Acqua, non sempre benedetta
Piemonte e Liguria sembra vogliano contendersi il primato della "sfiga da alluvione". Questa volta è toccato al Piemonte orientale, qualche giorno di pioggia concentrato sul bacino idrografico del Sesia e si sono contati morti e milioni di euro di danni. Un'alluvione flash, questa di inizio autunno 2020, in confronto agli 8 giorni di pioggia consecutivi del novembre del 1994, e la cosa deve indurre maggiore inquietudine. Ma queste sono faccende degli uomini, per i fiumi, per le aste fluviali, i rigonfiamenti stagionali sono una benedizione. Sul Sesia "era" normale attendersi un paio di piene annuali, piene in grado di spostare milioni di tonnellate di ciottoli e sabbia in una vera azione di pulizia biologica del corso fluviale . Negli ultimi anni il meccanismo si è inceppato, i pioppi hanno colonizzato greti e gerbidi ed il fiume è rimasto inchiodato al letto tracciato venti anni fa, un letto che, nei rami laterali, appariva fangoso e lontano dalla natura di torrente sub alpino quale è il Sesia. Questo fino a domenica 3 ottobre 2020.
Nella notte tra sabato e domenica 3 ottobre il livello del fiume ha superato (di poco) l'argine orientale come si vede dal deposito lasciato sulla strada arginale. Più a monte ha rotto il contenimento inondando i campi.
All'interno dell'argine, nel bosco del parco delle lame, l'acqua ha raggiunto livelli record, andando ad inondare punti dove nemmeno nel lontano 1994 era arrivato. Dall'argine ho osservato l'acqua color caffè e latte turbinare con violenza in punti dove meno di una settimana prima passeggiavo con il treppiede a spalla. Fiducioso nei miei stivali a cosciale ho provato ad addentrarmi lungo la stradina d'accesso, ma dopo due soli passi la profondità era tale da non poter proseguire.
costretto al rientro mi riprometto di tornare appena il fiume rientrerà nel suo alveo normale. E così il 10 ottobre sono nel parco a misurare l'effetto della piena sul bosco di San Nazzaro.
Uno shock, giuro. In 25 anni di alluvioni e bizze del fiume ne ho viste tante, ma questa volta è diverso, questa volta il fiume si è schiantato sui miei sentieri, cancellandoli completamente. La topografia del luogo che conoscevo non esiste più, non ci sono più i riferiementi ultra decennali che mi consentivano di orientarmi anche nel buio pesto. La pista principale è stata cancellata, la radura grande dove pascolano i caprioli semplicemente non esiste più.
Per tentare di rendere l'idea del "prima" ho cercato in archivio qualche immagine di luoghi noti. Spero possa rendere il senso di straniamento che ho io.
INGRESSO DEL PARCO 2011-ESTATE 2020
INGRESSO PARCO 10 OTTOBRE 2020
STRADA DI ACCESSO 2011-ESTATE 2020
STRADA DI ACCESSO 10 OTTOBRE 2020
GUADO DELLA LAMA GRANDE ESTATE 2019
GUADO DELLA LAMA GRANDE 10 OTTOBRE 2020
RADURA A NORD DELLA LAMA GRANDE LUGLIO 2019
RADURA A NORD DELLA LAMA GRANDE 10 OTTOBRE 2020
In sostanza, come sospettavo, luoghi come la Lama grande non hanno subito particolari effetti, anzi sono stati ripuliti dal fango di sedimentazione che negli anni condurrebbe all'interramento dello specchio d'acqua. Questa Lama resiste da troppi anni, segno che il fiume ogni tanto arriva fin qui. Per il bosco invece è differente. L'azione dell'acqua corrente ha strappato via il terreno portando alla luce il sottostante, antico, greto fluviale.
Molti alberi hanno perso il loro ancoraggio e sono stati sradicati andando a creare enormi accumuli di detriti, accumuli che hanno prodotto un effetto benefico verso il bosco a valle.
Evidentemente le dighe di detriti producono una importante riduzione della velocità dell'acqua depotenziando l'azione di dilavamento del terreno. Ciò riduce rischio di sradicamento degli alberi più a valle come dimostra l'immagine seguente dove il passaggio dell'acqua non ha neppure piegato le erbacce. Più a valle ho registrato i segni di fango sui tronchi ed uno spesso strato limo depositato, tutte evidenze di una lenta sedimentazione cioè di un flusso d'acqua molto calmo.
Capriolo di passaggio
Cinghiali al trotto
In questa immagine si vede molto bene il massimo livello raggiunto dal fiume. Ebbene, i miei piedi si trovano a 4.5 m sopra il normale livello del Sesia.
Lo strato di fango ha reso evidente la rapida "ricolonizzazione" del bosco da parte di tutti i suoi abitanti. Cinghiali, caprioli, nutrie, tassi e volpi sono rientrati nel loro bosco.
Con una certa difficoltà (non ci sono più i passaggi che conoscevo) sono comunque riuscito a raggiungere il fiume. Paradossalmente il corso principale non ha subito particolari alterazioni, in altri termini data l'azione sul bosco mi sarei aspettato qualcosa di più, invece il fiume è sempre quello di prima. Riporto qualche immagine di confronto.
Faccio solo osservare che la cuspide di ciottoli della foto di Ottobre si trova 60-80 metri più a valle rispetto alla stessa cuspide ripresa in estate. La piena ha ripulito il fiume ma ha anche spostato, come previsto, incredibili quantità di materiale. Il fiume ora è semplicemente splendido.
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Tornando invece alle tristi vicende umane, poiché l'Italia si sta facendo notare in tutto il mondo per i suoi ponti stradali, non poteva mancare in questa occasione una ulteriore conferma di una qualche perdita di consuetudine con il calcestruzzo. Da Romagnano per andare a Gattinara, per un po' si dovrà fare il giro largo.
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