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Per considerazioni generali sul nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 S vi rimando al mio unboxing del 18 luglio : qui ne parlo invece con due mesi di foto fatte in varie occasioni, potendo dare un giudizio più completo e pratico. In relazione all'oggetto in se il mio quartetto di voci, due tenori, un basso e un baritono. Mi ritengo particolarmente fortunato - toccando ferro - a disporre di questo geniale quartetto di ottiche compatte e leggere. Di fatto condividono la filosofia molto legata a quella delle mirrorless che vanno incontro alle esigenze di contenimento pesi ed ingombri richiesta dall'intero mercato. A parte il 500mm f/5.6 PF, che sfrutta la tecnologia Phase Fresnel, gli altri tre obiettivi sono abbastanza simili. Condividono buona parte dell'impostazione, hanno lo stesso piedino del treppiedi, differiscono di pochissimo nel peso e, come vedete, anche nell'altezza e nel diametro. Tanto che è facile confonderli se andate via di corsa. Io devo sempre leggere bene l'etichetta per essere certo di non sbagliare obiettivo. Ma è tanto bello poter scegliere in base al tempo, all'estro, alla giornata, allo scopo dell'uscita fotografica. Andando in particolare al nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 mi sento di fare alcune precisazioni, già anticipate in più occasioni ma che secondo me è utile ribadire. Ne ho discusso anche a voce con Max e ho tratto queste conclusioni. Questi obiettivi appartengono alla stessa categoria. Il 400mm f/4.5 va confrontato con il 100-400 e il 70-200, non con i supertele - sia Z che F - della fascia superiore. Tutto lo identifica come appartenente alla categoria media. la scatola il paraluce il collarino del treppiedi l'assenza di una sacca/borsa/astuccio tipici dei supertele (anche del 800/6.3 PF) la costruzione : robusta e professionale ma senza quei requisiti di resistenza a condizioni estreme e ad abusi in ambiente ostile che invece caratterizzano che so, un 400/2.8 o un 600/4, giusto per fare nomi e cognomi questo 400mm però si stacca per il design. Se vi ricordate, nei primi tempi delle mirrorless, specie dalla campana Sony, ci è stato raccontato che il disegno degli obiettivi wide e super-wide si sarebbe avvantaggiato principalmente dal tiraggio corto e dalla gola più larga del bocchettone. Bene, Nikon ci ha dimostrato con questo nuovo obiettivo - che sarà seguito, ne sono certo, da altri fratelli in futuro - quanto ciò sia vero solo in parte. Insomma, quando i progettisti Nikon hanno configurato lo Z Mount sapevano di poter trarre vantaggio anche nel disegno delle focali lunghe. Altrimenti non si spiegherebbe il miracolo di un 400mm che senza elementi a diffrazione, riesce ad essere così piccolo, leggero, compatto eppure così prestazionale. E senza i limiti degli obiettivi PF. Nel conto di questo progetto, però, ci sta una minore cura, un prodotto - sempre di fascia premium - ma decisamente situato più sotto dell'inarrivabile Nikkor Z 400mm f/2.8 TC. Non sto dicendo che questi obiettivi siano scarsi sul piano costruttivo, solo che a dispetto del prezzo di acquisto non proprio economico, restiamo nella gamma descritta dal 70-200/2.8 e 100-400. Oggetti eccellenti ma non costruiti come un 800/5.6. Smarcati questi due assunti, andiamo al sodo Si fa presto oggi a parlare di game changer, ovvero di oggetto che cambia le regole del gioco. Anzi, se ne abusa. Ma mai, fino ad ora, avevamo avuto a disposizione un 400mm ancora ben luminoso, così piccolo e leggero, da usare esclusivamente a mano libera, e allo stesso tempo così prestazionale. Questo per me, che pure posso scegliere, come avete visto, con cosa uscire ogni mattina, è qualche cosa che mi sta cambiando la vita. Specialmente quando dietro c'è attaccata la Nikon Z9. Avere la capacità di scaricare potenzialità fotografiche di questo livello, portandomi solo una borsetta leggera e per nulla ingombrante. Niente treppiedi, niente testa. Niente altro. Si, lo so, sono cose che ho già scritto a proposito del fantastico Nikkor F 500/5.6 PF quando è uscito quattro anni fa. Ma con questo 400mm Nikon si è superata. Perchè è un oggetto meglio bilanciato, ancora più facile da usare, pronto all'uso e meno impegnativo come focale. Con superiore luminosità massima. Potendo peraltro passare con un click in formato crop della Z9 all'equivalente - per angolo di campo soltanto - di un 600mm che nel video possono diventare anche 800 e più. E proprio nel video che l'ho trovato meraviglioso, capace di seguire il fuoco senza incertezza e senza rumori. Sempre in modo fluido e con una capacità di lettura anche del controluce, eccellente, senza interventi in postproduzione. Rispetto al 500/5.6 PF il silenzio è assoluto, anche per ciò che riguarda di stabilizzazione. Le prestazioni allineate ma con una prontezza superiore in termini di aggancio del soggetto. Rispetto al 70-200/2.8 S duplicato, non c'è confronto. Quella è una soluzione di ripiego da usare quando proprio si è rimasti con solo quell'obiettivo e basta. Mentre contro il 100-400/4.5-5.6 secondo me qui abbiamo prestazioni migliori in senso generale (specie di sfuocato), un miglior bilanciamento (il 400/4.5 non si allunga) e una pasta delle immagini di un gradino superiore. Il 100-400 ovviamente offre la variabilità della focale. Ma io spesso fotografo tutto il tempo a 400mm e non mi serve altro. Insomma, che altro dire ? Niente, non trovo difetti, tutto sommato nemmeno nella fattura da saldare a Nikon per averlo. Io ne sono innamorato e dubito che me ne priverò mai. Si sovrappone con altre soluzioni che già possiedo. Va bene, ma ogni violinista in casa ha più di un violino. Avete idea di quanto possa costare un bel violino ? E un pianoforte da concerto ? Informatevi ... Mi fermo qui per non diventare ulteriormente verboso. Propongo un montaggio di vari spezzoni di video in una giornata ventosa di luglio. Uno slideshow di immagini scattate in differenti occasioni. E qualche foto significativa. Specie l'ultima. 400mm.mp4 montaggio di più clip video 400slideshow.mp4 slideshow di alcune foto fatte in differenti occasioni Z9X_1272.MP4 mamma Ippo con figlio Ippo (Le Cornelle) Un falcone da caccia con il sole negli occhi. Sfondo liquefatto, senza accorgimenti particolari. e qui un animale meraviglioso, qui ritratto in ombra, ad alta sensibilità della Z9 Chiudo con un nikonista entusiasta di questo obiettivo e della mia Z9 ma eternamente indeciso nel fare il grande passo dalla reflex ... ... che quando si convincerà di passare finalmente agli strumenti giusti per quello che deve fare lui - come questo meraviglioso Nikkor Z 400mm f/4.5 - forse avrà già l'età per desiderare qualche cosa di ancora più leggero e compatto anche se solo "abbastanza buono" e non eccellente come questo (io certamente, per quell'epoca sarò costretto dagli acciacchi a sfogliare solamente le centinaia di migliaia di foto che scatterò in questi mesi con il mio 400mm)
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Oggi è il 7 marzo e questo è il mio primo articolo dell'anno, se escludiamo gli annunci di news e quelli di servizio. Sono stato dubbioso se pubblicarlo, lo sto facendo solo perché è uscito l'articolo sul 600mm f/4 e credo che possa essere utile sapere che esiste questo accessorio. Usciranno nuovi articoli firmati M&M in futuro ? Al momento - fatto salvo per il lavoro di routine del sito - è incerto. *** Mi collego al bell'articolo di Massimo Vignoli sul suo meraviglioso Nikkor Z 600mm f/4 S, per scrivere di un accessorio che ho in casa da qualche settimana. E' una cosa da poco più di 40 euro nei normali canali di vendita online ma che assolve ad un bisogno preciso cui Nikon non sembra voler rispondere : avere un attacco standard per morsetti Arca Swiss. Haoge è un marchio noto in questo segmento. In passato ho sostituito il piedino del 300/2.8 VR con un altro modello Haoge e mi sono trovato benissimo, tanto da rivendere l'obiettivo con il sostitutivo, lasciando quello originale di scorta. Nei mesi scorsi sono comparse diverse proposte del genere da parte di marchi occidentali noti ma a costi che, comprese le spedizioni e gli oneri di importazione sfiorano quelli di un Nikkor Z 40/2. Capirete che, appena uscito questo Haoge e diventato disponibile su Amazon.it (43 euro spedizione Prime), mi sono precipitato a comprarlo. Che cos'è ? E' un piedino sostitutivo per l'originale montato da Nikon sui suoi superteleobiettivi Nikkor Z 400/2.8, 600/4 e 800/6.3 Come è fatto ? E' un pezzo di alluminio fresato dal pieno con una macchina a controllo numerico. Nella confezione, oltre al piedino, ci sono anche quattro viti in acciaio e due chiavi esagonali. Che differenze ci sono con l'originale e perché dovrei cambiarlo ? L'originale è costruito in lega leggera pressofusa. Lo si nota dalle sagomature morbide e bombate e dal tenore delle filettature delle viti una volta smontate. E' a base semplice senza incastro a norma Arca Swiss Sulla parte bassa dispone di due filettature in acciaio a passo adatto alla vite dei comuni monopiede (1/4 e 3/8 di pollice). Se si usano - è il caso più comune - teste per treppiede con morsetto Arca Swiss, è necessario montare una piastra di raccordo avvitata al piedino originale. Ciò è scomodo, aggiunge peso e ingombro inutile, è noioso perchè ... la volta che lo smonti per usare il monopiede poi ... se ti serve, l'hai sicuramente dimenticato a casa. Sarebbe meglio che Nikon si decidesse ad adottare uno standard di mercato. Costerebbe poco e in fondo non avrebbe controindicazioni che mi vengano in mente. Ma nel frattempo abbiamo l'unica alternativa di sostituire il piedino originale con uno di questi di ricambio forniti da terze parti. ecco a confronto i due piedini, montato e smontato. La differenza più vistosa - detto delle linee più tese del Haoge e di quelle più ergonomiche del Nikon - è la presenza della similpelle sull'impugnatura del Nikon, mentre l'Haoge ha due semplici incavi per aiutare la presa e basta. Come si monta ? Chiunque sappia svitare ed avvitare una vite con una chiave esagonale è capace di sostituire in non più di due minuti un piedino con l'altro. Le viti Nikon sono nere, annegate nella lega leggera del raccordo sotto al fusto dell'obiettivo. Così ad occhio io sconsiglio dal fare leva e metti continui, non credo che la filettatura reggerebbe a lungo. Comunque, si svitano facilmente e quelle nuove fornite col piedino sostitutivo sono anche meglio. Non ci vuole forza, anzi, è meglio non stringerle alla morte. Una volta fatto, il nuovo pezzo è ben stabile. Non ci sono giochi, l'aggancio è perfetto come quello dell'originale. dettaglio dei passavite del Nikon. E' tutto prodotto di fusione da stampo. Credo che la lega sia a base di magnesio, abbastanza friabile. quello Haoge è invece in alluminio, rigido, a norme aeronautiche. la presa, nella mia manina è ben sostenuta. non mancano i due fermo corsa Arca. Sostanzialmente inutili ma rappresentano una finezza per un pezzo così economico. come la serigrafia in bianco, opposta a quella della lunghezza focale dell'obiettivo, che riporta il modello dell'oggetto. Ecco la sezione, rassicurante, così come la perfetta adesione al tronco dell'attacco dell'obiettivo. Insomma, operazione indolore ed alla portata di quasi tutti. Conclusioni Sinceramente ho fatto questa cosa più per vezzo che per necessità, in quanto io l'800mm lo uso quasi esclusivamente su monopiede. Ma per quelle volte che il treppiede sarà necessario, perché farsi venire il mal di testa ? Ecco qui pronto l'attacco Arca Swiss senza pensieri. Così ad occhio il piedino nuovo mi sembra più robusto di quello originale - almeno sul piano del materiale - la fattura eccellente, la lavorazione ineccepibile, sia per le fresature che per la verniciatura. Insomma, non stona sull'obiettivo, anzi. Considerando che Nikon ha standardizzato l'attacco dei supertele "grossi" su questa nuova disposizione di viti e di attacco, è adatto a tutti gli obiettivi già disponibili (come detto, 400/2.8, 600/4 e 800/6.3) e sospetto che verrà buono anche per i prossimi che dovessero essere annunciati. Quindi, prodotto - per quanto mi riguarda - promosso a pieni voti anche se ancora non l'ho provato sul campo (solo una breve presa su una testina da 36mm per verificare che non ci fossero giochi con il morsetto : test passato positivamente). Se sia il caso di scegliere questo o uno dei più costosi RRS o Kirk Enterprises, decidete un pò voi. Per me non vale la pena di spendere più di 50 euro per un pezzo di alluminio.
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Proprio così: il signor Megadap ha inteso costruire il suo adattatore che rende AF le ottiche MF su fotocamere Nikon Z Verrebbe da chiedersi in prima battuta: ovviamente sarà un adattatore a baionetta F su Z... !!! Ed invece no, probabilmente per evitare l'ira funesta della Casa di Tokyo che in quel caso avrebbe avuto da ...obiettare qualcosa, Mr.Megadap che non lascia traccia di sè neppure nel sito dedicato se non per una mail di riferimento, ha preferito costruire un adattatore per ottiche Leica M su fotocamere Nikon Z... Ma ovviamente...nulla osta a mettere davanti la storica ed elegante baionetta LM, qualsiasi altro adattatore meccanico (privo di contatti elettrici) per utilizzare l'universomondo di obiettivi MF fin qui prodotti, anzi...nella pagina/prodotto del sito, Mr.Megadap ce ne mette una caterva a disposizione tra i quali fa capolino, ovviamente, anche quello Nikon F !!! Nikonland è un sito di curiosi, possessori di ogni bene del listino Nikon di oggi e del passato anche remoto: volete che non ci mettessimo a provare questa annunciata meraviglia? Andiamo per gradi però: seguendo il percorso consigliato dalle istruzioni per l'uso...: Megadap si presenta come un apparecchio ben strutturato, tutto in metallo, costituito da una baionetta di innesto ottiche LM dotata di una ben prominente leva di sblocco e priva di qualsiasi contatto elettrico, dato che vi monteremo sopra obiettivi Manual Focus Girandolo, troviamo oltre alla baionetta di innesto alle fotocamere Nikon Z, la relativa contattiera per comunicare elettricamente tra fotocamera ed adattatore... dato che il cuore della trasmissione dei dati di fuoco ed esposizione è contenuto per intero nella basetta che finalmente ci dà qualche dato di fabbrica. (particolare della gola dell'innesto, che determinerà l'escursione di quei 6,5mm che consentiranno la movimentazione delle ottiche applicate) l'adattatore è inoltre dotato di presa micro USB che serve ad aggiornarne il fw (attualmente siamo alla versione V.1.3.1) La prima cosa che viene consigliato nel sito da fare, è proprio quella di controllare la versione fw dell'adapter, scollegato dalla fotocamera. La seconda...quella di stabilire che ottica montare e registrare, con un sistema tanto empirico, quanto efficace, la sua focale scattando una foto a un determinato valore di diaframma e, immediatamente dopo, spegnere la fotocamera. Alla sua riaccensione e in tutte le foto successive che verranno scattate con questa registrazione iniziale, troveremo nei dati EXIF la focale in uso ed il valore di diaframma utilizzato per ogni foto ! Roba da non credersi, abituati con Nikon Z ormai ad aver dovuto fare a meno di ogni rilevamento EXIF per obiettivi MF, a causa dell'assenza del simulatore di diaframma presente sulle DSLR... L'elenco di corrispondenza tra il valore di diaframma per impostare i dati e la focale corrispondente, è nella pagina/Manuale del sito e come potrete vedere, ha una limitata quantità di lunghezze focali, classiche del mondo Leica M (troviamo lunghezze focali caratteristiche come i 21mm, i 75 ed i 90, sconosciuti ad altri produttori) Perchè tra le verie raccomandazioni del produttore c'è anche quella che il Megadap sia ottimizzato per scattare a valori da f/1,4 e f/5,6 pur consentendo l'utilizzo di ogni altro (ma con possibili sovra o sotto esposizionei) Inoltre, ed è ben comprensibile, gli obiettivi con elicoide di maf molto esteso, vanno prefocheggiati nei pressi del soggetto sui cui la limitata escursione del Megadap (6,5mm) potrà consentire a quel punto di avere buona ...presa. Ancora...è possibile scattare con tutti i modi AF delle Nikon Z, tranne AF Pinpoint che essendo il modo a solo contrasto di fase viene espressamente escluso. Nell'utilizzo in questi giorni di questo adattatore, ho notato come sia veramente efficace ogni altro tipo di lettura AF della fotocamera, compresi AF Auto e Auto Wide e Small, ognuno dei quali si attaglia a determinati soggetti nelle riprese fotografiche ed in quelle video. Sono però partito dall'uso del Megadap con ottiche Leica M, avendo per coincidenza a disposizione due TTartisan, il 50/0,95 ed il 35/1,4 con i quali ho realizzato il mio training con questo sorprendente adattatore. ben visibile in questa coppia di foto, l'escursione del blocco di movimentazione degli obiettivi sul Megadap: pochi mm che consentono la rivitalizzazione di ottiche MF e qui lo stesso...con ottica montata. A cosa possa servire un attrezzo del genere è presto detto: la sua lentezza operativa ed il rumore di trascinamento ne fanno un ausilio per generi dove la fretta non la faccia da padrona, MA... si desideri conferma dell'avvenuta cattura del soggetto su cui mettere a fuoco. Nello specifico, scrivo da molti anni ormai che gli ausili correnti sulle mirrorless, come il focus peaking a spettro di colore, siano francamente del tutto inutili con obiettivi come i grandangoli oltre i 35mm, con i quali mi risulta impossibile comprendere la soglia effettiva di fuoco, essendo caratterizzati da una grande pdc. Ma ancor di più oggi, con l'avvento di obiettivi dalla focale fissa di enorme luminosità, come per l'appunto quel TTartisan 50/0,95 con il quale non si avrebbe mai la certezza del raggiungimento di una maf precisa, con gli aloni colorati. Ebbene, con questo adattatore di terze parti oggi, selezionando AF-S e punto singolo o Auto Wide/Small, otteniamo questa conferma di fuoco sulle nostre Nikon Z E sopratutto...riusciamo a riportare sugli EXIF i dati di esposizione insieme a quelli della focale e del diaframma in uso ! E' per questo che il mio training su Leica è volato via in pochissimo tempo, durante il quale ho comunque capito che con obiettivi con escursione dell'elicoide di messa a fuoco limitata, basta lasciare vicino ad infinito la ghiera manuale e il Megadap farà il resto, mentre con gli obiettivi più specifici (tele, macro) bisogna intervenire lasciando loro il margine utile di lavoro. Il primo adattatore Nikon F- Leica M che ho comprato su Amazon era inadatto: di marca Urth, possiede una ghiera di blocco, zigrinata, incomprensibile, che non ne consente l'accoppiamento al Megadap, molto convesso al suo interno (neppure facendo preventivamente venir fuori l'elicoide dell'adapter) Urth...urta e si rovina... Non compratelo Io ne ho presi due (pensando che il primo fosse difettoso) e li ho entrambi restituiti, prima di arrivare ad un consueto K&FConcept, assolutamente perfetto che si accoppia alla perfezione ... e finalmente porta a casa il discorso in questione...!!! avendo a disposizione una vasta platea di candidati a questo...matrimonio intanto guardate questo video...pur sapendo bene come questo non sia ...il mio ambito megadap.mp4 scusandomi ancora per la ...laconicità del video, le foto man mano scattate, sono state riprese come detto con un Nikkor 24/2 del 1977 Cominciamo da questo splendido Nikkor 50/1,8 AiS (ultima serie prima degli AF) che sembra nato per stare sulla Nikon Z7 su cui sto facendo questi esperimenti come il suo successore... il primo 50/1,8 AF assolutamente MF su ogni Nikon Z (come anche tutti gli altri AF ed AFD) (il video e le foto di servizio ad adattatore ed obiettivi, sono state realizzate con la Z50 ed il suo 16-50 DX) Passiamo poi per lo stupor mundi tra tutti gli standard luminosi MF bello già soltanto da fotografare lui stesso così come faccio con questo altro campione, il Micro Nikkor 55mm f/3,5 half lifesize del 1970 che col Megadap va seguito, prefocheggiando sul soggetto, visto l'infinito elicoide di maf senz'altro uno dei miei obiettivi Macro di riferimento, ancora oggi e ancor di più, con questo Megadap, che finalmente mi da agio di utilizzarlo su Z andiamo sui wide? Facciamolo con una new entry delle mie vetrine, il Nikkor 20mm f/4 supersimmetrico del 1977 compatto, semplice e però...f/4, quindi impossibile da focheggiare a mano con precisione su ML, con i sistemi tradizionali Credo di essermi spiegato: funziona, tossisce ma poi ...si schiarisce la gola e acchiappa il soggetto, soffre molte antiche cose di cui soffrivano gli AF di prima generazione, ma consente di sapere se un obiettivo wide o molto luminoso (o tutt'e due le cose) sia realmente a fuoco sul piano richiesto. Costa 399 euro, che non è poco (a cui sommare l'acquisto dell'adattatore per Nikon o per ogni altro obiettivo vogliate usarci sopra): ma già solo per il fatto che mi riporta sugli EXIF della Z la lunghezza focale ed il valore del diaframma in uso mi sa che lo terrò... Secondo me tra l'altro, continueranno ad aggiornare il fw... Ben fatto, Megadap MTZ11 ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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Nikkor Z 600mm f/4 TC VR S - prime impressioni
Massimo Vignoli posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Tutti i 600/4 della storia di Nikon sono lenti impegnative da usare, qui sopra vedete il nuovissimo 600/4 TC VR S montato sulla Z9 ed in prova in questo articolo, rappresentano l’eccellenza in termini ottici e costruttivi ma questo risultato si ottiene con pesi ed ingombri significativi e porta con sé la necessità di essere molto padroni della tecnica fotografica con i supertele. Sono quindi oggetti che pongono una notevole pressione sul fotografo che, per ottenerne il meglio, deve padroneggiare una tecnica adeguata. Per tutto questo, è con una certa trepidazione e timore reverenziale che mi appresto a scrivere il report di questi primi mesi. Anticipo subito che, molto probabilmente, seguirà un test più completo e proseguirò completando nel tempo questi contenuti in quanto, come vedrete, ci sono aspetti che non ho avuto ancora modo di provare. Ma queste prime impressioni sono costruite su quasi 20.000 scatti fatti in 12 diverse uscite, fotografando diversi soggetti con luci e situazioni molto eterogenee, da treppiede, monopiede ed a mano libera. Credo, quindi, sia abbastanza per condividere le prime conclusioni. Z9 su 600/4 TC VR S 1/1250 f4 ISO450 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/3200 f5.6 ISO360 (a mano libera) Ricordo ai lettori che volessero vedere più immagini di questa lente che l'unboxing, con le mie mediocri fotografie di questo magnifico obiettivo, è qui. Ovviamente, come d’uso, non ho fotografato mire ottiche o altro. Lo reputo una cosa priva di interesse: una lente deve dare il massimo nella condizioni d’uso per le quelli è progettata, il resto non ha la minima importanza. Anche per questo, vedrete praticamente solo immagini scattate a tutta apertura. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/4000 f5.6 ISO500 (treppiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/5000 f4 ISO180 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840mm 1/4000 f5.6 ISO250 (treppiede) Com’è fatto. Intanto è il 600/4 più leggero e, se considerate che contiene sia un TC14 che il maggior tiraggio necessario alle mirrorless (l’FTZ), anche il più piccolo - 165x437 vs 166x432 del precedente FL (ma a cui aggiungere la lunghezza del TC14 e del FTZ). Il peso scende in modo significativo, da 3810gr a 3260gr. Ma, di nuovo, se considerate TC14 ed FTZ questo 600/4TC VR S pesa meno del 500/4FL. Un risultato straordinario. Ma c’è di più. Nonostante l’enorme lente frontale, il peso è più arretrato. Di gran lunga se lo confrontiamo con il precedente 600/4FL. Ma, apprezzabilmente, anche confrontandolo con il 500/4FL!!! Di fatto, è il 600/4 più semplice da usare a mano libera che Nikon abbia mai prodotto. Non ho fatto confronti con il 600/4 di Sony, non conosco nessuno che lo possegga…. Mentre la lista di persone che conosco che hanno già tra le proprie mani questo Nikon, seppure uscito sul mercato da molto meno tempo, è già piuttosto corposa. Qualcosa anche questo vuole dire, secondo me. Ma tornando alla lente, l'uso a mano libera di un 600mm fino a pochi anni fa era considerato folle. Ma facendolo si apre un modo, non solo grazie al risparmio di peso fotografando in alta montagna, ma per le possibilità di fotografare da punti di ripresa funzionali a risultati come questo. Z9 su 600/4 TC VR S 1/2000 f4 ISO400 (a mano libera) Ma ai potenziali acquirenti che basassero il loro acquisto sull’idea che è una lente maneggevole devo dire di fare attenzione. Il peso e le dimensioni sono stati entrambi ridotti, ma resta una lente molto impegnativa da usare e domare. Non fatevi prendere da facili entusiasmi se non avete mai usato una lente di questa categoria: non è semplice tirare fuori il massimo. Il TC interno. Questa caratteristica merita un capitolo dedicato. In una parola: STRAORDINARIO. Avere la libertà, movendo un dito e senza nemmeno smettere di inquadrare, di cambiare focale quasi come se fosse uno zoom è una cosa che non è facile da pesare fino a che non si è utilizzato…. Poi non si riesce a smettere di sorridere, soprattuto se si sta fotografando a mano libera o da monopiede. Utilità che nella prova del 180-400 non avevo riconosciuto in modo così inequivocabile come con questa lente. Ma lo devo dire con chiarezza: da sola questa caratteristica ha un valore enorme, ben superiore al costo del TC14! Ma una funzionalità senza la giusta prestazione è nulla. E quindi? Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/2000 f5.6 ISO900 (treppiede) Crop a pixel reali, così è come funziona il moltiplicatore interno. Ergonomia. Ho letto alcuni test critici sull’ergonomia del 400/2.8TC VR S che è sostanzialmente costruito nello stesso modo, solo più corto. Francamente, a me in questo 600 sembra tutto al posto giusto: una lente perfetta. Ma questi aspetti sono quelli dove sono più indietro. Ad esempio, non ho ancora programmato i due anelli funzionali. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/1000 f5.6 ISO1800 (treppiede) Unica nota che vorrei fare è la solita sulla mancanza della scanalatura ARCA sul piede per il treppiede, peraltro molto leggero e di pregevole fattura. Al punto che, per la prima volta, non l’ho sostituito ma ho messo sotto una sbarretta per montarlo sulla testa. Quindi un problema piccolo. Prestazioni. Mai risposta fu più ovvia: sono eccellenti. Otticamente, sia in termini di nitidezza che di sfocato, sia liscio che con il moltiplicatore interno inserito, si comporta benissimo. Non teme nessuna condizione di luce, producendo immagini ben contrastate e nitide. Ha un notevole microcontrasto, che rende le immagini “croccanti e luminose”, vive direi. Sulla nitidezza avete visto qualcosa sopra. Ora parliamo di sfocato: Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/800 f5.6 ISO5600 (monopiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/500 f4 ISO500 (monopiede) Tornando al TC, praticamente, l’unico effetto collaterale che ho visto inserendolo è una appena accennata riduzione del contrasto. Quasi più una sensazione che un fatto oggettivo, considerato che io regolo i miei NEF individualmente e quindi, individualmente, regolo anche il contrasto. Anche l’impatto sulla nitidezza, secondo me, è privo di impatto visibile. In sostanza, questo obiettivo è sia un 600/4 che un 840/5.6. Ho sempre pensato che il 500/4FL fosse una lente spettacolare, mi riferisco a questo come paragone perché è il tele dal quale provengo, ma questo 600/4TC VR S è secondo me visibilmente superiore in termini di qualità ottica, se usato liscio ed ancora di più se usato moltiplicato. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO220 (monopiede) L’autofocus è velocissimo e capace, in sinergia con la Z9, di aumentare in modo visibile il numero di immagini perfettamente a fuoco. Anche su questo un apprezzabile passo avanti. Lo stabilizzatore è una vera sorpresa. Questa è una immagine ripresa a mano libera dal mio amico Marco, a 1/5 di secondo. E non è figlia unica: ho visto la sequenza: 3 in fila tutte e tre decisamente nitide. Marco è molto abile, ma è ben meglio di quello che riusciva a fare con il 600/4FL. Anche qui, raccomando al lettore un sano spirito critico delle proprie capacità: fare cose del genere non è alla portata di tutti… io ad esempio così avanti non riesco ad andare. Z9 su 600/4 TC VR S 1/5 f4 ISO400 (a mano libera) Crop a pixel reali, così è come funziona lo stabilizzatore a mano libera: 600m ed 1/5"... se si è capaci! Ricordo che lo stabilizzatore ha tre posizioni: OFF, ON e SPORT. Questi tempi sono con la modalità normale, SPORT stabilizza di meno (ma agevola il panning e mantiene fermo il punto di messa a fuoco). Io, complice anche un periodo di forma particolarmente bassa, sto sperimentando l’uso con il monopiede. Con la testa giusta - ne parlerò in un prossimo articolo - si riescono a fare cose egregie. Z9 su 600/4 TC VR S 1/50 f4 ISO6400 (monopiede) Cos’altro? Come detto, è una lente impegnativa. Se chi la acquista arriva da un qualsiasi 600/4 (ora non lo accomuno agli altri supertele), la strada sarà in discesa. Per gli altri, invece, c’è una salita variamente ripida. Occorre prevedere di investire in se stessi, per affinare la tecnica. Ma anche in equipaggiamento. Come uno zaino adeguato: La mia scelta è stata per il Gura Gear Kiboko 30L 2.0 (o lo zaino da montagna con il LensCoat e il TravelCoat) - Articolo a breve. O treppiede/monopiede. Per il primo, orientativi su qualcosa che abbia almeno 36mm di sezione di gambe, mentre come testa continuo a consigliare la Uniqball (articoli in proposito già fatti). Per il secondo, il punto chiave è la testa. La mia scelta è stata la Wimberley MH-100 - Articolo a breve. Già da questo capirete perché queste "prime impressioni” arrivino dopo un paio di mesi: se non si è youtubers d’assalto, che recensiscono qualcosa avuto in prestito per alcuni giorni, ma si fa un punto d'orgoglio a che le opinioni che si condividono debbano avere solide fondamenta occorre tempo. Consigliabile? Si, senza riserve se non quella di capire bene di cosa si stia parlando. Questo non è uno zommettone solo un po’ più luminoso e nitido: è una lente impegnativa che darà il massimo solo al fotografo che la saprà usare. Proibitiva? Assolutamente no, ma se non avete mai usato un 400/2.8, 500/4 o 600/4 prevedete un bel periodo di rodaggio ed anche che, in detto periodo, i risultati possano anche peggiorare. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO2000 (Monopiede) E rispetto al 400/2.8? Ecco vorrei avere anche io questa risposta: mi sono interrogato per mesi su questo argomento! Battute a parte, secondo me occorre pensare alle focali che si usano. Entrambi mettono a disposizione un 600mm f4 (560/4 non è così lontano) ed immagino che le prestazioni del 400/2.8 con il TC interno attivato siano almeno buone come quelle del 6004/ con il TC attivato (anzi mi aspetto che possa essere anche uno zic meglio). Quindi la decisione si prende in base alla risposta a questa domanda: come seconda focale serve di più 400 o 800? Nel primo caso, ovvio, occorre prendere il 400, altrimenti il 600. Considerando anche che, in caso di scelta del 600/4, la focale 400 si può ottenere con il 100-400 (come faccio io) o con il 400/4.5. Mentre volendo arrivare ad 800mm con il 400/2.8 occorre o usare il TC20 (perdendo la flessibilità del TC interno, per me determinante nell’acquisto) o acquistare un ben più impegnativo 800/6.3. Z9 su 600/4 TC VR S 1/125 f4 ISO800 (monopiede) Poi, ovviamente, c’è il prezzo. Ad ognuno capire se il “gioco valga la candela” e, quindi, si trovi il valore che motivi il costo sostenuto. Per me, anche qui, un rotondo si. MA, c’è un grande ma, ogni fotografo deve guardare in se stesso e capire cosa fa per sé, cosa può migliorare o sostenere la propria fotografia e come approcciarne il prezzo. Non dimenticando che per chi, amatore, non faccia della fotografia una professione, l’unica questione importante è se prezzo, possibilità economiche e passione collimino. Non abbiate timore, a poterlo acquistare, questo capolavoro farà tutta la sua parte. E voi? Pronti a fare la vostra? Z9 su 600/4 TC VR S 1/250 f4 ISO1100 (monopiede) Massimo Vignoli per Nikonland (c) 5/3/2023- 9 comments
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Si fa presto a dire il re dei teleobiettivi. Ma in questo caso credo che questa definizione possa mettere tutti d'accordo perché parliamo del tele luminoso più lungo a catalogo, che è il sogno - spesso proibito visto il prezzo - di moltissimi fotografi naturalisti e non solo. Non sono nuovo ai supertele nikon, avendo usato per molti anni il 500/4 in versione G ed E (e prima il 200-400 ed il 300/2.8). Ma è mio primo 600/4. Molto curioso, direi quasi trepidante, di mettermi alla prova sul campo. Ma il protagonista è lui, lo vedete in tutto il suo splendore nella fotografia che illustra questo articolo, allo scopo di dare un senso di scala montato sulla Z9. E qui a fianco al 100-400, la lente polivalente per eccellenza che nel mio corredo è destinato a far coppia fissa con il 600/4 per le fotografie ambientate. Ma quello che più li separa non è la lunghezza, ma la dimensione della lente frontale. Enorme! Ma andiamo con ordine. Nikon ha fatto le cose per bene, o almeno quasi. Il 600/4, come gli ultimi tele lunghi della casa, è consegnato con una sacca di cordura monospalla. Un bel passo avanti rispetto ai totalmente inutili valigioni delle generazioni precedenti. Molto ben fatto. Lo avrei fatto un po' più grande, capace cioè di contenere anche un corpo macchina, possibilmente non montato. Ma come vedete è dimensionato per la sola lente. Non è un grande problema, difficile che un fotografo esca solo con una macchina ed un 600/4. Ma se volesse farlo avrebbe bisogno di un'altra borsa. In ogni caso, lo ribadisco, un enorme passo avanti rispetto alla precedente impostazione. Altre due novità interessanti che vedete in questa immagine: Il paraluce ed il tappo anteriore. Entrambi sono dimensionati in modo piuttosto - per un 600/4 - contenuto, rendendo la lente più maneggevole e più semplice da trasportare nello zaino. Qui, per esempio, vedete come uno zaino relativamente piccolo (ICU Fstop XLPro) sia in grado di contenerlo insieme ad un intero corredo Z (Z9, Z6II, 100-400 e 24-120). Di fatto, il "problema" è solo il diametro della lente frontale, impegnativa per dir poco. Ma si chiude e non da fastidio nel trasporto a patto di non riempire molto lo zaino (un vecchio Satori EXP). Parlerò della scelta dello zaino per volare con questo corredo nelle prossime settimane. Ma torniamo al protagonista. In questa immagine diversi elementi interessanti per questa presentazione - Il TC integrato, una feature di una utilità incredibile fotografando in ambienti ostili (pioggia, neve, polvere, vento) e alle primissime prove capace di allungare la focale da 600 a 840 millimetri senza avvertibile perdita di qualità. Il TC dedicato e specifico per lo schema ottico ha di sicuro una marcia in più. - L'attacco treppiede, incredibilmente privo della scanalatura Arca. Davvero incredibile perdersi in un dettaglio del genere per una lente che costa poco meno di 18.000€. Anche perché, lo avete visto nell'immagine di copertina, la lente montata è perfettamente bilanciata sul piedino e quindi effettivamente ne basta uno così corto. Occorrerà comprarne apposta uno aftermarket (anche perché, seconda stupidaggine, è cambiata la disposizione delle viti e quindi i piedini delle precedenti generazioni non sono compatibili). - È cambiata la scatolina portafiltri, ora senza sporgenze (e senza un filtro neutro, come le precedenti generazioni, destinato a catturare polvere), Ma torniamo alla vista di insieme: Da destra a sinistra i tre anelli: messa a fuoco e due anelli programmabili, con texture del tutto diversa tra di loro in modo da essere perfettamente riconoscibili al tatto, oltre che dalla posizione. Interessante in particolare il più a sinistra, che consente, per esempio, di essere associato a diverse modalità di messa a fuoco (una in posizione centrata, una diversa ruotando a sx, una terza ruotando a DX). Presenti i soliti tasti programmabili. Un particolare del TC, che impugnata la macchina, cade perfettamente sotto le dita per una attivazione immediata senza dover distogliere l'occhio dal mirino. Sia del fermo, per evitare movimenti accidentali, sia del TC vero e proprio. E, subito sotto, il pulsante per riprendere una posizione di messa a fuoco. A mia memoria, la "gobba" è più piccola di quella del 180-400/4. Particolare del paraluce, in carbonio anche se sprovvisto della satinatura "racing" delle precedenti edizioni, orgogliosamente prodotto in Giappone. Provvisto di fermo a vite per un bloccaggio sicuro in ogni condizione, sfruttato per tenere in posizione il tappo protettivo frontale. E' presto per dare riscontri d'uso, sarebbe pura superbia liquidare un oggetto del genere con annotazioni sulle prestazioni basate su poche ore. Nella redazione di Nikonland non siamo youtubber, lo rivendichiamo con orgoglio. Compriamo i nostri prodotti e li usiamo sul campo, con attenzione e tutta le capacità di cui disponiamo. Per farlo occorrerà tempo. Posso però già dire alcune cose, secondo me interessanti. La prima è quasi scontata, ma giova precisarlo: Tutto trasuda la meticolosa costruzione professionale, studiata nei dettagli per garantire la migliore esperienza sul campo. Poi parliamo del peso. Questo 600/4S TC inaugura un'era in cui il 600/4 non è più una lente tremendamente pesante da trasportare. Una volta veniva definito back breaker. Non è più così. Come? Questo 600/4S pesa 3.260gr Il 500/4E pesa 3.090gr, il TC14III 190gr, l'FTZ 125gr: totale 3.405gr. Perché lo confronto con il 500/4E? molto semplice: il 500/4 è stato spesso scelto, rispetto al 600/4, per la maggiore trasportabilità. Il modello E è il 500/4 più leggero della storia Nikon. Ed il 600/4E? 3.810gr... più TC e FTZ fanno 4.125gr. Già tra i due 600/4 la differenza è di quasi un KG in meno! Ma non è solo questione di peso. L'altra parola chiave è bilanciamento. Questo 600/4 ha il baricentro decisamente più arretrato: è molto più facile usarlo a mano libera. Certo, resta la lente frontale molto grande. Ma quella dipende dalla fisica, non c'è niente da fare se non si vogliono i compromessi delle lenti di fresnel. Quindi che dire? Sono soddisfattissimo, non sto letteralmente nella pelle dalla voglia di usarlo sul campo. Un grazie speciale a Nital per avermelo fatto avere in fretta! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/12/2022
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Non è ancora il mio ma è un esemplare definitivo. La commercializzazione comincerà il mese prossimo, questo è soltanto in visione grazie a Nital, distributore nazionale dei prodotti Nikon. Ma spero che il mio arrivi presto perché ne sono già innamorato ... Intanto vi propongo l'unboxing. Chi lo ha ordinato, porterà pazienza, ma quando arriverà il suo, sarà esattamente così. Quindi è come se lo facessimo qui, tutti insieme. Arriva in una scatola di cartone con ben evidente la garanzia e la distribuzione regolare anche sul lato superiore aprendo il cartone si vede la sagoma della sacca CL-L3 sotto all'imballaggio di protezione bugnato. mi libero della scatola ed ecco qui la sacca di protezione - chiamarla astuccio mi pare riduttivo - e i manualetti di garanzia multilingue. un dettaglio vezzoso, le cinghiette gialle per tirare le due zip di apertura della sacca. il marchio Nikkor cucito in argento all'interno altre protezioni in spugna la cinghia ... il basamento della sacca è in cordura rinforzata con inserti plastici ecco qua : obiettivo, paraluce e cappa parapolvere molto ben rifinita il meccanismo di blocco/sblocco del paralucione in plastica ma eccolo qua, lui, che si prende tutta la scena : tutti i dettagli sono nella più piena ultima tendenza dei Nikkor S, quella inaugurata con il 105/2.8 S (ghiere diamantate) E non aspetto ulteriormente per montarlo sulla Z9. O meglio, per montare la Z9 dietro al 800mm ... per confronto ho scelto i miei due lunghi, il bellissimo 500/5.6 PF di cui non intendo privarmi, e il nuovo 100-400 Z che è il mio compagno di giochi di questi mesi Insomma, questo è il tour di unboxing. Le prime impressioni sono notevoli ma non ve le voglio anticipare. Dico solo che da terra, della casa di fianco riesco ad inquadrare soltanto il camino della cucina sul tetto ... La messa a fuoco fulminea. Si tiene bene in mano anche a mano libera. La separazione dei piani mi pare eccellente per questa focale. Ma di foto con questo capolavoro parleremo nei prossimi giorni Ultimi dettagli : la S dei Nikkor Superiori il piedino del treppiedi visto da sotto dettaglio delle viti di connessione. Si svitano. Aspettiamo un ricambio Arca Swiss vista laterale ancora una ripresa, artistica, delle incisioni. la focale e posato sul piano.
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Viltrox AF 13mm f/1,4 Z: carpe diem...
Max Aquila posted an article in Test obiettivi compatibili con Nikon Z
Per ammirarlo, lo avete già ammirato, al meglio delle sue possibilità, su di una dannunziana Zfc di verde vestita (tutta di verde mi voglio vestire...). Io invece l'ho usato per fotografare, cercando il modo di esaltarlo, a cominciare dalle sue qualità: quella di essere forse il fisso grandangolare più luminoso mai progettato per il formato APS-C, quantomeno per Nikon. sicuramente uno dei più belli, esteticamente, disponibile in nero oppure in silver... infine, di risultare un ottimo 20mm equivalente, da 94° di angolo di campo ! non solo per i dati di targa Ergo...aspettiamo ancora che Nikon si svegli e cominci a commercializzare gli obiettivi promessi per le sue macchine presenti e future in formato DX ??? (tra i quali, qui in Redazione di Nikonland, siamo pronti a scommettere che mai apparirà un 13/1,4...) oppure.... CARPE DIEM !!! ...mettiamoci l'animo in pace e cerchiamo di prendere il meglio dalla produzione cinese, che comincia da qualche tempo a dimostrare di essere in grado di produrre per la qualità e non più solamente per il facile profitto, basato su numeri incontrollati a prezzi infimi: questo Viltrox, sui canali commerciali usuali per questi marchi, costa poco meno di 500 euro, ossia molto meno della metà di un Nikkor Z 20/1.8 (il suo riferimento in FX), ed soltanto un terzo di uno zoom Z 14-30/4 che è uguale per peso e dimensioni, ma meno luminoso di ben tre stop...!!! La qual cosa, fa di questo Viltrox un vero game changer... non solo in bianco e nero, come grida a gran voce di essere utilizzato il più possibile (da chi sappia cosa sia il BN) ma anche fortissimo, vigoroso e facilmente orientabile, senza postproduzioni, direttamente on camera, anche a colori: per i più saturi dei quali ha un debole. Quindi...non solo interni a tutta apertura... ma assolutamente anche esterni e ai diaframmi più consoni: sembra rispondere a tutti nel medesimo modo, senza transizioni da morbido a definito e si comporta come vorrete, se padroneggerete profili colore e modalità di esposizione: come in questi due scatti ripresi dallo stesso punto di ripresa si presta, grazie alla perfetta integrazione con i controlli di distorsione ed aberrazione attraverso i sw delle Nikon Z, anche allo stitching nudo e crudo come in questo, realizzato con una semplice traslazione a mano libera, con sette fotogrammi successivi, uniti poi su Lightroom. Obiettivo facile da gestire, su tutte e tre le Z DX con cui l'ho usato, con una preferenza particolare per le sue doti da street performer della nuova Z30, che è anche la Nikon Z con la migliore disposizione dei comandi, insieme alla Ammiraglia Z9. Quindi perfettamente indicato per le uscite fuoriporta e le gite in famiglia dove la sua brillantezza e nitidezza, definiscono ogni tipo di illuminazione diretta o in controluce in qualsiasi condizione, grazie alla sua luminosità intrinseca la quale porta con facilità a sfidare ogni limite di convenienza (sempre ricordandoci di non avere VR a disposizione) Chi non vorrebbe sapere cosa nascondano le rosse cupole arabe della chiesa di San Cataldo a Palermo? ed ecco che il Viltrox 13/1,4 dà il meglio di se... anche senza rispettare canoni architettonici e messe in bolla... ... suscitando pura suggestione Dalla Cappella del Sabato (per le religiose del convento) della gesuitica Casa Professa: alle sue cripte... ...questo obiettivo è un "must have" in tutte le borse di chi possegga una Nikon Z dx... e quasi quasi, direi anche di chi, possedendo una Z7 o 7II voglia levarsi lo sfizio del 20mm equivalente senza dover spendere una cifra... lavorando in DX su quel sensore ben capace di segnale. Il resto è...mancia ! Ordinaria amministrazione per un obiettivo del genere, se portato a Ballarò, tra colori, forme, sapori e odori, che questo Viltrox riesce, a mio modesto avviso, a veicolare... Credo che facilmente ci si possa fare un'opinione... E se non sarà il giorno delle carpe sarà quello del pescespada ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022- 23 comments
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Unboxing e come è fatto Scatolone di trasporto enorme, appena consegnato dal corriere. Ma confezione Nikon compatta, dentro. Analoga a quella di 70-200/2.8 e 100-400. e il contenuto ne ricalca lo stile protezioni in spugna e cartone, un foglio di cellophane ed eccolo che viene fuori a corredo il solito, l'astuccio morbido, i manualetti. finalmente, eccolo qui, libero da impegni con il suo bel paraluce di fianco L'estetica è quella inaugurata lo scorso anno dal 105/2.8 S, con la ghiera di comando personalizzabile con finitura diamantata. Il collarino del treppiedi integra l'attacco di sicurezza kensington (qui c'è il tappino aperto), il piedino è identico a quello del 70-200/2.8 S e del 100-400mm. anche la S è come quella degli ultimi Superior in primo piano il grosso tappo anteriore da 95mm il paraluce invece mi ha subito colpito. E' una spanna sopra tutto quello che si è visto sinora, ad eccezione di quelli in carbonio dei supertele superprofessionali. Mi sembra migliore di quello del 800/6.3. E' robusto, ben dimensionato, gommato, si inserisce con una scatto secco senza incertezze. Anche il pulsante di sblocco/blocco mi sembra un filo migliore. i comandi sono i soliti. Funzione 1, Funzione 2, limitatore di messa a fuoco con step intermedio a 6 metri, Autofocus/Manual Focus. Memoria di messa a fuoco programmabile dall'utente con l'indice della mano destra. l'iscrizione sul bordo esterno superiore a contatto col paraluce la denominazione dettaglio del vetro d'ingresso. Trattamento leggermente verde nella mia luce ambiente. Si vede tutto l'interno fino al diaframma. sull'attenti marine ! Montato sulla sua compagna ideale, la Nikon Z9 ben equilibrato e proporzionato. Più "tozzo" del 70-200/2.8 quanto lo è il 100-400 ma non più impegnativo da maneggiare Come evidenziato in questa foto di gruppo : quattro cavalieri Nikon : da sinistra il Nikkor F 500/5.6 PF, poi il nuovo 400/4.5, il 100-400 e infine il 70-200/2.8 confronto con il 100-400. Due bestie differenti nell'aspetto e nelle attitudini. Come anche nelle potenzialità espressive. Sono alternativi, non sovrapposti, per usi diversi. Del resto uno è un fisso di categoria superiore, l'altro uno zoom 4x. qui invece vi mostro un dettaglio di confronto tra il paraluce (super-very-cheap) del 500/5.6 PF e quello (super-pro) del nuovo 400/4.5 *** Primi scatti e prime impressioni il ritratto di Sigrid nel mio studio (sotto vetro). Dà un'idea della forza di questo obiettivo confermata da questo controluce a 3 metri di distanza nel pieno sole di luglio con George non troppo disponibile a posare che preferisce restare in ombra (lui viene dalla Northumbria, che ne sapeva che avrebbe trovato 35 °C da queste parti ?) La motorizzazione dell'autofocus si avverte appena mentre scorre (io scatto sempre in silenzioso). La messa a fuoco veloce. Il VR fa il suo lavoro. Lo sfuocato mi sembra molto interessante. Naturalmente cercherò di metterlo alla prova ... ma l'entusiasmo, con le temperature previste nei prossimi giorni, non vince la tentazione di stare in casa col ventilatore sparato in faccia ... Ma come anticipavo nel titolo, hanno sempre ragione loro Avevamo tante aspettative su questo obiettivo, quando inserito lo scorso autunno in roadmap. L'annuncio a fine giugno ha un pò stemperato gli ardori, almeno per quanto mi riguarda e, a leggere, altri pareri, anche da parte di altri potenziali acquirenti. Un pò per il prezzo, pericolosamente simile a quello del 500/5.6 PF (che però è sul mercato da 5 anni, sconta il passato interesse per gli obiettivi da reflex e non incorpora né gli ultimi aumenti di listino né il calo dell'euro, né le previsioni di penuria di componenti di qui ai prossimi mesi ... o anni), un pò per le sovrapposizioni con altri obiettivi già in nostro possesso, tipo il 100-400 VR o il 70-200/2.8 che qualcuno pensa di farsi bastare duplicandolo 2x. Ma anche, forse soprattutto, per il timore che Nikon avesse giocato "al ribasso" per risparmiare sui costi di produzione, su soluzioni e scelte di materiali. Nulla di più sbagliato e basta vederlo dal vivo per capire che invece è un obiettivo di fascia realmente PREMIUM, messo dentro una "confezione" destinata agli zoom di fascia media, perché purtroppo le foto proposte di lancio di Nikon sono sempre un pò troppo artificiose e rendono gli obiettivi come se fossero finti, anziché reali strumenti fotografici costruiti con criterio con leghe speciali e vetri ancora più speciali. Insomma, giò ad un primo esame si vede che é fatto maledettamente bene. Il paraluce è un piccolo gioiello. Il dimensionamento è perfetto. Il baricentro "calibrato" alla perfezione. Il peso piuma si poco più di un chilo non fa pensare che si possa rompere a solo guardarlo ... anzi. ma guardando meglio lo schema ottico ci rendiamo anche conto di tante altre cose. Che Nikon nemmeno è capace di mettere in luce. Come se fossero timidi nel sottolineare i loro sforzi. Vincenti, come in questo caso mentre certa concorrenza per un chilogrammo propone obiettivi a diaframma fisso f/11 ... Ci hanno raccontato ai tempi del lancio delle prime famose mirrorless full-frame 8-9 anni fa che i nuovi schemi ottici favorivano le focali corte. Ebbene, era solo metà della storia e adesso ce ne accorgiamo. Se guardiamo lo schema del nuovo 400/4.5 notiamo due cose. Che davanti c'è un solo elemento grande in vetro ED mentre gli altri vetri pregiati sono concentrati al centro, in diametri molto più contenuti di quelli costosissimi due precedenti superteleobiettivi. Queste lenti sono quelle deputate a correggere i difetti ottici, come le aberrazioni cromatiche e il piano di proiezione dei tre colori primari. Sono in vetro Super ED che una volta Nikon usava solo sul mitico 200/2 VR. Con l'aggiunta per sovramercato di un elemento a bassissimo indice di rifrazione. Elementi più piccoli e leggeri, quindi meno costosi dei grossi diametri in vetro ED o addirittura in fluorite. E in più sono dove sta il baricentro dell'obiettivo, rendendolo così equilibrato ... tanto da stare in piedi poggiato sul piedino (che naturalmente io ho subito smontato perché superfluo). Tanto da rendere superfluo l'approccio che avevamo ipotizzato in principio, con un elemento Phase Fresnel come i precedenti 300 e 500 PF su attacco F. Continuando con lo schema, passati i gruppi di controllo dello stabilizzatore integrato e della messa a fuoco interna, ci sono le ultime lenti responsabili della telecentricità del percorso ottico che, grazie al grande attacco Z e alla possibilità di andare più vicini al sensore senza i problemi legati allo specchio, consentono di perfezionare le correzioni ottiche fino a consegnare al sensore la migliore immagine possibile con diametri crescenti quando invece con l'attacco F vedevamo gli ultimi gruppi molto distanti dal piano pellicola e con lentine minuscole. la prestazione ottica qui è sintetizzata dal grafico MTF che essendo simulato, lascerebbe il tempo che trova se non fosse che già da qualche scatto libero e senza impegno, la prestazione ottica si manifesta in tutta la sua prepotente eccellente qualità. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza l'attacco Z. Come scriviamo dal 2018, la vera ragione per passare a Z é impiegare le nuove soluzioni ottiche, non per sostituire le reflex con macchine senza specchio ... Infine - ma l'ho già evidenziato, c'è solo da ribadirlo - la costruzione. Che rende il pur pregiato Nikon F 500/5.6 PF un oggetto veramente "economico" e che non si discosta per nulla dal più grosso e prezioso 800mm. Il tutto in poco più di un chilogrammo liscio, liscio. Se è vero che una costruzione premium non è necessariamente influente sulla qualità d'immagine, è normale che questa crei aspettative in termini di prestazioni. Sommando le peculiarità dello schema ottico e i grafici MTF quasi del massimo livello di categoria, probabilmente il prezzo finisce per diventare un elemento di secondo piano. Certo elevato ma poi non così ingiustificato, considerando che sul mercato non esiste altro 400mm come questo (il Canon 400mm f/4 DO è di un'altra categoria, è a diffrazione ma soprattutto, costa oltre 6000 euro a pari garanzia). In sintesi estrema, se ad un fotografo è necessaria una focale fissa di 400mm che promette alte prestazioni, luminosità relativa elevata insieme ad uno sfuocato eccellente che, purtroppo - lo dico per esperienza - il 100-400, concepito per fare altro, non può dare, allora questo nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 diventa una scelta obbligata. Tanto più che pur con la Z9, non peserà su braccia e articolazioni anche dopo una giornata di uso intenso e in borsa occuperà lo spazio del 70-200/2.8 S, ma con una potenza doppia. Insomma, queste sono le mie prime, oneste impressioni. Nei prossimi giorni cercherò di dare un peso concreto a queste mie affermazioni che per il momento restano nell'aria in questo pomeriggio afoso ...
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Ho acquistato di tasca mia questa brillante prima mirrorless full-frame Nikon, convinto delle sue caratteristiche. Quanto segue sono le mie opinioni maturate in circa 25.000 scatti di vario genere fatti nell'ultimo mese e mezzo e nonostante ciò, non credo ancora di aver completamente approfondito tutte le potenzialità di questa fotocamera che credo resterà a lungo nel mio arsenale. Capirete quanto poco io possa rispettare chi invece, dopo due ore di prova veloce di una macchina avuta in prestito, senza un background Nikonista, con la fretta di pubblicare l'articolo per poi dedicarsi ad un altro prodotto, esprime giudizi affrettati su fotocamere come se fossero aspirapolveri senza filo. *** questo articolo conta oltre 4000 parole, 25.000 caratteri, circa 18-20 minuti di tempo di lettura "veloce", circa 30 di lettura normale *** Tutto questo senza acredine, perchè per molti versi un mio giudizio approssimativo l'ho espresso già il 28 agosto alla prima presentazione ufficiale alla stampa in Italia. Ma ho messo le mani avanti dicendo che erano impressioni a caldo, di un uso in condizioni molto distanti dalle mie normali abitudini. Adesso che ho avuto il tempo di usare la macchina nelle mie condizioni abituali, con i miei obiettivi e i primi Nikkor Z disponibili credo di poter aggiungere qualche cosa d'altro. Senza per questo mettere la parola fine sull'argomento. Sia perchè continuerò ad usare (spesso) questa macchina sia perchè, con le mirrorless, i produttori hanno l'opportunità di intervenire anche a fondo nel tempo con modifiche a livello di firmware che possono far rivedere completamente certi giudizi. Complessivamente posso confermare che si tratta di una fotocamera molto ben costruita, ingegnerizzata come solo le migliori Nikon possono essere. Mi perdoneranno quelli che stravedono per le loro D600 o D750 ma la Nikon Z7 (e sua sorella Z6 che è del tutto identica, salvo il sensore) appartiene ad una categoria superiore, di diritto a quelle che sono le migliori produzioni Nikon. Non a caso per produrla, Nikon ha convertito la linea principale della fabbrica di Sendai, fermando la fabbricazione dell'ammiraglia Nikon D5. Eccola qua, in tutto il suo splendore, con il suo 24-70/4 S e la nuova basetta in legno hand-made in Oklahoma. Fa la sua bella figura ! I punti di forza "La costruzione delle Nikon Z è esemplare, quanto di meglio la tradizione Nikon è in grado di esprimere con questi requisiti di progetto" Il corpo è solido, le "gomme" di grande qualità, i tasti ben dimensionati e solidi, le ghiere perfettamente funzionali. Il mirino è di primordine e (quasi) in grado di far dimenticare che sia in realtà un monitor oculare, tanto è chiaro, preciso, ben definito e .... realistico. L'impugnatura è da Nikon. Il nikonista esperto se la trova perfettamente in mano subito, fin dall'accensione (che è quasi immediata, come una reflex), e non ha bisogno di tanta scuola guida per servirsene fin dal primo minuto. Dentro ha uno dei sensori ad alta risoluzione migliori del mercato sui cui è stata ricavata una matrice di messa a fuoco a rilevazione di fase che copre quasi tutto il frame. Il display posteriore è eccellente. Le logiche di funzionamento sono mutuate dalla originaria serie Nikon 1 (di cui idealmente le Nikon Z sono la continuazione) e dalle reflex Nikon. L'ibridazione perfetta o quasi. Il bocchettone é veramente gigantesco, come già si può intuire dai nuovi tappi. C'è solo qualche dubbio a vedere direttamente il sensore li, così esposto tutto il tempo, così vicino all'ingresso di aria e ... sporcizia, non protetto nemmeno dall'otturatore come invece avviene nelle nostre reflex. Immaginando che il suo acquirente tipo sia già un nikonista in possesso di reflex e di ottiche da reflex, la Nikon Z7 arriva con un adattatore da Nikon F a Nikon Z che rappresenta lo stato dell'arte per gli adattatori. Il suo funzionamento è semplicemente ineccepibile tanto che io stento a scorgere differenze di funzionalità tra le ottiche native Nikon Z e le migliori realizzazioni per Nikon F di ultima generazione (sia Nikon che Sigma). Salvo il rumore, ovviamente. La differenza nel video tra il rumore della messa a fuoco degli obiettivi con motore ad ultrasuoni e i nuovi motori elettrici lineari degli obiettivi Nikon Z è di tutta evidenza. made in Japan ! "Con l'adattatore Nikon FTZ, il fotografo Nikon è in grado di utilizzare quasi ogni obiettivo Nikon prodotto dal 1959 ad oggi. Si materializza realmente la promessa solo in parte mantenuta con la Nikon Df di poter usare tutti i Nikkor su una macchina digitale moderna" Anche gli obiettivi più vecchi torneranno a nuova vita con la Nikon Z7 e il Nikon FTZ, potendo sfruttare le potenzialità del mirino elettronico che aggiunge funzioni impossibili per le reflex digitali in materia di aiuti per la messa a fuoco e di capacità di previsualizzazione della bontà dell'esposizione. A questo si aggiunge la funzionalità ulteriore offerta dallo stabilizzatore integrato nel sensore - una prima assoluta per Nikon - che veramente espande le capacità fotografiche di ogni obiettivo Nikon non dotato di stabilizzatore. Una opportunità inaspettata prima della presentazione delle Nikon Z. Usare un Nikkor-H 85mm f/1.8 del 1964 marchiato Nikkon Kogaku è ancora più affascinante se possiamo contare di poterlo usare anche a tempi ben inferiori alla classica regola dell'inverso della focale. Che almeno per i soggetti fermi, cessa di essere un limite, potendo scendere anche di 3-4 stop nella pratica rispetto al valore di sicurezza (ma ognuno in questo avrà il suo personale limite tra mano ferma e aspettative di foto ... ben definita). "Lo stabilizzatore di immagine integrato con il sensore offre funzionalità inaspettate per gli obiettivi non stabilizzati di ogni epoca, mentre collabora con quelli che dispongono di stabilizzatore interno" Due parole infine sul sensore. E' gemello di quello della Nikon D850 ed offre prestazioni sostanzialmente sovrapponibili con quelle. Alta dinamica alla sensibilità di ISO 64 che mantiene qualità elevate su fin verso i 3200 ISO, potendo però spingersi senza troppi patemi anche due stop sopra. Risoluzione sufficiente a fare quasi ogni cosa. Capirete che la combinazione di sensore ad alte prestazioni, stabilizzatore integrato ed obiettivi luminosi apre le porte a fotografie in condizioni mai viste prima in casa Nikon. "Il sensore della Nikon Z7 è analogo - se non identico - a quello della Nikon D850. Offre qualità elevate specialmente alle sensibilità più basse ma ampia flessibilità di impiego in tutte le condizioni" Naturalmente chi sceglie questa macchina farà si da poter permettere a questo sensore di dare il meglio di se. Obiettivi di fascia alta e attenzione al micromosso, senza esagerare con le sensibilità più alte, consentiranno effettivamente di trarre il massimo dalle proprie fotografie. Un consiglio : selezionate la prima tendina elettronica dal menù, per evitare che il pur silenzioso otturatore induca vibrazioni indesiderate quando state facendo delle "riproduzioni". Perchè il corpo è leggero ed è difficile da tenere fermissimo in mano, una vibrazione interna può essere amplificata nell'immagine se non si lavora con cautela. Ma sono cose che chi conosce la D850 già sa. "Una rosa, pur con un altro nome ..." Nikon 24-70/24S a 70mm. Grazie alla distanza di messa a fuoco di circa 30 cm, ha quasi potenzialità macro. "L'autofocus copre quasi per intero l'inquadratura. E' facile comporre la propria immagine, mettendo a fuoco in modo intuitivo esattamente dove vogliamo" Meraviglie della messa a fuoco direttamente sul sensore principale (e non con un sensore separato/dedicato come sulle reflex). Questo consente di poter comporre a proprio piacimento disponendo di 493 punti complessivi (rispetto ai classici 51 o 153 delle reflex Nikon di fascia media e alta in commercio). Ma questo non è l'unico vantaggio, con l'autofocus a rilevazione di fase sul sensore, anche in modalità video la macchina segue facilmente soggetti in movimento. Un punto debolissimo delle reflex Nikon. Come vantaggio secondario - ma tutt'altro che trascurabile - non è più di norma necessaria la taratura fine della messa a fuoco degli obiettivi, perchè eventuali problemi del singolo obiettivo, vengono livellati direttamente in sede di messa a fuoco. La combinazione di tutte queste caratteristiche portano ad una macchina che, pur essendo una novità per Nikon, concentra in se praticamente (quasi) tutti i vantaggi delle mirrorless più mature sul mercato, integrandole con quelle peculiarità tipiche che rendono familiare l'esperienza d'uso al nikonista. Nikon 70-200/2.8E FL su Nikon FTZ. Esposizione manuale per cogliere ogni sfumatura della luce al tramonto, potendo previsualizzarne l'effetto in tempo reale a mirino ancora prima di scattare. "Quindi abbiamo la macchina perfetta ?" per carità, non esiste la macchina perfetta, esistono quelle che assecondano le proprie necessità. Ma questa Nikon Z7 può essere per molti fotografi una scelta complessivamente soddisfacente per la gran parte dei compiti fotografici. Fattore di forma, ingombro, peso, una certa invisibilità che la fanno passare più inosservata di certe reflex con i loro zoomoni, silenziosità, flessibilità e ottima qualità d'immagine insieme a funzioni sofisticate sono le sue qualità migliori. Cui aggiungere in questa fase di lancio, la possibilità di utilizzare obiettivi e accessori già in catalogo per le reflex Nikon e magari già nelle nostre borse. Io l'ho usata con il Nikkor 50/1.8G, con il 105/1.4E, con il 70-200/2.8E FL e con i due teleobiettivi PF con estrema soddisfazione. "L'isteria del web" Nel provare la macchina in anteprima, alcuni commentatori - certamente non noi ! - presenti sul web e su Youtube in particolare, hanno posto l'accento su presunti limiti strutturali di queste Nikon Z, scatenando polemiche solo in parte giustificate. Nella mia pratica non ho riscontrato problemi reali nell'utilizzo concreto, quello del comune fotografo. Concordo con chi invece lamenta un autofocus su soggetti in movimento e in luci sfidanti largamente migliorabile. - la durata della batteria. Il dato di autonomia CIPA indicato da Nikon nella documentazione della Z7 ha scatenato le polemiche del web. 300 scatti a carica con una EN-EL15 sono effettivamente pochi, più o meno quelli di una compattina da pochi euro. O meglio, lo sarebbero se fossero reali in una situazione d'uso comune, per come useremo noi tutti i giorni la Z7 come una qualsiasi altra fotocamera. Allora ci accorgeremo che utilizzando tutte le sue funzioni, potremo fare più di 700 scatti a carica, ma più facilmente potremo arrivare verso i 1500 scatti. E utilizzando prevalentemente la raffica, questi scatti saliranno tranquillamente a 4-5 ... mila. Certo fare time-lapse o altre riprese molto impegnative sul piano energetico porteranno a limitazioni molto importanti. Ma da cui non sono esenti né le reflex né le altre mirrorless presenti sul mercato. Quindi la batteria ? Non è un problema, va bene così. Diciamo che nella prossima generazione ci aspetteremo comunque un upgrade, visto che oramai è comune vedere smartphone o persino torce elettriche sfoggiare batterie con capacità doppie o triple. Ma già oggi sino ad ora ho sempre portato una batteria di scorta (una comune EN-EL15a, quella della D850) che non ho mai dovuto usare nemmeno una volta. - la scheda di memoria singola E' vero, ci siamo abituati male. Dalla Nikon D3 in avanti quasi tutte le Nikon di fascia alta hanno avuto un vano con due schede di memoria utilizzabili indifferentemente come backup o come eccedenza (in caso la prima si riempia) o per memorizzare file diversi tra le differenti schede. Il backup in continuo è molto utile quando si scatta in situazioni "importanti" (specie in campo professionale). Ma la scelta di Nikon è stata fatta per motivi di compattezza. Una volta scelto - giustamente - di non impiegare le memorie SD per andare verso le prossime CFexpress, compatibili con le attuali XQD in dotazione alla Z7, mettere due schede avrebbe comportato una macchina più spessa e ingombrante. E' una scelta che non condivido ma che mi lascia tranquillo, non avendo io mai avuto problemi di affidabilità con le tante XQD che utilizzo oramai da anni. Peraltro la Nikon D850 - macchina certamente professionale - utilizza si due supporti, ma sono sbilanciati (uno XQD e uno SD) e l'uso di quello meno performante porta ad un calo evidente di prestazione. Tanto che per me la D850 è di fatto una fotocamera a scheda singola. Mentre ci sta che la D5, macchina senza compromessi, ne abbia due, uguali, chiuse dentro un vano con apertura a consenso la scheda XQD da 64GB Sony data in omaggio da Nital con l'acquisto della Z7 (fino al 31/12/2018) - il banding Tutti i commentatori indicano il banding sulla Z7 come un dato di fatto assodato e un difetto della matrice di punti AF sul sensore. Intendendo per banding la comparsa di linee orizzontali colorate nelle zone scure delle immagini. Nella pratica io non ho riscontrato nei miei scatti alcuna ... anche minima sensazione di questo problema. Anche andandolo a cercare sottoesponendo di brutto e poi sovra-sviluppando selvaggiamente immagini praticamente nere ! Sarà un problema ? Vedete un pò voi. Per me è un capitolo chiuso. una top model internazionale, messa a fuoco con riconoscimento del volto, Nikon 70-200/2.8E FL ad f/6.3 I limiti Ma la macchina ha comunque dei limiti, per quelle che sono le mie aspettative da una macchina di questo livello. Disponibile ad accettare dei compromessi nel modello 1 del nuovo corso Nikon Z, ma una Nikon di fascia alta deve rappresentare il top, come lo sono le reflex top di gamma Nikon. - l'autofocus L'autofocus su soggetti statici in condizioni di luce anche sfidante (cioè quasi al buio) va più che bene. E' preciso e veloce, con tutti gli obiettivi che ho usato. Non è però velocissimo ad agganciare il soggetto all'inizio e qualche volta, anche se abbiamo impostato "la priorità al fuoco", la macchina si inganna e consente di scattare anche se la messa a fuoco è precaria. L'unica è fare più scatti e poi scegliere quello migliore (una pratica comune, almeno per me, anche con le reflex). - l'autofocus in continuo dove sono convinto che la Nikon Z7 sia più deficitaria è nella messa a fuoco in continuo di soggetti in movimento. Qui la precarietà dell'aggancio del soggetto mette in discussione anche l'intera sequenza. C'è anche una differenza di prestazione quando di riprendono soggetti relativamente lontani - anche veloci - e soggetti relativamente vicini, anche lenti. La situazione è peggiorata dalla lentezza nell'adeguarsi agli spostamenti, specie per velocità relative elevate, ancora di più in condizioni di controluce o di presenza di luci abbaglianti nell'inquadratura. Situazioni in cui la Z7 va spesso in completa confusione. Ho anche l'impressione che non ci sia una vera modalità di priorità del soggetto più vicino (lock-on o meno) e che spesso la macchina finisca "per muri" (cioé scelga la via facile di centrare una cosa posta dietro al soggetto, che presenta maggiore contrasto del soggetto inquadrato). Le varie modalità di ripresa (le aree di messa a fuoco) sono poche e ben distinte. Mi manca però una replica effettiva di quella a 9 punti che utilizzo praticamente sempre con D5 e D850 e, alle volte, quella con i gruppi a rombo, efficace nello sport. In generale l'esperienza nel fotografare l'azione, a raffica, soggetti veloci in movimento non è soddisfacente e porta a risultati al di sotto di quelli alla normale portata di una reflex anche di fascia media (in formato DX). Intendiamoci, il fotografo esperto riesce a fare quello che vuole comunque, ma finisce subito con il domandarsi perchè non continuare ad usare con più soddisfazione D5/D500/D850 per certe cose. Anche perchè, la raffica massima teorica può arrivare a 9 scatti al secondo. Ma in quelle condizioni è come montare un toro imbizzarrito perchè la visione nel mirino va a scatti e si perde continuità nel seguire il soggetto inquadrato che intanto a causa del lag che si forma, scivola via dall'inquadratura (parlo, ovviamente, di soggetti che riempiano il fotogramma !). Ad onor del vero devo sottolineare che certo la Nikon Z7 non viene proposta come macchina per lo sport o per l'azione. Però a me piace conoscere bene i limiti del materiale che utilizzo per scegliere di volta in volta quello più adatto. Da tempo ho accettato il fatto che nella fotografia di oggi, raramente una sola fotocamera può essere specializzata in tutto. La stessa D5 cederà il passo alla Z7 in tante delle sue peculiarità. - il riconoscimento facciale funziona molto bene, è intuitivo e bello da usare in quanto libera dalla necessità di seguire nell'inquadratura a tutto frame la posizione del volto della persona inquadrata. Anche in questo caso però, c'è un pò di lentezza nell'aggancio effettivo del soggetto all'inizio e qualche volta abbiamo dei fuori fuoco perchè intanto il soggetto si muove ma la macchina crede di aver il fuoco e scatta (oppure non scatta e ti lascia nell'incertezza di cosa fare mentre il soggetto è in posa). Nell'algoritmo di gestione c'è sicuramente il riconoscimento dell'occhio ma nella pratica questa non sembra una essere una priorità dei progettisti. A volte ci azzecca, a volte va sull'occhio più lontano. Altre volte semplicemente prende la faccia ma non l'occhio. Mentre a volte si ostina a non vedere proprio la faccia e punta a gomiti o polsi o altro e non c'è verso di far cambiare idea alla macchina se non cambiando modalità AF. Nel complesso, ci si può lavorare ma sono altrettanto convinto che Nikon possa perfezionare il sistema a livello software per migliorare la fiducia del fotografo con questo sistema (che può fare veramente la differenza rispetto ad una reflex) ma è necessario dichiarare che la macchina sta puntando alla pupilla più vicina e che è in grado di seguire quella, oltre alla faccia con tanto di animazione specifica (riquadro sul volto e quadratino sull'occhio) come oramai fanno anche tanti semplici smartphone da pochi soldi. Luce disponibile, auto-ISO, messa a fuoco ad area dinamica flash, riconoscimento del volto - piccolo é bello ma non sempre questo è solo un vantaggio Le specifiche di progetto erano quelle di creare una macchina più compatta delle reflex di fascia alta (siamo più o meno sulle dimensioni di una reflex anni '80) che potesse coesistere con le reflex, costituendone una alternativa più maneggevole e meno impegnativa per quando questo è un vantaggio. L'obiettivo è stato certamente centrato ma alle spese di alcune scelte che a mio parere - ma sono posizioni opinabili - ne condizioneranno l'uso. Perchè la Z7 starà bene con i tre obiettivi appena presentati, non compattissimi ma certo più piccoli e leggeri degli ultimi pachidermi per le reflex, ma in prospettiva con l'arrivo di zoom f/2.8 potremmo trovarci al paradosso di fotocamera compatta, obiettivo grosso. Cosa che già si verifica oggi adattando obiettivi di fascia professionale da reflex sulla Z7 via FTZ. Idealmente su macchine del genere ci starebbero bene dei pancake o dei fissi f/2.8 cose che non sono nella roadmap attuale (che pure è più che altro una manifestazione di intenti non vincolante e che si articolerà nel futuro). Certamente l'attacco ottiche con il diametro più largo che ci sia non si concilia la possibilità di fare ottiche molto compatte. Inoltre, pur ben costruita, questa macchina non è sempre agevole da usare a lungo con ottiche lunghe e pesanti a mano libera. La mano tende naturalmente a scivolare sulla bella impugnatura e si finisce per tenere il peso con il palmo pieno sullo spigolo inferiore destro. Per qualche minuto ci siamo, dopo una mezz'ora me ne accorgo, per un tempo superiore, la pratica somiglia a certe torture orientali ... Nikon 500/5.6E PF, raffica a 9 fps, scatto silenzioso. Quasi un filmanto in tutte le evoluzioni di questo simpatico cormorano fermo su un palo dell'imbarcadero - la disposizione dei comandi e la torretta superiore sinistra accettiamo la dimensione complessiva come un valore (e, lo ammetto, spessissimo lo è anche per me, quando voglio un utilizzo disinvolto di qualche cosa di compatto) ma così dobbiamo accettare anche una distribuzione dei comandi molto differente da quella a cui siamo abituati con le reflex. Certe funzioni passano necessariamente per i menù, altre cambiano di posto. I due tasti funzione sono già assegnati a comandi che nelle reflex hanno pulsanti dedicati. Per me la torretta PASM+Ux è un retaggio del passato, sostituita da tempo sulle reflex pro dal tasto MODE che lascia spazio ad altre funzioni importanti quali il WB, la modalità esposimetrica, la qualità d'immagine, tutte integrate nel menù rapido "i". Ma così si perde l'immediatezza di comando e controllo ad occhi chiusi, anche al buio, anche senza togliere l'occhio dal mirino che abbiamo acquisito in anni di uso delle reflex e che oramai rientrano nella nostra memoria "digitale". E poi, saranno utili le posizioni Utente ... ma della modalità AUTO (verde) in una macchina da 3500 euro vogliamo parlarne ? - il buffer sospendo il giudizio per il momento. Perchè è largamente sottodimensionato per un uso a raffica ma secondo me questa macchina non è pensata per l'uso in raffica. E Nikon mi assicura che con le CFexpress il tempo di svuotamento del buffer sarà tale che non si riempirà mai nella pratica - tempo di wakeup e anteprima immagine a mirino tipica di tutte le mirrorless o quasi la modalità di ibernazione in cui la fotocamera si ritira per limitare l'utilizzo energetico quando non la stiamo utilizzando ma prevediamo di scattare di li a poco. Il mirino si oscura e alla pressione di un tasto, impiega circa 1.5 secondi a ritornare operativa. Niente di male e ci si fa l'abitudine ma fa una brutta impressione portare all'occhio il mirino e vedere ... nero come se si fosse dimenticato il tappo sull'obiettivo. Più fastidioso - sebbene di impiego limitato - il fatto che l'anteprima dell'immagine appena scattata a mirino (utile quando, ad esempio, si scatta con il flash e la visione a mirino potrebbe differire totalmente dalla foto che andremo a scattare) impieghi un paio di secondi ad essere mandata in onda. E' inaccettabile e rende impossibile lavorare, tanto che ho disabilitato subito la funzione. effetto del rolling shutter in luce LED (le bande scure sul fondale in realtà grigio/bianco completamente uniforme) - il rolling shutter (modalità silenziosa) é un problema che accomuna praticamente tutte le mirrorless attuali ed è più evidente su quelle con sensore più grande, come le full-frame e le medio formato. In modalità silenziosa ad otturatore solo elettronico, il sensore non viene letto in un'unica passata ma a striscioline successive, dal basso verso l'alto. Il tempo di lettura di queste striscioline determina la possibilità di registrare differenze tra le stesse, in funzione del fatto che il soggetto intanto si stia muovendo o la luce oscilli ad una frequenza comparabile con il tempo di lettura. Ne risulterà una immagine più o meno deformata con effetti che dipendono dalla velocità di movimento del soggetto, più che dal tempo di scatto. Ciò limita la comodissima modalità di scatto silenzioso ai soli soggetti per lo più statici ed illuminati con luce stabile e continua. In questa modalità il flash è inutilizzabile. scatti con il 500/5.6E PF in otturatore meccanico. Con quello elettronico (o nel video) le pale dell'elica di questo idro sarebbero inevitabilmente deformate a forma di falce - il limitato corredo e la roadmap obiettivi é il limite di tutti i nuovi sistemi. Abbiamo il quadro complessivo che entro 3 anni ci sarà un notevole numero di obiettivi nativi. Ma in questo momento ci dobbiamo adattare ... ad adattare quelli delle reflex. Chi non possiede una reflex Nikon sarà meno incentivato a sperimentare la nostra mirrorless. Ne riparliamo da fine 2019 ? - il prezzo Ognuno valuterà di conseguenza. Su Nikonland siamo soliti trascurare questo aspetto perchè se una cosa serve e i soldi ci sono, non è il prezzo l'elemento discriminante. Ma certo qui, la presenza a listino - a prezzo oramai inferiore - della Nikon D850 può essere un freno all'acquisto (salvo che, come nel mio caso, la D850 non sia già stata ampiamente spesata nell'esercizio passato). Perchè la Nikon D850 è una delle reflex più mature e più performanti della storia ed offre veramente tanto per quello che costa. "Perchè l'ho acquistata ?" Chi mi ha seguito su queste pagine nella mia esperienza con la Nikon D850 sa che è stata la prima Nikon che ho largamente usato in modalità Live-View in studio, naturalmente su treppiedi. Liberandomi della necessità di inquadrare con i punti fissi di messa a fuoco ma spaziando su tutto il frame, delegando alla macchina il riconoscimento del volto a tutto campo, dimenticandomi della necessità stretta di tarare scrupolosamente l'autofocus di ogni obiettivo per ottenere le foto più nitide permesse dal suo sensore. Ma spesso il treppiedi è un limite e un fastitio. In più i vantaggi del mirino elettronico si fanno sentire in tanti altri casi e l'uso del display posteriore non è la stessa cosa. Di qui la rinuncia ad una seconda D850 in prospettiva di averne una versione "mirrorless", ovvero la Nikon Z7. La Nikon Z7 ha un sensore gemello che consente la stessa qualità di immagine e l'uso disinvolto congiunto sia in studio che altrove (cosa non sempre utile accoppiando D5 e D850 per la differente propensione dei due sensori molto distanti per prestazioni a bassi e ad alti ISO). La Z7 in dote mi ha portato anche tutte quelle meraviglie permesse dalle mirrorless ed impossibili per le reflex Nikon (tipo l'autofocus in continuo in live-view e in video, dove è particolarmente brillante).Con un corpo meno ingombrante e pensate. Un video facile da sfruttare anche per me che non sono esperto in questo campo. Ma soprattutto con la promessa - verificata con i primi obiettivi Z - di una nuova generazione di classe SUPERIORE di ottiche. Obiettivo centrato ? In larga parte si. Dove punto il dito su questa macchina è essenzialmente nella scarsa sicurezza che mi induce l'autofocus in continuo di soggetti "vivi" vicini a me. E' veramente antipatico andare a monitor, a casa, e scoprire che quella meravigliosa foto non è perfettamente a fuoco. Hai voglia avere 45 megapixel fantastici, se non c'è una perfetta messa a fuoco nel punto in cui voglio io, la foto è da buttare. Non è una macchina per la foto d'azione e questo non è un problema per me (non lo è nemmeno la D850 per i miei standard, lo sono D5 e D500 invece), quindi altri limiti sono più accettabili. Così come si può fare l'abitudine a tutto il resto. Si fa anche l'abitudine all'acutezza della visione a mirino elettronico che rende il ritorno al mirino ottico di una reflex un pò come un salto indietro nel tempo. In studio la Z7 è in grado di produrre immagini del tutto paragonabili a quelle ottenibili con la D850 Conclusioni Mai come in questo caso è difficile chiudere con delle formule sintetiche una prova così approfondita. Tanto che ho preferito spezzare le varie esperienze in più articoli che ho già in parte pubblicato in questa stessa sezione redazionale. L'ho portata in studio, per strada, in autodromo, alla pista di motocross, in città, in riva al lago e in giro per casa. Ottenendo ogni volta un pezzettino di conoscenza in più di un mondo nuovo. La Nikon Z7 è la prima macchina Nikon del nuovo corso. In questo è simile alla Nikon F, una macchina che ha rappresentato tanto nella storia di Nikon e di tanti fotografi ma che vista adesso sembra primordiale. Con la Z7 si possono fare quasi tutte le cose che vuole fare ogni fotografo di oggi. Per alcune risulta tutto semplice (anche più che farle con una reflex), per altre ci vuole più impegno. Per altre ancora, forse vi convincerete a rinunciare. Credo che sia una macchina "lenta" per costituzione, come lo era la D800. Con questo intendo che si presta alla fotografia riflessiva, con il fotografo che comunque deve sovrintendere bene a tutto quello che succede mentre sta fotografando, verificando subito il risultato. Dove con la D5 io vado ad occhi chiusi senza nemmeno guardare gli scatti, qui invece porto pazienza, attendo che quello che voglio fare sia possibile e poi scatto. Facilmente la foto verrà meglio di quanto mi attendo e con meno sforzo del previsto. Ma non magicamente per volontà della fotocamera stessa. Non c'è nulla di male in ciò, ma bisogna saperlo. Entrare in questo ordine di idee per molti fotografi è l'essenza stessa del fotografare ed è sempre stato un dato di fatto. Per altri più impazienti (come me) o abituati a ritmi accelerati potrebbe essere inaccettabile. Ricordatevi, non è una fotocamera pensata per l'azione. Però é una fotocamera che vi accompagnerà a lungo permettendovi di fare foto eccezionali, come e in qualche caso più di una D850. Solida e ben costruita, attende solo che Nikon le costruisca attorno un corredo equivalente a quello fatto negli anni '60-'70-'80 per le Nikon F. Come sarà questa Z7 in futuro in raffronto alle Z che seguiranno e se e come Nikon potrà raffinarne le prestazioni attuali attraverso eventuali interventi software potremo valutarlo solo in futuro. Intanto io e chi se l'è comperata, continueremo ad utilizzarla come ci piace tutti i giorni. Con le nostre reflex che sempre più spesso resteranno confinate nelle loro vetrinette ... in esterni, in ombra, davanti ad una vetrina di un ristorante, luce naturale (c) Mauro Maratta per Nikonland 2018 : riproduzione riservata.
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All'inizio del 2020 possedevo ed usavo a rotazione 4 schede XQD Lexar da 128 GB 2933x. Ne ho dapprima dismesse due, sostituite da altrettante CFExpress Lexar e ProGrade. Adesso ne ho cambiata una terza, lasciando in magazzino l'ultima per eventuale compatibilità con corpi macchina di vecchia generazione non compatibili con le CFExpress. Non so chi di voi stia utilizzando già le nuove schede. Io ne ho già parlato diverse volte su queste pagine perchè ho grande curiosità sulle loro potenzialità e sulle prestazioni delle macchine che le utilizzano. La nuova scheda che ho comprato (Amazon Prime, 369 euro) è una ProGrade Digital da 256 Gigabyte (il mio taglio standard oggi) della nuova serie Gold. Avevo provato in marzo una Gold da 120 Gigabyte ma l'ho anche restituita perchè non mi convinceva né nel taglio, né nelle prestazioni. La nuova scheda si presenta esattamente come le altre Gold : ed arriva in una confezione in cartoncino che contiene "strettissima" la custodia di protezione della scheda. Che ha la classica estetica ProGrade. E' prodotta come le altre a Taiwan. Ha una capienza vista da WIndows di 238 Gigabyte effettivi liberi. Detto in byte sono esattamente 255.993.315.238 (ricordo che 1 Gigabyte è pari a 1.073.741.824 di byte anche se molti commercialmente lo equiparano ad 1 miliardo di byte). Ho già utilizzato svariate volte questa scheda sia con la Z6 che con la Z7 senza la minima incertezza. La scheda è arrivata già formattata ed é stata immediatamente riconosciuta dalle mie Z. Questa linea di schede è disponibile sul mercato in tagli che vanno da 128 GB a 1 TB con prezzo minimo di 189 euro e massimo di 960 euro per la più grande. La più conveniente è proprio quest'ultima, meno di un euro a Gigabyte. Mentre il taglio da 512 GB viene 1.14 euro per Gigabyte e le più piccole 1.48 e 1.44 euro per GB. Sono marchiate per una velocità di 1700 MB/s ma la velocità di scrittura è differente come da specchietto : vedete bene che è assicurata la compatibilità con Z6, Z7 e D6. Posso confermare per tutte quante le macchine e le schede. Nell'uso con la Z6 ho potuto riscontrare che dopo un'attimo di incertezza, a partire dal firmware 3.10 praticamente il buffer rimane sempre costantemente libero. Non ho calcolato l'effettiva raffica sostenuta. Ma sono arrivato a fare oltre 650 scatti consecutivi senza blocchi. Giusto per capirci. Un approfondimento in merito lo farò quando arriveranno Z6 II e Z7 II. Intanto ho misurato - lato computer - anche questa scheda ed ho rifatto le misure anche con le altre schede. In ogni caso ho usato il lettore ProGrade Digital PG04 collegato via Thunderbolt III ad una scheda madre con Intel i9. Il dato coincide all'ingrosso tra CrystalDiskMark CFE ProGrade da 256 GB - Gold e quello sintetico per il video di BlackMagic e in pratica ci dice che la velocità di lettura si avvicina a quella di targa, quella in scrittura la supera leggermente. Nessuna sorpresa per le altre, a partire dalla vecchia XQD XQD Lexar 2933x da 128 GB CFE ProGrade da 325 GB - Cobalt CFE Lexar da 256 GB Nessuna conclusione in merito, solo la conferma delle prestazioni e potenzialità - che per ora restano teoriche - di queste nuove schede. Le protagoniste di questa prova : Compagne di tante sessioni di scatto in questo 2020 e negli anni a venire.
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Articolo scritto in una giornata grigia e piovosa in cui viene da dare i numeri. Scherzi a parte, il Nikon Z 105mm f2.8 MC è un obiettivo eccezionale ma, come tutti gli obiettivi di oggi riduce la focale effettiva alle brevi distanze così ad esempio, per avere un rapporto di riproduzione di 1:1 si deve arrivare vicino, 29cm dal sensore (molti meno dalla lente frontale) per una focale reale di 72-3mm e "solo" 36cm per avere un rapporto di riproduzione di 1:2 con una focale reale di 80mm. Focale effettiva su corpo Fx: Variazione della focale effettiva del Nikon Z 105mm f2.8 MC A me, come a molti molti altri appassionati di macro sul campo, alle volte piacerebbe avere una maggiore distanza di messa a fuoco a parità di rapporto di riproduzione, per controllare meglio lo sfuocato, la luce, più spesso per non far fuggire il (o farci assalire dal) soggetto. Per questo amiamo focali macro un po' più lunghe come il 150mm o il 180mm. Purtroppo non esiste un tele macro nikon Z di quelle lunghezze focali. Esiste un modo di compensare perlomeno la riduzione della focale effettiva con il 105mm? E' ovvio che passando da un corpo Fx ad uno Dx si ha un aumento della focale equivalente di 1,5 volte. E' una soluzione, ma non è quello che mi interessa mostrare oggi. L'articolo è rivolto a chi non ha corpi Dx e non gli interessa procurarseli. Con il vecchio Nikon 105mm f2.8 AFS VR G era possibile montare un moltiplicatore, ad esempio con un TC 14 si otteneva un 150mm abbastanza valido. Il Nikon Z 105mm f2.8 MC non accetta i moltiplicatori, però c'è un altro modo di recuperare almeno la focale effettiva con un semplice trucco che permette di scattare a distanze maggiori di quelle specificate. Basta usare un tubo di prolunga. Il tubo Meike da 18mm Normalmente si usano i tubi di prolunga per avvicinarsi, qui invece lo propongo come mezzo per restare più lontani!! Come ho scritto altre volte, aumentando il tiraggio con il tubo, per avere il soggetto a fuoco l'obiettivo si troverà a dover focheggiare ad una distanza nominale superiore a quella effettiva. Nell'esempio che propongo, con il tubo Meike da 18mm, alla distanza reale di 29cm l'obiettivo si posizionerà su una distanza focale di oltre 50cm recuperando quasi completamente la lunghezza focale nominale. Secondo i miei conti, se non ho preso abbagli già a 47cm abbiamo una focale effettiva pari a 105mm circa. Focali effettive su corpi FX con e senza il tubo di prolunga: In questa serie di immagini mostro come sia possibile restare più lontani ed avere un maggiore ingrandimento. Se mai dovesse servire, sapete che si può fare, senza alcuna perdita di qualità, si perde solo un po' di luce. Per capire, ecco un esempio pratico (nessuna postproduzione nè interesse per l'estetica, la profondità di campo o che, le foto con il solo scopo di mostrare i rapporti di riproduzione), il Triceratopo è lungo 12cm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 67cm si ha ha un RR di 1:5 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 93mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 57cm si ha ha un RR di 1:4 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 91mm a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 47cm si ha ha un RR di 1:3 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 88mm a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 36cm si ha ha un RR di 1:2 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 80mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza minima di messa a fuoco di circa 29cm si ha ha un RR di 1:1 con il solo obiettivo (a sinistra) che ha focale effettiva di 72mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Come è tipico per i tubi di prolunga l'effetto è più marcato a focali effettive minori . Un grafico delle due soluzioni (corpo Dx e tubo di prolunga) a confronto. NOTE: Ho usato un tubo corto (18mm) perchè con lunghezze superiori a mio avviso diventa sconsigliabile usare questo metodo per aumentare le distanze, sia per la perdita di luce, che per la possibilità che il tutto si riveli meno pratico ed efficiente. ma nulla vieta a qualcun altro di provare (poi magari pubblicare i risultati ) E' chiaro che con i tubi di prolunga si perde la possibilità di mettere a fuoco ad infinito, ma se stiamo facendo macro la cosa in quel preciso momento non ci interessa. DISCLAIMERS: 1) Non è un metodo indispensabile, il 105mm f2.8 MC può benissimo essere usato da solo, con un po' di accortezza si fa di tutto; qui ho solo voluto mostrare che esiste questo effetto e, se serve o anche solo per gioco, si può sfruttare. 2) Esistono cento altri modi di fotografare da più lontano (lenti addizionali su tele zoom ad esempio), lo so e ne ho scritto spesso, ma il focus di questo articolo è il Nikon Z 105mm f2.8 MC. Silvio Renesto
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Uno, due, tre, quattro..., sei, sette e mezzo! Obiettivi da 7,5mm pur se sul formato ridotto, non sono certo in tanti. Tra questi spicca, da poco anche in Z-mount, il TTartisan f/2 un fisheye rettilineare APS-C caratterizzato da un MTF incredibile, da uno schema articolato, con ben 5 elementi speciali, da un peso contenuto in soli 350grammi e, per non guastare il tutto, da un prezzo di vendita sconvolgente, inferiore ai 180 euro. Ovviamente MF, privo di qualsiasi contatto elettrico e dotato di una pdc tale da tenere a fuoco dalla minima maf di 12cm fino ad infinito, già dai diaframmi medi, tanto da rendere quasi inutilizzabile la massima apertura di f/2....se non ci fosse, in bundle all'obiettivo, anche un microscopico filtro ND1000 (mille, ossia -10 stop) in vetro, da avvitare alla lente posteriore, del diametro incredibile di soli 27,5mm... davvero inconsueto. Il tappo anteriore in metallo è invece scomodissimo, perchè ha due punti solamente di contatto, quelli dell'accenno di paraluce incorporato al fisheye: balla in continuazione e scappa al primo attrito. Consiglio di tenere in borsa l'obiettivo sempre col tappo anteriore in alto, per evitare fortuiti sfregamenti fra bordo in metallo e lente anteriore dell'obiettivo. 7,5mm equivalgono a 180° di angolo di campo proprio come quelli del mio 11/2,8 TTartisan in FX, che ho usato davvero poco negli ultimi tempi, ma che aveva colpito nel segno, anch'esso, due anni fa, al tempo della mia prova su strada Per non smentirmi, ho utlizzato anche il suo fratellino DX negli stessi ambiti dove allora avevo scattato le immagini del test: attratto più dagli ambiti ristretti, dentro i quali angoli di campo simili causano implosioni che caratterizzano gli scatti e ne determinano l'interesse all'acquisto. Ma non solamente effetto a tutti i costi: perchècon questi obiettivi, scegliendo con accuratezza punto di ripresa e contesto, ci si può permettere l'illusione della curva continua, proprio come dovremmo interpretare l'orizzonte conosciuto... il sole è ben difficile dissimularlo con superfici di vetro così estese ed omnicomprensive: allora tanto vale...interpretarlo con gli spicchi del diaframma a sette lamelle di questo fisheye, difetti da ghost inclusi oppure nasconderlo, facendo spostamenti anche solamente di pochi millimetri dell'angolo di ripresa... E la magnificenza dei mosaici in oro zecchino della cattedrale ortodossa di Palermo, la Chiesa della Martorana, ve li ricordate? gira la testa anche a me, mentre inquadro ruotandomi di 90 gradi sul soggetto nella volta nulla più che un fisheye può dare il senso del Tutto di simili meraviglie pur mantenendo in questo modo, anche ai diaframmi più aperti, un grado di nitidezza così elevato su tutto ciò che risulta inquadrato Cambiando contesto, ma non concetto: guardate pur compresso dal punto di ripresa, l'esterno della guglia del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, alta ben 74m ed invece al suo interno... l'appiattimento che ne deriva dalla proiezione angolare del fisheye e nel suo punto di massima ortogonalità...: impensabile...! quando, senza restare in bolla, si espande invece l'orizzonte della nostra altezza relativa (questo genere di obiettivi dovrebbe essere utilizzato da giocatori di basket) oppure esagerando...in una curava barocca continua... Saltando di palo in frasca, abbandonando gli eccessi architetturali e sconfinando in territori più congeniali, anche per testare colore e nitidezza... facendo appena un pò di attenzione alle linee cadenti... e neppure poi tanta... dove non ci siano riferimenti lineari, se non curvilinei, ecco che è il suo... e ho scoperto come il formato 16:9, tarpando il fotogramma, aiuti non poco a distrarre dall'...effetto speciale che questo genere di obiettivi ha nomea di essere Vogliamo aggiungere una luce ausiliaria a migliorare il rapporto luminoso di contrasto? Un piccolo Godox MF12 tenuto con la sinistra mentre la destra sorregge fotocamera ed obiettivo (a proposito, per scattare queste foto ho usato tutte e tre le Z DX, ossia Z30, Z50 e Zfc, in ordine di quantità di scatti) con il calabrone a pochi cm da me... Insomma continuerei ad oltranza con le foto che mi sono divertito a scattare, entrando nella scena, come queste che seguono, realizzate a Ballarò ma probabilmente a causa delle vibrazioni o di qualche urto subito nel viaggio che lo ha portato da me a Palermo, a questo bel fisheye gli si è allentata la baionetta Z e sono in attesa di portarlo ad un fotoriparatore per il serraggio che io non riesco a realizzare. Peccato, perchè così non ho ancora avuto modo di utilizzarlo col suo filtrino ND1000 che è di certo il valore aggiunto per un obiettivo del genere, con cui si fotografa prevalentemente in iperfocale, senza neppure spostare da infinito la ghiera di maf , con diaframmi da f/8 o più chiusi ancora. Mi riservo pertanto di integrare il test: che non può che essere globalmente positivo, fatta la tara ai difetti connaturati a questa categoria: Pregi: qualità: brillantezza, nitidezza, colori poca vignettatura per un obiettivo così luminoso compattezza e, pur essendo costruito tutto in metallo, il peso prezzo ottimo filtro ND1000 in omaggio...che devo ancora provare Difetti: tappo anteriore pessimo paraluce inesistente, sarebbe stata meglio una corona circolare flare e ghosts se utilizzato in maniera incauta ...mi si è smollata la baionetta ... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022 il capone a tocchetti, impanato e fritto, è la morte sua...
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TTArtisan 35mm f/0.95 : l'altro ultraluminoso
M&M posted an article in Test obiettivi compatibili con Nikon Z
PRO ben costruito, vetro e metallo diaframma dal funzionamento rassicurante nitidissimo sul piano di messa a fuoco (il che per questo prezzo non è mica scontato !) sfuocato onirico oltre il piano di messa a fuoco consente effetti di fuoco selettivo sensazionali obiettivo per "creativi" relativamente economico (credo intorno ai €200) CONTRO discreta distorsione da correggere a mano assenza di trattamenti antiriflesso di livello superiore sfuocato "strano" davanti al piano di messa a fuoco inutile chiudere il diaframma, le foto migliorano ma si perde carattere Arriva nell'usuale "cubetto" di cartone telato, elegante ma e compatto, il nuovo TTArtisan 35mm f/0.95 disponibile con attacco Z. E' il fratello corto del 50/0.95 che abbiamo provato questa estate. A differenza di quello che, bene o male copriva anche il formato pieno pur essendo progettato per APS-C, questo è strettamente DX, quindi praticamente un normale ultraluminoso. Un obiettivo del genere si compra per usarlo sempre a tutta apertura. Infatti, sebbene le sue caratteristiche ottiche in generale migliorino chiudendo il diaframma, non vedo perché farlo. Ci sono 35mm migliori per fare foto a diaframma chiuso, a cominciare dal 16-50 del kit di Z50/Z30/Zfc. Lo sfuocato è onirico, come deve essere, e il carattere delle fotografie di questo obiettivo si presta al genere "nostalgico". Ascoltate un disco di musica biedermeier mentre guardate le sue foto e vi sentirete tutti merletti e nastrini. ovviamente, come si conviene per i superluminosi, non c'è modo di evitare l'aberrazione cromatica assiale (verde dopo il fuoco e magenta prima del fuoco) che si mantiene nei punti luminosi, riprodotti abbastanza bene. C'è una discreta distorsione a barilotto che va corretta a occhio (io ho impostato +16 in ACR) lo sfuocato come dicevo è onirico ma davanti al punto di messa a fuoco, a volte succedono cose "strane" mentre nelle vedute non ho notato stranezze guardate la bellezza dello sfuocato sulla sinistra, oltre il fuoco e i pasticci sulla destra, sul tronco, prima del fuoco anche in questa foto, oltre la ringhiera ma naturalmente noi abbiamo occhi per guardare quello che succede nel frame, no ? una giornata senza sole al lago, depressione pura, ben impressa dall'obiettivo nelle foto Naturalmente, sfruttando anche la distanza minima di messa a fuoco di soli 35cm ho voluto provarlo anche nel ritratto. Sempre ad f/0,95. Le foto che seguono non hanno praticamente postproduzione devo ammettere che io ho grandissima facilità di messa a fuoco con questo obiettivo, una sensazione che con il 50/0.95 non sono riuscito ad avere I colori sono abbastanza morbidi. Siamo sempre a tutta apertura. ma la nitidezza sul piano di messa a fuoco è elevata. Che per un obiettivo da circa 200 euro è difficile da immaginare. *** Costruttivamente è un gioiello. Confesso che l'ho voluto per mostrarlo con Morgana, la mia nuova Nikon Zfc Black Edition. A me pare che stiano benissimo insieme. L'obiettivo è tutto in metallo e vetro. Solido con una sensazione di luxury diffusa. il tappo è a vite, ben dimensionato e ben costruito. Con incisioni nitide. Non c'è paraluce in dotazione. Ammesso che serva. Non ho provato ma credo che prenderà ogni riflesso possibile se ci mettiamo in condizioni di abbagliarlo. attenzione al diaframma. E' bello ma non è perfettamente circolare. Cosa che si traduce in uno sfuocato non proprio bellissimo quando chiudiamo il diaframma. Raccomando di comprare ed usare questo obiettivo perché è un f/0.95 qui, completamente aperto. Riflessi verdi in un occhio di luce. piccolo, compatto, leggero, eppure robustissimo. Il diaframma ha un click leggero ma rassicurante. Anche nel video mi sono trovato bene, di seguito alcuni videoclip montati senza pretese, se vi va, date un'occhiata. Nel complesso è un bell'oggetto. Calibrate le vostre aspettative e vi troverete bene. A me piace e anche solo per questo, fa da gemello al 50/0.95. -
Nikkor Z 24-120mm f/4 e le donne (articolo NSFW)
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Il Nikkor Z 24-120mm f/4 S ha fatto un rapido passaggio per casa mia in queste settimane di settembre. Era tanta la curiosità di provarlo. Non come "tuttofare giramondo" come pare sia considerato dai più. Ma come ottica specializzata in grado di sostituire il Nikkor Z 70-200/2.8 S (alle gare di dragway) e tutto un arsenale di Nikkor Z in studio fotografico. Ed è questo l'oggetto di questo test. Che poi un vero test non è. Nel senso che quando io prendo totale confidenza con il mezzo che sto usando (è il caso della Nikon Z9 già con me da inizio anno ma è stato altrettanto immediato con questo zoom transtandard) mi dimentico del tutto che ... sto provando un obiettivo e mi concentro su quello che mi piace di più : fotografare. Ecco, credo che questa sia la sintesi estrema delle mie settimane d'uso con questo obiettivo. E' talmente naturale usarlo che tutto il resto passa in secondo piano. E' privo di difetti ottici (giusto un filino minimo di vignettatura alle focali più corte). E' nitidissimo sempre. Ha un autofocus rapidissimo. E' tanto affidabile da toglierti ogni ansia. Anche di cambiare obiettivo Morale, ho fatto 17.582 scatti in quattro sessioni fotografiche con due modelle. Usandolo in tutta la gamma focale ma principalmente - ma guarda un pò - tra 85 e 105mm. Difetti ? Si, personalmente rinuncerei ai 24mm per arrivare invece a 135 sul lato più lungo ! Per il resto capisco perfettamente perché Nikon non riesca a produrne abbastanza per soddisfare le richieste. La finisco qui nell'introdurre la lunga teoria di foto che ho selezionato per convalidare quanto dicevo più sopra : altro che test, io ho scattato con questo obiettivo come se facesse parte del mio arsenale in pianta stabile ... da anni. Mi scuso se la gran parte di queste foto sono da visualizzare in situazioni di privacy ma io adoro le donne. Tanto più quando, così belle, lo sono ancora di più al naturale ! *** Location : Cross+Studio di Milano, sale Bridge e Watt Modelle : Silvjia e Ginevra Luci : Godox M600D e UL200 con fresnel da 10'' e riflettore in ambiente misto naturale+artificiale Diaframma quasi sempre f/4, sensibilità ISO 64 e ISO 500, bilanciamento del bianco su Natural Auto, picture control su Portrait o Monocromatico, NEF compresso ed efficienza elevata e ovviamente la mia adorata Nikon Z9 Messa a fuoco perfetta ? Checked ! immagine piena dettaglio del viso immagine piena dettaglio del viso al 100% immagine piena dettaglio al 100% La capacità di lettura del sistema è tale da poter aprire impunemente le ombre per ottenere ogni dettaglio visibile mentre le tonalità di colore sono esattamente come le vedo ad occhio nessuna incertezza sull'incarnato. Queste foto non hanno alcun ritocco se non in dettagli marginali. Nessuna teoria del colore applicata, né gradazioni tonali o altre sofisticherie. Io scatto troppo per permettermi anche queste complicazioni ... al limite posso starare io il bianco per avere un effetto a piacere ... Ma partendo da una base assolutamente neutra, come si conviene per uno strumento chiaramente professionale dettaglio della foto precedente (con la pelle e tutto il resto di Silvjia al naturale) insomma, lavoro se uno lavora, divertimento se uno si diverte. Senza pensare un secondo allo strumento che deve essere del tutto duttile, come la creta dello scultore. Altra situazione, altra modella, altro tipo di luce : Ma torniamo per un attimo all'altra scena, per confrontare i differenti contrasti resi. sono mezzi busti ma ho la certezza che se ingrandisco gli occhi al 100% li avrò perfettamente a fuoco ! Ma per averne la certezza ... voilà ! Chiudiamo una sala ... ... per spostarci nell'altra In questo set alternavo la Z9 con il 24-120/4 ad f/4 con la Zfc e un obiettivo f/1.4 per differenziare le riprese, quindi la gran parte delle immagini riprese con il 24-120/4 sono figure intere o quasi in varie situazioni di luce e postura. Concludendo in una visione caravaggesca dove si esaltano forme e volumi. Insomma ... ... il più l'ho già detto. E' difficile che trovi la confidenza assoluta con un obiettivo nuovo già la prima volta. E' come con le modelle, devo prendere bene le misure per sapere fin dove posso osare con la giusta tranquillità. Ma non è raro che con i Nikkor Z già dai primi scatti la sintonia sia totale. Con questo Nikkor Z 24-120/4 S ho fatto circa 25.000 scatti in tre settimane. Non so se qualcuno sia da buttare. Certamente non per causa sua. Piena soddisfazione. Ecco, in questo articolo potete vedere cosa pensa questo obiettivo, delle donne. Io non c'entro, ho lasciato fare a lui e a loro (il problema adesso è che mi è piaciuto tanto che, una volta spedito al destinatario, mi manca. Ma che diamine, come dice il mio amico Giuseppe, mica posso comprarmi sempre tutto !)- 20 comments
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Prima uscita con il mio nuovo superzoom per la Z6, il Nikkor Z 24-200mm f4/6.3 Vr. Non avevo pretese di realizzare grandi foto dal punto di vista artistico, mi interessava vedere com'era la sua resa e come mi sarei trovato con questo tuttofare di cui si è parlato molto bene. Il mio non è un test "numerico", sono delle prime impressioni ed una valutazione soggettiva, rapportata all'uso che intendo farne. Per i test più approfonditi, foto dell'obiettivo ecc., vi rimando agli articoli di Mauro Maratta e di Max Aquila. L'obiettivo. Sorprendentemente leggero! Pesa meno del 24-70 f4 S. Naturale perchè baionetta (di alluminio) a parte, il resto è di plastica. Buona plastica però, solida, "casca" molto bene in mano, ben bilanciato, non ci sono giochi, la zoomata è molto fluida senza essere lasca, l'Af è silenzioso e anche piuttosto veloce con la Z6 aggiornata all'ultimo firmware. Si estende zoomando ma non in modo eccessivo. Certamente non è un obiettivo da maltrattare troppo, ma come ergonomia per un obiettivo da viaggio e reportage leggero, mi piace. Ghiera di messa a fuoco by wire è molto sottile. Da usare solo se non se ne può fare a meno. Nessun tasto, selettore od altro sul barilotto. Non ne ho sentito comunque il bisogno. Il mirino della Z6, perlomeno come da me impostato, mi è sembrato leggermente scuro a 200mm a F6.3, ma niente di preoccupante. La sua resa. Nota: Quanto scrivo è riferito ai 24 megapixel della Z6, non possiedo la Z7, quindi non posso esprimermi in merito all'uso con quel sensore. Quando lessi gli articoli di Max e Mauro su questo zoom, rimasi colpito dalle loro valutazioni molto positive. Non avevo motivo di dubitarne, perchè so che sono rigorosi nei loro test, ma mi pareva così strano entusiasmarsi per un 24-200... . Provandolo mi sono entusiasmato anch'io! Davvero molto buono per essere un superzoom, tanto da (scusate il giro di parole) ... non sembrare nemmeno un superzoom! Con "buono" intendo nitidezza più che soddisfacente, bei colori, assenza di aberrazioni e pochissima distorsione (entrambe corrette probabilmente via software, ma il risultato c'è comunque). In condizioni di abbondanza di luce, come nella mia prova in esterni, specialmente tra f8 e f11, conferma la sua validità come ottica da viaggio sia per foto di "paesaggio" che per scorci e particolari, dove mantiene una ottima nitidezza. Grandangolo tele Crop 100% della foto sopra. Questi sotto NON sono crop ma foto di dettagli a diverse focali. Attività fisica in singolo a distanza, come da regole: il mio compare si esibisce nella forma di bastone del Taijiquan, la Z6 e il 24-200 lo seguono: In un paio di foto il bastone è leggermente curvo perchè avendo scattato a raffica con l'otturatore elettronico si ha un po' di rolling shutter. In interni non troppo luminosi chiaramente occorre usare il flash o alzare gli ISO secondo necessità, ma con la Z6 non è un grosso problema. L' unico che non può protestare... Un quasi macro? sì e no, vediamo perchè. NON ho comprato il 24-200 per usarlo come macro sul campo. Però ho voluto divertirmi a esplorare le sue capacità nella fotografia ravvicinata. Test "floreale". Due luci, una di fianco a destra di chi guarda, più potente ed una più debole frontale. Il 24-200 ha una messa a fuoco minima che varia con la focale (dati Nikon Canada): 50 cm a 24mm 54 cm a 35mm 55 cm a 50mm 58 cm a 70mm 65 cm at 105mm 68 cm at 135mm 70 cm at 200mm 70 cm alla focale 200mm è un valore inferiore (di 1cm) a quello del 200mm micro-nikkor f4 Ai. Questo farebbe pensare ad un vero macro, in quanto il 200mm micro-nikkor Ai a quella distanza raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:2 (0.5x). Non è così e coerentemente nelle specifiche di questo zoom mi pare non ci sia scritto macro da nessuna parte. A 70 cm di distanza di messa a fuoco ed alla focale di 200mm il 24-200 raggiunge un rapporto di riproduzione leggermente inferiore ad 1:3 (0,28) comunque sufficiente per fotografia ravvicinata, soprattutto still life. Non ha l'incisione di un macro moderno (sarebbe strano se l'avesse e sarebbe altrettanto irrealistico aspettarselo), tuttavia la resa è più che dignitosa. Il rapporto di riproduzione è piuttosto basso perchè, come praticamente tutti gli obiettivi recenti ed in particolar modo i superzoom, il 24-200 accorcia sensibilmente la sua focale alle brevi distanze. In pratica alla distanza di messa a fuoco di 70 cm a 200mm di focale nominale, la focale effettiva è circa 122mm. Un trucco per trasformarlo in un (quasi) vero macro senza perdere nemmeno troppa qualità c'è comunque: basta aggiungerci una lente addizionale a due elementi. Nella foto sotto ho montato un doppietto Olympus paragonabile alla Marumi 330 DHG. Messa a fuoco ad infinito e focale 200mm. Con la messa a fuoco ad infinito si ha una distanza di lavoro di 33 cm ed una qualità molto elevata. Senza lente addizionale: Con lente addizionale da 3 diottrie: crop 100% Se non ci si vuole avvicinare troppo c'è anche un altro trucco: montare un tubo di prolunga SENZA MODIFICARE LA DISTANZA DI MESSA A FUOCO. Come ho già spiegato in altri articoli, montando il tubo, l'obiettivo metterà a fuoco come se il soggetto fosse più lontano, quindi la focale effettiva risulterà meno ridotta. Mica male come risultato (lo stesso discorso vale anche per la lente addizionale, all'ingrandimento dovuto alla lente si somma il fatto che con l'obiettivo ad infinito la focale effettiva è vicina a quella nominale, da tenere presente però che la lente addizionale accorcia le focali, il tubo no). Si potrebbe anche ingrandire di più avvicinandosi, ma già così è un bel risultato. Ripeto quanto scritto sopra: non ho preso il 24-200 per usarlo come macro, ma se durante una gita "leggera" con solo la Z6 e questo zoom mi trovassi davanti un soggetto interessante da fotografare da vicino, non esiterei a montarci sopra una lente (magari da 2 diottrie anzichè 3, così da avere 50cm di distanza di lavoro) che sta ovunque e non ingombra. Conclusione: Soddisfatto dell'acquisto? Sì, almeno da questo prime prove, direi più che soddisfatto. Fa quel che deve e lo fa bene. E' chiaro che bisogna essere realistici, non ci si deve aspettare che faccia quel che fa un 70-200 f2.8 da 2700 euro, però sicuramente non delude, anzi non esito ad unirmi al positivo giudizio di chi ne ha scritto in precedenza. Silvio Renesto
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Il Noct per Nikon Z mi era arrivato in prova qualche giorno prima di Natale del 2019. Obiettivo che mi ha letteralmente ammaliato per le sue specificità uniche e tuttora non replicate da altri obiettivi adatti all'attacco Z. Ma si trattò di una corsa non preparata di pochissimo giorni. Avendo l'opportunità di passare qualche giornata in studio l'ho chiesto ancora ... in prestito per poter confermare le mie impressioni. Si sa, alle volte i momenti magici non si ripetono ... Questa volta, non sulla Z7 che letteralmente scompariva dietro al mostro, ma accoppiato con la mia Z9 che non aspettava altra occasione. il Noct sulla Z9. Sembra progettato per lei. Ciononostante, per poterlo usare bene : treppiede o monopiede. Non per il peso, ma per impedire al fotografo di muoversi e perdere la messa a fuoco che deve essere precisissima. Col mirino chiaro e ampio della Z9 la visione è ottimale. Ho staccato il focus-peaking e mi sono regolato con il telemetro (triangoli e pallino di conferma) oltre al riquadro che passa al verde se vede che il punto corrispondente è a fuoco. CINEMATOGRAFICO Dosando in modo appropriato le luci, si conferma uno strumento adatto a caratterizzare di suo scene di stampo cinematografico. Immagino che Stanley Kubrik ne sarebbe rimasto conquistato, avendo la possibilità di usarlo sulla Nikon ... niente di meglio di questa sala del noto studio di Milano caratterizzato da cadute di luce e pareti in grado di assorbire i riflessi sono tutte riprese in luce disponibile, la poca di novembre, con l'obiettivo su monopiede Manfrotto IPERNITIDO si conferma nitidissimo, anche troppo (!) se si riesce ad avere la corretta messa a fuoco. come su questo obiettivo della concorrenza ma soprattutto su un bel paio di occhi verdi come quelli di Morgana sfuocato e vignettatura sono al naturale. E guardate il dettaglio nell'ingrandimento di questo scatto : screenshot direttamente da Lightroom AMMALIATORE Io non sono un gran cineasta ma credo che oltre all'ambito fotografico, questo obiettivo vada impiegato forse soprattutto nel video, nello stile attuale della migliore produzione cinematografica e televisiva. Immagino alcune troupe che si dotano di Z9 per poter sfruttare le caratteristiche del Nikkor Z 58/0.95. Per noi si tratta di una accoppiata costosa, ma in termini di CINE, sono abituati a costi ben superiori. 821056512_58prima.mp4
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Con il Nikkor Z 24-120/4 S alla Rivanazzano Dragway
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Spero di essere risparmiato da bolla papale e condanna al rogo ma io non ho alcuna passione per il paesaggio. Né per le foto nelle gite fuori porta. E mai, proprio mai, faccio escursioni o uscite con la famiglia. Il reportage non lo sento. E nemmeno girare qua e là senza meta mi avvince. Infine, anche qui, che il Cielo mi perdoni, le cerimonie le lascio agli altri, sia come protagonista che come invitato. Un matrimonio non lo auguro a nessuno, nemmeno a chi mi vuole male, né in veste di fotografo né di sposo ... Eppure sembrerebbe che il Nikkor Z 24-120/4 sia pensato per tutto questo. Io però lo volevo provare. E l'ho portato in quello che sto fotografando in questi giorni senza preparare niente di che. Il 10 settembre c'era la sessione autunnale delle corse di accelerazione sul quarto di miglio all'aerodromo di Rivanazzano (appena fuori Voghera, nell'Oltrepo). E' una giornata all'insegna dell'aroma della benzina, del vapore, dello stridio degli pneumatici, delle salamelle alla piastra e delle bandiere del Sud. Molto, molto, politicamente scorretto. I partecipanti, persone comuni, non piloti professionisti, alcuni donne capaci di tenere dritta una bestia con un otto cilindri da 1.000 CV che per frenare necessita del paracadute ... si divertono accelerando con l'unico scopo di passare il segno prima dello sfidante. Un pò alla Toretto in Fast and Furious se avete presente. Ma tutto organizzato e cronometrato e con un servizio in pista ineccepibile. Union Flag & Jolly Rogers questa signora si rimira il suo ferro prima di salire nell'abitacolo per la sua sessione mentre questa ragazza veronese lucida il cofano della sua Plymouth da un migliaio di cavalli. Targata, quindi omologata per la strada (dubito con quelle gomme ...) Dicevo che ho portato questo obiettivo solo, insieme alla Nikon Z9 - indispensabile per prendere queste auto al volo - e al Godox V1N per le foto nel paddock. La volta scorsa in maggio, ho usato il 24-200 ed ho visto che l'escursione focale è andata da ~50mm a 170mm. Quindi mi sono detto che 24-120 mi sarebbe bastato. Non solo mi è bastato ma la qualità delle foto, anche nelle accelerazioni più sfrenate è tale che quelle fatte con il pur valido 24-200 impallidiscono. Come dire che la classe non è acqua e che bollare malamente questo obiettivo come tuttofare da passeggio è un insulto che andrebbe pagato con la requisizione dello stesso ... Insomma, mi è venuta voglia di comprarlo e non è detto che non lo farò. La prossima primavera quando sarà diffuso e scontato come si deve Ma andiamo alle foto. Ne presento alcune giusto per dare l'idea. Poi altre ne metterò nei commenti. Ho fatto anche dei video e l'ottica si è comportata benissimo (ma qui anche il 24-200 aveva retto perfettamente). quelle che seguono sono tutte con il colpo di flash per aprire tutto e saturare bene i colori mentre qui ci spostiamo alla partenza Questi scatti sono tutti JPG nativi oncamera, formato NORMAL* FX, scattati a 30 fps, con bilanciamento del bianco su NATURAL AUTO, DLIGHTING attivo. Nessuna postproduzione salvo ritaglio se necessario. Il motore del 24-120/4 S regge perfettamente la velocità della Nikon Z9 in tutte le condizioni. Tutto sommato c'era caldo ma nemmeno tanto. Lo scorso maggio invece boccheggiavo ed avevo dimenticato cappello, sgabello e Gatorade disabituato delle manifestazioni all'aperto ... Chiudo con i miei soliti panning. In questo caso ad 1/30'', dall'altro lato della pista. Che per me da soli valgono il biglietto ... Insomma, andateci piano con le insolenze. Tutto fare, obiettivo da passeggio, obiettivo da cerimonia. Non insultatelo. Questo è un obiettivo serie per fare cose serie. Se voi non siete capaci di farci cose serie, almeno non relegatelo dentro allo zaino nelle escursioni o per le sole passeggiate domenicali con figli, suocera e barboncino al seguito ... Qui ha ripreso dei veri mostri meccanici e non si è scomposto di un decimo di millimetri. A guardarlo, non si direbbe. Ma è un signor obiettivo ! "Cara", dice lui a lei, "non penserai mica di intimorirmi, vero ? Guido io !"- 5 comments
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Nikon Monarch M7 è sinonimo di qualità. I modelli M7 (8x e 10x, con obiettivi da 30 e da 42mm) rappresentano il top di gamma. Hanno carrozzeria in metallo rivestita di gomma goffrata, lenti ED, impermeabilizzazione a tenuta stagna e trattamento antiriflesso integrale. Soprattutto sono caratterizzati da un ampio campo visivo che consente una visione chiara e ampia, quasi "grandangolare". il modello oggetto di questa prova è quello intermedio, l'8x42. Qui rappresentato dietro al mio Prostaff 7s 8x30 per evidenziarne ingombro e volume differente. L'oculare destro incorpora la correzione diottrica che presenta un blocco per evitare spostamento dopo la regolazione. I due paraluce sono ampi e comodi. La visione con gli occhiali non ne risente "troppo". i copriobiettivi sono dotati di anello che si avvolge al corpo del binocolo, rendendoli difficili da perdere. Nei modelli delle altre gamme invece devono essere vincolati alla cinghia, il che a volte può essere noioso (io detesto le cinghie e mi da fastidio essere obbligato a montarle !). la sagoma aerodinamica dei due semicorpi, il ponte centrale con l'ampia ghiera di messa a fuoco copriobiettivi su e giù vista anteriore con gli oculari, ben dimensionati. si vede il trattamento antiriflesso in azione sotto a 1800 W/s di flash paraluce estratti dettaglio della ghiera di messa a fuoco, molto ben demoltiplicata. Orgogliosamente viene riportato l'angolo di campo, corrispondente ad oltre 60° di effettivo le caratteristiche tecniche : 670 grammi, 14x13 cm. Ampia distanza di accomodamento dell'occhio (i modelli più piccolo stanno sui 15mm e rendono scomodo l'uso con gli occhiali), la grande pupilla d'uscita, indice di luminosità, ma soprattutto i 145 metri di campo visivo a 1000 metri. accessori dei due modellie 8x30 e 8x42 che condividono l'impostazione COME VA SUL CAMPO splendido in ogni circostanza, sia in piena luce che all'imbrunire. Comodo da "indossare", facile da regolare sia con gli occhiali che senza. La regolazione diottrica è un pò dura ma la cosa non guasta, tanto una volta sistemata non si deve più toccare. La ghiera di messa a fuoco è ampia, a portata di dita, rapida ma soprattutto ben ferma una volta messa a punto. Complessivamente l'esperienza è ottima. Non é un peso piuma ma si tengono benissimo in mano, anche per molto tempo. Si apprezza sempre l'ampio campo di visione, se questo binocolo è usato per avvistamento, più che per osservazione. Nel caso inverso, ricordo che c'è il modello 10x che condivide tutta la struttura, tranne gli oculari. CARATTERISTICHE OTTICHE Effettivamente l'aberrazione cromatica bisogna andarsela a cercare. Nessuna vignettatura in nessun caso, anche usando - come sono costretto a fare io - gli occhiali. Un filo di distorsione geometrica a cuscinetto verso la trequarti del campo inquadrato. Ma solo se guardiamo a linee geometriche perfette. Ma soprattutto lascia sbigottiti la chiarezza di visione, la nitidezza dell'immagine a tutto campo, la capacità di separazione del primo piano dagli altri oggetti, caratteristica di tutti i binocoli Nikon, caratterizzati - tutti - da qualità analitiche elevate, che mi lasciano sempre sbigottito. Sinceramente non riesco a trovare un difetto. O forse si, il cartellino del prezzo (circa 600 euro su Amazon.it, con garanzia Nital 10 anni). è un binocolo molto elegante che, senza essere sfacciato, dice chiaramente di essere un prodotto premium, sebbene non della massima fascia di prezzo. Ma per prestazioni, per avere di più, bisogna spendere cifre a 3 zeri. E sinceramente per un 8x42 da avvistamento non saprei se sia il caso. dettaglio dell'interno con gli attacchi delle lenti la pupilla con in primo piano i riflessi delle superfici trattate - benissimo - dei prismi a tetto. altro dettaglio degli oculari finezza, no poi così necessaria in questo binocolo, l'attacco per l'adattatore da treppiedi a vite. Ma questo è un binocolo da usare a mano libera. Chiudo col raffronto dimensionale tra 8x42 e 8x30, sono due binocoli di classi diverse ma le dimensioni sono confrontabili e consentono di capire dove stia la differenza tra un 42 e un 30. Qualità che si apprezzano quando c'è meno luce, più che sulle caratteristiche generali e che hanno consentito ai progettisti Nikon di fare un binocolo luminoso, nitido, ben proporzionato. A volte troppo piccolo non è un pregio, salvo che non sia necessario avere veramente un oggetto compattissimo perché in casa si hanno già binocoli più grandi (è il mio caso, che amo i 16x e i 20x). I riflessi del flash (verdi nel Prostaff in alto, neutri nel Monarch con lenti ED) fanno chiaramente capire la diversa classe di appartenenza. Insomma, devo dare un giudizio complessivo ? Binocolo premium, di ottime caratteristiche e di qualità ottiche ben equilibrate. Farà felice ogni felice possessore. Ringraziamo Nital Spa, distributore per l'Italia di tutti i prodotti Nikon, per il prestito in visione.
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Viltrox AF 23mm f/1.4 : anteprima e test
M&M posted an article in Test obiettivi compatibili con Nikon Z
Si, lo so, per un sacco di tempo mi sono detto : c'è un 24mm DX Nikon, in roadmap, Viltrox non ha una rete di assistenza, Viltrox di qua, Viltrox di la. Ma poi ho provato il 13mm f/1.4 e sono rimasto folgorato. Il miglior obiettivo DX che io abbia mai avuto per le mani. Ho comprato il 56/1.4 e mi sono ritrovato qualche cosa di meglio del vecchio Voigtlander da 58mm con cui abbiamo giocato spesso con le nostre reflex. Ed eccomi qua con il nuovo piccolino, un bel 23mm f/1.4 AUTOFOCUS, equivalente ad un 35mm in formato classico. In livrea argento perché Bella lo voleva così ... per fare pendant alla sua acconciatura argentata e poi, vuoi mettere quando indossa i suoi diamanti ? la scatola non riserva sorprese. dentro ci sono le solite dotazioni. lui è bello massiccio, tutto in metallo tranne i tappi. qui con suo fratello, quello nero, montato su Bella reduci da tanti shooting insieme ed eccoli al primo abbraccio. Argento su Argento ! i fusti dei due obiettivi mi sembrano identici. Cambiano i paraluce. e a me così, piace da morire. Che ci volete fare ! Insomma, ecco la presentazione. Il peso è circa 300 grammi. Il fusto è 69x73mm, il tappo è da 52mm. La distanza minima di messa a fuoco è di 30 cm. schema ottico ed MTF senza sorprese. L'autofocus è veloce, con motore passo-passo. La messa a fuoco precisa. Ovviamente funzionano tutti gli automatismi Nikon. Insomma, un buon primo incontro. Nei prossimi giorni l'articolo proseguirà con il test approfondito. Bene, abbiamo visto che è ben costruito ma come va ? E' bello, solido, ben costruito e anche nella livrea silver si presenta bene (meglio dal vivo che in foto). Ma ovviamente qui ci interessano le prestazioni. Bene, in estrema sintesi, comune denominatore di questi Viltrox APS-C (almeno per quanto riguarda 23-33-56, perchè il 13 è di una categoria a se stante, per ora) è quello di essere obiettivi "vecchia scuola". Ovvero, hanno una resa a tutta apertura buona ma non eccezionale. Bisogna chiudere ad f/2-f/4 per avere una buona nitidezza. Che resta ottima in centro ma non agli angoli. Insomma, per certi versi è come avere la riproposizione di certi obiettivi Nikon AF dei "bei tempi andati", quelli con un carattere loro. Lo conferma la presenza di una certa quantità di aberrazione cromatica assiale, visibile ai diaframmi più aperti che si corregge ma non del tutto : vedere il dettaglio di questo scatto ad f/1.4 sarà sempre presente in tutte le vostre foto : verde dopo il fuoco e magenta prima del punto di messa a fuoco. La vignettatura non c'è probabilmente corretta del tutto in automatico. L'obiettivo ha un profilo in ACR/LR : mentre c'è un filo di distorsione a barilotto, presente ma non eccessiva. Ricordiamoci sempre che si tratta di un obiettivo da 23mm anche se copre il campo di un 35mm. In tema di flare e di riflessi il trattamento è accettabile e non si riscontrano situazioni drammatiche (come il caso del TTArtisan da 32mm f/2.8 provato sia da me che da Max su queste stesse pagine). Anche sul tema "colore" possiamo dire che è un obiettivo "vecchia scuola" con una resa un pò pastello su cui si deve intervenire - se si vuole - a proprio gusto. nitidezza in centro ad f/1.4, un pò di confusione oltre colori "vivid", un pò addomesticati secondo il mio giudizio (ma siamo pur sempre in novembre). Per il resto è un obiettivo piacevole, non piccolissimo sulla Zfc per cui è assolutamente raccomandata l'impugnatura SmallRig Adatto per passeggiate ed istantanee Io lo trovo piacevole e lo raccomando "senza pretese" di assoluto, come ci aspetteremmo da un Nikkor Z di classe S (di quelli da 1000 e più euro al pezzo). CONCLUSIONI PRO ben costruito, tutto in metallo, paraluce incluso ha l'anello dei diaframmi funzionante in automatico senza settare nulla in menù ha prestazioni "vecchia scuola" sul morbido e con un carattere suo l'autofocus è ineccepibile in tutte le modalità, il motore è silenzioso ha il profilo per ACR/LR per le correzioni automatiche in sviluppo dei NEF il rapporto prezzo/prestazioni è ottimo, considerando che per quei soldi Nikon ci vende obiettivi in plastica (baionetta compresa) e senza nemmeno il paraluce, con luminosità di 1-2-4 stop inferiore insieme ai fratelli 33 e 56mm rappresentano un bel corredino APS-C per le nostre ZFc/Z50/Z30 senza spendere un capitale di luminosità elevata rispetto agli obiettivi a corredo di Nikon si trova sui principali canali online CONTRO presenza di aberrazioni cromatiche assiali piccola distorsione a barilotto è comunque un 23mm non è un vero 35mm abbastanza morbido a tutta apertura, bisogna chiudere ad f/2.8-f/4 per avere il massimo di nitidezza l'assistenza Viltrox è inesistente io comunque nel complesso lo raccomando. Non perché io l'abbia comprato e mi senta di difenderlo, perché è un obiettivo "giusto". Chi invece pretende il massimo non ha che da orientarsi su un Nikkor Z di fascia S *** Alcune considerazioni generali su Viltrox e su questi obiettivi. Questi obiettivi APS-C (aggiungo il 13/1.4 che reputo eccezionale e di fascia superiore agli altri 3) colmano una lacuna nell'offerta di Nikon per le nostre Nikon Z APS-C. E in quanto tali li apprezziamo. Nikon ha promesso un fisso da 24mm in formato DX che è presente da tempo in roadmap ma ancora non si vede. Dalla sagoma sembra più piccolo e sarà evidentemente in plastica e quindi molto leggero. Probabilmente più adatto di questo alla Nikon Zfc, perchè la sua presa inesistente rende difficoltoso tenere in mano obiettivi così "concreti" di metallo e vetro. Ma probabilmente non sarà luminoso come questo. Che - nella filosofia di Max Aquila - è disponibile oggi. Quindi Carpe Diem ... Ma ... noi non siamo collegati con Viltrox. Questi Viltrox li ho comperati io di tasca mia. Perchè mi piacciono e mi piace come sono fatti, come stanno sulla Zfc, come funzionano. Senza la pretesa che siano il massimo. Che non si rompano ... e quindi che non sappia con chi far valere la garanzia. In questa ottica e su ragionamenti di medio periodo, io preferisco sempre il prodotto Nikon, garantito da Nital. Se però è presente sul mercato e costa un prezzo che è correlato al bisogno che le mie Zfc assolvono. Che non è quello che assolve la mia Z9. A buon intenditor ...- 16 comments
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Nikkor Z 17-28mm f/2.8 appena arrivato: unboxing !
Max Aquila posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Z 17-28 unboxing.mp4 Non appena annunziato ne abbiamo dato notizia ...non appena avuta la notizia... ce lo siamo fatto mandare ! e quindi, eccovelo... Montato sulla Z5 che non sarà l'unica Z ad accoglierlo, a nostro avviso, essendo la soluzione più congeniale per inserire in corredo uno zoom wide 0,65x che copra alcuni tra i più frequentati angoli di campo come quelli dei grandangoli 17, 18, 20, 24 e 28mm tutti alla luminosità da "triade" di f/2,8 E chi sarebbero gli altri componenti la triade? Intanto il già noto 28-75mm della stessa luminosità, già testato su queste pagine pochi mesi fa che condivide con questo nuovo 17-28 la discendenza progettuale Tamron, essendo uno dei cinque obiettivi dell'accordo stipulato da Nikon con questo marchio. Il terzo, in ragione dell'economia di acquisto, potrebbe intanto essere il primo degli zoom tele di Tamron dedicato alla baionetta Z, quel 70-300/4,5-6,3 del quale abbiamo detto appena un paio di mesi fa, che già completa l'offerta per Nikon Z in un segmento finora non presente nelle roadmap Nikon. Una soluzione in economia che non preclude ovviamente l'acquisto del ben più performante Nikkor Zoom 70-200/2,8S che però si trova su un altro livello di prezzo. Torniamo al 17-28: come anticipato nel video dell'unboxing, parliamo di uno zoom che pesa appena 470 grammi ed ingombra quanto, o poco più, di un 50/1,8S distanza minima di maf 19cm alla focale minima, 26cm a quella massima. Diaframma a nove lamelle e motori AF stepper, come ormai consueto per Nikon. Non stabilizzato (ma sfrutta il VR del corpo macchina) Schema 13 lenti in 11 gruppi (come quello del Tamron da cui proviene), molte delle quali speciali ghiera programmabile a scelta per diaframma/esposizione/iso la zoomata e la messa a fuoco non producono allungamenti di sorta le proporzioni lo legano alla serie Z delle 5, 6 e 7 MK1 e 2, ma non dubito di vederlo ben figurare anche su di una Z9 per le sue caratteristiche da jolly, una volta assegnatogli uno spazio in borsa. costruito in Cina, ma ormai siamo abituati. Certamente garantito da Nikon, chiunque sia il progettista che lo ha disegnato e, nella fattispecie del distributore italiano, per ben 4 anni dall'acquisto ! Nei prossimi giorni lo metterò alla frusta sulle mie Nikon Z. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022- 6 comments
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Nikon MB-N11 : unboxing e primissime impressioni
M&M posted an article in Accessori e altro per Nikon Z
Forse chi ci segue sovente su queste pagine ricorderà che uno dei motivi principali - di Max e del sottoscritto - del passaggio alle Nikon Z6 II e Nikon Z7 II è costituito dall'oggetto di questa prova. Perchè si, certo, per Z5, Z6 e Z7 c'è un battery-pack ed io l'ho comprato appena è uscito un anno fa. Ma ammettiamolo, questo è di un'altra categoria e rende il modello II di Z6 e Z7 una macchina più completa della precedente, specie se si usano obiettivi seri, tipo il 70-200/2.8 S e in prospettiva a breve, i due superzoom promessi per la prima metà del 2021, Nikkor Z 100-400 S e Nikkor Z 200-600, obiettivi importanti anche per le dimensioni. Ma eccolo qui appena arrivato, consegnato dal corriere perchè di questi tempi di Semaforo Rosso, non possiamo uscire. mi è arrivato insieme al nuovo Nikkor Z 24-200/4-6,3 che ho messo subito al lavoro per fare le foto successive. Tutte le foto qui presenti sono state scattate con Nikon Z6 II e Nikkor 24-200/4-6.3, tranne dove è presente anche la Z6 II, in cui la fotocamera è un iPhone 8. scatola nera con sfumature gialle. Garanzia Nital di 2+2 anni e Nital Vip, come al solito. rompere il sigillo di queste scatole è sempre un'emozione, qualunque sia il contenuto. il pluriball protegge il battery-grip. Nella tasca interna c'è un mazzo di manuali multilingue. con tutte le lingue europee. Eccolo qua, scartato con ancora la protezione dei contatti. che una volta tolta svela la differenza fisica principale (insieme al vano memorie) tra modelli I e II di Z6 e Z7 : in contatti di connessione tra corpo macchina e battery-grip. Il Nikon MB-N11 funziona ad inserimento nel vano batteria della Nikon Z. Per montarlo di deve smontare lo sportellino del vano batteria (che per me è sempre un momento di ... panico, perchè maldestro come sono temo sempre di disintegrare tutto). Togliere la batteria interna, inserire l'elemento verticale del battery-grip al posto della batteria. Assicurarsi che sia allineato (è sempre allineato) e poi stringere la ghiera che c'è sul lato posteriore del battery-grip stesso per avere una presa a prova di ... Mike Tyson. il tasto di scatto verticale e il tastino funzione vista anteriore con la ghiera di controllo vista opposto, con l'ingresso della slitta portabatterie e la presa USB-C. Noterete tutti perni che fungono da guida nella presa tra il corpo macchina e il battery-grip contribuendo a rendere solidali i due corpi. dettaglio del pulsante di sblocco dello sportellino che è incernierato e della copertura della presa USB-C. I due led di indicazione di carica riportano le due batterie, denominate A e B. ATTENZIONE LE DUE BATTERIE NON SONO INCLUSE NELLA CONFEZIONE, LE DOVETE AVERE GIA' IN VOSTRO POSSESSO Il Nikon MB-N11 accetta ogni tipo di Nikon EN-EL15 recente (con le prime scartate già 4 anni fa dalla Nikon D500 e oggetto di campagna di richiamo). Ovviamente le prestazioni saranno diverse tra loro a seconda del tipo di batteria impiegato, che possono anche essere di tipo diverso tra loro. Io sinceramente consiglio però ci usare solo EN-El15c. Perchè sono più potenti e perchè sono quelle in dotazione con Nikon Z6 II e Nikon Z7 II. Sportellino aperto, slitta estratta. C'è un pulsante di blocco/sblocco che consente di estrarre la slitta. le due batterie si inseriscono in opposizione, con i contatti verso il centro. La batteria A entra a slitta (quella esterna a contatto con lo sportellino), la batteria B (quella interna) entra ad incastro dall'alto. questo consente l'inserimento e l'estrazione della batteria A con un semplice movimento del classico tastino giallo, identico a quello che c'è all'interno della Nikon Z6/Z7. Questo consente il cambio della batteria "a caldo", senza cioè spegnere la macchina (a condizione che la batteria B abbia una carica residua). In questo modo, avendo batterie aggiuntive a disposizione si può praticamente tenere sempre in azione la macchina. Ma non mancano soluzioni alternative, come l'impiego di una connessione USB-C che consente di alimentare la macchina o di caricare le batterie tramite presa di rete (ed alimentatore USB di adeguata potenza) o tramite power-bank estenro (anche esso di adeguata potenza). Per dettagli su queste potenzialità segnalo l'ottima guida di Max Aquila pubblicata qui : inserimento della slitta dentro al battery-grip. Come nel precedente Nikon MB-N10 Nikon ha mantenuto il furbissimo alloggiamento per lo sportellino della fotocamera. Così anche i disperatamente disordinati come me non rischiano di perderselo. infatti, una volto rimosso dal fondo della Nikon Z, lo sportellino si alloggia in quell'incavo al sicuro e riposa all'interno del vano batterie della nostra Z. Il complesso Nikon MB-N11 più due EN-15c aggiunge una rassicurante zavorra di 460 grammi esatti al peso della fotocamera (sportellino incluso !). eccola qui, con battey-grip e 24-200 montato. il mio esemplare ha la matricola 290, quindi uno dei primissimi prodotti e tra i primi consegnati in Italia. lo stato delle batterie interne da display della Nikon Z si arricchisce di due colonne separate, Batteria A e Batteria B. Teniamo sempre d'occhio lo stato di carica della B, la più complicata da sostituire (è necessario estrarre la slitta, mentre la A esce a scatto). Le prime impressioni sono ottime, come da attese. La fattura e la finitura sono da Nikon, del tutto coerenti con la fotocamera. La presa in mano è eccellente e i comandi verticali funzionali. Il primo scatto di prova è stato questo, ad uno dei woofer da 15 pollici in vetro dei miei dipoli : naturalmente per una prova reale si dovrà attendere che la Lombardia diventi almeno Zona Gialla. Prima di Natale ? Speriamo. Intanto grazie Nikon e grazie Nital per avermi rifornito (si tratta di materiale di normale produzione destinato alla vendita che io ho acquistato con la mia credit card sul Nikonstore.it e che voi dovreste poter trovare già da oggi nei migliori negozi italiani).- 25 comments
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l'ho comprato ad inizio 2020 in un negozio online tedesco che lo offriva a buon prezzo e senza spese di spedizione. Cercavo un buon treppiedi in fibra di carbonio, compatto, leggero ma robusto, con sezione principale da 36mm e in grado di alzarsi fino ad altezza d'occhio. Questa è la definizione completa del mio Leofoto LS-365C che nel codice parlante, indica la serie, il diametro della sezione principale (36mm) e il numero delle sezioni di ogni gamba (5). in configurazione da trasporto è lungo meno di 50cm ed occupa poco spazio anche trasversalmente perché le tre gambe si allineano perfettamente senza lasciare spazio interno (circa 10cm in tutto) Il peso di 1.77 chilogrammi lo configurano come peso leggero (anche se non peso mosca come certi con gambe di diametro massimo di 25mm) ma le sezioni di 36-32-28-25-22 sono superiori alla maggior parte degli altri treppiedi. Con una testa come quella che ho deciso di utilizzare in questo caso ha una altezza minima poggiato a terra e con le gambe aperte, di 54 cm mentre esteso al massimo, sempre con la testa, arriva a superare i 160 cm La borsa in dotazione è abbastanza capiente e in questa configurazione contiene oltre alla testa montata, anche una base di livellamento di cui parleremo in fondo a questo articolo. Le dotazioni sono quelle usuali e comprendono le classiche punte opzionali per sostituire i piedini in gomma quando lo si usi su terreno roccioso (mai nel mio caso) e un set di chiavi oltre al moschettone per appendere contrappesi alla crociera per assicurarne la stabilità in caso di vento forte materiale che sta tranquillamente nella tasca laterale del treppiedi. La fibra di carbonio usata è del tipo Toray a 10 strati il complesso dei blocchi a vite di fermo delle 5 sezioni di ogni gamba la serie delle 5 sezioni estesa per necessità di foto La ferramenta è di alto livello, sagomata con macchine a controllo numerico e rivestita anodicamente la crociera è forata e non mancano i passanti per l'eventuale blocco a vite della testa. Le viti di ancoraggio a cava esagonale hanno la personalizzazione Leofoto incisa i fermi di blocco dell'inclinazione delle gambe sono solidi e danno idea di non allentarsi in anni di utilizzo. Il rivestimento in tessuto batista verde delle gambe è stato aggiunto aftermarket di mano proprio da Valerius Brustianus, Abate Benedettino di Novara. Caratteristica tipica di questi treppiedi é di poter stare completamente aperti in modo da offrire una altezza minima di una manciata di cm da terra, eventualmente estensibile per il tramite di una colonna, anche questa in fibra di carbonio, che nel mio caso è una Artcise da 40mm con e senza colonna. Siamo a pochi cm da terra, ideale per riprese stabili di fiori, funghi ed altro, se lo spazio è sufficiente. Le gambe sono mobili indipendentemente in termini di inclinazione ed estensione e quindi è possibile "copiare" fedelmente il terreno. Confronto con gli altri treppiedi di casa Snocciolare pesi e misure fa sembrare competenti ma spesso non dà un effettiva misura di come stanno le cose. Non quanto un sano confronto. Si sa che ogni treppiedi, per quanto eccellente, non può coprire ogni esigenza. Uno troppo robusto non sarà mai troppo portatile e uno troppo leggero non sarà mai abbastanza stabile e rigido. Per questo io ho in casa tre treppiedi di questo tipo, con caratteristiche simili ma di taglio diverso. E decine di teste diverse, a seconda della missione. questo trio, di cui il Leofoto al centro è l'unico sguarnito di testa, ci da qualche idea. Dall'alto un sistematico con sezione massima da 40mm, 2.8 chilogrammi e testa video che pesa come ... il più piccolo in primo piano, il Sirui AM-254 che con la sua testina arriva a stento a 1200 grammi. In mezzo il Leofoto si pone esattamente come compromesso : robusto viste le sezioni delle gambe ma comunque di peso intermedio ed in grado di portare teste più importanti del Sirui anche se non così possente come l'Artcise AS95C che è pensato per superare anche i terremoti della California. una vista dei tre, montati, ognuno con testa a sfera ci chiarisce ulteriormente il punto. per ogni missione il suo treppiedi e la sua testa. I miei treppiedi non sono sposati con una data testa, ne hanno una di elezione ma generalmente le cambio a seconda del bisogno. Basta una svitata e una riavvitata e si riparte meglio organizzati. Qui abbiamo da sinistra un treppiedi con gambe da 25mm e una testa da 36mm, uno con gambe da 36 e una testa da 44mm, uno con gambe da 40mm e una eccezionale testa da 54mm a prova di tutto. Non porterei in campagna l'ultimo ma solo in situazioni a portata di macchina. Non userei mai il primo se non per le Zfc/Z50. Uso quello di mezzo per escursioni a piedi lunghe pur con la sicurezza di avere uno strumento affidabile e robusto. Tutti e tre ... dal giusto prezzo. Come va ? Penso di aver già dato l'idea. Non mi fanno impazzire i fermi delle varie sezioni che hanno la tendenza a svitarsi oltre misura (non che si svitino da sole, intendiamoci, solo che quando le svito e voglio fare in fretta, si svitano troppo e vanno fuori corsa. Ma è un attimo sistemarle) mentre i blocchi dell'inclinazione sono eccezionali, così come la tenuta in ogni inclinazione e posizione. La borsa è ben fatta anche se non come quella di altri treppiedi. Si capisce che è un compromesso ed è giusto così. All'epoca l'ho pagato circa 300 euro. Adesso il suo prezzo è lievitato verso i 400 come tutto il listino Leofoto che, a mio parere, è arrivato far concorrenza a certi marchi occidentali, non so se del tutto meritatamente. Tanto che pur essendone soddisfatto, ho preferito l'Artcise da 40mm al posto del Leofoto LN-404 che oramai costa quasi 800 euro. Ma prezzi a parte, un treppiedi deve fare il suo lavoro e questo lo fa, dandomi la giusta confidenza nel mezzo. ancora una carrellata della ferramenta del treppiedi. Che è la parte più importante : hai voglia ad esaltare le qualità del carbonio, se gli elementi che lo devono "tenere" saldo si sfaldano o non tengono tra loro. Qui ogni parte è ben regolata, calibrata e progettata. La costruzione è priva di sbavature e di difetti. In tre anni di uso non ho nulla da lamentare. ancora un confronto tra il medio e il grande di casa. E' indubbio che ... nel dubbio tra quale portare, esce di casa più facilmente il Leofoto. L'Artcise può reggere un fucile automatico, un 800mm moltiplicato che spara alla luna e sostituire i vecchi impressionanti Manfrotto 058 o Sirui tripath che tengo sempre fermi in studio (pesano più di 5 chili l'uno). La testa che ho scelto per questo treppiedi Credo che un oggetto di questo tipo si trovi a suo agio con una testa a sfera da 44mm, ha le giuste proporzioni e il giusto peso. La crociera è adeguata e anche esteticamente non c'è nulla da obiettare. In questo caso ho selezionato la Marsace XB-2, ribassata da 44mm, molto robusto e priva di giochi e imprecisioni. è una testa con panoramica singola sulla base, dotata di buone regolazioni e soprattutto una adeguata forza di ritenuta. Si tratta della copia della Sunwayphoto da 44mm a suo tempo distribuita anche in occidente. In effetti il progettista è lo stesso che si è messo in proprio portandosi via qualche disegno. Per non farmi mancare nulla l'ho dotata anche di base di livellamento a semiculla da 60mm Mengs DY-60A, si tratta di un elemento aggiuntivo sul mercato anche con altri marchi (tra cui la stessa Leofoto) che consente un duplice uso : livellamento rapido tenendo lo stelo della sfera fisso, oppure panning tipo gimbal tenendo lasca la base e ferma la sfera (evitando quel fastidioso effetto pendolo quando si smolla invece la sfera per muovere rapidamente il teleobiettivo per seguire un soggetto in rapido passaggio). Aggiunge peso e altezza ma a me piace da matti e sostituisce la più grossa semiculla inserita come standard nei sistematici e nei tripath per usi video o combinati video e foto. insomma, è una chicca, che si inserisce sopra al treppiedi avvitandola come se fosse una testa e che poi accoglie sopra di se la testa vera e propria. Nulla di più. Alluminio estruso e tornito con finitura ineccepibile per poche decine di euro. Non ho saputo resistere. Bene, siamo arrivati alla fine di questa breve prova che racchiude in poche righe l'esperienza di 3 anni di uso abbastanza frequente, sia in esterni che in studio in trasferta. E' compatto, abbastanza leggero e poco ingombrante da non far sorgere domande del tipo "lo porto o non lo porto ?", efficiente, robusto, ben costruito, perfetto per il suo scopo "universale" e non specialistico. Adatto a qualsiasi testa e in ogni occasione. Durerà certo più di me. Io l'ho pagato - credo - il giusto, oggi forse si dovrebbe cercare qualche alternativa. E mi pare che anche qui, il catalogo Artcise/Innorel su Amazon.it, per ora offra qualche alternativa simile per caratteristiche, più conveniente per la fattura. A voi la scelta ma soprattutto, definendo ben prima dell'acquisto quali siano le vostre esigenze e comprendendo esattamente da cosa possano essere risolte. Considerando che non esistono piedi e teste adatte a tutto, esistono piedi e teste adeguate a quello che dovete fare.
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Consideriamo i binocoli Nikon serie Prostaff come gli entry-level tra quelli dotati di prismi a tetto. La mancanza di lenti ED li differenzia dai più pregiati Monarch ma le forme, grazie al design, sono pulite, lineari e compatte. Moderne. Le prestazioni sono comunque di buon livello e il rapporto prezzo/prestazioni molto interessante. Presentata lo scorso mese di giugno, la linea Prostaff adesso vede introdotti 8 nuovi modelli, declinati nelle classiche serie con lenti da 30 e 42mm e con ingrandimenti di 8 e 10x, divise in due linee, denominate P3 e P7, presumibilmente dipendenti dal numero di superfici trattate (3 e 7). i quattro binocoli disponibili nella linea Nikon Prostaff P7 e le caratteristiche tecniche principali. Si tratta essenzialmente di due linee di carrozzeria che condividono l'impostazione generale, cambiando, a parità di obiettivi, l'ingrandimento fisso. Il modello in prova è quello probabilmente più interessante, in quanto vanta già lenti da 42mm e mantiene un confortevole ingrandimento 8x. Il peso complessivo è di circa 600 grammi, le dimensioni non superano i 15x13cm. La luminosità è buona, la migliore del gruppo. la precedente linea Prostaff 7s, modello 8x42, equivalente per posizionamento, al nuovo modello in prova. I nuovi Prostaff P7 prendono il posto dei Prostaff 7s, usciti di catalogo ed in esaurimento presso la rete di vendita. COME E' FATTO rispetto ai precedenti Prostaff 7s il design si presenta più sobrio in generale, con i due scafi composti sostanzialmente da tronchi di cono in policarbonato iniettato di resina, rivestito da una superficie gommata ergonomica. Mancano le sagomature sinuose dei precedenti, il disegno si avvicina in questo molto di più ai Monarch. I prismi a tetto vantano un processo di alluminatura che ne consente una elevata luminosità e una relativa resistenza ai riflessi. i due semicorpi sono articolati da un ponte abbastanza esteso, mobile il giusto con la ghiera di messa a fuoco ben dimensionata. I paraluce sono ben fatti e consentono una visione senza occhiali di ottimo livello. Ma si tratta di un binocolo ottimo per l'uso anche con gli occhiali. In questo, il modello 8x42 si presenta più confortevole del 8x30, almeno nella mia esperienza con il mio Prostaff 7s 8x30. Infatti l'estrazione pupillare è la più elevata della serie. Teniamo conto che d'estate, oltre che per chi ha difetti di vista (come il sottoscritto) gli occhiali da sole saranno probabilmente ampiamente utilizzati. Quindi l'uso con gli occhiali non è mai da sottovalutare. E' scomodo fare leva e metti, dovendo intanto anche regolare eventuali tarature diottrica. che in questo modello é sull'oculare di destra, come d'uso nei Nikon, tramite un anello che è dotato di fermo. L'anello purtroppo non è totalmente zigrinato e la sua rotazione non è agevolissima. Il fermo è piuttosto duro da azionare ma in questo c'è la sicurezza che poi non si muoverà accidentalmente. il complesso, complici anche l'assenza delle solite scritte Nikon dorate, si presenta piuttosto sobrio. Con una texture ben disegnata che contribuisce alla presa sicura in mano anche senza usare le cinghie (io detesto ogni tipo di cinghietta). La tonalità è cangiante e va dal grigio medio al verde appena accennato. solo una scritta Nikon argentata sul frontale, le altre iscrizioni semi-invisibili. Nella foto sopra si vede il trattamento antiriflessi tendente al verde smeraldo con piccole sfumature magenta a seconda della luce. sopra é chiuso e sotto è completamente esteso. La regolazione della distanza interpupillare è molto agevole. Forse sin troppo. come lo è la regolazione di messa a fuoco, forse è solo il caso del mio modello in visione. Ma io preferisco di gran lunga che la ghiera di messa a fuoco sia dura e stabile, per non poterla muovere inavvertitamente durante l'uso. Ciononostante si mette a fuoco agevolmente. Lo ripeto, forse è solo il mio esemplare perché tutti gli altri Nikon che ho provato sinora, anche dopo anni, presentano un movimento con una resistenza adeguata. dettaglio dell'estensione del paraluce e l'anello per montare la cinghietta viste superiori. Solo la scritta P7 in bianco è evidente il resto è semplicemente in rilievo, non verniciato ma di fatto scompare in esterni. PRESTAZIONI OTTICHE Nell'uso ho riscontrato una gradevole assenza di distorsioni geometriche a tutti i livelli, come anche di vignettatura, pure in una giornata di sole pieno come in questo caso. La vista sul lago è completa, anche guardando ai bordi l'immagine. Sul piano delle aberrazioni cromatiche, pur presenti, queste sono da andare a cercare su linee tese e con forte differenza di luminosità, e solo un occhio allenato le può mettere riscontrare agevolmente. Questo nonostante i vetri usati non siano nobili prodotti di tipo ED. La curvatura di campo è quasi assente per quanto io riesca a vedere ad occhio nudo. In quanto ai difetti di coma, sottolineo quanto questo non possa essere considerato un binocolo astronomico, per nulla, ma le fonti di luce sono ragionevolmente puntiformi (se riuscite a stare abbastanza fermi da tenerle ben inquadrate). vista attraverso le lenti principali e dalla parte degli oculari. Assenza di riflessi importanti, tonalità di verde del trattamento confermata anche sul campo. sui difetti ottici mi fermerei qui, sapete come la penso. Un binocolo non produce fotografie, vi fa godere il mondo che avete di fronte con gli occhi. Ed ognuno di noi, volente o nolente ha difetti di vista. Possiamo anche sottoporre un binocolo ai test di laboratorio più severi ma se poi i nostri occhi non sono in grado di distinguere dettagli molto fini o non sono sensibili a certe raffinatezze, sarà difficile andare oltre quello che vediamo ... COME VA SUL CAMPO al netto della relativa difficoltà nel regolare tenendo gli occhi negli oculari la correzione diottrica e la relativa "mollezza" della messa a fuoco e della meccanica in generale, che io ritengo essere limitata al sample in prova, questo binocolo va molto bene, specie se consideriamo il prezzo allineato a questa fascia di binocoli ed inferiore ai 300 euro. Non è un oggetto di lusso, non lo è nell'aspetto e nelle finiture ma in termini di prestazioni non lo si rimpiange. L'immagine è netta, nitida, materica. Si nota una resa più tridimensionale di altri binocoli che ho provato, più soggetti ad un forte schiacciamento dell'immagine. Rispetto al mio 8x30 della generazione precedente la differenza - a vantaggio di questo P7 - è abbastanza immediata e ci vuole poco per convincersi che sono stati fatti dei passi avanti. Che sia lo schema ottico, il trattamento o i materiali usati, l'immagine è più convincente. Viene voglia di usarlo ed è divertente riuscire a distinguere dettagli invisibili anche a lunga distanza. Mi ha particolarmente convinto l'immagine della luna piena alle 04:00 del mattino ma specialmente riuscire ad individuare gli aerei in volo dalle scie di condensazione appena rischiarate dalle luci intermittenti di navigazione. L'aereo, quasi invisibile ad occhio nudo per la quota di volo, diventa a portata d'occhio, pur nel buio della notte. Ma è in tutte le occasioni che questo binocolo si distingue per le qualità della sua immagine. Appena regolato, i dettagli riempiono l'intera visuale. Quasi dispiace che il campo inquadrato non sia superiore. Ma questo taglio è un compromesso tra osservazione e scoperta ed è corretto che sia così. lato oculari e iscrizioni sulla ghiera di messa a fuoco ancora un dettaglio della regolazione diottrica con il suo fermo oculare e paraluce paraluce estesi a confronto con il mio piccoletto. I vantaggi del piccolo sono evidenti ma così anche la scomodità d'uso nella pratica. Si nota anche il diverso stile, completamente cambiato tra le due generazioni di binocoli di classe comunque omogenea. sovrapposti, la differenza tra le lenti è tutta a vantaggio del P7 8x42. ancora un dettaglio degli oculari e dei riflessi del trattamento superficiale. CONCLUSIONI Nikon con questa nuova serie ha scelto, per l'estetica, di seguire l'understatement già tracciato con le serie superiori e i top di gamma. E' un Nikon ma per capirlo bisogna guardare da vicino. I precedenti Prostaff, con le loro scritte dorate invece te lo gridano da lontano. Poco male perché sul piano ottico, che è quello più importante, non ci sono arretramenti. L'immagine, anche avendo a mente quella del più pregiato M7 8x42 che ho provato di recente, non è così in ritirata, nonostante il costo di questo P7 sia notevolmente più conveniente. Anzi, devo dire che non considerando io come "definitivi" e "per una vita" i binocoli ma come strumenti da uso continuo, ed avendo io svariati difetti di vista che non valorizzano per forza di cose, i modelli più sofisticati, tendo a preferire le soluzioni ragionevoli sul piano del rapporto prezzo/prestazioni. Ci sono sul mercato binocoli 8x42 da 1000-1500 e più euro. Sono certamente oggetti prestazionali e con meccaniche a tutta prova ma in fondo bisogna sempre avere ben in mente cosa ci serve e per farci cosa. Se avete bisogno di un binocolo generico, buono praticamente per tutto, senza particolari limitazioni, dal prezzo interessante (ho visto street-price intorno ai 280 euro, forse anche qualche cosa meno), potreste anche fermarvi qui. Forse buttare l'occhio su un modello da 2.800 euro sulle prime non vi renderebbe palese dove sia tutta questa differenza. E' un pò come era nell'hi-fi, per avere piccole migliorie in termini di pura esperienza di ascolto, i costi lievitavano di un fattore 10. Probabilmente è così anche con i binocoli. Quindi promosso ? Si, avuta conferma che il movimento della meccanica nei modelli commerciali offre più resistenza all'uso, come piace a me.
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Sirui AM-254 : un treppiedi piccolo, leggero e conveniente
M&M posted an article in Tripods and Heads
In casa ho ennemila treppiedi e ennemila^2 teste per treppiedi. Ma non ne avevo nemmeno uno piccolo e leggero. Guardavo il Leofoto LS-254C (vedi prova su queste pagine a firma Valerio Brustia) che ha effettivamente le caratteristiche che mi interessano ma il suo prezzo è lievitato ad ben oltre 300 euro. Cui aggiungere l'inevitabile testina adatta ... e non mi pareva il caso di spendere tutti quei soldi per un aggeggio cui comunque non delegherò mai la "foto della vita". Lo scopo è quello di appoggio leggero, senza impegno, per le Nikon Zfc che nel mio caso, escono di casa predisposte per Arca Swiss, pesano poco e generalmente le uso con obiettivi altrettanto poco impegnativi. Quindi non a quei soldi. Al solito mi induce in tentazione Amazon con una offerta allettante, meno di 150 euro e per di più in cinque rate senza interessi. L'oggetto del desiderio, comprato lo scorso febbraio, è il Sirui AM-254 Qui su Nikonland, vedendo strutture, finiture e sigle dei treppiedi più comuni di provenienza cinese, ci siamo fatti l'idea che tutti questi marchi siano solo dei semplici uffici di progettazione che utilizzano componenti standard o simili, prodotti da una fabbrica enormemente più grande ed in grado di rifornire tutti quanti in quantità. Lo testimonia la qualità della fibra di carbonio usata (Toray a 10 filamenti) filata in modo indifferente, quale sia il prezzo e la taglia del treppiedi. E le sigle di denominazione, parlanti per la maggior parte dei casi. Come nei due treppiedi citati, 254, di cui 25 è il diametro della gamba maggiore e 4, il numero delle sezioni. Per non parlare della minuteria, dei colori, dei componenti metallici lavorati in CNC. Ma eccolo qui, il piccolino, poco più di 40 cm ritratto e meno di un chilogrammo "nudo". Amazon me lo ha consegnato direttamente con questa scatola, senza ulteriore imballo. Poco male. dentro c'è una sacca capiente, adatta anche a treppiedi di maggiore taglia, che contiene tutti i componenti, compresa la colonnina opzionale da 20cm qui con tutto dentro, pronta per il viaggio e qui con tutti i componenti fuori. il modello pare sia destinato al solo mercato europeo, probabilmente per questioni di certificazioni CE. le buste contenenti chiavi a brugola e spikes a punta per sostituire eventualmente i piedini gommati. l'orgoglioso marchio. Il treppiedi ovviamente arriva in finitura carbonio con inserti in alluminio verniciati a caldo in blu. Io ho seguito gli antichi dettami dell'amanuense novarese Valerius Brustianus ed ho ricoperto la gamba superiore con la batista color verde erba. Non per velleità mimetiche, ma perchè le mie mani sudano e mi da fastidio impugnare il carbonio. Il tessuto in cotone assorbente è un vantaggio, specie d'estate. Il grip aumenta e anche la confidenza. Questioni psicologiche, insomma ... Dettagli costruttivi la crociera con la vite standard per montare alternativamente, la testa o la colonnina. Notare le viti con cava esagonale brunite e marchiate Sirui, insieme ai blocchi in alluminio fresato in CNC verniciati di azzurro. l'insieme dei fermi delle varie gambe e il marchietto adesivo. la parte sotto della crociera, con la filettatura per appendere eventualmente un contrappeso o altro. Cose degne di treppiedi di fascia più alta. La particolare conformazione degli snodi consente un uso totalmente ribassato su cui eventualmente montare la colonnina da 20 cm oppure no, a seconda delle esigenze dettagli ulteriori della crociera e della vite di montaggio. La testina Artcise EB-36S In casa ho duemila teste ma nessuna di questa taglia. Sirui ne propone diverse ma a prezzi che sono paragonabili con quelli del treppiedi. E non mi è sembrato il caso. Per cui ho scelto questa Artcise, di conformazione e meccanica simile ad altre di altri marchi, che vanta una sfera da 36mm con un fermo robusto in teflon e un bel morsetto. Pesa in tutto 200 grammi e costa ... la bellezza di 36 euro, praticamente un euro a millimetro di sfera. Ovviamente non intendo usarla per lavori pesanti ma mi aspetto che mi dia affidamento. la sfera è in alluminio (diffidare di quelle cave in plastica) è ben dimensionata ma piccolina e proporzionata con questo treppiedi ha tutte le caratteristiche standard, compresa bolla sul morsetto Arca Swiss abbastanza robusto l'ho detto che è piccolina ? lo è vicino alla Artcise XB54 da 54mm e circa un chilogrammo, pensata per ben altri sforzi di torsione e di sostegno. La colonna Sirui SL-200-EU è una colonnina in fibra di carbonio, diametro 28mm, altezza 200mm, ulteriormente estensibile con lo stesso criterio delle gambe del treppiedi per qualche cosa di più di 32cm montata ed estesa in generale diffido delle colonne estensibili che rientrano nella base del treppiedi. Indeboliscono la struttura complessiva e soprattutto, non si possono togliere facilmente e quando lo si fa, è complicato rimetterle. Questa semplicemente si avvita al posto della testa quando serve estendere ulteriormente il treppiedi. Ed è facile aggiungere qualche centimetro al volo, senza dover muovere tutte le gambe sottostanti. anche in campagna o dove siete. Come va Questo per me è un treppiedi da escursione, come il più pesante Leofoto LS-365C che ho addirittura dotato di base livellante. Quindi da usare fuori, perché in casa ne ho tanti altri di pesanti e a prova di scossa tellurica che non mi sognerei mai di portare in giro salvo che non abbia a disposizione robusti aiutanti. Quindi eccolo qui nell'erba piccolo ! con le gambe estese, senza testa con la testa con la colonna montata ed estesa Estendere le gambe è un attimo, il movimento è semplice e privo di impegno. Si sblocca il fermo, lo stelo va giù per gravità, si riblocca il fermo, si sblocca l'altro etc. seconda di quante sezioni serva estendere. completamente esteso fa la sua figura, sebbene le gambine sia sottili (come dicevo, l'elemento più grande ha un diametro di 25mm, quello ricoperto di batista verde). Ed è ragionevolmente fermo e robusto. Certo mai come il mio sistematico con le gambe da 40mm ... che però pesa tre volte e richiede una testa che da sola pesa più di questo treppiedi ... ecco qua la testina in batteria che ospita la mia Gigi che in questo caso sta offrendo la sua livella per mettere in bolla il sistema (pigrizia, la bolla a liquido è davanti, opposta al morsetto) Gigi in questo caso indossa il Nikkor Z 105/2.8 MC, un peso maxi per lei ma che la testina Artcise EB-36S sostiene con disinvoltura questo è uno scatto ripreso in una situazione simile, in casa, con un tempo di 6 secondi. Mi pare adeguato, anche se nella realtà non userò praticamente mai questo sistema per foto del genere. L'ho usato invece per fotografare Ginevra con il TTArtisan 50/0.95 e potermi concentrare anziché sui miei movimenti, sulla messa a fuoco di precisione. Con risultati lusinghieri ... lei può stare congelata ma se intanto tu ti muovi, non è possibile mettere a fuoco con un manual focus che ha 1 mm di profondità di campo mentre se stai progettando un servizio o stai facendo un video, è indispensabile avere un punto di ripresa costante e ferma, anche se non è necessario montarci sopra una Z9 con un 600/4 stessa identica inquadratura, ripetuta anche in un video in cui muovo il fuoco da un fiore all'altro, senza incertezze. Nikon Zfc e TTArtisan 50/0.95 su Sirui AM-254 con testina Artcise EB-36S Conclusioni E' in fibra ci carbonio. Pesa 990 grammi. E' lungo 42 cm ma si estende, volendo, fino a 160cm da terra. Oppure a 8 cm da terra se ti serve. E' ragionevolmente stabile, regge una testa adeguata. Costa il giusto. Viene consegnato con tutto quello che serve e anche il superfluo (braccino per montare uno smartphone o non so che altro, piedini a punta in alluminio se andate su una pietraia etc. etc.). Sembra che sia fatto per durare. Io in questi mesi l'ho usato a lungo senza il minimo inconveniente. La colonnina opzionale è fatta benissimo. La testina è decente, a quel prezzo. Usandola qualche piccola incertezza di rotazione se ne va via. Pesa poco e ingombra poco. La sacca è comoda, robusta, più che capiente. Ho dimenticato qualche cosa ? Si, costa meno di altri prodotti come il Leofoto. Per tacere dei gioiellieri europei o americani.- 13 comments
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Nikon Z50 : senza pensieri, senza problemi, solo fotografare !
M&M posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Ho in casa il nuovo Experience Kit dedicato alla Nikon Z50 che mi ha mandato in anteprima Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon e mi chiedo come valorizzarlo al massimo. Vorrei provare la Z50 senza pensieri e senza problemi. Neanche uno sguardo ai manuali. Scatterò solo in JPG in barba alla T-Shirt di quel pirloide di Jared Polin, usando a rotazione i picture control creativi della Z50. I suoi obiettivi in kit e ... ? Sarebbe troppo, troppo facile per me prendere il Nikon 105/1.4E che rende magico ogni scatto con la sua anima onirica. No, voglio un obiettivo che comprerei se avessi la Z50 (no, vi assicuro che non la comprerò, ho già Z6 e Z7 e per ora mi bastano in attesa del futuro). Ecco la scelta ideale, il Nikkor 85/1.8S che sulla Z50 inquadra il campo di un 135mm molto luminoso ma non ingombra esageratamente. lo spendido Experience Kit che potete richiedere al vostro negoziante di fiducia. La valigetta è pericolosamente simile a quella dell'inarrivabile Noct ! quindi al contenuto del valigione aggiungo il mio 85mm. Inserisco una Sandisk da 128 gigabyte e parto. Per dove ? Ma è la Milano Fashion Week e ancora il terrore del corona-vairus non si è diffuso abbastanza. La città è piena come un uovo di gente, di modelle e di ricche signore che vanno a fare shopping nel quadrilatero della moda (Montenapo, Via Spiga, Via Bagutta, Via S. Andrea). Sotto a questo megaposter, nel palazzo in profonda ristrutturazione, una volta io ci lavoravo ... oggi c'è Versace con un vestitino che non passerà inosservato andando verso il Duomo c'è Burberry a coprire i lavori in corso Stesso discorso a Piazza San Carlo, dove Dior copre una parete. Ci sono così tanti lavori in corso che quando saranno finiti non riconoscerò più la città in cui sono nato (e già adesso ....) Dior ! ma non finisce qui perchè in Corso di Porta Venezia c'è Irina che ammicca con la sua borsa Furla ma anche abbassando lo sguardo, una vetrina tutta dedicata alla bella di Lodi, Bianca Balti con il nuovo reggiseno Yamamay Nel quadrilatero della moda con la Nikon Z50 e i DX Nikkor 16-50 e 50-250 Vie note in tutto il mondo come le Curve dell'Autodromo di Monza noi italiani dovremmo essere orgogliosi di dove strusciamo i nostri piedi e invece spesso sono più i turisti che lo apprezzano. Siamo strani ... Vetrine che prendono vita e anima Kate Moss che promuove una tutina in pelle di Ermanno Scervino con una serie di sguardi difficili da evitare Qualcuno ha abbandonato la sua Ferrari 812 in doppia fila Ah, ecco, dove ho lasciato la mia Ferrari ? spezzo un pò passando da un bel "Matita" ad un Vivid o ad un Denim camminare per queste strade è come vivere dentro una copia di Vogue o di Vanity Fair Tutti i marchi sono rappresentati per queste strade. Anche quelli di cui non ti ricordavi più. E le occasioni per fotografare si sprecano. Basta avere occhio e la mia Z50 mi asseconda liberamente. Sono già centinaia gli scatti che ho fatto e la batteria è ancora tutta carica. Ovviamente meglio non guardare i prezzi Missoni non è il più caro ma almeno mette i prezzi, gli altri evitano ! Mi fermo all'angolo e sfrutto l'allungo del 50-250 in modo discreto Ma non posso trascurare questi che hanno infilato una Cisitalia in splendido stato dentro alla vetrina Finalmente, di ritorno, arrivo in Piazza del Liberty, dove hanno aperto il megastore di Apple con la sua fontana sempre attiva e la scalinatona Ci sono alcune modelle che posano per gruppi di fotografi. Un workshop ? Un servizio di moda ? I dunno ! Ma mi imbuco e mi metto a scattare anche io. Solo che prima ho montato il mio splendido e maneggevole Nikkor 85mm f/1.8 S che sulla Z50 diventa come un 135mm, selettivo ma ancora usabile. Gli altri due obiettivi si sono portati bene ma qui ci vuole altra classe. Non inarrivabile, l'85mm non costa una cifra ma è comunque di una classe superiore. Comincio Street fashion a la Peter Lindbergh La Nikon Z50 è capace di lavorare come una Nikon Z6 nelle mani di un fotografo capace passerella per la piazza una sequenza a raffica lenta di 25 scatti in automatico con riconoscimento di occhio e volto. Tutte a fuoco spaccato. Ad un certo punto un fotografo mi si è messo in mezzo ma la mia Z50 ha mantenuto l'attenzione sull'occhio della modella e l'ha ripresa subito permettendomi altri 10 scatti nitidi. Il 25° scatto : E un dettaglio al 100% della stessa foto : Non ci sono subbi, la Z50 vale la sorellona Z6 in questo campo e la può rimpiazzare perfettamente ! Quindi se non riuscite a fare foto così, non date la colpa alla macchina ! Conclusioni La Nikon Z50 è una fotocamera con cui ogni nikonista si ritrova perfettamente a casa in un attimo. Se - come me - si ha già esperienza con la Z6 o la Z7 - sarà di immediato utilizzo senza nemmeno dare un'occhiata al manuale. La macchina farà tutto ciò che le chiedete, offrendovi anche di più. E' una vera Nikon capace di adattarsi al fotografo che la usa. Un principiante si lascerà guidare dalla macchina, mentre l'esperto saprà sfruttarla anche nelle situazioni più intricate. Gli obiettivi del kit sono eccellenti e non pesano. L'insieme è sorprendentemente di elevato valore. Più di quanto ognuno potrebbe ammettere ... I jpg che produce la Z50 sono di qualità più che adeguata. Io posso anche evitare i NEF con la Z50, i suoi jpg sono più che sufficienti per un utilizzo anche professionale I suoi Picture Control producono immagini belle e pronte che non richiedono quasi nessun intervento in postproduzione. E se voglio, posso trasferirle via Snapbridge sul mio smartphone per condividerle con il mondo. Le foto sembrano di qualità professonale senza sforzo apparente. Posso sinceramente ammettere che, anche se io sono abituato a macchine professionali, questa Z50 ricorda più una D780 o una D7500 che le entry-level D3x00 e D5x00. Ecco, se solo Nikon cacciasse fuori presto un paio di pancake compatti, leggeri ed economici, la Z50 si venderebbe come il pane caldo appena sfornato ... il quartiere di Giorgio Armani si sposterà presto da Montenapoleone a Via S. Andrea. Lo sapevate ? Altro che telefonino ! Usa la Z50 !!! uno snapshot con la discrezione del 50-250 DX Saluti da Milano, una città che offre migliaia di spunti fotografici basta guardarsi in giro, non farsi troppe domande, non porsi troppi perchè. Usare la propria fotocamera in modo semplice ed immediato. Come permette di fare questa Nikon Z50. Grazie Nital Spa per il prestito del Experience Kit che, lo ammettiamo, ci dispiacerà un pò restituire.