  9. R-27 rappresenta il top di gamma degli integrati - DAC/preamplificatore/amplificatore cuffie - di Audio-gd. L'erede ideale degli apparecchi dotati di chip di conversione 1704. Nella realtà al momento la gamma si compone dei soli R-28 ed R27, perché il piccolo R11 non è più in produzione. R-27 è disponibile in più versioni, quella in esame è la R-27 HE, dotata di alimentazione rigenerativa, il fiore all'occhiello di Audio-gd insieme all'amplificazione ACSS. Veniamo proprio al cuore di questo dispositivo, l'alimentazione. questa scheda è marchiata orgogliosamente Regenerate Power Supply ed è una delle due collegate al trasformatore di ingresso. che è di dimensioni generose, resinato al suo interno e con una schermatura in rame. E' un avvolgimento che potrebbe sostenere il carico di un discreto amplificatore finale di potenza e che qui invece si limita ad accogliere la corrente di rete a 220 Volt. per consegnarla pulita e "rigenerata" con frequenza stabile e tensione fissa a tre ulteriori trasformatori più compatti, ognuno alimentante le rispettive sezioni di alimentazione delle tre sezioni in cui è diviso il dispositivo. La circuiteria di ricezione del segnale e i due canali del DAC. vista parziale in pianta, da destra e nel centro, le due sezioni di alimentazione : la rigenerativa e quella per i singoli canali. La simmetria è ammirevole. Non all'altezza di realizzazioni ultrasofisticata l'articolazione, più definibile artigianale - sebbene di alto livello - sia per la presenza di svariate cavetterie volanti quanto di residui di lavorazione non proprio eleganti. Regna su tutto il sovradimensionamento complessivo. di rado nelle recensioni vengono rappresentati i fondi degli apparecchi. Eccolo qua, invece, al di là dello spessore del piano - 8mm di alluminio rigido - il numero di feritoie, ma soprattutto l'innumerevole quantità di viti di blocco delle varie schede interne dimostra lo sfoggio di materiale (e i discendenti tempi di assemblaggio) degli apparecchi di questa classe. Che per Audio-gd sono lo standard di riferimento, siano essi all-in-one come questo, semplici preamplificatori, DAC puri o amplificatori integrati. Ne sono prova i 2560 grammi del solo coperchio, fissato con una dozzina di viti, lo spessore del telaio a pianta quadrata e il peso complessivo di 22.000 grammi che lo rendono un campione di ... facilità di posizionamento in casa. Il mio piano è profondo 60cm eppure lo regge a fatica in estensione, con i cavi di connessione posteriori che sfiorano la parete di fondo. questa versione è in alluminio naturale, spazzolato. Bella e lucente ma un pò fragile sia nel catturare le impronte delle dita quanto degli eventuali graffi per sfregamento. Poco male, la superficie non suona. Ma un telaio del genere assicura la dissipazione dell'elevato calore prodotto. Che nel caso del più compatto Master 9 Mk III tende a raggiungere temperature da ustione mentre qui, caldo è caldo ma nulla di anormale. di trequarti così non impressione poi tanto, sembra uno strumento di misura industriale qui con il coperchio appoggiato sopra (per toglierlo, l'unica è farlo scivolare mettendo in bilico la macchina), invece è più impressionante. ma deve impressionare l'interno, ordinato eppure molto affollato, qui evidenziato dalla fotografia a telaio aperto e posto sul fianco. A sinistra abbiamo i due canali del convertitore, in mezzo a loro la scheda di ricezione, davanti le alimentazioni separate che prendono energia dai tre trasformatori alloggiati in un vano separato da pareti di schermatura. Infine a destra, l'alimentazione rigenerativa, un trasformatore di ingresso e due schede simmetriche. A ridosso della parete frontale, la scheda di controllo del display. altra vista del marchio della scheda di alimentazione rigenerativa altra vista di tre quarti anteriore. Si nota subito il minimalismo dei controlli : accensione e due tastini di selezione delle varie modalità e ingressi. Manopola del volume (elettronico) ed uscite cuffie, single ended e bilanciate. la scheda centrale che contiene tutta l'elettronica di ricezione del segnale, il processore di controllo, i due clock di precisione. dettaglio del processore dedicato agli ingressi, un Altera Cyclone a 32 bit, i due clock, i due isolatori degli ingressi. Componentistica allo stato dell'arte. sopraelevata la schedina di ingresso USB, sotto i vari isolatori degli altri ingressi, clock esterno compresi. Anche la porta I2S rappresentata da una presa HDMI è isolata, a garanzia di pulizia del segnale. Della porta USB viene usato solo il ricevitore mentre tutto il resto è ricostruito dal processore. La distinzione tra le schedine dovrebbe consentire maggiore separazione. Secondo Audio-gd, questo ingresso è tanto qualitativo da non richiedere una interfaccia digitale esterna (ci sentiamo di avere qualche dubbio, almeno considerando la qualità della DI-24 HE che stiamo utilizzando in un altro stack in parallelo a questo apparecchio). ma andiamo al pezzo forte del DAC effettivo. I due canali sono disimpegnati da quattro moduli simmetrici posti su due schede separate impilate una sull'altra e ulteriormente schermate da una piastra d'acciaio avvitata sopra. Sono i moduli DA-7 specifici di Audio-gd e responsabili della conversione del tutto analogica del segnale digitale in analogico. i due DA-7 del canale sinistro, coperti dalla piastra di schermatura che una volta rimossa mette in mostra la topologia del tutto simmetrica del push-pull. Due processori Xilinx si incaricano di coordinare il lavoro mentre una serie di chip regolano la precisione della maglia di resistenze. Il cuore di un convertitore R2R sta qui. Al posto di uno o di più chip sintetici, viene usato un circuito analogico composto da resistenze di precisione che leggono a cascata il segnale. I due moduli sovrapposti offrono 4 convertitori per singolo canale, per un totale di 8, per il segnale PCM. Per il DSD ci sono 4 moduli dedicati. Ovviamente non viene fatta alcuna conversione da PCM a DSD come in molto apparecchi economici (anche di gran marca). la pianta di un modulo Audio-gd DA-7 Mk II installato nel R-27 HE. Tra i due moduli, che hanno alimentazione superiore, c'è il controllo di volume, anche esso a resistenze, quindi discreto, separato per ogni singolo canale. Per offrire una reale circuitazione bilanciata. al capo opposto, avvitata sul pannello anteriore, la scheda di logica di controllo del display anteriore. la vista al volo dal posteriore ci introduce al pannello ingressi ed uscite. le entrate sono completissime. I2S, ottica, USB di tipo B, XLR AES/EBU e due porte coassiali per clock esterno e digitale SPDIF. In aggiunta una porta speciale per l'eventualità di aggiornare il firmware della macchina (che io farei solo a rischio della vita ...) le uscite sono le tradizionali per Audio-gd, bilanciata XLR, bilanciata ACSS e sbilanciata RCA, con i due canali separati fisicamente. L'unica indicazione del modello è presente in questo adesivo posto vicino alle presa di corrente che reca anche il numero di matricola. più semplice il frontale, con accensione, selettori e prese cuffie con in mezzo il display a cristalli liquidi sono comandi semplici ma solidi. Purtroppo asserviti al sistema poco intuitivo di Audio-gd che necessita la consultazione del manuale per ricordare a cosa corrispondano numeri e lettere mostrate nelle varie fasi. sotto una luce calda, l'alluminio, al vero un pò freddo, appare di una piacevole tonalità champagne. Tutti i connettori sono di altissima qualità. Neutrik per gli XLR e corrispondenti in oro per i coassiali e gli RCA. *** Visto l'interno, imponente, andiamo ai comandi. Il selettore è diviso in due tasti, uno per far ruotare le opzione, l'altro per modificarle. Il problema è l'intelleggibilità delle opzioni impostate. All'accensione l'R-27 fa lampeggiare i led per salutare orgogliosamente mostrando quello che evidentemente è il logo Audio-gd e il nome del modello. L'avvio non è immediato perché l'alimentazione rigenerativa ci mette una manciata di secondi ad andare in linea. quindi compare questa scritta. Quello che si capisce è che ho selezionato la porta USB (la IN 6 guardando il posteriore). Mentre in modalità operativa si legge la frequenza di campionamento rilevata, l'uscita, il guadagno dell'amplificatore, la porta di ingresso, il livello del volume. [non so cosa sia questo 128. Nella realtà il sistema è connesso ma non c'è alcun segnalo. Normalmente quel numero è 44, 48, 96, 192 etc.]. Le opzioni modificabili sono il tipo di sovracampionamento (di default è su OFF), il livello di luminosità del display, lo spegnimento o meno del display. C'è infine una modalità "artistica" che Kingwa dice di aver mutuato dal lungo ascolto del giradischi analogico. Dovrebbe essere a suo dire un modo per generare un suono particolarmente dolce e caldo che darebbe il suo meglio con oversampling 1x o 2x. L'ho provata senza tanto successo. A differenza della modalità "tube" del Master 9 Mk III che è anche misurabile nel suo intervento, qui io stento a riconoscerne l'effetto. *** Bene, con questa carrellata ci siamo. Ma vorrei riepilogare le componenti di questo grosso amplificatore. Nello stesso, enorme, telaio, abbiamo : l'alimentazione rigenerativa che è in grado di dare corrente elettrica pulita a tutte le schede, con frequenza precisa e tensione stabilizzata. Non è una cosa banale, qui non ho grossi problemi, ma nella mia casa precedente, la tensione di rete oscillava tra 210 e 230 Volt, con frequenza tutt'altro che stabile. Qui invece avevo fatto installare uno stabilizzatore meccanico che alla fine si è rivelato quasi superfluo, tanto da averlo disinserito l'alimentazione con tre trasformatori separati e circuiti dedicati in classe A la scheda di ricezione dei segnali, controllata da un processore Altera Cyclone, due clock Accusilicon ad alta precisione, isolatori su tutte le prese, ingresso per clock esterno, interfaccia USB Amanero due convertitori "analogici" a discreti (rete di resistenze) controllati da microprocessori due controlli di volume "analogici" a relé due amplificatori in classe A per le uscite cuffie che possono operare con guadagno differenziato a +13dB e +26dB erogando fino a 15 watt su 25 Ohm di carico sulla uscita bilanciata (teoricamente pari a 45-50 watt su un carico di 8 ohm se fosse possibile alimentare dei diffusori) un circuito di preamplificazione lineare, sempre in classe A (uscita fino a 20 V contro i 2~5 se usato come semplice DAC) l'alimentazione è pulita per tutti i sistemi, gli ingressi sono isolati, la macchina è virtualmente esente da jitter già sul piano concettuale. L'avere tutto nello stesso telaio unisce ai difetti di avere un telaio enorme e pesante, i vantaggi di una messa a punto precisa nell'indirizzo della sua firma musicale, come intesa dal progettista. In teoria, un DAC non dovrebbe suonare. Un preamplificatore non dovrebbe suonare. Dovrebbero solo fare il loro lavoro di rendere analogico un segnale digitale - quale che sia - e di elevarne il livello alle necessità del sistema di riproduzione (amplificatore o diffusori amplificati). Il discorso è un pò diverso se pensiamo all'amplificatore cuffie, che può avere un suo carattere, secondo le impostazioni di fondo. Nei modelli economici a chip operazionali, le modalità di funzionamento sono impostate in via digitale. Qui invece è la topologia dell'architettura che influenza il risultato. *** E quindi, alla prova dei fatti, o meglio, del suono ? Che si usi come semplice DAC, come preamplificatore o come dispositivo integrato, l'Audio-gd R-27 HE fa il suo lavoro. E' presente ma è lineare, offre una risposta molto dettagliata e precisa ma non analitica. Ha una impostazione calda e dolce, più o meno a prescindere dalla modalità di funzionamento selezionato. Nei mesi in cui l'ho usato sinora, per lo più è stato senza oversampling (NOS) ed ha pilotato praticamente tutte le cuffie che ho avuto in casa, mettendole sempre in condizioni di dare il meglio di se. Offrendo una risposta ricca e convincente con un palcoscenico ampio, profondo e credibile. Ma non è uno strumento di misura, non è pensato per dare prestazioni di laboratorio asettiche. Ha un carattere e un anima. Tutte orientali. Dolce, gentile, possente ma tranquillo. Come un mastino inglese ma del tutto opposto dalla scuola e filosofia del Nord Europa, votata all'analiticità e all'iperdettaglio, magari a prezzo di una certa fatica di ascolto. Se metto in testa le Arya Organic o le Jade II (in questo caso con l'amplificatore a valvole Stax e l'R-27 che fa solo da DAC) posso stare per ore ad ascoltare la musica che mi piace. Senza pensare un attimo a questo o a quel dettaglio. Tutto mi sembra naturale (quasi) come quando ascolto il mio sistema di diffusori planari a dipolo. Naturalmente se la sorgente fa schifo, farà schifo la musica riprodotta. Se le cuffie (o i diffusori usati : e con le Adam Audio A77H sulle prime è stata una lotta, tanto che le ho passate la Master 9 Mk III) sono secche, aspre o poco definite, l'R-27 non cercherà di ingentilirle, lascerà impietosamente che mostrino i loro difetti, senza tentare di compensarli. Quel caldo e quel dolce, non significano eufonico o edulcorato. Siamo nel mondo dell'alta definizione. E non vi so descrivere la distanza siderale che separa questo sistema dai miei vecchi giradischi Marantz SA11S2 e Teac VRDS 10 con convertitori Philips e BB. Eleganza contro sguaiato. Eppure 25 anni fa quelli erano il non-plus-ultra (o quasi). Vale 3600 euro ? Non saprei dire, dipende da cosa ci dovete fare e cosa vi aspettate che faccia. Se avete più cuffie alto di gamma e un amplificatore in classe A e dei diffusori planari robusti, ascoltate musica unplugged registrata a regola d'arte ... e avete lo spazio dove sistemarlo in modo tale che dissipi il calore che produce. E allora si. Altrimenti sarebbe un vero spreco. Si può avere di più ? Certo, sempre. Io non sono un grande appassionato di sistemi integrati, tendo a preferire le soluzioni a componenti separati. Quindi, restando in casa Audio-GD, una DI-24H, un R-7HE e un HE-9 Mk III sicuramente vi strapperanno dei sorrisi ebeti (specie se avete delle HIFIMAN Susvara o delle HE1000 SE). Ma ad un prezzo più che doppio di quello già stratosferico di questo. Ci sono sistemi più economici di questo che offrano prestazioni simili ? Si certo ma comunque attenzione a selezionare cose che abbiano lo stesso tipo di impostazione a discreti, dall'alimentazione ben dimensionata alla quantità di transistor di uscita, senza operazionali. Ne sono contento ? Si, assolutamente si. Ma in fondo il mio sistema di backup (sempre Audio-gd) riesce a comportarsi a modo, con una prestazione sui monitor attivi da bancone, che è superiore a quella dell'R-27 che è più spietato e schizzinoso. Quindi ? L'Hi END è così, una malattia a cui bisogna saper porre rimedio. Ognuno trova la medicina musicale che fa per lui. Giudizio complessivo PRO: costruzione senza lesinare. Addirittura esagerata solido apparecchio di fascia realmente top; componentistica di pregio ingressi e uscite per tutte le necessità suono eccezionale se la sorgente e il sistema di riproduzione sono all'altezza caldo, dolce ma sempre estremamente dettagliato, senza alcuna concessione nessun convertitore Delta-Sigma che io abbia sinora ascoltato è in grado di dare questo genere di suono addirittura conveniente (di prezzo) se confrontato con catene a tre unità separate (interfaccia digitale, DAC e preamplificatore) CONTRO: ingegnerizzazione molto sofisticata per un sistema in apparenza molto semplice costruito per ridondanza quasi overkill costruzione artigianale con molte concessioni a livello di realizzazione (connessioni, resinature, residui su schede e piastre : nulla di questo si vede in occidente, in questa campo Audio-gd deve molto migliorare e curare i dettagli) I francesi userebbero il termine alambique peso, dimensioni, prezzo ... enormi ! comandi e display astrusi (a dir poco) impietoso verso chi non è alla sua altezza (sorgente musicale e cuffie/diffusori)
  10. Aspettavo con grandissima curiosità l'occasione di provare questo DAC/Amplificatore desktop di HIFIMAN che rappresenta la scelta "entry" tra gli apparecchi di forma tradizionale da tavolo della casa. E' un apparecchio completamente bilanciato, compreso l'attenuatore e che è in grado di pilotare anche le cuffie più scorbutiche. arriva nella scatola di cartone oramai standard per tutti i prodotti HIFIMAN sul retro sono riportate le indicazioni di massima del prodotto. Il marchio R2R Hymalaya richiama il modulo interno di conversione. Conosco già le potenzialità di questo sistema perché lo uso correntemente "in versione mini" nelle DEVA, cuffie di dimensione standard pensate per l'uso in abbinata con il modulo ricevitore/convertitore R2R/amplificatore, per i miei ascolti portatili. Ha un suono in linea con le cuffie planari, dolce e dettagliato, neutro e lineare. aprendo la scatola compare il foam di protezione e una scatoletta che contiene il cavo di alimentazione nel nostro standard. la macchina è molto ben protetta, la confezione è premium nonostante l'aspetto dimesso del cartone. ed eccolo qui, con sopra l'unico accessorio, il cavo di alimentazione. Per il cavo USB dovrete provvedere voi. Si tratta come dicevo di un apparecchio da tavolo di forma tradizionale, 246,5mm x 228mm x 61mm per circa 3 chilogrammi. Piccolo ma non troppo, molto robusto come fa immaginare il peso. Peso che per la gran parte è responsabilità del grosso trasformatore toroidale di alimentazione. Perché l'alimentatore è integrato, come si conviene a tutti gli apparecchi di classe ! il frontale è caratterizzato dal marchio HIFIMAN su una superficie di alluminio spazzolato (il frontalino è bello spesso e fuoriesce in altezza e in larghezza dalla sagoma del telaio. Sulla destra c'è il marchio dorato R2R-Hymalaya, in mezzo tra le due manopole, una banda nera che integra le prese per le cuffie. Le due manopole sono responsabili, quella di sinistra, della selezione tra le modalità di conversione e di amplificazione, quella di destra è invece il comando dell'attenuatore a quattro canali. Le prese sono complete, single-ended nei due formati standard e bilanciate, coassiale da 4.4mm ed XLR a 4 pin. il resto del telaio è nero opaco con gli spigoli morbidi. La sensazione di solidità è palpabile e il peso rassicurante. il retro non presenta sorprese. Ci sono le due uscite di linea, RCA ed Bilanciata e i due ingressi - alternativi - USB, con presa di tipo B o C. La presa di alimentazione è standard, l'interruttore di accensione è nella stessa vaschetta. dettaglio delle uscite, di ottima qualità e degli ingressi, standard. il fondello bisogna prestare attenzione al selettore del voltaggio che - di fabbrica - dovrebbe arrivare impostato sui 230V per la nostra area. Deve essere visibile il numero bianco su fondo rosso 230. Se ci fosse il 115V attenzione, perché accendendo l'apparecchio, salterebbe il fusibile di protezione. la matricola e un primo piano di uno dei quattro piedini che reggono il telaio, ben dimensionati rispetto alle dimensione e al peso del DAC. Ed ecco tre viste ravvicinate del frontale selettore modalità DAC (NOS e OS) e GAIN (LOW e HIGH) per le cuffie le prese per le cuffie e l'attenuatore del volume che riporta solo MIN e MAX ma non ha tacche intermedie. Ovviamente io ... l'ho aperto perché le foto di repertorio non mi bastano mai. così ho avuto la conferma dell'impostazione razionale anche se con molti cavi volanti l'impianto vede il trasformatore toroidale i cui avvolgimenti sono condivisi sulle due schede, le due schede, quella adiacente al frontale relativa ai condensatori di livellamento (30.000 microFarad) e all'amplificazione e quella digitale che comprende sia il ricevitore USB che il convertitore vero e proprio. che é completamente integrato nei due moduli HIFIMAN HYMALAYA, qui nella versione I. Si tratta di moduli integrati composti dalla scala di resistenze di precisione che viene controllata da un microprocessore programmato dal produttore. Ogni modulo si incarica di effettuare la conversione da digitale ad analogico, generando la corrente che va all'amplificatore o alle uscite di linea (quelle in rosso sono le RCA mentre quelle in nero sono le XLR). L'integrazione è elevata, nulla a che vedere con il dispendio di mezzi che mette in campo un produttore più "analogico" come Audio-gd i cui prodotti abbiamo recensito su queste pagine. Del resto dimensioni, pesi ed ingombri definiscono classi diverse tra questi apparecchi. un'altra vita dell'interno con i moduli di conversione in primo piano in corrispondenza delle uscite e delle entrate. Visto nel dettaglio, diamo un'occhiata alle indicazioni del produttore, prese dal suo sito, alla pagina del prodotto. Ricordo che DAC è uscito nel 2022 e da allora nel catalogo HIFIMAN sono entranti altri apparecchi ed è stata introdotta un'altra generazione dei moduli R2R. il modulo originario è stato premiato al VGP in Giappone qui abbiamo lo schema a blocchi. L'amplificatore, definito "high-current" è in grado di uscire con 10,7 Volt per 4.4 watt su 36 Ohm dalle uscite bilanciate. il funzionamento viene garantito come realmente bilanciato a partire dai convertitori, duali, per procedere con i buffer verso l'attenuatore che è analogico e a quattro canali (per le due semionde positiva e negativa del destro e del sinistro) fino all'uscita cuffie. Attenzione, le due uscite di linea posteriori invece non sono amplificate ma fisse, alla tensione nominale standard. Non si tratta in pratica di un preamplificatore ma solamente di un convertitore di linea con integrato un amplificatore cuffie. Chi volesse collegare dispositivi esterni - come diffusori - dovrà utilizzare uno stadio di amplificazione/attenuazione esterno. è quello che abbiamo fatto noi per provarlo. Uscendo con cavi XLR di qualità verso l'amplificatore a valvole Stax con cui alimentiamo di solito le HIFIMAN Jade II cuffie elettrostatiche dal suono chiaro e dettagliato (quelle che abbiamo in testa in questo momento). In questo modo il segnale - immaginiamo a 5 Volt - in uscita dal EF400 verrà poi trattato dall'amplificatore e il livello del segnale in uscita verso le cuffie, regolato dall'attenuatore dell'amplificatore STAX. Se si volessero collegare dei monitor amplificati, cosa possibile ma scomoda, sarà necessario regolare il volume direttamente dai monitor (che normalmente hanno la manopola dietro, impossibile da raggiungere e da vedere ...). Anticipavamo che nel frattempo i moduli HYMALAYA sono stati aggiornati e ne esistono di due nuove versioni che equipaggiano i nuovi DAC che intanto sono stati presentati da HIFIMAN. Come segno di attenzione per i propri clienti, però, per l'EF400 è stato avviato un programma di aggiornamento che permette di sostituire i due convertitori originali con due delle nuove serie. i due nuovi moduli, denominati PRO e disponibili in due diverse versioni, vengono descritti da HIFIMAN come superiori ai leggendari PCM1704 sia in termini di rapporto segnale/disturbo che di distorsione. Probabilmente anche di musicalità, visto il tempo che è passato. E non potrebbe essere altrimenti. Il programma di aggiornamento : promette un notevole incremento di prestazioni in termini sonori. Con un miglioramento "drammatico" dell'esperienza di ascolto. Probabilmente - maligniamo noi - supereranno anche l'unico difetto che abbiamo riscontrato in questo DAC e di cui parleremo nella sezione di ascolto. Legato forse alla potenza degli FPGA di controllo installati nei moduli (nostra ipotesi). *** Bene, lo abbiamo visto, lo abbiamo pesato, lo abbiamo aperto. Sappiamo che offre fino a 4.4 watt di potenza sulle cuffie nelle uscite bilanciate e che ha un selettore per elevare eventualmente il guadagno di uscita. Anticipo che qui io l'ho usato esclusivamente in NOS, trovando la modalità senza oversampling la più dinamica e dettagliata. Mentre con le cuffie che ci sono in casa, non è stato necessario usare il Gain più elevato, anche qui per conservare una buona riserva dinamica. Per di più, il volume non è mai andato oltre un quarto o poco di più. Segno che la potenza c'è se le cuffie non sono di quelle impossibili. E il suono ? Sul principio suonava secco ed asciutto. Dopo due settimane in cui l'ho tenuto costantemente acceso - cosa segnalata dal led anteriore (unica spia che denota l'attività della macchina) e dal teporino a cui si porta il DAC mentre lavora, si è sciolto. E di molto, diventando dolce e pulito. La stessa identica esperienza che ho riscontrato con le DEVA PRO che all'inizio erano inascoltabili e poi nel tempo sono diventate di un chiaro e di un suadente inaspettato, quasi fossero delle ammiraglie. Segno che anche le resistenze e gli FPGA hanno un'anima e che si deve rodare per diventare ascoltabile. Consiglio - anche se l'EF400 non è un classe A - di accenderlo un pò prima di usarlo. Oppure di lasciarlo sempre acceso, tanto consuma poco. Vi ripagherà in classe e calore. Intanto che scrivo sono tornato sull'uscita cuffie dell'EF400 cui ho collegato - in bilanciato le Edition XS. Devo anticipare che gli abbinamenti non sono banali con questo amplificatore. Ho trovato non piacevolissime le Ananda Nano, per esempio, mentre splendide e calde le Sundara Closed Back. Divine, le Audivina, magistrali le Arya Organic. Ma adesso le Edition XS mi stanno piacendo ancora di più (Beethoven, 9a sinfonia, Danish National diretta da Adam Fischer). Naturalmente qui saranno i vostri gusti e le vostre orecchie a guidarvi. Ma con gli Audio-gd le Ananda mi piacciono di più delle Edition XS, qui è il contrario. *** Alcuni disco ascoltati Beethoven i concerti per pianoforte e orchestra. Giovanni Bellucci Suono del pianoforte chiaro e perfettamente posizionato su un'orchestra "leggera" ma ben dimensionata Temptation, Chantal Chamberland Bel basso profondo ma veloce, pelli frizzanti, voce suadente e caldissima di Chantal. Hadewych Van Gent, violoncello, nella sonata per viola di Rebecca Clarke alzo appena il volume perché me lo chiede la musica. Il cello è roco ma esteso fin al suo registro più acuto. Il pianoforte è in secondo piano, basso, come se stessimo seduti tra il pubblico e non sul palco. Bach, Magnificat, Rias Kammerchor Berlin e Akademie fur Alte Musik Berlin Ascolto biased perché si tratta di una delle mie composizioni preferite. L'equilibrio tra le parti è eccellente, senza che nulla turbi l'ascolto. Musica barocca dal vivo, come essere in chiesa durante l'esecuzione, nelle panche di sinistra, in quinta o sesta fila. Art+Pepper + Eleven, 1960, 192/24 classico delle mie sessioni di test, qui sono passato alle HIFIMAN Audivina, prima avevo le Edition XS. Elevata dinamica, il sax è li da qualche parte sulla sinistra ma rivolto verso destra, quando aumenta il volume si incrementa lo spazio che occupa lo strumento. Le cornette e le trombe stanno dietro Art mentre i tromboni sono a destra. Con le percussioni ovunque. Prestazione eccellente, giusto un filo monitor ma che mi convince, perché continuerei ad ascoltare il disco anziché scrivere. Mi fermo qui, era giusto per confermare l'impressione di avere un eccellente front-end al servizio di cuffie che conosco benissimo e di cui mi fido. Sinceramente io non so cosa vogliano espressioni "nero come le pece" che scrivono certi recensori. Se si riferiscono al "silenzio di fondo", credo che non esista oppure se c'è, viene creato ad arte da certi chip. Qui abbiamo un suono complessivamente da giradischi con una bella testina MC. Ma perfetto in ogni dettaglio. Davvero, non scherzo, non saprei cosa dirvi se non ne foste soddisfatti. Adesso provo ad ascoltare le Audivina con l'Audio-gd R27HE. Ok, ok, non parlo più. Non c'è confronto. Ma qui sono passato da un front-end da 3 chili e 400 euro ad uno di 29 chili e quasi 5.000 euro (ho l'interfaccia digitale in mezzo; tutto con rigenerazione di corrente). Ma, se voi non avete cuffie Top of The Line e avete un budget contenuto, sinceramente non saprei di cosa potreste lagnarvi ... di questo HIFIMAN EF400. CONCLUSIONI Pro: piccolo, compatto, ma rassicurante nella sua costruzione tradizionalmente da tavolo (devo ammettere che i nuovi modelli a sviluppo verticale non mi fanno impazzire !) realmente bilanciato suono naturale come norma per i convertitori R2R nessuna gamma in evidenza, dopo un rodaggio nemmeno troppo lungo ed avendo l'accortezza di lasciarlo scaldare prima di usarlo (o tenerlo sempre acceso) la prestazione è degna di un alto di gamma, sarà veramente difficile se non passate giornate intere ad ascoltare musica dire che potreste desiderare di meglio (ma si, sappiamo che gli appassionati sono incontentabili ed è per questo che esistono macchine di costo superiore) anche se i moduli R2R integrati sono superati dai modelli successivi, HIFIMAN ha avviato una campagna di upgrade (a pagamento) che sembra conveniente uscito a circa € 700 adesso è scontato e non è difficile trovarlo per poco più della metà : a questo prezzo è un affarone ! Contro: nell'ascolto si avvertono talvolta nei passaggi di traccia o di livello degli scrocchi che ricordano quelli dei vinili. Probabilmente un limite nel regolare livelli di segnale molto diversi. A me non da alcun fastidio ma per qualche purista potrebbe essere un problema le uscite di linea non sono controllate dall'attenuatore, sono fisse, quindi ogni dispositivo connesso suonerà al massimo se non ha un suo attenuatore l'unica entrata disponibile è quella USB. E' un precisa scelta di progetto ma a qualcuno potrebbe non bastare non c'è un display che dia le indicazioni minime di funzionamento, tipo la frequenza di campionamento del segnale o altro. L'impostazione è minimal da curare l'abbinamento con le singole cuffie, io ho trovato che per alcune il suono è eccezionalmente chiaro e piacevole, per altre "quasi" detestabile, anche se tutte HIFIMAN. Insomma, bello, ben fatto, solido, be n costruito, con un aspetto premium eppure piuttosto economico. Completo per quanto riguarda la prestazione sonora ma minimal nell'approccio - sia delle entrate che delle uscite - e nelle funzioni. Ma quello che promette lo fa : fa suonare bene le cuffie e converte il segnale digitale in un analogico ... veramente tale ! A differenza di tanti suoi colleghi Sigma-Delta fatti con lo stampino il cui suono sembra la fotocopia dell'originale. Ovviamente non si pretenderà la luna. Per quella ci sono front-end di livello adeguato alle aspettative di tutti. Ideale l'abbinamento con HIFIMAN Edition XS per chi ama la musica classica, Sundara Closed Back per chi invece preferisce jazz o musica moderna. *** Nota per gli utenti Windows. Il DAC non viene visto dal sistema se non installate prima i driver scaricabili dal sito ufficiale. operazione che porta via due minuti e poi non si deve fare più nulla. Il driver viene visto da Audirvana e dal lettore Qobuz ed è stabilissimo.
  11. Abbiamo anticipato nella carrellata sui 50mm disponibili per Nikon Z che avremmo fatto un approfondimento tra i due 50/1.8 e 50/1.4, quelli che potrebbero far nascere qualche perplessità in caso di nuovo acquisto, essendo molto diversi per destinazione e capacità, i restanti due 50/1.2 e 50/2.8 MC. Questo - al di la del titolo ad effetto - non sarà un confronto scientifico ma un discorso fotografico. Che non può che partire dalle fotografie riprese dal vero con i due obiettivi. Ma prima rivediamoli bene insieme e da vicino. Simili nelle dimensioni e nella fattura, condividono più cose di quanto sembri. Dimensioni, diametri, pesi sono poco differenti come il passo filtri, identico i paraluce sono molto simili ma di differente modello. Quello del 50/1.4 è lo stesso di quello del recente 35/1.4. Sul paraluce del 50/1.8 S c'è scritto su quale obiettivo va montato. Mentre sul 50/1.4 stesso c'è in dettaglio l'indicazione del suo paraluce andando alle specifiche il diaframma è a 9 lamelle per ognuno, il 50/1.4 mette a fuoco da tre centimetri più vicino, il peso differisce di 5 grammi, la lunghezza è uguale, il diametro 1.5 mm inferiore nel più luminoso. Abbiamo già visto i grafici MTF che al di là delle differenti aperture a cui sono stati costruiti, già ci dicono molto. E le osservazioni confermeranno nei fatti le previsioni. Lo schema ottico è molto diverso. Sono due obiettivi nella realtà differenti che nascono per assolvere compiti diversi e con compromessi produttivi e di scelta dei materiali che sono figli del progetto. La rinuncia all'ipercorrezione ottica dei Nikkor Z di serie S (costituita qui nel 50/1.8 S da due lenti ED e due asferiche contro una sola asferica e posta prima dei due gruppi finali nel 50/1.4) ha permesso di guadagnare quei due terzi di stop di luminosità massima senza modificare dimensioni e peso. Anzi, facendo risparmiare qualche cosa (complice la produzione di massa in Cina) in termini di costo di acquisto. Visto il quadro generale, andiamo agli scatti che vi preghiamo di accogliere con indulgenza. Non è questo un campo in cui ci piace indugiare e non vorremmo passare per asseveranti. I nostri giudizi sono qui posti per indirizzare le vostre osservazioni. Poi ognuno si farà la propria opinione personale come è giusto che sia. Suggeriamo di guardare a monitor le immagini che seguono ingrandendole. Sono screenshot in formato 4K direttamente da Lightroom; osservarle su cellulare ci sembrerebbe una pura perdita di tempo cominciamo con l'aberrazione cromatica assiale o sferocromatismo, la cosa più semplice da osservare. Nonostante la correzione automatica e comunque a mente la differente apertura, è evidente quanto sia più corretto il 50/1.8 S. Il difetto è ancora presente ma decisamente meno invadente che nel 50/1.4. La stessa cosa si potrà osservare a livello di aberrazione cromatica laterale nelle fotografie nelle zone a forte mutazione di luminosità. Ma è già presente qui se osserviamo, in verticale, la costina nera alla destra del righello. Qui non abbiamo pareti di mattoni ma non ci mancano altre possibilità di riferimento innanzitutto annotiamo come l'immagine ripresa dal 50/1.4 a parità di punto di ripresa e di fotocamera, sia leggerissimamente più ampia. In effetti i due obiettivi non hanno la stessa focale ma questa differisce di qualche cosa. Apparentemente il 50/1.8 S sembra nella realtà un "52mm" o qualche cosa del genere. Vediamo la vignettatura in queste due immagini, nonostante sia attiva la correzione automatica. L'abbiamo esagerata in questo confronto la differenza non è esagerata ma la parte nera degli angoli nel 50/1.4 è molto più immanente. Questo chiaramente si riflette nella qualità dell'immagine ai bordi e agli angoli. qui vediamo il centro immagine ed abbiamo la conferma di come i due frammenti - stesso ingrandimento - non siano sovrapponibili. La nitidezza è buona in entrambe le due foto ma quella del 50/1.8 S è percettibilmente appena migliore. diversamente dall'angolo destro in alto, dove la nitidezza del 50/1.4 cala in modo più evidente. Anche qui notiamo come il campo di ripresa del 50/1.4 sia più ampio con più dettagli presenti dell'altro. Sono osservazione che trovano conferma anche in altre situazioni, come questa, in interni a 3200 ISO e in luce artificiale. se guardate il quadro a destra, manca una sottile fettina che invece è presente nella foto si sinistra. l'oggetto a fuoco qui viene reso in modo abbastanza simile a distanza ravvicinata lo sfuocato alla sua sinistra a fuoco su un soggetto all'estremità sinistra e un dettaglio di una scritta in campo medio. Il dettaglio dei caratteri nella foto del 50/1.8 S è percettibilmente migliore. Ma in generale ci sembrano diversi proprio il modo di rendere le immagini mentre sfuocano chiaramente chiudendo i diaframmi le cose si assimileranno, per quanto possibile. Ma chi compra un luminoso lo fa nella pretesa di usarlo a tutta apertura. Altrimenti ci sono gli zoom, no ? In esterni noi continuiamo a percepire maggiore nitidezza in campo vicino nel 50/1.8 ma è nello sfuocato che le cose cambiano guardate tutti i punti luce come sono differenti, sia per dimensione che per sovrapposizione. Sembra due scene diverse eppure sono riprese a pochi secondi di distanza e con cielo limpido. due video per mostrare l'autofocus in azione Nikkor Z 50/1.4 Z63_6523.MP4 Nikkor Z 50/1.8 S Z63_6522.MP4 Nikkor Z 50/1.4 Z63_6530.MP4 Nikkor Z 50/1.8 S Z63_6531.MP4 Bene, pensiamo di aver messo abbastanza immagini di confronto, potremmo continuare (coma, notturno, flare, riflessi in controluce) ma forse apparirebbe stucchevole. Almeno per noi che abbiamo già un quadro complessivo sufficiente del carattere dei due obiettivi. CONCLUSIONI Simili nelle dimensioni e nel peso, ci sembra che nascano da matite diverse e con diversi fotografi in mente. Clinico e preciso - nel quadro di un obiettivo compatto e di costo accettabile, per avere di meglio c'è sempre il 50/1.2 S - il 50/1.8 S mostra migliore nitidezza sempre, maggiore tenuta ai riflessi, migliore gestione della vignettatura, aberrazione cromatica "quasi" trascurabile. E' leggerissimente più teleobiettivo dell'altro e mette a fuoco da qualche cm di distanza in più. Più gentile col soggetto e con una resa dei punti luce nello sfuocato "magica" rispetto a quella un pò geometrica del 50/1.8 S, mostra invece la corda per le altre qualità, il nuovo 50/1.4. Che nell'uso nel ritratto ci ha ispirato di più, permettendoci foto interessanti sul piano artistico senza aver dovuto scomodare il galattico 50/1.2 S. In termini di nitidezza, anche se prende la paga dagli altri Nikkor Z da 50mm, il 50/1.4 è comunque grandemente meglio dei vecchi Nikkor F che a tutta apertura erano inutilizzabili. In sintesi, per fotografia generale, riprese che richiedono qualità e precisione, riproduzioni in poca luce, fotografia ravvicinata, per magnificare le qualità di Z7/Z8/Z9, sceglieremmo il 50/1.8 S. Per fotografia artistica, ritratto, fotografia di strada e "pittorica", poca luce disponibile, invece preferiremmo, come preferiamo, ogni giorno il 50/1.4 Che in più offre l'impagabile qualità di concedere uno 0,66 EV di luce in più, gratis, senza dover aumentare l'amplificazione della fotocamera. Risparmiando qualche euro.
  12. Generalmente uso obiettivi Nikkor Z sulla Zf. Magari non proprio quelli più enormi, se possibile i suoi due Special Edition e qualcuno di quelli più compatti. Oppure il Viltrox 20/2.8. Ma la Zf si accoppia esteticamente meglio con obiettivi più eleganti se non proprio d'epoca. Il guaio è che quelli con attacco Z sono pochi e costosissimi. Impensabile per me acquistarli solo per l'estetica (penso, ad esempio, agli ultimi Voigtlander). Ecco che mi viene in aiuto un cinese che ho in casa, che pur con attacco Leica M ha in dotazione un adattatore che non è un pugno in un occhio come il Nikon FTZ o i tanti cinesi K&F. Il TTArtisan è discreto ed ha un bel profilo conico che si accoppia con l'obiettivo dello stesso marchio, il 50/0.95 concepito come alternativa economica (seppur con prestazioni molto lontane) al Noctilux di Leica. Intendiamoci bene : con il Noct Nikkor Z 58/0.95 non ha alcuna attinenza ... é tutto metallo e vetro, lega leggera, alluminio e ottone. Niente plastica. La sensazione tattile è sontuosa, la presa in mano solida, l'impressione ricorda più quella di essere in presenza di una Lagonda V12 anziché un obiettivo dei nostri tempi. Come vorremmo che fossero gli obiettivi pensati per la Nikon Zf. A parte una distanza minima di messa a fuoco un pò esagerata per un "normale" (70 cm !) e più vicina a quella di un 85mm, risulta anche divertente da utilizzare, quando ci si vuole divertire a fotografare per svago. ha il grande pregio di "vederci" letteralmente "al buio" e di poter scattare proprio con un filo di luce o in penombra. E con lo stabilizzatore della Zf (qui tarato per un 50/1.2) ci va a nozze per non dimenticare tutte le facilitazioni alla messa a fuoco manuale uniche della Nikon Zf. Infine, l'anello di messa a fuoco è molto solido e la corsa adeguata, permettono di riuscire a fare cose difficili anche con una profondità di campo così ridotta. Qui è usato esclusivamente ad f/0.95 come è prescritto nel contratto di vendita originale quindi posso mettere a fuoco sull'occhio vigile di quel pelandrone di George oppure di Isabella, quando passa a reclamare la pappa nella realtà i difetti ottici sono molti ma non tanto da rendere nulla la "magia" del campo di smaterializzazione indotto da quell'apertura ridottissima. E non ritenendo opportuno l'acquisto della meraviglie delle meraviglie Nikkor Z (non comprerei il 58/0.95 nemmeno fosse ad un quarto del prezzo di listino), mi basta così
  13. Chi segue queste piccole recensioni, sa che tra le HIFIMAN planari tradizionali a diaframma ovale, le mie preferite sono le Arya, anche più delle HE1000. Per quella naturalezza "umana" che hanno, pur nella chiarezza proverbiale di questo genere di cuffie ma senza gli eccessi pirotecnici della serie superiore. Le ho da anni e mi sono abituato al loro suono. L'unico difetto che ho riscontrato è una certa scarsa tenuta dei materiali usati (ho dovuto sostituire i cuscinetti perché il rivestimento si è letteralmente sbriciolato; la banda superiore è usurata; in qualche momento anche una delle due prese di segnale traballa. Insomma, non una grande resa per la somma spesa ...). Ma in quanto a piacevolezza del suono, solo le Jade II - e solo sul medio-alto - le superano, per i miei gusti. Tanto che non ho avuto grande curiosità di provare il modello aggiornato con i diaframmi alleggeriti e i magneti stealth. Invece ho avuto la possibilità, grazie ad HIFIMAN Europe che ringrazio per la grande cortesia, di usare per due mese il nuovo modello Organic. Che si caratterizza per la banda attorno ai padiglioni che ricorda il legno naturale. E per tante altre caratteristiche che adesso vedremo. Unboxing e descrizione la scatola è quella dell'ultima serie, molto economica. specifiche esibite nello sticker sulla scatola : nuovi diaframmi ultrasottili e magneti "invisibili" riportate anche sul retro della scatola Per fortuna HIFIMAN adesso si è standardizzata sugli spinotti da 3.5mm. In questo modo i cavi sono tutti intercambiabili. la dotazione è inesistente. E devo dire che per cuffie di questa fascia di prezzo trovare solo un cavetto single-ended economico è una delusione. Ma HIFIMAN sa che noi appassionati siamo ben forniti di cavi buoni. E devo ammettere che i cavi bilanciati che ci sono in dotazione negli altri modelli non mi fanno impazzire, quindi va bene così. Anche se si deve mettere in conto di spendere un altro paio di centinaia di euri per un cavo adeguato alla classe di queste cuffie. Io qui ho alternato il cavo artigianale "inglese" fattomi su misura per le mie Arya e il cavo crystal di HIFIMAN acquistato da Playstereo.com liberati dalla scatola ecco le cuffie nella doppia tonalità, nero opaco e legno tipo ciliegio. l'estetica a me sembra accattivante, giusto un filo meno austera di quella delle mie Arya originali ma non tanto più vistosa come altri modelli color panna e tabacco ... noto subito che i nuovi cuscinetti sono nettamente meglio di quelli della prima serie. A prima vista sono rassicuranti. Indossati sono comodissimi. La fascia "in legno" sembra semplice vinile. L'archetto e la banda sono identiche a quelli della prima serie. Arya Organic dettaglio dell'armatura esterna, la grigia di protezione è molto robusta, si intravvede il diaframma che ha un colore che tende al verde. ancora un dettaglio della texture similpelle dei cuscinetti, proprio belli. l'interno, anche qui dietro al tessuto protettivo, si vede l'armatura metallica a protezione del diaframma, leggerissimo ed altrettanto fragile. Il meccanismo di movimento è totale a tutto vantaggio della comodità nell'indossare. E' un dettaglio a cui si presta poca attenzione sulle prime, concentrati sulla qualità del suono. Ma sulle lunghe la differenza tra cuffie diverse sta anche nella loro indossabilità a lungo termine. l'interno dell'archetto con le tacche di blocco e l'indicazione del canale Right. Si nota anche lo snodo che libera il movimento del padiglione. Specifiche e risposta in frequenza riprendo la pagina prodotto del mio fornitore abituale Playstereo.com che riporta anche il prezzo al pubblico di 1.449 euro con IVA in Italia. risposta in frequenza delle Arya Organic misurata con miniDSP Hears a confronto con le Arya V1 qui allineate per azzerare la differenza di sensibilità. Ripeto sempre di non innamorarsi troppo della risposta delle cuffie che nel tempo tende a modificarsi. Certe asperità si smussano e certe altre si incrementano mano a mano che il diaframma matura con l'uso. Qui però possiamo annotare immediatamente due cose. Le Arya Organic hanno realmente una sensibilità superiore a parità di regolazione del volume. Merito dei nuovi magneti e dell'impedenza dimezzata di 16 Ohm. La differenza è netta e si nota in caso di commutazione "al volo" tra i due modelli : è necessario allineare il volume. E poi una impostazioni diversa sulla gamma media. Questa è effetto dell'invecchiamento delle mie Arya perché all'inizio il medio non era così lineare. Comunque ci sono 4-5 dB di differenza nella gamma critica che va da 1.000 ai 2000 Hz. E' una gamma in cui ci sta la voce umana, specie quella femminile, e il violino. E poi le Arya Organic hanno acuti più frizzanti e un corpo più rotondo sul medio-basso. Segue con le impressioni di ascolto e le differenze con il modello precedente Le Arya Stealth pesano 440 g, però la pressione è perfettamente distribuita, i padiglioni sono morbidi e perfettamente sigillanti (pelle e poliestere, non in velluto); la forma asimmetrica dei padiglioni auricolari, rende l'utilizzo di queste cuffie una vera gioia. Anche per lunghe o lunghissime sessioni di ascolto. L'aspetto, come detto, non ha nulla di nuovo rispetto ai modelli precedenti, a parte il finto legno. Insomma, una sensazione rassicurante. Nell'ascolto, confermano l'impostazione tipica di questo modello. Musicale, pulito, trasparente. Il basso ha un buon corpo e una completa estensione, ma è leggero, tipicamente planare. Nitide e risolute, perfette per la musica da camera, il violino, la voce femminile. Sicuramente il medio e il medio alto sono avanti, mentre il basso è indietro anche se c'è ed è profondo. Ma, appunto, è leggero. Ma c'è più energia e meno secchezza rispetto all'assoluta neutralità del suono delle prime Arya. Gli alti e gli altissimi sono frizzanti. Non esagerati come quelli delle HE1000 ma sono certamente molto evidenti. Con il rodaggio un pò questa cosa si stempera. Ho l'esperienza delle prime Arya e sono sicuro che tra un anno le mie sensazioni saranno differenti. Insomma, al momento non sono certamente morbidi gli alti di queste cuffie (per niente !) ma non sono nemmeno aggressivi. L'impressione complessiva è di un ascolto in primissimo piano, dalla prima fila della platea, potendo quasi toccare il primo violino. C'è un dettaglio elevatissimo - caratteristica primaria di queste cuffie - con una resa che nell'insieme beneficia di un basso corposo e di un estremo acuto rifinitissimo. Il medio è un pò colorato - in senso positivo - e questo finisce col caratterizzare le voci. Il palcoscenico è buono ma comunque suonano in testa, proprio per questo iperdettaglio e questa nitidezza esasperata. Probabilmente è il compromesso scelto, per mantenerle nella tradizione di questo modello. Per allargare la scena e dare più profondità probabilmente si sarebbe dovuto scegliere di allontanare gli strumenti e perdere così tutti questi dettagli. Se il master è eccellente, non si perde una nota. In questo momento sto ascoltando Janine Jansen nel primo di Prokofiev e la sento qui nella mia testa ! Ma è impossibile perdersi una nota, uno squillo, una acciaccatura. Nonostante la sensibilità sia molto alta, tendo a tenere il volume alto. Magdalena Kozena ha registrato un disco molto intimo di canzoni slave con il marito Sir Simon alla testa della Czech. La sua voce in genere un pò critica qui è morbida e naturale ma un pò esile. Anche il violoncello della Kobekina suona in avanti, bello insieme alle nacchere. Del pianoforte (in questo caso il duo Trifonov + Babayan) si sente letteralmente ogni corda. Ma è un suono leggero, cantato, musicale. Le mani di Lugansky che articola la marcia funebre di Sigfrido ci sono tutte, e in primo piano. Andando a generi moderni, Amelia, con Joni MItchell accompagnata da Herbie Hancock è di rara bellezza e conferma la musicalità di queste cuffie. Anche il jazz svedese che sto ascoltando mentre faccio questi test di cuffie si conferma interessante, anche se l'estremo basso - estesissimo - è meno coinvolgente che con le HIFIMAN chiuse. Nel confronto con le Arya V1 che vi risparmio nel dettaglio, io trovo che le Organic siano complessivamente più musicali, più emozionanti, più coinvolgenti. Dove le V1 sono più neutrali, più terse, più radiografanti ma meno dettagliate e ipernitide. Con le Organic l'ascolto diventa un viaggio tra sonorità ricche e interessanti. Rendendo le V1 in un certo qual modo più "noioso", meno accattivanti. Ma più accurate nell'immagine complessiva. In sintesi, strumenti di indagine le Organic, musicalmente meno frizzanti ma più naturali e rilassanti le Arya. Che poi è l'impressione che ho in tutti i confronti con i modelli più recenti. Come se in HIFIMAN avessero voluto aggiungere un pò di pepe ad una prestazione che è eccellente ma a tratti monotona. Continuo a pensare che le Arya, in generale, non sia adatte al rock più energetico. Non perché non ne valorizzino il contenuto, al contrario. Ma l'analiticità e la trasparenza elevata portano a sottovalutare di molto l'impatto che si stempera di fronte a tutto quel dettaglio strumentale con tutto davanti e in primo piano. Ascoltare il rock o l'heavy in mezzo ai musicisti ? Grazie, no, meglio stare in mezzo al Takacs Quartet che accenna Schubert con il suo suono particolare. Quindi, concludendo ? Sono sempre le Arya, queste Organic. Non so dire se mi piacciano di più delle V1, a tratti si, perché sono più coinvolgenti senza usare trucchi speciali. Il basso è più pieno, potente e profondo, aiutato particolarmente da un medio-basso più dinamico. La sensibilità superiore aiuta certamente. Il senso di leggerezza dei nuovi diaframmi si sente tutto. La differenza di dettaglio è tutta a favore delle Organic che somigliano in questo alle HE1000 SE. Ma le Arya V1 restano naturali come delle elettrostatiche e per questo le amerò sempre. Comunque sia, promosse ad ammiraglie di casa, queste Organic, con l'unico caveat dato dalla scarsa dotazione per cuffie che costano una cifra iperbolica (€1449 non sono noccioline) senza un cavo bilanciato anche basico. Serve un front-end elevato per godersele, forse sarebbero aiutate da un DAC Sigma-Delta, non ho provato. Lo farò. Con i miei diffusori planari ho definitivamente reintegrato il vecchio ES9018 dell'Audio-GD NFB 7. Ma il dettaglio e l'analiticità di queste cuffie al medio e all'alta richiedono la chiarezza e la trasparenza di un R2R. E purtroppo non c'è compromesso possibile al riguardo. Giudizio complessivo PRO: simile nell'aspetto alle Arya precedenti, tranne la banda in simil-legno costruttivamente alcuni particolari sembrano di qualità nettamente superiore a quelli delle Arya V1 impedenza dimezzata a 16 Ohm e sensibilità conseguentemente aumentata in teoria si possono pilotare "con un filo di gas" e con qualsiasi dispositivo; io però raccomando di avere il miglior front-end a disposizione (DAC+AMPLI+SORGENTE) e con una buona riserva di potenza più coinvolgenti ed emozionanti delle Arya V1, sia per intonazione che per effetto del nuovo diaframma e dei magneti stealth. il suono sembra una sintesi tra le Arya e le HE1000 buona in tutte le caratteristiche, suono naturale con solo il medio un pò colorato; assenza di distorsione; dettaglio molto elevato ma non iperanalitico; palcoscenico abbastanza ampio comode come un guanto alle orecchie e in testa CONTRO: un pò meno naturali e rilassanti rispetto alle Arya V1 che però al confronto alla lunga sembrano "noiose" basso profondo e più potente di quello delle Arya V1 ma sempre con una risposta da planare necessitano di un front-end adeguato; non sono cuffie da telefonino o da DAP in single end per un apparecchio da €1500 la dotazione è insufficiente; un cavo bilanciato è d'obbligo tenuta del materiale da verificare nel tempo (non è mai stato un fiore all'occhiello di HIFIMAN) Impianto usato per la prova : integrato Audio-GD R27 HE, alimentato via USB da un mini pc su cui gira Audrivana come player cavo crystal HIFIMAN confronto HIFIMAN Arya V1 con cavo artigianale inglese dischi ascoltati :
  14. In questo articolo vorremmo riepilogare le caratteristiche dei 50mm disponibili per il sistema Nikon Z (escludiamo il 58/0.95 che riteniamo - a ragione - di un'altra categoria) Abbiamo peraltro la fortuna di averli tutti e quattro in casa e quindi li possiamo esibire in questa foto di gruppo. abbiamo messo vicini i due più luminosi che secondo noi hanno prerogative che idealmente li avvicinano, mentre il macro e il 50/1.8 S sono più consanguinei, nonostante siano pensati per scopi differenti. In questo specchietto abbiamo il riepilogo delle caratteristiche principali. Ovviamente sono tutti autofocus (un motore solo) ed hanno diaframma elettromagnetico. L'anello di messa a fuoco manuale è azionato virtualmente, cioé via anello a movimento continuo che simula l'azione ma senza realmente insistere sulla meccanica che è invece elettroattuata. viste le caratteristiche, di seguito invece abbiamo messo gli schemi ottici e i grafici MTF. Vanno confrontati cum grano salis, in quanto sono presi a diaframmi con apertura molto diversa. Ma già così ci dicono moltissimo delle loro caratteristiche che poi, effettivamente, si ritrovano nell'uso. Ma prestate un attimo attenzione. Perché guardando questi MTF e dimenticandoci della nostra storia, si potrebbe essere autorizzati a dire che il nuovo 50/1.4 sia un schifezza. E invece sono gli altri Nikkor Z che sono eccezionali. Date solo un'occhiata al grafico del vecchio 50/1.4G, 8 lenti in 7 gruppi : e immaginatelo montato su una Z8 o una Z7 ... Qualche parola che giunge dall'esperienza che abbiamo avuto usando questi obiettivi per completare il quadro ? Ecco qua. Nikkor Z 50mm f/1.2 S PRO: Sfuocato sensazionale Nitido quando serve Costruzione inappuntabile Ottime prestazioni generali CONTRO: Enorme. Enorme. Enorme. Pesante quasi quanto un 70-200/2.8 Molto costoso Irrazionale Nikkor Z 50mm f/1.8 S PRO: Nitido e con caratteristiche ottiche sostanzialmente impeccabili Silenzioso e ben costruito Sfuocato di categoria superiore CONTRO: Né così piccolo né così compatto (e anche discretamente pesante) Costoso rispetto alle precedenti generazioni (ma prezzo secondo noi giustificato) Nikkor Z MC 50mm f/2.8 PRO : ottime prestazioni ottiche, obiettivo corretto che non richiede alcun intervento in postproduzione brillante, colori vivaci, facile da usare compatto, tutto sommato bello da vedere, leggero eclissa totalmente il vecchio 60/2.8G : l'upgrade è da fare senza nemmeno pensarci CONTRO : soluzioni ingegneristiche strampalate (il cuore dell'obiettivo che esce, il paraluce ridicolo, il passo filtri fuori epoca) costoso in relazione al 105/2.8 che in confronto sembra "regalato" Nikkor Z 50mm f/1.4 PRO: ricorda per le sue caratteristiche di resa fotografica i vecchi 50mm f/1.4 manual focus ma con prestazioni ottiche allineate ai giorni nostri estremamente luminoso Sfuocato eccellente a condizione che si scelga bene lo sfondo; è soprattutto lo sfuocato sul soggetto che si giova delle sue qualità Obiettivo "umanista" un classico moderno, perfetto per cerimonia, ritratto e quando c'è poca luce o si vuole più gentilezza sul soggetto rispetto a quanto fanno tutti gli obiettivi moderni CONTRO: Soluzioni di compromesso per contenerne costo e ingombro/peso hanno impedito di correggere a fondo i difetti ottici rispetto agli altri 50mm Manca del trattamento antiriflesso e questo si nota nei controluce o quando si presentano bagliori a distanze estremamente ravvicinate si comporta come i vecchi superluminosi (prestazione onirica ma mediocre) E quindi ? Qual'è quello da avere ? Ma è evidente, tutti e quattro ! Se potete ... Potete escludere il micro se non fate macro ed avete bisogno di fotografare a diaframmi molto aperti. Dove effettivamente farà la differenza il piccolissimo 50/2. 8 MC ? A distanze ravvicinate e chiudendo ad f/8, in studio o all'aperto. Con un pò di aiuto di luce artificiale. Altrimenti è inutile. Impietoso sulle persone ... Per gli altri tre, il 50/1.8 S è un obiettivo che va bene per tutto, adatto al perfezionista che vuole immagini corrette sin dall'origine e non fotografa sempre in condizioni di luci al limite. Il 50/1.2 S è il sostituto autofocus del 58/0.95 che resta confinato in una categoria dove si confrontano gli dei di Olimpo e Valhalla e richiede capacità non comuni anche al fotografo. La versione 1.2 porta in dote l'autofocus e caratteristiche eccezionali. Se solo fosse un 58mm sarebbe fantastico e non si porrebbero certi dubbi. Però è oggettivamente un pachiderma che non ha eguali in nessun marchio. Qui Nikon voleva un 50mm finalmente senza compromessi. Quanto averlo e usarlo sia razionale lo lasciamo stabilire a voi. Ma se per lo più fotografate dove la luce "appena disponibile" è un elemento concreto che compone le vostre fotografie, allora non vi pentirete mai dei quasi 3000 euro che costa. Resta il nuovo arrivato, il 50/1.4 senza la S. Che non è il più corretto ma comunque è meglio di ogni altro 50/1.4 della storia Nikon. Non è il 50/1.2 ma gli si avvicina per luminosità e sfuocato. A condizione che impariate a conoscerne i limiti che vengono fuori quando la luce non è del tutto addomesticata. Però in fondo è quello che costa meno e sembra pensato apposta per la Zf, ricordando (in meglio) il carattere dei vecchi 50/1.4, ripreso appena dal 40/2 SE che però gli è nettamente inferiore. E per chi fotografa le persone, per noi, è quello da avere. Naturalmente abbiamo semplificato più che altro a beneficio di chi voglia farsi un'idea propria, avendo di fronte tutte le informazioni disponibili. Poi non c'è che da provarli. Per fotografare, non per fare test, che avevate capito ? 50mm è l'obiettivo con cui una volta si imparava a fotografare, fotografando qualsiasi cosa.
  15. Abbiamo testato dovendo alla fine esprimere un giudizio negativo sul piano prestazionale, le prime schede con standard CF 4.0 qualche mese fa. Ne potete leggere -> QUI <- Singolarmente dopo i nostri test ProGrade ha declassato le prestazioni indicate in scrittura per quelle schede, mantenendole sul mercato a quel prezzo aggressivo. Ci incuriosiva però verificare anche da parte del nostro fornitore principale lo stato dell'arte del nuovo standard. Lexar ha presentato ad inizio anno al CES di Las Vegas la sua nuova linea ma l'ha realmente immessa sul mercato solo adesso. Abbiamo approfittato della prima offerta su Amazon di un venditore di Hong Kong per comprarne un esemplare da 1 TB. Si tratta di una scheda della linea Silver. Sappiamo che Lexar propone le sue schede in tre linee differenti caratterizzate da prezzi e prestazioni calanti. Abbiamo le alto di gamma, le Diamond, poi le Gold e infine le Silver. Le Diamond sono quelle più veloci, le Gold quelle con i tagli più grandi, le Silver quelle a più buon mercato. L'operazione viene ripetuta anche con le schede CFexpress di tipo B in standard 4.0. Secondo la CFA, queste schede sono allineate al protocollo PCIExpress 4, potendo usare con due lane di comunicazione, una banda passante teorica massima fino a 4 Gigabyte al secondo. Il protocollo è stato annunciato solo a fine 2023. ProGrade è stata la prima a muoversi mentre Lexar ha solo annunciato la nuova generazione che giunge sul mercato adesso. Si tratta di potenzialità veramente elevate che difficilmente un fotografo potrà apprezzare concretamente nella realtà e che vanno più che altro incontro alle esigenze del video RAW ad altissime prestazioni, dove i flussi per i formati più densi, richiedono velocità di scrittura sostenuta minima di alto livello. La confezione è la solita sul retro riporta anche scritte in italiano, segno che è allineata alle esigenze del nostro mercato il marchio evidenzia la produzione a Taiwan. Longsys, la società che c'è dietro il marchio assicura che a prescindere dal luogo di produzione, i componenti sono suoi. Un segno ulteriore segno della vicinanza tra Cina e la provincia ribelle dove si producono il grosso dei microchip mondiali. la scheda è protetta dal solito blister e una volta liberata si differenzia dalle altre Silver solo per il fatto che reca la scritta 4 e velocità di scrittura e lettura più elevate del solito. Si tratta di velocità massime ("fino a") con un'indicazione di velocità di scrittura sostenuta massima di 2600 megabyte al secondo. Nel solito ambiente di test (una workstation che sfrutta porte USB-C in standard 4.0, lettore ProGrade dedicato alle CF 4.0 con cavetto USB-C 4.0 certificato) abbiamo riscontrato effettivamente velocità molto elevate non del tutto allineate ai valori dichiarati che restano probabilmente irraggiungibili in condizioni operative ma comunque, molto, molto elevate. Possiamo immaginare che le Diamond offrano prestazioni superiori. Ma non possiamo dire di quanto nella realtà. il test di BlackMagic mostra capacità di scrittura inferiori ma comunque adeguate a sopportare non il formato 8K RAW ma addirittura il 12K. In condizioni da fotografo comune, e pur a mente che le prestazioni possono variare per un milione di motivi diversi (stato del disco principale, stato del buffer, congestione della memoria etc.), abbiamo verificato che la copia di 100 gigabyte di RAW della Z8 avviene alle velocità maggiori che abbiamo riscontrato sinora Lettura scrittura con tempi di realizzo che si valutano in secondi, non minuti. Le temperature pur a fronte di centinaia di gigabyte di creazione file si mantengono entro livelli accettabili anche se al tatto abbiamo riscontrato la solita generazione di calore. L'inserimento della scheda nella nostra Z9 è avvenuta normalmente, mentre sulle prime è stato complicato estrarla. Forzando è uscita e poi non ci sono più stati problemi nel reintrodurla e nell'estrarla. Nell'uso pratico non abbiamo riscontrato problemi. La Z9 la vede perfettamente, non è necessario formattarla. E viene scritta regolarmente. Crediamo che questa scheda abbia prestazioni ampiamente superiori alle capacità delle Z9/Z8, che lo ricordiamo, sono state concepite per lo standard 2.0 ed utilizzano un solo canale di comunicazione. E' stato riportato che al CP+ di Yokohama, Lexar e ProGrade hanno anticipato di essere in contatto con Nikon per lo sviluppo del protocollo sulla prossima generazione di Z9 che ci attendiamo possa uscire sul mercato tra un anno o poco più. Probabilmente quella macchina - che porterà raffiche in RAW da 30 o 60 se non più fotogrammi al secondo, avrà anche formati video ancora più pressanti degli attuali. Per tacere delle esigenze delle RED DIGITAL della fascia più alta. Per cui pensiamo sia giudizioso considerare queste nuove schede come opportunità in prospettiva. Nel complesso non abbiamo nulla di negativo da segnalare su questa scheda che da oggi viene immessa nel normale ciclo produttivo insieme alle altre.
  16. €6099 (Z9), €4599 (Z8), €2999 (Z6 III). Si. è vero, noi non ci soffermiamo sui prezzi, suggeriamo SEMPRE di comprare ciò che serve, e se per comprare quello che serve, serve pagare qualcosina di più, piuttosto che comprare quello che non ci serve a meno, risparmiare, aspettare, e poi fare il passo giusto. Ma commercialmente la progressione inversa dei prezzi di Nikon ci suggerisce che qualche cosa si debba piazzare a circa 1500 euro sotto al prezzo della nuova Z6 III. Verso i 1499 euro. Questo qualcosa potrebbe essere una nuova Z5, modello di ingresso mirrorless Z in formato 36x24 che, diciamocelo, non ha avuto tutto sto gran successo. Per colpa del suo collocamento e del mancato sostegno di Nikon stessa che non ha alimentato (col prezzo) il suo successo. Ma anche delle tante (troppe ?) limitazioni intrinseche. A fare concorrenza interna alla Z5 ci sono le tante Z6 e Z6 II vendute sull'usato e scontate. Destinate ad aumentare nel breve e medio termine per effetto dell'ovvio processo di sostituzione del vecchio (Z6 e Z6 II) con il nuovo (Z6 III). Per questo crediamo sia difficile che Nikon tenti di bissare l'insuccesso della Z5 con un modello Z5 II (con che sensore ? con che processore ? troppo bella rischierebbe di minare il successo della Z6 III; troppo limitata di non vendere se non a prezzi marginale, obiettivo lontano dai target di bilancio di Nikon). Per questo e anche considerando che la Z50 oramai farà 5 anni suonati a fine 2024, crediamo che la prossima fermata del viaggio Z sarà una Z50 II. Che potrebbe anche chiamarsi Z70 se fosse quello che aspettiamo. Una replica della gloriosa Nikon D70, ovvero una Z6 III in formato 24x16mm. Per farla, l'ostacolo è uno solo : ci vuole un nuovo sensore, perché le aspettative sono alte - perché la gente cambi le sue Z50 e/o Z30 - e perché la concorrenza intanto è andata avanti, molto avanti [Canon e Fujifilm hanno macchine in formato APS-C che di fatto rivaleggiano con le full-frame sia per prestazioni che per gamma di prezzi] e perché presumibilmente, una macchina che deve stare sul mercato fino al 2030, non può impiegare un sensore del 2016 (quello della D500 appena aggiornato). Insomma, secondo noi inserire nella Z50 II il solo Expeed 7 tenendo il vecchio sensore, non avrebbe più senso oramai. Forse tre anni fa ma non adesso. ma per essere interessante : ci vogliono prestazioni di mercato; che immancabilmente partono da quelle video [6K come Olympus e Fujifilm ? 4K60P invece dei 4K30P di Z50 & co ?] ci vuole che il nuovo modello non sia "noioso" ma innovativo; esattamente come la nuova Z6 III. Che avvia un processo di integrazione con il cloud e con le possibilità di modifica creativa ai filmati e alle immagini per il tramite di Picture Control personalizzabili anche per la gamma tonale ovviamente display posteriore completamente mobile, nulla di quelle sciocche posizioni touch ma comandi concreti integrazione cloud e i nuovi Picture Control Flessibili inaugurati con la Z6 III easy, tecnologica, avanzata ma non troppo cervellotica; più verso la Z30 che la Zfc ma con prestazioni in linea con la Z6 III insomma, non basta dire che potrebbe costare € 1500 per equidistanziarsi da Z6 III e dalle sorelle più grandi; ci vuole che i contenuti versati in questa fotocamera siano tali da giustificare quel prezzo. Nella gamma di ingresso possono restare tranquillamente Z30 e Zfc, nate con prerogative diverse, easy, efficienti e creative, ma non necessariamente performanti. Quindi, noi ipotizziamo una Z50 II - chiamata così per continuità con il precedente modello - ottobre 2019 - lanciata al prezzo di € 1119 con il 16-50 VR in kit. Non dovrebbe essere una macchina specializzata stile D500, non è più tempo, ma più generalista in grado di attirare il più alto numero di clienti possibili con le esigenze più disparate, non solo cacciatori di volatili in volo. E' già l'ora adesso e potrebbe accontentare chi vorrebbe performance a la Z6 III ma non si sente di affrontarne il costo, comunque sostenuto di € 3000 euro e può fotografare in formato ridotto. Un inciso a questo proposito. Ogni foto di presentazione di nuovi prodotti di questa area redazionale di Nikonland viene illustrato con fotografie scattate con Nikon Zfc o Nikon Z30 e Nikkor 16-50. E sono immagini che potrebbero essere stampate in grande formato e pubblicate su riviste commerciali. Quindi attenti a denigrare gratuitamente il formato piccolo. Grande è meglio ma piccolo non fa schifo, affatto ! *** Come potrebbe essere questa Nikon Z50 II ? Premesso che non ci sono rumors credibili o reali e che non ci interessa fare illazioni al riguardo, come abbiamo puntualizzato, la prerogativa principale di questa macchina è che ci sia un nuovo sensore. Che sia moderno e veloce, magari con la nuova tecnologia messa in campo da Nikon in originale sulla nuova Z6 III che possa dare velocità a costi accettabili. Che in formato DX sarebbero più contenuti che in FX. A questo andrebbe accoppiato l'Expeed 7, come accertato, responsabile delle prestazioni di tutte le nuove Nikon Z. Secondo il disegno di Nikon di portare su tutta la gamma la tecnologia inaugurata con la Nikon Z9 nel 2021. Probabilmente per alimentare nuovo sensore ed Expeed 7, sarà il caso di sostituire le batteria EN-EL25 con la più potente ed intelligente EN-15. Ovvia la porta USB-C. Meglio se integrata di stabilizzatore sul sensore, escluso su Z50 e Z30 per contenerne le dimensioni. Quindi questa Z50 II sarebbe più grande dell'attuale. Ma non poi così tanto. La Z6 III resta comunque piccina-piccina. E sta dimostrando che per lei il calore non è un problema. Che possa estrarre il video 6K o 4K è abbastanza indifferente, purché non sia cropped, basterebbe il 4K60P. Foto ad alta risoluzione da 20 scatti al secondo. Otturatore meccanico ? Si, certo, il sensore non sarà certo totalmente stacked e ad alta velocità. Ma di che risoluzione ? Sul mercato ci sono tagli da 26 e da 40 megapixel. Probabilmente 24.5 basterebbero ma potrebbero essere di più. Dipende se Nikon vorrà condividere la stessa matrice con quello della ipotetica Z7 III, come ha fatto tra Z50 e Z7. In quel caso la Z7 III andrebbe ad avere un conteggio 2.25x dei pixel della Z50 II. Quindi intorno ai 60 megapixel se partiamo da 26 e intorno a 90 nel secondo caso, che riteniamo non percorribile. Per cui pensiamo che il conteggio dei pixel potrebbe essere contenuto sui 25-26-30 megapixel. La risoluzione ideale per estrarre il miglior 4K per sovracampionamento del formato pieno. Come per la Z6 III. Ma sono tutte ipotesi nostre, senza alcun fondamento confermato. Non vogliamo in alcun modo dare spazio a rumors originati da Nikonland.it, non abbiamo alcuna fonte. Solo la nostra ragionevolezza, così come abbiamo fatto pensando ai precedenti modelli, praticamente sempre rivelatisi molto simili a come li avevamo preconizzati. Quando ? Nell forecast 2025 dell'ultimo bilancio si parla di una quota di mercato di Nikon intorno al 15%, nulla di ambizioso e che non necessita di grandi lanci oltre alla Z6 III. Per cui la Z50 II potrebbe anche vedere la luce anche dopo l'inizio del nuovo anno fiscale 2025-2026. Attenzione : Youtube è pieno di video che anticipano questa Z50 Mark II, per non parlare della Z7 III o della Z9H Ma non ne sanno niente e sparano stupidate più grandi di loro solo per attirare click che, per effetto dell'algoritmo di Youtube si trasformano in guadagni. Noi abbiamo il vantaggio di essere madrelingua Nikon da più di 8 lustri. Qualche cosa di più ne capiremo, no ? In ogni caso, la Z50 II dovrebbe essere la prossima tappa per Nikon, se la nostra opinione contasse qualche cosa E voi, quanto siete in disaccordo con noi ? Vi interesserebbe una Nikon Z50 Mk II ?
  17. Lui è più giovane di me ma si porta 12 chili di zaino e di attrezzature. Io 1600 grammi. Con lo stesso accredito per stare a bordo pista e non in tribuna, dite che io farei foto peggiori di lui con il mio 28-400 ? A suo tempo le mie foto erano indistinguibili da quelle dei professionisti, dalle stesse piazzole, qualsiasi cosa usassi ... Una volta, tanti anni fa, anche io andavo in autodromo con due corpi professionali, il 70-200/2.8 e un superteleobiettivo. E' stata la volta del 400/2.8 VR, poi del 500/4, qualche volta, anche il 600/4. Mi caricavo come un asino, facevo un sacco di chilometri. Ero orgoglioso di me e del mio corredo. Poi cercavo di fare foto dinamiche, di auto non congelate, anche quando le avevo di fronte. Con il diaframma chiuso e tempi non troppo veloci. Ma dopo qualche bel primo piano del muso, finivo per divertirmi di più a fare i panning. Cercando di andare a tempi sempre più lenti fino ad 1/30'' e anche meno. Con il risultato che il diaframma si chiudeva a livelli ben distanti dalla luminosità massima di quei capolavori dell'ottica giapponese. Ben dentro il limiti dove la diffrazione interviene a distruggere la nitidezza dello scatto. Già minata dall'aria piena di gas di scarico, calda e spesso con una grande dose di umidità. Ma soprattutto il mio bel super-tele fisso, finiva per restare la gran parte del tempo nello zaino. Nel tempo poi, perdendo l'accredito per le complessità di accesso e le normative di sicurezza ed aumentando le distanze, si è ulteriormente ridotta la necessità di prestazione assoluta. Obbligandomi a situazioni in cui di certo la massima qualità di immagine è l'ultima delle possibilità umanamente raggiungibili. Dietro la rete, da 30 metri. Cose così. A quale scopo, quindi, impiegare ottiche di quella portata ? Già non mi spiego i professionisti che le dispiegano ancora. E infatti, vedo più spesso Z9 accoppiate con 100-400 o 400/4.5, al posto di 70-200/2.8 e 400/2.8. Che secondo me è già troppo, anche se hai l'accredito e sei vicino al soggetto. Perché conta di più il gesto fotografico e la profondità di campo, alla ricerca della leggibilità di scritte e sponsor che la nitidezza ad f/2.8 *** Oggi sono passato senza troppi patemi d'animo dalle soluzioni reflex a quelle mirrorless. Mi fido al 100% del riconoscimento automatico dei veicoli (AREA AUTO AF), che beccano il fuoco anche oltre la rete in uscita dai box o nel rettifilo. Per lo più ho scattato negli ultimi anni con Z9 e 100-400, per centinaia di migliaia di scatti. Mai rimpiangendo il mio 400/2.8 ceduto da un pezzo. Ma mi sono chiesto se, in pieno sole, a 1/30'', anche il 100-400 non sia sin troppo. Tanto sono buone le capacità di risolvenza delle ottiche di oggi giorno, anche quelle scarse. E poi, ad f/32, che differenza farebbe ? So di far sollevare più di un sopracciglio ma l'anno scorso ho fotografato spesso in autodromo con il 24-200. E in quest'ultimo periodo l'ho fatto con il suo sostituto, il 28-400/4-8. Senza vergognarmi nemmeno un pò. la Z8 con il 28-400. Un chilo e mezzo, basta una tracolla leggera, non da nemmeno nell'occhio, nessuno si spaventa e nessun malintenzionato vi "punta.". Si, lo so, ne convengo. E' buio come la pece. Ma se la luce è schifosa, in generale le foto verranno schifose, quale che sia l'obiettivo. Anzi, l'aria sarà ancora più schifosa e tale da rendere le foto ancora più inutili. Quindi perchè schifare un obiettivo buio, quando usato a diaframma medio, in pieno sole ? Con la Z8 ci va a nozze, sta in una borsetta, va bene per fare anche il reportage della corsa senza bisogno di cambiare obiettivo. Lo sforzo di portarselo dietro è tale che, se non fosse per gli sterrati, ci andrei in bermuda e ciabatte da camera. Oltre i 200mm cede di nitidezza. Ok, ma è dove io scatto a tempi lenti e filando le auto. Mentre alle focali più corte, la nitidezza è più che sufficiente. questi scatti a 66mm non fanno rimpiangere un 70-200/2.8. Sono ad f/8. Non avrei aperto di più con il 70-200. Che di contro a 66mm e sotto non ci va ... come non va per fare queste panoramiche, alla focale che più mi serve al momento. Senza dover avere un secondo o un terzo corpo con me, con montato magari un 24-120/4. Se serve chiudo : magari con un colpo di flash e a tempi lenti va come deve andare, se il manico c'è Lo vogliamo congelare ? Se c'è luce si può fare e la nitidezza è più che adeguata per questa Mustang. Si potrebbe fare di meglio ma non stiamo cercando finezze. Ovviamente chi va in cerca dell'Araba Fenice presente in tre esemplari nei luoghi più inospitali dell'Eurasia e raggiungibile solo dopo marce per valli e clivi impervi di 60 miglia in solitario, di quelle che solo i veri uomini affrontano per poi fare lo scatto, unico, raro di cui andare veramente fieri, si doterà anche del 600/4 TC che useranno solo al suo massimo. Ma un sorpasso in rettifilo filato ad 1/125'' non sarebbe possibile con quell'obiettivo : che non potrebbe prendere a meno di 100mm l'ingresso di questa Aston Martin ai box dopo una decelerazione bruciante da 300 a 80 Km/h in pochi metri né pizzicare questa 911 GT in staccata alla Prima Variante E in generale, seguire ogni tipo di azione, anche la più varia, senza in alcun modo pesare nelle mani, nella borsa, sulle spalle del fotografo che non professa l'ascesi e l'estati della fatica fotografica, ma si diverte a fotografare le cose che lo entusiasmano. Come queste belle GT: o queste esotiche muscle cars a meno di 1/30'' che siano F2 o F1 storiche ma anche F1 impegnate nel campionato 2024 poco importa. Le F2 sputano fuoco in staccata, l'avevate mai notato in TV ? Io l'ho scoperto facendo loro il panning attraverso la rete alla Prima Variante Un dettaglio, eccolo : l'auto in movimento ? Eccola la tifosa di Lew Hamilton ? Eccola l'argentino con l'inglesina ? Eccolo qua al suo debutto il proprietario della texana che orgogliosamente ne lucida il cofano ? Eccolo la vecchia Lotus di Jackie Hicks ? I commissari che puliscono dal ghiaietto la variante ? Basta accorciare al massimo la focale. Un obiettivo solo, good enough ! E un secondo dopo, ecco di nuovo un panning in circostanze varie senza farsi scappare nessuna occasione fuoco sicuro dietro alla rete. Dieci anni fa avrei dato del matto a chi me lo avrebbe detto. Oggi non ci penso nemmeno, è automatico ! Sir Lewis Hamilton l'anno prossimo avrà una rossa : con cosa lo fotograferò io ? E la tifosa Ferrari in tribuna. Panoramica del campo volo di Rivanazzano prima dell'inizio delle gare. Lei con il cellulare, io con il 28-400 Ancora Charles Leclerc che prova le sue carte per la sua storica seconda vittoria a Monza ammirato a vista da un'altra tifosa Insomma, la faccio breve, che le foto qualche cosa dovrebbero dire. Questo genere di foto non richiede sto granché di livello ottico. Il 28-400 è sufficientemente nitido alle focali più corte quando si fotografa con la pretesa che tutto sia bello pulito. Quando i tempi, l'aria, le condizioni di scatto oramai sono quelle che sono, non fa differenza se abbiamo un'ottica da 17.500 euro o una da 1.500. Good Enough. Ma che belle queste Nikon Z ! Ammettendo in tutta sincerità che, ovviamente, con un obiettivo più importante e con la Z9 mi esalto di più, la questione di fondo era piuttosto se questo genere di foto si può fare anche con un obiettivo generalista come il super-zoom dei super-zoom. Un obiettivo che fa schifare i più e che io stesso non avrei nemmeno nominato ai tempi delle reflex. Oggi si può fare. I motori sono sufficienti, la qualità di immagine quella che serve per fare foto così che al massimo saranno ingrandite in A4 o in A3, per lo più delle volte si fermeranno in formato web. Ma più che sufficienti per qualsiasi scopo anche professionale. Se posso trovare dei difetti, sono due. L'obiettivo è un pò leggerino e sento che mi balla in verticale, cosa che riduce la percentuale di foto buone, rispetto a quelle riprese con quel campione di equilibrio che è il Nikkor Z 100-400 (l'obiettivo che ovviamente continuo a consigliare per chi fa di questo genere il suo principale). Il VR, in Sport fa un pò ballare gli occhi a mirino. Il prezzo è sconsiderato per un obiettivo del genere. Ma si sa che questo non è un problema, dato che Nikon ha bisogno di fatturare e quindi poi, è disposta a scontare ... Diciamo poi che con la Z6 III il 28-400 sarebbe anche meglio assortito. E che con questo "combo" come dicono quelli che vivono di recensioni, mi sentirei a mio agio anche a fotografare jet. Che per lo più delle volte, volano in aria ancora più sporca e ancora più pregna di umidità e pulviscolo o calore, per non parlare del kerosene incombusto presente in aria, delle auto in autodromo.
  18. Nikon Monarch M7 è sinonimo di qualità. I modelli M7 (8x e 10x, con obiettivi da 30 e da 42mm) rappresentano il top di gamma. Hanno carrozzeria in metallo rivestita di gomma goffrata, lenti ED, impermeabilizzazione a tenuta stagna e trattamento antiriflesso integrale. Soprattutto sono caratterizzati da un ampio campo visivo che consente una visione chiara e ampia, quasi "grandangolare". il modello oggetto di questa prova è quello intermedio, l'8x42. Qui rappresentato dietro al mio Prostaff 7s 8x30 per evidenziarne ingombro e volume differente. L'oculare destro incorpora la correzione diottrica che presenta un blocco per evitare spostamento dopo la regolazione. I due paraluce sono ampi e comodi. La visione con gli occhiali non ne risente "troppo". i copriobiettivi sono dotati di anello che si avvolge al corpo del binocolo, rendendoli difficili da perdere. Nei modelli delle altre gamme invece devono essere vincolati alla cinghia, il che a volte può essere noioso (io detesto le cinghie e mi da fastidio essere obbligato a montarle !). la sagoma aerodinamica dei due semicorpi, il ponte centrale con l'ampia ghiera di messa a fuoco copriobiettivi su e giù vista anteriore con gli oculari, ben dimensionati. si vede il trattamento antiriflesso in azione sotto a 1800 W/s di flash paraluce estratti dettaglio della ghiera di messa a fuoco, molto ben demoltiplicata. Orgogliosamente viene riportato l'angolo di campo, corrispondente ad oltre 60° di effettivo le caratteristiche tecniche : 670 grammi, 14x13 cm. Ampia distanza di accomodamento dell'occhio (i modelli più piccolo stanno sui 15mm e rendono scomodo l'uso con gli occhiali), la grande pupilla d'uscita, indice di luminosità, ma soprattutto i 145 metri di campo visivo a 1000 metri. accessori dei due modellie 8x30 e 8x42 che condividono l'impostazione COME VA SUL CAMPO splendido in ogni circostanza, sia in piena luce che all'imbrunire. Comodo da "indossare", facile da regolare sia con gli occhiali che senza. La regolazione diottrica è un pò dura ma la cosa non guasta, tanto una volta sistemata non si deve più toccare. La ghiera di messa a fuoco è ampia, a portata di dita, rapida ma soprattutto ben ferma una volta messa a punto. Complessivamente l'esperienza è ottima. Non é un peso piuma ma si tengono benissimo in mano, anche per molto tempo. Si apprezza sempre l'ampio campo di visione, se questo binocolo è usato per avvistamento, più che per osservazione. Nel caso inverso, ricordo che c'è il modello 10x che condivide tutta la struttura, tranne gli oculari. CARATTERISTICHE OTTICHE Effettivamente l'aberrazione cromatica bisogna andarsela a cercare. Nessuna vignettatura in nessun caso, anche usando - come sono costretto a fare io - gli occhiali. Un filo di distorsione geometrica a cuscinetto verso la trequarti del campo inquadrato. Ma solo se guardiamo a linee geometriche perfette. Ma soprattutto lascia sbigottiti la chiarezza di visione, la nitidezza dell'immagine a tutto campo, la capacità di separazione del primo piano dagli altri oggetti, caratteristica di tutti i binocoli Nikon, caratterizzati - tutti - da qualità analitiche elevate, che mi lasciano sempre sbigottito. Sinceramente non riesco a trovare un difetto. O forse si, il cartellino del prezzo (circa 600 euro su Amazon.it, con garanzia Nital 10 anni). è un binocolo molto elegante che, senza essere sfacciato, dice chiaramente di essere un prodotto premium, sebbene non della massima fascia di prezzo. Ma per prestazioni, per avere di più, bisogna spendere cifre a 3 zeri. E sinceramente per un 8x42 da avvistamento non saprei se sia il caso. dettaglio dell'interno con gli attacchi delle lenti la pupilla con in primo piano i riflessi delle superfici trattate - benissimo - dei prismi a tetto. altro dettaglio degli oculari finezza, no poi così necessaria in questo binocolo, l'attacco per l'adattatore da treppiedi a vite. Ma questo è un binocolo da usare a mano libera. Chiudo col raffronto dimensionale tra 8x42 e 8x30, sono due binocoli di classi diverse ma le dimensioni sono confrontabili e consentono di capire dove stia la differenza tra un 42 e un 30. Qualità che si apprezzano quando c'è meno luce, più che sulle caratteristiche generali e che hanno consentito ai progettisti Nikon di fare un binocolo luminoso, nitido, ben proporzionato. A volte troppo piccolo non è un pregio, salvo che non sia necessario avere veramente un oggetto compattissimo perché in casa si hanno già binocoli più grandi (è il mio caso, che amo i 16x e i 20x). I riflessi del flash (verdi nel Prostaff in alto, neutri nel Monarch con lenti ED) fanno chiaramente capire la diversa classe di appartenenza. Insomma, devo dare un giudizio complessivo ? Binocolo premium, di ottime caratteristiche e di qualità ottiche ben equilibrate. Farà felice ogni felice possessore. Ringraziamo Nital Spa, distributore per l'Italia di tutti i prodotti Nikon, per il prestito in visione.
  19. dotazione minima, come ci si aspetterebbe per questo nuovo Nikkor Z 50/1.4 qui appena arrivato da Nikonstore.it. Il prodotto è stato da noi acquistato. qui montato sulla Nikon Zf con cui fa praticamente coppia fissa da quando è arrivato. tutto sommato appare ben bilanciato anche se mantiene l'ingombro complessivo del precedente 50/1.8 S a confronto con il Nikkor Z 50mm f/1.8 S, i paraluce sono ben identificati con l'indicazione dell'obiettivo sul paraluce stesso. In effetti sono diversi, sebbene intercambiabili Ma tratteremo in altri articoli il confronto con i pari focale Nikkor Z già disponibili, qui vogliamo focalizzarci su questo obiettivo e sul suo posizionamento di mercato. Per farlo, intervistiamo M&M, che già l'ha potuto utilizzare abbastanza diffusamente e che è un estimatore dei 50mm luminosi Nikon. *** Admin : ci confidi da cosa nasce la tua passione per il 50mm ? M&M : credo di averlo scritto già tante volte. Il mio primo acquisto Nikon risale al 1983. Lavoravo da un anno ma solo a giugno dell'anno dopo ho comprato la mia prima reflex (prima i soldi erano andati in hi-fi). Il negoziante di Varese che mi stava facendo vedere una Nikon FE2 nuovissima me la proponeva con un 50mm f/1.4 AIs, oppure in alternativa con uno dei primo zoom Tamron con anello Adapt All. Fu amore a prima vista per quel cilindro di vetro appena appena giallognolo che, a diaframma aperto, mi faceva vedere tutto il mondo attraverso. Zoom ? ... Admin : Ma non c'era anche la versione 1.8 ? M&M : può essere ma o il negoziante mi aveva pesato bene ad occhio, oppure pensava che fosse quello adatto per me. In ogni caso questo ha costituito una sorta di imprinting definitivo per me che poi ho sempre considerato il 50mm un obiettivo essenziale ma solo nelle sue versioni luminose. All'epoca non sapevo nemmeno se esistessero versione f/2 o f/1.8 ma c'era quello f/1.2, troppo al di là delle mie possibilità economiche. Per venti anni il 50/1.4 è stato il mio obiettivo unico, cui ho aggiunto più avanti il 105/2.5; con queste due focali io potrei, anche oggi, fotografare tutto. Ma di fatto Nikon ha sempre proposto come obiettivo essenziale il 50mm f/1.4 Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura Admin : e adesso Nikon ha un pò confuso le carte in tavola, non credi ? M&M : in parte, perché si deve considerare il momento di Nikon in questa fase di trasformazione e di passaggio da Nikon F a Nikon Z. Di fatto Nikon ha promosso la prima linea di obiettivi fissi come obiettivo di riferimento, a prescindere dalla luminosità f/1.8 - tutto sommato non eccezionale - aggiungendo la famosa lettera S di Superior. Il 50/1.8 S appartiene a questa linea di diritto. Admin : e in cosa consiste la differenza con gli obiettivi che non hanno la S ? M&M : concentriamoci sul 50mm. Quando è uscito il 50/1.8 S ci siamo stupiti perché andava meglio di ogni altro 50mm Nikon di tutti i tempi, compresi 58/1.2 e 58/1.4G. L'obiettivo ha uno schema ottico molto complesso, usa elementi speciali in un numero inusitato - nelle epoche precedenti - per un "semplice" normale. Per questo è molto corretto, ha prestazioni eccellenti, da bordo a bordo, da angolo ad angolo. Admin : che si fa pagare in termini di prezzo di acquisto e di dimensioni M&M : vero ma perché per convenzione abbiamo sempre considerato il 50/1.8 come il calimero dei 50mm e prima di lui il 50/2 che era il normale di chi non poteva permettersi il 50/1.4. Questo invece è un obiettivo a livello dell'Otus di Zeiss. Admin : e poi è arrivato il 50/1.2 anche esso S M&M : quello lo abbiamo sognato e desiderato per 50 anni, perché con l'attacco F tradizionale era quasi impossibile fare un 50mm f/1.2 autofocus. Il 50/1.2 S va oltre l'immaginabile e si porta a prestazioni sensazionali, senza confronti. Ma con dimensioni altrettanto eccezionali e un costo elevato. Admin : con la presentazione del 35/1.4 non S ti aspettavi un seguito ? M&M : si ma non così presto. In ogni caso anche con il 35/1.4 abbiamo avuto la sorpresa di un 35mm luminoso ad un prezzo e con un ingombro inconcepibili con le reflex. Il 35/1.4G costava più di 1500 euro e non era così buono. Questo invece mantiene quel carattere ma è molto meglio, è più piccolo e costa quasi un terzo. Admin : quindi il nostro 50/1.4 ? M&M : é la ripresa del 50/1.4, un classico per Nikon ma aggiornato con le moderne tecnologie. Ne mantiene il carattere migliorandone tutte le caratteristiche. Admin : cioé ? M&M : tutti i normali Nikon non hanno mai brillato per prestazioni ottiche pure a tutta apertura. Anzi, per cominciare a moderarne i difetti (vignettatura, aberrazioni, soprattutto scarsa nitidezza) si dovevano chiudere di 2 o 3 stop, andando a perdere tutti i vantaggi della loro elevata luminosità. Questo nuovo 50/1.4 non è nitido ad f/1.4 come il Macro ad f/2.8 o come il 50/1.2 ad f/1.2 ma se la gioca con il 50/1.8 ed è incomparabilmente meglio di 50/1.4G e 58/1.4G. Che pure costava un botto ma non era nitido mai, in nessuna condizione, nemmeno la domenica ! Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura e in ombra nel bosco Admin : ci deve essere il rovescio della medaglia, allora M&M : certo. Per fare un 50 superluminoso prestazionale si deve fare un coso enorme. Magari non esattamente quanto il gigantesco 50/1.2 S ma abbastanza. Qui i tecnici Nikon hanno fatto il miracolo di mantenere le dimensioni e il meso del 50/1.8 S, aumentando la luminosità massima di quasi uno stop e proponendolo ad un prezzo inferiore. Per farlo hanno dovuto trovare compromessi di prestazioni che - sul piano puramente ottico - non sono all'altezza nemmeno del 50/1.8 S, figuriamoci del 50/1.2 S che in fondo, se la gioca (e non sempre vince) col più piccolo 50/1.8 S. Admin : quindi riassumendo, a chi si rivolge questo 50/1.4 e a chi gli altri due ? M&M : dicevo che questo 50/1.4 è il classico ... 50/1.4 Nikon, un obiettivo onesto, gentile col soggetto, mai troppo rivelatore, con un particolare rapporto di sfuocato rispetto al piano di messa a fuoco, ideale per fotografare in luce disponibile, le persone. In questo lo definirei un obiettivo umanista. Per il ritrattista che fotografa senza luci artificiali o quasi. Il 50/1.8 S invece è indirizzato a chi vuole una risposta corretta, si preoccupa anche di cosa succede ai bordi e ai margini, non vuole avere correzioni software eccessive, cerca elevata nitidezza e aberrazioni cromatiche ridotte al minimo. Forte tenuta al controluce e ai bagliori. Il 50/1.2 S invece è un obiettivo di riferimento, iperluminoso, con uno sfuocato da medio tele da ritratto, che si pone come riferimento sia in casa che fuori, praticamente un NOCT autofocus. Admin : mentre il 50/1.4 ? M&M : ci si deve confrontare con un residuo di difetti ottici, accettabili per lo più ma presenti. In cambio si ha quella luminosità in più e quel tipo di fotografia più d'altri tempi. 50/1.8 e 50/1.2 S invece sono obiettivi moderni in tutti i loro aspetti. Questo è un obiettivo che vedo perfettamente con la Zf. Per questo sarebbe stato bello che lo avessero proposto in Special Edition Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura ; un filo di luce e tutto risplende Admin : riassumendo ? M&M : 50/1.4 per il ritrattista, il matrimonialista, come surrogato "portatile" del 50/1.2 S 50/1.8 S per chi non scende a compromessi. Sono proprio due obiettivi diversi per fotografi diversi. Potrebbero coesistere ma dipende da cosa si fotografa 50/1.2 per chi vuole il massimo ed ha spazio in borsa (oltre che nelle tasche). Il 50/1.4 sta nel mezzo. Il macro, ovviamente ha un altro campo di utilizzo, per lo più a diaframma molto chiuso. Gli altri tre esistono solo per tenerli aperti, altrimenti uno zoom va sempre meglio. Quando io scatto con il flash, uso il 24-120/4 a 58mm ad f/8. E non mi porto altro. i quattro cavalieri 50mm Nikon. Abbiamo messo 50/2.8 MC e 50/1.8 S staccati, mentre 50/1.4 e 50/1.2 S possono essere alternativi tra loro e più vicini di quanto si potrebbe dire, al di là delle prestazioni assolute Admin : per cui possiamo dire che avendo in mente le caratteristiche dei vari 50mm il fotografo sceglierà in base al proprio fotografare ? M&M : questo sempre. Ma si, se uno si ricorda il 50/1.4 Nikon di "una volta" ma lo vuole "moderno", ha trovato finalmente l'obiettivo che gli serve. Specialmente su Zf e Z6. Chi vuole il 50/1.2 sa bene il perchè e nessuno gli può dire niente. Tutti gli altri dovrebbero scegliere il 50/1.8 Per me sono obiettivi alternativi che coesisteranno benissimo sia nel catalogo che nelle borse dei fotografi. Non di tutti, dipende se e cosa fotografano. sfuocato con un soggetto in primo piano sfuocato onirico "cercato" che però diventa cacofonico quando ci sono punti di luce forti : il trattamento del 50/1.4 non è quello degli S e bisogna imparare a dosarlo guardando un obiettivo "umanistico" perfettamente a suo agio in queste ultime due foto. Bene, anticipando che prossimamente - clima permettendo - usciremo con due altri articoli, uno di confronto specifico con il 50/1.8 S e uno che metta a confronto dettagliatamente i quattro 50mm, pensiamo di poter trarre alcune conclusioni dall'intervista e dalle nostre osservazioni d'uso. Pro: costruzione in linea con gli standard Nikon Z. Cambiano in parte le finiture, ma è il gemello del 35/1.4 appena uscito ed ha peso/volume simile al 50/1.8 S tanto da riconoscerli a stento il compromesso costruttivo limitando lenti speciali e trattamento superficiale sofisticato ha consentito di fare un obiettivo luminoso delle stesse dimensioni del precedente 50/1.8 ad un prezzo addirittura inferiore. Ciò ribalta il paradigma sempre accettato che il 50/1.4 costa di più e va meglio del 50/1.8. Questi sono semplicemente due obiettivi diversi per caratteristiche, destinazione d'uso e fotografo prestazioni ottiche di ottimo livello, allineate ai giorni nostri ma non di riferimento soprattutto si apprezza l'elevata luminosità e la relazione tra piano di messa a fuoco e soggetto sfuocato un classico moderno, che Nikon non poteva non riproporre, non importa in quale linea di prodotto Contro: distorsione e vignettatura sono corrette via software, restano visibili le aberrazioni cromatiche assiali e laterali (in misura superiore a quele del 50/1.8 S) ma non ad un livello intollerabile. Tolleranza in controluce e ai flare migliorabile (ma non si può avere tutto nella vita) lo sfuocato non è sempre onirico, il fotografo dovrà sempre guardare bene come si pone il soggetto verso ciò che gli sta dietro il Nikkor Z 50/1.8 S ha prestazioni ottiche di laboratorio da riferimento superiori a questo 50/1.4; ma fa fotografie concretamente di aspetto diverso nonostante compromessi e formule di marketing e benché conveniente rispetto agli altri, resta costoso rispetto "ai tempi in cui il 50/1.4 era l'obiettivo da kit standard" e resta lungo e grosso. Ma questo è il dazio da pagare per il bocchettone enorme delle nostre Z manca il selettore AF/MF ? E chi lo usa ? C'è l'anello programmabile ? Potevano (forse) risparmiare anche su quello ... troppe scelte sui 50mm finirono per far morire di fame il cavallo ? Ma un 14, un 16, un 105 non macro, un 200 compatto ? altre fotografie : GIUDIZIO FINALE : riteniamo l'obiettivo RACCOMANDATO al fotografo che è "cresciuto" con i classici Nikkor 50mm f/1.4 dal primo S degli anni '60 all'ultimo AF degli anni '90. Troverà in esso quella delicatezza e naturalezza di espressione, aggiornate con caratteristiche in linea con le Nikon Z. Mentre riteniamo più indicato il Nikkor Z 50mm f/1.8 S per chi gradisce la resa degli obiettivi più moderni ed allineati ai sensori ad alta densità.
  20. Obiettivo di fascia decisamente alta, della linea PRO di Viltrox, pensato per le macchine APS-C e disponibile anche con attacco Z. Nonostante il prezzo contenuto, per gli standard cui ci ha abituati Nikon, è costruito tutto in metallo, ha la ghiera del diaframma perfettamente funzionale e funzionante su Z. La consistenza è concretamente solida e la presa in mano è sensazionale. solo il paraluce e il tappo sono in plastica ma anche il paraluce è di ottima fattura, come cerchiamo di evidenziare nelle fotografie. pur non compattissimo, sta perfettamente anche sulla Zfc ma in fondo sembra più adatto a corpi macchina più importanti. Infatti lo vedremmo bene - se fosse full frame - sulla Zf ma alla fine lo abbiamo usato con grande profitto sulla Z8, nonostante, come è ovvio, imposti automaticamente in formato DX. l'obiettivo ha il selettore AF/MF ed ha un bottone programmabile dall'utente. l'anello dei diaframmi è ben congegnato ed è possibile selezionare il funzionamento con o senza blocco ai singoli valori, a vantaggio di fotografi o di videografi. la qualità delle incisioni è finemente definita in bianco e riporta orgogliosamente sull'anello dei filtri ogni indicazione, compresa la dimensione del cerchio immagine di 28.4mm, più che sufficiente a coprire il formato. In effetti nelle osservazione e nelle foto scattate, non abbiamo notato l'insorgere di vignettatura, anche ad f/1.2, pur avendo a mente l'intervento della correzione automatica via software, correttamente mantenuta nell'ambiente di sviluppo Adobe. ancora un dettaglio dell'anello dei diaframmi, qui fermato ad f/1.2 Completando il discorso sugli aspetti costruttivi, abbiamo 15 lenti in 11 gruppi, una distanza minima di messa a fuoco di 28cm, il diaframma è a 11 lamelle, le dimensioni sono di 82x94mm e il peso di 605 grammi. L'obiettivo è perfettamente armonizzato con il grande attacco Z, non sembra, come nel caso di altri produttori, un adattamento di un progetto "per Sony", con l'applicazione di un elemento di raccordo. gli elementi che compongono il complesso schema ottico l'MTF ufficiale che già ad f/1.2 mostra un livello decisamente impressionante. la presa USB-C posta sulla baionetta metallica, da cui si aggiorna il firmware. Ricordiamo che Viltrox tra le società che propongono obiettivi "elettronici" compatibili è tra le più sollecite ad aggiornare il firmware dei propri prodotti, nel caso di insorgenza di inconvenienti o per migliorarne le prestazioni sul piano dell'autofocus. Andando sul piano pratico, usato sia Z8 che su Zfc non ha dato alcun problema, venendo riconosciuto come nativo dalle nostre macchine. All'apparenza e salvo misurazioni strumentali, i difetti ottici sono tutti ben corretti ed è realmente difficile evidenziarne qualcuno. Si diceva della vignettatura, ininfluente, come lo è l'aberrazione cromatica, sia assiale che laterale. La tenuta al flare è di buon livello, nonostante l'elevata apertura. Pur avendo una focale che - al di là del campo inquadrato moltiplicato per 1.5x - è quella di un 27mm, lo sfuocato è piacevole. Usato in decine di migliaia di scatti durante questi mesi, si è sempre rivelato piacevole. Nell'uso con la Zfc - che risulta leggermente sbilanciata in termini di presa in mano visto il peso di 600 grammi dell'obiettivo - si apprezza ancora di più il diaframma tradizionale regolabile tramite l'anello dedicato, ben di più del "anello programmabile" elettronico che ci offre Nikon. La meccanica è sempre vincente rispetto ai selettori by-wire. Ma è con la Nikon Z8 che l'abbiamo apprezzato veramente, offrendo uno strumento di elevata luminosità e buona correttezza geometrica, in condizioni di scarsa luce disponibile in interni. La limitazione del formato per la Z8 non è un problema, potendo comunque offrire una risoluzione residua di circa 20 megapixel, tanto quanto le nostre macchine DX. La Nikon Z8 aggiunge il sempre apprezzabile sistema di stabilizzazione on-camera, assente nelle Nikon DX. Con il 75/1.2 e il 13/1.4 compone di fatto un corredo invidiabile e definitivo, per chi se ne voglia servire in condizione di luce sfidante. Sinceramente troveremmo eccessivi questi obiettivi se usati a diaframma chiuso. Esistono soluzioni più compatte, economiche e leggere adatte per le nostre piccole Nikon DX. Se in futuro Nikon volesse avventurarsi verso una macchina DX di fascia più alta - ipotesi che vediamo sempre più remota - allora avremo già pronto un corredo di livello adeguato, senza pretenderlo da Nikon che sappiamo già, oltre all'onesto 24/1.7, non ci offrirà nulla. Aggiungiamo solo qualche scatto a testimonianza dell'uso, rimandando poi all'album dedicato (accessibile solo dagli iscritti più assidui del sito), come prova d'uso. sono scatti invariabilmente ad f/1.2, eseguiti da M&M durante l'estate o nei primi giorni di questo autunno. Complessivamente ci sentiamo di emettere un giudizio FORTEMENTE POSITIVO su questo obiettivo che, se fosse prodotto da Nikon, verrebbe proposto ad un prezzo non inferiore al triplo dei €443 euro ai cui è stato acquistato da un fornitore online internazionale, con spedizione da HK. Pro: costruzione esemplare presa in mano ed ergonomia sensazionali : sembra un obiettivo ZEISS prestazioni ottiche di livello che non stentiamo a definire eccezionali costo contenuto, semplicemente inarrivabile per Nikon perfetta compatibilità con tutte le funzioni delle Nikon Z per le quali appare come un obiettivo del tutto nativo al pari dei veri Nikkor Z perfettamente corretto a livello software con profilo incorporato dentro LR e ACR supporto da parte di Viltrox in materia di aggiornamenti firmware sfuocato interessante per la focale, merito di apertura massima eccezionale e diaframma ad 11 lamelle sul mercato non esistono proposte di questo livello a prescindere dal prezzo in formato DX, almeno per Nikon Z Contro: resta comunque un grandangolare simile per focale ad un 28mm, nonostante poi copra il campo di un 41mm circa. Non è un normale, è un grandangolare abbastanza grosso e pesante per Zfc/Z50/Z30, richiederebbe una macchina Nikon Z più "importante", oppure andrà usato su Z8 o Z7 sostanzialmente inutile se si pensa di usarlo a diaframma chiuso. Questo obiettivo costituisce un corredo sensazionale per "available light" insieme ai pari classe 13/1.4 e 75/1.2 l'assistenza e la distribuzione Viltrox sono in fase di strutturazione. Si dovrà verificarne la bontà nel malaugurato caso di malfunzionamento o guasto fisico altre fotografie : GIUDIZIO FINALE : DECISAMENTE RACCOMANDATO se vi serve un obiettivo così luminoso, altrimenti meglio optare per il più tranquillo Nikon 24/1.7
  21. Perché a grande richiesta ? Abbiamo parlato del "piccolo" SmallRig RC60B solo pochi mesi fa : si tratta di una luce di eccellenti caratteristiche sia di qualità che per quanto attiene alla portatilità/compattezza/peso contenuto. Ma ogni cosa si può perfezionare. E se nel fare ciò si riesce anche ad installare maggiore potenza, abbiamo una nuova soluzione per chi ne senta le necessità. Il nuovo SmallRig RC100B è compatibile lato accessori con il modello RC60B a cui si affianca, non lo sostituisce. Ma aggiunge funzionalità differenti che per alcuni saranno un limite ma in ambito professionale fanno la differenza. Infatti l'aumento di potenza non giunge senza un compromesso che è l'abbandono della batteria integrata. Scelta comprensibile per rendere più efficiente la ventilazione - di fatto il corpo dell'illuminatore è asservito al raffreddamento del punto luce da 100 Watt - e per garantire una capacità adeguata a fronte di tale maggiore potenza, si è rinunciato alla batteria interna. Quindi l'illuminatore deve essere alimentato esternamente. L'alimentazione può avvenire a mezzo rete elettrica, con un alimentatore adatto e opzionale, oppure tramite power-bank PD da almeno 100 watt, oppure, scelta ovvia in ambito professionale, con una batteria V-Mount, sempre diffusa nei corredi video che si innesta direttamente sul retro dell'apparecchio. Pensandoci bene, l'utilizzo "volante" che è la vocazione di questi attrezzi, non può che avvenire logicamente con una di queste batterie. Perché avere cavi volanti e prese di rete - magari dove la rete non c'è - non è pratico e toglierebbe molti dei vantaggi di queste luci compatte (se dobbiamo portare alimentatori e cavi di prolunga, allora sceglieremo un illuminatore tradizionale da 200 e più watt). Quindi idealmente RC100B + V-Mount battery è il connubio perfetto. Il tutto sta in una borsetta occupando esattamente lo stesso volume di quanto fa un RC60B con un powerbank di scorta. Con una autonomia leggermente inferiore se usiamo la piena potenza ma potendo comunque vantare una capacità di illuminazione che si avvicina a quella di due RC60B. Di qui anche il costo finale che si avvicina - corpo + batteria - a quello di due RC60B. ne esistono due versioni, una "mobile" e una standard che si differenziano per gli accessori in dotazione. Noi abbiamo optato per la standard 700 grammi in un palmo di mano per 100 Watt di potenza sono un bel biglietto da visita la garanzia di operazioni silenziose (zero decibel fino al 20% di potenza e tra 18 e 26 dB per potenze elevate sono garanzia di video indisturbati) la gamma di accessori in crescita - qui l'impugnatura con batteria in corporata che per ora non è ancora disponibile in negozio - ma soprattutto la compatibilità con quelli già disponibili per l'RC 60B, tipo riflettore, softbox, adattatori etc. l'ecosistema SmallRig in cui si inserisce l'RC 100B Ma fatte queste precisazioni, andiamo a vedere da vicino cosa e come è fatta questa nuova luce che abbiamo messo in produzione a partire da questo mese di ottobre e già vanta diversi set risolti con successo, relegando un solo RC60B al ruolo di luce d'effetto o di appoggio. la dotazione della confezione (in questa foto manca nella realtà il cavo USB-C di alimentazione, qualora disponiate di una fonte PD nel vostro corredo : perché nella confezione del RC100B non c'è) l'elegante struttura, tutta in alluminio lavorato e verniciato ad alto livello, dell'illuminatore. Ricorda sia nella sagoma che nei dettagli quella del RC60B, con un dimensionamento più generoso dei fori di dissipazione. anche i comandi e il display sono simili e funzionano allo stesso modo. Sono stati spostati sul lato - più comodi anche se la superficie è inclinata, il pulsante di accensione e gli ingressi di alimentazione. Accorgimento necessario in quanto il posteriore adesso è del tutto dedicato all'attacco a V per la batteria esterna. la parte inferiore - anche questa presenta feritoie di raffreddamento oltre alla piastra di aggancio del sostegno, ben imbullonata. Qui si vedono chiaramente il pulsante ON/OFF, l'ingresso USB-C di potenza e la presa di forza a 24 Volt per l'eventuale alimentatore dedicato opzionale (-> da acquistare a parte a circa € 50 euro, se uno ne ha bisogno per installazioni fisse o per impieghi lunghi). il posteriore con il caratteristico incavo a V per inserire l'incastro della batteria e, sotto, il pettine di aggancio dei contatti elettrici della batteria stessa qui in dettaglio. La corrente in gioco - gli Ampere - é di livello elevato, quindi il materiale qui è generosamente dimensionato. l'altro lato, dedicato alle scritte e al pulsante di sgancio della batteria il COB anteriore con la tipica finitura che accoppia led di colore diverso e che consente di avere una regolazione - fedele - della temperatura colore. Questa luce non è RGB ma forse proprio per questo ha un indice CRI e una precisione colore molto elevata. In pratica tra 4500 e 5700 K sostanzialmente corrisponde alla luce solare di mezzo giorno. Andiamo alla batteria, componente essenziale - e da comprare a parte visto che l'RC 100C non dispone di batteria integrata - per avere un sistema portatile. Qui abbiamo acquistato una SmallRig V99, una batteria che assicura potenza adeguata e ampia capacità. mentre gli altri lati sono lisci, quello sotto corrisponde esattamente al posteriore della luce. L'aggancio è sicuro, immediato e richiede un decimo di secondo. montata sul posteriore, la batteria sporge leggermente verso l'alto ma nel complesso non è enorme. Ovviamente aumenta di parecchio peso e volume del sistema. Le specifiche parlano di 11,2 x 7,2 x 5,4 cm per 600 grammi di peso. E' il modello intermedio, ne esistono da 50 e fino a 200 Wh. Ovviamente il taglio della batteria influenzerà la durata di utilizzo ma anche pesi, ingombri e costi complessivi. in questo caso il complesso risulta perfettamente equilibrato e non richiede di usare treppiedi particolari per sostenerlo. Basta lo snodo in dotazione - che è identico a quello del RC 60 B - che mantiene la stessa mobilità anche con la batteria inserita. La batteria si ricarica direttamente per la presa di forza PD in circa 2 ore e mezza. dispone di un display OLED "parlante" che da svariate indicazioni, tra cui, ovviamente, la percentuale residua di carica. che nell'illuminatore è indicata solo genericamente con la grafica. qui abbiamo il solito tester USB-C che dichiara di avere un passaggio sostenuto di circa 3 A per 20 Volt per una risultante potenza assorbita di 64 Watt circa, come disponibili dalla presa del caricabatterie che stiamo impiegando. valori che sono confermati, almeno sul piano della tensione di ingresso, dal display della batteria. Insomma non si tratta semplicemente di una batteria ma di un sistema di alimentazione (ci sono svariate prese ed uscite ed è persino presente una filettatura per avvitarla eventualmente ad un sostegno. Può essere validamente utilizzata anche per alimentare altre cose, per esempio un RC 60B, usando un morsetto da treppiedi per sostenerla sotto al dispositivo. Ma sul mercato esistono accessori di ogni tipo, vista l'ubiquità, specie in campo video professionale di questo tipo di batterie. piena carica o quasi dettaglio degli attacchi disponibili - USB-C, USB-A, bipolari. La scelta di SmallRig - che non a caso le produce - colloca quindi la soluzione a diritto in campo professionale. il cono di luce emesso a solo il 15% di potenza dall'illuminatore è notevole. Merito soprattutto del riflettore efficiente che incrementa di molto direttività ed intensità della luce sul soggetto. Chiudiamo con un confronto con il modello RC 60B che viene affiancato, non necessariamente sostituito dalla nuova luce. sagoma, ingombro e peso sono vicini. Il nuovo modello è solo di poco più grosso del precedente. Per questo motivo non capiamo la decisione - forse dettata da economia ? - di SmallRig di non consegnarlo con la stessa borsetta. Noi abbiamo impiegato pochi minuti ad adattarne uno, semplicemente ritagliandone la sagoma su quella dell'altro ottenendo così certamente una soluzione più elegante e pratica, specie quando si va da un cliente o comunque in esterni ed è decisamente unprofessional farsi vedere con una scatola di cartone ... come pretenderebbe il produttore ! la scatola in cui viene consegnato il prodotto e che dovrebbe fungere anche da contenitore sul campo, tranne che, come facciamo noi in taluni casi, non mettiate tutto alla rinfusa nella borsa fotografica. Meglio la soluzione "borsetta" o valigia rigida, facilmente adattabile se già non ne avete una. le possibilità operative "volanti" di un RC 100B con una batteria da 99Wh. Potenza e autonomia Abbiamo misurato la luce disponibile. Ad un metro con il riflettore standard abbiamo circa 16000 Lux. Un livello ottimo anche se inferiore al dato ottimistico dichiarato dal produttore. Con il guscio di silicone che ammorbidisce nettamente la luce, abbiamo un livello pari a 1800 Lux. Per confronto, il modello RC 60 B fa misurare rispettivamente 8300 e 970 Lux. Il che ci conferma quanto empiricamente avevamo ipotizzato, ovvero che il COB installato sul RC 100B emette all'incirca il doppio di potenza, siano questi 120 Watt non sapremmo dire, ma è possibile. Questo in parte spiega il fatto che la batteria da 99 Wh con la luce a piena potenza non dura un'ora ma una cinquantina di minuti. Mentre con un impiego in luce mista - ambiente più illuminatore - con livelli tra il 30 e il 50% al massimo, si riesce a lavorare anche per due o tre ore. Ognuno ha il proprio mileage al riguardo. Noi riteniamo che nel ritratto questo tipo di luce vada usata dosandone l'effetto in luce mista, quini andando ad incrementare il livello della luce naturale, per dare accento ed effetto. O in controluce ma sfruttando la luce esistente in ambiente e mai come luce unica. In quel caso la luce sarebbe troppo puntiforme e dura e richiederebbe un softbox o un altro tipo di diffusore con un abbattimento notevole della potenza disponibile. Insomma, dipende molto da cosa si deve fare e cosa si vuole ottenere. Probabilmente per still-life o macro sarebbe diverso. Ma pensiamo che anche per la macro sul campo la luce diretta in ambiente misto sia sempre preferibile. Altrimenti ci sono soluzioni più potenti - ma anche meno portatili - di questa. Il vantaggio di questo genere di luce, che accomuna RC 100B ed RC 60B, è la facilità di impiego, senza fili e con "impegno" di trasporto minimi. Ogni "complicazione" andrebbe a vantaggio di soluzioni più grandi (ci sono oramai LED di ogni potenza e flash ben più potenti ancora). Conclusioni Ci attendevamo lo stesso genere di impiego e di prestazioni già ampiamente sperimentati con il modello da 60 watt ma con una potenza doppia. E SmallRig non ci ha delusi. Non è sempre così ma quando succede è una soddisfazione. Se ci sono limiti in questa luce sono nel concetto che bisogna sposare se si vuole questo tipo di soluzione. Avendo a mente che noi abbiamo luci fino a 600 watt di ogni tipo, con modificatori adatti ad ogni scopo. Qui parliamo di luci che non possono sostituire emettitori più grandi e più potenti ma che fanno della portatilità e facilità di messa in campo e di impiego - anche in ambienti molto piccoli - la loro arma vincente. I costi non sono indifferenti ma la differenza rispetto a fotografare con la luce che c'è, rendono l'impiego - a nostro avviso - non rinunciabile, una volta che si è provato. Del resto spendiamo cifre di gran lunga superiori per borse o accessori di secondaria importanza, per non parlare di obiettivi e fotocamere. Quindi : Pro: luce potente, oltre il dato di targa (probabilmente) con indice CRI che testimonia elevata fedeltà peso, ingombro, facilità di impiego, a tutta prova costruzione esemplare, di livello decisamente elevato e professionale costo contenuto (pari a poco più del modello RC 60B, salvo scontistica, esclusa la batteria) compatibilità con gli altri accessori della stessa linea di luci batteria v-mount di impiego più professionale, rapido e sicuro rispetto alla soluzione un pò da bricoleur del RC 60B (che però dispone di batteria interna) quando se ne vuole aumentare la autonomia con un power bank appeso sul retro Contro: è consegnato in una semplice scatola di cartone che, benché bella e con una valida protezione in schiuma, è inadatta a portare la luce in location o da un cliente è consegnato del tutto privo di fonte di alimentazione : visto il livello e il tipo di luce, SmallRig evita di obbligarvi a comperare cose che potreste avere già (alimentatori adeguati e batterie V-mount adatte) o che potete scegliere in base alle vostre effettive esigenze a differenza del RC 60B non ha batteria integrata (scelta del tutto condivisibile vista la potenza e la necessità di ventilazione ma è certo un punto a favore del modello più piccolo) costo di lancio impegnativo se sommiamo il prezzo del kit (di listino 268 euro anche se già scontato del 15% a cui va aggiunta una batteria da 99 Wh che costa intorno ai 174 euro, anche se scontata anche esso). Ma - fidatevi - vi possiamo assicurare che se fate ritratto in luce ambiente in location non attrezzate e con spazi limitati, la qualità delle vostre foto crescerà così tanto che la spesa vi sembrerà indifferente, per i risultati. costo elevato dell'alimentatore opzionale da 24 volt che utilizza un connettore proprietario e quindi non è riutilizzabile per altri scopi Insomma, per noi è uno strumento già inserito in linea di produzione. Tanto che pensiamo di prendere un secondo esemplare in primavera, approfittando del naturale decremento dei prezzi.
  22. E' piccolino per gli standard Audio-gd, solo 24x30x8,5 cm per 4.5 chilogrammi di peso. Ma è un piccolo gioiello di integrazione. E' realmente bilanciato. E' realmente R2R. E' realmente tutto in classe A. Ovviamente in un telaio così piccolo non potremmo aspettarci di avere un vero DUAL MONO. L'alimentazione è unica, la scheda madre è unica e comprende tutte le sezioni, anche se la separazione è chiaramente individuabile e i due canali di uscita perfettamente simmetrici. I moduli di conversione, modello DA-7MK2 sono separati, due doppi sovrapposti e protetti dalla solita schermatura che non ho voluto smontare per le mie foto, per cui sfrutto quelle ufficiali del produttore. Sono marchiate Audio-gd per non indurre a pensare che siano prodotte fuori ed adattate. Sono tutte identiche ed accoppiate dopo misurazione. Ne abbiamo già parlato a proposito del R27HE. La rete di resistenze, doppia per ogni sezione di ogni convertitore, è controllata per maggiore precisione da un processore Xilinx che si occupa di mantenere le tolleranze di esercizio. Il segnale entra dalla sezione digitale posta alla sinistra dei moduli ed esce per i canali di amplificazione posti sotto ai moduli. Che vediamo in questa foto qui sotto, perfettamente simmetrici e totalmente a discreti in questo schema a blocchi invece ci viene evidenziato l'angolo di controllo del segnale e l'isolamento galvanico che permette di scartare le spurie in ingresso dalla porta USB. Che è la solita Amanero (solita per Audio-gd in quanto non mi pare che ci sia qualcun altro che la adotta). le alimentazioni, le stabilizzazioni e tutti i circuiti di servizio sono in classe A. Ma in una unica scheda madre, con un solo trasformatore. E' il compromesso di un progetto così compatto e così ... relativamente contenuto di prezzo (circa 900 euro di listino). Al posto della solita parete di separazione che negli apparecchi più grossi è una piastra di alluminio spessa 5mm, qui abbiamo una sottiletta di acciaio, infilata tra l'alimentazione e il resto dei circuiti. Mentre - stranamente, sul lato sinistro della macchina c'è una piastra a ridosso del fianchetto il cui scopo, se non ha motivi di equilibrio meccanico, mi sfugge. Ma vediamolo nelle mie foto del mio esemplare (comprato con i miei soldi da Magna Hifi di Amsterdam). comandi e prese di ingresso sono della stessa qualità di tutti i modelli, anche quelli superiori. Lo standard è molto elevato. la vista di insieme dell'interno con in primo piano l'alimentatore, unico per i tre circuiti il frontale è più che essenziale. La struttura è da macchina industriale. Il dispendio di materiali da ferramenta indiscutibile. il fondello è solido. Non presenta feritoie di sfiato per il calore. uno dei quattro piedini isolati di buona fattura e dimensione. Le tante viti di blocco di componenti elettronici e circuiti. la matricola e la tensione sono stati messi su un lato anzichè sopra alla presa di corrente come di solito evidentemente lo sticker non ci stava. Ingressi e uscite sono di alta qualità. Si nota la porta USB e sotto quella ottica in standard HDMI (ma non compatibile con i segnali video, ovviamente, solo audio) manca, abbastanza inspiegabilmente visto che altri produttori la mettono anche su macchine da 200 euro, un ingresso AES/EBU. Le uscite invece sono complete nei tre standard di tutte le macchine bilanciate Audio-gd. altra vista. Sotto c'è la scheda digitale, la porta USB e quella di controllo del segnale, compreso l'isolamento galvanico della stessa. L'ingresso I2S è regolato da microprocessore. La scheda di alimentazione sta sul frontale ed è unica ma comunque costruito con grande dispendio di materiali, esattamente come quelle doppie o triple dei modelli superiori. Alimenta in classe A tutte le sezione del convertitore. I due moduli doppi, in totale 8 convertitori, sono messi in sopraelevata e schermati da piastre di acciaio. Sono poste sopra i due canali analogici di uscita, totalmente a discreti. vista ravvicinata della porta USB e della logica di controllo digitale. dettaglio degli avvolgimenti del trasformatore dei cablaggi e dei transistor di potenza dell'alimentatore la schedina di controllo del display posta a ridosso del frontale il frontale, sezione pulsanti ancora un dettaglio della scheda USB di Amanero e l'FPGA Xilinx già visto negli altri DAC Audio-gd che è programmato dal costruttore allo scopo di controllare i flussi di segnale in ingresso verso i moduli di conversione Per finire le funzionalità, accessibili per i tre tastini appena sotto al display. Che è ad una sola linea e a LED a barre, come nelle calcolatrici degli anni '70. Comunica poco e per di più lampeggia le informazioni in successione (tipo frequenza di campionamento in ingresso, porta, settaggi). Abbastanza discutibile ma è una costante di tutti i prodotti del marchio. 44.1 Kilohertz. Ok. e poi ? boh ?
  23. SmallRig 60B : una luce può cambiare modo di fotografare ? La risposta breve sembra essere si. Ma al quesito risponderà M&M. Qui, intanto, una breve anteprima. Cos'è ? E' una luce COB (ovvero un LED a circuito integrato singolo) da 60 Watt con batteria integrata, ricarica via presa USB-C. Regolabile di intensità e di temperatura colore via dimmer. Dotata anche di effetti speciali per il video (tipo televisore rotto, macchina della polizia, lampo, etc.). Come è fatto ? Arriva in una bella confezione. con dentro una splendida valigetta atta a contenere tutti gli accessori. Questo è un valore perché altre luci, anche molto più costose, non ne sono dotate. E così si finisce per perdersi qualche cosa. la dotazione prevede l'illuminatore, un riflettore standard argentato, un accessorio per tenere in mano la luce (per i video "volanti") uno per avvitare l'illuminatore su uno stativo standard e un accessorio utilissimo per montare un power bank dietro alla luce stessa in modo da aumentare l'autonomia complessiva. l'illuminatore, elegante, ben rifinito, in solido metallo. Anche i comandi e i dimmer sono ben dimensionati, affidabili, solidi. La costruzione è negli standard consueti di SmallRig. Abbiamo conosciuto questo marchio per le sue costruzioni in alluminio (cage & affini per fotocamere e video). Adesso si sta allargando anche al campo illuminazione, batterie, con lo stesso standard di qualità. Ben superiore alle solite "cineserie" da quattro soldi. il pacchetto completo. Notare i due cavi, uno corto e uno lungo, per la ricarica via porta Power Delivery di un alimentatore da almeno 60 watt o un power bank da 20 volt e 3 ampere. dettaglio dell'impugnatura manuale e del raccordo snodato per lo stativo il riflettore è responsabile della resa luminosa molto elevata l'accessorio che montato posteriormente all'illuminatore fa da morsetto al power bank accessorio (non incluso nella confezione, ma va bene uno standard di quelli per ricaricare iPhone o MacBook) qui montato sul retro, uno da 100 watt, con un cavetto usb-c adatto, direttamente alla presa di alimentazione. i comandi, il MODE per gli effetti, l'INT per la potenza, il CCT per la temperatura colore il COB è puntiforme, più piccolo di quello dei LED ad alimentazione fissa. Questione di dissipazione di calore. Questa luce ha una ventolina integrata che si innesta in fase di ricarica ma raramente durante l'uso la parte inferiore dove c'è la piastra per il collegamento dello snodo dello stativo i comandi posteriori. Il tasto ECO consente di risparmiare la batteria a discapito della potenza erogata. La presa USB-C per l'alimentazione/ricarica, il tasto di accensione con il riflettore montato l'accessorio per montare il power-bank con lo snodo ripresa dei componenti altro dettaglio del posteriore con il power bank agganciato il display che indica la fase di ricarica le dimensioni sono persino inferiori a quelle di un iPhone di vecchia generazione l'eleganza del prodotto : non vi farà mai sfigurare, specie se siete milanisti. Potenza e autonomia All'atto pratico la luce è potente. Misurata con un luxmetro, ad un metro emette con il riflettore standard la stessa potenza di un Godox LA200D. Questo perché la diffusione è puntiforme e il riflettore è pensato per accrescere l'intensità in asse. Ovviamente questo è a discapito della dimensione del cono, che "vignetterà" se utilizzato a distanza ravvicinata. Ovviamente un LA200D riprende il sopravvento se usato a distanza con il suo riflettore o con un softbox grande (figuriamoci con un ombrello). Questa annotazione per capire bene per quali usi sia pensata questa luce. Foto e video in ambienti piccoli, a distanza ravvicinata, specie a potenze ridotte, dove non si rimpiange di usare la luce diretta senza softbox. Soprattutto in luce mista ambiente/artificiale. L'autonomia è buona, 45 minuti a tutta potenza con la batteria integrata. Più del doppio con un powerbank dotato. Ore di impiego a potenze marginali. Disponendo di più power-bank si può lavorare per ore e ore distanti da prese di corrente. L'RC 60B sul dispaly indica l'autonomia residua quando non è alimentato, la carica residua in % quando è in ricarica. Ovviamente il dispositivo confonde un power bank con un alimentatore, indicando che è connesso alla rete anche quando invece c'è il power bank. Ma non è un problema. In tre mesi di utilizzo e 80.000 scatti, nessun problema. Tanto che ne è stato comprato un secondo esemplare. Ma per l'esperienza d'uso lasciamo la parola a chi lo sfrutta ad ogni seduta.
  24. Lexar è diventato il nostro fornitore di riferimento per le schede CFExpress così come lo è sempre stato per le SD e lo era per le XQD. Abbiamo provato schede di differenti produttori e nessuna delle altre ha dimostrato la stessa costanza di prestazione e di rendimento sul medio termine. Rileviamo peraltro prestazioni uniformi tra i differenti tagli di memoria, grande disponibilità di capienze e velocità, su tre linee prodotto differenti. Attendiamo con interesse la disponibilità delle nuove CF 4.0, presentate la CES di Las Vegas e non ancora immesse sul mercato ... dopo il mezzo flop delle ProGrade da noi testate qualche mese fa. Questa Lexar è della serie Silver, idealmente quella "basica" che mostra il miglior rapporto prezzo/prestazioni. Più in alto ci sono le Gold (le più capienti) e le Diamond (le più veloci). Abbiamo scelto il taglio da 512 GB per le nostre esigenze e lo proviamo oggi in vista di utilizzarlo poi con la nuova Nikon Z6 III, apparentemente ci sembra la scelta più indicata, visto che quella macchina propone file e video di dimensioni ridotte rispetto a Z8 e Z9. *** La scheda viene consegnata nella consueta confezione in cartone con dentro un contenitore in plastica che a sua volta protegge il classico guscio/custodia per la scheda che si caratterizza per la banda in color argento. Le prestazioni promesse sono stampigliate sulla confezione e sulla scheda : 1750 MB/s in lettura e 1300 MB/s. Sappiamo che queste sono promesse e quindi noi facciamo sempre le nostre misure nei nostri sistemi. Come per le altre schede Lexar di recente produzione (le schede che confronteremo in questa sede sono tutte dell'ultima produzione), è ben evidenziato Made in Taiwan. Ovvero chip e controller provengono da Taiwan, sede di TSMC. Longsys - proprietaria del marchio Lexar - produce nella Cina continentale i chip e i componenti degli altri supporti di massa. Ma evidentemente ancora non dispone della tecnologia per produrre ai livelli richiesti dalle CFExpress/NVME. la confezione ha stampigliature anche in italiano. Un segno di attenzione al nostro paese e chiaramente questo prodotto - acquistato da noi su Amazon.it - appartiene alla serie distribuita regolarmente nel nostro continente. Stia attento l'acquirente alle fregature sempre possibili in questo segmento. Acquistando da un venditore affidabile si ha la possibilità di essere rimborsati o di avere la sostituzione del prodotto, qualora non risultasse conforme o fosse contraffatto. ecco la scheda ripresa in controluce, in luce artificiale non si apprezza bene la banda che però non si può confondere con la Gold perché quella ha la banda dorata ben visibile, mentre la Diamond ha lo scudetto al posto della banda colorata. il trio di schede che abbiamo in laboratorio. Gold da 1TB, Silver da 512 GB, Diamond da 256GB. *** Le misure si sono dimostrate ben distanti dalle promesse, ma è la norma anche per le altre schede. a riposo abbiamo riscontrato 30 °C (25 °C è la temperatura ambiente di oggi). Mentre dopo un test e il trasferimento di 2650 file la temperatura è arrivata a 45 °C. Dopo una serie di test abbiamo registrato un massimo di 56 °C senza che si attivasse nessun avviso di allarme automatico. Siamo nella norma per questi dispositivi. Per quanto riguarda le prestazioni, abbiamo misurato un dato interessante, peraltro abbastanza omogeneo tra lettura e scrittura questo è misurato con un lettore USB 4.0 ProGrade con un miniPC Windows. Mentre questo è con la workstation da scrivania che mostra un vantaggio marginale. Per riscontro, il trasferimento dati (la semplice copia di qualche cartella di immagini NEF) evidenzia un valore medio di circa 700 MB/s, interessante anche se al di sotto del GB/s che in media riscontriamo con la Gold o la Diamond. In video : abbiamo la conferma. La scheda maneggia circa 900 MB/s ed è in grado di sopportare praticamente il formato 8K. Come c'è evidenziato sulla confezione. Ovviamente la scheda funziona perfettamente sulle nostre Nikon. Ci fermeremmo qui con le misure, riservandoci poi di testarla, come anticipato, con la Nikon Z6 III. Salvo evidenziare che ... ... strumentalmente, i valori in scrittura e in lettura, misurati con gli stessi strumenti, si dimostrano praticamente di poco differenti tra le tre schede confrontate. Ci permetteremmo di concludere che le differenze tra le schede siano da considerare oramai marginali a questi livelli e che prestazionalmente si equivalgano. Potremmo pensare che quelle più pregiate possano sopportare meglio il flusso elevato e continuo delle macchine più prestanti, magari con i formati video più impegnativi. Ma salvo verifica a questo punto, almeno per Lexar, è solo una questione di costo al Gigabyte. *** La scheda da 1 TB costa 239,99 euro, con un costo per GB di €0,24 per GB La scheda da 512 GB costa 169,9 euro, con un costo per GB di €0,33 per GB La scheda da 256 GB costa 118,99 euro, con un costo per GB di €0,46 per GB La scheda da 128 GB costa 93,99 euro, con un costo per GB di €0,73 per GB con un vantaggio per l'acquirente che cresce con il crescere del taglio (perché ovviamente si diluisce il costo della scheda rispetto ai chip). la temperatura media rilevata durante i primi test (copia di file per 59 gigabyte).
  25. Prima, qualche premessa. non siamo grandi appassionati di questi test di confronto "di rumore" alle varie sensibilità e tra fotocamere diverse perché pur cercando di essere il più possibile "rigorosi" le variabili in gioco sono tante. Inoltre, è nella fotografia reale che si apprezzano o meno le potenzialità di una fotocamera riscontriamo più di un segnale che ci fa pensare come questa famiglia di sensori BSI, al di là di tutto, offra prestazioni similari, quando non completamente coincidenti, al netto del punto base della gamma lineare ISO e della risoluzione infine, per quanto si voglia pensare di fare prove ripetibili, non sappiamo quanto il software di sviluppo intervenga - in positivo o in negativo - nelle varie fasi. E certamente il supporto di Adobe alla Nikon Z6 III, benché già disponibile, non può che essere preliminare. detto questo abbiamo fatto alcuni scatti in ambiente, una stanza illuminata da un pallida luce esterna in una mattina di pioggia. Abbiamo fatto la sequenza 800 ISO -> 64.000 ISO con la Z6 III, ripetendola poi con la Zf che ben conosciamo. Macchina su treppiedi, esposizioni identiche, bilanciamento del bianco pre-impostate. Modalità Silenziosa. Il target è un ritratto in formato 100x75 posto sulla parete a circa 3 metri dal punto di ripresa. L'obiettivo è il Nikkor 105/2.8. Esposizione che può sembrare non corretta ma che è quella che vedevamo ad occhio nudo nel momento della ripresa (di questo inizio estate che continua ad essere piovoso e con il cielo pressocché sempre coperto). 800 ISO 1600 ISO 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO 51200 ISO 64000 ISO Nella sequenza, qui ridotta a 2500 punti di lato lungo per esigenze di pubblicazione, giudichiamo il file ad ISO 800 quasi perfettamente pulito e di poco differente da quello a 100 ISO (qui omesso perché inutile): Salendo l'incremento del rumore digitale ci sembra lineare, con una intensità che si mantiene pienamente tollerabile fino a 6400 ISO. A 12800 ISO la presenza del rumore è più evidente. A 25600 ISO abbiamo la comparsa delle prima bande colorate verticali. Che a 51200 aumentano in modo casuale, per diventare persistenti e a macchia di leopardo alla sensibilità massima di ISO 64000. Senza interventi, secondo il nostro modo di utilizzare queste fotocamere, giudicheremmo il file ottimamente sfruttabile fino a 6400. Con la necessità di intervento in ogni caso a 12800 ISO. Da evitare se possibile le sensibilità più elevate. Il confronto con la Zf ci conforta nel valutare i due sensori imparentati sul piano della capacità di catturare la luce. Accettando una variabilità tra le tarature dei due esemplari di fotocamera che apparentemente fanno sembrare alcune foto della Zf più chiare di quelle della Z6 III, a livello percettivo notiamo un leggerissimo livello di rumore superiore nella Z6 III. Ma ancora, non possiamo essere certi che non ci sia una variabilità tra i due esemplari. E potrebbe essere che due campioni diversi possano mostrare evidenze diverse. Di fondo però vogliamo dire che nella pratica le differenze sarebbero riscontrabili strumentalmente ma non abbastanza da influenzare il lavoro di un fotografo. Sospettiamo che l'impostazione tra i due sensori - che sono differenti nel resto - dal punto di vista di sensibilità e amplificazioni, sia molto, molto simile. le impostazioni sono identiche, i due scatti sono percettibilmente diversi. Il file della Zf sembra essere leggermente più chiaro e più pulito. Ma la differenza è minima, sia nelle zone in luce che in quelle in ombra. cosa che rileviamo ad ogni variazione di sensibilità. Che comunque potremmo definire simile nel suo andamento, anche per la Zf (valida sino a 6400-12800 ISO dopo di che da usare se non se ne può fare a meno). Naturalmente intervenendo con il riduttore di rumore di Lightroom il risultato sarà livellato. e anche per questo riteniamo che oramai questi discorsi siano superati dalla disponibilità dei plugin con Intelligenza Artificiale in grado di fare miracoli in questo campo. Ma ci premeva almeno dare un contributo di discussione al riguardo. Nella migliore delle ipotesi la qualità di immagine di questo sensore sarà uguale - alle varie sensibilità - a quella dei precedenti sensori da 24 megapixel. Nella peggiore, sarà lievissimamente inferiore con un pizzico di rumore in più. Ci pare che comunque l'amplificazione anche qui sia duale con 100 ISO di base e 800 ISO di seconda base. Soppressori di rumore che intervengono con un filtraggio importante e invasivo a partire da appena sopra i 12800 ISO e poi proseguono a scalare, con le ultime due posizioni in gamma lineare di sola emergenza.
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