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cismax

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Commenti blog pubblicato da cismax

  1. 20 minuti fa, Silvio Renesto ha scritto:

    Vivo in quel di Sesto, per cui il Parco mi è  molto comodo da raggiungere. Buonissimo per le libellule, tra l'altro. Riguardo l'altra mia passione (kung fu), il  Giardino della Villa Reale è anche fra i posti migliori per allenarsi all'aperto: stranamente non ci sono zanzare ;) .

    Io ci sono nato e vissuto per 47 anni, poi mi sono ‘dovuto’ spostare a sud di Milano, ma devo dire che quei luoghi mi mancano, da qui è un po’ più scomodo arrivarci…

    magari ci saremo pure inconsapevolmente incrociati negli anni ai Giardini della Villa, chissà…😉

    le libellule le trovi più facilmente al laghetto o nei pressi del Lambro?

  2. Vasca volano: bacino artificiale la cui funzione sarebbe quella di salvare dagli allagamenti che avvengono a seguito di rovesci copiosi - le cosiddette ‘bombe d’acqua’. 

    Google eh? Non è farina del mio sacco

    Silvio, ma tu sei di Monza? Vedo che bazzichi il Parco molto spesso ed anche quando non lo dichiari apertamente, in molte tue foto riconosco la flora e gli ambienti del parco.

  3. 7 ore fa, M&M ha scritto:

    L'ultima composizione di Mendelssohn è un capolavoro intenso che non rinnega nulla della sua musica precedente ma che la sublima verso l'eternità.
    Io mi tolgo il cappello pensando a quante volte ho paragonato tutta la sua opera "all'acqua minerale" se messa vicino a Beethoven, Schumann o Brahms.

    Hai proprio ragione.

    anch’io tendo a relegare Mendelssohn tra i compositori dì secondo piano dell’800 e non mi capita speso dì volerlo riascoltare, ma questo quartetto é davvero un’opera dì grande spessore.

    grazie per averne parlato

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  4. 11 ore fa, Max Aquila ha scritto:

    E quante altre dicerie a credito o discredito esistono nella Storia della Musica che ci siamo bevuti tranquillamente? Anche senza essere ignoranti?

    bè, una piuttosto nota, recita che Salieri, al culmine della sua rivalità con Mozart (anch'essa probabilmente esagerata e tramutata in leggenda) avrebbe avvelenato il salisburghese, cosa peraltro è ritornata in auge con il film Amadeus di Forman del 1984, nel quale, anche se non si sostiene apertamente la tesi, si insinua nella mente dello spettatore che Salieri possa aver causato/voluto la morte del mitico Amadeus.

    Del resto già nell'800 in Russia furono scritte opere teatrali sulla rivalità Mozart-Salieri.

    Non so se ce la siamo bevuta, ai tempi del film di Forman sicuramente in molti, però è diventato un po' un luogo comune relativo ai musicisti del periodo d'oro della musica colta, come Beethoven perennemente incazzato, Chopin sdolcinato, etc etc

    ma queste sono cose arcinote.

    nulla sapevo invece di Brahms e dei gatti

  5. 2 ore fa, Silvio Renesto ha scritto:

    Non è musica classica e non sono gatti, ma forse ci azzecca un po' lo stesso con quanto scrive Giovanni: Ho conosciuto un cane bassotto che si atterriva a morte con la musica dei Pink Floyd (specialmente quando il proprietario ascoltava "Careful with that axe Eugene") guaiva e ci guardava con occhi disperati, pregandoci di fermare il disco. :o

    Fantastico pezzo peraltro, forse quello che preferisco dei primi Floyd, insieme a Set the controls for the heart of the sun.

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  6. Questa bellissima riflessione di Silvio fa perfettamente il paio con l'altra postata da Mauro.

    Certamente la gestione dello stress è un elemento chiave nelle organizzazioni sociali, che si parli di lavoro oppure di rapporti tra essere viventi in generale (il Noi e Loro o Noi contro Loro citato da Silvio nell'ultimo post e di cui, credo di comprendere i motivi, non vuole parlare).

    Credo che leggerò il libro. Le basi di biologia certo non mi mancano, l'amigdala e l'ippocampo so perfettamente cosa siano avendole studiate in anatomia, sarà una lettura interessante ed imparerò qualcosa

  7. 11 minuti fa, M&M ha scritto:

    Ma tu sei relativamente "vecchio". Pensa ad un 33enne come prototipo, anche di genere femminile, con la giornata occupata per trequarti dal lavoro. 6 giorni e mezzo su sette.
    Che se ne vanta perché "è in carriera". Con la prospettiva di continuare finché non ce la fa più. E poi ?

    Sul "buco nero" è un problema occidentale : il nostro modello di consumo prevede che ogni manufatto sia prodotto da schiavi in oriente. Prodotti a basso costo, venduti qui a prezzo normale.
    Con la manodopera locale che è sottoimpiegata e sostenuta dallo Stato. E i colletti bianchi che sono adibiti a compiti per lo più socialmente utili di cui le imprese farebbero volentieri a meno, se solo potessero (e lo faranno non appena ci manderanno tutti in pensione).

    si si hai ragione. Un ragionamento che per certi versi valeva anche per me. Il lavoro è stato molto per me quando avevo quell'età e per molti anni ancora dopo, ma non perché era uno status symbol, ma perchè mi divertivo davvero, con un team di lavoro fantastico che faceva passare in secondo piano i prpoblemi che, come è ovvio, non mancano mai (ci pagano per risolverli, si dice, no?). Poi però all good things come to an end, siamo stati acquisiti e la cultura della nuova azienda non era esattamente la stessa e si fa la fine di cui parli tu...spremuti come limoni "finché non ce la fai più".

    Anche il mio pensiero va alle nuove generazioni di cui parlo sopra (e pure, più egoisticamente, alle mie figlie). Non può essere questo l'unico modello che può funzionare. 

  8. 23 ore fa, Pedrito ha scritto:

    Con i distinguo di cui si è già detto riguardo la necessità per qualcuno di lavorare oltre il lecito pur di sbarcare il lunario, sono convinto che tutti abbiamo la possibilità e la capacità di staccare al momento giusto per dedicarci al riposo e alle proprie passioni extra lavorative, senza per questo sentirci meno di altri che sono (o si sentono) "impegnati" ed in carriera. Basta volerlo. Anche quando amiamo profondamente ciò che facciamo per guadagnarci il pane.

    Pensateci bene, ciascuno di noi è padrone del proprio tempo e della propria vita: basta voler esercitare l'uso di questo diritto.

     

    Pedrito, credo che così sia più semplice di quello che è.

    Se sei dentro un meccanismo con delle regole del gioco, per quanto queste siano sbagliate, o ci resti e quelle sono le regole, oppure non te ne puoi fregare, perchè il problema non è "essere da meno degli altri", ma raggiungere gli obiettivi che ti vengono richiesti, che è una cosa un po' più puntuale e precisa, che ha a che fare anche con il tuo senso di responsabilità e, per certi versi, con il tuo amor proprio,.

    Poi c'è la terza scelta, quella illustrata da me sopra. Decidere che le regole non vanno bene e scegliere altro. Che credo sarebbe la cosa più giusta da fare in una situazione di disappunto

  9. Nella realtà, non vi sarà sfuggito il mio pensiero, questo è giustificare lo sfruttamento delle risorse umane per cavare in ogni maniera soldi nella società del post-capitalismo.
    Come ? Sottodimensionando gli organici minacciando di dare il lavoro in outsourcing se non ci arrivi.
    Una cosa che andrebbe perseguita per legge, non issata a modello da seguire e giustificare.
    Altro che Status Symbol.

     

    Ecco Mauro, questo è il punto.

    vado sul personale, che forse non è la maniera migliore di affrontare le questioni, ma lo faccio lo stesso.

    Io purtroppo, dopo aver amato per anni il mio lavoro e averci lavorato molto, moltissimo, ma perchè mi piaceva (il concetto di status symbol mi è estraneo d sempre), negli ultimi anni ne sono, senza mezzi termini, vittima, tanto da cercare alternative anche meno qualificate e pagate, pur di ritrovare un po' di "peace of mind" e tornare a dormire la notte...ma alla mia età (che è più o meno la vostra Mauro e Max se ricordo bene) non è semplicissimo.

    altro che status symbol!

    Ad esempio, sabato e domenica scorsi li ho passati interamente a lavorare, per preparare un meeting con dei capi europei che scendevano a farci il classico "cxxo" in settimana. E' andata bene? si. Ne valeva la pena? no. Con mia figlia che dice a sua madre/mia moglie: mi manca papà. C'è qualcosa di malato in tutto questo, a cui devo porre rimedio.

    E ho pure una madre invalida che mi occupa una giornata su due nel weekend per dare il cambio alla badante. Certo, sono scelte, avrei potuto metterla in un ricovero e dimenticarmela. Ho preferito non farlo, non sono io quello.

    mi piace tutto questo? no

    e il motivo è (anche) quello da te illustrato alla fine del tuo articolo.

    Poi, l'azienda è una multinazionale super strutturata (troppo), all'avanguardia, avevamo lo smart working (o il telelavoro) anche prima del COVID come nel caso di Massimo ed ancora oggi ne facciamo ampiamente uso, col vantaggio di risparmiare ore di code in tangenziale e lo svantaggio di non separare mai davvero la vita dal lavoro, che è la vera questione sul tavolo oggi dello smartowrkig, come illustrato bene da Massimo più sopra.

     

    Il 19/10/2021 at 13:40, Massimo Vignoli ha scritto:

    invece, progressisti esclusi, abbiamo un meccanismo da criceti nel girello per chi lavora ed un mucchio di ragazzi che un lavoro non lo trovano. Da qui, per chi è più criceto di altri, vedere il mondo ribaltato e pensare che lavorare troppo sia cool perché usa la quantità di lavoro, concettualmente analoga al PIL, come misura del successo. Per come la vedo io neanche la quantità di soldi lo sono, figuriamoci quella di lavoro!

     

    e questo sopra è l'altro punto, questa volta generale e non personale. Il taglio delle risorse (richiesta ormai costante da anni) si affronta "assumendo" giovani interinali, "apprendisti", tutti lavoratori a tempo determinato. Io alla loro età avrei trovato un lavoro a tempo indeterminato. E, vi garantisco, tutta gente in gambissima (saremo stati anche bravi nella selezione), più produttiva e flessibile di quella che lasciamo a casa e che la competenza la acquisisce alla velocità della luce, alla faccia di chi considera i giovani di oggi dei sottosviluppati mentali. A cercare bene, si trova gente con grande voglia di fare, ma gli si offre davvero ben poco e questo per il nostro paese è una rovina assoluta. Questi sono ragazzi costretti a rimandare i progetti seri della propria vita, che nella migliore delle ipotesi stiamo formando per la concorrenza che gli offrirà qualcosa di meglio, nella peggiore prenderanno un volo aereo ed andranno altrove dove un mercato del lavoro meno ingessato consente più opzioni e migliori.

    Io personalmente spero di trovare una soluzione, molto lontana dallo status symbol, che mi permetta di essere in pace con me stesso, guadagnando anche meno (vorrà dire che smetterò di acquistare attrezzature fotografiche, del resto ho già più di quanto serva alle mie scarse capacità), in modo da avere tempo, quello si che è la vera risorsa, anche per fotografare.

    E per il lavoro in generale spero che questo paese esca dal buco nero in cui è caduto per sua stessa mano.

    Ho più speranze per la mia situazione (alla peggio aspetto la pensione) che per la situazione generale.

    E non aggiungo altro.

  10. è un bell'obiettivo, una di quelle lenti che costruite 10-15 anni fa avrebbero dato risultati mediocri, ed oggi invece in connubio alle Z riescono a dare qualità.

    rispetto alle aspettative basse che avevo, ne sono rimasto soddisfatto anche utilizzandolo sulla Z7 che non è proprio il suo "matching" ideale. Con la Zfc certamente darà il meglio.

    Poi la maestria del nuovo proprietario farà il resto ;) 

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  11. 12 ore fa, Gabriele Castelli ha scritto:

    Ieri pensavo (e infatti diluviava :D ) ai massymy systemy e mi è venuto in mente un confronto che spero venga preso per il verso giusto.

     

    Sabi del 2015, quando l'ho conosciuta

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    e Sabi domenica scorsa.

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    E' indubbio il passaggio da ragazza a donna, e personalmente mi piace molto di più ora.

    Non so quanto sia riuscito a coglierlo, ma ora Sabi ha una profondità infinita nel suo sguardo, come se tutto il suo vissuto fosse lì dietro a costituire una sicurezza incrollabile.
     

    Si, sono decisamente d’accordo, molto più affascinante Sabi adulta.

    La foto che preferisco è quella di lei nuda sul letto, quando guarda in macchina. Ti entra dentro quello sguardo. Non conosco di persona le dinamiche che si creano tra fotografo e modella, non so quante volte accada che quella chimica di crei, ma certamente lei è molto brava e il fotografo ha saputo creare quella connessione indispensabile perché ne esca una foto così.

    bravi!

     

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  12. Difficile dire qualcosa che non sia stato già detto qui sopra, ma ci tengo a dare anche il mio contributo, perché questi ritratti sono fuori dal comune e tra le belle parole che ho letto, ripesco "intimità" e "mettersi in gioco".

    Al di là del manico del fotografo, che dimostra che sa come tirare fuori la magia da una sessione non semplice, l'intimità che si tocca con mano è il valore aggiunto, con il "coraggio" della modella di uscire dalla sua comfort zone.

    Bravi entrambi, davvero

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    Qu'est-ce que Qobuz ? (Che cos'è Qobuz ?)

    Qobuz offre, pagandolo, audio in alta risoluzione (fino a 24/192). Spotify non lo conosco bene, l’ho solo provato in una delle promozioni Vodafone e non l’ho rinnovato, ma solitamente il livello standard è audio tipo mp3 a 320kbps o al massimo in qualità CD (16/44.1).

    Qobuz ha un catalogo di musica classica che sul mercato può essere sfidato solo da Primephonic (tra i servizi che conosco o ho testato), mentre Spotify, o Tidal, sono molto carenti lato classica.

    Io ho avuto Tidal a lungo e devo dire che in alcuni aspetti è migliore di Qobuz: nei suggerimenti, ammesso che interessino, e nella navigazione in generale, Qobuz lo trovo un po’ macchinoso e nel contempo basic, anche se graficamente più accattivante.

    La cosa strana è trovare su Tidal album in modalità Master (il corrispondente di studio Premiere in AD in Qobuz) e lo stesso album in sola qualità CD su Qobuz, oppure viceversa…questa cosa non me la sono mai spiegata.

    Alla fine ho scelto Qobuz per lo sterminato catalogo di classica.

    La comodità, ben illustrata da Mauro, è enorme. E’ stata una rivoluzione che ritengo superiore a quella che Kindle ha rappresentato per la lettura.

    L’unica perplessità che ho di fronte a questi servizi è quello di dipendere totalmente dalle scelte editoriali di Qobuz (o di qualunque altro provider di musica in streaming), e quindi non poter ascoltare più un album se dovessero decidere di metterlo fuori catalogo per qualunque motivo.

    Per questo sono d’accordo con Mauro sull’acquisto della musica che si ritiene “indispensabile”.

    Da questo punto di vista resto di vecchia scuola: quello che mi piace molto devo possederlo.

     

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