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Si narra che da qualche parte sul pianeta terra, una Nikon FM3a, nuova come il giorno in cui è stata costruita, stanca di attendere in vetrina che qualcuno l’acquistasse, sia fuggita dal negozio con l'aiuto di un ingegnere visionario che l'ha portata nel suo laboratorio. Potendo accedere alle tecnologie Nikon più aggiornate, l'ingegnere le ha spiegato che con una serie di interventi radicali, lei sarebbe potuta diventare la pioniera di una nuova generazione di Nikon. Non più un cimelio trascurato, retaggio di un passato glorioso ma lontano, ma un riferimento ipertecnologico per i giorni a venire, senza nemmeno dover rinunciare a tutto ciò che faceva di lei una vera Nikon. Coraggiosa e audace, come sempre una Nikon è stata, lei ha gettato il cuore oltre ogni ostacolo e ogni impedimento ed ha risposto convintamente “si, voglio farlo, fosse l'ultima cosa che farò”. Ci sono voluti lunghi mesi di esperimenti, tentativi e messe a punto meticolose ma alla fine il risultato è andato al di là di ogni aspettativa. E il travaso di tecnologia é completamente riuscito. Tanto che ha deciso persino di cambiare nome. Adesso lei è la Nikon Zf, ed è già una leggenda. *** E adesso usciamo dalla narrazione per andare alla cronaca di questi giorni Abbiamo avuto l'onore, la fortuna e il privilegio di avere a disposizione un campione di preproduzione della nuova Nikon Zf. Sapete, uno di quei modelli con la pecetta sul marchio per impedire che qualcuno per strada vi veda e la riconosca. No, quando sono uscito con la Zf devono avermi scambiato per un vecchio fotografo che crede ancora nella poesia della pellicola ... quanto si saranno sbagliati. Perché questa macchina, nasconde nel suo aspetto classico ma in fondo senza tempo, ogni tecnologia disponibile nei laboratori Nikon, o almeno, tutta quella che è già trasferibile in un modello di produzione. Tanto da potersi permettere più di una specifica che persino Z8 e Z9 non possono vantare. Che abbiamo potuto testare fotografando in condizioni reali. Che cos'è ? E' una fotocamera moderna, attuale nelle prestazioni generali, capace di scattare a raffica fino a 30 fotogrammi al secondo e di registrare video fino al formato 4K60p. Ha un sensore da circa 24 megapixel, simile a quello di Z6/Z6 II, messo a punto per questa macchina. La batteria standard per le macchine semi-professionali Nikon, quella EN-EL15 adesso arrivata alla versione c, più potente e ricaricabile via porta USB-C. Il motore di elaborazione Expeed 7 ereditato da Nikon Z9 e Nikon Z8. Un sistema di autofocus con tracking 3D automatico e riconoscimento del soggetto analogo a quello di Z9 e Z8. Un vano memorie con due schede diverse, capaci di operare in sincrono o in serie. Il tutto dentro un corpo che sta alla Nikon FM2/FM3 come l'attuale Totem GT sta a quello della originaria Alfa Romeo GT. la Totem GT del 2023 si rifà alla Alfa Romeo Giulia GT originale del 1963 ma di fatto è una supercar con prestazioni più simili a quelle dell'attuale Alfa Romeo Giulia GTAm di quelle della Giulia di un tempo. Ha carreggiate allargate, passo allungato, sospensioni moderne, meccanica alleggerita con un biturbo V6 da 540 CV e albero di trasmissione in fibra di carbonio. Anche la scocca è in fibra di carbonio. Ne esiste anche una versione tutta elettrica da 620 CV con una batteria alleggerita che supera a stento il peso di un serbatoio di benzina da 80 litri (e che fa lo 0-100 Km/h in 2.7''). E' nata per pochi (30 esemplari a circa 500.000 euro) ma vuole dare all'appassionato le sensazioni di un tempo, aggiornate alle aspettative ed esigenze di un moderno gentleman driver. La stessa cosa che può aspettarsi il nikonista appassionato, innamorato della sua Nikon di quaranta anni fa ma intanto viziato dalle capacità delle Nikon attuali. A prezzi più abbordabili perché la Zf è prodotta in grande serie e si potrà presto tranquillamente comperare nel negozio di fiducia ... Cosa non è ? Non è una replica di una fotocamera degli anni '80 del secolo scorso. Non è una fotocamera pensata necessariamente per adattare obiettivi del secolo scorso via adattatori più o meno intelligenti. Al contrario, può impiegare ogni obiettivo Nikkor Z e ogni obiettivo Nikkor F delle ultime generazioni in pieno automatismo, autofocus e stabilizzazione d'immagine. Non è un esperimento di estetica. Non è una mera replica della Nikon Zfc in formato full-frame. Per niente ! la Zf è più larga, più alta, più profonda, in una parola più grande della Zfc del 2021. E' anche più grande della mia Nikon FA del 1983. Ed è molto più comoda da usare e da impugnare di entrambe. Si permette anche di essere più robusta, costruita con materiali migliori. Destinata probabilmente a durare in eterno o almeno, quanto può essere la vita utile di una fotocamera digitale di oggi. Perché offre prestazioni attuali, anzi, più avanzate di quanto si possa immaginare guardandola. Che difficilmente, restando nella filosofia di questo apparecchio, potranno diventare obsolete nel medio periodo. Specialmente se Nikon continuerà ad affinare il suo firmware come ha fatto sinora con la Nikon Z9, la prima ad adottare l'Expeed 7. Come una GT, non è una macchina per compiti professionali o di routine, è una macchina pensata per il divertimento. Che unisce la bellezza - senza tempo, come la GT originale disegnata da Giugiaro per Bertone - tipica delle Nikon del finire dell'era manual focus, alle capacità tecnologiche delle attuali mirrorless digitali più avanzate. In questo surclassa la Zfc, pensata più come operazione nostalgia all'insegna del "piccolo è bello" (e colorato), strizzando l'occhio anche a chi, con pochi soldi, vuole apparire diverso. Che naturalmente la affiancherà nel catalogo Nikon ma senza nemmeno per un momento, pensare di impensierirla. Perché cito sempre la Nikon FA al posto della FM2/FM3a ? Perché tutte le Nikon moderne si rifanno alla FA per l'impostazione generale, mentre le FM erano macchine principalmente meccaniche e pensate per una impostazione manuale. La FA ha introdotto in Nikon la priorità dei tempi e il Program. Zfc e Zf mantengono il selettore della modalità di funzionamento - PASM - eredità diretta della FA. La FA aveva già una cellula esposimetrica a matrice, un processore digitale e i display a cristalli liquidi. Le FM erano molto più spartane. Si, naturalmente, una Zf può essere usata esattamente come una FM/FM2, regolando ogni impostazione a mano e a occhio se uno vuole. Ma può anche funzionare in totale automatismo, avvalendosi di sistemi automatici che quasi dispongono di intelligenza propria. Come è fatta ? il pulsante morbido di rilascio è un'aggiunta vezzosa personale (in commercio ce ne sono di tutti i tipi e colori), per avere un punto di rosso su tutto quel nero. E' anche più comodo per chi come me è solito scattare tanto e tanto di seguito. Ma il pulsante di scatto della Zf è il più classico di quelli con filettatura per il comando di scatto flessibile ... L'architettura è quella che ben conosciamo, con i quadranti di controllo distribuiti sulla calotta (in metallo, a differenza di quella in plastica della mia FA). Sono al tatto più solidi e sostanziosi di quelli delle mie Zfc. Però non aspettiamoci la solidità di acciaio e ottone della Nikon F. Le torrette ben dimensionate, il tutto è sovradimensionato rispetto alla Zfc per una migliore comodità operativa. Restano i blocchi sia per il quadrante dei tempi che per quello della sensibilità. Sensibilità che guadagna i 64.000 ISO in campo lineare. E se non vi bastano quelli ... il vano batteria resta sul fondello ma la batteria è orientata ortogonalmente rispetto alle altre Nikon Z che dispongono della EN-EL15. Ciò ha permesso di limitare la profondità dell'impugnatura che ha solo un piccolo grip sulla parte anteriore del corpo. Con la Zf sarà commercializzato un grip opzionale che consente una presa ancora più ergonomica (da SmallRig). sul lato opposto all'impugnatura, le classiche prese. La USB-C permette la ricarica della batteria. il fondello, bello e ben fatto ma apparentemente in plastica. Peculiarità C'è il selettore per il bianco e nero sulla stessa ghiera del selettore FOT/VIDEO è stata aggiunta la posizione B&W che permette di commutare rapidamente dalla ripresa a colori a quella in bianco e nero. Rispetto al solito, al normale profilo di Picture Control Monocromatico sono stati aggiunti due ulteriori profili dedicati, uno denominato Monocromatico uniforme e uno Monocromatico toni profondi. E' una novità molto ben accetta che elimina la necessità di passare per il menù per passare in bianco e nero. L'intenzione è quella di consentire al fotografo di cambiare idealmente pellicola continuando a scattare magari con il display posteriore chiuso a portafogli con il monitor nascosto e il dorso in similpelle a vista. Ma attenzione che a livello elettronico ci sono diverse altre peculiarità che nelle altre Z (ancora) non ci sono ! Che però si possono scoprire solo trafficando con i menù. A confronto con Z8 e Zfc Zf é più grande, più larga, più alta, più spessa, più pesante e con comandi più comodi di quelli della Zfc. L'impostazione è identica ma è più facile da usare. E anche da impugnare per lungo tempo. A prima vista sembra una lacuna importante la mancanza del joistick. Ma l'impostazione è tale che non se ne sente la mancanza. Per chi è capace di sfruttarla, c'è una modalità di utilizzo del touchscreen che consente di avere funzioni aggiuntive a sfioramento da usare mantenendo l'occhio al mirino. Rispetto alla Z8 invece si mantiene più compatta e meno "importante" ma in termini di consistenza e di peso, somiglia più a questa che alla piccola Zfc. E' anche meglio di Z6 e Z7. Quindi una completa reingegnerizzazione del corpo che non è un semplice ingrandimento di quello della Zfc. Basti pensare alla necessità di alloggiare un sensore più grande, dotato di stabilizzatore evoluto, una scheda madre più potente e un alloggiamento per due anziché una sola scheda di memoria. Il coprioculare é praticamente identico a quello di Z8, completamente diverso - salvo la forma tonda - di quello un pò giocattolo della Zfc. Si può staccare con un pulsantino, per montare un diverso modello, magari a conchiglia. Quello della mia Nikon FA, al confronto, sembra una versione economica. Anzi, nel complesso la FA sembra una macchina economica rispetto alla Zf (eppure a suo tempo, la FA mi costò uno stipendio ...). Come va alla prova dei fatti ? Va sorprendentemente bene. Per chi proviene da Z6/Z7 o da Z50/Zfc sarà una sorpresa. Mentre per chi già conosce Z8 e Z9 si troverà a casa, ritrovando tutte le modalità evolute di autofocus introdotte dalla Z9 ed adottate dalla Z8. In mano sta benissimo e anche senza grip opzionale non ci si stanca. Ho fotografato per un giorno intero, con due batterie, la sola microSD interna senza accusare la stanchezza (e il dolore alla mano destra) che le Zfc mi procurano dopo una manciata di minuti di utilizzo impegnativo. Le prestazioni sono elevate, combinando per la parte AF quelle della Z9 con la pastosità conosciuta del sensore della Z6/Z6 II, sia in foto che in video. Il DUAL GAIN interviene a 800 ISO, quindi le due modalità consigliate sono 100/200 e 800 ISO (e oltre). Per chi adora usare ottiche manuali, segnalo che è la prima Nikon Z (ma forse la prima mirrorless in generale) che è in grado di mantenere tutte le funzionalità autofocus (riconoscimento dei soggetti, volto, occhi, torso, etc.) anche mentre si focheggia a mano. In pratica la macchina riconosce il punto da focheggiare e piazza la il cursore, aiutando nella messa a fuoco il fotografo. L'unica condizione è che l'obiettivo abbia la cpu e i contatti elettrici (quindi sono escluse le ottiche manuali tradizionali che non comunicano con la fotocamera ma sono inclusi tutti gli AF/AFD, gli Zeiss ZF, i Voigtlander, i Viltrox). Nella pratica è divertente ma nulla che possa somigliare alla capacità di mettere a fuoco in automatico che rende l'esperienza fotografica non tanto lontana da quella con una Z8. Ecco, idealmente la Zf può diventare un bel secondo corpo per la Z8, con cui non si troverà a disagio, potendo sostituirla per tutte le volte i cui la professionale è eccessiva. Dando al fotografo quelle capacità di scomparire che le fotocamere moderne, tutte muscoli e curve, ci hanno levato. Con obiettivi compatti, tipo 28/2.8 e 40/2, tutti i fissi f/1.8, il 24-120/4 e il 26/2.8 si trova perfettamente a suo agio, salvo, naturalmente l'estetica non troppo ben assortita. Ma a questo non c'è rimedio finché Nikon non capirà che deve fare una linea di obiettivi dedicati a questa bella fotocamera che nasce già al di fuori del suo tempo, un instant classic come dicono gli anglosassoni. In poche parole : una leggenda. Infine, sembra una trovata del marketing, ma il selettore del B&W a portata di occhio così come tutte le altre regolazioni sulla calottina, veramente porta ad una esperienza di scatto quasi completamente senza entrare nei menù. Mentre il display posteriore completamente articolato, non sarà robusto come quello di Z8 e Z9, pensate per operare in ambiente ostile, ma è tanto, tanto più comodo (tranne in esterni dove si vede veramente poco). Quindi, c'è la batteria, c'è la potenza del processore, c'è l'autofocus, c'è la raffica, c'è il video. C'è l'estetica e c'è l'impostazione d'uso tradizionale che abbiamo imparato ad usare in gioventù. Sinceramente io fatico a trovarle difetti. Come potete leggere nella lunga lista di punti di forza a confronto con quella più ridotta - indulgente, direte voi, dei punti di debolezza. Sport motoristici con una macchina pensata per sembrare vintage ? Con la potenza dell'Expeed 7 si può e più facilmente di quanto non si direbbe. Nikon Zf e Nikkor 24-200 VR, jpg, 30 scatti al secondo Oltre 12.000 scatti in quattro ore, con il 10% di carica residua. Appena un accenno di riscaldamento con la spia sul giallo (avvisi mantenuti sul valore standard, per cautela). Nikon Zf e Nikkor F 58/1.4G@f/1.4, ISO 800, luce disponibile Nikon Zf e Nikkor Z 85/1.8@f/1.8, ISO 800 Nikon Zf e Nikkor F 58/1.4G@f/1.4, ISO 100, luce disponibile Ma naturalmente, forte del suo NEF malleabile eppure molto leggero (circa 10 megabyte a file con compressione più elevata), e il suo mix di possibilità espressive, si adatta a qualunque genere. Qui ho fotografato due modelle in una location ottocentesca, facendo oltre 7.000 scatti in tre ore restando con il 24% di carica residua nella batteria inserita al mattino. Ma avevo un'altra batteria fresca con cui eventualmente affrontare un altro shooting al pomeriggio. Fresco come una rosa. Punti di forza 1) pur ricordando nella impostazione la Zfc, la Zf è di fatto più vicina ad una ipotetica Z6 III 2) rispetto alla Zfc è stata completamente riprogettata a partire dal corpo che è più solido, sostanzioso, robusto, fatto con materiali più solidi ed ha un aspetto visibilmente più premium. Ghiere, quadranti, il pulsante di scatto, la finitura, tutto è dimensionato adeguatamente e trasmette una sensazione di qualità superiore, sia alla vista che all'uso. L'otturatore promette il doppio degli scatti della Zfc. La batteria è quella affidabile, potente e conosciuta di Z6/Z7/Z8, la EN-EL15c. Alla prova dei fatti si possono fare migliaia di scatti con una batteria carica. Con due batterie si lavora per l'intera giornata. La Zfc al confronto ti lascia a terra senza troppo preavviso. 3) la presa in mano, pur non essendo "perfetta" come quella di Z8 e Z9 è abbastanza naturale da poter essere usata per ore senza stancarsi; anzi, per una intera giornata. 4) è la prima Z che porta su un sensore tradizionale di tipo BSI, le capacità dell'Expeed 7. L'autofocus è analogo a quello di Z8 e Z9 per funzionalità e quasi sullo stesso piano per prestazioni 5) l'oscuramento a mirino è stato ridotto al minimo rispetto a tutte le Z (tranne Z8 e Z9 che non ne hanno) e non c'è più "l'effetto moviola" nelle raffiche ad alta velocità 6) sono stati implementati i formati NEF compressi con TicoRAW e il formato HEIF mutuati da Z8. Un NEF compresso è più compatto dei JPG di altre macchine. 7) più simile a Z8 nell'architettura generale del firmware e più aggiornata di Z9 su questo piano 9) il VR sul sensore è stato raffinato. Adesso la sua azione viene modulata per avere la massima efficienza sul punto di messa a fuoco. Una funzionalità utile quando si decentra il punto di messa a fuoco rispetto all'inquadratura complessiva (con obiettivi con VR incorporato) 10) usandola si apprezzano capacità di categoria professionale, ben oltre quello che l'aspetto vintage autorizzerebbe ad immaginare 11) chi preferisce agire su leve, quadranti e ghiere apprezzerà la posizione di ripresa B&W aggiunta a quelle di "foto" e "video" che permette di "cambiare pellicola" senza andare nel menù 12) sono stati aggiunti due ulteriori Picture Control ( bianco e nero FLAT e DEEP) oltre al Monocromatico Standard, una sorta di "simulazione pellicola" 13) il touch pad può essere configurato per estendere le funzionalità tipiche dei tasti Funzione 14) il riconoscimento dei soggetti e la modalità di ripresa ad alta velocità a 30 fps sono paragonabili a quella di Z8 e Z9 anche nel motorsport 15) la copertura del Auto Area AF è la maggiore di tutte le Z (superiore anche a Z8 e Z9) e rispetto a Z6 il numero dei punti direttamente indirizzabili passa da 81 a 299 16) è la prima Z ad implementare anche il Pixel Shift oltre al Focus Shift (prima assoluta per Nikon) 17) per chi scatta ritratti in JPG sono state migliorate le novità introdotte con la Z8 (bilanciamento del bianco, trattamento della pelle del viso, riduzione del clipping delle luci sul volto) 18) modalità video complete, da macchina professionale, fino a 120p per riprese slow motion ed estensione della durata massima della ripresa 19) rispetto a Z6 II e Z7 II la registrazione audio PCM avviene in formato 48 KHz/24 bit 20) al momento è l'unica mirrorless full-frame con architettura "vecchia scuola" [vintage] ad avere queste prestazioni, presente sul mercato. Target di mercato allargato anche al bacino di nikonisti migrati a suo tempo su Fujifilm (ottiche permettendo) 21) prezzo. A 2.500 euro viene offerta una macchina "solida" che strizza l'occhio alle professionali Z8/Z9 per prestazioni e stacca nettamente tutto il resto della gamma Z 22) perfetto mix tra risoluzione disponibile e prestazioni agli alti ISO, unite ad ottime capacità di autofocus in "luce disponibile". *** Punti di debolezza 1) la presa USB-C é molto lenta. Ciò rallenta lo scaricamento dei file. Se fosse adeguatamente veloce invece, la scheda microSD potrebbe essere usata come una memoria interna permanente da non rimuovere mai 2) solo due obiettivi in stile con la fotocamera disponibili a catalogo e peraltro, non dotati di ghiera dei diaframmi (cosa che rende monca una modalità d'uso che replichi in tutto la ripresa in stile "iconico" FM", ovvero regolare anche il diaframma senza usare ghiere sul corpo macchina), peraltro tutti in plastica. La Nikon Zf pretende a gran voce una nuova serie di obiettivi importanti, pensati solo per lei (come invece potrebbero essere i Voigtlander dedicati Z se solo fossero autofocus). Al momento solo Viltrox propone obiettivi Z con autofocus e ghiera dei diaframmi funzionante. Quindi pensate che la comprerò anche se ho già ben tre Zfc, oltre a Z9 e Z8 ? Ma certo, che Nikonista innamorato sarei ? A metà ottobre per "San Cristoforo Colombo", sarà certamente mia.
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Ne abbiamo parlato già in questi anni ma mai in termini di recensione completa. Troppo spesso ci dimentichiamo di parlare bene delle esperienze positive di acquisto o di fruizione di servizi. E' un male perché scrivere recensioni positive in questi casi, rende un grande servizio sia al fornitore che ai suoi eventuali nuovi clienti. Clienti soddisfatti fanno più grande il fornitore, che così può servire meglio i suoi clienti in un ideale circolo virtuoso che va a vantaggio di tutti. Quindi facciamo ammenda. il Nikonstore.it è motorizzato da Nital. E' un negozio online che offre anche servizi aggiuntivi oltre alla vendita diretta dal distributore al cliente finale. Cominciamo dalla normale vendita. il negozio è organizzato in sezione ben definite e copre tutti i prodotti Nikon. Le sottocategorie sono altrettanto ben espanse e si trova abbastanza rapidamente ciò che si sta cercando. I prezzi praticati sono quelli di listino. L'ACQUISTO La procedura è la solita, si sceglie un prodotto : si valutano le offerte e si scegli quello che ci interessa poi si va alla cassa e si paga. E' possibile pagare con carta di credito, con bonifico, via Paypal e anche con finanziamento a ZERO interessi da 10 o da 20 mesi. Spesso ci sono dei bundle, ovvero delle offerte di prodotto combinato a prezzi scontati. A volte ci sono proprio offerte di prodotti scontati, sia durante specifiche campagne che per periodi speciali, sotto forma di offerta flash. Le offerte vengono segnalate via mail se ci si iscrive alla newsletter. E' possibile anche farsi avvisare dell'arrivo di un prodotto che per il momento non è ordinabile. Perfezionato l'acquisto si ricevono tutte le conferme del caso. Nella maggior parte dei casi, se l'ordine è stato fatto al mattino, il prodotto acquistato parte entro la giornata. E la consegna per l'Italia continentale è generalmente il giorno dopo, a mezzo corriere espresso. Senza spese per acquisti oltre i 49 euro. Se l'ordine è perfezionato (anche come pagamento) in mattinata, il pacco parte nel pomeriggio. Se inserito al pomeriggio, il corriere parte il giorno dopo. Ma c'è anche un servizio molto importante per i prodotti la cui richiesta supera l'offerta oppure per i prodotti che sono in fase di lancio. IL PREORDINE Il Preordine è come un acquisto online, solo che per il momento mette l'acquirente in graduatoria di assegnazione. in questo elenco di teleobiettivi, abbiamo alcuni modelli disponibili e quindi acquistabili immediatamente, altri non disponibili, probabilmente perché non si prevedono arrivi imminenti, altri potrebbero essere disponibili solo come Preordine, come il caso del meraviglioso Nikkor Z 58mm f/0.95 non tragga in inganno la scritta disponibile. Si riferisce al fatto che è possibile fare il Preordine (il Noct arriva solo su ordine speciale, non è mai in pronta consegna). Quindi si fa il pagamento etc. etc. come per un qualsiasi acquisto. E si attende. Con la certezza di essere in graduatoria e di poter ricevere l'oggetto alla prima data di possibile disponibilità (che dipende dagli arrivi dal Giappone e per alcuni modelli, dalla effettiva produzione). Abbiamo sperimentato personalmente ogni opzione e possiamo confermare che : l'acquisto di un prodotto viene gestito con grande professionalità la spedizione è celerissima e generalmente il pacco arriva il giorno dopo, ben confezionato in un cartone robusto ci sono tutte le garanzie rituali, come il soddisfatto o rimborsato, oltre ai 4 anni Nital dopo registrazione il preordine fa dormire sonni tranquilli; fatta la transazione si entra in graduatoria e appena il prodotto è disponibile, parte per casa vostra ! L'OUTLET Ma non è finita. Nel Nikonstore.it c'è anche l'outlet, ovvero il reparto del ricondizionato. Due parole sulla definizione. Ricondizionato non è usato. Ricondizionato è un prodotto che è stato impiegato per dimostrazioni o portato a Nikon Day o giornate divulgative. E' stato appena maneggiato oppure ha pochi o pochissimi scatti. E Nital/LTR lo ricondizionano pari al nuovo. Letteralmente. L'Outlet è organizzato a sua volta come un negozio nel negozio Con ulteriori reparti e sottoreparti. Solo che, ovviamente, non c'è tutto l'assortimento del negozio del nuovo. C'è solo la selezione di prodotti effettivamente disponibili, tempo per tempo, a seconda delle opportunità. questa è una fotografia di quanto disponibile stamattina. Nove mirrorless Serie Z, 12 obiettivi Nikkor Z, 5 accessori, 1 flash, 12 obiettivi Nikkor F, 4 reflex, 10 binocoli o simili. Accanto ad ogni prodotto c'è un'etichetta. REF A o REF B Le due tipologie sono valutate attentamente dagli specialisti di Nital e dipendono dal grado di "apparente" differenza rispetto al prodotto nuovo e immacolato. Ovviamente la versione B, sarà più conveniente di quella A (REF sta per l'inglese refurbished, che in italiano diciamo ricondizionato). questo è il caso di un Nikkor Z 35/1.8 S, indicato come REF B e proposto a € 685 contro gli € 1.029 di listino per il nuovo (e quindi con uno sconto di € 344, pari al 33,4% del prezzo di listino). A volte vengono attuate campagne flash di sconto ulteriore del 10% su quanto presente in stock nell'outlet. Così qualche fortunato lettore attento di Nikonland si è riuscito ad aggiudicare qualche fiammante Nikon Z9 ad un prezzo eccezionale : prezzo del ricondizionato, livello REF A pari a € 4.935 ( 1.164 euro di sconto sul nuovo) che sono scesi a € 4.441 per un totale di e 1.658 euro (pari al 27%) di sconto complessivo. Su questi prodotti, è bene ricordarlo, non può essere data la garanzia piena ma è comunque assicurato un anno di garanzia da difetti. Oltre alla usuale tutela del consumatore per le vendite online. Anche in questo caso possiamo fare la recensione effettiva e non solo segnalare il servizio. Perchè noi redattori abbiamo acquistato più volte prodotti ricondizionati dal Nikonstore.it riscontrando la conferma della qualità del servizio ma soprattutto del prodotto. I prodotti ricondizionati dell'outlet del Nikonstore.it sono praticamente pari al nuovo. ricondizionato non è usato, ricondizionato è materiale con scatola aperta, o ex-demo, riportato a livello del nuovo direttamente dal distributore Lo dimostriamo con questo unboxing di un Nikkor Z 50/1.8 S pagato € 441 al posto di 739. E' un REF B; per un REF A è del tutto analogo. scatola come nuova (ravvisiamo solo un graffietto a destra del sigillo e qualche puntinatura sulla vernice nera) il marchio del ricondizionato con 1 anno di garanzia. molto diverso dal sigillo dei 4 anni di garanzia del prodotto nuovo dentro alla scatola il certificato di garanzia ma poi il resto è indistinguibile dal nuovo. E stiamo parlando di un REF B, cioé la versione meno pregiato dei prodotti ricondizionati. imballo e protezioni sono come nel nuovo e il prodotto nel complesso non presenta segni se non ... nel residuo di colla di una etichetta posta sul paraluce probabilmente per non confonderlo con un altro su una tavola piena di Nikkor. Non l'abbiamo levata con un normale detergente soltanto per mostrare quali possano essere "i difetti" di un ricondizionato Nikonstore. Inutile confermare che l'obiettivo è come nuovo e funziona perfettamente come da attese. Il vantaggio é fruttato all'acquirente un risparmio di 298 euro pari al 40% sul prezzo del nuovo. Che ve ne sembra ? *** Bene, speriamo di aver fatto cosa gradita con questa recensione cumulativa di un servizio che si sta sempre più espandendo per offrire a tutti i nikonisti possibilità di accesso sempre più facilitate, anche in confronto agli altri venditori online e alla usuale rete di vendita fisica nazionale. Nikonland ritiene che la vendita diretta produttore-fotografo sia il futuro e non mancheremo di rimarcarlo nel tempo. Ma già oggi i servizi aggiuntivi, esclusivi, come il PREORDINE e l'OUTLET rendono il Nikonstore.it un punto di riferimento per l'Italia. Dategli una occhiata e ... preparatevi al lancio dei prossimi prodotti. Li troverete facilmente disponibili qui Se avete esperienze nel Nikonstore.it, sia sul nuovo che sull'usato, fareste cosa utile a chi ci legge se voleste gentilmente inserire due righe di commento che raccontino come è stata la vostra esperienza. E non dimenticate di mettere un bel like a questo articolo se siete d'accordo. Vale come sondaggio !
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Si è fatto aspettare anni in roadmap (é uno dei motivi per cui probabilmente la roadmap non sarà più aggiornata ...) e poi anche una volta annunciato, chi lo ha ordinato lo sta ricevendo solo adesso, oltre due mesi dopo il lancio. Ed eccolo qua, appena consegnato dal corriere GLS, ordinato dal Nikonstore.it da Mauro Maratta e pagato di tasca sua in anticipo con Paypal. Ne parliamo qui in anteprima, per una prova approfondita ci vorrà un mesetto, noi non siamo soliti scrivere opinioni scolpite nella pietra dopo mezz'ora di utilizzo come certi recensori di Youtube che un attimo dopo sono già passati ad un microfono o ad un gimbal. Anzi, non contenti di provarlo qui dalle nostre parti, poi lo spediremo a dove solo Max Aquila lo potrà da par suo provare a mare, con i suoi amici surfisti. Ne valeva la pena ? La versione breve è si. In due frasi. Se fosse un Nikkor S, nessuno si scandalizzerebbe. E ... si, non vi offendete, ma è un obiettivo che è meglio di quanto il tipico proprietario di zoomone Sigma/Tamron si aspetterebbe di comperare con 2000 euro. Anzi, se costasse 2.559 euro, non sarebbe nemmeno questo uno scandalo. Perché questo è un Nikon. Il vero erede aggiornato del Nikkor F 200-500/5.6. Che una volta ... aggiornato con il nuovo, diventerà rapidamente un lontano ricordo. Senza andare a spaccare troppo il capello in quattro o a fare confronto a livello di pixel, l'immagine fino a 400mm non è troppo dissimile da quella offerta dal 100-400. E oltre, meglio di quella offerta dal 100-400 telemoltiplicato. Supera i due vecchi 200-400/4 e se non arriva - ci mancherebbe ! - al livello dello straordinario 180-400/4 TC, è anche vero che per dimostrare tutto il potenziale, il 180-400/4 dovrà essere impiegato in condizioni ideali. Mentre un obiettivo che spara fino a 600mm per la maggior parte sarà impiegato in condizioni limite, con la qualità dell'aria, i vortici di calore e i bagliori, che faranno veramente la differenza. Il Nikkor Z 600mm f/4 TC è meglio ? Ma certamente, certo. E per fortuna, anche se ancora difficile da avere, permane e permarrà a catalogo anche dopo l'uscita di questo super-zoom-tele. Ma ancora più che per il 180-400/4 che si ferma a 560mm mentre il 600/4 può arrivare a ben 840mm, esprimere tutto il potenziale di questi superteleobiettivi (considerazione valida anche per il pregiatissimo 400/2.8 TC) è ancora più difficile. E richiede superfotografi per superteleobiettivi. Dimenticando per un attimo il fatto che con i soldi che vi costerebbe un 600/4 TC, vi potete comprare due Z9, un 100-400 S e con gli avanzi, questo 180-600, per un corredo tele della massima potenza. Si chiude il mercato per i supertele con l'uscita di questo 180-600 ? No, certo che no. Ma per il fotografo di tutti i giorni, sarà veramente difficile giustificare un investimento 8.5x a fronte di un reale guadagno in termini di immagine in condizioni di scatto da mondo reale nelle foto di tutti i giorni. E questo al di là dell'ovvia differenza di luminosità massima tenendo a mente che a 600mm lo zoom è meglio che sia un filo più chiuso (f/7.1 o f/8, insomma) per avere il massimo della nitidezza. No, proprio in termini di messa a terra di tutta la potenza per quel prezzo da citycar accessoriata. Bene, dette tutte queste ovvietà andiamo ad aprire lo scatolone. Si, perché uno scatolone così mette in soggezione, come dimostra la "piccola" Z8 messa davanti a fare da paragone : e anche coricato, non è da meno ma una volta tolto l'obiettivo, invece, finiscono le ansie, è compatto, se non proprio piccolo, con i suoi 315mm senza paraluce. ecco tutta la dotazione che conta, noi l'abbiamo avvolto nel panno nel metterlo nello zaino, così per conservarlo così bello. Si, perché è bello. Nikon con i suoi Nikkor Z ha imposto uno standard estetico che è coerente al di là delle differenti linee di prodotto. E questo sembra uno Z di classe S per finiture a dettagli, in ogni sua espressione. Bello, ben fatto, notevole ! Comunque, vediamolo uscire dalla scatola : che è tutta in cartone, distanziali compresi l'obiettivo è avvolto in un panno di spugna e poi in un bugnato. Il paraluce è dentro una scatoletta separata. I manualetti sono del tutto trascurabili. La dotazione completa è questa : il collarino per il treppiedi, rimovibile, è incluso ! si toglie svitando quel vitone. E' una operazione agevole. Non ci sono guide a perni come nel 200-500/5.6 ma la logica è la stessa. Il movimento è accettabilmente fluido, meglio di quella del 200-500/5.6 ed infinitamente meglio per esempio, di quello del Sigma 150-600mm Contemporary che qui possiedono in tanti. Toglierlo o tenerlo ? Dipende dall'uso. E' compatto e leggero, sta dentro ad un vecchio zaino Tamrac Expedition 5, sufficiente per superare i controlli degli ingressi del Gran Premio di Formula 1 ma comunque supera i due chilogrammi. Quindi a seconda del tempo che lo si dovrà tenere in mano, meglio avere anche almeno un monopiedi. Servirà a riposare le stanche membra dopo una lunga camminata. Anche per chi fa tanta palestra ed è in formissima. il tappo è da 95mm, analogo a tutti gli altri. Il paraluce é un cilindro semplice. non sta in piedi da solo, si sbilancia verso il davanti. Ma basta montargli dietro una Z8 perché resti in bilico da solo qui lo vediamo col paraluce, con e senza il collarino del treppiedi mentre qui è montato su una testa video tramite slitta aggiuntiva Arca Swiss Non è bellissimo ? Noi ne siamo entusiasti ! Qualche dettaglio costruttivo in più. da dietro, con la scritta 180-600mm analoga a quella che hanno sul piedino gli altri teleobiettivi Nikon moderni. serigrafie e ghiere di controllo altro dettaglio della finitura impeccabile le tacche della lunghezza focale. La corsa della variazione di focale é sorprendentemente breve a vantaggio della velocità operativa. il tasto funzione programmabile dettaglio del lato con la scritta Nikon, il collarino e la ghiera programmabile che funge, servisse mai, da messa a fuoco manuale la parte sotto del piedino per il treppiedi con i due passi di filettatura. E' in lega leggera, quindi è probabile che qualcuno metterà un collarino alternativo opzionale in alluminio, con binario Arca Swiss. made in Cina, come c'era da attendersi. gli unici due selettori. Messa a fuoco Manuale o Automatica e limitatore di messa a fuoco tagliato a 6 metri, piuttosto che piena corsa da minimo a infinito. Aggiungiamo per pronta consultazione, lo schema ottico, complesso, con una bella articolazione delle lenti e largo uso di vetro speciale che permette un MTF interessante nonostante la focale estrema massima ottenuta non con pochi compromessi progettuali per mantenere compatto l'oggetto e il costo così contenuto. ma soprattutto una comparativa dimensionale che permetta di scegliere cosa sia meglio per il singolo fotografo : per super-teleobiettivi, il 180-600 é il terzo, l'ultimo a destra è l'800/6.3 [courtesy Camera Decision] mentre qui abbiamo tutti zoom, compreso il recente e compattissimo 70-180/2.8. Questo 180-600 è appena più lungo del 100-400/4.5-5.6 tutto esteso ed è addirittura più sottile. Resta più compatto del 800/6.3 che è appena più pesante, mantenendo il collarino del treppiedi. Mentre il 180-600 è di poco più pesante di 70-200/2.8 e 100-400mm, pur portando tutta quella focale in più. Se aggiungete i cartellini con il prezzo e tenete a mente che oltre i 400mm, molta parte della qualità dell'immagine non sempre dipende più dall'ottica ma dalla giornata, avrete un quadro orientativo più completo. *** Le prime impressioni sono molto positive. Oltre all'aspetto, anche la costruzione e il dettaglio sono premium. L'obiettivo vale ogni euro che costa, anzi, sembra a buon mercato. 2.500-3.000 euro non sarebbero sembrati eccessivi, visto il costo di 100-400 e 70-200/2.8. L'operatività è semplice e l'obiettivo, non variando lunghezza con la variazione della focale, non si sbilancia, rendendo agevole usarlo anche a mano libera. La velocità di messa a fuoco non è quella del 70-200/2.8 o del 400/2.8 ma è accettabile, considerando che non è un obiettivo della stessa classe merceologica. Le qualità ottiche ci sono tutte, sia in termini di nitidezza che di sfuocato e di colori. Ma soprattutto l'impatto (il punch), la matericità dell'immagine, sono ottime. E anche in autodromo, con il caldo e 6-7 megawatt di potenza scaricata da monoposto in accelerazione, le immagini alle distanze elevate obbligate per motivi di sicurezza vengono buone. Ma in termini di prova approfondita ci riserviamo il tempo necessario per farci un'idea più completa, per ora questi sono solo i nostri primi pensieri. In estrema sintesi, concludiamo come abbiamo iniziato. Se fosse un Nikkor Z di classe S non ci stupiremmo in termini costruttivi e di aspetto. Se costasse di più, se ne venderebbero meno ma nessuno avrebbe troppo da recriminare. La sua qualità è superiore a quella che molti fotografi possono sostenere sul piano della loro tecnica fotografica individuale. Meditate, cari fotografi ... meditate ... *** Ricordate di mettere un like se questo articolo vi è stato utile. A voi non costa nulla ma noi teniamo conto del numero dei like per decidere che articoli pubblicare. Mentre i vostri commenti saranno sempre preziosi per chi ci legge.
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Nikkor Z 70-180mm f/2.8 : prova pratica
Nikonland Admin posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Ci è arrivato in visione uno dei primi esemplari di Nikkor Z 70-180/2.8 che abbiamo provato per una quindicina di giorni nelle circostanze più varie. Alcune decine di migliaia di scatti per formarci un'opinione diretta, al di la delle specifiche e dei "si dice" del web. Ma prima vediamolo insieme. la scatola non desta sorprese, è la classica in cartone colorato di nero e dorato. tutti gli esemplari di normale importazione hanno queste etichette sul lato della scatola. In particolare il codice EAN : diffidare di quelli che non le hanno, sono di importazione "alternativa". naturalmente poi ci deve essere il marchio che assicura la garanzia Nital di 4 anni oltre all'adesivo Nital vip. aprendo la scatola sporgono i manualetti multilingue. sotto al primo separatore bianco c'è una scatoletta in cartoncino che contiene il paraluce, confezionato a parte. che funge anche da fermo per l'obiettivo che è posto al di sotto, avvolto in un foglio di schiuma bianca l'obiettivo e il suo paraluce. Qui siamo nella posizione a 70mm. Come sappiamo questo zoom si allunga all'aumentare della focale, come evidenziato in questo montaggio : alla fine è poca cosa ma è bene saperlo. Nell'uso non si nota, non c'è una netta sensazione di spostamento del baricentro. l'obiettivo è fabbricato in Cina mentre il paraluce nelle Filippine. Sappiamo che Nikon non ha fabbriche nelle Filippine e ufficialmente ha dismesso anche quelle cinesi dopo la chiusura delle linee di Coolpix e Nikon 1. esteticamente l'obiettivo è del tutto omogeneo con la restante linea Nikkor Z. In particolare facciamo notare l'anello programmabile, con la sua finitura diamantata, la scritta Nikkor argento, le serigrafie in rilievo e il grosso punto bianco in corrispondenza con l'innesto dell'ottica sul corpo fotocamera. ancora più evidenti in questo dettaglio. lo zoom ha una posizione di blocco in corrispondenza dei 70mm che serve a non far allungare inavvertitamente l'obiettivo quando è a riposo. Ovviamente va sbloccato prima per poter cambiare la lunghezza focale. queste riprese non fanno risaltare con immediatezza quanto sia compatto questo obiettivo. Nella realtà è lungo quanto il Nikkor Z 105/2.8 S e giusto un paio di centimetri più lungo del Nikkor Z 24-120/4 S con il quale si accompagna bene in un eventuale kit da vacanza compatto e prestazionale (cui magari associare quando necessario un Nikkor Z 14-30/4 S). Per questo lo abbiamo fotografato vicino al Nikkor Z 70-200/2.8 S VR : a 70mm a 180mm. Sappiamo che il 70-200/2.8 S non modifica la sua lunghezza al variare della focale. Andando alle specifiche effettive, il peso è inferiore agli 800 grammi, il passo filtri è di 67mm, mette a fuoco a 27cm in posizione 70mm e a 85cm in posizione 180mm. Ha un motore elettrico passo-passo, è composto da 19 lenti in 14 gruppi di cui 5 in ED, una in Super ED e tre asferiche. Il diaframma è a 9 lamelle ed è lungo, a riposo, 151mm. il passo filtri da 67mm è coerente con una parte della linea di obiettivi Nikkor Z di secondo equipaggiamento, come ad esempio, il Nikkor Z 28-75/2.8 e il Nikkor Z 17-28/2.8 con cui compone un ottimo trio di ottiche luminose in grado di creare un intero corredo. La lente anteriore è trattata in modo da essere repellente e facilitare la pulizia. é ovviamente dotato di anelli a tenuta di polvere e umidità ed è anche compatibile con i teleconverter Nikon TC 1.4x e TC 2.0x con i quali mantiene il totale automatismo. lo schema ottico, piuttosto sofisticato, che però non integra il classico gruppo di stabilizzazione dei teleobiettivi. In effetti questo obiettivo conta sullo stabilizzatore integrato alla fotocamera per compensare le vibrazioni e i movimenti indotti dal fotografo. MTF sintetico, piuttosto lusinghiero che promette buone prestazioni al centro, specie alla focale più lunga. *** Esaurita la panoramica, due parole su aspetto e consistenza. E' una costruzione leggera ed economica ma non in termini dispregiativi, anzi, prima di sentire quanto sia leggero, ha in verità un aspetto premium, merito della finitura sobria ma ben disegnata dei Nikkor Z. La ghiera dello zoom è consistente e ruota bene soprattutto grazie alla sua corsa molto breve. Anche il block Lock è solido e rassicurante. E' buono anche il paraluce che all'interno ha una finitura zigrinata per assorbire meglio i riflessi. Sappiamo - è inutile girarci intorno - che le origini di questo obiettivo sono Tamron, la prima apparizione di questo 70-180/2.8 é proprio avvenuta con marchio Tamron per Sony alcuni anni orsono. Il suo lancio, considerando il mix di caratteristiche e di prestazioni unite ad un prezzo aggressivo hanno fatto a suo tempo scalpore, tanto da convincere in un certo qual modo Sony a riprogettare (e riprezzare) i suoi due 70-200/2.8 ed f/4 per distanziarlo. L'ingresso nel sistema Nikon è per noi quindi ragione di curiosità, visto che i due ecosistemi non sono simili. Nikon qui ha fatto del suo meglio - diciamo anche che ci è riuscita - per integrare il progetto Tamron nel sistema Z, tanto che risulta indistinguibile esteticamente dagli altri obiettivi. Ma anche funzionalmente dobbiamo sottolineare il "miracolo" di renderlo compatibile con i due teleconverter (il Tamron per Sony non li accetta, per quanto ci consta) ma soprattutto di omologarlo al mondo Z via firmware. A dispetto dell'elemento frontale compatto (solo 67mm di passo filtri) non c'è accenno di vignettatura, nemmeno ai diaframmi più aperti. Non si vede alcuna aberrazione cromatica, almeno ad occhio nudo e se c'è distorsione, sinceramente sarà a livello strumentale. In quanto alle prestazioni generali, l'autofocus non è un fulmine, diciamo che è in linea con quello del Nikkor Z 24-200mm ma è preciso. Però di questo ed altro ancora parlerà in un inciso il nostro tester. complessivamente noi esprimiamo un giudizio positivo con alcuni caveat che confermano, se ce ne fosse stato bisogno, che il Nikkor Z 70-200/2.8 S non deve temere nulla da questo lancio. Si tratta di due obiettivi concepiti per fotografi differenti che appartengono a due categorie di prodotti molto diverse. Qui l'abbiamo voluto riprendere montato sulla Nikon Z9 ma nella realtà si trova più a suo agio sulla Z8 o su una delle altre Z full-frame che sono quelle che possono accoppiare l'obiettivo con il loro stabilizzatore integrato sul sensore. Escluderemmo di usarlo con Z50/Z30/Zfc salvo che con tempi di scatti veramente veloci. L'assenza di aggancio del treppiedi (perfettamente intonato con la filosofia del progetto "compatto e leggero"), non ci pare che vada incontro alla capacità di messa a fuoco molto ravvicinata e al rapporto di ingrandimento favorevole. Salvo, appunto, scattare con tempi di sicurezza molto elevati e/o con l'ausilio di illuminazione sempre adeguata. Ma questo è un campo che abbiamo volutamente evitato di esplorare ritenendo questo obiettivo un oggetto più indicato per la fotografia generale, mai quella specialistica, per la quale, per fortuna, il corredo Nikkor Z, offre opportunità più adeguate. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti- 23 comments
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Nikon MB-N12 : il battery grip per la Nikon Z8
Nikonland Admin posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
CONFEZIONE il prodotto, è inutile nasconderlo, è del tutto analogo al battery grip MB-N11 proposto per le Nikon Z6 II e Z7 II. Lo stesso vale per la confezione che non presenta sorprese, sia nell'aspetto esterno che nell'interno. naturalmente per sfruttare la capacità di doppia batteria del battery-grip si dovrà acquistare almeno una seconda EN-EL15c. NIKONLAND RACCOMANDA L'ACQUISTO E L'UTILIZZO DI BATTERIE ORIGINALI NIKON. NON E' SUI POCHI EURO RISPARMIATI CHE E' IL CASO DI RISCHIARE FOTOCAMERE DA MIGLIAIA DI EURI DETTAGLIO Ma andiamo nel dettaglio. Esattamente come nel modello MB-N11 del quale questo replica sia l'architettura che le funzionalità generali, la contattiera che mette in comunicazione il grip con la fotocamera è rappresentata da un gruppo di pin dorati sulla sommità del protuberanza che va introdotta dentro alla Nikon Z8, ovviamente privata di batteria interna e del relativo sportellino copribatteria. l'impugnatura è ampia ed ergonomica. La solidarietà con la fotocamera è assicurata da diversi perni - oltre alla "falsa batteria" costituita dalla gamba verticale, mentre il blocco avviene per il tramite di un vitone azionato da una grossa ghiera avvitabile e svitabile con le dita della mano. i comandi verticali sono replicati. E' previsto un blocco per evitare azionamenti involontari con il palmo della mano destra. Il tastino funzione aggiuntivo è di default impostato su Compensazione della esposizione ma può essere riassegnato ad esempio alla modifica della sensibilità ISO. il posteriore presenta la replica del mini-joistick della Z8 e il tasto AF-ON. Resiste il comodo appiglio per il pollice. Come i due led che indicato la carica delle due batterie, denominate A (quella esterna) e B (quella interna). dettaglio della piastra di contatto col fondello della Z8 dettaglio del comodo alloggiamento dello sportellino del copri-batteria della Z8 che va rimosso prima di montare il battery-grip. In questo modo si evita di dimenticarlo chissà dove e poi doverlo comprare come pezzo di ricambio. dettaglio del pulsante di scatto verticale con il suo blocco di scatto. altri dettagli costruttivi. CONFRONTO CON LA Z8 e LA Z9 A vedersi da solo non si direbbe ma non è piccolo. Di fatto è la replica di quello pensato per fotocamere più piccole come Z6 e Z7 II. Ne differisce solo per dettagli. Sufficienti a rendere incompatibili i due modelli MB-N12 ed MB-N11 tra loro. Ciò comporta che in altezza il battery-grip MB-N12 aggiunge alla Z8 quei centimetri che la fanno diventare più alta della Z9. praticamente la Z9 arriva alla spalla della Z8 ... con il tacco a spillo. Se ciò aggiunge comodità di presa e tanto spazio per poggiare il palmo della mano destra, fa anche si che la Z8 così "carrozzata" diventi più alta, più ingombrante, più ... goffa. Probabilmente - non abbiamo verificato con la bilancia - anche più pesante. Perdendo di fatto tutti i vantaggi che la differenziano in positivo dall'ammiraglia. Lo scotto da pagare per guadagnare la presa verticale e l'autonomia aggiuntiva della seconda batteria. Non sfuggirà che l'aspetto più squadrato e un pò affilato delle linee laterali - indispensabili per guadagnare ogni millimetro indispensabile a mettere due batterie EN-EL15c per la lunghezza - corrisponda ad una peggiore ergonomia rispetto all'ammiraglia Z9 che è invece pensata per dare il massimo durante l'uso. FUNZIONALITA' Ma andiamo alle cose pratiche, perché questo accessorio non è pensato per l'estetica. Dovessimo dare un voto al design, a stento arriveremmo ad assegnare un INSUFFICIENTE. lo sportellino si apre a scorrimento e poi gira su se stesso. Cela la slitta che si sblocca con la levetta bianca. questo consente di estrarre la slitta completa con le due batterie che sono chiaramente montate in controfase tra loro. La prima, quella esterna, designata come A, entra ed esce a scorrimento, la seconda, designata come B, si incastra e può essere inserita o rimossa solo estraendo del tutto la slitta. La prima invece può essere estratta anche senza muovere la slitta, semplicemente premendo il blocco giallo come si farebbe con la batteria integrata nella Z8. Ma la differenza è che la batteria A può essere rimossa o sostituita " a caldo " senza spegnere la macchina, a condizione che la batteria B sia ancora carica. sostituendo la batteria A si può quindi continuare a fare ciò che si stava facendo senza interruzioni. Inoltre il battery-grip, dispone di una sua presa USB-C di ricarica. Attraverso quella, le batterie inserite nel grip possono essere ricaricate anche off-camera, avendo di fatto la possibilità di un caricabatterie doppio. La condizione stabilita da Nikon è che si abbia un alimentatore da almeno 30 Watt, meglio se con Power Delivery. innesto USB-C di un terminale di ricarica proveniente da un Baseus da 100 Watt con Power Delivery, con un mini-tester di verifica. Il battery-pack, come si vede in foto è separato dalla fotocamera ma la ricarica avviene comunque. E in questo caso viene ricaricata la batteria B, come evidenziato dalla relativa spia accesa. qui invece abbiamo l'operazione di ricarica attiva con il battery-grip montato sulla camera. La batteria B è carica mentre viene ricaricata la A. L'operazione avviene dalla presa USB-C del battery-grip, non della fotocamera. il menù della Z8, alla voce "Info batteria" evidenzia in ogni momento lo stato delle due batterie. In questo momento la B è al 100%, la A al 3% e necessita di ricarica. durante la presa di carica viene evidenziato il segno di presa di corrente per dire che l'alimentazione è collegata. Sia sul display superiore che su quello posteriore la ricarica assorbe 5 Watt a 15 Volt. E' più lenta di quella diretta dalla Z8 o da un caricabatterie dedicato. Ma lo stesso pienamente funzionale. Usando la Z8, quando la batteria A si sta scaricando appare il segno ROSSO a mirino, anche se la batteria B è ancora carica. Ma ad avvenuta scarica completa, si innesta automaticamente la batteria B, senza soluzione di continuità. Come detto, è sempre possibile, a condizione che la batteria B abbia ancora carica residua, sostituire al volo la batteria A scarica con un'altra carica. GIUDIZIO COMPLESSIVO Nell'uso il battery-grip è pienamente funzionale. L'autonomia della Z8 supera quella della Z9 con la sua enorme EN-EL18d e l'ergonomia complessiva ne guadagna, in particolare per lo spostamento del baricentro verso il basso, la presa più sicura con il palmo che ha tutto lo spazio che si vuole senza premere contro lo spigolo della parte inferiore della fotocamera. Ovviamente nell'uso in ripresa verticale, specie con obiettivi "importanti", non c'è paragone rispetto al corpo senza battery-grip. Di contro dobbiamo registrare, oltre al costo, non indifferente del MB-N12 (€399) e quello di una batterie aggiuntiva (€ 68), un ingombro complessivo che toglie ogni ragione di preferire la Z8 alla Z9 perché più compatta. La costruzione è di qualità ma la finitura complessiva meno raffinata di quella del corpo Z8 per non parlare di Z9. Senza nulla voler togliere al suo valore funzionale, sembra una soluzione di ripiego, pensata per chi ha proprio bisogno e non può farne a meno ma senza quelle particolarità che invece caratterizzavano il grip delle reflex professionali, come ad esempio, quello sensazionale della Nikon D850 che poteva integrare anche una batteria da ammiraglia al suo interno. Noi ne raccomandiamo l'acquisto a chi ne necessiti sporadicamente. Chi avesse bisogno permanentemente di questa soluzione, probabilmente troverà meglio soddisfatte le sue esigenze acquistando una Z9. Se già non ce l'ha. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti- 12 comments
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Nikkor Z 24-200mm f/4-6.3 : L'anteprima di Nikonland
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Confronto all'americana tra .... il 24-200 in posizione di riposo a 24mm e il 24-200 in posizione 200mm. Attenzione, l'obiettivo non è "retrattile" come il 24-70/4 S, nel senso che a 24mm funziona, non richiede di essere esteso perchè la fotocamera si attivi. mentre qui è di fianco, per l'appunto, al 24-70/4 S su cui guadagna circa due dita di lunghezza nella posizione a 24mm (notate che al minimo il 24-70/4 S non è in posizione di "sparo" ma ritratto. Si deve aprire per poterlo utilizzare e a quel punto si allunga anche alla minima focale, cosa che per il 24-200 invece non succede). Quando è esteso più o meno raddoppia di lunghezza con il paraluce e il tappo il paraluce HB-93 costruito, come il resto, in Tailandia E per finire eccolo montato sulla Z6, in questo caso "zavorrata" dal battery pack. l'ingombro resta accettabile a 24mm, più impegnativo a 200mm, anche perchè i due cilindri interni fuoriescono abbastanza e il sistema diventa fragile all'imboccatura (immaginatelo con il paraluce montato). Che sono ovviamente in plastica, mentre il fusto principale invece è - almeno all'apparenza - in metallo. A supporto della cura di Nikon in questo obiettivo "tutto fare", il pulsante di blocco della focale che evita allungamenti indesiderati. Obiettivo che è del tutto costruito in Thailandia e non in Cina, una volta tanto. Nel complesso, la costruzione non è male. Non è un Nikkor S ma sembra semplicemente il fratello ... più alto del 24-70/4 S. Una estensione di quel concetto *** Nell'uso devo subito annotare una cosa. Già a 50mm il diaframma chiude ad f/5. Mentre oltre i 150mm è già f/6.3. Quindi o andate in giro con il sole bello forte, oppure se dovete fermare un soggetto rapido, dovrete rassegnarvi a salire di sensibilità. pieno sole, 165mm, f/6.3, ISO 280 per avere un tempo di 1/1000'', il minimo per fermare i miei delinquenti mezzo sole e mezza ombra, andiamo a 1000 ISO ma in ombra pur della stessa giornata di sole, la sensibilità è andata a 5600 ISO fortunatamente la nitidezza resta sempre elevata, il contrasto omogeneo e i colori neutri, facilmente dosabili. Archiviamo subito lo sfuocato, credo che uno che cerca il 24-200 non lo farà per avere lo sfuocato del Noct-Nikkor ... ! che comunque è decente se ci sapete fare Lato distorsione, avendo a mente che c'è la correzione automatica non disattivabile nemmeno in NEF, mi pare che le cose siano perfettamente in linea con l'oggetto, anzi. 24mm, appena un'ombra di cuscinetto residuo, tutto sommato ancora migliorabile, considerando che ero tutt'altro che in bolla con la parete e che in situazioni normali la cosa non si nota del tutto (sempre 24mm) E se anche andiamo a cercarci situazioni ... orribili si può intervenire con Photoshop ed avere comunque foto in bolla se vi piace di più il diaframma, pur aprendo a valori relativamente bassi, ha il pregio di chiudere a livelli molto elevati e in questo caso sono andato a cercare il sole che si mostrava tra le nuvole di una giornata un pò moscia, vedendo che l'obiettivo regge benissimo in queste circostanze qui siamo andati da f/4 ad f/32 passando per f/6.3 ed f/20 ( con piena evidenza di tutti gli scarafaggi che ci sono sul sensore della mia Z6 !) per quanto riguarda lo stabilizzatore, funziona perfettamente ed è del tutto trasparente (qui siamo ad 1/10'' ed f/22) Ma il miglior utilizzo di questo obiettivo è quello spensierato, a caccia di soggetti ... qualsiasi, potendo avere a disposizione tutta la gamma focale che si usa di più (con riconoscimento di occhio e volto del soggetto davanti, seguito a raffica senza problemi) *** Concludo così questa anteprima, forse approfondiremo nei prossimi mesi quando sarà disponibile un esemplare di serie. E' un obiettivo piacevole da utilizzare, di gran lunga migliore - anche in termini costruttivi - del Nikon F 28-300mm che si impasta a tutte le focali ed ha colori tendenti al grigio medio ... Ben corretto, non importa se in larga parte via software, è leggero, ancora compatto, come dicevo il fratello lungo del 24-70/4 S che quasi tutti noi abbiamo preso nel kit di una delle nostre Z. Proprio si nota appena che non è un S di fascia media, forse manca un filo di nitidezza rispetto agli eccellenti compari di merenda che Nikon ci ha proposto negli ultimi anni. Resta un oggetto di compromesso, e così deve essere preso, anche nel prezzo, non elevato ma nemmeno di livello popolare. Si usa bene e non impegna, le foto che consente sono belle e in certi casi, uniche, perchè magari quella volta li, proprio un tele impegnativo non l'avremmo portato con noi ... mentre qui basta zoomare e se c'è luce sufficiente si può fare quello che si vuole dall'insieme al particolare La poesia, ricordiamocelo sempre, sta dentro di noi e solo i nostri occhi possono mostrarla. Non scaturisce da sola per l'obiettivo che abbiamo in mano L'anteprima finisce qua anche perchè dovevo rapidamente restituire il sample a Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon che ce l'ha concesso in visione. -
Nikkor Z 600mm f/4 TC VR S - prime impressioni
Massimo Vignoli posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Tutti i 600/4 della storia di Nikon sono lenti impegnative da usare, qui sopra vedete il nuovissimo 600/4 TC VR S montato sulla Z9 ed in prova in questo articolo, rappresentano l’eccellenza in termini ottici e costruttivi ma questo risultato si ottiene con pesi ed ingombri significativi e porta con sé la necessità di essere molto padroni della tecnica fotografica con i supertele. Sono quindi oggetti che pongono una notevole pressione sul fotografo che, per ottenerne il meglio, deve padroneggiare una tecnica adeguata. Per tutto questo, è con una certa trepidazione e timore reverenziale che mi appresto a scrivere il report di questi primi mesi. Anticipo subito che, molto probabilmente, seguirà un test più completo e proseguirò completando nel tempo questi contenuti in quanto, come vedrete, ci sono aspetti che non ho avuto ancora modo di provare. Ma queste prime impressioni sono costruite su quasi 20.000 scatti fatti in 12 diverse uscite, fotografando diversi soggetti con luci e situazioni molto eterogenee, da treppiede, monopiede ed a mano libera. Credo, quindi, sia abbastanza per condividere le prime conclusioni. Z9 su 600/4 TC VR S 1/1250 f4 ISO450 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/3200 f5.6 ISO360 (a mano libera) Ricordo ai lettori che volessero vedere più immagini di questa lente che l'unboxing, con le mie mediocri fotografie di questo magnifico obiettivo, è qui. Ovviamente, come d’uso, non ho fotografato mire ottiche o altro. Lo reputo una cosa priva di interesse: una lente deve dare il massimo nella condizioni d’uso per le quelli è progettata, il resto non ha la minima importanza. Anche per questo, vedrete praticamente solo immagini scattate a tutta apertura. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/4000 f5.6 ISO500 (treppiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/5000 f4 ISO180 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840mm 1/4000 f5.6 ISO250 (treppiede) Com’è fatto. Intanto è il 600/4 più leggero e, se considerate che contiene sia un TC14 che il maggior tiraggio necessario alle mirrorless (l’FTZ), anche il più piccolo - 165x437 vs 166x432 del precedente FL (ma a cui aggiungere la lunghezza del TC14 e del FTZ). Il peso scende in modo significativo, da 3810gr a 3260gr. Ma, di nuovo, se considerate TC14 ed FTZ questo 600/4TC VR S pesa meno del 500/4FL. Un risultato straordinario. Ma c’è di più. Nonostante l’enorme lente frontale, il peso è più arretrato. Di gran lunga se lo confrontiamo con il precedente 600/4FL. Ma, apprezzabilmente, anche confrontandolo con il 500/4FL!!! Di fatto, è il 600/4 più semplice da usare a mano libera che Nikon abbia mai prodotto. Non ho fatto confronti con il 600/4 di Sony, non conosco nessuno che lo possegga…. Mentre la lista di persone che conosco che hanno già tra le proprie mani questo Nikon, seppure uscito sul mercato da molto meno tempo, è già piuttosto corposa. Qualcosa anche questo vuole dire, secondo me. Ma tornando alla lente, l'uso a mano libera di un 600mm fino a pochi anni fa era considerato folle. Ma facendolo si apre un modo, non solo grazie al risparmio di peso fotografando in alta montagna, ma per le possibilità di fotografare da punti di ripresa funzionali a risultati come questo. Z9 su 600/4 TC VR S 1/2000 f4 ISO400 (a mano libera) Ma ai potenziali acquirenti che basassero il loro acquisto sull’idea che è una lente maneggevole devo dire di fare attenzione. Il peso e le dimensioni sono stati entrambi ridotti, ma resta una lente molto impegnativa da usare e domare. Non fatevi prendere da facili entusiasmi se non avete mai usato una lente di questa categoria: non è semplice tirare fuori il massimo. Il TC interno. Questa caratteristica merita un capitolo dedicato. In una parola: STRAORDINARIO. Avere la libertà, movendo un dito e senza nemmeno smettere di inquadrare, di cambiare focale quasi come se fosse uno zoom è una cosa che non è facile da pesare fino a che non si è utilizzato…. Poi non si riesce a smettere di sorridere, soprattuto se si sta fotografando a mano libera o da monopiede. Utilità che nella prova del 180-400 non avevo riconosciuto in modo così inequivocabile come con questa lente. Ma lo devo dire con chiarezza: da sola questa caratteristica ha un valore enorme, ben superiore al costo del TC14! Ma una funzionalità senza la giusta prestazione è nulla. E quindi? Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/2000 f5.6 ISO900 (treppiede) Crop a pixel reali, così è come funziona il moltiplicatore interno. Ergonomia. Ho letto alcuni test critici sull’ergonomia del 400/2.8TC VR S che è sostanzialmente costruito nello stesso modo, solo più corto. Francamente, a me in questo 600 sembra tutto al posto giusto: una lente perfetta. Ma questi aspetti sono quelli dove sono più indietro. Ad esempio, non ho ancora programmato i due anelli funzionali. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/1000 f5.6 ISO1800 (treppiede) Unica nota che vorrei fare è la solita sulla mancanza della scanalatura ARCA sul piede per il treppiede, peraltro molto leggero e di pregevole fattura. Al punto che, per la prima volta, non l’ho sostituito ma ho messo sotto una sbarretta per montarlo sulla testa. Quindi un problema piccolo. Prestazioni. Mai risposta fu più ovvia: sono eccellenti. Otticamente, sia in termini di nitidezza che di sfocato, sia liscio che con il moltiplicatore interno inserito, si comporta benissimo. Non teme nessuna condizione di luce, producendo immagini ben contrastate e nitide. Ha un notevole microcontrasto, che rende le immagini “croccanti e luminose”, vive direi. Sulla nitidezza avete visto qualcosa sopra. Ora parliamo di sfocato: Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/800 f5.6 ISO5600 (monopiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/500 f4 ISO500 (monopiede) Tornando al TC, praticamente, l’unico effetto collaterale che ho visto inserendolo è una appena accennata riduzione del contrasto. Quasi più una sensazione che un fatto oggettivo, considerato che io regolo i miei NEF individualmente e quindi, individualmente, regolo anche il contrasto. Anche l’impatto sulla nitidezza, secondo me, è privo di impatto visibile. In sostanza, questo obiettivo è sia un 600/4 che un 840/5.6. Ho sempre pensato che il 500/4FL fosse una lente spettacolare, mi riferisco a questo come paragone perché è il tele dal quale provengo, ma questo 600/4TC VR S è secondo me visibilmente superiore in termini di qualità ottica, se usato liscio ed ancora di più se usato moltiplicato. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO220 (monopiede) L’autofocus è velocissimo e capace, in sinergia con la Z9, di aumentare in modo visibile il numero di immagini perfettamente a fuoco. Anche su questo un apprezzabile passo avanti. Lo stabilizzatore è una vera sorpresa. Questa è una immagine ripresa a mano libera dal mio amico Marco, a 1/5 di secondo. E non è figlia unica: ho visto la sequenza: 3 in fila tutte e tre decisamente nitide. Marco è molto abile, ma è ben meglio di quello che riusciva a fare con il 600/4FL. Anche qui, raccomando al lettore un sano spirito critico delle proprie capacità: fare cose del genere non è alla portata di tutti… io ad esempio così avanti non riesco ad andare. Z9 su 600/4 TC VR S 1/5 f4 ISO400 (a mano libera) Crop a pixel reali, così è come funziona lo stabilizzatore a mano libera: 600m ed 1/5"... se si è capaci! Ricordo che lo stabilizzatore ha tre posizioni: OFF, ON e SPORT. Questi tempi sono con la modalità normale, SPORT stabilizza di meno (ma agevola il panning e mantiene fermo il punto di messa a fuoco). Io, complice anche un periodo di forma particolarmente bassa, sto sperimentando l’uso con il monopiede. Con la testa giusta - ne parlerò in un prossimo articolo - si riescono a fare cose egregie. Z9 su 600/4 TC VR S 1/50 f4 ISO6400 (monopiede) Cos’altro? Come detto, è una lente impegnativa. Se chi la acquista arriva da un qualsiasi 600/4 (ora non lo accomuno agli altri supertele), la strada sarà in discesa. Per gli altri, invece, c’è una salita variamente ripida. Occorre prevedere di investire in se stessi, per affinare la tecnica. Ma anche in equipaggiamento. Come uno zaino adeguato: La mia scelta è stata per il Gura Gear Kiboko 30L 2.0 (o lo zaino da montagna con il LensCoat e il TravelCoat) - Articolo a breve. O treppiede/monopiede. Per il primo, orientativi su qualcosa che abbia almeno 36mm di sezione di gambe, mentre come testa continuo a consigliare la Uniqball (articoli in proposito già fatti). Per il secondo, il punto chiave è la testa. La mia scelta è stata la Wimberley MH-100 - Articolo a breve. Già da questo capirete perché queste "prime impressioni” arrivino dopo un paio di mesi: se non si è youtubers d’assalto, che recensiscono qualcosa avuto in prestito per alcuni giorni, ma si fa un punto d'orgoglio a che le opinioni che si condividono debbano avere solide fondamenta occorre tempo. Consigliabile? Si, senza riserve se non quella di capire bene di cosa si stia parlando. Questo non è uno zommettone solo un po’ più luminoso e nitido: è una lente impegnativa che darà il massimo solo al fotografo che la saprà usare. Proibitiva? Assolutamente no, ma se non avete mai usato un 400/2.8, 500/4 o 600/4 prevedete un bel periodo di rodaggio ed anche che, in detto periodo, i risultati possano anche peggiorare. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO2000 (Monopiede) E rispetto al 400/2.8? Ecco vorrei avere anche io questa risposta: mi sono interrogato per mesi su questo argomento! Battute a parte, secondo me occorre pensare alle focali che si usano. Entrambi mettono a disposizione un 600mm f4 (560/4 non è così lontano) ed immagino che le prestazioni del 400/2.8 con il TC interno attivato siano almeno buone come quelle del 6004/ con il TC attivato (anzi mi aspetto che possa essere anche uno zic meglio). Quindi la decisione si prende in base alla risposta a questa domanda: come seconda focale serve di più 400 o 800? Nel primo caso, ovvio, occorre prendere il 400, altrimenti il 600. Considerando anche che, in caso di scelta del 600/4, la focale 400 si può ottenere con il 100-400 (come faccio io) o con il 400/4.5. Mentre volendo arrivare ad 800mm con il 400/2.8 occorre o usare il TC20 (perdendo la flessibilità del TC interno, per me determinante nell’acquisto) o acquistare un ben più impegnativo 800/6.3. Z9 su 600/4 TC VR S 1/125 f4 ISO800 (monopiede) Poi, ovviamente, c’è il prezzo. Ad ognuno capire se il “gioco valga la candela” e, quindi, si trovi il valore che motivi il costo sostenuto. Per me, anche qui, un rotondo si. MA, c’è un grande ma, ogni fotografo deve guardare in se stesso e capire cosa fa per sé, cosa può migliorare o sostenere la propria fotografia e come approcciarne il prezzo. Non dimenticando che per chi, amatore, non faccia della fotografia una professione, l’unica questione importante è se prezzo, possibilità economiche e passione collimino. Non abbiate timore, a poterlo acquistare, questo capolavoro farà tutta la sua parte. E voi? Pronti a fare la vostra? Z9 su 600/4 TC VR S 1/250 f4 ISO1100 (monopiede) Massimo Vignoli per Nikonland (c) 5/3/2023- 14 comments
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Per considerazioni generali sul nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 S vi rimando al mio unboxing del 18 luglio : qui ne parlo invece con due mesi di foto fatte in varie occasioni, potendo dare un giudizio più completo e pratico. In relazione all'oggetto in se il mio quartetto di voci, due tenori, un basso e un baritono. Mi ritengo particolarmente fortunato - toccando ferro - a disporre di questo geniale quartetto di ottiche compatte e leggere. Di fatto condividono la filosofia molto legata a quella delle mirrorless che vanno incontro alle esigenze di contenimento pesi ed ingombri richiesta dall'intero mercato. A parte il 500mm f/5.6 PF, che sfrutta la tecnologia Phase Fresnel, gli altri tre obiettivi sono abbastanza simili. Condividono buona parte dell'impostazione, hanno lo stesso piedino del treppiedi, differiscono di pochissimo nel peso e, come vedete, anche nell'altezza e nel diametro. Tanto che è facile confonderli se andate via di corsa. Io devo sempre leggere bene l'etichetta per essere certo di non sbagliare obiettivo. Ma è tanto bello poter scegliere in base al tempo, all'estro, alla giornata, allo scopo dell'uscita fotografica. Andando in particolare al nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 mi sento di fare alcune precisazioni, già anticipate in più occasioni ma che secondo me è utile ribadire. Ne ho discusso anche a voce con Max e ho tratto queste conclusioni. Questi obiettivi appartengono alla stessa categoria. Il 400mm f/4.5 va confrontato con il 100-400 e il 70-200, non con i supertele - sia Z che F - della fascia superiore. Tutto lo identifica come appartenente alla categoria media. la scatola il paraluce il collarino del treppiedi l'assenza di una sacca/borsa/astuccio tipici dei supertele (anche del 800/6.3 PF) la costruzione : robusta e professionale ma senza quei requisiti di resistenza a condizioni estreme e ad abusi in ambiente ostile che invece caratterizzano che so, un 400/2.8 o un 600/4, giusto per fare nomi e cognomi questo 400mm però si stacca per il design. Se vi ricordate, nei primi tempi delle mirrorless, specie dalla campana Sony, ci è stato raccontato che il disegno degli obiettivi wide e super-wide si sarebbe avvantaggiato principalmente dal tiraggio corto e dalla gola più larga del bocchettone. Bene, Nikon ci ha dimostrato con questo nuovo obiettivo - che sarà seguito, ne sono certo, da altri fratelli in futuro - quanto ciò sia vero solo in parte. Insomma, quando i progettisti Nikon hanno configurato lo Z Mount sapevano di poter trarre vantaggio anche nel disegno delle focali lunghe. Altrimenti non si spiegherebbe il miracolo di un 400mm che senza elementi a diffrazione, riesce ad essere così piccolo, leggero, compatto eppure così prestazionale. E senza i limiti degli obiettivi PF. Nel conto di questo progetto, però, ci sta una minore cura, un prodotto - sempre di fascia premium - ma decisamente situato più sotto dell'inarrivabile Nikkor Z 400mm f/2.8 TC. Non sto dicendo che questi obiettivi siano scarsi sul piano costruttivo, solo che a dispetto del prezzo di acquisto non proprio economico, restiamo nella gamma descritta dal 70-200/2.8 e 100-400. Oggetti eccellenti ma non costruiti come un 800/5.6. Smarcati questi due assunti, andiamo al sodo Si fa presto oggi a parlare di game changer, ovvero di oggetto che cambia le regole del gioco. Anzi, se ne abusa. Ma mai, fino ad ora, avevamo avuto a disposizione un 400mm ancora ben luminoso, così piccolo e leggero, da usare esclusivamente a mano libera, e allo stesso tempo così prestazionale. Questo per me, che pure posso scegliere, come avete visto, con cosa uscire ogni mattina, è qualche cosa che mi sta cambiando la vita. Specialmente quando dietro c'è attaccata la Nikon Z9. Avere la capacità di scaricare potenzialità fotografiche di questo livello, portandomi solo una borsetta leggera e per nulla ingombrante. Niente treppiedi, niente testa. Niente altro. Si, lo so, sono cose che ho già scritto a proposito del fantastico Nikkor F 500/5.6 PF quando è uscito quattro anni fa. Ma con questo 400mm Nikon si è superata. Perchè è un oggetto meglio bilanciato, ancora più facile da usare, pronto all'uso e meno impegnativo come focale. Con superiore luminosità massima. Potendo peraltro passare con un click in formato crop della Z9 all'equivalente - per angolo di campo soltanto - di un 600mm che nel video possono diventare anche 800 e più. E proprio nel video che l'ho trovato meraviglioso, capace di seguire il fuoco senza incertezza e senza rumori. Sempre in modo fluido e con una capacità di lettura anche del controluce, eccellente, senza interventi in postproduzione. Rispetto al 500/5.6 PF il silenzio è assoluto, anche per ciò che riguarda di stabilizzazione. Le prestazioni allineate ma con una prontezza superiore in termini di aggancio del soggetto. Rispetto al 70-200/2.8 S duplicato, non c'è confronto. Quella è una soluzione di ripiego da usare quando proprio si è rimasti con solo quell'obiettivo e basta. Mentre contro il 100-400/4.5-5.6 secondo me qui abbiamo prestazioni migliori in senso generale (specie di sfuocato), un miglior bilanciamento (il 400/4.5 non si allunga) e una pasta delle immagini di un gradino superiore. Il 100-400 ovviamente offre la variabilità della focale. Ma io spesso fotografo tutto il tempo a 400mm e non mi serve altro. Insomma, che altro dire ? Niente, non trovo difetti, tutto sommato nemmeno nella fattura da saldare a Nikon per averlo. Io ne sono innamorato e dubito che me ne priverò mai. Si sovrappone con altre soluzioni che già possiedo. Va bene, ma ogni violinista in casa ha più di un violino. Avete idea di quanto possa costare un bel violino ? E un pianoforte da concerto ? Informatevi ... Mi fermo qui per non diventare ulteriormente verboso. Propongo un montaggio di vari spezzoni di video in una giornata ventosa di luglio. Uno slideshow di immagini scattate in differenti occasioni. E qualche foto significativa. Specie l'ultima. 400mm.mp4 montaggio di più clip video 400slideshow.mp4 slideshow di alcune foto fatte in differenti occasioni Z9X_1272.MP4 mamma Ippo con figlio Ippo (Le Cornelle) Un falcone da caccia con il sole negli occhi. Sfondo liquefatto, senza accorgimenti particolari. e qui un animale meraviglioso, qui ritratto in ombra, ad alta sensibilità della Z9 Chiudo con un nikonista entusiasta di questo obiettivo e della mia Z9 ma eternamente indeciso nel fare il grande passo dalla reflex ... ... che quando si convincerà di passare finalmente agli strumenti giusti per quello che deve fare lui - come questo meraviglioso Nikkor Z 400mm f/4.5 - forse avrà già l'età per desiderare qualche cosa di ancora più leggero e compatto anche se solo "abbastanza buono" e non eccellente come questo (io certamente, per quell'epoca sarò costretto dagli acciacchi a sfogliare solamente le centinaia di migliaia di foto che scatterò in questi mesi con il mio 400mm)
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Si fa presto a dire il re dei teleobiettivi. Ma in questo caso credo che questa definizione possa mettere tutti d'accordo perché parliamo del tele luminoso più lungo a catalogo, che è il sogno - spesso proibito visto il prezzo - di moltissimi fotografi naturalisti e non solo. Non sono nuovo ai supertele nikon, avendo usato per molti anni il 500/4 in versione G ed E (e prima il 200-400 ed il 300/2.8). Ma è mio primo 600/4. Molto curioso, direi quasi trepidante, di mettermi alla prova sul campo. Ma il protagonista è lui, lo vedete in tutto il suo splendore nella fotografia che illustra questo articolo, allo scopo di dare un senso di scala montato sulla Z9. E qui a fianco al 100-400, la lente polivalente per eccellenza che nel mio corredo è destinato a far coppia fissa con il 600/4 per le fotografie ambientate. Ma quello che più li separa non è la lunghezza, ma la dimensione della lente frontale. Enorme! Ma andiamo con ordine. Nikon ha fatto le cose per bene, o almeno quasi. Il 600/4, come gli ultimi tele lunghi della casa, è consegnato con una sacca di cordura monospalla. Un bel passo avanti rispetto ai totalmente inutili valigioni delle generazioni precedenti. Molto ben fatto. Lo avrei fatto un po' più grande, capace cioè di contenere anche un corpo macchina, possibilmente non montato. Ma come vedete è dimensionato per la sola lente. Non è un grande problema, difficile che un fotografo esca solo con una macchina ed un 600/4. Ma se volesse farlo avrebbe bisogno di un'altra borsa. In ogni caso, lo ribadisco, un enorme passo avanti rispetto alla precedente impostazione. Altre due novità interessanti che vedete in questa immagine: Il paraluce ed il tappo anteriore. Entrambi sono dimensionati in modo piuttosto - per un 600/4 - contenuto, rendendo la lente più maneggevole e più semplice da trasportare nello zaino. Qui, per esempio, vedete come uno zaino relativamente piccolo (ICU Fstop XLPro) sia in grado di contenerlo insieme ad un intero corredo Z (Z9, Z6II, 100-400 e 24-120). Di fatto, il "problema" è solo il diametro della lente frontale, impegnativa per dir poco. Ma si chiude e non da fastidio nel trasporto a patto di non riempire molto lo zaino (un vecchio Satori EXP). Parlerò della scelta dello zaino per volare con questo corredo nelle prossime settimane. Ma torniamo al protagonista. In questa immagine diversi elementi interessanti per questa presentazione - Il TC integrato, una feature di una utilità incredibile fotografando in ambienti ostili (pioggia, neve, polvere, vento) e alle primissime prove capace di allungare la focale da 600 a 840 millimetri senza avvertibile perdita di qualità. Il TC dedicato e specifico per lo schema ottico ha di sicuro una marcia in più. - L'attacco treppiede, incredibilmente privo della scanalatura Arca. Davvero incredibile perdersi in un dettaglio del genere per una lente che costa poco meno di 18.000€. Anche perché, lo avete visto nell'immagine di copertina, la lente montata è perfettamente bilanciata sul piedino e quindi effettivamente ne basta uno così corto. Occorrerà comprarne apposta uno aftermarket (anche perché, seconda stupidaggine, è cambiata la disposizione delle viti e quindi i piedini delle precedenti generazioni non sono compatibili). - È cambiata la scatolina portafiltri, ora senza sporgenze (e senza un filtro neutro, come le precedenti generazioni, destinato a catturare polvere), Ma torniamo alla vista di insieme: Da destra a sinistra i tre anelli: messa a fuoco e due anelli programmabili, con texture del tutto diversa tra di loro in modo da essere perfettamente riconoscibili al tatto, oltre che dalla posizione. Interessante in particolare il più a sinistra, che consente, per esempio, di essere associato a diverse modalità di messa a fuoco (una in posizione centrata, una diversa ruotando a sx, una terza ruotando a DX). Presenti i soliti tasti programmabili. Un particolare del TC, che impugnata la macchina, cade perfettamente sotto le dita per una attivazione immediata senza dover distogliere l'occhio dal mirino. Sia del fermo, per evitare movimenti accidentali, sia del TC vero e proprio. E, subito sotto, il pulsante per riprendere una posizione di messa a fuoco. A mia memoria, la "gobba" è più piccola di quella del 180-400/4. Particolare del paraluce, in carbonio anche se sprovvisto della satinatura "racing" delle precedenti edizioni, orgogliosamente prodotto in Giappone. Provvisto di fermo a vite per un bloccaggio sicuro in ogni condizione, sfruttato per tenere in posizione il tappo protettivo frontale. E' presto per dare riscontri d'uso, sarebbe pura superbia liquidare un oggetto del genere con annotazioni sulle prestazioni basate su poche ore. Nella redazione di Nikonland non siamo youtubber, lo rivendichiamo con orgoglio. Compriamo i nostri prodotti e li usiamo sul campo, con attenzione e tutta le capacità di cui disponiamo. Per farlo occorrerà tempo. Posso però già dire alcune cose, secondo me interessanti. La prima è quasi scontata, ma giova precisarlo: Tutto trasuda la meticolosa costruzione professionale, studiata nei dettagli per garantire la migliore esperienza sul campo. Poi parliamo del peso. Questo 600/4S TC inaugura un'era in cui il 600/4 non è più una lente tremendamente pesante da trasportare. Una volta veniva definito back breaker. Non è più così. Come? Questo 600/4S pesa 3.260gr Il 500/4E pesa 3.090gr, il TC14III 190gr, l'FTZ 125gr: totale 3.405gr. Perché lo confronto con il 500/4E? molto semplice: il 500/4 è stato spesso scelto, rispetto al 600/4, per la maggiore trasportabilità. Il modello E è il 500/4 più leggero della storia Nikon. Ed il 600/4E? 3.810gr... più TC e FTZ fanno 4.125gr. Già tra i due 600/4 la differenza è di quasi un KG in meno! Ma non è solo questione di peso. L'altra parola chiave è bilanciamento. Questo 600/4 ha il baricentro decisamente più arretrato: è molto più facile usarlo a mano libera. Certo, resta la lente frontale molto grande. Ma quella dipende dalla fisica, non c'è niente da fare se non si vogliono i compromessi delle lenti di fresnel. Quindi che dire? Sono soddisfattissimo, non sto letteralmente nella pelle dalla voglia di usarlo sul campo. Un grazie speciale a Nital per avermelo fatto avere in fretta! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/12/2022
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Non è ancora il mio ma è un esemplare definitivo. La commercializzazione comincerà il mese prossimo, questo è soltanto in visione grazie a Nital, distributore nazionale dei prodotti Nikon. Ma spero che il mio arrivi presto perché ne sono già innamorato ... Intanto vi propongo l'unboxing. Chi lo ha ordinato, porterà pazienza, ma quando arriverà il suo, sarà esattamente così. Quindi è come se lo facessimo qui, tutti insieme. Arriva in una scatola di cartone con ben evidente la garanzia e la distribuzione regolare anche sul lato superiore aprendo il cartone si vede la sagoma della sacca CL-L3 sotto all'imballaggio di protezione bugnato. mi libero della scatola ed ecco qui la sacca di protezione - chiamarla astuccio mi pare riduttivo - e i manualetti di garanzia multilingue. un dettaglio vezzoso, le cinghiette gialle per tirare le due zip di apertura della sacca. il marchio Nikkor cucito in argento all'interno altre protezioni in spugna la cinghia ... il basamento della sacca è in cordura rinforzata con inserti plastici ecco qua : obiettivo, paraluce e cappa parapolvere molto ben rifinita il meccanismo di blocco/sblocco del paralucione in plastica ma eccolo qua, lui, che si prende tutta la scena : tutti i dettagli sono nella più piena ultima tendenza dei Nikkor S, quella inaugurata con il 105/2.8 S (ghiere diamantate) E non aspetto ulteriormente per montarlo sulla Z9. O meglio, per montare la Z9 dietro al 800mm ... per confronto ho scelto i miei due lunghi, il bellissimo 500/5.6 PF di cui non intendo privarmi, e il nuovo 100-400 Z che è il mio compagno di giochi di questi mesi Insomma, questo è il tour di unboxing. Le prime impressioni sono notevoli ma non ve le voglio anticipare. Dico solo che da terra, della casa di fianco riesco ad inquadrare soltanto il camino della cucina sul tetto ... La messa a fuoco fulminea. Si tiene bene in mano anche a mano libera. La separazione dei piani mi pare eccellente per questa focale. Ma di foto con questo capolavoro parleremo nei prossimi giorni Ultimi dettagli : la S dei Nikkor Superiori il piedino del treppiedi visto da sotto dettaglio delle viti di connessione. Si svitano. Aspettiamo un ricambio Arca Swiss vista laterale ancora una ripresa, artistica, delle incisioni. la focale e posato sul piano.
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- nikkor z 800mm f/6.3 s
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Unboxing e come è fatto Scatolone di trasporto enorme, appena consegnato dal corriere. Ma confezione Nikon compatta, dentro. Analoga a quella di 70-200/2.8 e 100-400. e il contenuto ne ricalca lo stile protezioni in spugna e cartone, un foglio di cellophane ed eccolo che viene fuori a corredo il solito, l'astuccio morbido, i manualetti. finalmente, eccolo qui, libero da impegni con il suo bel paraluce di fianco L'estetica è quella inaugurata lo scorso anno dal 105/2.8 S, con la ghiera di comando personalizzabile con finitura diamantata. Il collarino del treppiedi integra l'attacco di sicurezza kensington (qui c'è il tappino aperto), il piedino è identico a quello del 70-200/2.8 S e del 100-400mm. anche la S è come quella degli ultimi Superior in primo piano il grosso tappo anteriore da 95mm il paraluce invece mi ha subito colpito. E' una spanna sopra tutto quello che si è visto sinora, ad eccezione di quelli in carbonio dei supertele superprofessionali. Mi sembra migliore di quello del 800/6.3. E' robusto, ben dimensionato, gommato, si inserisce con una scatto secco senza incertezze. Anche il pulsante di sblocco/blocco mi sembra un filo migliore. i comandi sono i soliti. Funzione 1, Funzione 2, limitatore di messa a fuoco con step intermedio a 6 metri, Autofocus/Manual Focus. Memoria di messa a fuoco programmabile dall'utente con l'indice della mano destra. l'iscrizione sul bordo esterno superiore a contatto col paraluce la denominazione dettaglio del vetro d'ingresso. Trattamento leggermente verde nella mia luce ambiente. Si vede tutto l'interno fino al diaframma. sull'attenti marine ! Montato sulla sua compagna ideale, la Nikon Z9 ben equilibrato e proporzionato. Più "tozzo" del 70-200/2.8 quanto lo è il 100-400 ma non più impegnativo da maneggiare Come evidenziato in questa foto di gruppo : quattro cavalieri Nikon : da sinistra il Nikkor F 500/5.6 PF, poi il nuovo 400/4.5, il 100-400 e infine il 70-200/2.8 confronto con il 100-400. Due bestie differenti nell'aspetto e nelle attitudini. Come anche nelle potenzialità espressive. Sono alternativi, non sovrapposti, per usi diversi. Del resto uno è un fisso di categoria superiore, l'altro uno zoom 4x. qui invece vi mostro un dettaglio di confronto tra il paraluce (super-very-cheap) del 500/5.6 PF e quello (super-pro) del nuovo 400/4.5 *** Primi scatti e prime impressioni il ritratto di Sigrid nel mio studio (sotto vetro). Dà un'idea della forza di questo obiettivo confermata da questo controluce a 3 metri di distanza nel pieno sole di luglio con George non troppo disponibile a posare che preferisce restare in ombra (lui viene dalla Northumbria, che ne sapeva che avrebbe trovato 35 °C da queste parti ?) La motorizzazione dell'autofocus si avverte appena mentre scorre (io scatto sempre in silenzioso). La messa a fuoco veloce. Il VR fa il suo lavoro. Lo sfuocato mi sembra molto interessante. Naturalmente cercherò di metterlo alla prova ... ma l'entusiasmo, con le temperature previste nei prossimi giorni, non vince la tentazione di stare in casa col ventilatore sparato in faccia ... Ma come anticipavo nel titolo, hanno sempre ragione loro Avevamo tante aspettative su questo obiettivo, quando inserito lo scorso autunno in roadmap. L'annuncio a fine giugno ha un pò stemperato gli ardori, almeno per quanto mi riguarda e, a leggere, altri pareri, anche da parte di altri potenziali acquirenti. Un pò per il prezzo, pericolosamente simile a quello del 500/5.6 PF (che però è sul mercato da 5 anni, sconta il passato interesse per gli obiettivi da reflex e non incorpora né gli ultimi aumenti di listino né il calo dell'euro, né le previsioni di penuria di componenti di qui ai prossimi mesi ... o anni), un pò per le sovrapposizioni con altri obiettivi già in nostro possesso, tipo il 100-400 VR o il 70-200/2.8 che qualcuno pensa di farsi bastare duplicandolo 2x. Ma anche, forse soprattutto, per il timore che Nikon avesse giocato "al ribasso" per risparmiare sui costi di produzione, su soluzioni e scelte di materiali. Nulla di più sbagliato e basta vederlo dal vivo per capire che invece è un obiettivo di fascia realmente PREMIUM, messo dentro una "confezione" destinata agli zoom di fascia media, perché purtroppo le foto proposte di lancio di Nikon sono sempre un pò troppo artificiose e rendono gli obiettivi come se fossero finti, anziché reali strumenti fotografici costruiti con criterio con leghe speciali e vetri ancora più speciali. Insomma, giò ad un primo esame si vede che é fatto maledettamente bene. Il paraluce è un piccolo gioiello. Il dimensionamento è perfetto. Il baricentro "calibrato" alla perfezione. Il peso piuma si poco più di un chilo non fa pensare che si possa rompere a solo guardarlo ... anzi. ma guardando meglio lo schema ottico ci rendiamo anche conto di tante altre cose. Che Nikon nemmeno è capace di mettere in luce. Come se fossero timidi nel sottolineare i loro sforzi. Vincenti, come in questo caso mentre certa concorrenza per un chilogrammo propone obiettivi a diaframma fisso f/11 ... Ci hanno raccontato ai tempi del lancio delle prime famose mirrorless full-frame 8-9 anni fa che i nuovi schemi ottici favorivano le focali corte. Ebbene, era solo metà della storia e adesso ce ne accorgiamo. Se guardiamo lo schema del nuovo 400/4.5 notiamo due cose. Che davanti c'è un solo elemento grande in vetro ED mentre gli altri vetri pregiati sono concentrati al centro, in diametri molto più contenuti di quelli costosissimi due precedenti superteleobiettivi. Queste lenti sono quelle deputate a correggere i difetti ottici, come le aberrazioni cromatiche e il piano di proiezione dei tre colori primari. Sono in vetro Super ED che una volta Nikon usava solo sul mitico 200/2 VR. Con l'aggiunta per sovramercato di un elemento a bassissimo indice di rifrazione. Elementi più piccoli e leggeri, quindi meno costosi dei grossi diametri in vetro ED o addirittura in fluorite. E in più sono dove sta il baricentro dell'obiettivo, rendendolo così equilibrato ... tanto da stare in piedi poggiato sul piedino (che naturalmente io ho subito smontato perché superfluo). Tanto da rendere superfluo l'approccio che avevamo ipotizzato in principio, con un elemento Phase Fresnel come i precedenti 300 e 500 PF su attacco F. Continuando con lo schema, passati i gruppi di controllo dello stabilizzatore integrato e della messa a fuoco interna, ci sono le ultime lenti responsabili della telecentricità del percorso ottico che, grazie al grande attacco Z e alla possibilità di andare più vicini al sensore senza i problemi legati allo specchio, consentono di perfezionare le correzioni ottiche fino a consegnare al sensore la migliore immagine possibile con diametri crescenti quando invece con l'attacco F vedevamo gli ultimi gruppi molto distanti dal piano pellicola e con lentine minuscole. la prestazione ottica qui è sintetizzata dal grafico MTF che essendo simulato, lascerebbe il tempo che trova se non fosse che già da qualche scatto libero e senza impegno, la prestazione ottica si manifesta in tutta la sua prepotente eccellente qualità. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza l'attacco Z. Come scriviamo dal 2018, la vera ragione per passare a Z é impiegare le nuove soluzioni ottiche, non per sostituire le reflex con macchine senza specchio ... Infine - ma l'ho già evidenziato, c'è solo da ribadirlo - la costruzione. Che rende il pur pregiato Nikon F 500/5.6 PF un oggetto veramente "economico" e che non si discosta per nulla dal più grosso e prezioso 800mm. Il tutto in poco più di un chilogrammo liscio, liscio. Se è vero che una costruzione premium non è necessariamente influente sulla qualità d'immagine, è normale che questa crei aspettative in termini di prestazioni. Sommando le peculiarità dello schema ottico e i grafici MTF quasi del massimo livello di categoria, probabilmente il prezzo finisce per diventare un elemento di secondo piano. Certo elevato ma poi non così ingiustificato, considerando che sul mercato non esiste altro 400mm come questo (il Canon 400mm f/4 DO è di un'altra categoria, è a diffrazione ma soprattutto, costa oltre 6000 euro a pari garanzia). In sintesi estrema, se ad un fotografo è necessaria una focale fissa di 400mm che promette alte prestazioni, luminosità relativa elevata insieme ad uno sfuocato eccellente che, purtroppo - lo dico per esperienza - il 100-400, concepito per fare altro, non può dare, allora questo nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 diventa una scelta obbligata. Tanto più che pur con la Z9, non peserà su braccia e articolazioni anche dopo una giornata di uso intenso e in borsa occuperà lo spazio del 70-200/2.8 S, ma con una potenza doppia. Insomma, queste sono le mie prime, oneste impressioni. Nei prossimi giorni cercherò di dare un peso concreto a queste mie affermazioni che per il momento restano nell'aria in questo pomeriggio afoso ...
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Nikkor Z 24-120mm f/4 e le donne (articolo NSFW)
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Il Nikkor Z 24-120mm f/4 S ha fatto un rapido passaggio per casa mia in queste settimane di settembre. Era tanta la curiosità di provarlo. Non come "tuttofare giramondo" come pare sia considerato dai più. Ma come ottica specializzata in grado di sostituire il Nikkor Z 70-200/2.8 S (alle gare di dragway) e tutto un arsenale di Nikkor Z in studio fotografico. Ed è questo l'oggetto di questo test. Che poi un vero test non è. Nel senso che quando io prendo totale confidenza con il mezzo che sto usando (è il caso della Nikon Z9 già con me da inizio anno ma è stato altrettanto immediato con questo zoom transtandard) mi dimentico del tutto che ... sto provando un obiettivo e mi concentro su quello che mi piace di più : fotografare. Ecco, credo che questa sia la sintesi estrema delle mie settimane d'uso con questo obiettivo. E' talmente naturale usarlo che tutto il resto passa in secondo piano. E' privo di difetti ottici (giusto un filino minimo di vignettatura alle focali più corte). E' nitidissimo sempre. Ha un autofocus rapidissimo. E' tanto affidabile da toglierti ogni ansia. Anche di cambiare obiettivo Morale, ho fatto 17.582 scatti in quattro sessioni fotografiche con due modelle. Usandolo in tutta la gamma focale ma principalmente - ma guarda un pò - tra 85 e 105mm. Difetti ? Si, personalmente rinuncerei ai 24mm per arrivare invece a 135 sul lato più lungo ! Per il resto capisco perfettamente perché Nikon non riesca a produrne abbastanza per soddisfare le richieste. La finisco qui nell'introdurre la lunga teoria di foto che ho selezionato per convalidare quanto dicevo più sopra : altro che test, io ho scattato con questo obiettivo come se facesse parte del mio arsenale in pianta stabile ... da anni. Mi scuso se la gran parte di queste foto sono da visualizzare in situazioni di privacy ma io adoro le donne. Tanto più quando, così belle, lo sono ancora di più al naturale ! *** Location : Cross+Studio di Milano, sale Bridge e Watt Modelle : Silvjia e Ginevra Luci : Godox M600D e UL200 con fresnel da 10'' e riflettore in ambiente misto naturale+artificiale Diaframma quasi sempre f/4, sensibilità ISO 64 e ISO 500, bilanciamento del bianco su Natural Auto, picture control su Portrait o Monocromatico, NEF compresso ed efficienza elevata e ovviamente la mia adorata Nikon Z9 Messa a fuoco perfetta ? Checked ! immagine piena dettaglio del viso immagine piena dettaglio del viso al 100% immagine piena dettaglio al 100% La capacità di lettura del sistema è tale da poter aprire impunemente le ombre per ottenere ogni dettaglio visibile mentre le tonalità di colore sono esattamente come le vedo ad occhio nessuna incertezza sull'incarnato. Queste foto non hanno alcun ritocco se non in dettagli marginali. Nessuna teoria del colore applicata, né gradazioni tonali o altre sofisticherie. Io scatto troppo per permettermi anche queste complicazioni ... al limite posso starare io il bianco per avere un effetto a piacere ... Ma partendo da una base assolutamente neutra, come si conviene per uno strumento chiaramente professionale dettaglio della foto precedente (con la pelle e tutto il resto di Silvjia al naturale) insomma, lavoro se uno lavora, divertimento se uno si diverte. Senza pensare un secondo allo strumento che deve essere del tutto duttile, come la creta dello scultore. Altra situazione, altra modella, altro tipo di luce : Ma torniamo per un attimo all'altra scena, per confrontare i differenti contrasti resi. sono mezzi busti ma ho la certezza che se ingrandisco gli occhi al 100% li avrò perfettamente a fuoco ! Ma per averne la certezza ... voilà ! Chiudiamo una sala ... ... per spostarci nell'altra In questo set alternavo la Z9 con il 24-120/4 ad f/4 con la Zfc e un obiettivo f/1.4 per differenziare le riprese, quindi la gran parte delle immagini riprese con il 24-120/4 sono figure intere o quasi in varie situazioni di luce e postura. Concludendo in una visione caravaggesca dove si esaltano forme e volumi. Insomma ... ... il più l'ho già detto. E' difficile che trovi la confidenza assoluta con un obiettivo nuovo già la prima volta. E' come con le modelle, devo prendere bene le misure per sapere fin dove posso osare con la giusta tranquillità. Ma non è raro che con i Nikkor Z già dai primi scatti la sintonia sia totale. Con questo Nikkor Z 24-120/4 S ho fatto circa 25.000 scatti in tre settimane. Non so se qualcuno sia da buttare. Certamente non per causa sua. Piena soddisfazione. Ecco, in questo articolo potete vedere cosa pensa questo obiettivo, delle donne. Io non c'entro, ho lasciato fare a lui e a loro (il problema adesso è che mi è piaciuto tanto che, una volta spedito al destinatario, mi manca. Ma che diamine, come dice il mio amico Giuseppe, mica posso comprarmi sempre tutto !)- 20 comments
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In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
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Il Noct per Nikon Z mi era arrivato in prova qualche giorno prima di Natale del 2019. Obiettivo che mi ha letteralmente ammaliato per le sue specificità uniche e tuttora non replicate da altri obiettivi adatti all'attacco Z. Ma si trattò di una corsa non preparata di pochissimo giorni. Avendo l'opportunità di passare qualche giornata in studio l'ho chiesto ancora ... in prestito per poter confermare le mie impressioni. Si sa, alle volte i momenti magici non si ripetono ... Questa volta, non sulla Z7 che letteralmente scompariva dietro al mostro, ma accoppiato con la mia Z9 che non aspettava altra occasione. il Noct sulla Z9. Sembra progettato per lei. Ciononostante, per poterlo usare bene : treppiede o monopiede. Non per il peso, ma per impedire al fotografo di muoversi e perdere la messa a fuoco che deve essere precisissima. Col mirino chiaro e ampio della Z9 la visione è ottimale. Ho staccato il focus-peaking e mi sono regolato con il telemetro (triangoli e pallino di conferma) oltre al riquadro che passa al verde se vede che il punto corrispondente è a fuoco. CINEMATOGRAFICO Dosando in modo appropriato le luci, si conferma uno strumento adatto a caratterizzare di suo scene di stampo cinematografico. Immagino che Stanley Kubrik ne sarebbe rimasto conquistato, avendo la possibilità di usarlo sulla Nikon ... niente di meglio di questa sala del noto studio di Milano caratterizzato da cadute di luce e pareti in grado di assorbire i riflessi sono tutte riprese in luce disponibile, la poca di novembre, con l'obiettivo su monopiede Manfrotto IPERNITIDO si conferma nitidissimo, anche troppo (!) se si riesce ad avere la corretta messa a fuoco. come su questo obiettivo della concorrenza ma soprattutto su un bel paio di occhi verdi come quelli di Morgana sfuocato e vignettatura sono al naturale. E guardate il dettaglio nell'ingrandimento di questo scatto : screenshot direttamente da Lightroom AMMALIATORE Io non sono un gran cineasta ma credo che oltre all'ambito fotografico, questo obiettivo vada impiegato forse soprattutto nel video, nello stile attuale della migliore produzione cinematografica e televisiva. Immagino alcune troupe che si dotano di Z9 per poter sfruttare le caratteristiche del Nikkor Z 58/0.95. Per noi si tratta di una accoppiata costosa, ma in termini di CINE, sono abituati a costi ben superiori. 821056512_58prima.mp4
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Con il Nikkor Z 24-120/4 S alla Rivanazzano Dragway
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Spero di essere risparmiato da bolla papale e condanna al rogo ma io non ho alcuna passione per il paesaggio. Né per le foto nelle gite fuori porta. E mai, proprio mai, faccio escursioni o uscite con la famiglia. Il reportage non lo sento. E nemmeno girare qua e là senza meta mi avvince. Infine, anche qui, che il Cielo mi perdoni, le cerimonie le lascio agli altri, sia come protagonista che come invitato. Un matrimonio non lo auguro a nessuno, nemmeno a chi mi vuole male, né in veste di fotografo né di sposo ... Eppure sembrerebbe che il Nikkor Z 24-120/4 sia pensato per tutto questo. Io però lo volevo provare. E l'ho portato in quello che sto fotografando in questi giorni senza preparare niente di che. Il 10 settembre c'era la sessione autunnale delle corse di accelerazione sul quarto di miglio all'aerodromo di Rivanazzano (appena fuori Voghera, nell'Oltrepo). E' una giornata all'insegna dell'aroma della benzina, del vapore, dello stridio degli pneumatici, delle salamelle alla piastra e delle bandiere del Sud. Molto, molto, politicamente scorretto. I partecipanti, persone comuni, non piloti professionisti, alcuni donne capaci di tenere dritta una bestia con un otto cilindri da 1.000 CV che per frenare necessita del paracadute ... si divertono accelerando con l'unico scopo di passare il segno prima dello sfidante. Un pò alla Toretto in Fast and Furious se avete presente. Ma tutto organizzato e cronometrato e con un servizio in pista ineccepibile. Union Flag & Jolly Rogers questa signora si rimira il suo ferro prima di salire nell'abitacolo per la sua sessione mentre questa ragazza veronese lucida il cofano della sua Plymouth da un migliaio di cavalli. Targata, quindi omologata per la strada (dubito con quelle gomme ...) Dicevo che ho portato questo obiettivo solo, insieme alla Nikon Z9 - indispensabile per prendere queste auto al volo - e al Godox V1N per le foto nel paddock. La volta scorsa in maggio, ho usato il 24-200 ed ho visto che l'escursione focale è andata da ~50mm a 170mm. Quindi mi sono detto che 24-120 mi sarebbe bastato. Non solo mi è bastato ma la qualità delle foto, anche nelle accelerazioni più sfrenate è tale che quelle fatte con il pur valido 24-200 impallidiscono. Come dire che la classe non è acqua e che bollare malamente questo obiettivo come tuttofare da passeggio è un insulto che andrebbe pagato con la requisizione dello stesso ... Insomma, mi è venuta voglia di comprarlo e non è detto che non lo farò. La prossima primavera quando sarà diffuso e scontato come si deve Ma andiamo alle foto. Ne presento alcune giusto per dare l'idea. Poi altre ne metterò nei commenti. Ho fatto anche dei video e l'ottica si è comportata benissimo (ma qui anche il 24-200 aveva retto perfettamente). quelle che seguono sono tutte con il colpo di flash per aprire tutto e saturare bene i colori mentre qui ci spostiamo alla partenza Questi scatti sono tutti JPG nativi oncamera, formato NORMAL* FX, scattati a 30 fps, con bilanciamento del bianco su NATURAL AUTO, DLIGHTING attivo. Nessuna postproduzione salvo ritaglio se necessario. Il motore del 24-120/4 S regge perfettamente la velocità della Nikon Z9 in tutte le condizioni. Tutto sommato c'era caldo ma nemmeno tanto. Lo scorso maggio invece boccheggiavo ed avevo dimenticato cappello, sgabello e Gatorade disabituato delle manifestazioni all'aperto ... Chiudo con i miei soliti panning. In questo caso ad 1/30'', dall'altro lato della pista. Che per me da soli valgono il biglietto ... Insomma, andateci piano con le insolenze. Tutto fare, obiettivo da passeggio, obiettivo da cerimonia. Non insultatelo. Questo è un obiettivo serie per fare cose serie. Se voi non siete capaci di farci cose serie, almeno non relegatelo dentro allo zaino nelle escursioni o per le sole passeggiate domenicali con figli, suocera e barboncino al seguito ... Qui ha ripreso dei veri mostri meccanici e non si è scomposto di un decimo di millimetri. A guardarlo, non si direbbe. Ma è un signor obiettivo ! "Cara", dice lui a lei, "non penserai mica di intimorirmi, vero ? Guido io !"- 5 comments
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Nikon Monarch M7 è sinonimo di qualità. I modelli M7 (8x e 10x, con obiettivi da 30 e da 42mm) rappresentano il top di gamma. Hanno carrozzeria in metallo rivestita di gomma goffrata, lenti ED, impermeabilizzazione a tenuta stagna e trattamento antiriflesso integrale. Soprattutto sono caratterizzati da un ampio campo visivo che consente una visione chiara e ampia, quasi "grandangolare". il modello oggetto di questa prova è quello intermedio, l'8x42. Qui rappresentato dietro al mio Prostaff 7s 8x30 per evidenziarne ingombro e volume differente. L'oculare destro incorpora la correzione diottrica che presenta un blocco per evitare spostamento dopo la regolazione. I due paraluce sono ampi e comodi. La visione con gli occhiali non ne risente "troppo". i copriobiettivi sono dotati di anello che si avvolge al corpo del binocolo, rendendoli difficili da perdere. Nei modelli delle altre gamme invece devono essere vincolati alla cinghia, il che a volte può essere noioso (io detesto le cinghie e mi da fastidio essere obbligato a montarle !). la sagoma aerodinamica dei due semicorpi, il ponte centrale con l'ampia ghiera di messa a fuoco copriobiettivi su e giù vista anteriore con gli oculari, ben dimensionati. si vede il trattamento antiriflesso in azione sotto a 1800 W/s di flash paraluce estratti dettaglio della ghiera di messa a fuoco, molto ben demoltiplicata. Orgogliosamente viene riportato l'angolo di campo, corrispondente ad oltre 60° di effettivo le caratteristiche tecniche : 670 grammi, 14x13 cm. Ampia distanza di accomodamento dell'occhio (i modelli più piccolo stanno sui 15mm e rendono scomodo l'uso con gli occhiali), la grande pupilla d'uscita, indice di luminosità, ma soprattutto i 145 metri di campo visivo a 1000 metri. accessori dei due modellie 8x30 e 8x42 che condividono l'impostazione COME VA SUL CAMPO splendido in ogni circostanza, sia in piena luce che all'imbrunire. Comodo da "indossare", facile da regolare sia con gli occhiali che senza. La regolazione diottrica è un pò dura ma la cosa non guasta, tanto una volta sistemata non si deve più toccare. La ghiera di messa a fuoco è ampia, a portata di dita, rapida ma soprattutto ben ferma una volta messa a punto. Complessivamente l'esperienza è ottima. Non é un peso piuma ma si tengono benissimo in mano, anche per molto tempo. Si apprezza sempre l'ampio campo di visione, se questo binocolo è usato per avvistamento, più che per osservazione. Nel caso inverso, ricordo che c'è il modello 10x che condivide tutta la struttura, tranne gli oculari. CARATTERISTICHE OTTICHE Effettivamente l'aberrazione cromatica bisogna andarsela a cercare. Nessuna vignettatura in nessun caso, anche usando - come sono costretto a fare io - gli occhiali. Un filo di distorsione geometrica a cuscinetto verso la trequarti del campo inquadrato. Ma solo se guardiamo a linee geometriche perfette. Ma soprattutto lascia sbigottiti la chiarezza di visione, la nitidezza dell'immagine a tutto campo, la capacità di separazione del primo piano dagli altri oggetti, caratteristica di tutti i binocoli Nikon, caratterizzati - tutti - da qualità analitiche elevate, che mi lasciano sempre sbigottito. Sinceramente non riesco a trovare un difetto. O forse si, il cartellino del prezzo (circa 600 euro su Amazon.it, con garanzia Nital 10 anni). è un binocolo molto elegante che, senza essere sfacciato, dice chiaramente di essere un prodotto premium, sebbene non della massima fascia di prezzo. Ma per prestazioni, per avere di più, bisogna spendere cifre a 3 zeri. E sinceramente per un 8x42 da avvistamento non saprei se sia il caso. dettaglio dell'interno con gli attacchi delle lenti la pupilla con in primo piano i riflessi delle superfici trattate - benissimo - dei prismi a tetto. altro dettaglio degli oculari finezza, no poi così necessaria in questo binocolo, l'attacco per l'adattatore da treppiedi a vite. Ma questo è un binocolo da usare a mano libera. Chiudo col raffronto dimensionale tra 8x42 e 8x30, sono due binocoli di classi diverse ma le dimensioni sono confrontabili e consentono di capire dove stia la differenza tra un 42 e un 30. Qualità che si apprezzano quando c'è meno luce, più che sulle caratteristiche generali e che hanno consentito ai progettisti Nikon di fare un binocolo luminoso, nitido, ben proporzionato. A volte troppo piccolo non è un pregio, salvo che non sia necessario avere veramente un oggetto compattissimo perché in casa si hanno già binocoli più grandi (è il mio caso, che amo i 16x e i 20x). I riflessi del flash (verdi nel Prostaff in alto, neutri nel Monarch con lenti ED) fanno chiaramente capire la diversa classe di appartenenza. Insomma, devo dare un giudizio complessivo ? Binocolo premium, di ottime caratteristiche e di qualità ottiche ben equilibrate. Farà felice ogni felice possessore. Ringraziamo Nital Spa, distributore per l'Italia di tutti i prodotti Nikon, per il prestito in visione.
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Nikon MB-N11 : unboxing e primissime impressioni
M&M posted an article in Accessori e altro per Nikon Z
Forse chi ci segue sovente su queste pagine ricorderà che uno dei motivi principali - di Max e del sottoscritto - del passaggio alle Nikon Z6 II e Nikon Z7 II è costituito dall'oggetto di questa prova. Perchè si, certo, per Z5, Z6 e Z7 c'è un battery-pack ed io l'ho comprato appena è uscito un anno fa. Ma ammettiamolo, questo è di un'altra categoria e rende il modello II di Z6 e Z7 una macchina più completa della precedente, specie se si usano obiettivi seri, tipo il 70-200/2.8 S e in prospettiva a breve, i due superzoom promessi per la prima metà del 2021, Nikkor Z 100-400 S e Nikkor Z 200-600, obiettivi importanti anche per le dimensioni. Ma eccolo qui appena arrivato, consegnato dal corriere perchè di questi tempi di Semaforo Rosso, non possiamo uscire. mi è arrivato insieme al nuovo Nikkor Z 24-200/4-6,3 che ho messo subito al lavoro per fare le foto successive. Tutte le foto qui presenti sono state scattate con Nikon Z6 II e Nikkor 24-200/4-6.3, tranne dove è presente anche la Z6 II, in cui la fotocamera è un iPhone 8. scatola nera con sfumature gialle. Garanzia Nital di 2+2 anni e Nital Vip, come al solito. rompere il sigillo di queste scatole è sempre un'emozione, qualunque sia il contenuto. il pluriball protegge il battery-grip. Nella tasca interna c'è un mazzo di manuali multilingue. con tutte le lingue europee. Eccolo qua, scartato con ancora la protezione dei contatti. che una volta tolta svela la differenza fisica principale (insieme al vano memorie) tra modelli I e II di Z6 e Z7 : in contatti di connessione tra corpo macchina e battery-grip. Il Nikon MB-N11 funziona ad inserimento nel vano batteria della Nikon Z. Per montarlo di deve smontare lo sportellino del vano batteria (che per me è sempre un momento di ... panico, perchè maldestro come sono temo sempre di disintegrare tutto). Togliere la batteria interna, inserire l'elemento verticale del battery-grip al posto della batteria. Assicurarsi che sia allineato (è sempre allineato) e poi stringere la ghiera che c'è sul lato posteriore del battery-grip stesso per avere una presa a prova di ... Mike Tyson. il tasto di scatto verticale e il tastino funzione vista anteriore con la ghiera di controllo vista opposto, con l'ingresso della slitta portabatterie e la presa USB-C. Noterete tutti perni che fungono da guida nella presa tra il corpo macchina e il battery-grip contribuendo a rendere solidali i due corpi. dettaglio del pulsante di sblocco dello sportellino che è incernierato e della copertura della presa USB-C. I due led di indicazione di carica riportano le due batterie, denominate A e B. ATTENZIONE LE DUE BATTERIE NON SONO INCLUSE NELLA CONFEZIONE, LE DOVETE AVERE GIA' IN VOSTRO POSSESSO Il Nikon MB-N11 accetta ogni tipo di Nikon EN-EL15 recente (con le prime scartate già 4 anni fa dalla Nikon D500 e oggetto di campagna di richiamo). Ovviamente le prestazioni saranno diverse tra loro a seconda del tipo di batteria impiegato, che possono anche essere di tipo diverso tra loro. Io sinceramente consiglio però ci usare solo EN-El15c. Perchè sono più potenti e perchè sono quelle in dotazione con Nikon Z6 II e Nikon Z7 II. Sportellino aperto, slitta estratta. C'è un pulsante di blocco/sblocco che consente di estrarre la slitta. le due batterie si inseriscono in opposizione, con i contatti verso il centro. La batteria A entra a slitta (quella esterna a contatto con lo sportellino), la batteria B (quella interna) entra ad incastro dall'alto. questo consente l'inserimento e l'estrazione della batteria A con un semplice movimento del classico tastino giallo, identico a quello che c'è all'interno della Nikon Z6/Z7. Questo consente il cambio della batteria "a caldo", senza cioè spegnere la macchina (a condizione che la batteria B abbia una carica residua). In questo modo, avendo batterie aggiuntive a disposizione si può praticamente tenere sempre in azione la macchina. Ma non mancano soluzioni alternative, come l'impiego di una connessione USB-C che consente di alimentare la macchina o di caricare le batterie tramite presa di rete (ed alimentatore USB di adeguata potenza) o tramite power-bank estenro (anche esso di adeguata potenza). Per dettagli su queste potenzialità segnalo l'ottima guida di Max Aquila pubblicata qui : inserimento della slitta dentro al battery-grip. Come nel precedente Nikon MB-N10 Nikon ha mantenuto il furbissimo alloggiamento per lo sportellino della fotocamera. Così anche i disperatamente disordinati come me non rischiano di perderselo. infatti, una volto rimosso dal fondo della Nikon Z, lo sportellino si alloggia in quell'incavo al sicuro e riposa all'interno del vano batterie della nostra Z. Il complesso Nikon MB-N11 più due EN-15c aggiunge una rassicurante zavorra di 460 grammi esatti al peso della fotocamera (sportellino incluso !). eccola qui, con battey-grip e 24-200 montato. il mio esemplare ha la matricola 290, quindi uno dei primissimi prodotti e tra i primi consegnati in Italia. lo stato delle batterie interne da display della Nikon Z si arricchisce di due colonne separate, Batteria A e Batteria B. Teniamo sempre d'occhio lo stato di carica della B, la più complicata da sostituire (è necessario estrarre la slitta, mentre la A esce a scatto). Le prime impressioni sono ottime, come da attese. La fattura e la finitura sono da Nikon, del tutto coerenti con la fotocamera. La presa in mano è eccellente e i comandi verticali funzionali. Il primo scatto di prova è stato questo, ad uno dei woofer da 15 pollici in vetro dei miei dipoli : naturalmente per una prova reale si dovrà attendere che la Lombardia diventi almeno Zona Gialla. Prima di Natale ? Speriamo. Intanto grazie Nikon e grazie Nital per avermi rifornito (si tratta di materiale di normale produzione destinato alla vendita che io ho acquistato con la mia credit card sul Nikonstore.it e che voi dovreste poter trovare già da oggi nei migliori negozi italiani).- 25 comments
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Eccoli qua i due zoom Nikkor Z superwide che costituiscono il sogno nel cassetto degli appassionati cultori di queste estreme focali grandangolari. Il 14-30/4 commercializzato ad aprile-maggio 2019 e da me recensito subito prima, in anteprima europea il più luminoso 14-24/2,8 reclamato, atteso ed auspicato, commercializzato in questo mese di Novembre, appena recensito si pongono entrambi sul listino Nikon Z a livelli ben differenti, indipendentemente dall'attuale sconto in cassa per il 14-30/4, senza il quale comunque, il rapporto di prezzo starebbe sempre 1 a 2 e sappiamo quanto una collocazione commerciale possa influenzare la diffusione di un prodotto, nato per soddisfare determinate esigenze. Adesso che coesistono sul catalogo dei prodotti, vediamo in cosa le differenze tra i due zoom possano determinarne l'acquisto, dato che si trovano in un certo senso a competere fatte salve le differenze più banali: come la diversa gamma di focali (banale? sicuro?!), la differente luminosità (banale? davvero?!), la relativamente poca differenza dimensionale (ma è realmente poca ?!), la diversa costruzione e dotazione di ghiere e pulsanti (...?!) e last but not least...il differente prezzo. (e qui non c'è da aprire parentesi... ops, scusate...!) All'interno di questa analisi rientra anche un'altro elemento non poco importante: la dotazione attuale di fotocamere a baionetta Z, molto simili dal punto di vista materiale tra di loro, per cui, con la sola eccezione della spigliata piccolina DX la Nikon Z50, le altre (Z7/6/5/6ii/7ii) sono praticamente costruite sul medesimo chassis e questo elemento può giocare a sua volta a favore dei potenziali abbinamenti ottica/fotocamera. L'elemento psicologico condiziona non poco: il titolo dell'articolo sul 14-24/2,8 parla chiaro: molti appassionati amano sentirsi "completi" di tutte le focali (sia che le utilizzino o meno) che si rifacciano ad una serie specifica di ottiche, funzione quasi sempre delle luminosità massima relativa. Ecco perchè ho titolato che la triade si completa col 14-24/2,8 rispetto gli altri due zoom che idealmente gli vengono...abbinati (attrinati?) ossia il primo a uscire sul mercato, il 24-70/2,8 e il recentissimo 70-200/2,8 insieme ai quali il fortunato possessore della triade, si troverebbe al sicuro da ogni manchevolezza tra 14mm e 200mm con un immobilizzo in termini di prezzo attuale che sfiora gli Ottomila, fotocamera a parte. Ora, tenendo conto che manca da un anno e mezzo quel Nikkor Z 70-200/4 che darebbe ristoro finanziario a chi non possa acquistare il più luminoso, per completare anche la seconda triade, quella f/4, che vedrebbe coinvolti il 14-30 ed il 24-70 già da tempo sul mercato, l'effetto psicologico della seconda triade darebbe pace a chi nel frattempo si agita per capire cosa debba acquistare per risolvere i suoi buchi di focale (si, li chiamano così), ma darebbe una gran mano a Nikon perchè come per i marchi concorrenti si formerebbero due livelli censuali di utenti, quelli da vorrei-ma-non-posso e quelli non-plus-ultra. Conosco da tempo molti appassionati, fedelmente appartenenti a queste classi di pensiero, che non si sognano per nulla di effettuare dei transiti anche temporanei in quella che considerano (entrambi i gruppi) un'altra marca di attrezzature, democraticamente. Come i cittadini e non cittadini al tempo della Roma dei Cesari. So di apparire per ognuna di queste classi di pensiero un pericoloso sovversivo, quando mi permetto di consigliar loro l'acquisto di ciò che reputo faccia al ... loro caso; certe volte invece che sgomento mi dimostrano disprezzo o si offendono addirittura, come se in qualche modo li condannassi ad una deminutio capitis (in caso di passaggio a luminosità inferiore) oppure gli stessi consigliando di compiere un sacrilegio (nel caso opposto di...upgrade) Motivazioni personali e psicologiche a parte, che spero possano avervi divertito, senza l'idea del freddino che forse vi sta correndo lungo la spina dorsale, nel caso vi sentiate sgamati, in questa sede vorrei parlare di quelle che a mio avviso sento essere differenze sostanziali tra i due zoom in questione, nella speranza di fornire anche valido aiuto a chi davvero si trovi in una situazione di scelta d'acquisto o, peggio, di sostituzione, nel caso in cui sia già possessore del primo dei due zoom ad essere stato commercializzato. Comincio dal fatto che seppur usato solo per poco meno di tre settimane, ho appena posato il 14-24/2,8 con il quale in questo lasso di tempo (ed in queste condizioni attuali di distanziamento sociale) ho scattato davvero una gran quantità di foto, paragonabile a quella scattata in un anno e mezzo col MIO 14-30, che ha dovuto cedere il passo, di volta in volta a nuovi obiettivi che facevano capolino e che grazie alla preziosa collaborazione di Nital sono riuscito ad utilizzare testandoli, in molti casi poi anche acquistandone per me. E' infatti questo un periodo molto fecondo di offerte in questo ambito e per chi, come noi della Redazione di Nikonland, trasuda passione per la fotografia e le attrezzature che ne consentono la pratica, è sempre come aprire la stanza dell'albero di Natale la mattina del 25 dicembre. Partiamo dalle impressioni: appena ho cominciato ad utilizzare il 14-24/2,8 mi ci sono subito ritrovato, con l'ennesimo rappresentante di casa Z che mette a suo agio l'utilizzatore, senza causare mal di mare in inquadratura che altri superwide in passato mi hanno procurato, nonostante i 114° di campo inquadrato dalla focale più corta. La seconda impressione è stata, riguardando a monitor i file scattati e poi anche al pc, che a differenza del 14-30 che mantiene una coerenza media per tutto l'arco delle focali possedute, questo 14-24 invece si comporta da purosangue, facendo preferire focali e...diaframmi di utilizzo sui soggetti che andavo inquadrando. Un esempio? Essendo impossibile paragonare i due zoom a tutta apertura, lo faccio a f/4, che è TA per il 14-30 ma il secondo stop per il più luminoso 14-24: Due Arance fuoco sulla prima: 14-24 @ 14mm f/4 14-30 @ 14mm f/4 fuoco sulla seconda: 14-24 @ 20mm f/4 14-30 @ 20mm f/4 la distanza minima di messa a fuoco per entrambi gli zoom è a 28cm dal piano focale, ma noto come nel più luminoso, quando si mettano a fuoco soggetti prossimi alla minima maf, cambia radicalmente la resa dello sfuocato (e la sua gradevolezza) sugli elementi più lontani da questo piano, rispetto al 14-30 il quale, a mio avviso, si comporta in maniera più docile. La situazione già cambia (nelle foto in cui metto a fuoco la seconda arancia) appena si sposti più in avanti il piano di messa a fuoco, cambiando anche la focale. Una controprova? Stessa foto di prima ma con il 14-24 a TA, quel diaframma che il 14-30 ...proprio non ha 14-24 @ 20mm f/2,8 dove la situazione non migliora di certo, (difficilmente le migliori prestazioni di un wide possono essere allocate a TA) Le cose cambiano radicalmente progredendo con focale e diaframma, come in questo scatto col 14-24 a 24mm ed f/5,6 ed anche in situazioni opposte, in controluce diretto ed insidiosamente filtrato dai rami, stavolta entrambi gli zoom ad f/11 14-24 a 14mm f/11 14-30 a 14mm f/11 Mi sono fatto l'idea che questo 14-24 sia un obiettivo da saper gestire di volta in volta per ottenere sempre il miglior risultato, meno facile quindi del 14-30 da utilizzare per fotografia allround, ma più indicato per stare nelle mani di chi sappia come fargli esprimere il massimo delle sue potenzialità. Che si manifestano immediatamente nella straordinaria compattezza e peso che i progettisti Nikon sono riusciti a conferirgli, tanto da consentirne un utilizzo a mano libera (nel lavoro combinato del suo VR con quello della fotocamera) quasi ai limiti dell'incredibile, come si vede da questo file, scattato appunto a mano libera con il 14-24 a 1/3" ISO100 f/2,8 ed il suo crop assolutamente sovrapponibili alla stessa immagine scattata col 14-30 ad f/4 e t/50 ISO 1600 Ancora ad f/4 il 14-24 ed il 14-30 Nitidezza maggiore sul piano di messa a fuoco per il 14-24, alla minima maf, ma sfuocato più impastato che per il 14-30, nelle condizioni suddette Tutto si riequilibra per entrambi gli zoom nella stessa immagine scattata ad f/8 14-24 f/8 14-30 f/8 Se il piano di messa a fuoco invece si trovi a distanza non eccessiva dallo sfondo e la distanza di ripresa sia ben maggiore di quella minima, non trovo più nulla da obiettare: 14-24 @ 14mm f/4 14-30 @ 14mm f/4 anzi noto una (inevitabile) maggior nitidezza del più raffinato dei due zoom su tutti i piani intermedi Ovviamente nessun rilievo, quando la ripresa sia piatta e non si ponga alcun motivo di valutazione di omogeneità nello sfuocato: e non ci aspetteremmo nulla di diverso, anche in condizioni di luminosità bassissime, come quelle di queste immagini, scattate a 24mm t/50 f/4 attorno ad ISO 7200, rispettivamente con 14-24 14-30 Affascinanti gli scorci da lunga distanza con entrambi gli zoom, anche a queste ampie aperture, che non ci si aspetta così ...risolventi 14-24 @14mm f/4 14-30 @14mm f/4 In buona sostanza, da cosa si distinguono questi due zoom nel fotografare, per potersi dire destinati a una tipologia di fotografi, ad un genere fotografico, ad una condizione specifica di ripresa? Riprendendo l'elenco delle banalità di apertura, analizzandole compiutamente, se dovessimo considerare ininfluente la differenza di gamma focale tra un 14-24/2,8 ed un 14-30/4, faremmo sicuramente torto ad una delle più vaste categorie, come i fotografi che prediligono il reportage, lo street (oggi inteso come genere), il ritratto ambientato, un certo tipo di fotografia di cerimonia non professionale (gli scatti al matrimonio dell'amico che desidera le nostre foto)... Tutte evenienze dove non è fondamentale avere un diaframma in più di luce, specie oggi con sensori che interagiscono in ISO Auto da sensibilità basse a quelle un tempo innominabili! Invece e nello stesso ambito, un fotografo di professione che desidera evitare incroci pericolosi di grandangolari estremi con medi, rinuncia di buon grado sul wide ai 28mm che invece ritroverà, certamente più corretti e omogenei (specie nelle evenienze mostrate) sul suo secondo zoom, il 24-70/2,8, oppure sul suo fisso di riferimento per quel particolare soggetto, relegando il 14-24 al ruolo di obiettivo d'effetto, quando situazione di effetto si voglia creare. E per lui anche un terzo di stop assume un valore che per uno street reporter è pari a Quindi la differente luminosità determina un prezzo finale ben differente, ma che viene valutato ed acquistato da chi questo 14-24 se lo ripagherà con quello stop di luminosità che significherà dimezzare un valore ISO sotto le ingrate luci del podio di un palazzetto dello sport o di una foto di un gruppone di saggiste di danza, al buio di qualche sala convegni di una palestra. Le dimensioni di questi due zoom vi sembrano identiche? ebbene no: il 14-30/4 fa parte di quel gruppo di Nikkor Z dal barilotto retrattile, (come anche il 24-70/4, il 16-50dx ed il 24-50/4-6,3) caratteristica che gli fa guadagnare centimetri preziosi al momento di riporlo in borse, custodie o tasche addirittura, come mi è capitato di fare con la Z50 con la quale si riesce a compattare in spazi impensabili per un superwide zoom. E con la quale si trasforma in un 21-45mm-eq altrettanto interessante che nelle sue misure originarie su sensore FX, andando a sostituire lo zoom standard per l'unica (ancora) Nikon Z DX, con evidenti pregi in termini di maggiore disponibilità di focali in basso e di luminosità a TA: il 14-30/4 è quindi nel panorama Z un obiettivo molto eclettico anche per queste sue caratteristiche meccaniche. La dotazione di ghiere, funzioni programmabili e pulsanti sul 14-24/2,8 rende questo zoom uno strumento prezioso di valutazione dei dati dell'esposizione, col display LCD dal quale finalmente si torna a poter conoscere con precisione la focale alla quale si stia scattando, oppure dare un fuggente sguardo alla scala di profondità di campo con quel diaframma in uso ed a quella distanza dal soggetto, che da decenni, in era autofocus, gli zoom non ci consentivano più di fare. Il pulsante funzione aggiuntivo sul quale per esempio collocare al posto della memoria AE magari il cambio di formato sensore o quant'altro ci piaccia avere a disposizione sul barilotto dello zoom. La terza ghiera funzione, su cui poter alternare ad esempio la regolazione in continuo del diaframma (silenziosamente, prezioso per i videomaker) o la correzione dell'esposizione, o quale altra funzione programmabile ci torni utile avere a disposizione della mano sx, sono elementi differenzianti formidabili, che insieme agli altri vanno a definire classe di appartenenza e di prezzo: quindi anche i destinatari di questo obiettivo di classe professionale. Che non stabiliranno più, dopo questo articolo, di acquistare solo in funzione della consistenza del conto in banca, ma dopo un'analisi ragionata di tutti gli elementi che concorrano a definirsi inclini all'uno o all'altro di questi due spettacolosi widezoom Nikon Z. Io per esempio non venderò il mio 14-30/4 perchè ho nel frattempo acquistato il mio wide fisso d'elezione, il Nikkor Z 20/1,8 che assomma al 14-30/4 le motivazioni di pregi ulteriori i quali, insieme, li rendono due obiettivi del tutto differenti. Nessuno pensi che l'acquisto dello zoom più costoso gli renderà più facile l'accesso al mondo dei superwide: per certi versi il 14-24 è uno stallone da domare, mentre il 14-30 è il cavallo da maneggio, disponibile ad ogni prova, ma cosciente delle sue potenzialità... Distorsione, aberrazioni cromatiche, esposizione, contrasto, temperatura colore, sono tutti elementi che oggi, se non vengono direttamente gestiti on camera dall'interazione tra fotocamera e sw di sviluppo, possono e debbono essere oggetto di variazione in postproduzione: normalmente basta premere il pulsante Automatico del software di PP. Di seguito a questo mio articolo, una piccola galleria di immagini scattate con i due obiettivi: a parte quelle che conoscete già, pubblicate su Nikonland, vorrei proprio sapere se riusciate a distinguere con quale dei due zoom siano state scattate. A riprova del fatto che un'obiettivo è solo uno strumento per realizzare un'immagine: pensata dal fotografo. Max Aquila photo (C) per Nikonland 20...duevolte
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Attendevo con molta curiosità le nuove schede CFexpress di tipo B serie Diamond di Lexar Professional. Si piazzano al vertice, per prestazioni, nel catalogo Lexar, sopra, per intenderci, alle Gold e alle Silver che costituiscono scelte meno prestazionali, offerte a più buon mercato. La confezione è la solita, cambiano sostanzialmente i colori. la scheda promette - in condizioni da laboratorio - fino a 1900 MB/s di velocità in lettura e 1700 MB/s in scrittura. Con velocità sostenute elevate e comunque in grado di sopportare video 8K e il nuovo standard Classe Video VPG 400 come riportato nella confezione. Viene anche assicurata come a lunga durata tanto che gode di garanzia illimitata. Naturalmente appena arrivata l'ho messa a confronto con le altre mie schede, un'altra Lexar da 256MB, serie Gold e le due ProGrade Cobalt e Gold. Ecco qua il quartetto pronto per le prove. oltre ai classici test di misura con Speed Test di Blackmagic Design e CrystalDiskMark, ho fatto la prova direttamente con la Nikon Z9, la Nikon più veloce che abbiamo. La scheda comunque funziona anche con le altre Nikon Z, tra cui, per esempio, la "vecchia" Nikon Z6. nella tabella che precede ho riassunto i dati principali che ho provato. Le varie schede promettono velocità che, al solito, è difficile riscontrare nella realtà e che nel mondo reale dipendono moltissimo dal computer di prova. Io ho usato un lettore USB 3.2 Gen 2, collegato via cavo USB-C all'host primario di un pc Windows con Intel i9. Per cui quei numeri valgono solo in questo contesto e devono essere presi qualitativamente. Nel vostro computer potrebbero differire, a secondo della vostra configurazione. Si tratta in ogni caso di prestazioni molto elevate, superiori a qualsiasi disco rigido meccanico e che rivaleggiano non solo con gli SSD tradizionali ma con i cugini SSD connessi direttamente al PCIExpress del computer. Di fatto condividono lo standard. Le schede CFExpress altro non sono che degli SSD di tipo M2 in formato 32x22mm dentro ad un involucro corazzato che ne smaltisce il calore e li protegge nell'uso. Sono per questo dispositivi che producono calore elevato. Pensate che l'SSD del mio desktop lavora "a riposo" a 64 °C ed è corazzato e ventilato a forza. Mentre un disco rigido meccanico normalmente lavora a temperatura appena di un paio di gradi superiori all'ambiente. Queste schede dentro alle nostre fotocamere lavorano a velocità comparabili ai migliori SSD ma vivono in un ambiente ristretto, spesso con temperature ambientali elevate e senza alcun tipo di ventilazione forzata ma devono smaltire il calore per mezzo del telaio della fotocamera. Detto questo, veniamo ai numeri. La nuova Lexar Diamond si conferma nei fatti la scheda più veloce che ci sia Lo è nei test sintetici con un valore medio equivalente tra scrittura e lettura che si attesta sul gigabyte al secondo (mille megabyte al secondo). Superando tutte le altre schede. Ma evidentemente questo valore non dice tutto, perché é nella gestione del buffer della Nikon Z9 che permette performance superiori. Sappiamo che la Nikon Z9 ha un buffer non particolarmente dimensionato che sfrutta però il doppio canale di scrittura sulle schede di memoria per avere sempre la capacità di registrare foto ad alta velocità. Voi leggete una capacità di 20 scatti teorici ma poi è il bilancio tra scatti memorizzati nel buffer e scatti scaricati dal buffer alla scheda di memoria che fa premio. Ecco che - usando il formato NEF più "sprecone" - la Lexar Diamond arriva ad oltre 4 secondi pieni di scatti a 20 frame al secondo prima di rallentare. Mentre con compressione TicoRAW ad efficienza elevata*, abbiamo un picco che per le altre schede è irraggiungibile. Praticamente il quadruplo degli scatti permessi dalla ProGrade Cobalt nelle medesime condizioni. Più livellata la prestazione con compressione massima, dove il valore è plafonato dalla raffica a 20 scatti al secondo della Nikon Z9. Ma io sospetto che se avessimo una ipotetica Nikon capaci di fare 30 o 40 scatti al secondo in NEF (la Z9 supera i 20 fps ma solo in jpg), leggeremmo delle differenze anche qui. Ho poi continuato con le mie valutazione scattando in continuo per 60 secondo anche ad esaurimento del buffer, riscontrando che tutte le schede permettono di continuare a scattare pur ad un rateo di raffica ridotto. Normalizzando questi valori ne sono venuti una raffica effettiva di 16.1 scatti al secondo per la Diamond - a compressione senza perdita - circa uno scatto al secondo in più della ProGrade Cobalt e uno e mezzo sulla Lexar Gold. La ProGrade Gold arranca in fondo con valori circa della metà rispetto alle migliori del quartetto. Questi numeri corrispondo a valori medi di capacità di scrittura che tengono conto della potenza del processore, del canale di comunicazione e dell'efficienza del buffer della Nikon Z9 in simbiosi con la scheda di memoria. Vedete qui qualche cosa che somiglia alla reale capacità di scrittura di queste schede quando usate a velocità che, nella realtà nessun fotografo sano di mente avrà mai bisogno di usare. Ma siamo in ambito di test e quindi per una volta ci sta. Un'ultima parola sulle temperature di esercizio. Della quattro la Diamond si è rilevata la più moderata sul piano termico, operando a pieno regime sui 32 °C, contro i 55 °C della ProGrade Cobalt. Conclusioni Ribadendo che al fotografo di tutti i giorni, queste misurazioni non dovrebbero levare mai il sonno, per chi usa la Nikon Z9 al limite velocistico superiore, credo che oggi si possa affermare che la miglior prestazione viene dalla Lexar Diamond, anche sulla rinomata ProGrade Cobalt. Ma questo ad un prezzo medio rilevato superiore in termini di Euro per Megabyte. La ProGrade Gold è il fanalino di coda per prestazioni ma costa relativamente poco. La Lexar Gold ha prestazioni di poco lontane dal top. Peccato però per la tendenza a fare da scaldino ... ADDENDUM Ho provato ad inventarmi uno "stress test" termico delle quattro schede usando come "sonda" la temperatura rilevata da CrystalDiskInfo. Il sistema è attendibile ma certamente non scientifico. Quindi prendete anche queste informazioni sul piano qualitativo. In pratica ho letto la temperatura a riposo, poi ho copiato sulla scheda la stessa cartella da circa 150 GB ed ho rilevato la temperatura finale che è via via aumentata durante la scrittura dei dati. a corredo dei numeri devo segnalare un comportamento lineare della Lexar Diamond e della Lexar Gold, a prescindere dalla temperatura di esercizio. Invece le due ProGrade quando hanno raggiunto una temperatura elevata hanno cominciato a mostrare un trasferimento dati seghettato con improvvisi cali di scrittura seguiti da un rapido ripristino. Ovviamente questa non è una condizione che nell'uso normale con la Nikon Z9 si possa replicare, salvo con il video 8K al massimo livello. Ma non parliamo di questioni trascurabili, visto il tema della dissipazione del calore generato dal sistema in via del tutto passiva.
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mi chiamo Max Aquila sono Nikonlander il mio obiettivo più bello si chiama Nikon AFS 500mmG VR la mia fotocamera migliore è la Nikon Z9 Va da se che la prima cosa che ho fatto andando a punta Celesi di Mondello, sul moletto da cui da quasi 40 anni fotografo a mare, sia stata di mettere insieme tutti e 4 i punti qui sopra... Giornata di calma quasi piatta, ma bella, pur se accompagnata da una gran quantità di UV sempre fastidiosi da dominare, specie in controluce. Da quando posseggo questo 500mm, non sono molti anni, ha lavorato molto più con FTZ che, liscio come da F-mount, sulla D500, ultima reflex moderna rimastami. Ovvio che i primi aneliti di sequenze da realizzare con i superpoteri della Z9 non potevano che soffiare da questo spettacolare tele, non l'ultima serie siglata FL, ma quella immediatamente precedente, del 2007 e prodotto fino al 2015: insomma un ragazzino di 15 anni ! quante volte avete visto questo spot...? Scusatemi, ma portate pazienza: lo adoro ! Tantissima gente già in spiaggia ed anche in acqua, con ogni mezzo... a sguazzare, rimestare e svotazzare...l'acqua: come minimo comune denominatore e non solo l'acqua... La caratteristica di questo mio 500/4 a mio vedere sta nella resa cromatica che varia a seconda del contrasto luminoso: per cui satura in luce contrastata e morbida in luce velata, come ho prevalentemente scattato in questa giornata di riprese. (8100 scatti in un paio d'ore, come buona tradizione di chi si faccia prendere la mano dalla Nikon Z9) con una poetica resa dello sfuocato lontano... In controluce diretto questo abbinamento sensore/obiettivo è il migliore di tutti e tre quelli finora provati in precedenza a parità di sensore (D850, Z7, Z7II): nessuna di quelle tre macchine è in grado di aprire le ombre come adesso questa Z9, pur mantenendo immuni da rumore (a bassi ISO, ovviamente), e quando si torna in luce, la resa dell'abbinata macchina/obiettivo, cambia radicalmente, tornando subito satura quanto i nanocristalli decidono Stesso discorso valga per la resa soggetto in ombra/soggetto in luce, ripresi dalla stessa direzione mettiamoci pure la straordinaria propensione di questa mirrorless verso i tempi veloci (qui 1/10.000")... ...e... non si congelano solamente gli schizzi Anche su soggetti molto lontani dal punto di ripresa, il microcontrasto dell'ensamble rende il senso dell'immagine e nonostante la prevalenza del blu degli UV i rossi ed i gialli restano ben più che tangibili Tutti gli scatti di questa sessione (rigorosamente in JPG normal*) per provare i vari sensori AF capaci di eyeAF e contestualmente mettendo alla prova i menù della macchina, o meglio il nostro cervello per riuscire a mandare a memoria le innumerevoli innovazioni che la Z9 regala...: una tra tutte? Ancora non ho letto da nessuna parte di come sia possibile tenere settato in orizzontale un certo tipo di sensore AF, mentre, impugnando verticalmente la Z9 (intanto si orientano correttamente anche le scritte dentro al mirino elettronico) potremo utilizzare un diverso sensore AF rispetto quello della posizione "landscape". Piuttosto, bisogna ricordarsene, a pena di impazzire la volta successiva che la si utilizzi. Finora neanche a manuale ho trovato traccia di questa primizia della Z9... Insomma ...sempre più innamorato del rendimento di questo ragazzino Nikon sulla Z9: nonostante la tentazione del nuovo Z 800/6,3 che mi consentirebbe anche di eliminare l'adattatore FTZ. Concludendo, finger food e un paio di bevande per trastullarsi sotto al sole cocente... e subito arriva chi... insomma...ribrezzo... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
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Consideriamo i binocoli Nikon serie Prostaff come gli entry-level tra quelli dotati di prismi a tetto. La mancanza di lenti ED li differenzia dai più pregiati Monarch ma le forme, grazie al design, sono pulite, lineari e compatte. Moderne. Le prestazioni sono comunque di buon livello e il rapporto prezzo/prestazioni molto interessante. Presentata lo scorso mese di giugno, la linea Prostaff adesso vede introdotti 8 nuovi modelli, declinati nelle classiche serie con lenti da 30 e 42mm e con ingrandimenti di 8 e 10x, divise in due linee, denominate P3 e P7, presumibilmente dipendenti dal numero di superfici trattate (3 e 7). i quattro binocoli disponibili nella linea Nikon Prostaff P7 e le caratteristiche tecniche principali. Si tratta essenzialmente di due linee di carrozzeria che condividono l'impostazione generale, cambiando, a parità di obiettivi, l'ingrandimento fisso. Il modello in prova è quello probabilmente più interessante, in quanto vanta già lenti da 42mm e mantiene un confortevole ingrandimento 8x. Il peso complessivo è di circa 600 grammi, le dimensioni non superano i 15x13cm. La luminosità è buona, la migliore del gruppo. la precedente linea Prostaff 7s, modello 8x42, equivalente per posizionamento, al nuovo modello in prova. I nuovi Prostaff P7 prendono il posto dei Prostaff 7s, usciti di catalogo ed in esaurimento presso la rete di vendita. COME E' FATTO rispetto ai precedenti Prostaff 7s il design si presenta più sobrio in generale, con i due scafi composti sostanzialmente da tronchi di cono in policarbonato iniettato di resina, rivestito da una superficie gommata ergonomica. Mancano le sagomature sinuose dei precedenti, il disegno si avvicina in questo molto di più ai Monarch. I prismi a tetto vantano un processo di alluminatura che ne consente una elevata luminosità e una relativa resistenza ai riflessi. i due semicorpi sono articolati da un ponte abbastanza esteso, mobile il giusto con la ghiera di messa a fuoco ben dimensionata. I paraluce sono ben fatti e consentono una visione senza occhiali di ottimo livello. Ma si tratta di un binocolo ottimo per l'uso anche con gli occhiali. In questo, il modello 8x42 si presenta più confortevole del 8x30, almeno nella mia esperienza con il mio Prostaff 7s 8x30. Infatti l'estrazione pupillare è la più elevata della serie. Teniamo conto che d'estate, oltre che per chi ha difetti di vista (come il sottoscritto) gli occhiali da sole saranno probabilmente ampiamente utilizzati. Quindi l'uso con gli occhiali non è mai da sottovalutare. E' scomodo fare leva e metti, dovendo intanto anche regolare eventuali tarature diottrica. che in questo modello é sull'oculare di destra, come d'uso nei Nikon, tramite un anello che è dotato di fermo. L'anello purtroppo non è totalmente zigrinato e la sua rotazione non è agevolissima. Il fermo è piuttosto duro da azionare ma in questo c'è la sicurezza che poi non si muoverà accidentalmente. il complesso, complici anche l'assenza delle solite scritte Nikon dorate, si presenta piuttosto sobrio. Con una texture ben disegnata che contribuisce alla presa sicura in mano anche senza usare le cinghie (io detesto ogni tipo di cinghietta). La tonalità è cangiante e va dal grigio medio al verde appena accennato. solo una scritta Nikon argentata sul frontale, le altre iscrizioni semi-invisibili. Nella foto sopra si vede il trattamento antiriflessi tendente al verde smeraldo con piccole sfumature magenta a seconda della luce. sopra é chiuso e sotto è completamente esteso. La regolazione della distanza interpupillare è molto agevole. Forse sin troppo. come lo è la regolazione di messa a fuoco, forse è solo il caso del mio modello in visione. Ma io preferisco di gran lunga che la ghiera di messa a fuoco sia dura e stabile, per non poterla muovere inavvertitamente durante l'uso. Ciononostante si mette a fuoco agevolmente. Lo ripeto, forse è solo il mio esemplare perché tutti gli altri Nikon che ho provato sinora, anche dopo anni, presentano un movimento con una resistenza adeguata. dettaglio dell'estensione del paraluce e l'anello per montare la cinghietta viste superiori. Solo la scritta P7 in bianco è evidente il resto è semplicemente in rilievo, non verniciato ma di fatto scompare in esterni. PRESTAZIONI OTTICHE Nell'uso ho riscontrato una gradevole assenza di distorsioni geometriche a tutti i livelli, come anche di vignettatura, pure in una giornata di sole pieno come in questo caso. La vista sul lago è completa, anche guardando ai bordi l'immagine. Sul piano delle aberrazioni cromatiche, pur presenti, queste sono da andare a cercare su linee tese e con forte differenza di luminosità, e solo un occhio allenato le può mettere riscontrare agevolmente. Questo nonostante i vetri usati non siano nobili prodotti di tipo ED. La curvatura di campo è quasi assente per quanto io riesca a vedere ad occhio nudo. In quanto ai difetti di coma, sottolineo quanto questo non possa essere considerato un binocolo astronomico, per nulla, ma le fonti di luce sono ragionevolmente puntiformi (se riuscite a stare abbastanza fermi da tenerle ben inquadrate). vista attraverso le lenti principali e dalla parte degli oculari. Assenza di riflessi importanti, tonalità di verde del trattamento confermata anche sul campo. sui difetti ottici mi fermerei qui, sapete come la penso. Un binocolo non produce fotografie, vi fa godere il mondo che avete di fronte con gli occhi. Ed ognuno di noi, volente o nolente ha difetti di vista. Possiamo anche sottoporre un binocolo ai test di laboratorio più severi ma se poi i nostri occhi non sono in grado di distinguere dettagli molto fini o non sono sensibili a certe raffinatezze, sarà difficile andare oltre quello che vediamo ... COME VA SUL CAMPO al netto della relativa difficoltà nel regolare tenendo gli occhi negli oculari la correzione diottrica e la relativa "mollezza" della messa a fuoco e della meccanica in generale, che io ritengo essere limitata al sample in prova, questo binocolo va molto bene, specie se consideriamo il prezzo allineato a questa fascia di binocoli ed inferiore ai 300 euro. Non è un oggetto di lusso, non lo è nell'aspetto e nelle finiture ma in termini di prestazioni non lo si rimpiange. L'immagine è netta, nitida, materica. Si nota una resa più tridimensionale di altri binocoli che ho provato, più soggetti ad un forte schiacciamento dell'immagine. Rispetto al mio 8x30 della generazione precedente la differenza - a vantaggio di questo P7 - è abbastanza immediata e ci vuole poco per convincersi che sono stati fatti dei passi avanti. Che sia lo schema ottico, il trattamento o i materiali usati, l'immagine è più convincente. Viene voglia di usarlo ed è divertente riuscire a distinguere dettagli invisibili anche a lunga distanza. Mi ha particolarmente convinto l'immagine della luna piena alle 04:00 del mattino ma specialmente riuscire ad individuare gli aerei in volo dalle scie di condensazione appena rischiarate dalle luci intermittenti di navigazione. L'aereo, quasi invisibile ad occhio nudo per la quota di volo, diventa a portata d'occhio, pur nel buio della notte. Ma è in tutte le occasioni che questo binocolo si distingue per le qualità della sua immagine. Appena regolato, i dettagli riempiono l'intera visuale. Quasi dispiace che il campo inquadrato non sia superiore. Ma questo taglio è un compromesso tra osservazione e scoperta ed è corretto che sia così. lato oculari e iscrizioni sulla ghiera di messa a fuoco ancora un dettaglio della regolazione diottrica con il suo fermo oculare e paraluce paraluce estesi a confronto con il mio piccoletto. I vantaggi del piccolo sono evidenti ma così anche la scomodità d'uso nella pratica. Si nota anche il diverso stile, completamente cambiato tra le due generazioni di binocoli di classe comunque omogenea. sovrapposti, la differenza tra le lenti è tutta a vantaggio del P7 8x42. ancora un dettaglio degli oculari e dei riflessi del trattamento superficiale. CONCLUSIONI Nikon con questa nuova serie ha scelto, per l'estetica, di seguire l'understatement già tracciato con le serie superiori e i top di gamma. E' un Nikon ma per capirlo bisogna guardare da vicino. I precedenti Prostaff, con le loro scritte dorate invece te lo gridano da lontano. Poco male perché sul piano ottico, che è quello più importante, non ci sono arretramenti. L'immagine, anche avendo a mente quella del più pregiato M7 8x42 che ho provato di recente, non è così in ritirata, nonostante il costo di questo P7 sia notevolmente più conveniente. Anzi, devo dire che non considerando io come "definitivi" e "per una vita" i binocoli ma come strumenti da uso continuo, ed avendo io svariati difetti di vista che non valorizzano per forza di cose, i modelli più sofisticati, tendo a preferire le soluzioni ragionevoli sul piano del rapporto prezzo/prestazioni. Ci sono sul mercato binocoli 8x42 da 1000-1500 e più euro. Sono certamente oggetti prestazionali e con meccaniche a tutta prova ma in fondo bisogna sempre avere ben in mente cosa ci serve e per farci cosa. Se avete bisogno di un binocolo generico, buono praticamente per tutto, senza particolari limitazioni, dal prezzo interessante (ho visto street-price intorno ai 280 euro, forse anche qualche cosa meno), potreste anche fermarvi qui. Forse buttare l'occhio su un modello da 2.800 euro sulle prime non vi renderebbe palese dove sia tutta questa differenza. E' un pò come era nell'hi-fi, per avere piccole migliorie in termini di pura esperienza di ascolto, i costi lievitavano di un fattore 10. Probabilmente è così anche con i binocoli. Quindi promosso ? Si, avuta conferma che il movimento della meccanica nei modelli commerciali offre più resistenza all'uso, come piace a me.
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Nikon Z50 : senza pensieri, senza problemi, solo fotografare !
M&M posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Ho in casa il nuovo Experience Kit dedicato alla Nikon Z50 che mi ha mandato in anteprima Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon e mi chiedo come valorizzarlo al massimo. Vorrei provare la Z50 senza pensieri e senza problemi. Neanche uno sguardo ai manuali. Scatterò solo in JPG in barba alla T-Shirt di quel pirloide di Jared Polin, usando a rotazione i picture control creativi della Z50. I suoi obiettivi in kit e ... ? Sarebbe troppo, troppo facile per me prendere il Nikon 105/1.4E che rende magico ogni scatto con la sua anima onirica. No, voglio un obiettivo che comprerei se avessi la Z50 (no, vi assicuro che non la comprerò, ho già Z6 e Z7 e per ora mi bastano in attesa del futuro). Ecco la scelta ideale, il Nikkor 85/1.8S che sulla Z50 inquadra il campo di un 135mm molto luminoso ma non ingombra esageratamente. lo spendido Experience Kit che potete richiedere al vostro negoziante di fiducia. La valigetta è pericolosamente simile a quella dell'inarrivabile Noct ! quindi al contenuto del valigione aggiungo il mio 85mm. Inserisco una Sandisk da 128 gigabyte e parto. Per dove ? Ma è la Milano Fashion Week e ancora il terrore del corona-vairus non si è diffuso abbastanza. La città è piena come un uovo di gente, di modelle e di ricche signore che vanno a fare shopping nel quadrilatero della moda (Montenapo, Via Spiga, Via Bagutta, Via S. Andrea). Sotto a questo megaposter, nel palazzo in profonda ristrutturazione, una volta io ci lavoravo ... oggi c'è Versace con un vestitino che non passerà inosservato andando verso il Duomo c'è Burberry a coprire i lavori in corso Stesso discorso a Piazza San Carlo, dove Dior copre una parete. Ci sono così tanti lavori in corso che quando saranno finiti non riconoscerò più la città in cui sono nato (e già adesso ....) Dior ! ma non finisce qui perchè in Corso di Porta Venezia c'è Irina che ammicca con la sua borsa Furla ma anche abbassando lo sguardo, una vetrina tutta dedicata alla bella di Lodi, Bianca Balti con il nuovo reggiseno Yamamay Nel quadrilatero della moda con la Nikon Z50 e i DX Nikkor 16-50 e 50-250 Vie note in tutto il mondo come le Curve dell'Autodromo di Monza noi italiani dovremmo essere orgogliosi di dove strusciamo i nostri piedi e invece spesso sono più i turisti che lo apprezzano. Siamo strani ... Vetrine che prendono vita e anima Kate Moss che promuove una tutina in pelle di Ermanno Scervino con una serie di sguardi difficili da evitare Qualcuno ha abbandonato la sua Ferrari 812 in doppia fila Ah, ecco, dove ho lasciato la mia Ferrari ? spezzo un pò passando da un bel "Matita" ad un Vivid o ad un Denim camminare per queste strade è come vivere dentro una copia di Vogue o di Vanity Fair Tutti i marchi sono rappresentati per queste strade. Anche quelli di cui non ti ricordavi più. E le occasioni per fotografare si sprecano. Basta avere occhio e la mia Z50 mi asseconda liberamente. Sono già centinaia gli scatti che ho fatto e la batteria è ancora tutta carica. Ovviamente meglio non guardare i prezzi Missoni non è il più caro ma almeno mette i prezzi, gli altri evitano ! Mi fermo all'angolo e sfrutto l'allungo del 50-250 in modo discreto Ma non posso trascurare questi che hanno infilato una Cisitalia in splendido stato dentro alla vetrina Finalmente, di ritorno, arrivo in Piazza del Liberty, dove hanno aperto il megastore di Apple con la sua fontana sempre attiva e la scalinatona Ci sono alcune modelle che posano per gruppi di fotografi. Un workshop ? Un servizio di moda ? I dunno ! Ma mi imbuco e mi metto a scattare anche io. Solo che prima ho montato il mio splendido e maneggevole Nikkor 85mm f/1.8 S che sulla Z50 diventa come un 135mm, selettivo ma ancora usabile. Gli altri due obiettivi si sono portati bene ma qui ci vuole altra classe. Non inarrivabile, l'85mm non costa una cifra ma è comunque di una classe superiore. Comincio Street fashion a la Peter Lindbergh La Nikon Z50 è capace di lavorare come una Nikon Z6 nelle mani di un fotografo capace passerella per la piazza una sequenza a raffica lenta di 25 scatti in automatico con riconoscimento di occhio e volto. Tutte a fuoco spaccato. Ad un certo punto un fotografo mi si è messo in mezzo ma la mia Z50 ha mantenuto l'attenzione sull'occhio della modella e l'ha ripresa subito permettendomi altri 10 scatti nitidi. Il 25° scatto : E un dettaglio al 100% della stessa foto : Non ci sono subbi, la Z50 vale la sorellona Z6 in questo campo e la può rimpiazzare perfettamente ! Quindi se non riuscite a fare foto così, non date la colpa alla macchina ! Conclusioni La Nikon Z50 è una fotocamera con cui ogni nikonista si ritrova perfettamente a casa in un attimo. Se - come me - si ha già esperienza con la Z6 o la Z7 - sarà di immediato utilizzo senza nemmeno dare un'occhiata al manuale. La macchina farà tutto ciò che le chiedete, offrendovi anche di più. E' una vera Nikon capace di adattarsi al fotografo che la usa. Un principiante si lascerà guidare dalla macchina, mentre l'esperto saprà sfruttarla anche nelle situazioni più intricate. Gli obiettivi del kit sono eccellenti e non pesano. L'insieme è sorprendentemente di elevato valore. Più di quanto ognuno potrebbe ammettere ... I jpg che produce la Z50 sono di qualità più che adeguata. Io posso anche evitare i NEF con la Z50, i suoi jpg sono più che sufficienti per un utilizzo anche professionale I suoi Picture Control producono immagini belle e pronte che non richiedono quasi nessun intervento in postproduzione. E se voglio, posso trasferirle via Snapbridge sul mio smartphone per condividerle con il mondo. Le foto sembrano di qualità professonale senza sforzo apparente. Posso sinceramente ammettere che, anche se io sono abituato a macchine professionali, questa Z50 ricorda più una D780 o una D7500 che le entry-level D3x00 e D5x00. Ecco, se solo Nikon cacciasse fuori presto un paio di pancake compatti, leggeri ed economici, la Z50 si venderebbe come il pane caldo appena sfornato ... il quartiere di Giorgio Armani si sposterà presto da Montenapoleone a Via S. Andrea. Lo sapevate ? Altro che telefonino ! Usa la Z50 !!! uno snapshot con la discrezione del 50-250 DX Saluti da Milano, una città che offre migliaia di spunti fotografici basta guardarsi in giro, non farsi troppe domande, non porsi troppi perchè. Usare la propria fotocamera in modo semplice ed immediato. Come permette di fare questa Nikon Z50. Grazie Nital Spa per il prestito del Experience Kit che, lo ammettiamo, ci dispiacerà un pò restituire.- 12 comments
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Io adoro i forti ingrandimenti e le lenti importanti. Ma qualche volta è necessario avere per le mani un apparecchio compatto e leggero. Il mio Monarch 10x56 è fantastico ma è grosso e pesa più di un chilo. Alla ricerca di un modello più compatto e dal buon rapporto prezzo prestazioni mi sono studiato la linea dei Prostaff, binocoli caratterizzati da design moderno e funzionale, sfruttando le potenzialità offerte dai prismi a tetto, e dal prezzo abbordabile. qui a confronto con il mio Monarch 10x56 già oggetto di prova su queste pagine qui il corpo è in policarbonato rinforzato in fibra (anziché in metallo). I copriobiettivi sono staccati. Ma per il resto l'impostazione è simile in rilievo le specifiche, dorate riportate davanti e dietro dove c'è anche l'ingrandimento e l'angolo di campo apparente vista lago lato obiettivo e oculare dove possiamo vedere la pupilla e il complesso delle superfici riflettenti interne. qui invece in primo piano il meccanismo di snodo per cercare il miglior confort di visuale a seconda della distanza tra i propri occhi. I punti luce illuminati di verde ci dicono qualche cosa del trattamento superficiale ma ancora di più della composizione dello schema ottico che non fa uso, come nella serie Monarch, di lenti ED. il corpo è rivestito di superfici texturizzate a prova di scivolo. Maneggevole e compatto, sta benissimo in mano. Pesa poco più di quattro etti e trova posto in qualsiasi borsa o zaino. le caratteristiche prese dal sito Nikon Imaging. L'estrazione pupillare è un filo meno dell'ideale. Ed infatti nell'uso con gli occhiali si nota. Rimarco comunque le dimensioni di 12x12 cm per 5 di profondità e il peso di 415 grammi. Il campo visivo è un filo contenuto come confermato dalla visione a 1.000 metri, di 114 metri, più simile a quella di un 10x che di un 8x. nell'osservazione a distanza, questo si avvicina all'inquadratura permessa da un 300mm in fotografia a 35mm. Mi è arrivato nella classica scatola dei binocoli Nikon acquistato su Amazon, è Nital con garanzia regolare di 10 anni. l'intero contenuto più i manuali non vi spaventate di queste riprese di studio che lo fanno sembrare enorme, è piccolissimo. come confermato in questa immagine che lo vede davanti ad un Monarch M7 8x42 con in fondo il Monarch 10x56. qui le cose ridiventano "normali", con i paraluce estesi. Notare la dimensione generosa della ghiera di messa a fuoco. qui in dettaglio, in evidenza anche la regolazione diottrica, sull'oculare destro. qui ripresa da sotto Made in China ma comunque con matricola regolare. i copriobiettivi. Gli unici elementi insieme alla mascherina coprioculari, chiaramente "cheap". COME VA ? Ho detto che è compatto e leggero ? Beh, lo ripeto, è compatto e leggero. Ma è anche robusto, sembra un bull-dog. In mano sta benissimo nonostante la taglia minuscola. Si regola al volo sia per quanto riguarda la distanza interpupillare che per la messa a fuoco. E' effettivamente un pò ridotta l'estrazione pupillare. Tutto sommato, regolata la correzione diottrica, mi sono trovato meglio senza occhiali. Ma con i paraluce ritratti anche con gli occhiali - da sole o da vista - si usa bene. La messa a fuoco è fluida e decisa. Io riesco a seguire bene anche persone in movimento. Persino i miei cani se non corrono. Tutto sommato non è uno di quegli oggetti che ti fanno guardare male dai passanti, nessuno ha minacciato di chiamare la polizia mentre lo usavo sul lungo lago. PRESTAZIONI Nonostante gli obiettivi da 30mm - minuscoli effettivamente - la luminosità relativa è buona. Però sconsiglierei di prendere il modello 10x. Evidentemente il trattamento delle superfici riflettenti dei prismi è funzionale. Per avere di meglio si deve necessariamente optare per un modello con lenti più grandi. In termini di correzioni ottiche, le aberrazioni cromatiche si notano ma andandosele a cercare. Sono sottolineature verdi o magenta a seconda della caduta di luce. Ottima la risposta ai riflessi. Non ho notato alcuna vignettatura, quello che temevo come punto debole visti i 30mm. La messa a fuoco minima è di poco più di 150 cm. Che potrebbe essere utile in qualche circostanza, anche se io vedo i binocoli strumenti per vedere almeno a qualche decina di metri. Abbastanza evidente una distorsione a cuscinetto, spostandosi verso la tre quarti dell'immagine, da entrambi i lati. Nel complesso però - vista la destinazione di un binocolo di questa classe, pagato 164 euro - la visione mi pare senza pecche. Eccellente l'acuità che permette di leggere quanto i vostri occhi vi permettono di distinguere a seconda della distanza. Al centro l'immagine è nitidissima e materica. Permane l'effetto di stacco dallo sfondo del piano di messa a fuoco, tipico di tutta questa classe di binocoli, che rende la visione da effetto wow ma un filo bidimensionale per lo schiacciamento degli oggetti. CONCLUSIONI Mi aspettavo di peggio. Anzi, non sapevo cosa aspettarmi. Ma nella realtà credo che questo sia uno dei miei migliori acquisti di materiale Nikon degli ultimi anni. Con questi soldi non si compra nessun obiettivo, qui abbiamo un bel binocolo impermeabile, ben costruito, leggero, compatto, prestazionale, poco costoso, facilissimo da usare e che non richiede alcun accorgimento per sfruttarlo al meglio. Facilmente mi seguirà più dei suoi fratelli più potenti, per il pregio di sapersi nascondere nella borsa o nello zainetto. Se devo trovare il pelo nell'uovo, veramente (perché la qualità un pò economica dei coprioculari e copriobiettivi o della cinghietta mi sembrano peccatucci veniali) è l'angolo di campo un pò ridotto. Per il resto credo che per avere di meglio si debba salire di prezzo a livelli tali che forse non vale la pena spendere per un semplice 8x30 da "appoggio". Intanto che provavo questo binocolo di cui sono assolutamente soddisfatto, mi informano dalla regia che è uscita la nuova linea Prostaff P7 di cui abbiamo dato notizia in questi giorni. Le caratteristiche del modello 8x30 sono simili ma ... il campo visivo è nettamente superiore (8.7° e 152 metri contro 6.5° e 115 metri) a costo di dimensioni e peso leggermente superiore. Ne proveremo uno se sarà disponibile per vedere come Nikon è riuscita a migliorare un progetto già di livello estremamente interessante. se non vi basta un Prostaff 7s, Nikon vi propone un Monarch M7, qui in versione 8x42 e lenti ED. E' bello poter scegliere tra oggetti di questo livello.
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Chi non lo sa, alzi la mano: ma guardandosi intorno si ritroverà da solo, perchè tutti lo sanno che la Targa Florio è la corsa più antica del mondo e disputata per più edizioni consecutive, più di Le Mans, di Indianapolis e di qualsiasi altra competizione motoristica della Terra. Nata nel 1906 come banco di prova motoristico della Novelle Vague palermitana, sotto l'egida del rampollo della più famosa famiglia di imprenditori del nostro Paese di allora, Vincenzo Florio, inaugurò la serie delle gare di velocità su strada che per lungo tempo, fino al secondo dopoguerra, ebbero cassa di risonanza ben più ampia di quelle su pista, ne più ne meno come la concorrente Mille Miglia, però di un ventennio più giovane. Si correva su un percorso che definire stradale nel 1906 sarebbe un bell'eufemismo, perchè si articolava per ben 148km fra i paesi e le trazzere dell'entroterra madonita siciliano, trasformandosi, decennio dopo decennio in un tracciato sempre più compatto e definito, nonchè finalmente anche qua e la, asfaltato, fino alla sua ultima versione del Piccolo Circuito di 72km da ripetersi per ben otto volte: come avvenne fino all'ultima edizione di velocità, quella del 1977, dopo la quale la Federazione Internazionale bandì per sempre le competizioni di velocità su strada, funestate da troppi incidenti, anche mortali. Per non perdere la sua anzianità e il primato, la Targa Florio si trasformò in un rally, grazie alla brillante idea scaturita dalle menti e dalla collaborazione di un gruppo di amici che facevano capo all' AC di Palermo, tra i quali anche mio padre, Vicio Aquila, che ne divenne il Direttore di Gara, contribuendone al rilancio culminante con la partecipazione al Campionato europeo rally, che comprendeva tracciati blasonati come quello di Montecarlo, di Sanremo, dell' Akropolis, e del Tour de Corse, con la partecipazione delle Squadre Corsa ufficiali dei marchi e dei piloti più importanti di quei rallies, principalmente Lancia, Audi, Peugeot, Opel e via dicendo. Oggi si corre la 106^ edizione della Targa Florio e non è certo l'epoca di quei trionfi di organizzazione e disponibilità di percorsi. In una veste più dimessa, ma pur sempre con l'allure che si merita, oggi la sua validità si limita ai Campionati italiani rallies e delle auto storiche, ma attira sempre una gran massa di piloti (in questa edizione più di duecento). E con il Nikkor Z 100-400 sono andato, a testarlo anche contro le intemperie che il forte vento di scirocco preannunziava da giorni: una giornata intera sotto la pioggia mi ha consentito di definire la sua resistenza oltre alle qualità di ripresa già ben note e decantate sulle pagine di Nikonland. Il giudizio finale lo potrete tracciare voi, anche dopo aver visto di cosa sia capace, pur se al servizio della semplice Nikon Z50, in attesa di provarlo sulla Z9 in arrivo. i bolidi del passato, dalle Lancia, Ferrari, Porsche ed Alfa Romeo hanno ceduto oggi il passo (nel rispetto dei regolamenti attuali) a marchi come Skoda, Citroen, Hyundai, Suzuki e qualche Volkswagen, a cercare di suscitare negli spettatori una parvenza delle sensazioni che il motore di una Lancia 037 o di un motore Abarth un tempo suscitava, ma siccome siamo appassionati di tutto ciò che da sotto un cofano possa trasmettersi all'asfalto attraverso la trazione di un motore a combustione (= gran casino) ce le facciamo bastare... che sia drift, se l'asfalto è asciutto, o controsterzo sul bagnato, ciò che conta è il movimento e la dinamica che una quattro ruote DEVE dimostrare ( bastano gli schizzi da un passaruota? ) cosa credevate...che la Nikon Z50 servisse solo a scattare al tramonto sulla spiaggia...? o che un equipaggio tutto femminile non sia in grado di iniziare la esse su tre ruote? essendo stata annullata la P.S. delle autostoriche per la bufera di acqua scatenatasi alle 15, il passaggio successivo è iniziato alle 18,10 mettendomi nella condizione di switchare dai primi scatti con tempi di otturazione mediamente veloci, fino a quelli nei quali ho dovuto scattare fino al 1/160" che, data la vicinanza al soggetto non era di certo l'opzione migliore per realizzare ciò che avevo in mente di ottenere, pur se con una buona quantità di scatti, secondo me, efficaci... quando si dice una equipe ben assortita... fino ad arrivare ad orari ben oltre il tramonto del sole (peraltro in perfetto controluce diretto) che ha dato ulteriore corpo a questa giornata di fotografie anche con le macchinine dell'autoscontro, come sembrano queste suzukine Swift... e un gran piacere nell'incontrare vecchi amici, piloti e giornalisti che si ricordano ancora di Vicio Aquila e lo ricordano anche a me... Si certamente: il Nikon Nikkor Z 100-400mm f/4,5-5,6S VR ha superato anche la prova dell'acqua e dello scirocco siciliano, quello che fa piovere la sabbia del Sahara Ve lo consiglio caldamente... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
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Non sono il primo su Nikonland a parlare e mostrare foto realizzate col nuovissimo telezoom Nikkor Z 100-400/4,5-5,6 S VR Questo zoom è un obiettivo che lavorerà tantissimo, nelle mani di chiunque si troverà ad essere. Ovviamente nasce per tutti gli usi nei quali serva avvicinare il soggetto e la sua escursione 4x serve a passare da generi diversissimi, come il ritratto (non solo di esseri umani), lo sport di tutti i generi e categorie (dal campo di tennis a quello di aviazione per un airshow), la fotografia naturalistica di animali da piccoli a giganteschi (da uccelli avvicinabili agli elefanti) e, naturalmente, spingendosi anche al dettaglio fine, alla fotografia a distanza ravvicinata. Nella quale sappiamo eccellere i telezoom accessoriati con tubi di prolunga e/o con lenti addizionali , per combinare il rapporto di riproduzione risultante, con la capacità di focheggiare anche a brevi distanze di maf. Nella fattispecie con il nostro Z 100-400 riusciamo ad arrivare ben sotto il metro alla minima focale dei suoi 100mm (75cm) fino ai 98 cm della distanza minima a 400mm: una prestazione di gran lunga migliore degli analoghi Fujifilm e Sigma (F) ed ancora superiore anche a quelle del Canon e del Sony. Ma è la sua maneggevolezza (peso collegato ad equilibrio) che ci consente un agevole utilizzo a mano libera che permette di superare anche la necessità di dotarlo di accessori per aumentare il suo RR, grazie alla capacità di riempire il fotogramma anche alle medie distanze di messa a fuoco. Oggi ho visitato la Vasca Grande dell'Orto Botanico di Palermo, dove da pochi giorni sono sbocciate le magnifiche ninfee che la adornano. Avendo a disposizione solo la mia Z50 (in attesa della fatidica Z9) che non si tira indietro mai, ho scattato un paio di centinaia di foto, selezionandone alcune. Ed il 100-400 Z si è saputo distinguere tra tutti gli zoom con cui finora avevo scattato agli stessi soggetti, nello stesso posto: giudicate voi.... 180mm f/11 320mm f/5,6 300mm f/10 350mm f/11 240mm f/8 110mm f/8 (quadrato on camera) 180mm f/5,6 350mm f/16 240mm f/8 300mm f/8 190mm f/8 380mm f/5,6 400mm f/7,1 380mm f/5,6 150mm f/16 145mm f/16 Come si vede, al netto dell'aiuto dato dal formato DX, ben raramente sono arrivato con questi meravigliosi fiori al massimo dell'escursione focale, pur sempre colmando l'inquadratura quando non addirittura...pedalando indietro per contestualizzarli anche nel loro habitat. Uno zoom questo, cui importa poco di essere ingrandito oltre la capacità che intrinsecamente già fa sua: docile nella lettura di luci ed ombre (che con le delicate sfumature di questi fiori divini rendono difficile ogni ripresa), contrastato o pastellato, a seconda del gusto del fotografo e della postproduzione attuabile (qui invero limitata a ombre e colore delle luci) Uno zoom che fa già tanto parlare di sè: non solamente per essere un Nikon Z ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
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