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Blog Entries pubblicato da M&M

  1. M&M
    Vaughan Williams, Howells, Delius, Elgar : Sinfonia of London/John Wilson
    Chandos 3/2/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Gli inglesi si lanciano in esclamazioni estatiche ad ogni disco di John Wilson e la sua orchestra d'archi Sinfonia Of London.
    Li capisco se parliamo del suono che riescono ed esprimere, la coerenza e la bellezza dell'insieme in generale.
    Non sempre in quanto ai programmi, quasi mai quando si avventurano fuori casa (il disco sulle musiche di Hollywood, ad esempio, l'ho trovato "stucchevole") ma forse dipende da me.
    Qui abbiamo un programma tutto inglese che comincia con la "mitica" Fantasia su un tema di Tallis di Vaughan-Williams e finisce con l'Introduzione e Allegro di Elgar.
    In mezzo c'è il Concerto per Orchestra d'Archi di Howells che sinceramente io non riesco ad ascoltare.
    Più interessante il Late Swallows di Delius, con le sue atmosfere nostalgiche e decadenti.
    Ma complessivamente mi convince solo Elgar, nei suoi tre movimenti, presi con piglio e forza esecutiva.
    La Fantasia per me, ha il suo apice inarrivabile con Barbirolli e difficilmente riesco a trovare di meglio o anche solo di equivalente.
    Qui abbiamo una buona ripresa ma senza particolare fascino : questa è musica che richiede sensibilità eccezionale.
    Insomma, un disco non particolarmente riuscito, secondo me. Ovviamente mi sbaglierò.
  2. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Debussy : Children's Corner
    Jacques Rouvier, pianoforte
    Denon 1985, formato CD
    ***
    Jacques Rouvier è responsabile della formazione di una intera generazione di pianisti, oggi i più maturi hanno cinquanta anni.
    Tra questi cito i più noti, Helene Grimaud, Arcady Volodos e David Fray.

    ha formato anche me, a distanza ed indirettamente, quando tra i primi CD acquistati, ho scoperto anche, grazie a lui, Debussy e Ravel.
    Ma prima che grande didatta, grandissimo pianista. Da solo - vincitore di premi internazionali prestigiosi - e in trio con gli amici Jean-Jacques Kantorow e Philippe Muller.
    Tra le sue registrazioni ricordo, l'integrale di Ravel, anche in trio oltre che per pianoforte solo e i dischi sciolti di Debussy.
    Recentemente è tornato come guest star di iniziative del suo pupillo ed enfant-prodige David Fray, in progetti a più pianoforti.
    Nel ricordarlo, è un classe 1947, doverosamente sulle nostre modeste pagine, ho scelto questo disco di Debussy per lodarne, nonostante il suono acido e compresso delle prime registrazioni digitali pensate per le dinamiche possibili degli impianti di allora e assolutamente povero ascoltato oggi, dicevo lodarne la grande classe esecutiva.
    Il suo è un Debussy colto, asciutto, pulito, clavicembalistico, con una dizione perfettamente scandita nota per nota. Che non indulge in sentimentalismi inutili e ne costruisce un unicum peculiare.
    Probabilmente Children's Corner non è il massimo per quanto riguarda le difficoltà tecniche ed è composto da brani mediamente brevi, descrittivi o allegorici, vagamente a programma.
    La sua Réverie sicuramente ha certamente influenzato quella, recente di Helene Grimaud (tra le poche cose interessanti che ha registrato negli ultimi anni), il ritmo e la luce sono gli stessi.
    Il Nocturne è realmente crepuscolare senza essere oscuro.
    E La plus que lente è danzante, quasi un arrivederci, non un addio. Triste al punto giusto, come un pomeriggio d'inverno, in una gita al Mare del Nord.
    Disco inestimabile, da conoscere a memoria per valutare quelli degli altri.




  3. M&M
    Clara e Robert Schumann : concerti per pianoforte e orchestra
    Beatrice Rana, pianoforte
    Chamber Orchestra of Europe diretta da Yannick Nèzet-Sèguin
    Warner Classics, 3 febbraio 2023, formato 96/24, comprato
    ***
    Registrazioni dello scorso luglio, disco lungamente anticipato dalla casa discografica.
    I due concerti sono legati come molta della musica dei due coniugi.
    Il concerto di Clara Wieck è stato a lungo ingiustamente trascurato, oscurato altrettanto ingiustamente da quello del marito.
    Clara scrisse il suo concerto intorno ai 14 anni (!). E' coevo dei due concerti di Chopin e dei due di Mendelssohn, sotto la cui guida si esibì nella prima il 9 novembre 1835 al Gewandhaus di Lipsia, ovviamente.
    E sinceramente sul piano stilistico non ha nulla da invidiare a quelli dei suoi più famosi colleghi, anzi. Rispetto ai concerti di Chopin, in particolare a quello in Mi minore, ha chiaramente una struttura orchestrare più importante e sviluppata (Chopin non sapeva niente di orchestrazione) ed ha generalmente più inventiva di quelli di Mendelssohn.
    Sul piano della brillantezza è in linea con gli stilemi del primo romanticismo ma soprattutto, con l'esigenza di dare la massima evidenza al compositore/solista.
    La parte pianistica è indubitabilmente ... virile ! anche più di quella di Robert che scrisse il suo concerto sotto i suggerimenti della brillante moglie.
    E sul piano tematico sta testa a testa con Chopin.
    Andando a Robert, il concerto è celeberrimo, sappiamo che ha avuto una gestazione problematica (anche Robert ne sapeva poco di orchestrazione e proseguì un pò a tentoni con l'aiuto della moglie e dell'amico Felix).
    La parte pianistica è ovviamente scritta per Clara, Robert non aveva questa personalità in pubblico.
    Ma la differenza tra l'esuberante esibizionismo del concerto di Clara e quella più moderata di Robert, è qui, sotto gli occhi.
    Beatrice Rana dice nel libretto che la parte pianistica del concerto di Clara è ben più impegnativa per il pianista di quella di Robert.
    In effetti il concerto di Robert è poca cosa per un solista di oggi.
    Però a merito di Robert possiamo dire che apre una pagina nuova nel rapporto pianoforte-orchestra. E sicuramente l'amico Brahms ha preso più dall'approccio moderato di Robert - per assonanza di carattere - che da quello di Clara.
    Ma l'assolo di violoncello del primo movimento del concerto di Clara è ... mitico. E se ne trovano gli echi sia nel secondo di Brahms che nel primo di Chaikovsky.
    Insomma, vive la difference, come disse Spencer Tracy alla "moglie" Katherine Hepburn parlando dei rapporti tra moglie e marito.

    Andando a noi, ho visto filmato di Beatrice Rana in concerto.
    Devo dire che la apprezzo di più con direttori sanguigni come Pappano, viene positivamente influenzata.
    Quando il direttore ha poco polso lei tende a rallentare un pò troppo.
    In questo disco le cose sono un pò miste. Nel concerto di Clara io la vedrei ancora più estroversa.
    In quello di Robert a tratti appare anche ... troppo elegante.
    Penso che abbia la forza per prendersi la scena con più veemenza.
    Ma chi sono io per criticare ?


    Yannick mi sembra un pò più robusto di altre volte e questo va a suo merito. Ha una buona orchestra a disposizione, anche se è difficile valorizzare le parti orchestrali di questi concerti.
    Non è Brahms e non è Beethoven. E' tutta musica che vive di equilibri instabili.
    Comunque, al di là delle mie considerazioni, del tutto personali, è un buon disco che consiglio vivamente, ben più di altri di sedicenti pianiste emergenti incensate dalla critica brittanica.
    La Rana ha polsi e braccia che non temono confronti ed ha carattere da vendere. E quando vuole infiamma l'aria, non solo la platea.
    Un plauso particolare alla scelta di inserire come encore Widmung , dedica di Robert a Clara, dalla raccolta più appassionata che un uomo probabilmente ha creato per la sua amata.
    Anche in questa trascrizione per solo pianoforte - del romantico Liszt - merita da sola il prezzo del biglietto.
    Registrazione senza infamia e senza lode, pianoforte brillante e chiara, orchestra a volte un pò squilibrata.
  4. M&M

    Recensioni : orchestrale
    Neeme Jarvi In concert
    Mozart, Wagner, Brahms, Reger
    State Choir Latvija, Estonian National Symphony Orchestra
    Chandos 20 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Non so dire se Neeme Jarvi sia uno dei più grandi direttori del nostro tempo, di certo è un esempio di garbo, eleganza, stile e pacatezza.
    Nonostante l'età non più verdissima, si permette direzioni anche all'aperto, in occasioni mondane, con tanto pubblico.
    Qui c'è una ripresa dal vivo di una concerto con la sua orchestra di casa, di cui è direttore artistico (con qualche incursione da parte dei due figli), nella natia Estonia.
    Ricordo che 60 anni fa, la famiglia Jarvi ospitava per l'estate Dmitri Shostakovich che trattava come nipoti Paavo e Kristian.
    Il programma è piuttosto particolare, si parte da una sconosciuta ouverture giovanile di Wagner, intitolata Polonia del 1839, si passa ad una Serenata - anche essa piuttosto sconosciuta - di Max Reger per andare ai due pezzi forti, il fantastico Schicksalslied di Brahsm e per concludere l'Ave Verum Corpus di Mozart.
    Un programma tutto tedesco, che però parte dalla Polonia, finisce a Vienna, con un coro Lettone e una orchestra Estone.
    Di questi tempi c'è da rifletterci sopra.
    Ma andiamo alla musica, che è quello che ci interessa.
    Ammetto che l'Ouverture di Wagner non riesce a trasmettermi nulla, il Reger è piuttosto scorrevole, a metà tra Brahms e Mozart e, parlando di Reger è già un successo.
    Il particolarissimo brano di Brahms invece è sensazionale, profondo, intimo e mai stucchevolmente cupo.
    Come è chiara e garbata l'Ave Verum, con toni pastello, con le due formazioni perfettamente amalgamate.
    Alla fine resta un piacevole momento di musica, magari non da disco del secolo, ma un buon disco che fa onore al grande Jarvi.
    Buona registrazione con volumi adeguati per le varie gamme.
  5. M&M
    Ieri mi è stato chiesto come fare a non perdersi discussioni importante che a volte si nascondono tra le tante.
    Io faccio così. Quando mi collego su Nikonland scelgo dal menù in alto, sotto al logo di Nikonland, la voce Novità :

     
    questo in automatico presenta tutto quanto si è mosso sul sito. Anche quello che abbiamo già letto.
    Per avere la certezza che non mi sfugga nulla, scelgo la sottovoce "Contenuto non letto"

    e mi compare un listone con tutto quanto è stato scritto su Nikonland - fosse anche 5 anni fa- e che io non ho mai letto.
    In ordine cronologico.
    Così posso selezionare cosa leggere.
    Per azzerare questa lista, ci vuole un attimo.
    Basta premere il pulsante sulla estrema destra del menù in alto, sotto al vostro Avatar : Segna il sito come letto

    e scomparirà tutto quello che non avete letto e non vi interessa leggere.
    Spero che tutto ciò vi sia utile
  6. M&M
    Marin Marais: Folies d'Espagne, La Rêveuse & Other Works
    Jean-Guihen Queyras, violoncello
    Alexandre Tharaud, pianoforte
    harmonia mundi, 27 gennaio 2023, formato 24/192, via Qobuz
    ***
     
    Premetto che mi sono sorbito svariate volte i Piece de Viole del Marin Marais e anche quelli del suo Maestro, Monsieur De Sainte Colombe.
    E' musica sopraffina ma che alla lunga ti sopraffà per la gamma sonora piena ma monodica e ti ci vuole una bella sorsata di Coca Cola per riprenderti.
    Ma tutta la musica seicentesca francese è così. Pensiamo a Lully e a Rameau che scrivevano grand-operà di 3 o 4 ore per intrattenere un Re insonne e annoiato con giochi pirotecnici, balletti e situazioni divertenti o equivoche.
    Riprese secondo la sinossi sono indigeste.
    Ma gente in gamba come William Christie le ha rese frizzanti e nuove anche per il palato contemporaneo che ha altri tempi ed altre aspettative (e altre esperienze di ascolto e visione).
    Qui abbiamo una operazione simile, la riscrittura moderna del meglio di Marais, compresa la celebre Sonate alla Maraisienne e le sue variazioni sulla Follia di Spagna da sempre nei programmi anche contemporanei, con un violoncello dell'epoca (uno splendido Goffredo Cappa made in Saluzzo nel 1696) e un pianoforte Yamaha che più contemporaneo non ce n'è.
    Gli ingredienti li inserisce l'eclettico e spettacolare Alexandre Tharaud, sempre a suo agio con qualsiasi repertorio ma che dimostra nel recente una certa affinità elettiva con il barocco del suo Paese.
    Il risultato alle mie orecchie è splendido, una riscoperta - di musica comunque bellissima - è un ascolto per larghi tratti entusiasmante.
    Bravò !

  7. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Chopin : 
    François-Frédéric Guy, pianoforte
    la dolce volta, 20 gennaio 2023, formato 88.2/24, via Qobuz
    ***

    Leggendo il libretto del disco ho capito subito a quale giardino segreto si riferissi Guy nel titolo.
    Che immagino sia stato a lungo meditato (il Giardino Segreto è un romanzo del 1910 della Signora Burnett).
    Ma partiamo dall'inizio.
    Conoscevo Guy per Beethoven, Brahms, Liszt e certe avanguardie.
    Mai ascoltato in Chopin.
    E questo si spiega, perché é la prima volta che l'ha registrato in questo doppio CD. Dopo averlo, ovviamente, a lungo studiato in gioventù.
    Nelle note si leggono alcuni aneddoti autobiografici che lo spiegano.
    Un appuntamento rimandato per decenni. L'occasione è stata - anche in questo caso - il lockdown ... che ha consentito una pausa un pò a tutti.
    Ma, io credo, soprattutto la disponibilità dello straordinario strumento usato per la registrazione.
    Un Pleyel del 1905 da 286 cm. Chopin e Liszt a Parigi trovarono i primi Pleyel e la loro carriera decollò con il suono caldo, dolce ma preciso di quegli strumenti.
    Questo modello rappresenta oltre un secolo di evoluzione e di sperimentazioni del costruttore parigino.
    Guy ha dovuto adattare la sua tecnica a questo strumento, facendo pratica per ore ed ore. E in qualche modo abbandonare le abitudini imposte dagli strumenti attuali.
    Potenti ma squilibrati sia nella tenuta del suono - specie del basso, che non si differenzia dalle altre gamme - che nel tocco.
    Il pedale è quello di Chopin ma più raffinato. La tastiera, anche.
    Ne è nato uno Chopin che è diverso da quello che ... io detesto.
    Quello ingessato, perfettino ed incline all'inutile sentimentalismo.


    Può uno strumento consentire tutto ciò ?
    Naturalmente solo se il pianista ha la sensibilità necessaria e se ha ben chiari i SUOI obiettivi.

    combinando le straordinarie opportunità di oggi (qui sopra il pianista che legge la parte all'iPad, non dalle centinaia di spartiti di Chopin che il padre gli ha lasciato) con le qualità di una macchina per fare musica progettata per trasmettere amore per la musica.
    In questo modo un Notturno può commuovere senza eccedere in mielosità. E si sente cosa volesse dire in ogni nota, il polacco, purtroppo sopravvissuto a stento a decenni di sovrastrutture ed incrostazioni che non gli hanno - spesso - reso la dovuta giustizia.
    Se a questo aggiungiamo una registrazione, perfetta, perfettamente calibrata sullo strumento ma senza gli eccessi in cui cadono certi tecnici con certi Steinway.
    Ascoltare per credere (e se lo scrivo io ...).
     

  8. M&M

    Composizioni
    Venendo da un mondo musicale fondato su regole ferree ho faticato molto - in gioventù - ad avvicinare la musica da camera di Maurice Ravel.
    E' anche vero che se mi fossi lasciato guidare da quello che mi suscitava il Bolero e la sua sovraesposizione mediatica ai miei tempi, non ci sarei mai riuscito.
    Limitandoci alle sonate e al trio con pianoforte - il quartetto è già un altro piccolo scrigno a se stante - si trattava di entrare in un bosco dove risiedono sogni e richiami esotici, liberi di dialogare tra loro.
    Con suoni rappresentativi di quel mondo, prodotti per l'effetto che fanno e non perché, citando Bernstein a proposito di Beethoven, la nota seguente è sempre quella che deve essere.
    Il resto lo ha prodotto il film del 1992, "Un cuore in inverno", dove la colonna sonora è rappresentata dalla musica in sala d'incisione, dove tre giovani musicisti stanno provando il trio, la sonata e il duo di Ravel.
    Uscendo dalla digressione autobiografica, Ravel ha prodotto musica molto raffinata, con una firma unica, che resta del tutto invariata anche nelle dinamiche cameristiche.
    Anzi, privata di tutti colori dell'orchestra, é ancora più diretta.
    Sono contrapposizioni trai musicisti più che tra gli strumenti. Le parti hanno tutte pari dignità ed importanza, le gamme si fondono una sull'altra solo dopo uno scontro fisico più che musicale.
    il carattere imitatorio di certe parti è più l'espressione delle differenti posizioni delle voci che la costruzione musicale.
    Quindi risulta totalmente inutile parlarne per struttura, quando il significato è l'assonanza o la dissonanza.
    Le composizione di cui parlo sono la sonata in duo per violino e violoncello del 1922, la sonata per violino e pianoforte del 1927 e il trio il la minore del 1914.

    Cominciando dal trio, composto vicino al paese natio, al confino con i Paesi Baschi, risente di quella atmosfera sin dalle prime note.
    Ci sono svariati aneddoti su questa composizione, completata in pochi mesi, prima che Ravel si arruolasse e fosse accettato come camionista nell'esercito (date le sue misure sotto norme, specialmente in fatto di peso).
    L'assenza di reali temi, lo sforzo di far si che il violoncello non venga prevaricato da piano e violino, che all'ascolto si sentono naturalmente di più.
    La quiete che rapidamente diventa concitazione, i ritmi ossessivi che si placano rapidamente, le voci separate, specie nei lenti. Ma soprattutto la vicinanza tra le parti, distanziate solo di due ottave tra violino e violoncello.
    Struttura della composizione apparentemente tradizionali, in quattro movimenti, con gli esterni in "forma di sonata" e gli interni scherzo (assai vivo) e largo (passacaglia).
    C'è chi vede negli ultimi due movimenti i prodromi dei dolori della guerra.
    Non saprei, la musica comunque è li da ascoltare. Ed è meravigliosa.
    Una nota sulla prima esecuzione, con addirittura Alfredo Casella al pianoforte (gennaio 1915).

    Andando alla sonata per violino e violoncello, una forma di duo rarissimo in epoca moderna, è stata completata dopo il periodo di recupero di Ravel, funestato dal lutto per la madre oltre che i postumi della guerra.
    La dedica a Debussy viene dalle manifestazioni parigine per commemorare il grande musicista morto nel 1918.
    Anche qui abbiamo i quattro movimenti tradizionali della sonata ma ci fermiamo qui, come chiarito dall'autore stesso :
    "Credo che questa sonata segni una svolta nella evoluzione della mia carriera. La spoliazione vi è spinta all'estremo e comporta la rinuncia al fascino dell'armonia e in orientamento sempre più pronunciato in direzione della melodia"
    è una composizione modernista, pienamente novecentesca ma - a dispetto delle tradite aspettative del pubblico, molto perplesso in sala alla prima - lontana da certe dissonanze (penso a Ives, per stare dall'altra parte dell'oceano), per tacere della musica tedesca.
    Ci sono arpeggi, triadi, rapidi mutamenti di volume e di velocità. Una certa ostinazione nella ripetizione dei frammenti tematici.
    La tipicità della composizione si sente nel secondo movimento - molto vivo - che si apre con un pizzicato cui l'altro strumento risponde con suoni parzialmente disarmonici, più ad imitazione di suoni naturali che armonici.
    C'è una inquietudine diffusa per tutto il movimento che il lento successivo non dissipa per nulla.
    E' un ostinato iniziato dal violoncello cui il violino risponde allo stesso modo con una sovrapposizione quasi di due passacaglie spostate di tono.
    Il finale riprende questa ostinazione ma in modo molto vivo. E' quasi un Bartok trasferitosi nella campagna parigina.
     

    E infine andiamo alla sonata per violino e pianoforte, composizione del 1927 commissionata dalla violinista parigina Hélène Jourdan-Morhange che già tenne a battesimo la sonata per violino e violoncello.
    Questa però soffriva di artrite in quel periodo così la prima venne eseguita da Enescu al violino con Ravel stesso al pianoforte.

    Di fondo c'è un problema tonico che Ravel non ammetteva. Già nel 1897 aveva cominciato una sonata, fermatasi al primo movimento e pubblicata solo di recente, postuma.
    Secondo l'autore i due strumenti non sono compatibili e quindi devono suonare separatamente.
    E' una soluzione già proposta da Brahms che chiamava le suo sonate per pianoforte e violino, qui sublimata da una scrittura ovviamente più libera.
    I tre movimenti non hanno proprio nulla della tradizionale forma sonata, usata dall'autore più per consuetudine che per necessità.
    Comincia il pianoforte con un tema vagamente impertinente che poi diventa un martellato ritmico quando entra il violino che a sua volta risponde allo stesso modo quando il pianoforte riprende.
    Le due voci si intrecciano, in un certo modo dicendo la stessa cosa ma diversamente e quando uno risponde, sembra più che controbatta.
    Il secondo movimento è intitolato "Blues" che ha chiari echi della musica del sud degli States, con una nota un pò sarcastica a mio gusto.
    Credo che all'epoca questo inserimento abbia destabilizzato le platee ma è una vera perla che invece sarà piaciuta a Gerschwin che sappiamo, venerava Ravel.
    Il finale è un vero e proprio moto perpetuo portato dal violino, un gioco delle parti ad inseguimento, molto ritmico ma estremamente raffinato in cui il pianoforte ricama sul continuo borbottio del violino.
    Forse potremmo aggiungere la Tzigane in questo piccolo mondo, originariamente pensata per violino e pianoforte "preparato" e coevo della sonata per violino e violoncello.
    Ma adesso viene ripreso con un piano normale, e comincia con un lunghissimo monologo per il solo violino.
    Nella mia lettura di queste tre composizioni invece non si può prescindere dalle parti singole.
    Che io vedo idealmente una donna, rappresentata dal violino, tra due uomini diversi, il violoncello e il pianoforte, in un gioco a tre, raffinato ma non privo di offese.
    ***
    Chiarito il punto, la mia proposta di ascolto.
    Che secondo me, per il carattere cosmopolita di Ravel e le sue ricerche di sonorità esotiche, può spaziare.
    Ma che mi ritrova più convinto da interpreti francesi.

    il disco con cui ho conosciuto Ravel e a cui sono ancora estremamente legato, nonostante il suono aspro tipico della prima era della registrazione digitale per il CD e la sua compressione scellerata.
    Registrato per EMI (oggi Warner Classics), con Agustin Dumay imbattibile prima voce al violino ma ben coadiuvato da Collard al pianofrte e Lodéon al violoncello.
    Le due sonate e il trio, più il movimento dell'inedita prima sonata e la citata Tzigane.

    per Virgin, del 2002, con i due fratelli Capucon agli archi e Frank Braley al pianoforte é la mia seconda scelta, certamente più piacevole nelle dinamiche e nel suono.
    Ma una visione più complessiva che aggiunge in tre volumi anche altre composizioni in edizione cameristica o solistica di questo mondo raveliano è data da un ensemble multinazionale, pubblicato lo scorso novembre 2022

     
    che comprende anche una Tzigane con il pianoforte (non preparato).
    La musica è ben rappresentata, senza il carattere del primo disco ma un pò più di organicità rispetto al secondo.
    C'è anche il quartetto se uno non si vuole proprio far mancare nulla.
     
  9. M&M
    Sola : musiche per viola di compositrici contemporanee / Rosalind Ventris, viola
    Delphian, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Disco di debutto di una virtuosa della viola che sceglie un repertorio particolare, fatto tutto di musiche composte da donne, per viola sola, uno strumento che nei secoli è stato abbastanza bistratto, stretto tra violino e violoncello.
    La viola si presta a melodie intimiste e lamentose che ben sono rappresentate in questo disco. L'assenza di accompagnamento fa il resto. Quindi sinceramente vi consiglio di ascoltare questo disco solo in momento di particolare euforia per evitare di cadere in depressione e dover ricorrere d'urgenza a Mozart.
    Ma, a scanso di equivoci, è tutta musica molto interessante, meravigliosa. A prescindere, lo scrivo alla Signorina Ventris, dal fatto che sia stata scritta da Signore, anziché da Signori.
    Registrazione splendida con l'intera gamma sensuale dello strumento in ottima evidenza.
    I miei complimenti.
  10. M&M

    Recensioni : clavicembalo
    Bach : clavichord
    Andràs Schiff, clavicordo
    ECM, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Bach scriveva per il clavicordo, suonava il clavicordo, amava il clavicordo in tutte le circostanze "familiari" e "private", riservando il clavicembalo alle manifestazioni ufficiali in pubblico.
    Ne è certo Sir Andrea Barca (come scherzosamente chiama se stesso Andras Schiff, toscano d'adozione) e lo dimostra anche in questo disco.
    Lo fa adottando dinamiche adattate ma soprattutto sfruttando la capacità di tenuta del suono che ha il clavicordo e che non ha il clavicembalo.
    E con un programma in larga parte destinato all'intrattenimento casalingo della famiglia Bach, le invenzioni e le sinfonie, il capriccio sulla lontananza del fratello dilettissimo, aggiungendo un ricercare dell'offerta musicale e la Fantasia Cromatica e Fuga.
    Quest'ultima dimostra, insieme alla divertente Fuga ad imitazione della Cornetta del Postiglione, come le dinamiche del clavicordo, pur con volumi ovviamente limitati, si avvicini più a quella del pianoforte della metà del settecento che all'argentino clavicembalo.
    Sappiamo peraltro che Bach era un intenditore di pianoforte - a Lipsia e a Dresda c'erano importanti costruttori - e che nella sua celebre visita al Re di Prussia a Postdam, fece notare che gli strumenti che aveva in casa, non era tutto questo granché.
    Ma del resto, l'ampia prassi contemporanea di eseguire Bach al pianoforte, quando non si eccede col pedale, magari con strumenti che non siano della famosa Ditta e Figli, sia probabilmente quello che aveva in mente Bach mentre scriveva ed annotava la sua musica ... al clavicordo.

    manoscritto di Christoph Bach del Capriccio, circa 1742, molto dopo la data di composizione ~1704, a testimonianza dell'importanza didattica delle composizioni di Bach, riutilizzate nel tempo in ambito familiare e istituzionale
    il clavicordo usato da Schiff è di questo periodo, almeno è una replica di uno strumento del 1743

     
    è accordato relativamente basso ( a 404 Hz) per creare un suono rilassante e caldo, in perfetta sintonia con l'interpretazione di Schiff che è per tutte le pagine del disco, anche le più semplici, molto affettuosa in armonia con l'idea di musica privata, suonata dal compositore per il piacere proprio, della moglie, dei figli.
    Aggiunge piacevoli abbellimenti ma senza esagerare, non è un ambito in cui apparire. Questione di gusto che sono certo piacerà a chi ... odia il timbro eccessivamente brillante e secco del clavicembalo.
    Gran bel disco, registrato nel 2018, editato nel 2022, pubblicato solo adesso, negli standard consueti di ECM.

    L'invenzione #4, pagina autografa di Sebastian in persona.

  11. M&M

    Recensioni : Vocale
    Tom + Will : Weelkes & Byrd 400 anni dalla morte (1623)
    Musiche di Thomas  Weelkes e William Byrd (e James MacMillan)
    The King's Singers e Fretwork
    Sigmun Classics, 13 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Quest'anno non si celebrano solo i 150 anni dalla nascita di Rachmaninov ma anche i 400 anni dalla morte di due compositori inglesi che, in epoca elisabettiana, fornirono il materiale per il dopo Tallis.
    Tallis è morto (1585), la musica è morta. 
    Ma no, é arrivata una nuova generazione di musicisti che fino a Dowland e poi a Purcell sanciranno il passaggio all'età moderna post-rinascimentale della musica inglese. Che poi, purtroppo, andrà in letargo per due secoli limitandosi ad importare il prodotto già fatto dagli italiani e dai francesi.
    Se Byrd è noto anche come virginalista e musicista a tutto tondo, Weelkes è più conosciuto per la musica del servizio liturgico, specialmente vespertino.
    Ma certo entrambi vissero in un'epoca ravagliata dal punto di vista religioso, con passaggi tra cattolicesi e protestantesimo seguiti alla morte di Enrico VIII e fino al consolidamento del regno di Elisabetta I.
    Legati al servizio - a Oxford e a Winchester - ma anche liberi di esprimersi come madrigalisti per occasioni più mondane.
     
    Il programma di questo disco commemorativo é un misto, con salmi, brani devotamente dedicati (O Lord make thy servant Elizabeth) e musiche popolari.
    Al King's Singers si affianca un complesso di viole, il Fretwork, che alterna musiche strumentali.
    Insieme - non so bene perché - a musiche contemporanee commissionate dai Singers a MacMillan e a Williams che sinceramente io ... skippo allegramente durante l'ascolto.
    Perché il resto è musica genuinamente inglese, a tratti austera, a tratti ironica e gioiosa, che sia di orientamento cattolico o inglese, poco mi importa.
    Disco estremamente interessante che dipinge un periodo forse ancora di più dei meravigliosi contrappunti di Bull e di Gibbons per la vena popolare.
    Che nella musica inglese, ancora oggi praticata anche dalla gente comune nei tantissimi cori a Cappella dell'isola, disseminati nei villaggi, specie di Wessex e Sussex, Dorset, insomma, al Sud.
    Registrazione spettacolare. Dei King's Singers - pluripremiati e con una discografia sterminata - direi che non è il caso di soffermarsi.
     
     


  12. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Ostinato
    Gunar Letzbor, violino, Ars Antiqua Austria
    Panclassics, gennaio 2023, formato 96/24
    ***
    Ostinato, ovviamente, si riferisce al basso ostinato, tipico della musica contrappuntistica che vede la voce solista su una melodia ripetuta "ostinatamente" dal basso continuo.
    Quindi una serie di passacaglie e di ciaccone, naturalmente, di autori tedeschi dell'area sassone-austriaca tra seconda metà del seicento ed inizio del seicento con in mezzo il nostro Antonio Bertali e la sua Ciaccona del 1662.
    E' musica per lo più brillante ma anche severa. Ciaccona e Passacaglia sono danze veloci e frizzanti, frequenti tra Spagna e Italia, poi esportate al nord.
    Gli autori rappresentati in questo disco, oltre al citato Bertali, sono Biber con due passacaglie da diverse sonate e poi Dobel, Arnold, Vilsmayr ed infine Schmelzer.
    Il brano più celebre esposto è certamente la Passacaglia dalla sonata 75 di Biber, dal tema "adagissimo" e quindi all'opposto della tipica danza - in stile Bach, se vogliamo - in Do minore.
    Totalmente diversa dalla frizzante Passacaglia in Mi bemolle maggiore di Vilsmayr ad esempio ma anche dalla ciaccona finale di Schmelzer che pure ha al basso l'organo e l'archiliuto a fare la melodia di accompagnamento per il violino.
    E' un bel disco, secondo me, ma lo sapete che io vivo di contrappunto e potrei persino danzare nell'aria a dispetto della mia mole, mentre ascolto questa musica.
    Registrazione chiara, precisa, puntuale, senza rimbombi. Strumenti dettagliati e precisi nel loro spazio.
    Il violino è di un tono caldo, sembra di scuola austriaca.

    il manoscritto della Ciaccona di Schmelzer
     
  13. M&M
    Altissima : musica per tromba naturale barocca
    Composizioni di Reiche, Graupner, Weichlein, Finger, Endler, Telemann, Rittler, Bond
    Josh Cohen : tromba naturale
    Ensemble Sprezzatura diretta da Daniel Abraham
    Chandos, gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Nelle note del libretto viene fatto giustamente notare quanto sia impegnativa fisicamente la tromba naturale.
    L'assenza delle valvole carica le labbra del trombettista di tutto lo sforzo di modulazione.
    Che deve essere un virtuoso già per questo. Tacendo della necessità di curare l'intonazione oltre alla potenza, tutto con la bocca.
    La tromba a valvole che viene usata comunemente nella musica barocca (diversa da quella moderna) è ben più facile (pur restando uno strumento che mette in difficoltà e molto impegnativa comunque).
    Con un programma di musica, sostanzialmente tedesca, dalla fine del '600 alla metà del '700 di circa un'ora abbondante, l'americano non dimostra solo la sua valenza ma anche la sua resistenza fisica.
    Detto questo, che già da solo riscuote tutto il mio rispetto, il repertorio per tromba solista spesso è interessante per il carattere solenne e gioioso che la tromba impone con il suo suono squillante.
    Ma naturalmente non è dei più modulabili per le ragioni che abbiamo detto.
    L'epoca d'oro della tromba solista è stato proprio quello rappresentato da questo disco che si può definire un vero tributo allo strumento, più che alla musica, pregevole ma spesso "minore" registrata.
    Segnalo comunque la ciaccona a 7 di Rittler, molto ritmata, la sinfonia a 7 di Endler e il concerto finale dell'inglese Capel Bond che, lo ammetto, fino a ieri non avevo mai sentito nominare.
    Registrazione straordinaria e ottimo complesso questa "Sprezzatura". Cohen è semplicemente inarrivabile (con buona pace dei fans della Balsom)

     
  14. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Fantasies and Trascriptions
    Stijn De Cock, pianoforte
    Centaur 6/1/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Disco molto interessante con un programma raffinato.
    Diciamo che il legame tra le musiche scelte non esiste, è quindi più la traccia di un recital.
    Che comincia con la celeberrima trascrizione del Preludio e Tripla Fuga BVW 552 di Bach fatta da Busoni (oggetto di disamina su queste pagine) e finisce con Bernstein al lavoro sul suo maestro Coplan (El salon Mexico), passando per la trascrizione della Totentanz di Liszt, attraverso due fantasia opposte per carattere, quella in Fa# di Mendelssohn e quella in Si- di Skriabin.
    Pianista eccezionale secondo me, si esalta con Liszt e Skriabin, probabilmente per la libertà massima della loro musica.
    Estremamente interessante il Copland/Bernstein, ricco di sfumature umoristiche.
    Meno convincente la lettura di Mendelssohn ma comunque di altissimo livello, in equilibrio tra i caratteri mozartiani e biedermeier tipici della scrittura di Felix.
    Su Bach, beh, io sono molto legato a quella composizione, credo che non sia abbastanza possente e abbastanza frizzante ma comunque personale.
    Va bene così, è oltre un'ora di musica molto impegnativa (15 minuti Bach e 16 Liszt, autentici spaccapolsi per la potenza da applicare alla tastiera).
    E' un disco che vi raccomando anche per la registrazione chiara del pianoforte da parte di una etichetta probabilmente nota negli States ma che io qui non ricordavo.

     
  15. M&M

    Recensioni : Vocale
    Amate Stelle : arie per Anna Maria Strada
    Marie Lys, soprano
    Abchordis Ensemble diretto da Andrea Buccarella
    Glossa, 20 gennaio 2023, formato 96/24
    ***
    Vi sarà capitato di leggermi riguardo le due Regine (Francesca Cuzzoni e Faustina Bordoni), incontrastate protagoniste della scena musicale di inizio '700, gioia e tormento del povero Handel impresario.
    Anna Maria Scala, bergamasca classe 1703, è la voce che le ha sostituite entrambe, avendo la bellezza della voce della prima e la potenza della seconda. E forse anche di più.
    Iniziatasi alla scuola bolognese, esordì a Venezia con Vivaldi dal quale fu scritturata nemmeno diciottenne.
    Già capace di straordinaria coloratura, proseguì la carriera come spalla di Farinelli a Napoli nel 1724 in opere italiane.

    Naturalmente la consacrazione arrivò con la piena esplosione della sua voce, con doti di potenza pienamente di petto e gamma vocale esagerata, tanto da eclissare lo stesso ex-partner.
    E ovviamente, come dicevo, si trovò all'apice della carriera a Londra con Mr. Handel che scrisse per lei Lotario, Arminio ma soprattutto, Alcina dove rese memorabile la celebre aria "Ah, mio cor !".
    La fine della moda "italiana" londinese mise purtroppo rapidamente al suo momento inglese e la sua carriera continuò in continente, come prima donna al Teatro San Carlo di Napoli e poi a Torino e a Vicenza, lasciando il segno ad ogni rappresentazione.
    Il disco, oltre ad Handel, rappresentato con 3 arie, vede propria un'ampia scelta di arie italiane, di Vivaldi, di Leonardo Vinci, di Leo, Galuppi e Ristori, senza dimenticare, ovviamente Porpora che già l'ebbe a paga a Londra.
    Il programma del disco è eccellente, perfettamente strutturato e mette in luce la voce sensazionale della soprano Marie Lys, definita giustamente tra le voci più significative del panorama attuale.
    Per potenza ed estensione ha poche rivali, la dizione italiana rasenta la perfezione, l'intonazione mi convince, per quel poco che ne capisca io di "bel canto".
    Manca forse un pò di fantasia negli abbellimenti (quasi inesistenti) ed è un pò ferma in certi passaggi ma tolto questo, Insomma, veramente notevole e sottoscrivo ogni critica positiva che ha ricevuto questa cantante.

    Premesso che io sono estremamente legato a questa musica, questo periodo e questo repertorio e penso di essere piuttosto esigente, trovo questo disco veramente bello e realisticamente registrato, largamente entusiasmante.
    E scusate se è poco.

    Consigliato a chi é ancora capace di amare la musica ...

  16. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Jongen : 13 Préludes, 24 petits préludes dans tous les tons
    Ivan Ilic, pianoforte
    Chandos, 6 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Innanzitutto viene da chiedersi "Jongen, chi era costui ?". Ebbene, è considerato il terzo più grande compositore belga di tutti i tempi.
    Joseph Jongen, 1873-1953, è stato un contemporaneo di Rachmaninov, organista, compositore, professore di musica per Germania e Belgio.
    Ha lasciato molte composizioni - in linea con Brahms - di tutti i generi, alcune cose interessanti per organo.
    Per il resto non l'ho mai sentito.
    Di scuola vagamente brahmsiana se c'è mai stata una scuola del genere, alle origini ma poi via via in stile francese contemporaneo.
    Il disco mi ha incuriosito, anche per la pochezza di nuove uscite interessanti in questo periodo.
    Ma al primo ascolto mi è sembrata musica veramente da poco.
    Riascoltandolo, specialmente i 24 piccoli preludi, ho scoperto alcune gemme stilistiche, molte citazioni colte, soluzioni compositive raffinate.
    Insomma un'altra luce.
    Intendiamoci, non è Rachmaninov e certo non è Brahms. Più un Fauré incrociato con Franck. E probabilmente va ascoltato in questa luce.
    Se vi va, dedicategli un pò del vostro tempo.
  17. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Stephen Hough, quartetto d'archi n.1
    Henry Dutilleus, Ainsi la nuit per quartetto d'archi
    Maurice Ravel, quartetto d'archi in Fa maggiore
    Takàcs Quartet
    hyperìon, 6 gennaio 2023, formato 96/24, comprato
    ***

    Il Takacs è una certezza, anche quando non trovo del tutto convincente la loro lettura, parliamo comunque di interpretazioni di altissimo livello.
    E poi c'è un programma, più unico che raro.

    Il punto nodale è il Quartetto in fa di Ravel, di cui danno una prova assolutamente tersa, del tutto scevra da sentimentalismi tardo-borghesi, asciutta e rigorosa.
    Credo tra le più interessanti dai tempi del Quartetto Italiano.
    E questo già varrebbe il disco.
    Ma poi c'è il quartetto di Stephen Hough che conosco bene come pianista ma non avevo mai affrontato come compositore.
    Il quartetto qui incluso è stato espressamente commissionato per questo disco e per accompagnarsi agli altri due.
    Il suo carattere "francese" è inappuntabile, sin dalla scelta dei titoli.
    Nella realtà non è un vero e proprio quartetto classico ma, un incontro di sei brani a tema, perfettamente legati.
    Sulle prime sembrerebbe di ascoltare, è vero, Poulenc ma ci sono anche tratti più moderni in questa musica.
    Devo dire che mi ha convinto già al primo ascolto.
    E' buona musica, non un riempitivo. E forse tra le poche cose ascoltabili ... scritte nel 2021.
    Resterebbe Dutilleux che io non capisco fino in fondo e non è certo tra gli autori che scelgo distrattamente per un ascolto pomeridiano.
     
    Ainsi la nuit è musica del 1973-1978, è musica di confine, ha effettivamente influenze bergiane e bartokiane ma resta originalmente francese, secondo il pensiero, non lo stile, di Debussy.
    Alla fine, pur con le sue sonorità sperimentali funziona.
    Un trio di composizioni d'eccezione, per una formazione quartettistica di prim'ordine.
    La registrazione è praticamente dal vero, con ogni pizzicato, ogni corda, ogni accordo vivo davanti a voi. Uno di quei dischi che fa apprezzare il proprio sistema di riproduzione (se questo è all'altezza).
    Insomma, promosso al terzo ascolto, a dispetto dell'iniziale scetticismo.
  18. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Rachmaninov : Trio elegiaco n.2 Op. 9
    Preludio 32/10 arrangiato per trio con pianoforte
    Trio 258
    Challenge Records, 6 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Trio completamente sconosciuto e raramente eseguito.
    Data fine 1893 fa seguito all'emozione indotta sull'autore dall'improvvisa morte di Chaikovsky.
    In questo si rifà del tutto al Trio Op. 50 dello stesso Piotr Ilyich (scritto a suo tempo per la morte del caro amico Rubinstein), almeno nelle tematiche intense e dolorose.
    Il primo movimento - moderato - è un lungo ed sentito accorato momento di cordoglio che dura ben 20 minuti.
    Ancora più lungo il secondo movimento - variato, come quello di Chaikovsky - di oltre 23 minuti.
    Più breve il finale, che comunque porta a ben 52 minuti l'intera composizione. Che inizia con il pianoforte veemente ad introdurre un finale che riprende il tema iniziale.
    Rivisto nel 1907 da Rachmaninov, con una seconda "sforbiciata" nel 1917, prima della fuga in slitta.
    La composizione si è poi "persa", insieme al coevo primo trio, senza numero d'opera, ritrovato dopo una cinquantina d'anni e per questo mai entrati in repertorio.
    In questo disco, il Trio 250 gli dedica, per il centocinquantesimo dalla nascita di Serghei, "Il ritorno" - "The return", unendolo con un arrangiamento lamentoso del Preludio in Si minore 32/10, che non aggiunge tantissimo all'effetto del trio ma che mantiene lo stesso livello di intensità (io impazzisco per la versione originale al piano : è musica sensazionale).
    Si tratta - il trio - di una composizione bellissima che dovrebbe stare stabilmente in repertorio per la sua ricchezza e forza, tipiche del primo periodo "sinfonico" del nostro.
    Una bella scoperta, un bel disco, una bella registrazione. Bravi !


    Note di copertina :
    La musica di Sergei Rachmaninov è amata da molti, essendo ascoltata regolarmente sui palcoscenici di tutto il mondo. Detto questo, il suo Second Piano Trio è praticamente sconosciuto, in quanto raramente viene assunto dai musicisti. Il suo trio è appassionato: il peso e la sincerità dei suoi sentimenti profondi costituiscono la base del lavoro. Ha dedicato il lavoro al suo buon amico e mentore Pyotr Ilyich Tchaikovsky, che era morto quell'anno. La tristezza, la malinconia e l'amore che permeano questo lavoro sono genuini e senza tempo, toccando i nostri cuori come pubblico o interpreti.

    Tutti e tre siamo cresciuti, in modo del tutto indipendente l'uno dall'altro e per una serie di motivi, con le registrazioni dei grandi maestri della prima metà del XX secolo: Rachmaninov ovviamente, ma anche Vladimir Horowitz, Jascha Heifetz, Pablo Casals, Wilhelm Furtwängler, Yehudi Menuhin e Gregor Piatigorsky per citarne solo alcuni. Questo spiega in parte perché abbiamo fatto amicizia tra di noi e siamo diventati colleghi professionisti. Eravamo colpiti dal "vecchio" modo di suonare e tutti noi volevamo imparare da quello stile.

    Il nostro viaggio ci ha aiutato – attraverso registrazioni, letteratura, conversazioni e lezioni di alcuni musicisti speciali – ad apprezzare come la musica veniva letta e interpretata in modo così completamente diverso cento anni fa da ciò che normalmente ascoltiamo oggi. Il modello definitivo per un suono "vivo" a quel tempo era la voce umana. Per far fronte a ciò, abbiamo dovuto adottare un approccio molto più flessibile ad aspetti come il tempo, il ritmo e la voce, emulando come ciò avveniva nell'era romantica. Alcuni ascoltatori potrebbero anche non notare dove ciò accade, anche se alcune di queste scelte interpretative potrebbero sembrare strane o un po' estreme. La nostra ricerca di un suono che si avvicinasse alla voce umana ci ha portato all'uso di corde di budello, sempre ispirate ai nostri idoli della prima metà del secolo scorso.

    The Return
    Sergei Rachmaninov disse una volta al suo caro amico, il pianista Benno Moiseiwitsch: "Capisci il mio Preludio in si minore. Se dovessi riassumere il lavoro in una sola parola, quale sarebbe?", a cui Moiseiwitsch rispose " Ma mio caro Sergei, non posso descriverlo in una parola. Il pezzo è un viaggio! Si tratta di un ritorno…". "Stop!", gridò Rachmaninov. "Esattamente questo - 'Ritorno' - è di questo che parla il mio preludio".

    Il ritorno è un tema importante per noi in questo CD. Non solo perché il Secondo Trio di Rachmaninov inizia con un tema bellissimo e malinconico che ritorna in tutta la sua maestosità dopo più di 50 minuti di musica travolgente, ma anche perché questa registrazione e la musica rappresentano per noi il nostro ritorno al mondo dopo due anni di isolamento musicale durante il periodo di pandemia. La tempistica è simbolica: nel 2023 ricorre il 150° anniversario della nascita di Rachmaninov. Ed è in parte grazie a questo maestro compositore che siamo stati in grado di rimanere motivati negli ultimi due anni, esplorando e scoprendo, cosa per cui gli dobbiamo un enorme debito di gratitudine. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo fatto arrangiare il Preludio in si minore per trio con pianoforte, a ridosso del nostro CD.
  19. M&M
    Elgar Viola Concerto - Bloch Suite per viola e orchestra
    Timothy Ridout, viola
    BBC Symphony Orchestra diretta da Martyn Brabbins
    Harmonia Mundi, 13 gennaio 2023, formato 192/24, via Qobuz
    ***
    Il disco comprende due composizioni coeve - circa 1919 - pensate durante la Grande Guerra, completate appena dopo.
    Il celeberrimo concerto per violoncello ed orchestra di Elgar, opera dolorosa e pesantemente influenzato dalle conseguenze della guerra rappresenta un'opera complessa e di rottura nei confronti della pomposa produzione d'anteguerra, quella usata per le celebrazioni dell'impero.
    La trascrizione per viola e orchestra è autorizzata dall'autore, a cura del violista inglese Lionel Tertis che la eseguì alla prima nel 1930, sotto la direzione di Elgar stesso.
    Alcune parti sono state trasposte di un'ottava ma la viola comunque non riesce ad offrire la ricchezza tonale del violoncello e lo stesso Ridout afferma di aver fatto alcuni ritocchi per questa registrazione.
    Sinceramente non mi ha colpito più di tanto, anzi, la ritengo una operazione abbastanza superflua, capisco che il repertorio per la viola sia ridotto ed ogni occasione sia bene accetta ma, aggiungo io, purché il risultato valga lo sforzo.
    E non mi sembra questo il caso.
    All'opposto, la suite di Marc Bloch è un lavoro originale per la viola - Bloch ha composto spesso per il suo strumento - nato in America in versione con accompagnamento al pianoforte, poi orchestrato negli anni successivi.
    Per non farsi mancare nulla, Bloch ne pubblicò anche una versione per violoncello e pianoforte. Le tre edizioni sono tutte del 1920.
    E' una composizione complessa, di circa 30 minuti, in quattro movimenti - lento/allegro/lento/molto vivo - con la viola sempre protagonista, continui cambi di ritmo, atmosfere orientaleggianti e richiami tematici chiaramente ebraici.
    Ridout dà il meglio di se - é un eccellente virtuoso della viola - sia negli assoli che nelle cadenze, il suo è un ruolo di mattatore su una partitura particolarmente sfidante.
    Credo sia il motivo per ascoltare questo disco. La suite è ricca e stimolante, l'orchestra eccellente, le dinamiche di registrazione letteralmente stupefacente, lui è eccezionale.

  20. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Medtner : Sonata Romantica e Skazki
    Rachmaninov : Sonata n.2 e Variazioni Corelli
    Steven Osborne, pianoforte
    hyperìon, 2014, formato 88.2/24, comprato
    ***
    Attratto più che altro dalle Variazioni Corelli, ho trovato in questo disco un Medtner - non proprio tra i miei autori preferiti - raffinato e colto, il contrario di quella che è la mia idea al riguardo.
    La sonata "Romantica" è una composizione audace che avrà pure influenze di stile "classico" come si legge nelle note ma che a me sembra estremamente originale, pur se non proprio "orecchiabile", con una sorta di leitmotiv che lega i quattro movimenti.
    Skazki è una composizione più tradizionale e forse ... più romantica, siamo ancora nel 1909, prima della rivoluzione, mentre la sonata è del 1930, con il compositore stabilmente installatosi in Francia.
    La seconda sonata di Rachmaninov é del 1913 ed è più o meno coeva con gli Etudes-tableaux. La tonalità - Si bemolle minore - secondo me è il solo legame tra questa e quella di Medtner.
    Si capisce bene che Medtner è andato oltre come struttura. Che però nulla può contro la veemenza e la ricchezza tematica che Rachmaninov mette in questa sonata.
    Allegro agitato / Non allegro (?) / Allegro molto.
    Giusto per capirsi ... il movimento centrale porta ad un concitatissimo finale dirompente ... che credo solo Rachmaninov all'epoca potesse eseguire.
    Le Variazioni Corelli sono tutto un altro paio di maniche, composte nel 1931, proprio mentre revisionava profondamente la seconda sonata, sono in qualche modo una risposta alle critiche di compositore "nazional-popolare" che i suoi contemporanei gli riservavano. E' una composizione di un garbo spettacolare che cresce di intensità mantenendo però un'atmosfera unica.
    Diciamo che sono da considerare variazioni alla Rachmaninov, non pensiamo a Brahms o a Bach.
    Osborne mette la sua lucidità, il suo stile ma anche la sua potenza in tutto il disco che si ascolta tutto di un fiato, passaggio per passaggio.
    Assecondato da una registrazione molto dinamica - dalle frequenze dei file in mio possesso viene da pensare che la ripresa originale sia stata fatta per compatibilità con SACD - che lascia intatto ogni suono del suo pianoforte.
    Ne viene un bell'affresco di questo particolare e complesso punto di passaggio tra l'ultima fase dell'era degli Zar e il periodo tra le due guerre degli esuli russi, scappati dall'ottusità bolscevica.
    Un disco che vi raccomando senza dubbi.
  21. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Puzzle
    Sophie Pacini, pianoforte
    fuga libera, 13 gennaio 2023 (registrazioni del giugno 2021 per i 30 anni della pianista)
    Formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Classe 1991, tedesca ma di chiara origine italiana, vincitrice di concorsi e con già 8 album pubblicati, il primo dei quali dedicato a Chopin del 2014.
    Nelle note del libretto scrive di se e della sua esperienza nel "comprimere" come in un film, i suoi primi trenta anni in questo disco.
    Giustapponendo il suo Chopin, che per quanto possa dire io, esegue magnificamente, con alcuni (tre) preludi di Skriabin, simulando come lo stesso russo avrebbe visto il polacco con i suoi occhi.
    Non mi permetto di dissentire, in quanto sono sempre stato convinto che Skriabin sia il vero erede di Chopin, anzi, l'unico, ma Skriabin è partito più avanti ed è arrivato ben oltre Chopin.
    Insomma, credo che Sophie abbia in fondo voluto evitare di fare un altro disco dedicato a Chopin, forse per motivi editoriali.
    Poco importa, la scelta e successione dei brani scelti è sufficiente per delineare il suo profilo autobiografico.
    E' brava, fresca, onesta, potente.
    Per andare oltre, c'è tempo. Anche Skriabin ha impiegato la vita intera.
    [i miei preferiti : la Ballade n.1, il 25/10 e il 10/1 finale]
    Registrazione di un livello tale che pare di averla qui, davanti a te.


  22. M&M

    Recensioni : orchestrale
    Sibeliust
    Klaus Makela alla testa della Oslo Philarmonic
    Decca marzo 2022, formato 96/24, comprato
    ***
    E' stato l'evento Decca della prima metà del 2022. Per sforzo mediatico e promozionale.
    Posso capirlo perché era dai tempi di Berglund (classe 1929) che un finlandese così giovane non si esibiva con questo piglio nella contorta opera sinfonica del compositore finlandese per antonomasia.

    Makela è un classe 1996, ed è direttore principale della Oslo Philarmonic nonché direttore artistico della Orchestre de Paris ma dirige come un veterano a dispetto della giovane età.
    Decca gli ha confezionato un pacchetto di ripresa eccezionale, con una dinamica a prova di impianto di riproduzione, bassi tellurici, archi chiarissimi, fiati in primo piano.
    Il complesso dei bassi della Oslo è notevole e questo consente a Makela di dare il meglio di se nella terza sinfonia, sin dalle prime note.
    Ho trovato la prima e la seconda molto solide, la terza insuperabile, la quinta ottima, buona la sesta. Meno interessante la settima, mentre la quarta non è tra le sinfonie che ascolto volentieri per la musica.
    Penso che l'età giochi a favore nella terza e nella quinta mentre probabilmente la settimana richiederà più maturità (credo che in questa sinfonia nessuno ci abbia visto quello che ha reso in disco Mravinsky).
    Nella quinta continuo a preferire la magnifica ripresa in video di Esa Pekka Salonen.
    Nonostante l'hype esagerato e i mesi che mi sono preso per recensire questo cofanetto, trovo che sia giustificato l'entusiasmo dei media e della casa di registrazione.
    E' veramente una bella edizione. E anche se preferisco il vecchio Jarvi (sia in CD per BIS che in SACD per DG) questa ci va vicino, con le eccezioni che ho detto.
    Ma sto attendendo che Santtu-Matias Rouvali completi la sua nuova integrale per BIS ...

    edizione alternativa delle sinfonie di Sibelius, come detto nel testo :

     
     
  23. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Brahms : brani per pianoforte
    Murray Perahia pianoforte
    Sony Classical, 2010, formato 96/24
    ***
    Questo è uno dei dischi che amo di più, di Perahia e di Brahms.
    Pubblicato nel 2010 dopo venti anni dal precedente.
    Una sorta di incursione di Perahia in Brahms.
    Sappiamo che Perahia predilige i classici e non frequenta i contemporanei.
    E legge "i classici" come Bach, Mozart, Beethoven e Brahms. Come me.
    La sua lettura é sempre misurata, modesta. L'antitesi del pianista virtuoso che celebra se stesso sul palco.
    Lo ricordo così, l'unica volta che l'ho visto al Conservatorio di Milano, oramai troppi anni fa.
    Con Brahms gli riesce anche il miracolo di essere originale, mettendo qualche cosa di nuovo in ognuna delle celebri variazioni Handel, che insieme alle Paganini, sono tra le pagine più importanti della letteratura pianistica (in assoluto) e tra le mie composizioni preferite (in assoluto).
    E' l'opposto di Katchen, eppure c'è carattere. Non c'è alcun sentimentalismo (è così che deve essere eseguito Brahms !) ma c'è tanto sentimento.
    I ritmi sono pacati e incalzanti. Il basso deciso ma sommesso.
    Sono sottolineati i richiami "unghereschi" del Brahms più popolare, tra le pieghe delle variazioni che sono virtualmente una serie di danze, nello stile barocco ma del tutto "romantiche" per collocazione storica.
    Fino a quel monumento contrappuntistico che è la fuga finale che tanto deve avere ispirato anche Busoni.
    Nelle altre composizioni sciolte, le opere della seconda parte della vita del Brahms pianistico, Perahia alterna un tocco molto umile nei brani intimisti e uno più virile ma asciutto nelle rapsodie e nelle ballate.
    Probabilmente c'è qualche cedimento e in più di un momento si vorrebbe sentire di più l'anima del pianista.
    Ma nel limite c'è la sua grandezza, grande servitore della musica di Brahms.
    Disco che anche dopo oltre 10 anni mi appassiona ascoltare, pur con qualche asprezza nella registrazione, il passaggio da CBS a Sony Classical non ha giovato (ma nemmeno, il successivo a DG, se è per quello ...)
  24. M&M

    Recensioni : violino
    Telemann senza basso (lavori per 2 e 4 violini senza basso continuo)
    Imaginarum Ensemble, The Shard Band guidata da Enrico Onofri (violino)
    passacaille 6 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***

    il programma del disco, rimarchevole la trascrizione per 2 violini della sonata per flauto e violino TWV 40.111
    la formazione con i quattro violinisti

    il leader, Enrico Onofri

     
    Telemann è un musicista particolare, famosissimo in vita, dimenticato nei secoli successivi (era una quasi esatto contemporaneo di Bach e Handel), autore di tantissima musica, multiforme di tutti i generi.
    E' oggetto abbastanza recente di rilettura critica da parte di musicisti che ne stanno rendendo un profilo più approfondito.
    Io ho scoperto le cantate - almeno alcune delle cantate sopravvissute - come musica di primo rango.
    Altre composizioni mi lasciano un pò freddino. E' il caso delle fantasie per violino solo, forse perché il riferimento (con Bach) è inarrivabile.
    Qui abbiamo musica piacevole, per formazioni di violini, in forma di duetto o di concerto, a due e a quattro.
    Che all'apparenza sono stucchevoli ma che al secondo ascolto invece prendono, nonostante la registrazione sia proprio tutta sul registro "sharp" come il nome della band.
    Le note, anche in italiano a firma dello stesso Onofri e di Stefano Aresi, ben descrivono il programma musicale "fatto di scherzi, imitazioni, galanti duelli amorosi ed inseguimenti in un vuoto senza basso".
    Che è effettivamente causa del primo disorientamento. Aggiungendo una parte di continuo e il raddoppio di alcune parti, avremmo dei concerti alla Vivaldi.
    Ma il pubblico di queste composizioni - copiose nel catalogo di Telemann - era quello degli amatori, non dei professionisti che si esibivano in pubblico.

    Quindi formazioni amatoriali, per lo più a livello familiare, composte in modo disomogeneo in termini di qualità e livello esecutivo.
    Musica abbastanza semplice ed eseguibile facilmente con strumenti differenti a seconda della disponibilità.
    Addirittura con la facilitazione di trasposizione di chiave, già in lettura, per passare, ad esempio, dal violino al flauto a becco.
    Quindi struttura semplice, forme a canone anziché fugati, imitazioni per terze, divertissement in gusto francese, che era la lingua colta imperante in tutta Europa a quell'epoca.
    Di consumo, non destinata a magnificare le doti del compositore ma, piuttosto, la borsa  con la vendita delle stampe.
    Però non mancano soluzioni interessanti sul piano architettonico e compositivo, come il duetto n. 3 e in tutti i concerti a 4 violini.
    Questi, nella loro brevità, offrono comunque quattro movimenti e sono particolarmente concentrati di idee.
    Per il piacere di suonare insieme, alla breve, con le dita sulle quattro corde dello strumento.
    I violini sono strumenti italiani, originali o copie, dal suono chiaro e perfettamente amalgamato.
    Della registrazione ho già accennato : secca, chiara, brillante.
    Ma del resto, è un Telemann senza basso ...
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