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E' morto Maurizio Pollini


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  • Amministratori

Purtroppo sono più i necrologi che gli arrivi di nuovi musicisti promettenti.

Io lo voglio ricordare così, con il suo amico Abbado, una sera al Lingotto di Torino, di tanti anni fa (30, 32 ?)
Con i Berliner e il Secondo di Brahms

 

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io c'ero, con la mia mamma.

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  • Amministratori

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  • Nikonlander
Inviato (modificato)

mi dispiace moltissimo. Lo ascoltai alla Scala fine anni 80- inizio 90. All'epoca era impegnato nell’integrale dal vivo delle Sonate di Beethoven.

Sarà stata la mia gioventù, ma i suoi Preludi (la registrazione del 1974, non quella del 2011 che reputo inferiore) e gli Studi di Chopin sono quelli a cui ritorno con maggiore piacere.

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Certo l'età era quello che era, e i suoi segni sul fisico erano visibili, ma non sapevo fosse malato e mi rattrista molto la sua dipartita.

Me lo immagino intrattenere le schiere delle anime trapassate con la sua musica.

Che faccia buon viaggio

Modificato da cismax
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  • Amministratori

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cofanetto (LP) comprato da Ricordi nel 1978, un giorno che ho marinato la scuola.
Anche se non ho più giradischi in casa, lo conservo ancora.

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  • Nikonlander
15 minuti fa, M&M ha scritto:

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cofanetto (LP) comprato da Ricordi nel 1978, un giorno che ho marinato la scuola.
Anche se non più giradischi in casa, lo conservo ancora.

Un classicissimo!

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  • Nikonlander Veterano

Un pianista che ho adorato e che ho avuto di ascoltare spesso in concerto negli anni ‘90. Sono tante le registrazioni memorabili, nei prossimi giorni ne condividerò alcune.

Dal vivo sapeva essere sorprendente, spesso in positivo, a volte anche in maniere negativa. Sembra che i concerti degli ultimi anni siano stati spesso imbarazzanti e questo è un peccato, al di là del coraggio che ha avuto di calcare le scene fino all’ultimo. Conservo però nella memoria e nel cuore una sua esecuzione dal vivo dell’Op.106 di Beethoven semplicemente pazzesca, per intensità emotiva e profondità interpretativa, per la tecnica pianistica e per il volume di suono che era in grado di produrre.

Ho questo ricordo di lui che sale sul palcoscenico, si avvicina con passo molto veloce al pianoforte, fa un rapido inchino e attacca subito a suonare. Allo stesso modo, al termine dell’esecuzione, si inchinava velocemente come imbarazzato per gli applausi del pubblico e usciva dalla  scena altrettanto rapidamente, forse solo desideroso di fumarsi una delle tante sigarette.

Personaggio schivo, introverso, mi è capitato più di una volta di vederlo passeggiare nelle vie del centro di Milano, completamente assorto nei suoi pensieri.

Vi condivido qui un documentario-intervista di Bruno Monsaingeon che racconta il suo percorso e ci mostra come sia sempre stato molto più a suo agio alla tastiera che non a rispondere alle domande di chi si sia trovato a intervistarlo.

 

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  • Nikonlander Veterano

Sempre con Böhm, un altro capolavoro.

 

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  • Nikonlander Veterano

Con l’amico Abbado nel secondo di Brahms.

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  • Nikonlander
2 ore fa, happygiraffe ha scritto:

Dal vivo sapeva essere sorprendente, spesso in positivo, a volte anche in maniere negativa. Sembra che i concerti degli ultimi anni siano stati spesso imbarazzanti e questo è un peccato, al di là del coraggio che ha avuto di calcare le scene fino all’ultimo. Conservo però nella memoria e nel cuore una sua esecuzione dal vivo dell’Op.106 di Beethoven semplicemente pazzesca, per intensità emotiva e profondità interpretativa, per la tecnica pianistica e per il volume di suono che era in grado di produrre.

Ho questo ricordo di lui che sale sul palcoscenico, si avvicina con passo molto veloce al pianoforte, fa un rapido inchino e attacca subito a suonare. Allo stesso modo, al termine dell’esecuzione, si inchinava velocemente come imbarazzato per gli applausi del pubblico e usciva dalla  scena altrettanto rapidamente, forse solo desideroso di fumarsi una delle tante sigarette.

Mi hai risvegliato dei ricordi assopiti dagli anni. Il volume di suono, la tecnica e l'intensità erano impressionanti.

Anche l'introversione era molto visibile. E' proprio vero, quasi scappava alla fine del concerto.

Non sapevo che le ultime esibizioni fossero imbarazzanti, sembra strano per uno come lui che pareva calcare il palco con malcelato imbarazzo. Ho immaginato che se avesse mai percepito di non potere più dare il massimo si sarebbe astenuto.

Nonostante le corse per uscire di scena a fine concerto, ha mantenuto una continuità nell'attività dal vivo davvero lodevole, quindi il concerto doveva essere un momento fondamentale del suo pianismo.

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  • Nikonlander
2 ore fa, happygiraffe ha scritto:

Sempre con Böhm, un altro capolavoro.

 

Grande accoppiata. La tendenza tipica di Bohm ad allargare i tempi, mediata da Pollini che è sempre stato portato ad accelerarli. Ascoltare il pianoforte di Mozart dopo un concerto del periodo romantico mi fa apprezzare la meravigliosa capacità di "sottrazione" del salisburghese... molte meno note, ma spesso, proprio per questo, più difficili da suonare

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  • Nikonlander Veterano

Parlando di Chopin, non si può non citare questo album leggendario del 1976:

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Il suo era uno Chopin energico, vigoroso, per nulla incline al sentimentalismo. Fu così fin dagli inizi, come si può sentire nell'incredibile registrazione del primo concerto, avvenuta subito dopo la vittoria al Concorso Chopin nel 1960:

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Facendo una salto in avanti nel tempo, molto bello questo disco del 2008, in cui a mio avviso la maturità artistica è ancora accompagnata da una tecnica ancora straordinaria:

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Probabilmente l'ultimo disco degno del suo nome.

Ritornando indietro nel tempo e uscendo per un'attimo dai dischi dall'etichettà gialla, con la quale ha registrato per più di 50 anni, troviamo una vera e propria perla:

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Una registrazione magnifica degli studi opp.10 e 25 del 1960, forse anche più bella dell'incisione in studio per DG del 1972!

Poi ci sono le solide interpretazioni degli anni '80 e '90:

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Il ciclo dei Notturni del 2005, che ha riscosso un grande successo:

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Seguono alcuni dischi di un Pollini ormai anziano alle prese con le opere dell'ultimo Chopin. Interessanti, ma che non aggiungono molto a un lascito discografico impressionante.

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  • Nikonlander Veterano

Fu fondamentale anche il suo contributo di interprete della musica del primo '900.

Cominciamo con 3 dischi leggendari:

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I primi due concerti per pianoforte di Bartok (peccato non abbiano inciso anche il terzo). 

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Questo è in realtà una compilation di due dischi del 1972 e del 1978. Il primo, pazzesco, dedicato alla musica russa di Stravinky e Prokofiev, il secondo con le magistrali Variazioni Op.27 di Webern e la ostica seconda sonata di Boulez.

Terzo disco leggendario è quello del 1975 con tutta la musica per pianoforte di Schoenberg:

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Non è musica che si ascolti tutti i giorni, ma l'interpretazione appassionata e a tratti lirica rende giustizia a questo tipo di repertorio. Allo Schoenberg per pianoforte solo ben si accompagna questo disco con il concerto per pianoforte:

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Quanto al concerto di Schumann, alla versione ufficiale con Abbado, preferisco quella con Karajan contenuta nella raccolta "Maurizio Pollini Edition".

Da ricordare anche la sonata di Berg:

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In coda ai 12 études di Debussy, disco bellissimo.

Al compositore francese ha dedicato altri due dischi con i Péludes. Difficile catalogarli, in quanto il pianismo severo e il suono cristallino di Pollini ci restituiscono un Debussy precursore della musica che verrà dopo di lui, lontanissimo dalla tradizione interpretativa più in voga.

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  • Nikonlander

grazie! Bellissimo il disco dei due concerti Bartok, ho dimenticato di citarlo. Anche quello un unicum per me nella discografia

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  • Amministratori

Le uniche cose che non ho mai digerito sono quelle dell'avanguardia italiana (Nono, per esempio).
Ma persino Webern e Boulez li ho approfonditi a suo tempo.
[anche se per Boulez io consiglierei Jumppanen]

 

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  • Nikonlander Veterano

Passando a Schumann, come dimenticare questo disco mitico del 1973:

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I dischi di quel periodo erano un più bello dell'altro.

A me è sempre piaciuta moltissimo anche questa registrazione degli studi sinfonici degli anni'80:

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A mio avviso belli, ma meno riusciti, nonostante alcune autentiche perle, i dischi degli anni 2000:

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Una caratteristica del pianismo di Pollini, così austero e serio, è la totale mancanza di umorismo, di leggerezza, caratteristiche a mio avviso fondamentali in certe opere di Schumann, che ne esce come in preda a una feroce e asfissiante disperazione. Col passare degli anni si sono poi aggiunti a questa mancanza di leggerezza degli elementi di angoscia e aggressività, che hanno coinvolto anche il resto del repertorio. Mi vengono in mente il disco delle ballate di Chopin o certi dischi di Beethoven (ma dal vivo questa sensazione era ancora più esasperata) in cui spesso la musica fa fatica a respirare.

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  • Amministratori

Io non ho dubbi che il periodo d'oro sia a cavallo anni '70-'80.
L'ultimo Pollini, al di là degli acciacchi dell'età, è - per me - troppo cerebrale e distaccato.
Praticamente ... un patologo di CSI !

  • Sono d'accordo 1
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  • Nikonlander Veterano

Troviamo però una sublime eccezione a questa sensazione di angoscia crescente in Mozart, apollineo sia nel 2006 con i Wiener e lo stesso Pollini alla direzione

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che nel 1976 sempre con i Wiener e il grande Boehm alla bacchetta:

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In entrambi i casi pianista e orchestra in uno stato di grazia.

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  • Amministratori

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Tiè : 1976 !

In contemporanea ;)

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  • Nikonlander Veterano

Sì, dagli anni '70 forse fino ai primi anni '90 è stato il suo periodo d'oro. Dopo ha avuto alti e bassi. In concerto a volte traspariva molta ansia e irrequietudine. 

  • Sono d'accordo 2
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  • Nikonlander
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25 minuti fa, M&M ha scritto:

Io non ho dubbi che il periodo d'oro sia a cavallo anni '70-'80.
L'ultimo Pollini, al di là degli acciacchi dell'età, è - per me - troppo cerebrale e distaccato.
Praticamente ... un patologo di CSI !

si è una sensazione che condivido e che ho avuto spesso, anche in molto Chopin, lui, considerato Chopiniano per via della vittoria al Concorso del 1960. Per me è stato un interprete molto Beethoveniano (e della musica del Novecento) più che chopiniano, con l'eccezione dei due dischi che ho postato all'inizio, Preludi e Studi, a cui aggiungo tra i super classici quello della Fantasia di Schumann, giustamente ricordato qui poco fa, per me una rivelazione, quello dei concerti di Bartok e le Spatensonate di Beethoven.

Una certa eccessiva fretta non mi ha mai fatto amare troppo nemmeno alcuni grandi classici come le Ballate di Chopin, di cui Zimmerman per me è il massimo tra i pianisti degli ultimi 30 anni, o anche gli studi sinfonici di Schumann, che preferisco suonate, udite udite, da Ashkenazy negli anni 80 o 90. Per non parlare della Kreisleriana, dove la Argerich, una pianista ai suoi antipodi, è insuperabile.

Ciononostante Pollini mi resta nel cuore...deve essere l'età e il fatto che alcuni suoi dischi sono quelli che mi hanno fatto scoprire certi autori (Bartok) ed un pianismo che negli anni d'oro si distingueva per potenza e chiarezza

Modificato da cismax
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  • Nikonlander
Inviato (modificato)
20 minuti fa, happygiraffe ha scritto:

Troviamo però una sublime eccezione a questa sensazione di angoscia crescente in Mozart, apollineo sia nel 2006 con i Wiener e lo stesso Pollini alla direzione

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che nel 1976 sempre con i Wiener e il grande Boehm alla bacchetta:

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In entrambi i casi pianista e orchestra in uno stato di grazia.

merito probabilmente della presenza di Bohm, più che del solo Pollini

Modificato da cismax
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  • Nikonlander Veterano
3 ore fa, cismax ha scritto:

merito probabilmente della presenza di Bohm, più che del solo Pollini

Nel ‘76 certamente, nel 2006 deve avere vegliato su di loro dall’alto dei cieli 😀

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  • Nikonlander
1 ora fa, happygiraffe ha scritto:

Nel ‘76 certamente, nel 2006 deve avere vegliato su di loro dall’alto dei cieli 😀

ahahah, mi riferivo ovviamente al solo concerto con Bohm.

L'altro disco non l'ho mai ascoltato

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