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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 09/06/2021 in tutte le aree

  1. Sapete quanto io ami il surf in tutte le sue forme: ebbene, lo Shaper è un personaggio molto importante del Big Wednesday, è colui che dà forma ai sogni dei surfers, plasmando le linee delle tavole con cui sfideranno il mare e la sua potenza. Senza lo shaper, i sogni restano tali e per quanto si tenti di avvicinarvisi, si viene sempre frullati via: wipe out! Il Nikkor Z 50mm f/1,2S è lo Shaper: fuori da ogni compromesso, con i suoi vetri ed il suo diaframma, col suo schema ottico infinito, da parte a parte del barilotto (mai questo diminutivo è stato tanto mal posto) (17 lenti in 15 gruppi, diaframma a 9 lamelle, 1100grammi, 90x150 le dimensioni) con queste forme e specifiche, Nikon ha lanciato sul mercato degli standard la sfida a 360° nei confronti di ogni produttore, anche dei più blasonati, per la corona assoluta. Certamente siamo stupiti: dall'agosto 2018 ad oggi Nikon ha voluto riscattare un passato recente davvero poco edificante in relazione ai 50mm lasciati sulle baionette F per decenni, tanto da costringerci a cambiare addirittura fornitore di obiettivi, quando la sfida si è fatta dura con i sensori delle ultime iper performanti DSLR giallonere. Fin da subito la linea Z-mount ci ha allettato, col semplice ed economico (ma inarrivabile dagli F) Z 50/1,8S che abbiamo comprato quasi tutti già solo col passaparola di chi se ne diceva man mano incantato. Per poi venir fuori con il galattico Noct f/0,95 a fuoco manuale, obiettivo che come questo f/1,2 sfrutta l'intera dimensione del nuovo attacco per le mirrorless Nikon, tanto da farci pensare col senno di poi, essere stata questa l'esigenza precipua di un diametro accoppiato all'attuale tiraggio inaudito. Adesso questo capolavoro già ben recensito con i soggetti più adatti, quelli femminili, da Mauro Maratta a marzo scorso Ho chiesto quindi a Nital il privilegio di poterlo utilizzare con soggetti disparati e contesti varii, per qualche settimana, ottenendolo: dal suo arrivo ha monopolizzato la mia attenzione, nonostante il periodo ancora ibrido, non del tutto adatto a fotografare in giro per la città. Ovviamente il 70% degli scatti effettuati sono stati scattati a tutta apertura: gli MTF parlano chiaro ... ma si vede ad occhio, con qualsiasi soggetto, sia nitidezza e contrasto sempre presenti, sia la graduale sequenza di passaggio verso il fuori fuoco, cm dopo cm... per quelli vicini l'uno all'altro, così come per quelli nettamente staccati dallo sfondo già per la distanza relativa uno shaping, insieme alla qualità della Luce, che mette voglia di scattare come trovandosi ognii volta tra le quinte di un palcoscenico, regalando vita a soggetti di pietra qualunque sia il formato scelto ad ogni livello di transizione tra luce ed ombra grazie al diaframma apertissimo, conservando possibilità di utilizzo in interni, di tempi di scatto diversamente inconcepibili mantenendo chiarezza ed incisione anche ad elevate distanze, come ben visibile nel crop esagerato dell'immagine precedente Ovviamente in molte riprese delle giornate più assolate ho dovuto utilizzare un filtro ND estremo, un K&F ND vario 2-400 da 82mm dato che desideravo mantenere tutta apertura sul diaframma (anche se qualche escursione a f/2-4-8 ovviamente l'ho fatta), come in queste due seguenti f/4 f/8 però poi...l'ebbrezza di quell'incredibile f/1,2.... scusate la ripetitività, ma adoro le Escarboucle (occhio di fuoco) dell' Orto Botanico di Palermo così come la Fontana di Paride di Nunzio Morello (1838) cui questo "shaper" sa conferire forme delle più differenti ...chi sostenga che un 50mm sia un obiettivo per fare tutto e niente...evidentemente non ha ancora avuto il privilegio di usare questo Nikkor S quando arriva a fuoco è inesorabile anche nei particolari più fini, come in questo crop 2X dell'immagine precedente lo sfuocato e dettagli anche informi, diventano elementi dell'immagine, prendendo consistenza il colore è certamente il campo più sorprendente per l'applicazione delle sue prerogative, nella totale assenza di aberrazione cromatica, flare e ghosts, grazie agli antiriflesso di cui è dotato (nanocristalli, trattamento Arneo), alla quantità irrisoria di vignattatura da cui è fisicamente affetto a TA (una lente per quanto asferica avrà una minima curvatura)... E allora, operando in bianco e nero? Ovviamente on camera, pensato al momento dello scatto, in termini di contrasto tra luci ed ombre e passaggio graduale (o meno) dei grigi corrispondenti alle tinte del soggetto, reso acuto quanto desiderato... (Max rule...) Non utilizzo suite di filtri da PP e mi limito alle correzioni della curva di viraggio di Lightroom nello sviluppo dei jpg realizzati in monocromatico, regolato on camera sulle mie Nikon Z. Già così semplicemente, se il divario di espressione dello strumento diventa enorme con obiettivi normali, figuriamoci con questo capolavoro... passando da diurni simili, a notturni del tutto differenti...: cambiando la luce, cambiano le carte in tavola e le esigenze espressive: il Nikkor 50/1,2S è qui per questo ! da un opposto interpretativo all'altro... un obiettivo dai mille volti: se non pesasse più di un chilo, con le possibilità del nuovo sistema, che sulla terza ghiera mi permette di gestire, per esempio, la compensazione dell'esposizione, mentre scatto in mezzo alla gente in Auto ISO Manual, stabilendo a priori diaframma e tempo e lasciando scorrere gli ISO sulla mia Nikon Z6ii, che non chiede di meglio, sarebbe una risorsa assoluta in reportage, con quell' amazing bokeh che lo caratterizza a tutte le aperture...da reporter e tra pane, panelle, milza e babbaluci (lumache)... rimangono in linea occhio mente e cuore, come ci perseguita il ricordo del passato, che oggi... si fa presente Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
    6 punti
  2. Stamattina, puntualizzando il mio giudizio sull'ultimo obiettivo oggetto di una mia experience, mi è venuto in mente quanto, su Nikonland, mi ritrovi talvolta ad utilizzare dei mezzi ben al di sopra delle mie disponibilità economiche, grazie all'attivo apporto dei distributori nazionali, che ce ne concedono l'uso per un determinato periodo di tempo (sempre troppo esiguo, purtroppo)... E che tra questi strumenti, spesso ce ne siano alcuni che assumono una caratterizzazione tale nell'ambito di operatività, da risultare determinanti per la riuscita del risultato, inteso in un solo senso: il successo ! Allora qui di seguito, alcuni tra gli articoli che ho scritto negli ultimi anni, riguardanti appunto obiettivi talmente caratterizzanti le immagini prodotte, da dover spesso consigliare ...un acquisto ponderato. Non solamente per l'immobilizzo di denaro, certamente ingente, in molti casi, ma sopratutto perchè la contropartita dall'utilizzo non consapevole di uno di questi obiettivi, potrebbe portare a cocenti disillusioni sulle proprie capacità e risultati. Ci sono degli oggetti pensati per degli scopi talmente specifici che bisogna davvero farsi trovare pronti: allenandosi con le manchevolezze delle attrezzature in possesso, se si riesca a trovarne i limiti. Proprio per la marcata personalità, questi obiettivi possono addirittura peggiorare l'approccio al soggetto che rientra nelle nostre abitudini/capacità. Non basta solo avere occhio, nè allineare la propria mente al cuore: bisogna proprio essere dentro all'immagine che si voglia riportare sul sensore della fotocamera. Pure con i piedi. E tutti e cinque i sensi...
    3 punti
  3. Max, sara' che per 1001 motivi personali e di lavoro leggo poco anche Nikonland , ma trovo queste tue considerazioni assai vere e molto "umane". Fermo restando la modestia tua ( nel caso specifico ) e di Mauro in altri articoli simili che fa porre VOI, personaggi con esperienza e manico nel porsi dietro a lenti che spaventerebbero un po' chiunque ( in genere per le caratteristiche mentre il 60-600... vabbe' e' comunque unico ). Aggiungo che poi ogni tanto ve le comperate pure .
    2 punti
  4. Questo articolo ha lo scopo di raccontare, attraverso una decina di immagini, quali meravigliose e mutevoli situazioni si possono incontrare se solo ci si riserva la possibilità di restare sul campo un po' di più e non si cerca soltanto la "bella giornata". La fotografia di paesaggio, per come la vedo io, è una pratica molto legata all'unione tra tempo atmosferico e luce. Sono loro a definire il risultato più di qualsiasi altra cosa, di sicuro più dell'attrezzatura usata e, spesso, anche del posto, o soggetto, fotografato. Che non significa, ovviamente, che sia intrinsecamente sbagliato cercare la migliore attrezzatura o viaggiare verso posti lontani e famosi per fotografare, ma che occorre sempre ricordarsi che sono altri i fattori che più concorrono ad una buona fotografia. E, seppure queste immagini siano fatte al tramonto ed all'alba, neppure che solo quella sia la luce migliore o il giusto momento per fotografare. E' il soggetto e ancora di più la ripresa che si vuole farne che definiscono la "luce giusta". Cominciamo subito, questo è il soggetto: un bellissimo angolo di costa nella Sardegna sud occidentale - che è veramente una zona incantevole, anche e direi soprattutto se visitato fuori dalla stagione balneare. E' il 31/3/2018, sono le 17:04. Sono appena arrivato e sulla scogliera c'è un mucchio di gente. La mareggiata, gonfiata da un vento teso piuttosto freddo, è uno spettacolo incredibile già di suo. Il cielo è nuvoloso e la luce piuttosto piatta. D810 su 70-200/2.8FL@160mm 1/250 f11 ISO100 (17:32) Ma basta spostarsi di un centinaio di metri e la composizione diventa, a mio modo di vedere, ben più interessante grazie al cambio di sfondo. Potrebbe essere anche meglio se si potesse scendere verso il mare, per "alzare" il faro rispetto alla linea dell'orizzonte, ma con queste onde non è proprio il caso. D810 su 70-200/2.8FL@200mm 1/1600 f2.8 ISO64 (17:45) Ma bastano piccoli spostamenti ed aggiustamenti all'inquadratura per cambiare mood. E' sempre importante, però, aspettare l'istante giusto. D810 su 70-200/2.8FL@200mm 1/1600 f2.8 ISO64 (17:47) Un po' più di luce mi consente di far vedere quello che succede sulla scogliera, che in ombra era scura e priva di ogni attrattiva. Capito perché è meglio non abbassarsi? D810 su 70-200/2.8FL@75mm 1/250 f8 ISO64 (18:00) Purtroppo quello di prima sembra essere l'unico momento di luce: in un paio di minuti i nuvoloni coprono completamente il sole. E in pochissimo mi ritrovo da solo, evidentemente il richiamo di una bella cena è irresistibile. Ma credo che pure il ventaccio abbia un suo merito in questo! Ma, ed ecco il senso dell'articolo, in condizioni tempestose come queste tutto può cambiare. Infatti dopo mezzora: D810 su 70-200/2.8FL@86mm 1/1250 f5.6 ISO64 (18:31) Altri venti minuti ed uno spostamento di una cinquantina di metri ed abbiamo questo. D810 su 70-200/2.8FL@190mm 1/5000 f5.6 ISO64 (18:51) E poi, di nuovo, le nuvole coprono il sole, niente vero tramonto questa sera! Ma prima di andare mi regala questa, che credo essere la migliore immagine della giornata. D810 su 70-200/2.8FL@200mm 1/640 f2.8 ISO64 (18:56) Ma non mi arrendo, c'è ancora questa: D810 su 70-200/2.8FL@200mm 1/320 f2.8 ISO64 (19:00) Ora mollo anch'io, l'ora blu è interessante ma i tempi lunghi correlati alla poca luce trasformano questo splendido mare tempestoso in un latte senza senso. È tempo di dedicarsi alla cena! La mattina dopo la sveglia, con il pieno di vermentino che ho fatto a cena, è stata proprio pesante. Ma volevo provare a fotografare il mio amico faro illuminato dall'alba e non avevo idea delle previsioni del tempo, così l'unica cosa da fare era andare a vedere. E andare presto consente di avere in mano tutte le opzioni.... per cui via! Le condizioni sono molto cambiate, c'è meno vento ed il mare è decisamente più calmo. La mareggiata era un ingrediente importante ed insieme al cielo "chiamava" composizioni più chiuse. Ma il mare più calmo mi consente di scendere in basso senza particolari pericoli. Non c'è anima viva in giro, lo spettacolo è se possibile ancora più suggestivo di ieri sera. Riprendo l'ora blu - e qui si apprezza l'importanza del treppiede. D810 su 70-200/2.8FL@70mm 1.6" f11 ISO64 (06:06) Poi le nuvole rese rosa dalla prima luce, con la luna ad arricchire la composizione. D810 su 70-200/2.8FL@70mm 0.2" f16 ISO64 (06:32) Il mare si sta calmando, anche grazie alla marea calante: posso scendere ancora e, finalmente, è tempo di tirare fuori il grandangolo! D810 su 16-35/4@32mm 1.6" f11 ISO64 (07:01) Qui finisce la luce interessante ed io credo di non riuscire a fare più nulla. Così scappo via, le ragazze mi aspettano per la colazione! Non aggiungo note sul materiale, il senso di questo articolo è la fotografia e non l'attrezzatura. Ma se volete ne possiamo parlare nei commenti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/3/2021
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  5. A feast for the senses, the sounds and sights of Hermaness are full of drama. Così il sito Visitscotland.com introduce questo luogo incredibile, estrema propaggine nord del Regno Unito. (immagine tratta da visitscotland.com) La riserva è molto grande per i nostri standard e girarla tutta è una vera e propria escursione, per la quale viste le estremamente mutevoli condizioni meteorologiche occorre essere bene attrezzati. Non è raro, infatti, partire con il sole e sperimentare venti fortissimi e veri e propri diluvi, così come partire con la pioggia e ritrovarsi dentro una splendida giornata. Per questo una giacca e scarponi realmente impermeabili sono indispensabili, così come un pile aggiuntivo e pantaloni pesanti. Insomma la solita regola del vestirsi a strati, alla quale aggiungerei abbondanti dosi di ottimismo e di perseveranza. (immagine tratta da nature-shetland.co.uk) Ho conosciuto questo luogo fantastico nel 2007, nel corso di un epico viaggio in camper. Epico perché è stato il mio primo viaggio specificatamente concepito ed organizzato per fotografare animali, perché sono state 5 settimane di vacanza - le più lunghe della mia vita adulta, tutte in camper con viaggio non-stop dall'Italia alle Shetland e, last but not least, perché nel team c'era mia figlia Margherita, all'epoca di due anni di età. Qui lei, equipaggiata di tutto punto, ha avuto la sua prima avventura. Si sa, col passare del tempo i ricordi diventano più dolci e quelli belli irresistibili. Così nel 2016 abbiamo deciso di tornare! Queste brevi note, quindi, hanno lo scopo di descrivere un luogo che da solo può giustificare una settimana di vacanza nella natura. Magari non in camper dall'Italia, anche il ritorno è stato così per motivi logistici, ma con uno dei voli che atterrano in un incredibile aeroporto, Sumburgh Head nel sud dell'arcipelago, la cui pista è attraversata dalla strada (vicino all'aeroporto c'è un'altra riserva RSPB dove vedere i Puffin, ma non in un ambiente speciale come a Hermaness). Allora, perché andare fin laggiù? perché questo ambiente incredibile... (Pano 152mpix, ottenuta con D810 e 70-200/4, scattando in verticale con focale 135mm 1/250 F8, 64 ISO, 8 foto) (tutte: D810 con 16-35/4 o 70-200/4) ... ospita due gigantesche colonie di Gannets (Sule), numerosissimi Puffin (Pulcinella di mare) e, in cima alla catena alimentare, gli Skua (Stercorario maggiore). Beh, non solo loro... Ma andiamo con ordine. Gli SKUA sono grossi uccelli marini dotti di ampie ali e coda corta, corpo massiccio, bruno con remiganti fasciate di bianco. Non sono buoni pescatori, ma veri e propri pirati dell'aria che attaccano in volo gli altri uccelli, per rubare il cibo che portano a terra per alimentare i piccoli. E, a volte, predano direttamente i piccoli delle altre specie. Attenzione: Lo SKUA è estremamente aggressivo e non esita a gettarsi in picchiata sul maldestro, ed in questo caso incauto, escursionista che dovesse avvicinarsi ai siti di nidificazione, che sono a terra nelle praterie erbose. (tutte D4 e 500/4, liscio e moltiplicato) Qui mentre attacca in volo una sula, molto più grande di lui: Ma non è lui, per me, la vera star di questo posto. Sono le Sule, uccelli marini molto grandi e dotati di un corpo affusolato ed un'apertura alare di poco meno di due metri. Pescano nell'oceano, gettandosi in picchiata a 100km/h da 50mt di altezza per raggiungere le prede. Nidificano in enormi colonie, impossibile mentre si è sul bordo non pensare a quanto è forte la vita. Immaginate essere su una scogliera alta diverse centinaia di metri, davanti all'oceano che pare infinito guardando decine di migliaia di uccelli schiamazzare, corteggiarsi ed allevare i piccoli. Indescrivibile a parole. Impagabile trascorrere qualche ora sdraiati sul bordo a binocolare la colonia, osservando il loro comportamento. (tutte D4 con 500/4, liscio e moltiplicato) Ma, per me, i più simpatici sono loro, i Pulcinella: (D4 a 500/4, liscio e moltiplicato; l'ultima D810 e 70-200/4) Perché mi sono simpatici credo sia evidente dalle fotografie, ma non sono solo carini. Sono dei duri. Basti pensare che, pur essendo alti solo 30cm per 400-600gr di peso, trascorrono a terra solo il periodo della nidificazione, in estate. L'inverno lo passano in mezzo all'oceano! Purtroppo, il cambio del clima inesorabilmente sta modificando il nostro pianeta. Nella penultima immagine gli osservatori più attenti avranno notato che i pesci nel becco non sono tutti piccoli. I Pulcinella faticano a trovare adeguate quantità di piccole Sand eels, e finiscono per pescare pesci più grandi che non sono adatti ad alimentare i piccoli. Per questo, negli ultimi anni, la popolazione di questi meravigliosi uccelli sta drasticamente riducendosi nelle colonie più a nord (Islanda e Shetland), senza purtroppo nessuna buona prospettiva sul lungo periodo. Massimo 5/11/2017
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  6. Non sono mai stato un particolare appassionato di questo genere fotografico, ma la voglia di fotografare mi ha spinto a provare. Qui l'esordio, in casa. Ora, fortunatamente, inizia a fiorire qualcosa, per cui ho proseguito con i miei tentativi. Dico subito che mi sono divertito un sacco, al punto da provare sia sabato che domenica della scorsa settimana. In particolare domenica, ho passato diverse ore sdraiato nel bosco a provare punti di ripresa bassissimi. Ero del tutto assorbito a cercare il punto di ripresa perfetto, incrociando sfocati, luce, erba, foglie, petali.... insomma mi sembrava di avere davanti una tavolozza ricchissima. E, con il passare del pomeriggio, la luce cambiando aggiungeva meravigliose variabili. (N.b: sdraiarsi in boschi frequentati da ungulati è una pratica che non consiglio per via delle zecche, che ho ignorato preso da quello che vedevo ma che mi ha lasciato ben preoccupato nelle ore successive). Come dicevo nel blog di apertura di questa serie, il mio intento non è di riprodurre i fiori "da catalogo" ma quello di lavorare prevalentemente ad ampie aperture (vedrete che qui ho fatto anche qualche scatto più chiuso, sto sperimentando e per capire bene preferisco scattare e poi guardare con calma a casa), valorizzando lo sfocato e dando risalto più alle forme che alla nitidezza. Nitidezza che deve esserci, ma che cerco di confinare a pochi tratti. All'opposto di quanto ho fatto in casa, non ho usato null'altro che la luce naturale e non ho aggiunto goccioline o altro. Al massimo, in alcune inquadrature, mi sono limitato a togliere qualche stelo secco che "sporcava" la composizione o, più spesso, a lasciare/introdurre volontariamente tra la lente ed il fiore elementi sfocati. Il bello di tutto questo giochino, in sostanza, è stato usare i mattoncini che madre natura ha disseminato in giro e valorizzarli con spostamenti del punto di ripresa di pochi centimetri. Insomma, pochi metri quadrati di bosco sono stati un universo di possibilità. Ultima nota, tutte le immagini sono state fatte a mano libera. Io, normalmente, preferisco, e di molto, usare il treppiede, ma qui non era materialmente possibile accedere a tali "bassezze" usandolo. Come lenti ho usato il 50S 1.8, con i tubi di prolonga Meike 11 e/o 18 (non ho segnato quali sono fatte con uno e quali con due, e non mi è possibile ricostruirlo ora), ed il 70-200/2.8FL via FTZ con la lente diottrica Canon 500D, che è risultato di una incredibile comodità compositiva per via della variazione di ingrandimento data dallo zoom (non mi dilungo a spiegare, ma agli interessati consiglio di cercare i fantastici articoli di Silvio). Ed ora un po' di foto. Z6II su 50S 1.8 a F2.8 1/25s ISO 200 - Al mattino aveva piovuto ed io, uscendo in primo pomeriggio, cercavo le goccioline. Errore: questi fiori bagnati stanno chiusi. Ho quindi fatto una bella passeggiata e sono riuscito a fotografare solo alla fine del pomeriggio, qui sono le 18:05 (del 6 marzo e nel bosco). Z6II su 50S 1.8 a F2 1/25s ISO 200 - Stesso fiore, stessa lente, forse un mezzo metro più lontano e 7 minuti dopo.... ma la luce è finita ed in esterni basta un filo d'aria per rendere impossibile avere anche solo il goccio di nitidezza che serve. Z6II su 70-200/2.8FL@200mm a F8 1/100s ISO 200 15:34 del giorno dopo, c'è il sole. Non è più facile, anzi in realtà è più difficile perché il sole filtra tra i rami spogli ed una delle altre variabili da conciliare è dove cade la luce e cosa produce. Z6II su 70-200/2.8FL@175mm a F8 1/100s ISO 200 Z6II su 70-200/2.8FL@170mm a F4.5 1/160s ISO 100 Z6II su 70-200/2.8FL@110mm a F2.8 1/200s ISO 200 Z6II su 70-200/2.8FL@165mm a F4 1/125s ISO 400 Z6II su 70-200/2.8FL@135mm a F5.6 1/50s ISO 400 Z6II su 50S 1.8 a F4 1/25s ISO 100 - Ci risiamo, sono di nuovo le 18:04.... Quel rosa è proprio il tramonto. Sono impazzito per fotografare questo meraviglioso amico con dietro la palla del sole. Ne ho fatte molte, nessuna mi convince. Z6II su 50S 1.8 a F2 1/60s ISO 100. Com'è andata l'ho scritto sopra, ora un po' di info sui retroscena. Innanzi tutto le Z con il monitor basculante sono veramente una manna, io stavo sdraiato a terra perché dopo ore di scatto non riuscivo più a stare comodo in ginocchio - e questo nonostante le ginocchiere da giardiniere che dopo il primo giorno ho iniziato ad usare. Ma è perché le mi ginocchia hanno fatto troppi chilometri! Come detto, niente treppiede, ma con la macchia fotografica tenuta in mano e la mano a terra. In certi casi, la macchina direttamente a terra, in particolare le ultime due immagini per far corrispondere il fiore ed i colori del tramonto. Il 50 1.8S con i tubi è una meraviglia, solo è un po' scomodo lavorarci a mano libera: servirebbero tre mani quando si devono cambiare i tubi (e capita molto spesso, visto che le 4 combinazioni: liscio, 11mm, 18mm, 29mm producono distanze di lavoro e quindi ingrandimenti ben differenti). Ovviamente, tra mani e macchina a terra - che nel bosco significa fango, foglie, erba - non bisogna aver paura di portar qualcosa sul sensore (e qui speriamo che a Tokyo ascoltino). La vera sorpresa è la versatilità del 70-200/2.8FL con la 500D. Se non si cerca il massimo ingrandimento, la possibilità di zoomare consente di comporre variando grandemente la dimensione del soggetto. E, se non si cerca la nitidezza a tutto fotogramma, anche ad f2.8 fornisce risultati assolutamente interessanti. Ma quanto mi farebbe piacere provare un 105 macro per fare queste cose!!!!
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  7. Con un po' di fatica perchè a parte i problemi di salute sono fuori allenamento per via dei lockdown e del meteo che quest'inverno mi hanno tenuto chiuso in casa, mi sto impegnando in qualche passeggiata non troppo faticosa. Stranamente è piovuto ininterrottamente da novembre ad aprile. Capita ogni duecento anni? Vabbè, quest'anno è capitato. Allora riprendo in mano e cerco di concludere vecchi lavori che considero appropriati per il blog. Ho pensato bene, quindi, di raccontare una storia. La storia di una chiesetta campestre situata a Martis, un piccolo comune dell'Anglona, poco meno di 500 abitanti, a una quarantina di chilometri da Sassari. La chiesa in questione è San Pantaleo, edificata nel 1325 con una strana scelta architettonica: un'unica navata quasi interamente in stile romanico ma con qualche tratto aragonese, alla quale in seguito vennero aggiunte due navate laterali e un campanile in chiaro stile gotico (XVI secolo). Questa la brevissima descrizione ma non la storia, in fondo di chiesette campestri in Sardegna ce ne sono a decine e fin qui niente di strano. La particolarità di San Pantaleo è che venne sconsacrata nel 1920 in seguito a uno smottamento. In effetti venne edificata ai margini di un altopiano, su una base di roccia che ne garantiva, in quegli anni, l'assoluta sicurezza. Il fatto è che in tempi più moderni ci si accorse che quella base di roccia presentava una frattura netta. Parte della navata centrale e una delle due navate laterali subirono gravi danni con il crollo della copertura, il distaccamento di parecchi blocchi di pietra del colonnato e il dissesto insanabile del campanile. Sin qui la storia. Ma in epoca più recente (1988) venne tentata una ristrutturazione almeno per renderla fruibile ai visitatori. Purtroppo il progetto venne abbandonato dopo qualche anno poichè successive perizie decretarono la definitiva chiusura del luogo di culto e il divieto assoluto di ingresso in tutta l'area circostante (con un perimetro di una cinquantina di metri attorno alla chiesa). Per farla breve i geologi dell'università e i vigili del fuoco diedero per certo il crollo. Quando? Fra un'ora... fra un anno... dieci anni... Insomma, basterebbe un tuono più forte durante un temporale e metà della chiesa (o tutta la chiesa) crollerebbe a valle. La navata centrale Il campanile Come già detto non si tratta del lavoro di una giornata, è cresciuto in diversi anni durante i quali sono riuscito a produrre alcune centinaia di immagini in condizioni ambientali e di luce molto diverse. Con uno sguardo attento noterete i vari gradi di deperimento dell'intera struttura. Ma ogni volta è sempre diverso e vedo cose nuove. Quella che doveva essere la sacrestia, forse il punto più pericoloso. Ho scattato una foto secca e sono uscito immediatamente Le arcate superstiti della navata di destra Un particolare di ciò che doveva essere un affresco su una colonna portante della navata centrale Alcuni blocchi di pietra lavorati, staccatisi dalle arcate La navata di destra Lo scoperchiamento della navata centrale Lo so, non ci dovrei entrare, non dovrei superare le transenne e il recinto facendo finta di non vedere i cartelli di divieto, ma provo grande attrazione per questo luogo abbandonato. E avverto una strana sensazione nel calpestare il pavimento di una chiesa deserta, ascoltando i miei passi e pesandoli. Immerso in un'architettura silenziosa, deformata dal tempo, da una faglia nella roccia, invisibile, aperta da chissà quale sommovimento tellurico chissà quanti millenni fa e dagli eventi atmosferici... dall'abbandono. Definitivo. Inappellabile. Mi pare persino di percepire il rumore dell'otturatore che rimbomba. So che non è possibile che ciò accada, non c'è neanche il tetto... ma quel suono arriva alle mie orecchie amplificato dal vento che scorre veloce tra le navate scoperchiate. Quello che so è che ci tornerò ancora per cercare cose che mi sono sfuggite. E per godere di quel silenzio. ----- Pezzo consigliato: A Taste of Honey, nella versione che preferisco, quella di Paul Desmond. Copyright Enrico Floris 2021 - Per Nikonland
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  8. e tanti altri che non ho ancora utilizzato, ma che mi solletica da tempo di poter avere a disposizione, due dei quali sono il Nikon AF-S 180-400/4 E TC1,4x FL ED VR per il quale conservo una Nikon D500 e il Monstre Z Noct 58/0,95 S...per il quale vorrei una Z9... ma potrei accontentarmi di una Z7 Davvero bello questo periodo...
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  9. La penso come Roby, ma stilisticamente è piacente. Però Nikon non ci darà mai una mattonella. Ma se dovesse esistere una remota possibilità... beh, che non dimentichi il mirino.
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  10. Aldilà dei costi e prestazioni varie.. il solo fatto che non vi è il mirino .. non mi andrebbe...
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  11. Per chi desiderasse delle conclusioni obiettive e didascaliche c'è l'articolo di Mauro di marzo, già citato, che ammonisce chiunque sia tentato dalle sirene di considerare come questo Nikkor Z 50/1,2 sia un Lonewolf, un Lupo Solitario. Non a caso ho citato Bear, lo Shaper delle tavole: uno che il mare sa cosa desideri, ma lavora per gli altri e la sua soddisfazione è quella di vedere realizzato il sogno di uno, due, pochi surfisti, rispetto la massa. questo obiettivo non trova posto in borsa insieme agli altri (se ne avete letto le dimensioni), vuole una fondina per sè e la fotocamera questo obiettivo non si porta in giro insieme a zoom e adattatori per cineserie, perchè esige attenzione e concentrazione: potete portarlo come me a Ballarò ed alla Vucciria a riprendere scene e magari vi capiterà la modella il libera uscita accanto al banco delle lumache (merito mio? no...: del 50/1,2 e del contesto che cercavo) questo obiettivo non si compra: lo si è cercato da una vita. I soldi da pagare sono solo un riscatto per chi comprenda come poterlo utilizzare questo obiettivo se lo si acquisti, farà trascurare l'uso dei vostri attuali zoom preferiti, fino a rendervi conto sia arrivato il momento di venderli Spero questo vi faccia capire che dovrete andare in palestra (e non quelle tradizionali) prima di pensare di comprarvene uno... (che Nital mi perdoni... )
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  12. Posseggo l'Olympus E-M10 come "macchina da passeggio" che sul piano estetico mi soddisfa molto, preferita a suo tempo alla PEN per lo stesso motivo. Percui no, non comprerei una Z dx con quella linea, sebbene abbia più volte pensato a permutare la mia E-M10 con una Z50 per il menù Nikon a cui sono abituato, e non "litigare" più con quello Olympus sofisticato ma poco user friendly.
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  13. Sono d'accordo. Per me l'esperienza con il 58/0.95 è stata mistica e questo 50/1.2 S si è avvicinato al 70-80% a quello. Entrambi però non mi servono nelle foto che sono solito fare e possederli, sarebbe semplicemente sprecare il loro talento, non necessariamente i miei soldi. Ma sapere che ci sono e che Nikon è ancora capace di fare questi capolavori però mi rende felice e in dolce attesa di quanto, di "a me" necessario, mi fornirà prossimamente
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  14. Per restare nella tua zona di comfort, ti prendo ad esempio le automobili: ce ne sono alcune per le quali è superflua la tua domanda, perché non si possono semplicemente...comprare, ma vanno amate così tanto da essere proprie, prima ancora del vile scambio col denaro Il Nikkor Z 50/1,2 è uno di questi obiettivi: improponibile secondo principi di valore assoluto, quelli che tengono conto di portafoglio, peso, maneggevolezza, spazio in borsa, corredo.... Indispensabile per chi aspettasse uno strumento capace delle sue performance. Ed in un colpo dovrei aver risposto anche all'altra domanda: se le mie foto non lo avessero già fatto per me.
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  15. 25 Z7 (2) ... ormai ha surclassato tutte le precedenti, nel 1/2 secolo di foto .... (in questo caso con il z 70/200 f 2,8 TC 2x )
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  16. Mi permetto di obiettare la data: per chi desideri scattare foto dell'ortaggio ancora attaccato alla pianta il periodo migliore per il contest necessita essere il mese di luglio, direi anche verso la fine . Capisco che vi servite al supermercato, dove la verdura non ha stagioni...ma per le melenzane nostrane bisogna ancora attendere
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  17. Dopo 5 mesi d malanni vari ( ha 13 anni) si è ripresa e ovviamente si è concessa subito uno scatto
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  18. metto un paio di scatti fatti domenica a Michela, alla fine del 2020 ha iniziato per giocoa posare, ora incomincia a essere presente su diverse riviste (purtroppo il fotografo non sono io) Z6II e 50&85 Z
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  19. Complimenti, belle considerazioni, il faro di Mangiabarche è un bellissimo soggetto...se posso ne metto un'altra...
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