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Blog Entries pubblicato da M&M

  1. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Variations : Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Brahms
    Sarah Beth Brigs, pianoforte Steinway
    Nimbus 24/3/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Io sono malato di variazioni. Lo sono stati anche i miei compositori preferiti. E il più grande autore di variazioni è stato il mio Brahms.
    Anche la "northunbra" Sarah Beth Brigs evidentemente lo è.
    L'ho già incontrata in una rilassata ma virtuosa "Handel" di Brahms dove ha registrato, anche, in prima assoluta, tre brani inediti di Britten.
    Vincitrice di premi nazionali ed internazionali, pianista colta, assolutamente british.
    Il disco potrebbe non sembrare originale.
    Ma c'è un legame profondo che parte dalle prime, semisconosciute variazioni su un minuetto di Duport di Mozart ed arriva a Brahms.
    Giocando alla cavallina, dalle didascaliche e amatoriali variazioni di Mozart si passa alle variazioni sul tema del celeberrimo inno inglese di Beethoven, "God Save The King" del 1803, scritte da Ludwig per "dimostrare agli inglesi il tesoro che hanno nel loro inno", pensato per amatoriali di alto livello, quelli che - cito le note del libretto - si vedono nei romanzi di Jane Austen, ambientati nell'Inghilterra rurale della Reggenza.
    Beethoven è cresciuto nella luce di Mozart e le sue variazioni sono assolutamente mozartiane.
    Ma sale di livello con quelle Op. 34 su tema originale. Quelle 6 variazioni aprono la strada a quelle sull'Eroica e poi alle più potenti Diabelli.
    Quindi abbiamo il legame Mozart e Beethoven.
    Un doppio legame vincola Mendelssohn, i cui due amori musicali sono stati Bach e Beethoven, i due autori precedenti, alle sue celebri Variazioni "Seriose".
     
    Mendelssohn si pone a cavallo tra classicismo e romanticismo sia nella sua opera di direttore d'orchestra che di compositore.
    Ma è profondamente romantico, pur con la sua cultura musicale sconfinata e specialmente rinascimentale e barocca, di Johannes Brahms.
    Che a 21 anni si permette prendere un tema del suo "scopritore" Robert Schumann per portarne la trama fino ai limiti possibili di quel materiale, con citazioni canonicamente e strutturalmente pre-romantiche in una atmosfera triste e angustiata dallo scampato tentativo di suicidio del maestro ed amico Robert.
    ***

    Briggs - come si usa dire oggi - interpreta in questa esatta sequenza questo programma di 74 minuti che ci porta dal 1783 al 1854 : anni densi di musica ed avvenimenti storici che si rivedono in queste pagine se non altro per i mutamenti di attitudine, di consuetudine alla musica.
    Brahms decisamente non è alla portata dell'amatore, anche raffinato che invece può interpretare Mendelssohn con buona possibilità di non fare brutta figura con gli amici radunati attorno al pianoforte, in uno di quei saloni illuminati da candelabri fumosi.
    Ma anche in Mozart e nel Beethoven giovanile - queste pagine sono state scritte tutte da pianisti giovani - c'é sensibilità appassionata.
    Mi piace il suo tocco e il garbo gentile con cui legge, quasi fosse la prima lettura di Jane Eyre, agli amici.
    Dall'inno inglese, fino alla potente e ritmata, "ballata" che chiude le variazioni Schumann di Brahms e conclude con una modulazione originalissima e commovente del tema iniziale. Fa#
    Applausi.

  2. M&M

    Scherzi a parte
    Un piccolo preambolo e poi la faccio breve.

    La mia apparizione sul web in campo fotografico oramai data 20 anni. Quando sono arrivato nel 2003 l'ho fatto perché riprendevo con la fotografia e volevo imparare.
    Ho finito per impegnarmi ad imparare per poi ... insegnare agli altri.
    E a diventare gestore di siti (plurale).
    L'impegno è stato tanto. La passione impegnata tanta.
    Ma - e Max me ne è testimone - è rimasta la speranza, diventata sempre più utopica, di avere tanti amici online in una sorta di comunione di conoscenza, di informazioni, di stimoli, di voglia di fotografia, di Nikon, di incontrarsi a fotografare. Di fare.
    Io ho messo il mio, dal primo momento al ... 31/12/2022. Mi siete testimoni che nell'ultimo semestre ho moltiplicato le proposte di partecipazione fotografica. Con le gallerie fotografiche, gli incontri virtuali e fisici, le manifestazioni. La rivista Nikonland Magazine di cui mancano solo gli ultimi dettagli per il battesimo.
    Ma se possibile, nel tempo è venuto sempre ... meno l'apporto esterno. Sia dei più anziani che dei più giovani. Financo dei redattori che mi sono ritrovato - mio malgrado - a redarguire per una partecipazione rarefatta oltre ogni modo.
    Non sto più a cercare le cause. Identifichiamo tre punti giusto per avere qualcosa cui dare la colpa
    la convinzione che Nikonland sia di Max e di Mauro. E quindi in collo a loro l'onere di tenerlo vivo la pigrizia indotta dai social network che hanno male abituato alla frequentazione distratta (tipo il comune Joe appeso alla maniglia della Metropolitana mentre va in ufficio e, anziché come una volta, sfogliare il giornale, sfoglia distrattamente il web col telefonino mettendo al più un like o un commento di pochi monosillabi) la pigrizia indotta da cause demografiche e da ridotta volontà di aprirsi alle sfide, che poi è collegata simpaticamente al punto due. E' troppo comodo mettere like a quello che fanno gli altri.
    Non si deve nemmeno "aprire" il computer, come ha scritto un ... iscritto che ho avuto l'ardire di rimbrottare qualche mese fa, chiedendogli di vedere qualche sua fotina sinceramente non mi importa più indagare oltre, né provare a trovare rimedio. Ritengo di non dovere niente a nessuno, di avere, semmai dei crediti da esigere che però sono inesigibili, e di aver dato abbastanza e di essere in posizione di potermi e dovermi oramai godere la pensione.
    Se agli iscritti e ai visitatori di Nikonland non interessa fotografare con me, non interessa condividere con me quello che sanno o che scoprono, nemmeno quello che hanno intenzione di comprare. Se non interessa farmi vedere le foto che fanno con i loro macchinari.
    Se nemmeno oramai seguono più i miei consigli perché il tale su Youtube o il talaltro altrove lo ha consigliato meglio (!) e qui ci vengono più che altro per abitudine e per passare il tempo, perché in generale hanno "perso interesse" (cit.), a questo punto per me fa lo stesso.
    ***
    ecco, volevo essere breve e non lo sono stato. Ma non vorrei essere criticato per essere quello che non si fa capire o per quello che già ha più volte fatto discorsi del genere e poi non è successo nulla.
    Non è questa, una di quelle volte.
    Ho deciso di farmi forza e di cambiare atteggiamento. Prendendo esempio dal virtuoso capo Navajo Valerio "Due Zeta Nove".
    Nel 2023 ci sarà una nuova versione di me, da do# a reb. 

    quindi la gente vuole i social network ?
    Ebbene, d'ora in poi mi troverà sui nostri canali social :
    Su Telegram per dei telegrammi. Una fotina una frase al più di 12 sillabe.
    Su Instagram per una fotina e al più una frase di commento.
    ma qui, dove ho raggiunto oltre 1.000 articoli e 56.000 messaggi (tra nuovo e vecchio sito), passerò il tempo nei miei club a parlare di musica o di storia militare (tanto per lo più là parlo da solo, non mi aspetto compagnia).
    Ma niente più foto, niente intrattenimento, niente articoli generali, tranne quelli relativi a materiale fotografico importante o pervenutomi per le mie relazioni.
    Niente di niente fino a nuovo ordine.
    Dovesse cambiare il panorama - cosa di cui dubito - e ci fosse un cambio di tendenza da parte vostra, vedrò come e cosa fare se ne avrò ancora voglia.
    Come mi ha insegnato il capo Valerio "Due Zeta Nove".
  3. M&M
    Mozart : Quintetti d'archi K 515 e K 516
    Quatuor Ébène avec Antoine Tamestit
    Erato, 10 marzo 2023, formato 96/24, acquistato
    ***
    Il Quintetto K 516 in Sol Minore di Mozart è una caposaldo della musica da camera di tutti i tempi, chiara ispirazione per molta musica successiva, in particolare per Schubert e soprattutto per Brahms.
    Il cui quintetto Op. 111 (stessa formazione : 2 violini, 2 viole, violoncello) ispirerà a sua volta la gran parte dei quintetti tardo romantici di fine ottocento e novecento.
    Concepito in un periodo travagliato per la malattia del padre ma anche tra i più fecondi per Mozart, tra l'inverno del 1786 e la primavere del 1787. La scelta della tonalità è essenziale con il suo turgore autunnale come lo è naturalmente per la di poco successiva sinfonia n. 40, scritta nella stessa tonalità.
    In questa composizione ci sono richiami al successivo Mozart, e riprese del medio e tardo Beethoven.
    Un capolavoro monumentale per l'intera storia della musica come testimoniano gli inconsueti 35 minuti di durata complessiva, più di una sinfonia dell'epoca.
    Ma non è da meno il ... meno eseguito e conosciuto K 515 il cui unico demerito è di essere nella tonalità banale di do maggiore.
    Ma anche qui i richiami di Schubert e di Beethoven si sprecano ...
    Il panorama discografico per questi capolavori è poco o pochissimo affollato.
    Sinceramente a memoria mi verrebbe da citare sola, unica, la meravigliosa integrale fatta da Arthur Grumiaux e dai suoi amici, edita da Philips, e compagna della mi crescita musicale come pochi altri dischi storici.
     
    qui vedete ristampe Philips e Decca di epoca successiva, sono le stesse registrazioni originali in lp che pure ho posseduto da ragazzo

     
    Ma rispetto a quella qualità della registrazione Erato, si aggiunge il prezioso rinforzo offerto come prima viola dal grande Antoine Tamestit, la cui flessibilità e sensibilità per tutta la durata dei due quintetti fanno si che il suono del Quatuor Ébène si trasformi "quasi" in un consort di viole.
    Tutta la dinamica interna delle parti dei cinque strumenti, matematicamente simmetrica, architettata dal genio di Amadeus al suo apice vi si parerà di fronte perfettamente, senza nemmeno un dettaglio perso.
    L'ascolto in cuffia, una di quelle buone, meglio se planare o elettrostatica, riempirà di assoluto stupore l'ascoltatore. Per me sino alle lacrime già col primo movimento del K 515 e i suoi 14 minuti di durata complessiva.
    Ogni da capo sembra diverso, perché cambiano gli accenti, cambiano i pesi, i cinque musicisti sono perfettamente uniti nella musica che stanno facendo.
    Come dimostrano anche le fotografie - originali - corredo del libretto, chiarificatore per certi aspetti della loro lettura

     
    Ci sarà forse qualche critica per l'eccesso di dolcezza, dove Grumiaux imponeva schiettezza e ritmo. Colpa di Antoine, certamente !
    Troppa inclinazione romantica. Si, certo, è un Mozart fatto per apprezzare Schubert ma senza perdere nemmeno uno jota di chiarezza classica.
    L'equilibrio complessivo e la tonalità chiara prendono il sopravvento. Insomma, ancora non c'è la statua del Commendatore che prende vita.
    Colore, vivacità, senso ritmico che non sovrasta il lirismo di fondo con cui gli strumenti cantano.
    Bella prova, ed uno dei dischi più interessanti del 2023, meglio dei troppi dischi ammiccanti in stile crossover che riempiono le liste degli streaming in questi mesi.
     
     


  4. M&M

    Interpreti
    Sviatoslav Richter durante le prove di un concerto di Mozart sotto l'occhio attento dell'amico Benjamin Britten sul podio della English Chamber Orchestra

    Sviatoslav Richter davanti alla videocamera di Bruno Monsaingeon racconta di come ha perso l'orecchio e deve accontentarsi di leggere la musica per suonarla.
     
    Cade oggi il compleanno di Sviatoslav Richter, pianista che possiamo continuare tranquillamente a definire sovietico senza troppi timori di non essere trendy.
    Nato il 20 marzo 1915, a Zytomir, allora Impero Russo, da madre proveniente da una ricca e nobile famiglia terriera e padre di chiare origini tedesche.
    Spostatisi ad Odessa durante la rivoluzione, Sviatoslav racconta dell'infanzia in semi-povertà, della sua occupazione di accompagnatore di film muti e di cantanti d'opera al teatro lirico cittadino, pur senza una istruzione formale.
    E di come i comunisti andarono a prelevare il padre . che non rivide più - di notte, nel 1941, all'invasione tedesca della Russia. Della demolizione del campanile di una delle chiese più belle della città.
    Ma per questo vi invito a vedere il documentario un pò triste girato da Monsaingeon negli ultimi mesi di vita di Richter.
    L'istruzione formale Richter la ebbe al Conservatorio di Mosca, dove arrivo già adulto e formato e dove venne ammesso nella classe di Heinrich Neuhaus senza l'esame di ammissione previsto.
    Neuhaus, nato in una cittadina tra Zytomir e Odessa, di famiglia austriaca, sarà anche il maestro di Emil Gilels, altro gigante del pianismo sovietico, nato ad Odessa.
    Costituirà l'anello di congiunzione che ci permette di legare Richter (e GiIels) al pianismo occidentale, il maestro di Neuhaus, fu suo zio Felix Blumenfeld, pianista di origini austriache, zio di Karol Szymanowsky e dello stesso Neuhaus, nato non incidentalmente, a Cherson.
    Richter vincerà nel 1949 il premio Stalin, di cui suonerà l'elogio funebre al funerale di stato nel 1953 (a poca distanza dagli amici Gilels e Rostropovich). Nel 1960 farà il primo viaggio in occidente, durante gli anni della distensione culturale tra URSS, Europa e Stati Uniti. Eseguirà prime assolute di Prokofiev e di Shostakovich.
    Nella nostra mania classificatrice, Richter viene inserito nella nobile stirpe di pianisti che vanno da Liszt, Busoni, appena dopo il conterraneo Horowitz ed è tuttora, a dispetto della morta che già lo allontana nel tempo da noi (avvenuta nel 1997), considerato tra i più grandi pianisti di tutti i tempi.
    Io lo ricordo bene, avendo avuto la fortuna di vederlo due volte al Conservatorio di Milano, con tutta la sua statura e camminatura dinoccolata a dispetto degli anni e degli acciacchi, avvicinarsi al pianoforte al buio, con una lampada da tavolo ad illuminare lo spartito, assistito da un voltapagine.
    E' stato un poeta della tastiera, a volte proprio titanico con tutta la forza di spalle e polsi caricata sulle lunghe dita. Ma dal volto fragile, capace di stecche clamorose da cui non si riprendeva.
    Spesso un forzato del concerto, condotto ovunque nel mondo, trasportato per le vie di ogni città. In Italia, si é esibito spesso e sovente, anche in manifestazioni che probabilmente non lo meritavano.
    Modesto, schivo, taciturno. Amico di tutti ma senza farlo troppo notare. Serissimo.
    Il lo ricordo così, come in queste due fotografie :


    mentre studia e sogna come quei segni neri sulle pagine bianche possano essere trasformate ... in altrettanti sogni concreti.
    Le registrazioni di Richter, ufficiali e non, sono innumerevoli. Anzi, di più.
    Quando compravo CD credo di averne collezionati più di 600. Ma tanti me ne mancavano.
    Non ho l'ardire né la voglia di compilarne qui una lista degli imperdibili o degli essenziali.
    Anzi, come mio solito, preferisco fare scelte meno en vogue. Per avere liste complete basta afferrare Google o Qobuz, non è questo il mio scopo.
    ***
    Comincio da un disco che amo tantissimo, non troppo celebrato, peraltro di un concerto trascurato in sala da concerto ma era nel repertorio di Richter abbastanza stabilmente.
    A proposito, nonostante le centinaia di registrazioni e le migliaia di concerti, il repertorio di Richter non era affatto sconfinato, erano selezioni personali.
    Non mi pare che abbia mai fatto integrali, nemmeno degli autori più amati.
    Non troverete mai niente di completo nei dischi di Richter. Né di ripetitivo. Ci sono interpretazioni dello stesso brano che stanno nell'olimpo del pianismo di tutti i tempi, ed altre, sempre dello stesso brano, in un altro momento e in un altro luogo, quasi inascoltabili.

    Dvorak, concerto per pianoforte e orchestra
    Alla guida della Bavarian State Orchestra, l'inarrivabile Carlos Keliber, Emi/Warner 1976, qui ripresentato in edizione corrente via Qobuz

     
    Chaikovsky, concerto n.1 per pianoforte e orchestra
    Herbert von Karajan sul podio
    Non so come sia stato l'incontro tra l'algido "tedesco" Richter e l'istrionico greco-austriaco Karajan che si imponeva su tutti i suoi pianisti.
    Questo disco fa parte della serie registrata al suo primo viaggio in occidente da Richter. Con alcune compagini di dubbia qualità ed altre di livello assoluto.
    Questa lettura è alla Karajan, piuttosto rallentata, con note scandite, potenti, possenti.

    il disco che mi ha fatto innamorare di Richter.
    Per anni non ho trovato qualche cosa che si potesse avvicinare (nonostante il mio approccio a Brahms sia venuto proprio con il 2° concerto, ai bei tempi ...)
    Chicago, 1960, primo viaggio di Richter negli Stati Uniti.
    Il Secondo di Brahms, con Leinsdorf e la Chicago Symphony.
    Nelle recensioni dell'epoca questa lettura viene definita "lavish" ed ancora oggi tiene, sia per la qualità della registrazione da parte di RCA Victor che del grande vigore di tutte le parti in causa !
    Ma questi sono capisaldi della discografia, andiamo un pò controcorrente

    Benjamin Britten : concerto per pianoforte orchestra Op. 13
    Richter, Britten, English Chamber Orchestra, Aldemburgh, 1970
    Registrazione un pò secca e con le alte frequenze un pò taglienti, ma l'eloquio e il colloquio tra i due grandi musicisti si sente ad ogni nota

    come è eccezionale il concerto registrato dalla BBC dei due grandi amici alle prese con il meglio di Schubert.
    La Fantasia D940 è da accaponare la pelle.
    L'ho esclusa volutamente dal mio articolo su questa grande composizione, perchè fuori classe.

    altro incontro titanico, con Mravinsky e la Filarmonica di Leningrado, qui nel 1° di Chaikovsky che esiste in svariati riversamenti a partire dal materiale originale Melodjia.
    C'è anche un 2° di Brahms molto ma molto meno estroversa di quella "americana"

     

    questo disco - che da ragazzo ascoltavo solo in cuffia per evitare che in casa mi guardassero "strani" - è quello che mi ha avvicinato ad Hindemith per il suo approccio semplice, piano, assolutamente naturale.
    Come se quella musica contorta potesse in qualche modo essere dipanata e resa ascoltabile.
    In particolare il Ludus Tonalis che è una straordinaria dimostrazione di competenza armonica, non necessariamente " da concerto ".

    andando sulla cameristica, sinceramente io non riesco ad innamorarmi di un'altra versione del Quintetto di Shostakovich - che è una delle mie composizioni predilette di tutto il '900 - come quella data da Richter con il Quartetto Borodin, qui in questa registrazione dell'integrale da Melodjia.
    La prima ripresa dopo l'apertura del preludio con il pianoforte che porta la melodia e il violoncello che lo accompagna mi lascia sempre senza parole.
    Restando su Shostakovich, le due sonata, violino e viola, sono rese in modo tale da dimostrarne la vicinanza con l'humus in cui sono state scritte

    Richter a destra, Shostakovich al centro, il grande Oistrakh, a sinistra, alla prima della sonata per violino e pianoforte nel 1969

    e qui in una delle tante edizioni delle due sonate, con Oleg Kagan e Yury Bashmet, amici di sempre di Richter.
    Tralascio il Beethoven con Rostropovich, forse un pò troppo smaltato ma ci sono innumerevoli dischi in cui Richter accompagna vari grandi solisti russi in un rapporto di assoluta amicizia e parità di scena, riprese in tutte le parti del mondo, da Firenze a Tokyo.

    c'è poi una serie dischi italiani di Stradivarius, registrati durante gli ultimi concerti di Richter dalle nostra parti.
    Non esaltanti per la ripresa e per il tocco, oramai di un Richter molto vecchio e stanco ma non per questo meno interessanti.
    Il Bach di Richter è molto romantico, a metà strada tra quello tedesco ante-filologia e quello tradizionale russo alla Rachmaninov.
    E altri innumerevoli esempi che magari metteremo insieme nei commenti.
    Vorrei invece chiudere con il meno estroverso Saint-Saens che possiate trovare in questo disco Melodjia
     
    che io trovo straordinario.
    Questo è un ricordo, un omaggio, un pensiero al più grande che io abbia mai ascoltato dal vivo.
  5. M&M

    Recensioni : clavicembalo
    Gradus ad Parnassum - Jean Rondeau, clavicembalo
    Erato 3 marzo 2023, formato 96/24, comprato
    ***

    a leggere il "cosiddetto" programma di questo disco e poi le note del libretto si verrebbe chiamati a comporre il numero del servizio sanitario per far ricoverare il nostro.
    Ma è tutto un sogno come cerca di confessare alla fine il clavicembalista annoiato.
    Che probabilmente dopo aver esplorato tutto il repertorio cembalistico francese e messo in disco tra le più quiete Variazioni Goldberg della storia si è messo a viaggiare con la fantasia, a volte accompagnato da amici del suo corso a volte da solo.
    Come in questo caso in cui si appropria al clavicembalo di composizioni pensate per strumenti che sono nati per superare i limiti tecnici ed esecutivi del suo strumento.
    Ci riesce ? Si, ci riesce benissimo.
    Ma a quale scopo ? Non lo so dire anche dopo veramente tanti ascolti di queste pagine, per lo più notissime.
    Credo che alla fine il solo Mozart sia adeguato all'esperimento, il resto composto prima e dopo lo possiamo considerare una Mission Impossible da cui il nostro agente ritorna senza nemmeno dover distruggere ... il messaggio.
    Bravo, applausi a scena aperta. Probabilmente il troppo studio richiede delle pause ... ? 
     
     

  6. M&M
    Questa è una barzelletta, di quelle da risate a denti stretti ...

    Ci sono un americano, un giapponese grosso e un giapponese smilzo ... apple, sony e nikon.
    Apple chiama sempre per telefono. Sony e Nikon si vedono sempre all'ultimo venerdì del mese, per il té dalla mamma di Nikon.
    2015
    Apple : Ciao Sony, mi servono 240.000.000 di sensori per l'iPhone 8. 30 milioni al mese per i primi tre mesi, consegna a partire dal 1° ottobre. Poi 10 milioni al mese. Me li mandi alla Foxconn di Shenzhen via nave.
    Te li pago 13 centesimi di dollaro l'uno. Se ritardi di un giorno mi fai il 10% di sconto. Eccoti lo schema da riprodurre esattamente tale e quale.
    Sony : va bene, ce la posso fare. Come mi paghi ?
    Apple : ti apro un conto alla BofA di San Francisco e ti accredito là ad ogni consegna
    Sony : Ciao Nikon, tua mamma mi ha detto che ti serve qualche cosa. Dimmi.
    Nikon : mah, sai, mi servirebbero dei sensori per la D600 ma non posso spendere tanto.
    Sony : quanti ne hai bisogno, 1.000.000, 5.000.000 ?
    Nikon : no, dai, 50.000 bastano.
    Sony : 50.000 ? Li ho in magazzino, te li metto da parte ?
    Nikon : si, ma hai anche i convertitori, gli amplificatori, i connettori, le matrici ?
    Sony : si, ho tutto. Ci penso io.
    Nikon : e per ...
    Sony : non ti preoccupare, te li scalo da quelli che ti devo dare io per gli scanner
    2021
    Apple : Ciao Sony, mi servono 300.000.000 di sensori per l'iPhone 12. Te li pago 10 centesimi l'uno, me li dai direttamente a stampate da 2000, spedisci in aereo a Shenzhen.
    Sony : va bene, pagamento solito ?
    Apple : certo
    Nikon : Ciao Sony, avrei bisogno che mi facessi un pò di questi sensori, eccoti il progetto.
    Sony : ganzo ma che bello che è questo sensore stacked. Sai, mio nipote ci gioca con queste cose ma non le fa così belle. Ti spiace se glielo faccio vedere ?
    Nikon : no, ci mancherebbe. Ma per quando me li puoi fare ?
    Sony : quanti ne vuoi, un milione ?
    Nikon : no, dai ancora devo consumare quelli dell'ultima volta che mi hai venduto nel 2015. E ci ho fatto la D600, la D610, la D750 e la Z5. Con gli ultimi, che se no, non riesco a svuotarti il magazzino, sto pensando di fare la Zf da vendere a quegli stupidotti di europei che si sentono sempre giovani come una volta ... altrimenti non li finisco più.
    Con questi al massimo ci faccio Z9 e Z8. Diciamo un 25.000
    Sony : allora, possiamo fare così. Il 26 di agosto devo cambiare la matrice per finire di stampare gli iPhone 11 e cominciare gli iPhone 12. Se faccio in tempo, in un pomeriggio te li faccio. Va bene ?
    Per il prezzo ci mettiamo d'accordo.
    2023 
    Apple : Ciao Sony, mi servono 200.000.000 di sensori per l'iPhone 15. Te li pago 9 centesimi l'uno, me li mandi in aereo a Ho Chi Min nella fabbrica nuova.
    Sony : in Vietnam ? Ma non avete fatto la guerra con quelli la ?
    Apple : cose passate in Gold We Trust ! Sai, mio Zio Joe ha comperato tutto il Vietnam per me. Pensa che adesso nei cunicoli dei Viet Cong ci alleviamo i grilli da dare da mangiare a quei grulli degli europei "green" mentre noi ci facciamo le costate di Black Angus irlandese.
    Sony : ah, va bene, condizioni solite ?
    Apple : per le spedizioni si. Ma il pagamento te lo accredito qui direttamente da noi, che siamo più sicuri. Quando ti serve qualche cosa te lo sblocco con uno swift
    Sony : eh, ma se c'è un embargo o le sanzioni ?
    Apple : tranqui - noi saremo sempre amici, no ? Vorrai mica che mio Zio Joe occupi ancora il Giappone e vi faccia lavorare per conto suo ...
    Sony : Gasp, va bene ... ho alternative ?

    Sony :  Ciao Nikon, la mamma mi ha detto che stavi cercando qualche cosa per la Z6 III
    Nikon : si ma sono indeciso, tu che mi consigli ?
    Sony : ho questo sensore da 33 megapixel del 2021. Se no, se vuoi te ne faccio uno su tuo progetto.
    Nikon : io ho fatto questo disegno, guarda qua, per 10.000 pezzi quanto me lo fai ?
    Sony : 10.000 pezzi mi costa di più cambiare la matrice e i bagni di soluzione che stamparteli. Non so, ti devi mettere in coda.
    Magari primavera 2024. Ce la fai ?
    Nikon : ma si, posso andare avanti ancora con quello che ho, magari mi invento un'altra Z con la faccia da vintage color titanio. Ma per il prezzo ?
    Sony : allora, 35000 Yen l'uno ma te li scalo sempre dal conto che abbiamo, non ti preoccupare, non devi anticipare un centesimo.
    Nikon : sei sempre un amico.
    Sony : lo sai che senza la tua mamma io non sarei mai entrato in affari, vero ? Le devo tutto. Ma te li tengo in magazzino ?
    Nikon : no, lo Zio Joe mi ha fatto dire dalla mamma che non devo lasciare più i miei giocattoli in giro. Se li vedono quelli la, poi me li copiano.
    Vengo a prendermeli io con il furgoncino. Tanto in un Fiorino ci stanno, vero ?
    Sony : va bene, ti avviso quando puoi passare. Però devi avere pazienza ...
     
  7. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schubert, opere per pianoforte
    Elisabeth Leonskaja, pianoforte
    Warner Classics 26 agosto 2022, formato 96/24
    ***
    Oggi è l'8 marzo, festa della donna.
    Sarebbe stato facile celebrarlo con un mazzolino di mimose.
    Ancora più comodo recensire il disco di una giovane violista che interpreta solo brani di compositrici contemporanee.
    Oppure il solito disco con musiche di Clara e Fanny.
    Invece volevo fare ammenda e celebrare una pianista che io ho sempre ingiustamente snobbato, alle prese con l'integrale di Schubert - nove ore e rotti - che alla non più tenera età che si porta appresso (è del 1945, pochissimo più giovane della mia mamma) ancora suona dal vivo nei teatri di tutto il mondo.

    in cartellone, lo scorso gennaio ma programmi pieni fino all'estate 2023
    Premiata in gioventù, "scappata" come altri suoi colleghi a fine anni '70 - prima della glasnost - dall'Unione Sovietica (lei è georgiana), grande amica del suo mentore Richter, altro personaggio capace di ricreare dal niente di pagine semplicissime, come quelle del primo Mozart o del primo Schubert, misteriosi universi sonori che sfuggivano ai più.
    Conoscevo i dischi di Schubert registrati con la vecchia Teldec, non mi avevano convinto tantissimo. Elisabeth ha sempre avuto questo approccio olimpico, compassato, io mi emozionavo solo dello Schubert di Brandel cui devo la poca frequentazione per questo autore per me un pò troppo complicato nella sua eccessiva semplicità.
    Queste sono nuove registrazioni. Brillanti, con un suono molto presente e ravvicinato che permettono di apprezzare la digitazione precisa e ben scandita - quasi gouldiana - di Elisabeth.
    Il risultato - che resta nel solco richteriano - è scolpito, marmoreo, pur nei tratti che sono sempre caratterizzata da calma compassata.
    Tanto che i rari momenti di cambio di ritmo un pò sorprendono.
    Il lirismo di Schubert, tutto ritornelli e ripetizioni ossessive, si presta alla ripresa al di fuori delle - scarne - indicazioni del testo.
    Così come si sprecano le occasioni di abbellimento con inclusione di interi movimenti in quelle che vengono considerate sonate incompiute (prassi che io non incoraggerei troppo, chi siamo noi per dire che Schubert ha interrotto una cosa anziché considerarla finita così fuori dalle regole classiche ?).
    Mani pesanti e braccia ancora fortissime al servizio di una sensibilità acuta e un grande senso dell'interpretazione che nel corso della carriera si è andata evolvendo ma senza formali dogmatismi o tante delle convinzioni granitiche di suoi eminenti colleghi.
    Schubert per me è una sorta di malia, come Wagner, a priori ne farei sempre a meno, ma se comincio ad ascoltarli e l'interprete fa la differenza, poi non posso più smettere fino alla fine.
    E' questo il caso, almeno in questo otto di marzo duemilaventitré con la signora Leonskaja che ha un programma di interventi a concerti per tutto l'anno.
    Non fittocome la Yuja Wang o la connazionale Khatia Buniatishvili ma segno di uno stato di forma ancora invidiabile.
    Come dimostra questa nuova integrale, preziosa e interessante, pur se totalmente personale, lontana da esasperazioni drammatiche e contrasti terrificanti.
    Del resto il cofanettone si chiude con due limpide sonate in tono maggiore che si staccano dalle atmosfere oscure e beethoveniane della #19 in do minore.
    Forse la narrazione su Schubert ci porta troppo spesso oltre la realtà.
    Di mio vi consiglio di ascoltare con curiosità questa integrale. Che non sostituisce il "mio Brendel" ma che è altrettanto preziosa.


  8. M&M
    Nell'editor del sito, se si va semplicemente a capo
    (cioé si preme soltanto INVIO) si ottiene una interlinea doppia.
    Che può essere utile alle volte quando si vuole separare un paragrafo dal successivo.
    Ma se vogliamo scrivere all'interno dello stesso paragrafo con interlinea semplice ?
    Facilissimo : basta ricordarsi di premere il maiuscolo (lo shift, la freccia a sinistra della tastiera) appena prima di premere l'invio :
    e l'interlinea sarà semplice.

  9. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Mozart : integrale delle variazioni per pianoforte
    Roberto Prosseda, pianoforte
    Decca, 10 marzo 2023, formato 96/24
    ***
    Considero Roberto Prosseda tra i più colti e seri interpreti al pianoforte del nostro Paese.
    E' anche un eccellente didatta e musicofilo.
    Le sue registrazioni portano sempre un valore aggiunto che va oltre la semplice musica, penso ad esempio al recupero delle pagine dimenticate per pianoforte con pedaliera, ad esempio.
    Ma proprio anche pagine trascurate o spesso sottovalutate.
    E' il caso anche delle celeberrime variazioni per pianoforte di Mozart, regolarmente liquidate come didascaliche o infantili.
    Certo, già le prime sul tema di "Ah, vous dirai-je maman", che pure io ho strimpellato in gioventù, si studiano ai primi corsi di piano ma anche i concerti per pianoforte e orchestra di Mozart sono alla portata di molti bambini e ragazzi.
    Solo che, come ricorda giustamente Alfred Brendel, ci vogliono grandi pianisti per rendere grandi quei concerti.
    E' lo stesso con queste variazioni. Semplici, scorrevoli, didattiche, scolastiche quanto vorrete ma di una simmetria e di una armonia uniche che sotto le dita di un pianista come Prosseda (ma ricordo sempre un disco bellissimo, sempre Decca, di Schiff) diventano distillati per intenditori.
    Qui abbiamo una splendida integrale di 2 ore e 35 minuti in tutto che non avrà il valore di quella - ciclopica - dedicata a Mendelssohn (ma solo perché quella dura oltre 11 ore e contiene tutto, non solo le variazioni), ma che vale tutto il tempo che le vorrete dedicare.
    Ripresa eccellente di un pianoforte grandioso (sarà un Fazioli ? A primo ... orecchio direi di si).
    Grazie Roberto !
  10. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    nuits parisiennes
    musiche di Ravel, Debussy, Poulenc, Milhaud
    Manon Galy, violino
    Jorge Gonzalez Buajasan, pianoforte
    Aparte 24 febbraio 2023, formato 96/24
    ***
    Le "notti parigine" cominciano con la solita trita Beau Soir trascritta da Jasha Hiefetz e si chiudono con due trascrizioni di Milhaud pensate per accompagnare il cinema muto di Charlie Chaplin.
    In mezzo tre sonate, di Debussy, di Ravel, di Poulenc, con le loro influenze e stili diversi e altre due trascrizioni celebri.
    L'atmosfera è mantenuta pur con le differenze influenze - orientaleggiante per Debussy, spagnoleggiante per Ravel, sudamericaneggiante per Poulenc - sulle tre sonate e devo dire che il disco risulta ben articolato per i circa 80 minuti che i due musicisti e il loro editore generosamente ci concedono.
    E' musica generalmente di alto livello, concepita con lo stesso spirito di spezzare il predominio del violino sul pianoforte ma mettendo sullo stesso piano i due strumenti così profondamente diversi.
    Non so dire se ci siano riusciti gli interpreti, con il violino registrato piuttosto alto e in generale con la violinista che si dimostra sempre più esuberante del suo partner.

    comunque è un disco interessante che si lascia ben ascoltare pur con un panorama di interpretazioni alternative sconfinato anche se magari non con questi stessi accostamenti.
    Registrazione potente e dinamica, in evidenza il violino ma è abbastanza normale.
  11. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Ciaccona !
    La Centifolia con Leila Schayegh al violino
    Glossa 20 gennaio 2023, formato 96/24
    ***
    La ciaccona è una danza di origine popolare forse proveniente dal Sud America che si è diffusa nel '600 in Europa, praticamente in tutti i paesi.
    Ovviamente in Italia per il carattere girovago dei nostri musicisti ma lo troviamo anche in Francia (chaconne) e in Inghilterra (chacony).
    Molto in voga per il carattere frizzante e per la struttura con basso ostinato di fondo su cui gioca la melodia.
    Dai saloni di danza è stata presto importata nella musica colta dove è rimasta fino ai giorni nostri.
    In questo disco la formazione La Centifolia (un numero -> un programma) fa una compilazione di esempi dalla fredda Inghilterra passando per la Germania del Nord per arrivare all'Italia.
    Manca la più celeberrima delle ciaccone, quella per violino solo di Bach che è l'apoteosi del genere ma è anche una sublimazione dell'idea di polifonia da uno strumento monodico.
    Qui il più delle composizioni sono per formazione a più strumenti dove le parti - basso e canto - sono ben distinti.
    Ma non mancano esempi di composizioni per strumento solista, come la spettacolare Fantasia in La minore di Nicola Matteis (Napoli, circa 1650) che pur in meno di 5 minuti si esibisce in una pagina virtuosistica da cui può anche essere che lo stesso Bach abbia preso ispirazione.
    E poi troviamo Purcell insieme a Corelli e Pachelbel, Tarquinio Merula in un excursus tra '600 e '700 che termina con il famoso canone di Pachelbel che è, di fatto, una ciaccona.
    Fantastica la Schayegh con il suo fraseggio stretto e all'altezza la compagine che l'accompagna.
    E' musica divertente, come deve essere, frizzante, da sonare con gioia, con vena creativa quanto lo è la musica scelta.
    Gran bel disco, ascoltato più e più volte mentre lavoravo ad altro.
    Registrazione ravvicinata e un pò piatta ma non disprezzabile nel complesso.
  12. M&M

    Personale
    Si, lo so che c'è molta gente che mi ha preceduto. Ma io non potevo onestamente privarmi prima del 105/1.4E. Prima di che ? Prima che uscisse l'85/1.2 S.
    E nemmeno del 500/5.6E PF. Prima che uscisse il 400/4.5 S.
    Entrambi questi nuovi Nikkor Z non faranno MAI rimpiangere i loro predecessori. Come è successo per tutti gli altri Nikkor Z che ho provato.
    Si, lo so che c'è gente che si è comprata due Nikon Z9 con annessi due FTZ II. E che non ha nemmeno un Nikkor Z-uno per provare l'effetto che fa.
    O che ci usa bellezze meravigliose come il 200-400/4 prima serie o il non-mi-toccate-che-se-mi-rompo-é-finita, 300/2.8 AF-I.
    Bontà loro, vedo che c'è chi usa ancora la D3s con soddisfazione propria, perché no ? Continuate così, fatevi del bene.
    Io invece, no. Invece no. Non vedevo l'ora e anche prima del tempo ho cominciato l'avvicendamento che solo adesso ho potuto completare.
    Adesso non ho più né un Nikkor F in servizio (non conto i vecchi pre-AI, che fanno bella mostra di se ma che non uso quasi mai), e nemmeno un FTZ.
    Il futuro è solo Z. Anzi, il presente è già solo Z
  13. M&M
    Bach : Sei sonate in trio (per organo, arrangiate per trio di strumenti vari)
    Tempesta di Mare Philadelphia Baroque Orchestra/Chamber Players
    Chandos/Chaconne 1/6/2014, formato 88.2/24
    ***
    Le Sei sonate in trio per organo sono state - probabilmente - composte da Bach intorno alla seconda metà degli anni '20 del '700 per istruire i figli nell'uso del grand organo.
    Ne sono prova le trascrizioni trovate nei taccuini di Friedmann e di Emanuel, oltre ai frammenti presenti in quello di Magdalena.
    Sono sonata in stile galante, molto moderne per l'epoca, brillantemente sviluppate, ovviamente secondo gli schemi della musica italiana con ampio uso di ritornelli e "da capo".
    L'organo a due manuali più pedale (per lo più ripetuto sul manuale principale) si presta perfettamente alla polifonia contrappuntistica su tre parti.
    Ed è quindi gioco facile ripeterla per trio di strumenti diversi, flauto, violino, basso, con variazioni di formazione sul basso continuo o nelle voci solistiche.
    Il risultato è un disco freschissimo, proposto dalla vivace formazione americana, specialista nel repertorio tardo-barocco, che permette una riscoperta anche a chi non frequenta l'organo.
    Per me queste sonate sono parte del repertorio standard, e tra le cose che più ammiro, conosco e macino da decenni di Bach.
    Riascoltare così è un regalo inatteso che a suo tempo mi era sfuggito e che ho scoperto casualmente in questi giorni.

    la sezione dei violini dell'orchestra completa

    dei Tempesta di Mare, il cui nome è già un programma "all'italiana".
    Aver affidato la parte principale spesso al flauto diritto varia l'altezza della gamma tonale, ma anche le sonate riprese per lo più con archi (tre parti più liuto a fare il basso con il violoncello) sono estremamente interessanti.
    Sembra chiaramente che l'ispirazione venga da quanto fatto da Bach stesso nell'orchestrazione dei Concerti Brandeburghesi più modesti in termini di organico.
    La registrazione è eccellente, si distingue ogni parte come deve essere e il timbro di ogni strumento.
    Ascolto consigliato non solo ai patiti di Bach come il sottoscritto.
  14. M&M
    Chi ha scritto la Toccata e Fuga in Re Minore di Bach ?
    No, non è la classica domanda "di che colore era il cavallo bianco di Napoleone ?".
    Ci sono svariate composizioni attribuite a Bach che non sono certamente state scritte da Bach. Un caso classico sono gli otto piccoli preludi e fuga di Kothen, catalogati come BWV 553-560, che io ho studiato in gioventù certo che fossero stati scritti "facilitati" per semplificare la vita di Friedemann Bach, ma che invece non sono di Bach, probabilmente sono di Tobias o di Ludwig Krebbs (il primo studente di Bach, il secondo, il figlio, coetaneo con alcuni figli di Bach).
    Ma la Toccata e Fuga in Re minore è tra le composizioni più famose di Bach, se non la più famosa. E certamente la più famosa composizione per organo. Potrebbe non essere di Bach ?
    La risposta rapida è si.
    Bene, con queste premesse, andiamo avanti.
    Nelle prime biografie di Bach non c'è traccia della Toccata e Fuga in Re minore. Si trovano tanti Preludi e tanti Preludi e Fuga. Più avanti entrerà una Toccata Adagio e Fuga. La Toccata in questione comparirà solo in epoca più tarda, quasi nel '900.
    Non esiste un manoscritto di Bach o della famiglia Bach.
    L'unico manoscritto esistente è di Johannes Ringk, non è datato e non é annotato
     
    ma Ringk studiò con Kellner che a sua volta studiò con Bach e conservò per lungo tempo alcune sue composizioni.
    Alcune pagine importanti di Bach ci sono arrivate solo grazie alle copie fatet a mano da Ringk.
    La partitura è su due righe e non ha che alcune indicazioni parziali del pedale.
    Mendelssohn, che eseguì e rese nota la Toccata - come altra musica di Bach - invece aveva una partitura completa su tre righe con il pedale esteso.
    Proprio a Mendelssohn, negli anni 1833-1840, quando curò la prima edizione delle opere di Bach, si deve in effetti la prima attribuzione.
    Comunque, per decenni sono rimasti dubbi sulla paternità della composizione, attribuita a volte allo stesso Kellner.
    L'analisi, fatta da studiosi di tutti i paesi, compreso il nostro Basso, non riesce a collocare storicamente la composizione.
    Audace per il giovane Bach che aveva come stilemi gli austeri organisti settentrionali, Buxtehude in primis, troppo "semplicistica" per il Bach maturo che invece revisionò molte delle sue composizioni giovanili per adeguarle alle sue capacità evolute.
    Ma nel catalogo attuale e nelle biografie, nonostante le analisi anche statistiche fatte (attribuzione per assonanza numerica dello stile compositivo medio di vari compositori con la media della diffusione delle note della partitura in esame), resta al Bach dei primi anni di preparazione organistica (circa 1704), forse scritta improvvisando per provare un organo nuovo.
    ***
    Probabilmente non sapremo mai la verità, come per molte altre composizioni, quando non arrivano le prove della effettiva paternità o ci sono le fonti che chiariscano un plagio, è sempre così.
    Ma una cosa può apparire evidente a chi abbia dimestichezza con l'organo e conosca le composizioni per organo dell'Orgelbüchlein di Bach, la relativa semplicità della struttura, sia della Toccata, simile forse ad alcune toccate clavicembalistiche in stile francese di Bach, ma soprattutto della Fuga, che pur a 4 voci non ha sviluppi completi, spesso limita una voce al trillo sostenuto e sempre con il pedale estremamente limitato.
    Il fatto che persino io in gioventù l'abbia potuta studiare e strimpellare ne è una prova.
    Ma se non siete ancora convinti, perché legatissimi a questa composizione, aggiungo che é opinione abbastanza consolidata che l'articolazione della Toccata sia di tipo violinistico ed possibile, anzi, probabile, che si tratti effettivamente di una trascrizione di una fantasia per violino solo. Cui sarebbe poi stata aggiunta una fuga, scritta dall'autore della trascrizione o da qualcuno più esperto di lui. Forse in epoca ben più tarda di quella del vecchio Bach, ovvero con lo stile galante e lo Sturm un Drang già in auge (anni 1740-1760, la data più probabile della copia di Ringk).
    Se avete la condiscendenza di ascoltare la versione trascritta nuovamente per violino forse ve ne sincererete anche voi. Potreste immaginare la tripla fuga Sant'Anna BWV 542 trascritta per violino ? Nemmeno tirandolo per i capelli.
    Il violino è uno strumento monodico per antonomasia, con i raddoppi e gli arpeggi può aiutare l'ascoltare ad immaginare una polifonia, anche a 4 voci come in questo caso, senza realmente suonare le 4 voci ma accennandole solamente.
    Vi propongo due versioni disponibili su Youtube, una più valida per la Toccata e una, sensazionale, per la Fuga.
     
     
     
    sono esecuzioni Tributo a Bach, non vogliono dimostrare nulla, ci mancherebbe.
    Ma se le ascoltate bene e poi riascoltate l'originale per organo, qualche dubbio che il percorso probabilmente sia stato inverso magari vi verrà.
    Ciò non toglierebbe nulla alla composizione, che è certo d'effetto e che tanto effetto, anche cinematografico ha avuto.
    Ma il vero Bach per organo ha tanto, tanto di più da dare e da dire ...
  15. M&M
    Ho letto di almeno un paio di iscritti che lamentano la complessità del sito, fatto che ne renderebbe difficile la fruizione, navigazione e, in ultima analisi, utilità.
    E' possibile. Il padrone di casa che frequenta normalmente le sue stanze ricorda bene dove si trova ogni cosa e può spiegarlo ai visitatori ma è normale che - in un castello - i visitatori si orientino con difficoltà e possano aver bisogno di una mappa.
    Siccome questo non è un castello di pietra e nemmeno una antica hall inglese, è sempre possibile andare incontro ad esigenze del genere, semplificando e snellendo, ove possibile.
    Tenendo a mente che la semplificazione estrema : un forum per tutto, è altrettanto nemica della facilità di navigazione. Mangereste un pasto di 12 portate centrifugato e servito in un unico scodellone ? Io, sinceramente no.
    E non sono un raffinato Lucullo.
    Attenzione però : Invision Powerboard, il software che utilizziamo, è estremamente potente nelle sue funzionalità, ma per esprimere questa potenza ha una sua struttura che è impossibile o estremamente complesso andare a mutare nel suo intimo.
    Quindi noi possiamo solo lavorare sull'organizzazione delle cose, non sulle funzionalità.
    ***
    Con il vincolo che saranno prese in esame proposte chiare e distinte, illustrate possibilmente da schemi o schizzi e che l'area articoli e i miei club sono fuori tema, nei commenti potete intervenire riguardo a :
    - come sono strutturati i Club (che nel frattime sto rinonimando per semplificarne il senso)
    - blog
    - le gallerie interne ai Club

    potete intervenire sui club spuntati in verde, quelli in rosso, sono proprietari.
    anticipo che i forum sciolti sono stati nel frattempo eliminati. Proprio in un'ottica di semplificazione.
    Grazie a tutti ma, vi prego, siate concreti, chiari, costruttivi. Come se parlaste al vostro web-designer, cui, vi prego, non dovreste mai delegare l'intera architettura del vostro sito ma solo chiedere che ve lo implementi secondo le vostre necessità.
    I Club di Nikonland sono Vostri, è giusto che siano costruiti come serve a voi.
    __________________________________________
    L'admin di Nikonland.it
  16. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schumann : Fantasie/Arabeske/Kinderszenen - Fabrizio Chiovetta, pianoforte
    Aparté, 13 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    1836-1838 sono anni cruciali per Robert Schumann, quelli della separazione forzata da Clara a causa dell'ostilità montante del padre di lei ed ex-maestro di lui, Herr Wieck.
    La corrispondenza tra i due è fitta e si può leggere nelle loro lettere l'evoluzione strutturale della poetica e della composizione di Schumann.
    Se lei gli è di ispirazione, è altrettanto vero che qui si vede tutto lo Schumann pianistico.
    La Fantasia è l'apice di questo periodo con arpeggi cinetici e sovrapposizioni spaziali seguiti da rallentamenti, cambi di umore, tuoni e momenti di lirismo quieto.
    Ma già con l'Arabeske l'umore di fondo cambia, e molte delle nubi si dipanano per lasciare spazio alla spensieratezza.
    Robert scrive in fondo ad una delle sue lettere appassionate, fingendo una dimenticanza, di aver scritto quindi un album per bambini.
    Storie di bambini, risponde lei, bravo, hai capito che devi avere fiducia e fede.
    Chiude l'album ma non è un riempitivo un brano sciolto della più tarda raccolta per gli stessi bambini più cresciuti "Album fur die Jugend".
    Fabrizio Chiovetta, svizzero di Ginevra con chiare ascendenze italiane, ha già affrontato pagine complesse per le etichette svizzere (Claves, ad esempio) e conosce bene Schumann.
    Affronta queste pagine complicate con una nonchalance che non può lasciare indifferenti. Probabilmente l'atteggiamento che Clara chiedeva, inascoltata, a Robert.
    Senza pazzie ma lucida concretezza.
    I passaggi più complicati della Fantasia quindi scivolano senza apparente colpo ferire. Non vorrei esagerare richiamando Horowitz ma siamo in quel mondo la.
    Stessa storia, ancora più sognante, per l'Arabeske che prepara alle Kinderszenen prese senza alcuna concessione a smancerie o superrrrrromanticismi (con Traumerei, che mio padre mi obbligava a suonare da ragazzo e che io detestavo si presta anche troppo a queste storie).
    Ciò permette di gustare invece l'architettura complessiva della composizione, fatta di passaggi successivi, entrate ed uscite di scena, pacati, senza il lupo e senza la nonna di Pierino.
    La tavolozza dei colori dello Steinway registrato alla sala Mahler di Dobbiaco di Chiovetta è perfettamente in grado di appassionare l'ascoltatore senza colpi di teatro, le accelerazioni e le decelerazioni sono scolpite con una diteggiatura perfettamente staccata con arpeggi invisibili, danzanti nell'aria.
    Una vera rivelazione per un repertorio che raramente mi concedo (ricordo però, un mezzogiorno al Teatro Manzoni con Maria Tipo che suonava queste pagine alternando alla povera platea di colletti bianchi presente, tra cui io, spiegazioni e dettagli su quanto andava a proporci, pagina per pagina. Bei tempi !).
    Bella registrazione omogenea ma tutto sommato era facile assecondare il tocco morbido del pianista. Disco veramente bello.
  17. M&M
    Franz Von Biber, musicista di corte a Salisburgo, vissuto nella seconda parte del '600, ha composto per lo più opere sacre e musica di funzione in quella corte cattolica dove nasceranno poi i Mozart.

    La gran parte delle sue composizione è stata data alle stampe con il compositore in vita.
    Ma un manoscritto originale e autografo è venuto alla luce solo nel 1890.

    si tratta di una serie di sonate per gruppo da camera con violino solista, accompagnato da archiliuto, violone, tiorba, violoncello, organo.
    Comunemente dette le Sonate del Rosario perché ognuna si ispira a scene della vita di Gesù, dall'annunciazione alla discesa dello Spirito Santo e alla consacrazione di Maria, regina.
    Probabilmente si tratta di un'opera composta per uso privato o ristretto, non ne sappiamo molto.
    Hanno una peculiarità, quella di prevedere per ciascuna, l'esecuzione con il violino "scordato", ovvero accordato diversamente dal "canonico".
    Così che la partitura, letta dice una cosa, suonata, ne dice un'altra.
    Come se fosse scritta in codice.
    Ciò ha autorizzato una serie di illazioni e di leggende, come qualche cosa di segreto, pensato nell'ambito della Confraternita del Rosario, come se fosse una associazione con scopi illuminati, di luterani in un ambito romano.
    Di qui l'attribuzione di "sonate del mistero" e via dicendo.
    La scordatura nella realtà era una pratica abbastanza nota in ambito virtuosistico, spesso necessaria per poter eseguire con un certo strumento parti in origine scritte per un altro, senza trascriverle o arrangiarle.
    Ma il vero mistero, per me, permettetemi questa eresia all'antivigilia di Natale, non sono tutti i misteri eventualmente celati in queste sonate, ma il fatto che delle sedici composizioni, le prime quindici sono effettivamente sonate con scordatura, per parti diverse e in tempi diversi, sebbene da eseguirsi di seguito.
    Semmai il fatto che seppur sia musica interessante e che chiaramente necessita di un virtuoso al violino, come lo era Biber, io non riesca per nulla vedere della musica "a tema" in queste sonate, che scivolano più o meno noiosamente o piacevolmente - vedete voi - per la bellezza di 120 minuti filati.
    Ma, che la sedicesima composizione che arriva in fondo, dal sottotitolo "l'angelo custode" non sia una sonata. E sia scritta per il violino solo. Senza scordature.
    E' una passacaglia che in puro stile barocco colpisce come un raggio di luce pura scoccata dalla stella più luminosa l'ascoltatore che è riuscito a non assopirsi profondamente fino a quel momento.
    La passacaglia in sol minore che chiude le sonate del Rosario è un monumento alla tecnica esecutoria violinistica alle massime vette del virtuosismo compositivi ed esecutivo di tutti i tempi.
    Vicina alla Ciaccona di Bach - simile per struttura e articolazione anche se ben più monumentale - e assimilabile all'arte delle variazioni contrappuntistiche che fino al secolo passato hanno segnato, come pietre miliari, il cammino di pochi, veri illuminati, nessuno membro di una setta segreta né colpito da estasi mistica.
    Sono poco meno di 10 minuti di pura estasi musicale, in un inviluppo segnato come allegro-adagio-allegro (e quindi idealmente una sonata da camera nei suoi tempi), costruita su una ripetizione ostinata di quattro note che costituiscono il passo della passacaglia e che il violino ripete ostinatamente per tutto il brano, mentre sopra si susseguono variazioni, rapide, lente, furiose, fino a toccare il Cielo.

    Heinrich Ignaz Franz Biber
    Il sorpreso ascoltatore assonnato si riprende rapidamente e viene condotto rapido dai passi di una danza (la passacaglia è una danza spagnola di origine gitana o girovaga, è musica di strada) che di angelico ha veramente poco ma ha invece caratteri veramente profani se non proprio diabolici.
    Anche quando riprende fiato, anche quando rallenta, anche quando si attenua.
    Ma poi la musica riprende velocità, sempre con lo stesso ritmo cadenza, con l'incedere ostinato e inarrestabile del basso. Trascinante, stupefacente. Fino alla chiusura, su quattro note staccate.
    ***
    Se vi ho incuriositi, vi invito ad ascoltare la passacaglia di Biber, magari prima, senza sorbirvi tutte le altre 15 sonate ma almeno un paio delle ultime, giusto per preparare l'orecchio alla sorpresa.
    Io qui ne segnalo un paio ma le edizioni disponibili sono innumerevoli.
    Ci vuole un violinista di elevato livello e sensibilità. E un violino di qualità superba, possibilmente italiano.

    Con i suoi 7 minuti e 47, Christina Day Martinson stacca il secondo tempo più rapido per Linn

    ma anche Ariadne Daskalalakis è rapida e vivace (08:10)

    Assolutamente canonica ma più equilibrata Raghel Podger per Channel Classics in questo fantastico SACD (08:54)

    misteriosa, cupa ma brillante, la lettura di Riccardo Minasi, fatta di arcate anziché passi di danza (08:46), si prende tante libertà, all'italiana.
    E' l'interpretazione che mi ha fatto innamorare di questa composizione.

    chiudo con l'edizione più vecchia (1991) con il grande Reinhard Goebel alla sua maniera, asciuttissima (06:41) che corre ma non resta mai senza fiato.
    ***
    Insomma, il mistero per me resta. E non sono le sonate per scordatura, non sono le origini della raccolta, né se costituiscano un codice.
    Il mistero vero è che ci fa quella fantastica passacaglia per violino solo (che Bach non poteva conoscere ... apparentemente) alla fine di due ore di musica abbastanza ordinaria ?
  18. M&M
    Ieri ha fatto notizia il comunicato di Sony che annuncia di aver spostato il grosso della produzione di fotocamere dalla Cina alla Thailandia.
    In Cina resterà la fabbrica ma con la produzione necessaria al mercato locale (circa 160.000 pezzi annui contro oltre 2 mln totale).
    Le motivazioni addotte sono di natura geopolitica.

    La contesa sempre più aggressiva con l'occidente, il rischio di embargo, i problemi alle catene di approvvigionamenti causati dai precedenti continui lockdown.
    (Diciamo anche che le fotocamere per Sony rappresentano una piccola parte del fatturato. Non ho idea se anche le PlayStation e gli altri apparecchi di entertainment siano in corso di spostamento verso il Sud Est Asiatico.)
    ...
    E allora si scopre che :
    anche Dell sta spostando completamente la produzione fuori dalla Cina, puntando all'indipendenza totale entro il 2024 anche dei componenti l'Olanda ha vietato ad ASML di vendere stepper ad UV a società cinesi (ASML ha il monopolio di questi macchinari ed è il primo produttore di macchine per microfotolitografia per la produzione di chip) il Giappone sta incentivando economicamente le proprie imprese a spostare la produzione fuori dalla Cina per evitare problemi in caso di embargo occidentale (incentivi per 2.2 mld di dollari in sovvenzioni) il Giappone "ha consigliato" vivamente Nikon di non vendere più stepper a clienti cinesi molte altre società tecnologiche stanno delocalizzando la produzione da Cina a Vietnam, Thailandia, Messico svariati componenti Crucial (memorie a stato solido) per il mercato occidentale sono prodotti in Messico TSMC (il primo produttore al mondo di microchip) da Taiwan sta delocalizzando in Nord America e in Europa la globalizzazione, che trenta anni fa era buona (salvo bruciare milioni di posti di lavoro in America e in Europa) adesso è il male assoluto come la CO2 prodotta dalle nostre scorregge ***
    ovviamente in questa equazione trascuriamo il dettaglio che la manodopera sta aumentando di costo in Cina e che i costi di spedizione sono decuplicati.
    Ma soprattutto il fatto che se sommiamo Cina e Russia, abbiamo una superficie geografica tale da rappresentare praticamente la fonte di materie prime strategiche primaria al mondo.
    Limitandoci al silicio, la Cina è il primo produttore al mondo (4 mln di tonnellate l'anno), la Russia il secondo (circa 580.000 tonnellate).
    Il primo fornitore di uranio al mondo è la Russia. Il primo fornitore di materiale per produrre munizionamento è la Russia.
    La Cina detiene i principali giacimenti di metalli preziosi, di terre rare, di litio etc. ed ha i diritti di sfruttamenti di miniere in Africa e in Sud America.
    Insomma, io che vedo le quotidianità in termini di movimenti secolari, a differenza dei nostri governanti che ragionano a settimane quando non a giorni (ieri il Sig. Stoltenberg - segretario generale della Nato - il cui nome è un pò strano pensato in italiano ... ha affermato che la Cina rappresenta una minaccia "sistemica", dopo che per decenni gli abbiamo lasciato le chiavi dell'auto per farcela lavare e riportare pulita ...), ho un quadro maledettamente simile a quello dell'inizio del secolo scorso.
    Con gli Imperi Centrali contrapposti alle potenze marinare.
    Sarà un caso che il Giappone sta equipaggiando una nuova flotta di portaerei come negli anni '20 del XX secolo ?
    Però non si deve dire che siamo in guerra. Anzi, continuiamo a dire ipocritamente che noi siamo amici del popolo cinese e di quello russo ...  finché non sarà il momento giusto e allora si creerà un'emergenza per giustificare all'imbolsita opinione pubblica che di fronte al bene comune possiamo dimenticarci tutti i nostri diritti acquisiti e sanciti da ... "antichi" documenti conservati in teche guardate a vista.
  19. M&M

    Composizioni
    Esistono, anche nella musica, episodi particolari, miracoli, congiunzioni astrali che portano al miracoli. Casi eccezionali.
    E', secondo me, il caso, della Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz.
    Composizione ricca di aneddotica degna di Lord Byron e del Dottor Faust.
    Berlioz, diciamola tutta, compositore iper-romantico alla ... Byron, secondo lo stesso Mendelssohn che si professava suo amico, non era sto granché come compositore.
    Studente di medicina fuori corso, spinto dal padre, famoso dottore, artista ardente e passionale, ha scritto tanta musica ma per lo più fragori di trombe e cacofonie pacchiane che gli sopravvivono solo per un caso.
    Questa sinfonia. Che si dice sia stata dettata dalle visioni indotte da una dose massiccia di oppio. O dal demonio stesso cui Hector avrebbe venduto l'anima per raggiungere il successo a dispetto del padre.
    La vicenda comunque resta casuale, Berlioz invaghito della protagonista dell'Amleto itinerante in Europa, l'attrice irlandese Harriet Smithson, vista in teatro a Parigi, le si dichiara appassionatamente ma viene respinto.
    Lui insiste fino a convincerla a sposarlo. Ma questo va oltre la sinfonia.
    I dolori del giovane Hector diventano Symphonie fantastique: Épisode de la vie d'un artiste, en cinq parties, in cinque parti come l'operà francese e in rottura con la sinfonia classica tedesca.
    Berlioz di fatto è l'epigono dei compositori francesi del 600-700, in lotta contro italiani e tedeschi. Sebbene si sia potuto mantenere in vita solo grazie alla generosa pensione ottenuta da un compositore italiano, Paganini, che vide in lui non sappiamo esattamente cosa, forse la promessa di qualche cosa che sarebbe potuto essere.
    Comunque, sinfonia a programma, con cinque atti perfettamente descritti dalla prosa dello stesso Hector :

     
    nella sua grafia svolazzante e sotto decine di correzioni come nella partitura

     
    perché evidentemente Belzebù con la sua voce sulfurea non si faceva capire bene ...
    ... o forse perché il ricorso alla droga doveva essere ripetuto quando l'ispirazione veniva meno.
    I cinque movimenti :
     
    Nel primo movimento "Fantasticherie - Passioni" viene descritto lo stato del compositore prima e dopo aver incontrato la donna amata. Avviene una transizione da uno stato di sognante malinconia, interrotta da vari eccessi di gioia immotivata, a uno di passione delirante, con i suoi impulsi di rabbia e gelosia, i suoi ricorrenti momenti di tenerezza, le sue lacrime e le sue consolazioni religiose. Ecco perché l'immagine melodica iniziale ricorre lungo tutto il movimento, come una idea fissa. Il secondo movimento "Un ballo", è un trascinante valzer in la maggiore, nel quale il protagonista è ritratto durante una festa danzante, costantemente turbato dall'immagine della donna amata (che compare attraverso la solita immagine melodica della idée fixe). Nel terzo movimento, "Scena campestre", un lirico adagio in fa maggiore, il protagonista sull'onda di un ranz de vaches eseguito da una coppia di pastori si abbandona a contrastanti pensieri di speranza e di angoscia. Abbandonata infine la speranza di essere corrisposto, egli tenta di avvelenarsi con l'oppio, che provoca le visioni dei due movimenti successivi. Nel quarto movimento, "Marcia al supplizio" (allegretto non troppo in Sol minore), il protagonista in preda all'oppio, sogna di aver ucciso la donna amata, e quindi di venir condannato a morte, condotto al patibolo e giustiziato. L'idée fixe compare solo verso la fine del movimento ed è bruscamente interrotta da un violento accordo che simboleggia la caduta della mannaia. Il quinto movimento "Sogno di una notte di sabba" trasporta il protagonista nel bel mezzo di un sabba di streghe, in un corteo lugubre e solenne. In questa parte finale su un costante metro di 6/8 si susseguono ininterrottamente quattro "quadri": nel primo, dopo un'introduzione, una distorsione triviale della idée fixe rende i tratti grotteschi assunti dalla fisionomia dell'amata nella visione del sabba; il secondo è fondato su una parodia del "Dies irae", l'inno gregoriano per la sequenza dei defunti; il terzo è la Ronde du Sabbat, un vorticoso fugato; il quarto (Dies Irae et Ronde du Sabbat ensemble) inizia con una visionaria sovrapposizione della sequenza gregoriana sul fugato, per chiudersi con una trionfante apoteosi. [ripreso da Wikipedia] portano ad una ponderosa opera di un'ora abbondante.
    L'orchestra è ricca, come in Germania non se ne vedono.
    Stiamo parlando del 1830, Beethoven è morto da 3 anni, la sua Nona Sinfonia è del 1824, il Poema Sinfonico è solo nell'aria, Liszt ha 19 anni, Schumann e Chopin 20, Mendelssohn 21, Wagner 17.
    La composizione rompe con il passato. E in futuro verrà ripresa a modello solo da pochi temerari capaci di andare oltre gli schemi. Ma raramente a proposito.
    L'idea di base può essere assimilata con la Pastorale di Beethoven, ma quella può essere benissimo bevuta senza leggere poemetti, questa proprio non si capirebbe senza essersi prima informati.
    Non immagino la reazione dei presenti alla prima al Conservatorio di Parigi il 5 dicembre del 1830.
    Nell'estate di quell'anno ci sono stati i moti rivoluzionari con la caduta definitiva dei Borbone.
    Si confrontano il vecchio Lafayette con l'ultimo dei marescialli di Napoleone, il nobile Marmont.
    E' il trionfo definitivo della borghesia con il nuovo Re, Luigi-Filippo d'Orleans che presta giuramento non sulla Bibbia ma sulla nuova costituzione "liberale":
    Insomma, un quadro particolare, che ben si presta da sfondo agli eccessi di Berlioz e della sua Sinfonia.
    Che è e resta un trionfo della melodia, degli effetti speciali, delle percussioni, dei fiati.
    Soprattutto con materiale tematico eccezionale e trovate degne dei grandi drammaturghi del vecchio Re Luigi XIV.
    La marcia scandita dai timpani, il Dies Irae, la danza delle streghe. E' tutta musica ad effetto, con gusto teatrale raffinato.
    Qualche cosa che nelle altre composizioni di Berlioz non si vedrà più.
    Ammetto che al di là di questa composizione ho ascoltato poco di Berlioz, il poco che conosco lo devo alla passione e all'appassionato amore di Bernstein per Berlioz che durante il suo soggiorno a Parigi fece apprezzare a tutto il mondo anche con alcune delle sue preziose trasmissioni televisive. Ricordo una lezione tenuta agli orchestrali della Orchestre Nationale de France durante le prove di ... non mi ricordo quale altra musica ... in cui faceva apprezzare ogni nota, ogni scelta strumentale, ogni entrata.
    Tanto da infervorare musicisti e telespettatori.
    Comunque, la Fantastica, resta una delle più riuscite sinfonie della storia e il suo colore unico.
    ***
    Sono innumerevoli le registrazioni di questa celeberrima composizione.
    Oltre alle due versioni di Bernstein, quella con la NYP del 1969 e quella con la ONF


    metto tra le moderne, la meravigliosa ripresa Linn con Robin Ticciati alla testa della Scottish Chamber ovviamente ben rinforzata di strumentisti aggiuntivi :

    disco tellurico che mette alla prova ogni impianto stereo !
    Buon ascolto.

     
  20. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Ange Terrible : Anastasiya Petryshak, violino e Lorenzo Meo, pianoforte
    Musiche di Debussy, Ravel e Messiaen
    Sony Music, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Ammetto che la bionda Anastasiya Petryshak nel disco Sony del 2018, alle prese con Vivaldi e con uno Stradivari sensazionale prestato per l'occasione, non mi aveva colpito molto, anzi : sembrava un disco promozionale, piuttosto tirato via, come da stile dell'etichetta.
    Ci riprovano nell'operazione, scomodando per la copertina anche un body-painter (quelli ovviamente non sono tatuaggi !).
    Lei suona spesso con Lorenzo Meo in concerto e quindi l'amalgama è consolidato.
    Per idee personali ritengo che questo repertorio per violino e pianoforte, sia pensato per una violinista e per un pianista, almeno lo credo sia per Debussy che per Ravel che conosco molto bene.
    Lei dimostra personalità nella sua parte, forse si vorrebbe a volte che lo stesso facesse il pianista ma forse è più colpa della registrazione un pò troppo brillante.
    Dopo la sonata di Debussy compare il primo angelo, Les Angelus, composto per voce e pianoforte nel 1892, qui arrangiato per violino.
    E' una composizione breve, un pò lamentosa che apre la strada alla pertinacia del violino nella sonata di Ravel, dove il duo da probabilmente il meglio di se.
    Non siamo sul piano delle migliori interpretazioni di questa sonata, entrambi sono un pò troppo trattenuti - a tratti - mentre ci vorrebbe più trasporto e follia.
    Ma è una discreta lettura.
    La stessa cosa mi permetto di sottolineare nella Tzigane che vuole un violino assolutamente spregiudicato ed esibizionista.
    Ma si tratta di una composizione estremamente complicata ...
    Chiudono il disco due lunghi brani di Messiaen, un tema con variazioni, estremamente dinamico ed impegnativo al massimo.
    E poi un arrangiamento di un movimento del Quartetto per la fine dei tempi, dove ricompare l'angelo, terribile, ad annunciare la fine del mondo.
    Quest'ultima non è musica che sta stabilmente nel mio repertorio prediletto ma mi sembra che i due si trovino su un livello più alto con questo genere, mi sbaglierò.

    In conclusione, bel disco, un passo avanti notevole rispetto a quello di esordio della violinista, con un programma impegnativo, registrato in soli 4 giorni, tutto in Italia.
    E con un servizio fotografico pregevole. Ma è evidente che Anastasiya se lo merita. Del resto qui siamo su un sito di fotografi, no ?
    La registrazione è dell'ottobre 2020, fatta alla sala Fazioli di Sacile, Meo suona ovviamente un fantastico Fazioli F308, di gran lunga il miglior pianoforte del mondo:
    Lei invece ha un Roberto Regazzi del 2012. Un violino con un suono molto aperto.
    Il disco è interamente italiano nella realizzazione.




  21. M&M
    Dora Pejačević : Piano Concerto, Op. 33, Symphony in F-Sharp Minor, Op. 41
    Peter Donohoe, pianoforte
    BBC Symphony Orchestra diretta da Sakari Oramo
    Chandos 29 aprile 2022, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Dora Pejačević è stata una enfant prodige croata, nata sul finire dell'impero asburgico in Ungheria.
    La sua musica - ne è rimasta parecchia - è decisamente tardo-romantica, un misto tra Elgar e Korngold se vogliamo identificarla.
    O Rachmaninov senza la stessa inventiva tematica.
    A tratti si può lamentare qualche limite di orchestrazione - si dice che ne capisse poco di fiati - ma il concerto per pianoforte è del 1913, e lei aveva 28 anni all'epoca, mentre la sinfonia è del 1917.
    Chandos ha fatto un lavoro egregia sia nella scelta della compagine che nella registrazione che è opulenta come suo solito, con dinamiche elevate.
    Il corno inglese, di cui la compositrice sembra innamorata ha un grande risalto in questa musica, specie nella sinfonia.
    Ed effettivamente sembra un programma adattissimo per una compagine britannica.
    Lei era di famiglia nobile - figlia di conte e baronessa e sposata con un conte - e certamente si sarà trovata bene alla corte si San Giacomo.
    Nel concerto, scritto a quanto si sente per un grande pianista indefinito, Peter Donohoe si impegna al massimo nei tre movimenti del concerto (allegro - adagio poetico - allegro con fuoco).
    Delle due composizione effettivamente è il concerto che mi ha colpito di più, è veramente notevole.
    Vi segnalo questo disco come curiosità, per chi non vuole farsi mancare nulla.
  22. M&M
    Squilli di trombe, vessilli al vento : è in vendita la seconda tornata di biglietti per il Gran Premio di F1 di Monza che si terrà - nell'Autodromo Nazionale di Monza fresco di 100 anni di storia - il prossimo 1-2-3 settembre.
    Vado a vedere, per curiosità e ... ovviamente le tribune abbattute, restano abbattute. Sono segnate in grigino.

    quindi niente Ascari, niente seconda della Roggia ... ad esempio.
    Eppure pensavo che una volta defenestrata la tipa a causa della quale l'anno scorso ho dovuto aspettare - biglietto in mano - 75 minuti prima di poter entrare nella tribuna monta-e-smonta n. 15 alla Ascari, avrebbero provveduto, dopo un'italica gara d'appalto e previo parere della Sovrintendenza competente a costruire quelle nuove, definitive, per un uso continuativo tutto l'anno.
    E invece no. Stogazzo ! Aspetteremo fino all'ultimo minuto e poi, se la magistratura di Monza non le sequestra, avremo ancora tribune per una settimana, prima e dopo niente.
    Direte, e a te, che te frega, mica vai al Gran Premio, no ?
    Certo che no, al massimo al venerdì delle prove.
    Ma questo significa che di qui all'anno prossimo, staremo ancora un anno senza tribune, le poche da cui si poteva fotografare decentemente (oltre che, naturalmente vedere le auto direttamente, senza doppia rete di recinzione e pali giganti nel mezzo !).
    E magari terranno le tribune della prima variante rigorosamente chiuse col lucchetto. Sai mai che qualcuno ci entra e ci si siede. E no, eh ? Quelle solo per le grandi occasioni ...
    E poi si lamentano che la gente non ci va, non paga il biglietto, se ne fotte. Cavolo, quell'impianto è pubblico e costa alla collettività un bordello di soldi ogni anno, senza ritorni, salvo i tre giorni del Gippì.
    Ma vaffa !
  23. M&M
    Handel : I Concerti Grossi dell'Op. 6 - Accademia Bizantina/Ottavio Dantone
    HdB Sonus, 11 novembre 2022, formato 88.2/24, via Qobuz
    ***
    I Concerti Grossi Op. 6 di Handel sono stati composti da Handel in circa un mese, nell'ottobre del 1739, in uno dei famosi slanci creativi per cui Handel era famoso.
    Come un personaggio da film, Friedrich si buttava in soffitta e consumando innumerevoli candele, scriveva finché non cadeva affranto.
    Sono nati per contrasti con quelli delle opere precedenti, in particolare l'Op. 3 che è di fatto una truffa operata dal suo editore che si impossessò di intermezzi e brani orchestrali di Handel di composizioni precedenti e ne fece una raccolta del tutto avulsa da dare alle stampe ... al mero scopo di fare soldi.
    Non che Handel fosse poco attirato dal denaro - ha fatto l'impresario teatrale per quasi tutta la vita - anzi, e questo può spiegare l'idea.
    L'editore Walsh fede dell'Op. 6 una edizione di lussa, venduta su prenotazione e tramite raccolta fondi pubblica cui partecipò tutta la nobiltà londinese a partire dalla Corona.
    Sul versamento di due ghinee, una anticipata e una alla consegna, si otteneva la citazione sul frontespizio e poi la sontuosa stampa con "carattere tipografico bello ed elegante e carta di pregio".
    Al di là dell'aneddoto e del successo di pubblico nella Londra alla moda che aveva ancora Handel come beniamino, nonostante i cambiamenti di gusto e mode, la composizione è ponderosa, fondamentale, speciale.
    Si tratta di una raccolta di 12 concerti, i tre CD che recensiamo durano in tutto 2h e 40 minuti che prende a modello, ovviamente, il concerto grosso di Corelli.
    La stessa orchestrazione di base, concertino di due violini e un violoncello, tutti a quattro parti (due violini, viola e basso).
    In quattro concerti Handel decise poi di aggiungere due oboi che nella stampa originale non ci sono, in quattro dei dodici concerti.
    Sono presenti nel manoscritto autografo di Handel.
    Ma l'inventiva teatrale del nostro caro sassone, aggiunse il pepe necessario per rendere più interessante le composizioni (e diciamolo ... i concerti grossi di Corelli sono pallosi al massimo !), fondendo elementi teatrali e colpi di scena con variazioni dinamiche e bruschi passaggi di tonalità.
    Una sorta di fusione a caldo tra la tradizione italiana e le innovazioni alla francese, unite dal rigore tedesco di un compositore che sapeva scrivere qualsiasi cosa.
    In questo senso la raccolta dell'Op. 6 può essere paragonata se non per varietà, per architettura, ai Concerti Brandeburghesi, nati sostanzialmente come operazione dimostrativa simile, anche se non con gli stessi fini commerciali, che Lipsia avrebbe scarsamente premiato.
    Naturalmente non è tutto materiale originale, come Bach, anche Handel riutilizzava allegramente composizioni precedenti. Era prassi comune.

    Questa registrazione era in programma prima del lockdown ed è stata rimandata fino alla liberazione avvenuta la scorsa estate.
    La lettura della arcinota Accademia Bizantina di Ottavio Dantone è ovviamente all'italiana, e ci mancherebbe altro.
    Del resto Handel stesso deve tutta la sua carriera a quanto appreso nel suo soggiorno giovanile in Italia.
    Ma senza inventarsi nulla di vivaldiano, quindi con fedeltà allo spirito e allo stile di Handel.
    L'ascolto, pur se ponderoso e lungo, così scorre vivace.
    I solisti sono eccellenti, la concertazione è brillante.
    Sono impiegati un mix di strumenti moderni e d'epoca ma l'amalgama è perfettamente equilibrato.
    E' musica felice, gioiosa, come il carattere di Handel. Quando si passa alla chiave minore è per necessità "di teatro", non per mettere tristezza.
    Che è come dovrebbe - secondo il mio modesto parere - sempre la musica : nata per intrattenere e curare, non certo per far ammalare ...

    Dantone alla guida della compagine e al clavicembalo

    il maestro concertatore, Alessandro Tampieri, primo violino
    Insomma, una registrazione fantastica, al servizio di grande musica, con richiami all'opera tutta di Handel, al nostro retaggio musicale di 6-'700.
    All'arte di intrattenere il pubblico, colto e meno colto, che si è persa nel tempo.
     
     
  24. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    The Handel Project : Seong-Jin Cho, pianoforte
    DG 3 febbraio 2023, formato 96/24
    ***
    Detesto questo uso del termine "Progetto" se non è un vero e proprio progetto di integrale o di riedizione critica o qualsiasi altra cosa di grande respiro.
    Qui abbiamo un semplice tentativo - perfettamente riuscito - di riportare tre suite di Handel sul pianoforte moderno, suonandolo alla Handel e non alla Richter.
    Il parallelo con le "più grandi variazioni per pianoforte mai scritte" (le Handel di Brahms), ci sta. Ma il progetto finisce qui ?
    Speriamo di no.
    Detto questo, il nostro Seong-Jin Cho che avevamo tanto apprezzato in Chopin, sa veramente quello che fa.
    Prende uno Steinwey, evita accuratamente il pedale, suona staccato, con la sinistra che sostituisce il basso continuo e la destra la prima voce, violino, oboe o soprano che vogliate.
    Raddoppia quando serve, rafforza quando di vuole, rallenta quando è necessario.
    Il suo Handel ne esce vincente ed è un peccato che altri non si impegni in questo modo. Perché diciamolo, tranne rari casi, questa musica al clavicembalo è noiosa - non è Bach ! - necessità di aria, vita e chiaroscuri per esprimere tutta la vitalità e la gioia che Handel ha inteso metterci dentro.
    Così come la suona il coreano, con leggerezza, competenza, amore e senza "servizio sacerdotale" come tanti clavicembalisti strettamente osservanti, appare per tutta la bellezza che cela.
    Le famose variazioni sul "l'armonioso maniscalco", per esempio, sono una danza in punta di dita, un gioco di bravura, ritmato, semplicemente sensazionale.
    Etereo e danzante il finale, con il minuetto arrangiato da Kempff .
    E Brahms ?
    In mezzo scorre il fiume.
    Per Brahms, Handel era "il migliore di tutti noi" e persino Wagner arrivò ad apprezzare le Variazioni Handel di Brahms ...
    Anche qui l'interprete danza sulla tastiera, cogliendo così il legame tra il Brahms del 1861 e l'Handel del 1733.
    E' un bell'ascoltare dalla prima variazione sino alla fuga finale che cresce passaggio dopo passaggio.
    Insomma, sulle prime il disco mi era sembrato velleitario. Ma al terzo ascolto è cambiato tutto, si è levato un velo, la chiarezza di tocco e l'onestà di Seong-Jin Cho mi hanno vinto.
    E' veramente un bel tributo. Al di là del progetto ...
  25. M&M
    Schumann : Sinfonie n. 3 e n. 4 - (orch. Mahler)
    ORF Vienna Radio Symphony Orchestra diretta da Marin Alsop
    Naxos, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Per decenni si è creduto che l'orchestrazione originale di Schumann delle proprie sinfonie fosse troppo debole e che dovesse essere revisionata.
    Direttori di orchestra e compositori hanno a lungo operato tagli, modifiche, riscritture.
    La versione di Gustav Mahler è tra le più in voga, ammetto anche di aver conosciuto secoli fa le sinfonie di Schumann in questa stesura, sotto la direzione di Daniele Gatti all'epoca ad Oslo.
    Già avevo una visione abbastanza critica dello Schumann sinfonico per l'orchestrazione debolissima del concerto per pianoforte, le sinfonie mi parvero deboli e finirono nel dimenticatoio.
    Lo sforzo di Mahler, secondo le sue oneste intenzioni, era quello di adattare il suono di Schumann alle orchestre con 90 e più elementi del suo tempo opulento viennese e certamente più simile a quelle del nostro.
    Ai tempi di Schumann l'orchestra del Gewandhaus contava non più di 40-45 elementi e gli strumenti non avevano nemmeno la potenza attuale.
    Pensiamo alla mente del compositore di quel fragoroso monumento alla ipertrofia musicale che è la cosiddetta sinfonia dei mille e alle contese con Richard Strauss su chi fosse il più grande direttore vivente.
    Ma come giustamente ricordava Abbado che bene conosceva Schumann, "io non conosco grandi direttori d'orchestra, conosco grandi composizioni e il direttore deve essere al servizio della musica".
    E' un motto che mi sento di sposare in ogni momento nel censurare le scelte di Mahler che con questa operazione di taglio e cuci, operando peraltro trapianti tra le versioni iniziali e finali dei già stentati e incerti propositi di Schumann stesso.
    Infatti queste versione e qui abbiamo quelle che sono le due sinfonie più interessanti e mature di Schumann, a me risultano pesanti, bolse, piuttosto immote.
    E nulla può la brava Marin Alsop che dirige oggi alla Bernstein alla testa di una buona orchestra queste pagine complicate.
    Il risultato per me resta lo stesso, pesante, noioso.
    Per fortuna che c'è il Johannes (Brahms) che pur contro il volere di Clara (Schumann) nel 1891 si incaponì a pubblicare e dare alle stampe le versioni originali e definitive di Schumann.
    Ebbene, datemi del sofista, un altro pianeta.
    Provate ad ascoltare la versione di Paavo Jarvi, meglio se quella in video al Pier 2 di Brema con la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen ...
     
    che mi hanno fatto riassaporare questa musica.
    Quindi no, mi spiace cara Marin, non ti offendere ma no ... Mahler va bene per Mahler
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