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  1. Unboxing e come è fatto Scatolone di trasporto enorme, appena consegnato dal corriere. Ma confezione Nikon compatta, dentro. Analoga a quella di 70-200/2.8 e 100-400. e il contenuto ne ricalca lo stile protezioni in spugna e cartone, un foglio di cellophane ed eccolo che viene fuori a corredo il solito, l'astuccio morbido, i manualetti. finalmente, eccolo qui, libero da impegni con il suo bel paraluce di fianco L'estetica è quella inaugurata lo scorso anno dal 105/2.8 S, con la ghiera di comando personalizzabile con finitura diamantata. Il collarino del treppiedi integra l'attacco di sicurezza kensington (qui c'è il tappino aperto), il piedino è identico a quello del 70-200/2.8 S e del 100-400mm. anche la S è come quella degli ultimi Superior in primo piano il grosso tappo anteriore da 95mm il paraluce invece mi ha subito colpito. E' una spanna sopra tutto quello che si è visto sinora, ad eccezione di quelli in carbonio dei supertele superprofessionali. Mi sembra migliore di quello del 800/6.3. E' robusto, ben dimensionato, gommato, si inserisce con una scatto secco senza incertezze. Anche il pulsante di sblocco/blocco mi sembra un filo migliore. i comandi sono i soliti. Funzione 1, Funzione 2, limitatore di messa a fuoco con step intermedio a 6 metri, Autofocus/Manual Focus. Memoria di messa a fuoco programmabile dall'utente con l'indice della mano destra. l'iscrizione sul bordo esterno superiore a contatto col paraluce la denominazione dettaglio del vetro d'ingresso. Trattamento leggermente verde nella mia luce ambiente. Si vede tutto l'interno fino al diaframma. sull'attenti marine ! Montato sulla sua compagna ideale, la Nikon Z9 ben equilibrato e proporzionato. Più "tozzo" del 70-200/2.8 quanto lo è il 100-400 ma non più impegnativo da maneggiare Come evidenziato in questa foto di gruppo : quattro cavalieri Nikon : da sinistra il Nikkor F 500/5.6 PF, poi il nuovo 400/4.5, il 100-400 e infine il 70-200/2.8 confronto con il 100-400. Due bestie differenti nell'aspetto e nelle attitudini. Come anche nelle potenzialità espressive. Sono alternativi, non sovrapposti, per usi diversi. Del resto uno è un fisso di categoria superiore, l'altro uno zoom 4x. qui invece vi mostro un dettaglio di confronto tra il paraluce (super-very-cheap) del 500/5.6 PF e quello (super-pro) del nuovo 400/4.5 *** Primi scatti e prime impressioni il ritratto di Sigrid nel mio studio (sotto vetro). Dà un'idea della forza di questo obiettivo confermata da questo controluce a 3 metri di distanza nel pieno sole di luglio con George non troppo disponibile a posare che preferisce restare in ombra (lui viene dalla Northumbria, che ne sapeva che avrebbe trovato 35 °C da queste parti ?) La motorizzazione dell'autofocus si avverte appena mentre scorre (io scatto sempre in silenzioso). La messa a fuoco veloce. Il VR fa il suo lavoro. Lo sfuocato mi sembra molto interessante. Naturalmente cercherò di metterlo alla prova ... ma l'entusiasmo, con le temperature previste nei prossimi giorni, non vince la tentazione di stare in casa col ventilatore sparato in faccia ... Ma come anticipavo nel titolo, hanno sempre ragione loro Avevamo tante aspettative su questo obiettivo, quando inserito lo scorso autunno in roadmap. L'annuncio a fine giugno ha un pò stemperato gli ardori, almeno per quanto mi riguarda e, a leggere, altri pareri, anche da parte di altri potenziali acquirenti. Un pò per il prezzo, pericolosamente simile a quello del 500/5.6 PF (che però è sul mercato da 5 anni, sconta il passato interesse per gli obiettivi da reflex e non incorpora né gli ultimi aumenti di listino né il calo dell'euro, né le previsioni di penuria di componenti di qui ai prossimi mesi ... o anni), un pò per le sovrapposizioni con altri obiettivi già in nostro possesso, tipo il 100-400 VR o il 70-200/2.8 che qualcuno pensa di farsi bastare duplicandolo 2x. Ma anche, forse soprattutto, per il timore che Nikon avesse giocato "al ribasso" per risparmiare sui costi di produzione, su soluzioni e scelte di materiali. Nulla di più sbagliato e basta vederlo dal vivo per capire che invece è un obiettivo di fascia realmente PREMIUM, messo dentro una "confezione" destinata agli zoom di fascia media, perché purtroppo le foto proposte di lancio di Nikon sono sempre un pò troppo artificiose e rendono gli obiettivi come se fossero finti, anziché reali strumenti fotografici costruiti con criterio con leghe speciali e vetri ancora più speciali. Insomma, giò ad un primo esame si vede che é fatto maledettamente bene. Il paraluce è un piccolo gioiello. Il dimensionamento è perfetto. Il baricentro "calibrato" alla perfezione. Il peso piuma si poco più di un chilo non fa pensare che si possa rompere a solo guardarlo ... anzi. ma guardando meglio lo schema ottico ci rendiamo anche conto di tante altre cose. Che Nikon nemmeno è capace di mettere in luce. Come se fossero timidi nel sottolineare i loro sforzi. Vincenti, come in questo caso mentre certa concorrenza per un chilogrammo propone obiettivi a diaframma fisso f/11 ... Ci hanno raccontato ai tempi del lancio delle prime famose mirrorless full-frame 8-9 anni fa che i nuovi schemi ottici favorivano le focali corte. Ebbene, era solo metà della storia e adesso ce ne accorgiamo. Se guardiamo lo schema del nuovo 400/4.5 notiamo due cose. Che davanti c'è un solo elemento grande in vetro ED mentre gli altri vetri pregiati sono concentrati al centro, in diametri molto più contenuti di quelli costosissimi due precedenti superteleobiettivi. Queste lenti sono quelle deputate a correggere i difetti ottici, come le aberrazioni cromatiche e il piano di proiezione dei tre colori primari. Sono in vetro Super ED che una volta Nikon usava solo sul mitico 200/2 VR. Con l'aggiunta per sovramercato di un elemento a bassissimo indice di rifrazione. Elementi più piccoli e leggeri, quindi meno costosi dei grossi diametri in vetro ED o addirittura in fluorite. E in più sono dove sta il baricentro dell'obiettivo, rendendolo così equilibrato ... tanto da stare in piedi poggiato sul piedino (che naturalmente io ho subito smontato perché superfluo). Tanto da rendere superfluo l'approccio che avevamo ipotizzato in principio, con un elemento Phase Fresnel come i precedenti 300 e 500 PF su attacco F. Continuando con lo schema, passati i gruppi di controllo dello stabilizzatore integrato e della messa a fuoco interna, ci sono le ultime lenti responsabili della telecentricità del percorso ottico che, grazie al grande attacco Z e alla possibilità di andare più vicini al sensore senza i problemi legati allo specchio, consentono di perfezionare le correzioni ottiche fino a consegnare al sensore la migliore immagine possibile con diametri crescenti quando invece con l'attacco F vedevamo gli ultimi gruppi molto distanti dal piano pellicola e con lentine minuscole. la prestazione ottica qui è sintetizzata dal grafico MTF che essendo simulato, lascerebbe il tempo che trova se non fosse che già da qualche scatto libero e senza impegno, la prestazione ottica si manifesta in tutta la sua prepotente eccellente qualità. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza l'attacco Z. Come scriviamo dal 2018, la vera ragione per passare a Z é impiegare le nuove soluzioni ottiche, non per sostituire le reflex con macchine senza specchio ... Infine - ma l'ho già evidenziato, c'è solo da ribadirlo - la costruzione. Che rende il pur pregiato Nikon F 500/5.6 PF un oggetto veramente "economico" e che non si discosta per nulla dal più grosso e prezioso 800mm. Il tutto in poco più di un chilogrammo liscio, liscio. Se è vero che una costruzione premium non è necessariamente influente sulla qualità d'immagine, è normale che questa crei aspettative in termini di prestazioni. Sommando le peculiarità dello schema ottico e i grafici MTF quasi del massimo livello di categoria, probabilmente il prezzo finisce per diventare un elemento di secondo piano. Certo elevato ma poi non così ingiustificato, considerando che sul mercato non esiste altro 400mm come questo (il Canon 400mm f/4 DO è di un'altra categoria, è a diffrazione ma soprattutto, costa oltre 6000 euro a pari garanzia). In sintesi estrema, se ad un fotografo è necessaria una focale fissa di 400mm che promette alte prestazioni, luminosità relativa elevata insieme ad uno sfuocato eccellente che, purtroppo - lo dico per esperienza - il 100-400, concepito per fare altro, non può dare, allora questo nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 diventa una scelta obbligata. Tanto più che pur con la Z9, non peserà su braccia e articolazioni anche dopo una giornata di uso intenso e in borsa occuperà lo spazio del 70-200/2.8 S, ma con una potenza doppia. Insomma, queste sono le mie prime, oneste impressioni. Nei prossimi giorni cercherò di dare un peso concreto a queste mie affermazioni che per il momento restano nell'aria in questo pomeriggio afoso ...
  2. Pare che Nikon sia partita a bomba... https://www.nital.it/press/2022/nikon-sviluppa-mc-n10.php
  3. Non è ancora il mio ma è un esemplare definitivo. La commercializzazione comincerà il mese prossimo, questo è soltanto in visione grazie a Nital, distributore nazionale dei prodotti Nikon. Ma spero che il mio arrivi presto perché ne sono già innamorato ... Intanto vi propongo l'unboxing. Chi lo ha ordinato, porterà pazienza, ma quando arriverà il suo, sarà esattamente così. Quindi è come se lo facessimo qui, tutti insieme. Arriva in una scatola di cartone con ben evidente la garanzia e la distribuzione regolare anche sul lato superiore aprendo il cartone si vede la sagoma della sacca CL-L3 sotto all'imballaggio di protezione bugnato. mi libero della scatola ed ecco qui la sacca di protezione - chiamarla astuccio mi pare riduttivo - e i manualetti di garanzia multilingue. un dettaglio vezzoso, le cinghiette gialle per tirare le due zip di apertura della sacca. il marchio Nikkor cucito in argento all'interno altre protezioni in spugna la cinghia ... il basamento della sacca è in cordura rinforzata con inserti plastici ecco qua : obiettivo, paraluce e cappa parapolvere molto ben rifinita il meccanismo di blocco/sblocco del paralucione in plastica ma eccolo qua, lui, che si prende tutta la scena : tutti i dettagli sono nella più piena ultima tendenza dei Nikkor S, quella inaugurata con il 105/2.8 S (ghiere diamantate) E non aspetto ulteriormente per montarlo sulla Z9. O meglio, per montare la Z9 dietro al 800mm ... per confronto ho scelto i miei due lunghi, il bellissimo 500/5.6 PF di cui non intendo privarmi, e il nuovo 100-400 Z che è il mio compagno di giochi di questi mesi Insomma, questo è il tour di unboxing. Le prime impressioni sono notevoli ma non ve le voglio anticipare. Dico solo che da terra, della casa di fianco riesco ad inquadrare soltanto il camino della cucina sul tetto ... La messa a fuoco fulminea. Si tiene bene in mano anche a mano libera. La separazione dei piani mi pare eccellente per questa focale. Ma di foto con questo capolavoro parleremo nei prossimi giorni Ultimi dettagli : la S dei Nikkor Superiori il piedino del treppiedi visto da sotto dettaglio delle viti di connessione. Si svitano. Aspettiamo un ricambio Arca Swiss vista laterale ancora una ripresa, artistica, delle incisioni. la focale e posato sul piano.
  4. Nel catalogo di obbiettivi per le nostre Z ci sono ormai numerosi zoom transtandard, di varia luminosità e qualità costruttiva differenziata. Con la luminosità costante f4, una importante via di mezzo tra f2.8 delle proposte più luminose e l'apertura variabile del 24-200 ne abbiamo due: il 24-70/4S, la prima lente uscita in kit con le primigenie Z6 e Z7 che ho posseduto ed usato con soddisfazione fino a pochi mesi fa, ed ora il 24-120/4S, oggetto di questo articolo. Max e Silvio, in diversi occasioni, hanno avuto modo di parlarne. Aggiungo ora la mia voce alla loro. Z9 su 24-120/4S @34mm 1/125 f8 ISO 64 La domanda che ha in mente chi legge un test è sempre la stessa: come va? Rispondere, come spesso è accaduto nei precedenti test di lenti Z, è piuttosto semplice: va molto bene, praticamente ha solo un difetto - un po' di vignettatura - con il quale è piuttosto semplice convivere visto che è il difetto ottico più semplice da correggere via SW. Detto questo, secondo me ne ha comunque un pochino meno del 24-70/4. Ne vedremo più avanti alcuni esempi. Cosa aggiunge all'articolato ventaglio di zoom transtandard precedentemente menzionato? In sintesi, una notevolissima versatilità data dal range di focali, che non viene "pagata" con apprezzabili compromessi ottici: la lente va bene a tutte le focali ed a tutte le aperture. Ovviamente migliora chiusa uno stop, sia in termini di vignettatura sia di nitidezza, fino ai bordi/angoli più estremi. Al centro, ed ovunque esclusi gli angoli, sostanzialmente a f5.6 raggiunge il massimo. Chiudendola ancora uno stop - f8 - migliora ancora un pochino gli angoli, e la vignettatura sostanzialmente sparisce. Nella pratica, f8 ed f11 sono uguali a da f16 inizia vedersi un po' di diffrazione (ma non preoccupatevi, fino ad f16 non è un problema ad elevato impatto: quel diaframma si può usare ogni volta che serve!). Ma non capite male: se non siete in cerca di profondità di campo, è usabilissima anche a tutta apertura, garantendo apprezzabili stacco dello sfondo e sfocato - ovviamente non cremoso come lenti f1.4! Continuando con i difetti, non ho eseguito test sulla distorsione ma, ad occhio e con soggetti "normali" (non ho fotografato al mare o in città), non mi sembra un grande problema - direi che è in linea con il tipo di realizzazione (esiste come in tutti gli zoom di questo range, ma si corregge con il SW). A me, in sintesi, piace molto ed è diventato un elemento stabile del mio corredo, praticamente venendo con me, da quando lo ho, in tutte le uscite nelle quali ho portato la Z6II (o la Z9 ). Un vero record da questo punto di vista! In particolare per me, che non sono mai stato un amante di questo tipo di lenti preferendo la coppia formata da zoom grandangolare e zoom tele.... con niente in mezzo. Ma quella scelta era dettata dalla necessità in quanto, prima di questa (e prima del 24-70/4S), non avevo ancora trovato una soluzione dalle giuste prestazioni nel giusto peso ed ingombro. Z6II su 24-120/4S @28mm 1/125 f16 ISO 100 Z6II su 24-120/4S @85mm 1/320 f11 ISO 100 Lo trovo utilissimo nelle escursioni in montagna come vedete qui sopra, in due scatti presi a pochissima distanza di spazio e di tempo uno dall'altro, fotografando paesaggi ed in generale natura. È anche molto a suo agio nel reportage, proprio per la versatilità data dalle focali disponibili e dalla luminosità che, in combinazione con la stabilizzazione sul sensore (questa lente non ha un proprio stabilizzatore), non obbliga ad alzare troppo gli ISO. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Z6II su 24-120/4S @34mm 1/160 f16 ISO 100 Z9 su 24-120/4S @27mm 1/1000 f16 ISO 64 E credo sarà molto a suo agio anche in vacanza, ma per questo devo aspettare ancora un po'! Altre caratteristiche decisamente interessanti sono un autofocus molto veloce, lo definirei sostanzialmente istantaneo, e la capacità di mettere a fuoco molto da vicino, cosa che "aiutata" da una lente diottrica (qui la Canon 500D) ci porta ad aumentare ancora la versatilità della lente, considerata la notevole qualità ottenibile. Z6II su 24-120/4S @24mm 1/500 f8 ISO 100 - Canon 500D e Godox AD100Pro Z6II su 24-120/4S @76mm 1/200 f5.6 ISO 50 - Canon 500D e Godox AD100Pro Aggiungo anche costruzione di buon livello, nello stile Z, abbinata ed un peso contenuto sia rispetto alle precedenti realizzazioni F di pari focale (630gr vs 845gr - 710gr+135gr di FTZ) sia rispetto al 24-70/S (630gr vs 500gr). Ed una apprezzabilissima resistenza al flare, anche con il sole forte nell'inquadratura. Che peraltro rende con un bellissimo effetto stella grazie alle lamelle del diaframma. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/200 f16 ISO 64 Ma perché è così meglio del 24-7074S? per almeno tre motivi, tutti per me sono stati decisamente rilevanti nella decisione di sostituirlo con questo. Il primo è la disponibilità di quei mm tra 70 e 120. La differenza non è piccola, in quanto le focali 80-100mm sono quelle che preferisco per certi tipi di viste in montagna. Ma lo si vede molto bene fotogrando un po' di tutto, sia per la differenza di prospettiva e compressione dei piani sia per il molto più banale ragionamento sul campo inquadrato, che a 120mm è poco più di 1/4 di quello inquadrabile a 70mm (e volendo raggiungerlo con il crop il file della Z6II passerebbe da 24 a circa 7 mpix!). Z6II su 24-120/4S @120mm 1/1250 f8 ISO 100 Il secondo e più importante è che questa comodità non si paga con cadute di prestazioni, il 24-120/4S è semplicemente una lente migliore - non molto migliore ma migliore - del 24-70/4S nelle focali equivalenti (almeno della copia che ne avevo io confrontata a questa copia del 24-120/4S). E soprattutto conserva la qualità dei 70mm fino ai 120mm senza particolari cedimenti, anche su corpi risolventi come la Z9. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/500 f13 ISO 64 Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Il terzo è che meccanicamente è decisamente meglio costruito e mi sembra decisamente più in grado di seguirmi nelle mie avventure. In più, piccolo plus ma comunque un plus, ha filettatura standard da 77mm e quindi può fare coppia perfetta con il 70-200 od il 100-400. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/100 f8 ISO 64 Quindi, per me, è promosso a pieni voti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 20/03/2022
  5. Quando nell'agosto 2018 Nikon ha presentato le prime creature della baionetta Z, ossia Nikon Z 7 e Nikkor Z 24-70/4 , affiancò loro immediatamente un adattatore, l' FTZ che come da sigla consentisse l'utilizzo degli obiettivi F sulla baionetta Z (F To Z) e poco dopo pubblicò questo manifesto, molto induttivo per il pubblico dei nikonisti ...riallacciandosi a precedente iconografia (una Z6 con FTZ innestato, che fronteggia una moltitudine di obiettivi a montatura F) Nel frattempo, trascorsi già più di tre anni, la fantasia dei progettisti cinesi, unita al senso da bricoleur dei fotografi amatoriali, ha un pò confuso le idee a chi arriva a cose fatte e si metta a sperimentare ibridazioni delle più disparate. Siamo stati tra i primi al mondo (10-2018) a pubblicare un articolo sull'adattatore FTZ Su queste stesse pagine abbiamo peraltro più volte ed in più puntate (ricavandone molto successo) raccontato di un marchio in particolare, nato da poco, Megadap di Gabale, che è riuscito a produrre degli adattatori programmabili con i dati dell'obiettivo in uso, che ne consente entro certi limiti la messa a fuoco (MTZ11) o la compatibilità con obiettivi a baionetta Sony FE (ETZ-11) Abbiamo quindi, da poco, pubblicato un importante articolo, come il primo sul FTZ a firma di Mauro Maratta, sul confronto prestazionale tra il primo adattatore Nikon FTZ ed il secondo, appena commercializzato, FTZ II ...dove tra le altre cose si smitizzano le leggende metropolitane nate nelle more, secondo le quali tali adattatori avrebbero influenza sulle prestazioni degli obiettivi collegati (e la versione II fosse nata proprio per evitarle): smentendo tali voci a vantaggio della assoluta loro neutralità elettrica e differenziandosi unicamente per il diverso disegno. Siamo quindi in una fase nella quale abbiamo preso piena coscienza dell'enorme potenzialità di adattabilità di questa enorme baionetta Z ad una moltitudine di obiettivi di tutti i tempi e, addirittura, di quasi ogni baionetta proprietaria. Come?.... L'ho scritto in un paio di occasioni negli ultimi mesi e riprendo quell'elencazione fatta allora: Ma il forum e le esperienze che ci capita di ascoltare al riguardo, ci comunicano la necessità di fare chiarezza su quale adattatore utilizzare e perchè, sulle nostre Nikon Z. Ho voluto quindi riassumere con una immagine i vari concetti che mi preparo a spiegare nel particolare: eccovi una Nikon Z5, sopra la quale campeggiano quattro adattatori e altrettante colonne di ottiche dedicate...: Nikon FTZ (modello I o II ....non cambia, se non per la Z9, il concetto) adattatore senza contatti elettrici, da baionetta ottica F (non Ai, Ai, AiS etc) a baionetta mirrorless Z Megadap MTZ11 Megadap ETZ-11 1) Nikon FTZ I e II Nikon ha costruito questi adattatori per sopperire alla provvisoria mancanza nel catalogo delle ottiche Z di determinate focali, invece presenti sul catalogo F, sia per consentire ai possessori delle mirrorless di potere costruire un corredo completo, acquistando dal catalogo F ciò che ancora manchi in quello Z, sia per poter continuare ad utilizzare sulle mirrorless Z gli obiettivi in nostro possesso che abbiamo utilizzato (o continuiamo contemporaneamente ad utilizzare) sulle reflex Nikon: una questione di abitudine, di economia di risorse, di momento di transizione... Da qua potete scaricare il libretto di compatibilità ottica degli FTZ Nikon, dal quale estraggo questo importantissimo, quanto chiaro specchietto: Cosa ci dice Nikon ? Comprate un FTZ se desiderate trasferire la maggior parte delle funzioni di un obiettivo a baionetta F sulla vostra nuova fotocamera mirrorless Nikon Z ! E quali sono gli obiettivi che trasferiscono elettricamente tutte le funzioni alla fotocamera? Quelli del primo rigo solamente: ossia obiettivi Nikon AFS, AFP, AF-I, G, E: ossia tutti gli obiettivi Nikon F dotati di motore incorporato, dagli AF-I degli anni '90 agli ultimi AF-P ed AFS a diaframma elettronico (E) Degli altri obiettivi restano esclusi tutti quelli "cosiddetti" AF ma privi di motore incorporato (prima serie AF e AF-D) che trasmettono i dati esposimetrici, ma non possono funzionare in autofocus per il semplice fatto che le mirrorless Z non sono e non saranno più dotate del motore incorporato per attivare la messa a fuoco di quegli obiettivi, che erano dotati di un manovellismo collegato tramite un nottolino allo "spiedo" della fotocamera reflex. Nikon non ha voluto escludere del tutto dall'utilizzo in Z questi ormai obsoleti obiettivi (rispetto le prestazioni anche dei più economici degli analoghi Z mount), ma non ha certamente nemmeno lontanamente pensato di appesantire le sue mirrorless di ulteriori apparati elettrici per utilizzare obiettivi che già con le ultime due generazioni reflex avevamo deciso di non usare più ! E a buon diritto... Cosa ci dice ancora in questo schema Nikon? Usate con gli FTZ se volete, anche gli obiettivi MF, ma con le ovvie limitazioni funzionali (benchè aumentati della possibilità di utilizzare tutte le cellule esposimetriche disponibili), MA CON LA CHIARA ESCLUSIONE DEI NIKKOR nonAi, molti dei quali, appartenenti alle prime serie degli anni '60 ed anche successivi, dotati di leveraggi per il funzionamento degli esposimetri Photomic, a rischio di rovinare le piste elettriche dei contatti degli FTZ o altri elementi mobili. Ve lo abbiamo raccomandato fin dalle prime nostre esperienze di utilizzo degli FTZ e , in questi ultimi giorni, Mauro lo ha condensato in uno specifico articolo Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con gli FTZ Nikon ? Sicuramente l'eccellenza dei vostri obiettivi Nikon AFS, AFP, AFI, G che vedete rappresentati in sintesi nella colonna 1, da un Nikon AFS 105/1,4E, un Nikon AF-P Micro 40/2,8 ed un Sigma Art 135/1,8, ossia tutti gli obiettivi (e ci aggiungo il mio AFS 500/4G VR che non c'entrava in foto) dei quali ancora non posso fare a meno per le loro caratteristiche intrinseche o per l'assenza dal catalogo Z. Potete aggiungere quegli obiettivi a motore incorporato dai quali non siete ancora riusciti a separarvi, nonostante possediate analoga focale su mirrorless, magari per la coesistenza di una reflex alla vostra nuova Z. E basta... 2) adattatore Ai-Z (consigliamo marchi noti, come K&F) Evitiamo di montare obiettivi anche Ai/AiS o modificati Ai, sui nostri FTZ da 300 euro, preziosi per la trasmissione elettrica dei dati alla fotocamera dei nostri migliori obiettivi... Perchè? Perchè...chi ce lo dice che una baionetta MF, dell'età media di 40-50anni non abbia per qualche motivo subito una minima ovalizzazione (invisibile ai più) o qualche screpolatura dei blocchi di innesto, che possano in qualche misura ledere le delicate parti elettriche degli FTZ? Inoltre...sia che si utilizzi con questi obiettivi un FTZ, sia che si utilizzi invece un adattatore senza contatti, di terze parti, le modalità di esposizione e scatto non variano: si dovranno comunque utilizzare i riferimenti di maf del focus peaking o dell'ingrandimento della parte messa a fuoco: certamente difficili con soggetti in movimento, più indicati per modalità di scatto più riflessive: a questi obiettivi un FTZ quindi, non aggiunge proprio nulla. Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un adattatore Ai-Z? Tutti gli obiettivi MF a baionetta Nikon F, di tutte le epoche: in colonna 2 vedete infatti raffigurati sopra l'adattatore cinese in questione (19 euro), un Nikkor Ai 20/4, poi un 50/1,4 anni '60 modificato Ai, un 50/2 Zenit a baionetta Ai, un Sigma 24/2,8 AiS, ossia una piccola quantità dell'enorme moltitudine di obiettivi a baionetta F manual focus, Nikkor e di terze parti. 3) Megadap MTZ11 Abbiamo già detto ampiamente di questo adattatore Gabale, che porta a diventare autofocus gli obiettivi a baionetta Leica M su quella per mirrorless Z, dando l'opportunità di registrare la focale dell'obiettivo in uso, con le modalità che troverete descritte negli articoli specifici, (sopra segnalati) ottenendone la registrazione nei dati EXIF dei file ottenuti, insieme a quella del diaframma in uso, che l'adattatore legge dall'impostazione che useremo sulla fotocamera, ovviamente riportandola anche sull'obiettivo. Il senso di questo adattatore AF, (che possiede solo un numero limitato di focali registrabili, tipicamente di tradizione Leica) è chiaramente quello di ottenere una movimentazione minima dell'obiettivo montato su di esso, ottenendone una messa a fuoco, neppure poi troppo lenta. La forzatura consiste nell'anteporre alla baionetta per l'ottica Leica M un ulteriore anello di conversione a LeicaM dalla baionetta di provenienza che desideriamo: il che ci porta a poter montare un numero pressocchè infinito di obiettivi su questo adattatore. Ed in colonna 3 vedete infatti per primo, dopo il Megadap... addirittura un obiettivo Nikon AF prima serie, del 1985, poi un Minolta MD 45/2,8 un Helios 58/2 su baionetta M42, un analogo Zeiss Biotar su baionetta Exakta ed un 90/4 a baionetta Leica M diretta (senza ulteriore adattatore) Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un MTZ11 ? Ritengo importante sottolineare del Nikon 50/1,8 AF (ma sarebbe lo stesso un qualunque AFD): attraverso il Megadap MTZ11 questo obiettivo che su FTZ resterebbe senza autofocus, (appartenendo a quelle categorie di obiettivi che sono privi di motore incorporato) lo recupera, così come allo stesso tempo gli obiettivi privi di CPU recuperano negli EXIF anche i valori relativi di focale e diaframma utilizzato, cosa che con l' FTZ non succede, neppure registrandoli sull'apposita (inutile) voce relativa nel menù impostazioni. Allo stesso tempo, recupereremmo col MTZ11 anche un AFS con il motore danneggiato (facile con gli AF-I e con i primi AFS con motore SWM) per il quale non esistono più i pezzi di ricambio (ormai sono tanti)... Diteci se non vi sembri un valore aggiunto di questo adattatore, oltre ovviamente all'infinita quantità di vecchi obiettivi di ogni epoca e marca...tanto vanno montati su un convertitore di baionetta da 12-18 euro al massimo: divertitevi con le vostre attrezzature vintage...! 4) Megadap ETZ-11 Anche per questo adattatore abbiamo pubblicato articoli, più sopra linkati. Un adattatore che consente ad una Nikon Z di utilizzare in tutte le sue funzioni qualsiasi obiettivo a baionetta Sony FE. Essendo questo il marchio che ha per primo intrapresa la strada delle mirrorless FF, a questa distanza di tempo, ormai le lenti che sono state destinate a questa baionetta sono davvero tantissime. Infatti in colonna 4 trovate un 24/2,8 Samyang che ho usato nella prova di questo adattatore cui Megadap sembra tenere moltissimo, dato il numero degli aggiornamenti firmware che in pochi mesi ha già ricevuto: perchè la sua efficacia è in stretta relazione con la qualità dinamica dell'obiettivo in uso: leggete il mio test tra i link all'inizio di questo articolo. Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un ETZ-11 ? Ovviamente ciò che possediate in casa di compatibile con questa baionetta: magari avete un doppio corredo, Sony e Nikon e non volete cedere da nessuno dei due versanti. Certamente su quella baionetta esistono numerosi progetti ottici di assoluto rilievo, da quelli proprietari a quelli Sigma Art, Zeiss, Samyang stessa. Ci risulta più difficile che si verifichino coesistenze di questo rilievo, ma un altro caso potrebbe essere quello di due amici che condividano in questo modo due diversi corredi. Oppure anche curiosi come me, che sulle sue Nikon Z monta da sempre di tutto. ...per vedere sotto sotto l'effetto che fa... Più chiaro adesso? Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  6. L'offerta aumenta la difficoltà di scelta: non appena viene introdotto un elemento nuovo, subito, va in crisi l'autostima degli acquisti precedenti o la sicurezza dei programmi d'acquisto. Nikon ha appena tirato fuori dal cilindro, invece del 24-105/4 da vent'anni richiesto e mai realizzato, l'evoluzione del progetto F (invece molto datato) di uno stupendo Z 24-120/4S annunciando la novità in un lasso di tempo piuttosto breve (in tempi di pandemia) dalla commercializzazione che è avvenuta in contemporanea all'uscita della già mitica Z9. Importante nella sigla la lettera S che contraddistingue nel catalogo ottiche, le realizzazioni più curate, fattore che su di un'ottica consumer come questa con tale estensione di focali, sinceramente non osavamo sperare. Ed invece, eccolo qui, con le sue tre ghiere, rispettivamente quella programmabile (variazione: diaframmi/exp/iso/nulla), più vicina al corpo macchina, poi quella delle focali e quindi, la dove non può interferire (inutilmente) con le dita, quella di messa a fuoco manuale, che ormai ha motivo di utilizzo solo in poche occasioni. Pulsante funzione programmabile da fotocamera e slider di maf A/M. Manca, purtroppo, per essere appieno uno dei figliol prodighi Z-mount, il bellissimo display digitale che equipaggia i pezzi forti, come gli zoom f/2,8 e i fissi più di pregio. Pazienza: del resto non è certo questo l'obiettivo in cui si renda necessaria una costante visualizzazione di distanza e pdc, mentre per l'indicazione della focale, questa risulterebbe comodo poterla compulsare, su di un obiettivo con questa alternanza di angoli di campo, dagli 84° dei 24mm ai 20,3° dei 120mm. In questo articolo parliamo di questo nuovo zoom come di un'alternativa in termini di copertura focale, luminosità, peso, dimensioni ed infine anche prezzo (incredibile quanti elementi !) rispetto al già noto ed in nostro possesso fin dalla sua presentazione, Nikkor Z 24-200/4-6,3 che vedete insieme al nuovo fratellone nella foto di copertina sopra chiusi e sotto aperti a tutta estensione dei barilotti Accomunati ma anche separati da alcuni di quegli elementi sopracitati: la luminosità prima di tutto, in quanto il nuovo 24-120 parifocale f/4, mentre il più esteso (altra differenza) 24-200 chiude progressivamente fino a f/6,3 che corrisponde a TA già a partire dagli 80mm di focale La assenza di tasto funzione sul 24-200 a cui fa da contraltare la presenza del VR incorporato, che invece sul nuovo 24-120/4 non è stato inserito, giusta l'apertura costante a tutte le focali. Peso, dimensioni (filtri da 67 sul più esteso e da 77 sul nuovo), e prezzo molto simile, caratterizzano altre somiglianze. Nikonland non aveva mai recensito superzoom come il 24-200 prima della presentazione di questo Z e si è dovuta ricredere, tanto da annoverare un numero consistente di articoli che lo riguardano e di gallerie al loro servizio, negli ultimi due anni dal suo annuncio: solo io, ne parlo in altri cinque articoli, alcuni a confronto con altri zoom, oltre questo che state leggendo. Il 24-120/4, invece, è la quarta generazione con questa estensione di focali, a partire dalla prima del 1996: nessuna delle tre precedenti ha mai lasciato un segno indelebile !!! Anche questa coincidenza: due zoom che per pregiudizio un nikonista di lungo corso rifiuterebbe al solo sentirli citare, reinventati in mirrorless dai geniali ingegneri Nikon perchè l'impressione che ricavo dal suo test è che anche questo 24-120/4S avrà un elevato numero di estimatori... brillante, nitido, contrastato e dotato di un ottimo sfuocato, grazie alle 9 lamelle del suo diaframma elettronico netto...tagliente, a qualunque distanza dal soggetto splendido anche in ombra ancor meglio, ravvivato da un guizzo di flash in compensazione Caratteristiche che avevamo notato anche sul 24-200 che abbiamo usato con ogni fotocamera: io personalmente lo ritengo insostituibile sulla mia DX Z50 con la quale tutte queste foto sono state realizzate (in attesa di una Z9...) Difatti, se li andiamo a confrontare...: a TA: f/4 su 24-120 a 87mm f/6,3 su 24-200 a 125mm (Avete letto bene le due focali differenti per ottenere la stessa dimensione del fiore, a distanza minima di maf ? Parleremo di Focus Breathing più avanti) Qua, alla stessa apertura di diaframma, (f/6,3) 24-120 @120mm 24-200 @110mm Direi ben simili nella resa cromatica e nella brillantezza/nitidezza, con una gestione del contrasto più facile nel nuovo 24-120/4, poco più docile dell'altro: a 24mm 24-120 24-200 attorno ai 90-100mm 24-120 entrambe con lampo di schiarita in controluce 24-200 Difetti? per trovarne sono dovuto essere davvero cattivo utilizzando un soggetto impossibile in controluce diretto, acuito dallo spigolo creato in inquadratura... ecco come corregge il flare/ghost in questa condizione il nuovo 24-120mm forte di un trattamento antiriflesso misto tra nanocristalli ed Arneo, la misteriosa sigla di trattamento recentemente introdotta di Nikon sugli obiettivi più di pregio Ecco come a pari condizioni reagisce il più semplice (per antiriflesso) 24-200mm Una differenza sostanziale tra i due zoom è senza dubbio l'assenza della stabilizzazione sul più luminoso 24-120mm: quanto incide sul suo utilizzo a mano libera? Eccovi il soggetto utilizzato per questa prova, fondamentale per chi utilizzi Nikon Z, come questa mia Z50, o una Zfc, le uniche Z senza sensore stabilizzato: i quattro scatti col 24-200 stabilizzato: risultato eccellente anche a t/10 a mano libera !!! ecco invece quattro scatti col 24-120, non stabilizzato, a mano libera e adottando ogni criterio per evitare il mosso Avevo fatto due diverse sequenze in condizioni mutate di luce per le quali, col 24-120, mi mancano dati intermedi con tempi di scatto meno di sicurezza dei primi due a f/4 ed f/8 per cui, a casa in interno, ho poi ripetuto il test, usando un ineccepibile soldato, come Murat dove con una sequenza continua vediamo il 24-200 assistito da una stabilizzazione portentosa che mi consente risultato anche ad 1/8 di secondo a mano libera mentre l'ultimo risultato di rilievo del nuovo 24-120mm, si ferma non molto oltre il t/60 determinando anche in questo caso come in esterni una certa difficoltà all'uso, se non in AutoIso in luce disponibile, con fotocamere come le Z50 e Zfc, prive di stabilizzazione. Questo sarà di certo un parametro di considerazione e scelta, al momento del suo acquisto: va da sè che dalla Zfc in poi, ogni altro corpo macchina Z, forte della stabilizzazione interna, sopperirà efficacemente a questa esigenza. Ancora: (aprire sempre le foto per ingrandire) Z 24-200: eccellente stabilizzazione Z 24-120, buono fino a 1/60" a mano libera... Siloso... il vetro dell'orologio è spaccato... (mezzanotte, ovviamente...) una resa bellissima dello sfuocato, anche questo 24-120, come già detto nettissimo nello stacco tra soggetto e sfondo irriconoscibile per certi versi dal 24-200 sugli stessi parametri allineato alle grandi aspettative che ormai abbiamo da ogni ottica del corredo Z-mount: non credo mai altre Case abbiano potuto vantare tale livello generale 24-120 dove il 24-200 si avvantaggia è chiaramente nella notevole gamma di focali ulteriore, che consente di avvicinare oltremodo un soggetto da non distrarre... Ma dove il 24-120, inaspettatamente, recupera il gap delle focali mancanti... è all'opposto, nella fotografia ravvicinata !!! ecco il soggetto, collaborativo... crop eleveto mi vado avvicinando sempre di più, verso quei 35cm decantati di maf minima ad ogni focale dello zoom ! fino ad arrivare (sempre a 120mm) a questo RR di 1:2,56 (0,39x) vantato da questo zoom crop esagerato !!! Bene: vediamo il 24-200 alla sua focale massima come si comporta con la stessa modella ? ecco qua... 200mm ai 70cm della sua minima maf ecco come si comporta alla stessa distanza, a 135mm di focale La grande differenza dimensionale che avete visto, a tutto vantaggio del più "limitato" di focali dei due zoom, questo splendido rasoio che è il Nikkor Z 24-120mm f/4S dipende dal concetto più volte preso in considerazione su Nikonland dal prof. Renesto, in ultima istanza in questo suo articolo, del Focus Breathing, ossia della caratteristica di molti zoom se non tutti, di perdere focale effettiva al diminuire della distanza minima di messa a fuoco. Fenomeno come vedete che riduce drasticamente la possibilità di mantenere una adeguata copertura dell'inquadratura, a meno che non si utilizzino lenti addizionali o tubi di prolunga a diminuirne l'effetto. Di fatto questo 24-120, tra i suoi pregi annovera anche quello della limitatissima incidenza del fenomeno. Lo avete visto prima nelle foto dei fiori a minima maf, dove il 24-200 aveva bisogno di molti mm in più di focale rispetto al 24-120 per tenere la corolla a tutta inquadratura. Mentre nell'altra coppia di foto di un fiore, a causa della distanza maggiore del punto di ripresa, la differenza si attenua. Insomma...questo 24-120 si preannunzia un obiettivo indicatissimo anche per il close-up fotografico, fin quasi alle soglie della macro, partendo già da un ottimo RR di 1:2,56 naked... Dotato di una ampia gamma di diaframmi, da f/4 a f/22 che consentono di includere al soggetto lo sfondo oppure di escluderlo, quasi del tutto, giocando sulle focali mediotele ampliare il quadro con i suoi 24mm incisi a mio parere, tanto quanto quelli del fisso f/1,8... giocare con la macrofotografia vagante, grazie all'interposizione di un semplice tubo di prolunga da 11mm (oppure di una lente acromatica da 3 diottrie) Lascio ai successivi test che vedrete pubblicati su Nikonland anche da parte degli altri redattori, di descrivere ulteriori potenzialità. Rispetto al tema posto dal titolo di questo articolo, avrete notato che manca del punto interrogativo finale: perchè questi due zoom sono due facce differenti della stessa bellissima realtà che è l'attacco Z di Nikon, al giorno d'oggi: Sceglierà il 24-200/4-6,3 chi ha bisogno nello sport e in natura di quei mm di focale che distinguono un mediotele da un teleobiettivo chi necessiti di uno stabilizzatore nell'ottica per gestire a mano libera in available light focali che necessitino di mano ferma, con tempi lunghi di esposizione chi ha già a corredo accessori da macro, come i tubi e le lenti, per compensare il focus breathing che riduce alla distanza minima di maf la focale di questo zoom chi voglia risparmiare quei duecento euro della differenza di prezzo, senza perdere in qualità e nitidezza Sceglierà il 24-120/4 chi abbia una fotocamera col sensore stabilizzato chi, fuori dalle categorie precedenti, non desideri leggere sui valori a TA numeri come f/5,6 e peggio chi sia interessato al mediotele da ritratto classico (penso ai fotografi da cerimonia, per i quali questo zoom sarà un portento) chi voglia implementare le focali del suo Z 24-70/4 senza perdere l'apertura costante, migliorando su tutti i fronti qualitativamente chi cerchi uno zoom per la macrofotografia da campo: eccolo ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  7. A complemento dell'articolo di Max, sperando di far cosa gradita, aggiungo questa mia breve esperienza con il 24-120mm f4 S, gentilmente prestatomi dall'amico Alberto. Tutte le foto (tranne quella che riprende me) scattate con Nikon Z6 e 24-120mm f4 S, minima o nessuna postproduzione. Cliccateci sopra per aprirle. Una passeggiata dalle parti di piazza Gae Aulenti a Milano. Poca gente tutta giustamente mascherata, ma proprio per questo poco attraente, per cui mi sono dedicato più che altro all'architettura aggiungendo qualche dettaglio per offrire spunti per valutare questo zoom e alla fine, ma molto brevemente, la mia impressione d'uso. Quindi pochissimo testo ma tutti i dati di scatto, per chi fosse interessato. Cominciamo: La fontana-laghetto di Piazza Gae Aulenti si presta a giocare con i riflessi degli edifici: 69mm f8, 1/80s, 400 ISO +07 sovraesposizione. 69mm f4, 1/250s, 200 ISO, + 0,7 sovraesposizione. Una panoramica un po' più ampia 28mm f8, 1/80s, 400 ISO 24mm 9, 1/320s, 220 ISO Magari vi aspettereste almeno un po di fringing, qualche aberrazione lungo il tetto dell'edificio dove il contrasto è maggiore? Invece no! Guardate questo crop 100%: Ancora qualche scorcio: 24mm f4, 1/1000s, 220 ISO. 63mm f4, 1/250s, 140 ISO Curiosa ex casa di ringhiera con simpatico murales, peccato per la sponsorizzazione ... 64mm f5.6, 1/320s, 100 ISO Milano è anche questo (quasi controluce, ritaglio a 16/9): 75mm f9,1/320s, 180 ISO Un tentativo quasi astratto: 24mm f9, 1/250s, 1250 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Un pochino di street, ma poco poco: 77mm f5.6, 1/320s, 360 ISO 120mm f8, 1/250s, 400 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Qualche dettaglio, a tutta apertura, così per dare un'idea dello sfuocato eccetera eccetera . Questi almeno non hanno la maschera... 90mm f4, 1/100s, 220 ISO. 120mm f4, 1/1000s, 110 ISO. Volete un crop? Eccolo! Nitidezza? Basta chiedere: Occhio al passero. 120mm f5.6, 1/100s, 500 ISO Crop 100% (cliccare sopra): A chiudere, le mie impressioni, anzi la mia impressione: Gli entusiasti fanno bene ad essere entusiasti. Anche questo zoom si allinea qualitativamente agli altri obiettivi della serie S, resa impeccabile, ergonomia che crea dipendenza (leggete l'articolo di Max per i dettagli), confesso: non riesco ad essere obiettivo su questi obiettivi ! Bene dovrebbe essere tutto... ah no! Non sarei io se non mettessi un gatto, giusto? Allora eccovi la Mascotte del Giardino di Via Pepe! 120mm f4, 1/250s, 560 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Date queste premesse, non vedo l'ora di avere in mano il 100-400mm f5.6 S CIAOOO! Foto di Alberto Varasi (con la mia Nikon Zfc).
  8. Mercoledì 10 novembre Nikon ha pubblicato una serie di aggiornamenti firmware, alcuni dei quali sorprendenti, perchè diretti a fotocamere Z ormai "discontinued", non più in produzione, come le Z6 e 7 e la Z50 che se non è ancora discontinued, certo non è una fotocamera di punta, come anche per la Z5 la quale è certamente la più trascurata, forse la meno riuscita commercialmente, delle mirrorless FX di Nikon Z. Ciò è chiaramente indice del desiderio Nikon di restare al fianco degli acquirenti di questi suoi prodotti, continuandone lo sviluppo. Insieme a questi fw per le fotocamere anche quello per l'eccelso zoom Z 70-200/2.8S per adeguarlo alle opportunità della imminente Z9, che tutti aspettiamo con impazienza. Della Nikon Z abbiamo scritto fin dalla prima ora dell'agosto 2018: oggi arriva il fw 3.40 che è in ordine cronologico il quindicesimo aggiornamento in questi tre anni. In buona sostanza, chi abbia comprato una Nikon Z7 in quell'agosto, oggi si trova in pugno una fotocamera nettamente evoluta rispetto ai soldi spesi nel 2018: un cambio di mentalità rivoluzionario in un mercato che preferisce presentare un nuovo modello piuttosto che un aggiornamento del precedente ed una dimostrazione di quanto si possa ottenere a distanza con pit-stop tecnici dalla durata in fondo breve. Ma una conferma della tradizione Nikon, di attaccamento orgoglioso a quanto prodotto nei suoi stabilimenti: per quanto sia davvero innovativo anche per lei... Quante volte con le reflex Nikon abbiamo chiesto inutilmente degli aggiornamenti su aspetti collaterali, probabilmente gestibili... Se il motto originario del catalogo Nikon Z è stato quello di "mirrorless reinvented", però adesso comprendiamo in che senso. Ecco qui sopra il contenuto di questo ultimo aggiornamento fw per la Z7: come si vede, oltre al supporto per i nuovi prodotti, l'attenzione si concentra sulle migliorie dell' AF nelle regolazioni dell' EyeAF, in termini di maggiorazione della frequenza di aggiornamento del punto AF, del rilevamento del volto/occhio in Area AutoAF, sia in Area AF ampia. Beh, la Z7 non nasce certamente come fotocamera dedicata allo sport ed all'azione, ma data la concomitanza qui a Mondello del tradizionale Triathlon di novembre, oggi l'ho messa alla prova insieme al Nikkor Z 70-200/2.8S, anch'esso aggiornato, ma per parametri inerenti alla futura connection con la Z9 Il banco di prova è severo, con riprese a grande distanza, prima, nella prova di nuoto nel golfo di Mondello, a media distanza, all'arrivo della prova di nuoto e nel punto di cambio tra bici e corsa e a brevissima distanza, durante il rifornimento d'acqua in quella di corsa. Ho operato esclusivamente in AF-C in modalità eyeAF sia Auto, sia Area Large, ovviamente in raffica veloce e ritagliando in DX quando occorreva a causa della distanza. I difetti in eyeAF della Nikon Z7 sono noti e derivano da una certa riottosità a grande distanza nell'attivare il sensore che riconosca il volto, prima ancora dell'occhio, di un soggetto che non si trovi a distanze operative da ritratto con mediotele. Qui siamo a settanta, cento metri di distanza dal punto di ripresa, avvantaggiati dalla meravigliosa giornata e dal mare piatto come un lago, che oltre a dare lo sprint ai concorrenti, non hanno creato impaccio ai sensori AF della fotocamera, confusa nel riconoscimento tra occhi, occhialini e gocce d'acqua. Chiaramente neppure adesso, a queste distanze, posso sperare di veder apparire il quadratino giallo di identificazione del volto, ma noto fin da subito una notevole reattività, rispetto al solito, nella ricerca dl riferimento utile, con l'accensione delle zone in rosso a quadrati che indicano dove l' AF sta indirizzando il fuoco: per agevolarlo verso i soggetti desiderati, inclino anche in diagonale per poi reinquadrare in piano, e questo mi pare aiuti ulterirmente l'identificazione dei soggetti. aspetto allora l'ultima boa, posta a cinquanta metri dal traguardo sulla sabbia, aspettando che gli atleti si avvicinino adeguatamente per cercare di testare anche l' eyeAF. Da questa distanza comincia ad accendersi il quadrato giallo del volto, oppure, in sostituzione, se il sistema non riesca a rintracciare il soggetto desiderato, il quadratone giallo da poter spostare la dove poi continuerà l'inseguimento... Da qua in poi si comincia a ballare, pur se con la semplice identificazione del volto, non ancora dell'occhio, svantaggiato il sistema, probabilmente, dalla presenza degli occhialini per poi passare a distanze finalmente utili all'attivazione del sensore dell'occhio e qui siamo a 135mm-eq talvolta smarrisce brevemente il contatto, ma è un fulmine a riprendere il soggetto, sicuramente molto più reattivo che in passato, prima di questo firmware contrasto e definizione eccezionali, nell'abbinata tra la Z7 a bassi ISO ed il miglior 70-200/2.8 mai visto sotto questo marchio Cambiamo contesto e mezzo, passiamo al ciclismo e mi reco al traguardo della prova di 38km tra salite e discese del borbonico parco della Favorita, adiacente, nel momento in cui gli atleti abbandonano la bici, levandosi le scarpette, per poi indossare quelle da corsa anche in questo caso mi sento di considerare una maggior reattività del sistema, benchè con qualche difficoltà più legata al rolling shutter che all'aggancio dell' AF sul soggetto (nonostante gli occhialoni) specie tentando del panning ma in considerazione del campo non certo di elezione di questo corpo macchina, direi che, in attesa della Z9 (che dovrebbe riempire tutte le esigenze di ripresa in unico corpo) anche in questa fase, l'aggiornamento fw, sembra aver sortito buon effetto. Passo alla terza prova con il contatto più prossimo agli atleti, quella di corsa, in un punto specifico del tracciato, quello dove possono idratarsi, acchiappando al volo un bicchiere pieno d'acqua (una prova nella prova) Qua chiaramente uso tempi molto veloci, anche per immobilizzare in aria le gocce d'acqua che invariabilmente si manifestano per la dinamica dell'azione come si può vedere l'eyeAF regge anche bene nonostante la brusche torsioni degli atleti, anche se sparisce il quadratino giallo, il soggetto resta a fuoco durante l'intera sequenza Qualche volta si impunta a mettere a fuoco in un punto di hunting del tutto erroneo, ma ciò avviene ormai in pochissime occasioni: imparagonabile rispetto a prima dell'aggiornamento. nonostante la rapida progressione degli atleti, gli occhi chiusi (nella foto qui sopra) e il diaframma aperto (sempre f/2,8) ... ineccepibile ! anche in controluce parziale o completamente in ombra (ho visto la bimba solo in fase di postproduzione...) quasi sempre privo di incertezze sebbene in qualche caso ancora lievemente impreciso, come in questa coppia di foto, lievemente morbide insomma... risolto il problema...in un sorso come da crop... Non ce lo aspettavamo che Nikon tenesse a presentare aggiornamenti per le mirrorless con ...meno fortuna del momento. Siamo a questo punto curiosi di cosa destinerà alle due mirrorless di classe superiore, le MK II. In ogni caso, siamo davvero felici... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  9. Silvio Renesto

    Karma?

    Dal Dizionario Treccani: Karma (o kàrman) s. m. [..]. Termine che, nella religione e filosofia indiana, indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla [...] rinascita nella vita seguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; sinon. quindi di «destino», concepito [...] come complesso di situazioni che l’uomo si crea mediante il suo operato. Sono uscito con la Nikon Z Fc, il 16-50 ed il 24-200 perchè volevo fare street photography, in bianco e nero. Scendo dalla metro all'altezza del Naviglio Martesana (dove c'è il famoso teatro-cabaret Zelig) e mi incammino in cerca dello spiazzo con l'anfiteatro a gradini che mi aveva già dato qualche occasione di scatti interessanti. Invece niente di buono. La cosa migliore è pittosto deprimente, o peggio insignificante. Non mi perdo d'animo e decido di proseguire un po' oltre, verso dei murales dove mettermi in agguato in attesa che passi qualcosa che sia "combinabile" con il disegno murale, ma prima l'occhio mi cade sull'argine opposto: un Airone Cenerino sta pescando tranquillo, indifferente a joggers, bikers, mamme, nonni, cani e quant'altro (più una nutrita serie di fotografi cellularisti) a pochi metri da lui sull'altra sponda. Con la Z Fc i 200mm diventano 300mm (equivalenti), quindi ho l'agio per fargli un po' di foto, ambientate e no. Sto per incamminarmi di nuovo quando un Angelo, travestito da attempata signora in bicicletta, si ferma e mi chiede se quello che ha visto passare è il Martin Pescatore. Piccolino, verde e azzurro? Sì Sì, allora è lui. Oh càspita, ma io non l'ho visto! Decido allora di aspettare un po', chissà mai che ripassi. Dopo un minuto, forse due, eccolo che arriva, si posa un po' qua ed un po' là. . E' molto piccolo e nonostante un generoso ritaglio, con il 24-200mm posso solo riprenderlo ambientato. Ma non importa, secondo me il fatto di documentare la presenza del Martino nella concitata Milano, vale comunque. Uno scatto apparentemente sbagliato, ma per me il più significativo, è questo: Come ho scritto altrove, è una foto po' triste ma anche incoraggiante. Vedere la resilienza (parola oggi di moda), la capacità della natura, di resistere, di intrufolarsi nella confusione e nella spazzatura che creiamo, e andare avanti finchè può ,da' speranza. Avere visto il Martin Pescatore mi rende felice come un bambino a cui abbiano fatto un regalo inaspettato. Lo osservo mentre fa.. il martino: i suoi buffi movimenti su e giù con il collo, il guardarsi attorno a 360°, lo schizzare via come un dardo colorato. L'averlo fotografato è in fondo secondario, la magia è lui. Torno a casa contento, anche se ho fotografato poco e niente di artisticamente valido, ho visto un caro amico. Ecco, gli animali mi ricordano che il mio destino è questo, il mio Karma, anche quando provo a fare altro.
  10. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dal dirompente ingresso sul mercato delle mirrorless ed il quindicennale di Nikonland cade in un momento di transizione del mercato, con Nikon impegnata nella realizzazione delle mirrorless Z che, a tutto campo, stanno conquistando i fotografi con le loro caratteristiche innovative e le straordinarie prestazioni delle nuove lenti. Nikonland è assolutamente convinta che le reflex siano ormai superate, sostanzialmente in ogni genere fotografico. Scopo di quest’articolo è quindi fare il punto nell’ambito della fotografia di natura, genere che somma landscape – in tutte le sue declinazioni come seascape, starscape, nightscape - e wildlife, quest’ultimo particolarmente sfidante per le mirrorless, attraverso l’esame delle caratteristiche innovative del nuovo sistema. Z6 su 20/1.8S 15" f2 ISO 1600 Assenza di vibrazioni e silenziosità. Manca lo specchio, una cosa ovvia, banale ed evidente. Ma quanto è significativa e grande la ricaduta nell’uso pratico di questa caratteristica è una cosa da provare perché significa due cose fondamentali. Grazie allo scatto elettronico non produce nessun rumore pur conservando sostanzialmente tutte le funzionalità. Questo punto è da solo già determinante perché consente al fotografo naturalista impegnato, quello cioè che cerca i propri soggetti nella natura ed al di fuori di qualsiasi situazione controllata, di non essere percepito attraverso il rumore. Certo, le fotografie con il soggetto che guarda in camera hanno un look molto intimo e personale, ma l’obiettivo del fotografo naturalista è più spesso ritrarre il soggetto intento alle sue attività e, per farlo, sviluppa e sfrutta capacità di avvicinamento, appostamento e mimetismo. Ma sul più bello, con la reflex succede che… CLACK! al primo scatto il soggetto individua il fotografo o al minimo che c’è qualcosa che non va ed interrompe le sue attività. Fa un mondo di differenza, invece, poter scattare quanto si vuole ed in raffica alla massima velocità senza essere sentiti. Z6 su 500/4E 1/160 f4 ISO 7200 Non produce nessuna vibrazione. Per decenni la pratica standard del fotografo impegnato è stata usare sistematicamente il treppiede, il più grande e stabile possibile e con sopra una testa bella grossa, oltre a, nel caso della fotografia di paesaggio, scatto remoto ed alzo dello specchio. Ancora oggi il treppiede è l’attrezzo che più di altri “fa pro”. Superato, non serve più. La vibrazione da annullare arrivava dallo specchio e nelle Z l’IBIS, la riduzione delle vibrazioni sul sensore, fa il resto. Con una mirrorless è possibile ottenere scatti perfettamente privi di micromosso a tempi impossibili per una reflex anche con il setup più stabile. È possibile ottenere immagini prive di micromosso a mano libera ad 1/20 di secondo con il 500mm. Personalmente, ormai, uso il treppiede solo se mi servono tempi realmente lunghi nella fotografia in notturna o per ottenere effetti fotografici particolari sull’acqua o le nuvole. O in caso di sessioni di scatto in appostamento prolungato per sostenere il peso dell’attrezzatura o contribuire al mimetismo, drappeggiando la rete mimetica sopra il tele ed il treppiede. Ma non lo uso più in tutti gli altri casi e, comunque, uso mediamente sostegni molto più agili e leggeri non dovendo più smorzare le vibrazioni. Z6 su 500/4E 1/40 f4 ISO 3600 - A mano libera! Le attuali Z impiegano ancora i sensori di vecchia generazione, con una ridotta velocità di lettura, quindi lo scatto elettronico può produrre l’effetto distorsivo dato dal rolling shutter, ma nella fotografia di paesaggio e nella fotografia di animali è un problema più teorico che pratico, considerate le velocità relative in gioco. Per questo e nonostante i limiti sull’autofocus che vedremo più avanti, personalmente già oggi nel wildlife di animali dotati anche della minima timidezza, la maggior parte in Italia, io preferisco la Z6II alla D5. Mirino Elettronico. Niente specchio significa mirino elettronico, in pratica un minuscolo monitor. Tre aspetti fondamentali. WYSIWYG - What You See Is What You Get – Cioè il mirino riproduce esattamente quello che il sensore sta catturando. Un fotografo esperto sa pre-visualizzare nella mente le proprie immagini. Ma a volte sbaglia, o meglio poteva sbagliare: ora non più. E questo riferisce ovviamente non solo alla composizione ma alle altre caratteristiche dell’immagine, come l’esposizione ed il modo esatto in cui la luce viene catturata dal sensore e “cade sull’immagine”, in base alla gamma dinamica effettivamente disponibile per gli ISO selezionati ed in rapporto al contrasto della scena. Z6 su 24-70/4S@39mm 1/80 f8 ISO 100 Possibilità di rivedere a mirino le fotografie fatte esattamente come nel monitor. Anzi, in taluni casi molto meglio: per chi li porta, non c’è più il problema con gli occhiali nel passaggio dal mirino al monitor. Non c’è più il problema della luce forte sullo schermo. Ma soprattutto, per chi è appostato e cerca di non farsi vedere, non occorre muoversi per rivedere le foto scattate nel monitor ma lo si può fare nel mirino. Informazioni aggiuntive, come una bella implementazione della livella elettronica e l’istogramma in real time, oltre ad infinite possibilità di personalizzazione. L’EVF delle attuali Z ha un’ottima qualità di visione, che non fa rimpiangere il mirino ottico, ma è superato dalle migliori realizzazioni del mercato sulle immagini in rapido movimento e nel blackout durante le raffiche, che ostacolano una accurata composizione di soggetti in rapido movimento. Il problema, però, più che dovuto alla tecnologia del mirino deriva dal sensore. La nuova generazione di sensori lo risolverà, ne parleremo più avanti. Lenti straordinarie. Non sembra un merito diretto delle Mirrorless, ma lo è perché non si tratta semplicemente di progetti ottici aggiornati. Ma di progetti che sono stati resi possibili dal bocchettone delle nostre Z, contemporaneamente il più grande del mercato e quello con la minor distanza del sensore. Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5s f11 ISO 100 Sono fantastiche, niente di meno, praticamente tutte, ovviamente ciascuna in rapporto alla propria categoria. La terna di zoom f2.8 professionali è la migliore di sempre, non solo per Nikon ma anche per il mercato. Personalmente sono innamorato del 14-24/2.8S, il 24-70/4S ha ridefinito il concetto di zoom kit, il 105/2.8S MC ha una qualità di immagine che ha ripristinato la distanza tra i fissi e gli zoom. I fissi f1.8 sono uno meglio dell’altro. La lista sarebbe troppo lunga e rinuncio qui a proseguirla. Ma già da sole le nuove lenti secondo me sarebbero motivazione sufficiente a passare al mondo Z, indipendentemente dal fatto che si provenga dal mondo Nikon F o da altri produttori del mercato. Il difetto più grande? Personalmente credo solo che ne vorrei di più! Ma Nikon sta lavorando sodo ed a breve avremo un catalogo completo di tutte le lenti fondamentali. Da lì in avanti si passerà ai fuochi artificiali…. Autofocus. Iniziamo dalle caratteristiche positive già disponibili. La messa a fuoco è sempre perfetta in quanto fatta direttamente sul sensore, cosa che significa che non occorre più inseguire e correggere la taratura di lenti e moltiplicatori. Nel tempo, come molti utilizzatori di supertele luminosi, sono diventato piuttosto abile a tarare l’AF delle reflex, ma questo testimonia unicamente di quanto fosse importante e, quindi, quanto tempo abbiamo dovuto dedicare ad imparare ed eseguire un’operazione che ora è del tutto inutile. Ad esempio, la mancanza di perfetta taratura out-of-the-box dei TC su certe lenti è la causa principale della loro cattiva reputazione. Infatti, nonostante il tempo trascorso, ricordo perfettamente quanto sudai per tarare la D4 sul 500/4G con il TC14II, una combinazione notoriamente critica. Era attrezzatura professionale ed una lente fissa, chi ha provato a tarare zoom più “amatoriali” saprà di sicuro di cosa parlo. La copertura autofocus del campo inquadrato è completa, cosa che consente di abbandonare del tutto la necessità di focheggiare e ricomporre indipendentemente da quanto sia decentrato il punto su cui si vuole mettere a fuoco o quanto perifericamente si muova questo punto. Purtroppo, le nostre Z rispetto alle più recenti realizzazioni della migliore concorrenza hanno ancora due punti deboli nel caso di fotografia wildlife. • Il riconoscimento di viso ed occhio, che è stato assolutamente un game changer nella fotografia di persone ma non è ancora adeguatamente implementato per la fotografia di animali. • Il tracking dinamico e l’autofocus continuo non sono sufficienti a garantire il risultato nella fotografia d’azione, e sono piuttosto lontani dall’affidabilità delle migliori reflex. D500 su 500/4E 1/2000 f5.6 ISO 400 Per cui, al momento, per immagini come queste resta più sicuro usare una reflex serie 5. Comune a tutte le ML, non solo quelle di Nikon, c’è poi una certa tendenza a preferire lo sfondo rispetto al soggetto, in particolare se questo è più contrastato e luminoso, cosa comune ad esempio fotografando ungulati. È per questi limiti che l’autofocus non è ancora in cima alla lista dei motivi per cui, oggi, le ML sono preferibili alle DSRL nella fotografia wildlife. Ma è solo questione di tempo, lo vedremo più avanti. Schermo orientabile. Il punto di ripresa cambia drasticamente la prospettiva e la resa estetica ed artistica delle nostre immagini e lo schermo orientabile consente di posizionare la macchina in posizioni che sarebbero impensabili dovendo comporre guardando il mirino. Certo, per le macchine prive di questa caratteristica ci sono dei palliativi, come il mirino angolare. Ma io l’ho usato ed è solo un costoso ed arcaico periscopio. Lo schermo orientabile, invece, insieme alla possibilità di lavorare estensivamente a mano libera è di una notevole comodità sulle attuali Z e, per questo, sono assolutamente contento che la nuova Z9, prima professionale, lo abbia. La Z9, l’elefante nella stanza. Siamo alla Z9, l’elefante nella stanza. O almeno quello che Nikonland vorrebbe che fosse ed è convinta che sarà, per quanto catturerà l’attenzione di ogni fotografo che usi Nikon e dell’intero mercato. Il motivo è semplice, in Nikonland ci aspettiamo che superi tutti i punti deboli delle attuali Z. Niente di meno. Riteniamo che lo farà grazie ad una componentistica e costruzione da ammiraglia, spesso ci si dimentica che Z6 e Z7 non lo sono, ed agli anni di esperienza nel SW che le attuali Z hanno consentito. Ma soprattutto al nuovo sensore che, per effetto della sua tecnologia e velocità di lettura, porterà la Z9 prima e poi le future Z a superare, a tutto tondo ed anche nelle situazioni più dinamiche e sfidanti, le più veloci reflex mai prodotte. Massimo per Nikonland (C) 16/10/2021 - il nostro quindicennale
  11. Ho la Zfc dal 4 Agosto di quest'anno, abbastanza da farmene un'opinione. Così ho pensato di intervistare me stesso su questa "macchinetta". Eccola qui. Perchè l'hai comprata? L'acquisto è in parte razionale ed in parte sentimentale: Stavo già pensando se procurarmi una Z 50 che mi facesse soprattutto, ma non solo, da "moltiplicatore" per il 300mm (+ TC14) per la fotografia ravvicinata, recuperando così quel suo valore di quasi macro che era andato perso con la Z6,e anche in macro il formato Dx è di aiuto. Quando è stata annunciata la Z fc, il suo look astutamente retrò, ai miei occhi riuscito molto meglio di quello della Franken-Nikon Df, mi ha attratto come ha attratto tanti altri. Così la parte emotiva ha spinto dalla parte della Z fc. Abbastanza forte da farmela comprare. Per cosa la usi? Per tante cose: per la fotografia ravvicinata, macro, come ho detto sopra, con lei spesso posso evitare di montare troppi accrocchi, mi basta il guadagno di 1,5x dato dal fattore di crop del formato Dx, che mantiene 20 megapixel come nella D500. Se serve, aggiungo una buona lente addizionale. Quasi macro: Nikon Z Fc e 24-200mm Z , a 200mm con lente addizionale. Per lo street: piccola, discreta, leggerissima, con il suo 16-50 collassabile è un divertimento portarsela in giro, fa addirittura venire voglia di fotografare. Senza contare che posso andare in giro con una coppia di obiettivi (16-50 e 24-200) arrivando da 24 a 300mm. Il formato Dx sul 24-200 ne migliora la resa ai bordi (o meglio, li taglia proprio fuori). La trovi comoda come ergonomia? Diciamo che non la trovo scomoda. Non ha l'ergonomia di una fotocamera moderna, da questo punto di vista la Z50 è indubbiamente meglio, ma come ha detto qualcuno, la bellezza richiede qualche sacrificio! Scherzi a parte, nonostante abbia le mani grandi, non mi trovo poi male (più o meno come quando avevo la Nikon FG!). C'è da dire che io non faccio lunghe sessioni fotografiche con la fotocamera sempre in mano, quindi le mie considerazioni sono relative a come la uso io. In macro il maggior peso lo regge la sinistra che tiene l'obiettivo, nello street, nei momenti di "riposo" la tengo al collo con la cinghia e montato c'è il 16-50. Non senti il bisogno del grip? Penso che senza dubbio, un grip migliorerebbe sensibilmente l'ergonomia e per alcuni può addirittura essere essenziale, ma a mio personale parere ne risulta alterata l'estetica. Dato che questa fotocamera l'ho comprata al posto della Z 50 anche -se non soprattutto- per il suo look, cambiarlo non mi va. Naturalmente è una considerazione molto soggettiva. Dovessi tenerla sempre in mano, probabilmente prenderei il grip ... o forse avrei preso una Z50! Vorrei comunque prendermi una base per proteggere il fondello di plastica. Pensavo alla half-case in pelle (?) della Smallrig. Un po' leziosa forse, ma ci sta. La half case non ha l'attacco Arca Swiss incorporato, lo so, ma la cosa mi interessa relativamente. Al 300mm ho sostituito il collare originale con uno cinese ben fatto con l'attacco Arca nel piede e sul cavalletto ci metto quello. Gli altri montati sulla Z Fc si possono anche usare a mano libera, al limite, servisse proprio, posso sempre avvitare una piastra. Dal sito Smallrig Come comandi e in generale interfaccia utente? Uno dei motivi per cui continuo ad usare Nikon è che non devo nemmeno prendere in mano le istruzioni, anche con fotocamere nuove, se non in casi rarissimi, sarà anche perchè uso Nikon da trentacinque anni, ma per me interfacciarmi con una fotocamera Nikon è quasi istintivo. La qualità di immagine ti soddisfa? Assolutamente sì, per essere una fotocamera Dx è sorprendentemente buona. Non ho fatto confronti diretti, ma come impressione sono concorde con chi dice che in questo è persino superiore alla sua "antenata" (benchè molto diversa) D500. File puliti ed incisi anche ad alti iso, lavorabilissimi. Sotto un crop 100%: C'è qualcosa che non ti piace? Il display articolato di lato, apprezzo molto che si possa ribaltare, così da proteggere il display stesso, creando un dorso molto stylish, ma lo trovo scomodo da usare. Avrei preferito una soluzione a ponte levatoio, comoda per scattare ad "altezza pancia". L'hai presa con il 16-50mm, cosa ne pensi di questo kit-zoom? Come altre realizzazioni "economiche" per Z sono delle piacevoli sorprese per quanto riguarda il rapporto qualità prezzo. Il vero problema è l'apertura massima, un po' troppo chiusa. Il 16-50 nello street A volte, un paesaggio. Appena possibile aggiungerò un fisso più luminoso, il 40mm o il 50mm MC, più facilmente quest'ultimo, non è troppo grosso, la focale equivalente da 75mm mi è congeniale e l'opzione macro è sempre comoda, senza contare che la qualità generale è eccellente. E con gli altri obiettivi come si comporta? Del 24-200mm ho già detto, li trovo fatti uno per l'altra, il 24-200mm a 24mm Il 24-200mm a 200mm, con lente addizionale! l'altro obiettivo con cui la uso molto è il 300mm f4 Pf, occasionalmente moltiplicato con il TC 14 EIII, Va bene, anzi molto bene. Con il 300mm f4 Pf, senza moltiplicatore Per gioco ci ho montato anche il SIGMA 150-600mm Contemporary, su cavalletto ovviamente, non ho trovato particolari problemi, e la qualità delle immagini è molto buona, come nelle due foto sotto, ma nel complesso non è una combinazione proponibile seriamente troppo squilibrio. Per queste cose, meglio la Z6, che ho tenuto. Ho usato anche un SIGMA 12-24 (non Art) per delle foto di street quando avevo bisogno di un grandangolo spinto. Il problema è che non amo l'FTZ, anche se poverino non mi ha fatto nulla di male, non vedo l'ora che esca qualcosa di nativo ed abbordabile che mi permetta di abbandonare gli obiettivi F definitivamente. Un'ultima domanda, pensi di usarla con obiettivi "vintage" o comunque manual focus? No, di obiettivi Ai-AiS non ne ho più e di sicuro non ne comprerò più. Ho provato a montarci qualcosa per pura curiosità, ma a parte il focheggiare a mano, nella maggior parte dei casi con gli obiettivi da me provati le immagini non rendevano giustizia al sensore. Non escludo però che con altri obiettivi d'epoca la resa possa essere superiore. Un tentativo con il Micro-nikkor 55mm f3.5. Resa onesta, accettabile. A questo proposito, non penso che comprerò i vari TT Artisan e simili a messa a fuoco manuale, indipendentemente dalla loro qualità e bellezza estetica, perchè la messa a fuoco manuale non fa più per me. Non sono mai stato collezionista di niente quindi se non li posso usare non mi interessano. La Z fc è bella e fotografa più che bene, almeno per l'uso che ne faccio (chiaro, non è una Z9, ma nemmeno pretende di esserlo!), per questo è con me. Silvio Renesto
  12. Ahhh, i vecchi tempi... In mezzo la rivelazione di Nikon per la sua estate all'insegna della Zfc in un revival degli anni 70-80 di somiglianze, assonanze, amarcord (per chi c'era) Ma anche per chi non c'era, ai tempi delle fotocamere della serie FM cui la Zfc si richiama, la ghiera del nuovo 28/2,8SE insieme all'estetica tutta del gruppo di famiglia, comunica sicurezza, grip, voglia di utilizzare quella ghiera. Una delle mie critiche al sistema Zfc è sicuramente l'eccessivo utilizzo di plastiche poco nobili, ed anche questo 28mm non ne è immune: all plastic made! E' un peccato, perchè si è persa un'occasione, sacrificando qualche etto di peso, a realizzare una realistica copia delle ottiche e delle fotocamere cui questo sistema si rifà. La seconda critica, ancora più accesa, è alla scelta di Nikon di questa focale da sacrificare sul formato APS-C della Zfc !!! Perchè...???? L'angolo di campo del 28mm è quello più disastrato, a mio vedere, dal fattore di conversione 1,5x: molto più interessante sarebbe stata una copia SE del 40mm f/2 di imminente uscita sul mercato. Credo Nikon abbia perso una ottima occasione, a meno che non voglia succesivamente realizzare una versione SE del 40mm o di altri compatti di futura progettazione. Le qualità indiscutibili (in rapporto a costruzione e prezzo) del 28SE sono state già da qualche settimana evidenziate in questo mio articolo ... Ma dopo questo sproloquio, ci manca ancora di sapere come si comporti questo Z Nikkor 28/2,8 SE in full format: ecco che ho recuperato una bella Nikon Z7, la prima delle mirrorless Z uscita nel 2018, col suo mega sensore da 45,7 Mpx, che fino ad ora non ha avuto 28mm fissi da utilizzare, solo zoom al cui interno questa focale di ripresa leggermente grandangolare, tanto amata da architetti e geometri/ingegneri, per i rapporti molto lineari tra larghezza e profondità del suo angolo di campo da 75,3*. Insomma: eccovi il primo fisso 28mm Z sul catalogo mirrorless Nikon. Vecchi tempi, antichi templi: Agrigento, Valle dei Templi, Tempio della Concordia ...direi un buon soggetto per vedere come si comporti questo grandangolare al pieno delle sue potenzialità... f/4 sappiamo come una delle caratteristiche di questo 28SE sia la buona nitidezza alla minima distanza di maf (19cm), eccolo all'opera a due diaframmi intermedi di lavoro, per vedere come funzioni in profondità di campo, l'altra delle caratteristiche proprie di focali di questo genere... (maf sugli steli in primo piano) f/16 la ripresa di questo fossile chiarisce come possa diventare interessante alla brevi distanze questo 28mm SE. Mi avvicino: un angelo caduto come gli Aiaci Telamoni (che sono più avanti) mi offre la possibilità di continuare a valutare la pdc (flash di rischiaramento in pp) f/11 f/5,6 f/8 guardando la differenza tra primissimo piano e sfondo, a tutti e tre i diaframmi, per quanto molto diversi tra loro, non mi pare di notare molte differenze... la nitidezza dello sfondo è sempre molto simile... Anche mettendo a fuoco l'ulivo vicinissimo...con un diaframma medioaperto, come f/5,6...non otteniamo molto più stacco di prima dallo sfondo f/5,6 La Maestà di questo colosso dell'antichità (440 aC) chiamato Tempio della Concordia (degli agrigentini il sottinteso) dal I sec. dC si ammira tutta nelle viste frontali e di traverso f/11 sia anteriori sia posteriori, dove il 28SE si comporta molto bene in termini di distorsione prospettica (nonostante il pessimo punto di ripresa) e nitidezza anche ai bordi immagine, come si nota dai crop dell'immagine precedente, uno vicino al piano di maf l'altro assolutamente fuori dal piano di maf Un risultato davvero encomiabile per un plasticotto da duecento euro e poco più, in questo senso. L'uniformità di esposizione a diaframmi crescenti, evidenzia invece una manifesta vignettatura a f/2,8 che,curiosamente, ritorna in misura meno accentuata al diaframma di massima chiusura, f/16, come si vede anche nel trittico seguente la suggestione delle riprese di questo Tempio agrigentino (uno dei meglio conservati dell'antichità) viene ben evidenziata col 28SE sia per rapporto dimensionale delle colonne, rispetto la distanza di ripresa, sia nel concentrare l'attenzione sugli aspetti più scenografici come le luci che filtrano tra il tufo delle cave vicine cromia e saturazione non sono aggressive, come con altri obiettivi più "modernisti" della serie Z, specie gli zoom di prezzo basso In buona sostanza, ritengo molto curiosa la mancanza di incremento di pdc, diaframmando: sembra che Nikon abbia progettato lo schema ottico di questo obiettivo proprio come trattandosi di uno standard (al quale assomiglia per quel comportamento) ed invece di calcolare matematicamente il fattore DX a ritroso, relizzando quindi un 33mm, abbia voluto utilizzare una focale classica, come quella dei 28mm (la triade delle FM era il 28, il 50 ed il 135mm) per ricreare la suggestione che la Nikon Zfc vuole realizzare, riuscendoci pienamente. Tirando le somme, ecco il mio pensiero su aspetti di forza e di debolezza di questo semplice obiettivo, una volta utilizzato su un sensore full frame, esigente come quello Z7: cosa mi piace: resa cromatica ben gestibile leggerezza costruttiva correzione della distorsione nitidezza prezzo cosa non mi piace costruzione in plastica pdc impersonale leggera vignettatura Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021 ...bei tempLi...
  13. Gigi ha dato il benvenuto a sua sorella Bella in occasione di una kermesse che si è tenuta a Cernobbio questa mattina. Gigi era in compagnia del fidanzato 28/2.8 mentre Bella, che ha perso le tracce del suo compagno 40/2, per lavoro ad Eindhoven, ed atteso in Italia per metà mese, si è fatta accompagnare dall'ex fidanzato della loro cugina Joann. Joann, ex modella curvy con il nome d'arte Z50, oggi é un'ottima fotografa in coppia con il suo nuovo boyfriend 50/2.8, detto MC (due lettere che stanno per [vero] MaCho). I due hanno curato la parte fotografica di questo servizio. Non è mancata mamma Yolanda con il suo terzo marito. le due sorelle con i rispettivi accompagnatori, Bella a sinistra, Gigi a destra. Entrambe indossano un miniabito della firma cinese SmallRig, il modello 3480, estremamente elegante ma comodo e pratico per tutti i giorni. l'acconciatura è la stessa ma Gigi porta un fermaglio sul contatto caldo. Ha pensato sia meglio perchè piove. le due sorelle sono molto affiatate ed abituate a lavorare insieme, anche se i fotografi le confondono tra loro, Joann sa come riprenderle al meglio. E a smorzare l'esibizionismo un pò incontenibile di Gigi che vorrebbe sempre essere in primo piano o, almeno, in copertina da sola le due ragazze figurano bene in testa e spalle e qui mostrano lo "spacchetto", novità esclusiva Nikon per l'estate 2021 ma già diventato un must per tutto il mondo della moda. qui confrontano i loro due accompagnatori Gigi presenta il suo stacco coscia cui Bella risponde con uno stacco coscia simmetrico Quindi un pò di foto in un set industriale e uno elegante con Gigi da sola le due sorelle hanno provato un pò di invidia per Janine che ha avuto ben 12 Stradivari tutti per lei ed hanno voluto improvvisare qualche cosa con la viola. Ma la musica non è il loro talento migliore, probabilmente ... perché rendono al meglio tra cachemire e sete preziose Ma come dicevo, alla kermesse c'era anche mamma Yolanda, splendida quarantenne che ancora attira tutti gli sguardi e le tre "ragazze" hanno improvvisato per gli obiettivi dei fotografi Bella, Yolanda e Gigi. Yolanda è accompagnata da un attempato compagno, splendido da sfoggiare nelle occasioni alla moda (ma quando c'è bisogno di prestanza e vigore preferisce scappare con giovani della metà dei suoi anni : Yolanda sarà mamma ma è ancora molto esigente !). presenza delle tre acconciature e naturalmente non si fanno problemi ad osare un lato B che non si presta ad alcuna critica E pensare che la bella ... Bella è arrivata a casa in quella brutta scatola per scarpe grigia ma guardatela adesso ! Gigi, esuberante come è, a fine servizio non ha perso l'occasione per fare uno scatto a sua cugina Joann che si è dimostrata anche in questa occasione una grande fotografa con il suo compagno MaCho. Bene, fine delle parate. Peccato che nonna-F sia in vacanza a Dubai con un ragazzo cinese f/0.95 che ha conosciuto ad Hong Kong e non sia potuta venire. Papà 28Ais è impegnato al G20 nelle trattative per la riduzione della CO2 dei paesi emergenti e non poteva staccare, altrimenti avremmo avuto un gruppo di famiglia ancora più numeroso. Nei credits ovviamente tutti i ringraziamenti dovuti a Nikon che ci ha regalato ancora una volta creature all'altezza della sua tradizione di design che segnerà la storia in questa estate del 2021, a Nital che ce le ha fornite come promesso e a tutti i numerosi tecnici ed artisti che hanno contribuito alla riuscita del set. E a tutti voi, anche i miei ringraziamenti per la pazienza, sperando di avervi almeno suscitato un paio di sorrisi.
  14. Ecco finalmente quello che nelle intenzioni di Nikon e nelle aspettative (devo dire soddisfatte) degli utenti, veniva classificato nelle conversazioni da forum come "pancake" ossia appartenente a quella stirpe di obiettivi che nascono minuscoli di dimensioni, in profondità sopratutto, per rendere la fotocamera cui abbinarli, quanto più maneggevole e tascabile possibile. Nella realtà dei fatti, il Nikon Z Nikkor 28mm f/2,8 SE (dove SE non sta per Serie E come i vecchi suoi antenati della fine anni '70) è un grandangolare "compatto" da 7,2x4,3cm e, sopratutto, 155 grammi di peso, che se non ne fanno il Nikkor più sottile e piccolo della storia, credo che invece per il peso sia realmente un record. 9 lenti in 8 gruppi e due elementi asferici: Aria di famiglia con i suoi antenati Ai ed Ai-S, ossia gli obiettivi Nikkor del periodo 1977-1985, ante periodo AF successivo: in fondo un brevissimo periodo di produzione in termini di tempo (prima del '77 l'estetica dei nonAi era differente, così come per i successivi AF), caratterizzato da questa estetica "diamond ridged" delle ghiere di messa a fuoco e del diaframma, probabilmente la più funzionale di tutti i tempi, in termini di presa, in un periodo nel quale mettere a fuoco con precisione era buona parte del lavoro, oltre quello della composizione. Eccolo quindi in buona compagnia, insieme ai suoi nonni e trisavoli di quel periodo, delle focali più disparate e, per me, rappresentative. Aria di famiglia, che è ciò che Nikon ha voluto alimentare con questo obiettivo dedicato alla Z fc, per buona pace di chi si scomoda a parlare di imitazioni con i modelli di quel passato: in realtà Nikon non ha mai copiato nella sua Storia, ma sempre e solamente innovato, sempre nel solco della sua tradizione, secondo il principio più volte riportato nei miei scritti, del ossia del miglioramento continuo nella vita personale, privata, sociale, professionale, nel segno della continuità col proprio passato... Spiegatelo a chi, dentro Nikon stessa di oggi, continua a cercare somiglianze tra la Zfc con questo 28/2,8 e le vecchie FM-FE con le loro successive migliorie. Solo aria di famiglia, quindi, per questo bell'esercizio tecnologico, che cambia la veste di una Nikon Z50 non abbastanza amata, con la veste simile a quella dei parenti "amarcord" della famiglia Nikon. Ma la somiglianza che suscita questa nuova mirrorless con questo obiettivo, si ferma qui: tutto il resto è modernità e dinamismo digitale. 150 grammi di peso, si possono ottenere solo abbondando in plastica, molto più che in qualsiasi altra realizzazione Nikon, davanti dietro ed in mezzo, lasciando solo l'idea del metallo alla zigrinatura di presa per il montaggio dell'ottica sulle fotocamere Z, che biancheggia al centro del barilotto, ma è...in plastica anch'essa. Ovviamente munito unicamente di ghiera di messa a fuoco manuale, trasformabile via menù (sezione f2) in ghiera di variazione del diaframma ....(per ora non funziona la possibilità di variare la compensazione dell'esposizione, pure disponibile in impostazione f2, problema che forse verrà risolto da un futuro aggiornamento fw). Oggi il peso di un 28/2,8 non scende mai sotto i 200 grammi (il vecchio e molto più piccolo AFD ne pesava 205), il "plasticone" AFS f/1,8G (lungo però il doppio) ne pesa 330. Solo il mini 16-50DX (lui davvero pancake) pesa meno di questo 28mm, ma perlappunto è un obiettivo DX e non un FX come questo Nikon SE che alla fine della fiera...ha solo un lontano parente proprio nel bruttissimo e altrettanto plasticoso 28/2,8 Serie E del 1979 che pesava esattamente uguale! In effetti quindi, più che pancake un obiettivo compatto (proprio come sarà anche il prossimo 40/2) come si può ben vedere a confronto con veri campioni per dimensioni della famiglia AiS di quarant'anni fa: qui a confronto con un 50/1,8 (lui si pancake) ed un ben più luminoso, 24mm f/2 Dove questo 28mm vintage non vede concorrenti di nessuna epoca e marca è invece per una caratteristica ben serigrafata sul barilotto, vale a dire una distanza minima di messa a fuoco di soli 19cm, autentico primato questo, scorrendo le caratteristiche tecniche degli altri wide di questa stessa focale E proprio per questa caratteristica ho fatto i primi scatti con questa ottica, restando a minima distanza di messa a fuoco dal soggetto, a tutta apertura e poi a tutta chiusura (f/16) cercando di avvicinare i due soggetti ritratti per ottenere una pdc utile a tenerli entrambi nitidi... Si ragazzi, qua però stiamo parlando di un leggero wide come un 28mm con le ali tarpate dal formato DX della fotocamera di destinazione !!! Nikon, non sarebbe stato più coerente di far uscire per primo il 40mm f/2 stessa serie, per ottenere un 60mm-eq sulla bella Ztc invece di questi detestabile nè carne nè pesce 42mm-eq, ciò che appunto un 28mm produce sul formato dx? Dobbiamo fare di necessità virtù e quindi, le caratteristiche globali di questo obiettivo, saranno poi meglio messe alla prova su una Z FX, per vedere come questo economico obiettivo renda ai bordi immagine, qui asportati dal sensore piccolo della Ztc. La cosa strana è che i piedi, guidati dal cervello, mi fanno posizionare da dove scatterei la foto con un vero angolo di campo da 74°, come se la fotocamera fosse FX: invariabilmente devo quindi retrocedere...ed anche di tanto, per ritrovare il soggetto tutto intero in inquadratura. Il risultato che ne deriva è purtroppo una ben visibile curvatura del campo inquadrato: quella di un 28mm appunto, senza gli estremi, nello spazio di un 40-45mm che per sua geometria, sarebbe di certo molto più plano. Pazienza: stiamo solamente valutando qui di seguito, la resa cromatica, il contrasto e la tenuta ai riflessi di questo obiettivo, che mi pare comportarsi bene in tutti i sensi. Ovviamente la stessa inquadratura, ma in verticale,contribuisce ad evidenziare la curvatura del wide che, per quanto leggera, non ci aspetteremmo in una focale equivalente standard. cosa che ci agevola invece con i soggetti che della curvilineità si...nutrono Questo scatto, sovraesposto audacemente per evidenziare forme e disegni, non perde brio nei colori che restano ben saturi anche in condizioni di luminosità precarie, in ombra totale, a dimostrazione dell'ottima qualità dell'abbinamento lente/sensore. Ancora in ombra e ciononostante carico di informazioni, tanto quanto in luce diretta a mio giudizio una resa un pò pastellata ma proprio per questo piacevole, non per forza carica di saturazione e contrasto, pur con una sorgente luminosa così...decisa. La texture è proprio quella che ci si augura in un obiettivo da architetture come un 28mm (in FX), sia in luce sia in ombra chiusa la profondità di campo, anche a diaframmi medi, come f/8, non mi pare poi enorme, nonostante peraltro il formato inferiore che dovrebbe agevolare anche qui di 1,5x e chiudendo ad f/11 ne abbiamo la riprova grazie a Giacomo Leopardi il cui sfondo, a quel diaframma ed in formato dx, ci saremmo di certo aspettati un pò più nitido Alla fine, neppure troppo distante dalla stessa valutazione, condotta però a tutta apertura: il cui crop rivela una progressione non dissimile alla precedente, pur considerando l'enorme variazione di apertura Bellissima la resa dei bianchi estremi sotto la luce diretta... variabile...variando cellula esposimetrica, come è possibile fare sempre, ma ogni tanto ...in molti se lo dimenticano... anche nelle ombre miste a luci... e, come sempre nelle mie prove su strada, ombra rischiarata da lampi talmente brevi da lavorare il più delle volte in diurna in HSS , con risultati molto differenti nelle resa globale, sempre molto accettabili, a mio modesto avviso. Un obiettivo leggero ed economico, facile da usare, specie potendosi avvicinare tantissimo al soggetto, dotato di caratteristiche cromatiche in linea con la qualità delle ottiche del sistema Z, ossia molto più alte del precedente standard, espressivo in termine di elevati contrasti luminosi, senza perdere nè nelle luci, tantomeno nelle ombre pur forzando appositamente l'esposizione. Capace di molto più che questo, che scopriremo mettendogli dietro il sensore che si merita, in altro test, lasciando in questo immutata l'aria di famiglia delle vecchie foto seppiate, che Nikon ha voluto infondere a questo ensamble di Nikon Z fc con Z Nikkor 28/2,8 SE Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  15. Habemus Macro ! (ph. Maratta) E non perchè non ci bastassero le lenti addizionali su fissi e zoom, come abbiamo fatto da anni in qua, specificamente su Z (grazie alla alta qualità intrinseca di quasi tutte le lenti presentate in questi tre anni), visto che noi (plurale maiestatis) facciamo più close-up potograpy che macro o micro vere e proprie, per limiti intrinseci e personali: ma perchè era davvero impensabile che l'ultimo obiettivo specifico, marchiato Nikon, fosse un mamozzone di quindici anni fa, evoluzione di un progetto originariamente datato 1990... (ph. Renesto) con gli immaginabili limiti dovuti alla sperimentazione del tempo (2006) relativa ai sensori ante D3... Negli articoli pubblicati su Nikonland, specialmente quello a firma di Silvio Renesto, trovate ogni specificazione tecnica, in rapporto all'obiettivo appena presentato e che sta spopolando in tutti i negozi e vetrine di e-commerce, già solo col passaparola, vedendo la qualità degli scatti pubblicati, di gran lunga superiori alle aspettative e per giunta in assenza, (ancora per poco) di una mirrorless di riferimento, con la Z di Nikon, per riuscire a sfruttare il livello ancora ignoto delle migliori ottiche Nikkor S, fin qui presentate. Quindi il taglio di questo mio articolo, certamente più rivolto ad un utilizzo meno competente di chi ha già scritto, vuole rimarcare ulteriormente le potenzialità di questo macro, anche nelle..."mani sbagliate", quali possono essere le mie, invece di quelle degli scienziati che potranno estrarre da questo succo elementi di gran lunga più ...sostanziosi dei miei. Gli scatti, eseguiti con la Z6ii prima di venderla, sono dei miei soliti soggetti campagnoli, che illustro anche e con equivalente soddisfazione nell'articolo che riguarda il fratellino piccolo, quel MC50/2,8 che sta facendo breccia anche lui per la sua compattezza e leggerezza, unite anche in questo caso, alla qualità generale ottica La prima sensazione di piacevolezza di questo MC 105/2,8 è, secondo me, conferita dalla marcata sensazione di tridimensionalità, nella combinazione tra soggetto focheggiato ed il resto dell'inquadratura anche gli elementi eventualmente di disturbo nell'inquadratura, vengono resi in una maniera così elegante ed attenuata, da divenire soggetto a loro volta perfino in una foto apparentemente senza soggetto, gli oggetti prendono predominio nell'immagine, grazie a questo Nikkor MC 105/2,8 la dove non si arrivi addirittura a scambiare di importanza soggetti e strutture... specie nei pressi di tutta apertura, se prive di elementi forti di...interpretazione Non sono mai riuscito a trovare spiacevole, nervoso, lo sfuocato, anche nelle sue condizioni peggiori, dove cioè sia già identificabile senza ancora la giusta definizione Isolando poi in inquadratura il soggetto, basta il contrasto cromatico a fare il resto definizione eccellente sia in luce sia in controluce come si vede da questo crop della precedente immagine i punti di luce fuori fuoco determinano riflessi vagamente poligonali, nonostante il diaframma a nove lamelle, ma comunque tenui e composti, senza la benchè minima traccia di flares o ghosts, che nell'era moderna sembrano brutti ricordi, apprezzati solo dai vlogger come effetto ...speciale il controluce pieno e diretto, anche non assistito da luci di schiarita è entusiasmante Figuriamoci scegliendo il soggetto adatto per cromie e trasparenza, in favore di luce ancora, sulla differenza di resa a diaframma medio aperto: qui f/5,6 oppure chiuso, ad f/16 Chiaramente incrementando progressivamente anche nitidezza e contrasto... qualità che farà scegliere il diaframma più adatto alla resa del soggetto ritratto Tra le caratteristiche salienti dell'obiettivo, molto apprezzato dai possessori, è sicuramente il peso limitato a soli 630 grammi (cento in meno del precedente F) che, unitamente alle dimensioni, ergonomicamente ideali, le due ghiere, una delle quali ampiamente personalizzabile, il pulsante funzione ulteriore ed il display fornito anche di scala del rapporto di riproduzione, ne fanno un attrezzo da lavoro di grande maneggevolezza e facilità d'uso (handling), qualità che consente a tutti di avvicinarvisi. Il tutto insieme ad un prezzo d'attacco (sotto i 1200 euro) davvero azzeccato, ne farà un successo di vendite a patto di produrne i quantitativi richiesti (cosa che è il cruccio di tutti i produttori ai nostri giorni) Ugualmente, nell'appassionante ricerca dello scatto più interessante agli insetti che sono i più interessati vicini dei fiori che ho ritratto, questo obiettivo si manifesta con una resa adatta ad ogni esigenza di ripresa, dagli sfondi più uniformi a quelli più definiti (insieme al soggetto, ovviamente) e la sua maneggevolezza invita alla sfida in velocità e prontezza di azione dell'AF tanto quanto nell'avvicinamento fino ai 29cm dal sensore della minima distanza di maf (nessuna pretesa rispetto i capolavori ammirati negli articoli prima ricordati) f/4 f/13 allo stesso diaframma, con differente sfondo, ovviamente cambia tutto: idem...aumentando la distanza fino a servire da puro e semplice strumento da ripresa, invece che da...test, aiutando a scoprire...insperate scenette...! Manifestando una resa eccellente anche nei crop immagine di queste ultime quattro foto, dove siamo arrivati, nella penultima, quasi ad un 2x Finito il periodo di prova e ceduta la Z6ii, ho reso l'obiettivo che in mani più capaci delle mie sarà capace di produrre immagini ben più spettacolose. Mi è rimasta una interiore soddisfazione della capacità di rinascita Nikon nell'ambito che la aveva più caratterizzata alle sue origini: la produzione di ottiche al di sopra di ogni immaginazione, senza dovere eccedere, cadendo nel più facile (a ben pensarci) NO COMPROMISE Qui, invece il compromesso è stato fatto, contenendo il prezzo ad un livello al quale tutti gli interessati non avranno più scuse per cambiare sistema. Nikon Z, of course ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  16. Un microcosmo: ricordate la pozzanghera di Z la formica...? Bene, questa è una storia di un'altra formica, Zfc vista attraverso l'occhio del suo MC 50/2,8 in un ambito non più grande di un metro cubo: una gebbia, un albero di fico che vi si specchia ed il loro mondo attorno. Basta solo sedersi e....osservare. Partanna (TP), Cassaro 28 agosto 2021 Mi avete visto spesso alle prese con gli stessi soggetti, più o meno nello stesso posto, la gebbia del mio vigneto, una vasca larga un metro quadro, in mezzo alla campagna, popolata dai suoi protagonisti. Eccoli, alcuni di essi, in queste foto: a voi attribuir loro un nome. Tra una settimana, molti di loro saranno altri, o altrove: questo è il senso della Natura (della quale anche noi siamo parte) io, finchè potrò, non cambio il luogo: è tutto il resto che ruota intorno. Nikkor MC 50/2,8 su Nikon Ftc e, in alcune foto, un lampo di luce di schiarita, fornito da un Godox AD100 col suo trigger. Qualcuna è leggermente croppata in postproduzione. Questo obiettivo macro della linea di lenti Nikon Z, appena presentato, il Nikkor MC 50/2,8 sarà un protagonista delle immagini a venire, non soltanto mie, a causa della sua facilità estrema nell'utilizzo, delle sue qualità indiscutibili di nitidezza e contrasto, tali da farlo stare in catalogo anche senza una S (tipica degli obiettivi Z di maggior pregio), degno di ogni Nikon Z sulle quali verrà utilizzato. Provate e tornate a raccontare... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  17. Quando ho poco tempo, ma tanta voglia di fare un giretto fotografico, Trezzo sull'Adda è fra le mie mete preferite; è ragionevolmente vicino a me che sto al confine nordest di Milano, e anche se non offre occasioni strepitose, di solito c'è di che passare un paio d'ore divertenti, fotograficamente parlando. Arrivati a Trezzo, si seguono le indicazioni per il fiume Adda, una strada tortuosa porta all'alveo del fiume, poco prima c'è un ampio parcheggio dove io lascio l'auto e faccio l'ultimo tratto a piedi sono, meno di cento metri (per i pigri, si può arrivare in macchina fino alle rive, ma si fa più fatica a parcheggiare e si sollevano tonnellate di polvere). la discesa termina in corrispondenza di un paio di ristorantini e da lì parte la strada sterrata, che è sbarrata più in là da ambo le parti, diventando ciclopedonale. Fondamentale andarci di pomeriggio, altrimenti si è in pieno controluce. Vi si trova abbondante avifauna ( Folaghe, Gallinelle, Tuffetti, Svassi, cigni, Gabbiani, Cormorani, in inverno diverse anatre -in estate solo i Germani-, fuggevole il Martin pescatore, qualche volta ho visto degli Aironi, ma sempre troppo lontani, anni fa era frequente l'Usignolo di palude, ma dopo la "pulizia" delle rive... addio). Ai lati delle barche ormeggiate è dove ho scattato le foto successive. Nikon Z Fc con il suo 16-50mm Z Proprio il tratto di riva fra i ristorantini e gli sbarramenti è il mio sito preferito per fotografare le libellule a Trezzo. Ieri ci sono andato per qualche prova con la Nikon Z fc ed alcuni obiettivi non sempre "ortodossi" La piccola suona il trombone, e lo suona bene , ossia: Nikon Z Fc e Sigma 150-600 C, su monopiede. Messa fuoco sicura, effettivamente meglio come velocità che con la Z6, nitidezza più che soddisfacente, una "strana coppia" che funziona (ma non vedo l'ora che arrivi il 200-600 Z, non fosse che per togliere di mezzo l'FTZ): Svassi, Nella stagione buona da questa postazione a Trezzo è possibile, se si ha fortuna e l'acqua non è troppo alta, fotografare il complesso corteggiamento, che è molto bello, anche da vicino, e la costruzione del nido. Una delle tantissime Gallinelle d'Acqua. Folaga e Cormorano, molto distanti, l'aria umida vela un po', ma non ci si può lamentare. Nikon Z fc, 300mm f4 pf + Tc14. Questo kit sul formato Dx è fra i più validi per foto ravvicinata: Crocothemis erytraea (rosso) e Orthetrum cancellatum (azzurro). Crocothemis erytraea, maschio. No crop... Fiore di Oleandro con il 16-50 Z, perchè no? E' uno zoomino simpatico. Non occorre dire, ma lo dico, tutte queste foto si potevano fare anche con la Z50. La Z fc con il 24-200 l'ho provata altrove per cui ne racconterò prossimamente in un'experience, nel club fotografico.
  18. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
  19. A me i fiori piacciono vivi, nei giardini e splendidi dei loro colori, inseriti nel contesto che appartiene loro, importante per loro quanto da me rispettato. Non uso napalm per isolarli dal mondo, nemmeno sfondi colorati per renderli più protagonisti di quanto già non siano, per acqua, luce ed insetti, ai quali sono dedicati. Gli obiettivi che utilizzo, siano o meno destinati alle distanze ravvicinate, prima o poi li convinco io... Con questo MC50/2.8 arrivatomi meno di due giorni fa, ho scattato già alcune centinaia di foto che prevedo diventeranno migliaia in breve: è davvero il Re di Fiori per la sua capacità di rapporto di riproduzione, ben superiore alle comuni esigenze floreali, che non si allontanano da RR tra 1:4 ed 1:2 a seconda delle dimensioni dei soggetti ritratti, ma sopratutto per le sue doti di nitidezza, contrasto e neutralità cromatica, che lo mettono in diretta concorrenza col fratello maggiore, neonato anch'esso, che posseggo ed uso. già da questo scatto casuale, scappatomi mentre tenevo la macchina verso l'impiantito, si dovrebbe capire di cosa si stia parlando... Tutte queste foto sono frutto di una passeggiata di un'ora al meraviglioso Orto Botanico di Palermo, con la mia Nikon Z50 ed il Re di Fiori MC 50/2,8 alcune con l'ausilio del flashettino incorporato della Z50: flash, fotocamera ed obiettivo in soli sette etti di peso... non chiedetemi la classificazione Linneiana: non sono abbastanza bravo... per quanto mi basterebbe annotare le specie dai puntuali cartelli presenti questa mi fa impazzire per la concretezza della materia e della risposta cromatica t/200 f11 iso 1600 da f/8 a f/16 ma con impostazione luminosa diversa la Vasca Grande con le infinite varietà di ninfee direttamente da "Alice in wonderland"... giochi di luci ed ombre ...e diaframmi e gli ibischi di tutte le varietà e colori...? oleandro a TA a RR 1:1,4 semi... e fiori...nati da quei semi non è difficile pensare ad...altro guardando certe inquadrature d'altro canto è così che la Natura invoglia gli impollinatori a fare il loro dovere hovering su fioredicactus... un obiettivo che rispetta tutta la gamma dei colori, a partire dagli estremi del bianco e del nero... un vero... Re-di-Fiori !!! Grazie Nikon ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  20. Appena arrivati, freschi freschi di corriere ... Unboxing Nikkor Z 105mm f/2.8 S VR MC Unboxing Nikkor Z 50mm f/2.8 MC Gianni e Pinotto
  21. La fotografia di paesaggio, soprattutto se finalizzata ad ottenere immagini di elevata qualità in grado di essere stampate in grandi dimensioni, è un banco di prova estremamente severo per le lenti grandangolari. Per più di un motivo: - Occorre innanzi tutto che siano nitide, possibilmente in modo uniforme tra centro, bordi ed angoli: normalmente le composizioni più dinamiche, che sfruttano l'effetto dei grandangoli di accentuare il primo piano partono proprio da lì! - Serve che siano resistenti al flare, in quanto la luce più interessante per questo tipo di fotografia raramente arriva dalle spalle del fotografo in quanto è quella che meno scolpisce i soggetti. - Devono avere aberrazioni cromatiche molto controllate, in quanto spesso ci sono contrasti forti tra il cielo/sole e soggetti ricchi di dettaglio, come le piante. Certo, si possono "togliere con un click" nel nostro software di regolazione dei file.... ma nelle stampe grandi finiscono comunque per produrre aloni ed effetti indesiderati. - Devono avere poca distorsione, anche questa si può "togliere con un click".... ma lasciando sul campo la nitidezza, come dimostra il fratellino 14-30/4 - Devono essere filtrabili. Questo è un tema controverso, se ne è parlato molto anche qui su Nikonland all'annuncio di questa lente: per alcuni è un fatto marginale per altri addirittura dirimente per poterle utilizzare. Personalmente penso che il polarizzatore sia molto importante, spiegherò con un paio di esempi più avanti perché, e che i filtri Neutral Density siano molto utili. Mentre non uso più da tempo i filtri graduati, preferendo altre soluzioni nei rarissimi casi in cui la gamma dinamica dei moderni sensori sia inadeguata. Sul test di Max Aquila avete disponibilità di numerose immagini estremamente ben fatte di questa lente, per cui illustrerò l' articolo prevalentemente con fotografie realizzate con essa. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio vivamente: lo trovate qui. In ogni caso, la lente di cui parliamo è questa, montata su Z6II, con il paraluce portafiltri, un polarizzatore ed un ND64: Un paio di scatti per rompere il ghiaccio, è il caso di dirlo, così capiamo cosa fa questo signorino: Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/80" f11 ISO100 - A mano libera. Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/8" f8 ISO100 - A mano libera. Si, si inizia sulla neve: l'ho avuto da Max lo scorso dicembre. Ne scrivo solo ora perché non riuscivo a trovare difetti di cui parlare, ed allora ho pensato di doverci lavorare di più.... ma non c'è stato nulla da fare: non ne ho trovati. Ma andiamo con ordine. Primo punto: quanto è nitido? un sacco, è il miglior zoom grandangolare che io abbia mai provato. Con baionetta F non è mai esistito nulla che potesse produrre risultati del genere con la disinvoltura con cui lui riesce. Certo, il vecchio 14-24 AFS era una lente straordinaria per la sua epoca ma tra flare e scarsa planarità del piano di fuoco portare a casa belle foto non era semplice. Per non parlare del peso e della pena nel provare ad usarci i filtri! Con baionetta Z solo il 20/1.8S regge il confronto (e pure lo vince, nella sua specifica destinazione d'uso!). Punto. Guardate qui, questi sono alcuni scatti all'inizio di un'alba un po' livida, dello scorso 8 gennaio - praticamente dietro casa, il massimo raggiungibile all'epoca. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/40" f8 ISO100 a mano libera. I più attenti avranno notato "a mano libera". Già, con queste Z e lo scatto elettronico la necessità del treppiede è diventata sempre più rara, anche quando si sta testando la nitidezza di una lente. Questo il crop a pixel reali dell'angolo in basso a sinistra: Apritelo per vederlo non adattato. E così nitido che toglie il fiato. 14mm, f8, a mano libera. Pixel reali significa che, in dipendenza della risoluzione del vostro monitor, è probabilmente come guardare una stampa A2 con il lentino. E a 24mm? Z6II su 14-24/2.8S@24mm 1/60" f11 ISO100 a mano libera. E qui il crop, sempre a pixel reali, dell'angolino in basso a destra. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/30" f16 ISO100 a mano libera. E questo il crop, sempre pixel reali, dei rametti contro il cielo per verificare le aberrazioni cromatiche. Il file è postprodotto schiarendo abbondantemente le ombre, siamo in pieno controluce. Credo che questi siano esempi più eloquenti di qualsiasi commento io possa fare. Basta guardare, ma ricordatevi di aprire i file! Ma, in premessa, parlavo dei filtri. Cioè di questo: Che qui vedete montato sulla Z6II con basetta Meike, con il paraluce monta filtri su cui ho inserito il polarizzatore Nisi - I filtri Nisi sono stati la mia scelta per questa lente. Grande? si, grande. Ma nemmeno poi troppo. Ricordiamoci che il paraluce si avvita e svita a baionetta e che quindi occorre montarlo... solo quando serve! Nikon ne fornisce un'altro, più piccolo, per i casi in cui si fotografi in esterni senza necessità di filtri, così come, vale la pena ricordare, una piccola protezione dal sole è già presente e solidale al barilotto. In ogni caso, qui vedete il paraluce, con il suo tappo, i filtri polarizzatore e ND64, le custodie originali Nisi per i filtri (dimensione 14x14cm) ed un tappo standard da 77mm per confronto. Dico subito che all'inizio ero scettico, mi sembrava una soluzione complicata, costosa ed artificiale. Ma nell'uso sul campo mi sono ricreduto al 100%. Montare i filtri da 112mm sul paraluce è una trovata assolutamente geniale! Perchè? Innanzi tutto si ottiene un insieme che non vignetta assolutamente, nemmeno a 14mm e montandoli entrambi. Non serve sempre, ma quando serve è una manna! Z6II su 14-24/2.8@14mm 25" f16 ISO100, CPL ed ND64. Il polarizzatore è servito a togliere il riflesso dal mare e dai quarzi delle rocce, saturandone bene i colori, l'ND a togliere le ondine che la brezza produceva. Altro esempio: Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore "al minimo", senza sarebbe anche peggio (non l'ho tolto per far prima, e non avevo ancora chiara una cosa, ne parlo dopo). Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore. Z6II su 14-24/2.8S@18.5mm 1/80" f8 ISO100 - Polarizzatore. Il punto è: il polarizzatore, sui grandangoli spinti, non serve ad aumentare il contrasto tra cielo e nuvole (ambito d'uso dove anzi tende a far casino) ma a togliere i riflessi dall'acqua e da tutte le superfici molto riflettenti, come le foglie o le rocce, specie se bagnate! Ma dov'é la genialità della soluzione? beh, ci ho messo un po' a capirlo, come tutte le cose devi toccare con mano. Il fatto è che il paraluce si monta "a baionetta", quindi per mettere e togliere i filtri sul campo con il treppiede in posizione precaria non occorre più avvitare il filtro in posizioni assurde con il rischio di farlo cadere: basta togliere il paraluce, tenuto fermo dal blocco "a pulsante" comune a tutte le soluzioni "pro" di nikon e lavorarci con calma. E se non serve, perché si voleva toglierlo, si può coprire e mettere in tasca, pronto per il prossimo giro. Ed è fornito anche un normale tappo per la lente frontale. GENIALE!!! Mi spiego con un esempio, che serve ad introdurre anche un altro concetto: A che servono i grandangoli così spinti nella fotografia di paesaggio? non a fotografare una scena ampia - es. una catena di montagne - ma ad enfatizzare il primo piano. Che spesso deve essere letteralmente a pochi cm dalla lente frontale. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/4" f16 ISO100 - Polarizzatore. Come già avrete immaginato, quelli non sono enormi scogli tafonati, ma roccette alte, nel punto più rilevato, circa mezzo metro. La macchina stava sul treppiede a 30cm dall'acqua. Per avvitare o svitare il polarizzatore o aggiungere/togliere l'ND, in posizioni come quelle, occorre sia stare scomodi sia rischiare di avvitare male e fare cadere tutto in acqua. Lavorando così, da scogliere e su torrenti, ho perso per sempre più di un filtro! Ma ne abbiamo un'altra: il tappone da mettere sul paraluce. Questo. Geniale pure lui? Si. Mai fotografato sotto la pioggia o vicino ad una cascata? quanto vi siete rotti le scatole tra una fotografia e l'altra per ripulire la solita goccia dalla lente frontale? quante foto buttate perchè non vi siete accorti? o peggio, al mare controvento? Beh, basta il tappo king size, che pure lui si incastra a baionetta, ed il problema è risolto. E, ultimo aspetto, il tutto non è così grande come sembra: - 2 filtri da 112mm con la custodia, occupano uno spazio di cm 14x15x1 - Il "tappone" compreso paraluce è un cilindro di 12.5cm x 4cm di spessore. Il solo "tappone" 3cm di spessore. Ed il tutto sulla mia bilancia fa 300gr di peso. A portata di qualsiasi zaino. C'è poi un bonus ulteriore. Questo paraluce si può montare anche sul 24-70/2.8S e sul 70-200/2.8S. Insomma, con un set di filtri ci fai tutto. Ho provato e va anche sul 70-200/2.8 AFS FL, ma il montaggio non è sicuro (non blocca bene) per cui non lo consiglio. Ok, un mucchio di parole e di "crop da misuroni". Ora ci guardiamo qualche foto, se vi va. Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/800" f8 ISO100 Z6 su 14-24/2.8S@24mm 1/40" f16 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/1.6" f11 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5" f11 ISO100 Polarizzatore Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1.3" f16 ISO100 Polarizzatore. Conclusioni. Una lente di eccezionale ed inedita qualità, letteralmente il sogno del fotografo paesaggista impegnato al quale consente, con agilità e semplicità d'uso sorprendenti, di concentrarsi al 100% sulla fotografia, ottenendo sempre il massimo della qualità, sotto ogni profilo ed in ogni condizione. Questo vale, per effetto dei piccoli ingombri e pesi coinvolti, altro aspetto del tutto inedito, ovunque siano i suoi soggetti preferiti: dal mare a pochi passi dall'auto al cuore delle alpi raggiunto in ore ed ore di cammino. Parliamo di una lente che pesa 650gr, sostanzialmente ha peso ed ingombro del vecchio 16-35/4 AFS VR che questa meraviglia letteralmente distrugge sotto ogni profilo. Così come distrugge il precedente Re del mondo F, il 14-24/2.8 AFS che per peso, ingombro, uso problematico dei filtri e pure prestazioni ottiche è così lontano da essere inconfrontabile. Pregi: - Peso ed ingombro minimi, per il genere degli zoom grandangolari ma anche in assoluto considerato che pesa meno di 2 etti in più del 14-30/4S, che aveva fatto gridare al miracolo alla sua uscita. - Eccellente ergonomia, nell'uso normale e con i filtri. - Eccellenti prestazioni ottiche. - Eccellente qualità costruttiva. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti accessibili con un giro di ghiera. - Ottima luminosità: è più che adatto alla fotografia notturna. Difetti: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 27/6/2021.
  22. Su queste pagine abbiamo parlato in anteprima del Nikkor Z 24-200mm. Lo abbiamo fatto mesi prima che andasse in produzione e in distribuzione. E ne abbiamo parlato in termini che - mai ci saremmo immaginati - per un superzoom 10x sono lusinghieri. Io addirittura nei giorni appena precedenti alla chiusura per Covid, con i primi malati ricoverati a Codogno. Max per tutta l'estate successiva con tutte le Zeta disponibili. Poi ce lo siamo comprato e lo abbiamo consigliato. Con tutti i caveat insiti in un qualsiasi super-zoom ma con la novità che noi, nemmeno morti, prima con attacco F, avremmo mai comprato un super-zoom, Nikon, Canon, Sony o Tamron che sia. Passato un anno e mezzo adesso ne parlano anche gli altri. E ne parlano maledettamente bene ! Sappiamo che anticipare i tempi spesso non paga. Non paga in particolare per un sito come il nostro che non si fa e non fa pubblicità. E poi noi italiani siamo maledettamente esterofili, spesso se di una cosa ne parla - bene o male - uno "straniero", allora il messaggio passa meglio, prima, direttamente. Così è, se vi pare. Quindi facciamo dire oggi, a 15 mesi dalla nostra prima anteprima (perchè di articoli su questo zoom ne abbiamo fatti tanti, come nostro costume) le parole che non vi abbiamo detto a Spencer Cox, fotografo naturalista del Colorado che è redattore fisso del sito americano Photograpylife.com un sito per certi versi simile al nostro, con meno propensione alla partecipazione degli iscritti e più propensione alla pubblicità. L'articolo di Spencer si chiude con la preghiera, umile, certo, di acquistare l'obiettivo attraverso un link che porterà una commissione al suo sito. Noi invece dopo aver provato gratis l'obiettivo, abbiamo speso i soldi per averlo per noi Dettaglio trascurabile che non toglie nulla alla recensione che vi invito a leggere qui se vi va ma di cui sintetizzo quei due tre passaggi ... con le parole che non vi abbiamo detto. foto di Silvio"Ernesto" Renesto Spencer Cox : "Finora gli altri obiettivi della serie Z di Nikon sono stati così straordinari nella loro qualità dell'immagine che può sembrare uno spreco acquistare invece un superzoom. Molti fotografi rifiutano del tutto i superzoom e non posso dire di biasimarli. Anche in questo caso, dove il Nikon Z 24-200mm f/4-6.3 VR è il miglior superzoom che abbiamo mai testato, non ha ancora la stessa qualità ottica della maggior parte degli altri obiettivi Z di Nikon." "Gli altri obiettivi Z sono così buoni che hanno fissato uno standard irragionevole. Se confronti questo 24-200 mm con gli obiettivi con attacco F di Nikon, invece, inizia a sembrare nettamente migliore. Ciò è particolarmente vero nel confronto con la Nikon F 24-120mm f/4; l'F-mount 24-120mm è stato storicamente uno dei nostri obiettivi generici preferiti, ma sembra piuttosto scadente rispetto allo Z 24-200mm f/4-6.3." Qui noi abbiamo sempre avuto un giudizio piuttosto tranchant sul mediocre Nikon F 24-120/4. Che pure è solo un 5x, non un 8x come questo nuovo Nikkor Z. "Quando abbiamo testato l'obiettivo 24-200mm f/4-6.3 sul campo, abbiamo scoperto che era un compagno eccellente per fotocamere come la Nikon Z5 e Z6 II a causa della sua lunga gamma di zoom e del peso ridotto. Anche per gli utenti di Z7/Z7 II, il 24-200mm f/4-6.3 potrebbe essere una buona scelta. Riempie la nicchia di un teleobiettivo zoom leggero" "Personalmente lo userò come obiettivo principale per la fotografia di paesaggi d'ora in poi con la Nikon Z6 II. Considerando che comunque scatto quasi sempre a f/11 o f/16, mi sono reso conto che la mia fotografia non guadagnerà molto da obiettivi Z più pesanti e costosi, a parte forse migliori prestazioni di flare. Il 24-200mm non è perfetto, ma i suoi punti di forza e di debolezza si allineano abbastanza bene con le mie esigenze." "E anche se posso sembrare in un certo qual modo infastidito nel dover fare questa affermazione, in realtà non lo sono; questo è un ottimo obiettivo. Se hai bisogno di uno zoom leggero che copra molte lunghezze focali, è quello da battere." Spencer Cox (c) Photographylife.com Ecco, queste sono le parole che noi non vi abbiamo detto ma che condividiamo del tutto. le foto, invece, che non vi avevamo mai mostrato, non sono le nostre ma sono quelle del Professor Silvio Renesto, in arte ... "Ernesto" (un lapsus, ovviamente), fatte con la sua Z6 e il suo Nikkor Z 24-200mm. Leggendo Nikonland - limitatamente al mondo Nikon e località viciniori - spesso avrete in anteprima giudizi, consigli, prove che su altri siti di caratura anche mondiale forse avrete uno o più anni dopo. Noi non vi chiediamo di cliccare da qualche parte per farci guadagnare qualche soldino, né vi propiniamo pubblicità indesiderate. Nemmeno vi chiediamo di fidarvi del nostro giudizio e buona fede. Vi offriamo anche quelli senza interessi.
  23. Fate le vostre domande qui su questo blog (premere sull'immagine qui sopra per accedere al blog con le domande e le risposte) per qualunque quesito pratico voleste fare a chi questo oggetto lo utilizza con profitto tutti i giorni. Max vi risponderà con ... garbo e competenza
  24. Sto usando la Nikon Z6 II da quando è uscita lo scorso autunno. Purtroppo il periodo non è stato propizio per utilizzarla dove avrei voluto valutarne davvero le potenzialità - rispetto alla Nikon Z6 prima serie - in eventi sportivi sfidanti, quali il motocross o l'automobilismo. L'ho potuta usare per lo più in fotografia di ritratto e generale. Oltre che in test informali che avrete già visto in queste pagine. Il mio giudizio complessivo è molto positivo pur con qualche caveat che condividerò più avanti, se avrete la bontà di continuare a leggere questo articolo. Che come mio solito, non è un test di laboratorio ma un'esperienza d'uso quotidiana, sul serio, da parte di uno che mangia pane e Nikon da quando il Presidente degli Stati Uniti era ancora Ronnie Reagan *** Uno strumento da lavoro La Nikon Z6 II si può considerare l'equivalente sia sul piano merceologico che funzionale, della reflex Nikon D750. Non è l'ammiraglia e non ha nemmeno un corpo professionale ma esattamente come la D750 serve a qualsiasi scopo le si voglia affidare. come nel caso della sorella più costosa, Nikon Z7 II, le differenze esteriori rispetto alla precedente serie sono minime. Si limitano per lo più al marchietto II dopo al numero del modello. La produzione passata in Thailand dal Giappone. L'apertura del vano memorie più alta. Perché le differenze concrete sono all'interno. nel doppio alloggiamento per memorie (XQD/CFexpress + SD di tipo UHS-II) nella contattiera estesa per consentire al battery-grip MB-N11 progettato espressamente per Z6 II e Z7 II di operare con i comandi in verticale nell'ingresso USB-C e la relativa elettronica in grado di sfruttare le peculiarità della nuova batteria potenziata EN-EL15c (compatibile con le precedenti ma in grado di operare in ricarica mentre la macchina è attiva) nell'uso di un doppio processore rispetto al processore singolo che insieme ad un buffer maggiorato, permettono alla Z6 II di raggiungere sequenze di 200 scatti consecutivi, il che nella pratica significa poter scattare sempre in continuo altre differenze aggiunte sul piano software come le nuove modalità autofocus, i tempi di scatti allungati sino a 900 secondi. la promessa di aggiornamenti firmware già mantenuta con l'ultima versione v 1.1 che ha aggiunto il video in formato 4K60p (sebbene in modalità 1.5x) e il formato RAW proprietario di Blackmagic (mediante registratore esterno e modifica hardware in assistenza a pagamento) che speriamo verrà costantemente estesa nel prossima futuro sin qui la teoria. Se questo si possa tradurre nella pratica in operatività migliorata nella vostra quotidianità fotografica, lo lascio a voi. Per me si, ed è il motivo per cui l'ho ordinata e comprata prima di provarla. a me bastava già solo questo battery-grip, montato e mai smontato da quando mi è arrivato con dentro due batterie EN-EL15c che da quel giorno ricarico esclusivamente via USB-C (con un bel caricabatteria da 65 W). Perchè nella sostanza la Z6 II è immutata ergonomicamente rispetto alla Z6 I. E questo per me significa dolore fisico a mani, polsi e braccia, durante l'uso continuo che ne faccio con il suo compagno di merende : la Z6 II si avvantaggia enormemente (al pari della sorella Z7 II) del nuovo battery-grip Nikon MB-N11 nell'uso di ottiche impegnative sul piano fisico, specie scattando in verticale Sinceramente del secondo slot di memoria non mi è mai importato nulla. Solo sulla D5 l'ho sfruttato in ridondanza, perchè quella macchina è l'unica Nikon (con la D6) con due slot uguali XQD/CFExpress. Ma nelle Z come nella D850 lo sbilanciamento di prestazioni delle due schede di memoria non mi entusiasma. Anche se ammetto di usare solo SD le poche volte che faccio scatti singoli qui in studio per foto di poco conto in jpg "small" & "basic" a scopo di pubblicazione sul web. Ma sul campo solo ed esclusivamente le migliori CFExpress. Del resto non dico che le nuove modalità di AF non mi convincano, solo devo ammettere che mi aspetto ben altro da Nikon. Ma di questo parleremo nelle conclusioni. Mentre in linea generale, la Z6 già era molto agile, adesso lo è di più. E' piuttosto la Z7 II che adesso può lavorare insieme alla Z6, mentre la Z7 proprio non ce la faceva in termini di buffer e doveva fermarsi continuamente ansimante. Per quanto riguarda il doppio processore, i vantaggi ci sono e credo di averli mostrati qui : ma probabilmente i tecnici Nikon è solo con la versione 1.1 del firmware che stanno sfruttando di più la maggior potenza. Adesso il riconoscimento dell'occhio avviene più da lontano, col cursore piccolissimo (come l'occhietto, lontano) e con maggiore percentuale di centri. Così come la doppia potenza consente la ripresa video in modalità 4K60p mentre prima era limitata al 30p. Ecco, non avrei molto altro da dire, ribadendo, per l'appunto, che non ho potuto usare la macchina in eventi sportivi impegnativi (intendo con soggetti in moto variabile come le moto del motocross) o nel seguire uccelli in volo veloce. Con Z6 e specialmente Z7 ammetto che non sono mai stato soddisfatto. Con la Z6 II spero di poterci provare con la bella stagione se le modalità colorate ci consentiranno di uscire fuori porta. Cosa oggi che non mi è consentita ... La qualità d'immagine è identica a quella della Z6. E su questo credo che non ci sia da indagare oltre. Ne indugiare in fantasticherie sulla sensibilità dell'autofocus dove luce non ce n'è. Mi è bastato scattare in un salone in penombra insieme ad un amico con la Z6. Già con il firmware 1.0x la differenza era evidente. Con la 1.1, praticamente abissale. Basterebbe questo per fare l'upgrade ? Dipende da voi. Come ho scritto per me già è bastato il battery-grip. Il resto è venuto come gradito omaggio. Nikon Z6 II + Nikkor Z 70-200/2.8 S con TC 1.4x a 280mm. Sodalizio perfetto, sancito anche dai dati Exif *** Non mi sentirei di aggiungere molto altro se non andare a concludere in modo sommario. Conclusioni La Nikon Z6 II è una Nikon Z6 matura e completa. Perfettamente azzeccata nella sua fascia di segmento e prezzo. Secondo me è assolutamente la migliore Nikon Z sinora proposta. Per il giusto prezzo offre il mix migliore di caratteristiche giusto senza troppo chiedere in cambio, né in termini di sforzo economico né di apparato di contorno. Va bene per tutto e non é specializzata quanto lo è la sorellona Z7 II. Ha una raffica potente, un buffer inesauribile, gamma dinamica agli alti ISO che per averne una migliore si deve passare alla D6. Non si crede di essere più di quanto non sia (una ammiraglia) e quindi è tanto bella quanto onesta pare ... Pro il prezzo è quello giusto per il mix di caratteristiche offerte sinceramente sia per l'hobbysta che per il professionista non c'è da desiderare di più, salvo che per quel 5% di fotografi specializzati in fotografia d'azione (tipo sport veloci o wildlife) la risoluzione è quella giusta il video è di grande qualità, anche in modalità autofocus automatico è compatta e agile per chi trova che queste siano caratteristiche positive il nuovo eye AF è nettamente migliorato rispetto alla prima generazione il nuovo battery grip è come deve essere fatto un battery grip la nuova batteria è davvero prestazionale Contro la raffica base è scarsa nel 2021 l'oscuramento del mirino in raffica nel 2021 "non si può più vedere" la raffica estesa è limitata da talune specifiche e comunque a mirino viene riprodotta con un effetto moviola che non consente di seguire in tempo reale l'azione (c'è un evidente lag tra l'evento reale e quello che si vede nel mirino) le modalità di autofocus sono da considerare ancora primitive e piuttosto amatoriali, non rispetto alla concorrenza che pure è più avanti ma rispetto alla Nikon D6. L'intero comparto autofocus andrebbe ripensato dalla base, prendendo a base quello della D6 per estenderlo alle potenzialità della rilevazione di fase a tutto frame. Purtroppo devo nella pratica riscontrare che in molte circostanze l'autofocus della Z6 II (che pure è meglio di quello della Z7 II) proprio non ci capisce niente "e va per muri e prati", costringendomi ad intervenire con paroline dolci e vezzeggiativi ... la potenza installata a livello di processore è chiaramente inadeguata alle aspettative del 2021. Certi smarphone di fascia media hanno più potenza disponibile il sensore è superato, oggi ci si aspetta di avere un video 4K60p in formato pieno o quasi, anche se la Z6 II non è una macchina dedicata al video, è la macchina d'elezione del video per Nikon sebbene meno della Z7/Z7 II la Z6 è incline a mostrare effetti del rolling shutter in modalità silenziosa. I contro sembreranno magari ingenerosi ma tutto sommato appaiono, secondo me, in linea con la fascia di appartenenza della macchina, che lo ripeto ancora non è e non si spaccia per essere una ammiraglia. Per questo motivo l'ho adottata e penso che la userò come macchina da battaglia - non come compagna per la vita - finchè non comparirà una Nikon Z di fascia più alta che superi almeno buona parte dei limiti che le attribuisco io. Naturalmente ognuno ha il suo mileage e credo che nella realtà per il 99% dei fotografi le capacità della Z6 II siano più che adeguate. Anzi ... Per me l'upgrade dalla Z6 alla Z6 II è stato naturale (anche perchè avevo accumulato quasi 200.000 scatti sulla I) per qualcun altro credo che un pensierino al riguardo lo dovrebbe fare. Per molti no, le migliorie non sono sostanziali anche se, per uno come me, sono ben più che formali, anzi, all'atto pratico sufficienti a farmela adottare. Insomma, in medio stat virtus, mai come nel caso della Nikon Z6 II il vecchio motto latino si adatta a questo modo.
  25. In una recente intervista rilasciata ai media cinesi, i progettisti della Z7 II hanno dichiarato che il sensore da 45 megapixel secondo loro ha ancora del potenziale da offrire. Si tratta praticamente dello stesso sensore che ha debuttato nel 2017 con la Nikon D850, cui è stata aggiunta la matrice dei punti per la rilevazione di fase. E che equipaggia anche la Z7, tale e quale. Questa Nikon Z7 II è quindi la terza fotocamera ad utilizzare questo sensore progettato da Nikon per le sue specifiche esigenze, a cominciare dalla sensibilità base di 64 ISO. In questo senso é proprio arduo se non impossibile trovare differenze di resa in termini di qualità di immagine tra le tre fotocamere. E' possibile - ma più in via teorica che pratica - che la D850 proprio per l'assenza dei punti semiciechi della rilevazione di fase abbia un filo di qualità in più quando si spingono le ombre oltre il dovuto. Ma qui mi fermo perchè è un campo di indagine che non solo non mi appassiona, mi annoia proprio. Dando per assodato che la qualità data dal sensore sia la stessa, noi tutti abbiamo amato la Nikon D850 - probabilmente la migliore reflex mai prodotta dal nostro marchio - per il mix di specifiche, di caratteristiche e di prestazioni offerte. Ma anche per quel feeling particolare che lo sviluppo del corpo delle reflex professionali Nikon ha raggiunto nella sua ultima fase di maturità. Usare una fotocamera come quella è un piacere, nessuno può negarlo. Tutto funziona come si deve. Tutto è dove te lo aspetteresti che sia. Le Nikon Z7 sono belle fotocamere, costruite con lo stesso criterio e con gli stessi materiali, concepite allo stesso modo. Ma sono state pensate per soddisfare un altro genere di fotografo, uno che si attende che una mirrorless, debba avere anche un pò meno peso e volume rispetto ad una reflex. Anche a costo di rinunciare ad un pò di comodità in termini di ergonomia e di comandi. Ammettiamolo, una D850 la si può usare a memoria, senza mai entrare in un menù. Mentre più di metà delle funzioni di uso comune della Z7 ti obbligano ad entrare nel menù, sia anche solo quello rapido richiamato dal tasto i (che pure è presente anche nella D850) mentre stai fotografando. Non è la stessa cosa. Almeno, non è la stessa cosa per una certa fascia di fotografi. Motivo per cui molti di noi stanno attendendo la vera alternativa mirrorless Z della reflex D850. Anche se in termini di qualità di immagine una Z7 arriva fino la. E lo fa anche andando in campi inesplorati dalla D850. Quelli resi possibili dal mirino elettronico, dall'assenza di specchio e di ... otturatore meccanico (almeno quando è possibile usare quello elettronico). Bene, chiarito il punto che a distanza di quasi tre anni dal lancio una Z7 non sostituisce per intero una D850, vediamo meglio la Z7 II. Distinguere da lontano una Z7 II da una Z7 è impossibile. Perchè le differenze sono sostanzialmente due. Una è il marchietto : l'altra la contattiera interna che permette la comunicazione piena con il nuovo battery grip Nikon MB-N11 e la logica di ricarica della nuova batteria interna EN-EL15c, ricaricabile anche durante l'uso. Il resto - i due processori, il buffer maggiorato e le nuove modalità autofocus - si possono apprezzare solo nell'uso ma non differenziano sul piano estetico le due fotocamere. Che per il resto sono del tutto fungibili. Z7 e Z7 II sono entrambe fotocamere più riflessive delle Z6 sono progettate per poter sfruttare la più elevata risoluzione e gamma dinamica a basse sensibilità sono più versate per la fotografia di studio, la macro, il paesaggio (ma solo a condizione di sfruttare la gamma dinamica e la risoluzione alla sensibilità base) sono le più indicate per sfruttare di più la capacità di risolvenza dei migliori obiettivi (che di converso significa che richiedono i migliori obiettivi per offrire il meglio di se) la più ampia capacità di catturare le sfumature di colore permesse dal doppio dei megapixel, si perdono se la destinazione d'uso non prevede stampe fine-art di dimensione superiore ad almeno A2 Bene ma in cosa si differenziano allora, Z7 e Z7 II ? Non è una domanda banale. Ed è meglio sgombrare il campo dagli equivoci. per alcuni fotografi potrebbe essere molto arduo determinare quanto hanno fatto i progettisti Nikon nella Z7 II. Che porta sulla Z7 sostanzialmente questi vantaggi che abbiamo già accennato ma che ripetiamo ancora : nuova batteria EN-EL15c, più capace ma soprattutto in grado di essere ricaricata via USB-C durante l'uso (la stessa EN-EL15c è compatibile con la Z7 ma senza possibilità di ricarica durante l'uso) nuovo battery grip MB-N11 completo di comandi per lo scatto in modalità verticale (mentre rimane la compatibilità con il battery-pack MB-N10 progettato per Z7 e Z6) buffer maggiorato doppio slot di memorie. Allo slot per XQD/CFexpress è stato associato uno slot per schedine SD UHS-II modalità video in formato 4K60P (la Z7 si ferma al 4K30P che per molti sarà già superiore alle proprie necessità, ammesso che siano interessati al video) nuove modalità autofocus (in particolare per quanto riguarda il riconoscimento del volto e dell'occhio di umani e animali domestici) nuova modalità di selezione dei tempi di scatto sino a 900 secondi (ammetto che è una funzione che non ho esplorato e che dubito avrò mai bisogno di usare) oltre ad una potenzialità, di fatto già messa in campo, di ulteriore sviluppo delle capacità via firmware che sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo) interrotta sulla Z7 (che sia per ragioni di marketing o tecnologiche lo ignoriamo). La Z7 II ha un doppio processore identico a quello della Z7 che ne rendono più fluido l'impiego. Nell'uso pratico io l'ho riscontrato solo in termini di migliore precisione del riconoscimento dell'occhio dei miei soggetti e nella possibilità di scattare praticamente in continuo senza interruzioni. Mentre la Z7 dopo pochi scatti tossicchiava avendo saturato il buffer, la Z7 II invece continua a scattare mantenendo sostanzialmente costante (almeno in raffica H) la capacità del buffer che viene liberato sulla CFexpress praticamente in tempo reale (nell'uso la capacità residua si mantiene pur scattando a raffica sui 22-23 scatti liberi, andando a zero solo quando si raggiunge il limite imposto dopo parecchi secondi di fotografia che in condizioni normali "non da sport" praticamente non capita mai. La Z6 II invece arriva fino a 200 scatti, come abbiamo visto nei nostri test pratici con video dimostrativo). Ma queste caratteristiche probabilmente interessano solo una parte dei fotografi. Non certo chi fa sempre pochi scatti oppure fotografa solo in studio a scatto singolo o fa paesaggio, che sono poi le occupazioni principali della Z7. Ok, ci hai detto tutto ? Ma come va ? E' una fotocamera Nikon. Quindi va benissimo. Nei mesi da cui l'ho in casa l'ho usata come macchina principale, facendo di tutto. Pur confinato per lo più in casa ho superato i 20.000 scatti con profitto. Senza inconvenienti e sempre con grande soddisfazione. Con soggetti statici : focus stacking di 26 scatti ad alta risoluzione : Nikon Z7 II e Nikkor Z 24-200 ad f/8 con soggetti dinamici : Nikon Z7 II insieme al suo compagno ideale, il meraviglioso Nikkor Z 50/1.2 S che grazie alla sua luminosità le consente di scattare per lo più ad ISO 64 per sfruttarne la grandissima gamma dinamica Ottenendo con più facilità le foto che ottenevo con la mia precedente Nikon Z7 che potrà sembrare un limite ma nella realtà non lo è affatto. Confesso che oggi queste foto non sarei (e non sono) più capace di farle con una reflex. La comodità di vedere a mirino la luce e l'esposizione, la silenziosità, lo stabilizzatore integrato, l'assenza totale di vibrazioni che mi consentono di scattare foto "granitiche" ad 1/8'' senza scordare la grande potenza per me - ritrattista al 90% - di poter inquadrare mettendo l'occhio del mio soggetto in qualunque punto del frame senza dover fare equilibrismi è impagabile. Ma sarebbe anche un filo disonesto dire che le differenze tra Z7 II e Z7 invochino l'immediato upgrade. La Z7 II è una macchina meglio rifinita che consiglio a chi pensi di dotarsi di una Z7 oggi. Ma ha qualità superiori alla Z7 solo per chi ne necessiti specificatamente. Per tutti gli altri la Z7 offre le stesse qualità di immagine ad un prezzo più vantaggioso, senza altra rinuncia che non siano quegli aspetti, importanti ma non rivoluzionari, che abbiamo bene evidenziato, credo. Escludo a priori che chi trovi nella Z6 la sua macchina d'elezione, possa aggiornarsi alla Z7 II. Avrebbe sbagliato in origine, oppure sbaglierebbe oggi. Z6 e Z7 restano differenti nell'impostazione e nell'indole anche nella versione II. Quindi non fate l'errore di pensare alla Z7 II come una Z6 ad alta risoluzione. Non è così. L'equivoco nasce dal fatto di avere fisicamente la stessa architettura. Ma la Z6 II va più veloce, ha un video più fluido, è più agile, ha una gamma dinamica complessivamente migliore su tutto l'arco delle sensibilità. La Z7 II resta una macchina da meditazione. Un complemento per chi abbia già una macchina per tutti i giorni. O la macchina d'elezione per chi viaggia sempre in surplasse. Che è sempre un bel viaggiare anche quello. *** Una nota a margine sull'ultimo firmware appena pubblicato. E' possibile che l'autofocus della Z7 II sia più sensibile di quello della Z7 come dicono le specifiche. Io sinceramente non sono andato a cercare le differenze, anche perchè non ho più in casa una Z di prima generazione. Ma ho provato il riconoscimento dell'occhio delle persone al chiuso mentre un amico usava una Z6 I. La differenza è eclatante. E qui (anche, non solo la Z6 II) la Z7 II è sia più sensibile che più precisa anche della Z6. Ci vede di più, da più lontano, sbaglia poco o niente. Ecco, se uno fotografa le persone, un pensierino alla nuova lo dovrebbe fare. Otterrebbe in un colpo tutti i vantaggi del caso ed avrebbe meno pensieri quando cerca l'occhietto della modella in penombra anche a figura intera a 4 metri di distanza come in questo caso : l'autofocus è andato a prendere l'occhietto anche se è lontano ed occupa una frazione del campo inquadrato e sebbene un occhio sia socchiuso e l'altro semicoperto dai capelli E un'ultima annotazione che sono certo non farà piacere al distributore italiano ... ma mi corre l'obbligo. Le prime Z sono tutte eccellenti fotocamere io ho accumulato sinora 300.000 scatti con le Z di prima generazione e 50.000 con quelle di II generazione. Ma sappiamo che se non è domani, tra qualche mese uscirà almeno un esemplare e poi più di un esemplare di Nikon Z si categoria superiore. E la Z7 II non sarà più l'ammiraglia delle Z ...
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