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Berlioz : Sinfonia Fantastica


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Esistono, anche nella musica, episodi particolari, miracoli, congiunzioni astrali che portano al miracoli. Casi eccezionali.

E', secondo me, il caso, della Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz.

Composizione ricca di aneddotica degna di Lord Byron e del Dottor Faust.

Berlioz, diciamola tutta, compositore iper-romantico alla ... Byron, secondo lo stesso Mendelssohn che si professava suo amico, non era sto granché come compositore.
Studente di medicina fuori corso, spinto dal padre, famoso dottore, artista ardente e passionale, ha scritto tanta musica ma per lo più fragori di trombe e cacofonie pacchiane che gli sopravvivono solo per un caso.

Questa sinfonia. Che si dice sia stata dettata dalle visioni indotte da una dose massiccia di oppio. O dal demonio stesso cui Hector avrebbe venduto l'anima per raggiungere il successo a dispetto del padre.

La vicenda comunque resta casuale, Berlioz invaghito della protagonista dell'Amleto itinerante in Europa, l'attrice irlandese Harriet Smithson, vista in teatro a Parigi, le si dichiara appassionatamente ma viene respinto.
Lui insiste fino a convincerla a sposarlo. Ma questo va oltre la sinfonia.

I dolori del giovane Hector diventano Symphonie fantastique: Épisode de la vie d'un artiste, en cinq parties, in cinque parti come l'operà francese e in rottura con la sinfonia classica tedesca.
Berlioz di fatto è l'epigono dei compositori francesi del 600-700, in lotta contro italiani e tedeschi. Sebbene si sia potuto mantenere in vita solo grazie alla generosa pensione ottenuta da un compositore italiano, Paganini, che vide in lui non sappiamo esattamente cosa, forse la promessa di qualche cosa che sarebbe potuto essere.

Comunque, sinfonia a programma, con cinque atti perfettamente descritti dalla prosa dello stesso Hector :

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nella sua grafia svolazzante e sotto decine di correzioni come nella partitura

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perché evidentemente Belzebù con la sua voce sulfurea non si faceva capire bene ...

... o forse perché il ricorso alla droga doveva essere ripetuto quando l'ispirazione veniva meno.

I cinque movimenti :

 

  1. Nel primo movimento "Fantasticherie - Passioni" viene descritto lo stato del compositore prima e dopo aver incontrato la donna amata. Avviene una transizione da uno stato di sognante malinconia, interrotta da vari eccessi di gioia immotivata, a uno di passione delirante, con i suoi impulsi di rabbia e gelosia, i suoi ricorrenti momenti di tenerezza, le sue lacrime e le sue consolazioni religiose. Ecco perché l'immagine melodica iniziale ricorre lungo tutto il movimento, come una idea fissa.
  2. Il secondo movimento "Un ballo", è un trascinante valzer in la maggiore, nel quale il protagonista è ritratto durante una festa danzante, costantemente turbato dall'immagine della donna amata (che compare attraverso la solita immagine melodica della idée fixe).
  3. Nel terzo movimento, "Scena campestre", un lirico adagio in fa maggiore, il protagonista sull'onda di un ranz de vaches eseguito da una coppia di pastori si abbandona a contrastanti pensieri di speranza e di angoscia. Abbandonata infine la speranza di essere corrisposto, egli tenta di avvelenarsi con l'oppio, che provoca le visioni dei due movimenti successivi.
  4. Nel quarto movimento, "Marcia al supplizio" (allegretto non troppo in Sol minore), il protagonista in preda all'oppio, sogna di aver ucciso la donna amata, e quindi di venir condannato a morte, condotto al patibolo e giustiziato. L'idée fixe compare solo verso la fine del movimento ed è bruscamente interrotta da un violento accordo che simboleggia la caduta della mannaia.
  5. Il quinto movimento "Sogno di una notte di sabba" trasporta il protagonista nel bel mezzo di un sabba di streghe, in un corteo lugubre e solenne. In questa parte finale su un costante metro di 6/8 si susseguono ininterrottamente quattro "quadri": nel primo, dopo un'introduzione, una distorsione triviale della idée fixe rende i tratti grotteschi assunti dalla fisionomia dell'amata nella visione del sabba; il secondo è fondato su una parodia del "Dies irae", l'inno gregoriano per la sequenza dei defunti; il terzo è la Ronde du Sabbat, un vorticoso fugato; il quarto (Dies Irae et Ronde du Sabbat ensemble) inizia con una visionaria sovrapposizione della sequenza gregoriana sul fugato, per chiudersi con una trionfante apoteosi. [ripreso da Wikipedia]

portano ad una ponderosa opera di un'ora abbondante.

L'orchestra è ricca, come in Germania non se ne vedono.

Stiamo parlando del 1830, Beethoven è morto da 3 anni, la sua Nona Sinfonia è del 1824, il Poema Sinfonico è solo nell'aria, Liszt ha 19 anni, Schumann e Chopin 20, Mendelssohn 21, Wagner 17.
La composizione rompe con il passato. E in futuro verrà ripresa a modello solo da pochi temerari capaci di andare oltre gli schemi. Ma raramente a proposito.
L'idea di base può essere assimilata con la Pastorale di Beethoven, ma quella può essere benissimo bevuta senza leggere poemetti, questa proprio non si capirebbe senza essersi prima informati.

Non immagino la reazione dei presenti alla prima al Conservatorio di Parigi il 5 dicembre del 1830.
Nell'estate di quell'anno ci sono stati i moti rivoluzionari con la caduta definitiva dei Borbone.
Si confrontano il vecchio Lafayette con l'ultimo dei marescialli di Napoleone, il nobile Marmont.
E' il trionfo definitivo della borghesia con il nuovo Re, Luigi-Filippo d'Orleans che presta giuramento non sulla Bibbia ma sulla nuova costituzione "liberale":

Insomma, un quadro particolare, che ben si presta da sfondo agli eccessi di Berlioz e della sua Sinfonia.

Che è e resta un trionfo della melodia, degli effetti speciali, delle percussioni, dei fiati.
Soprattutto con materiale tematico eccezionale e trovate degne dei grandi drammaturghi del vecchio Re Luigi XIV.

La marcia scandita dai timpani, il Dies Irae, la danza delle streghe. E' tutta musica ad effetto, con gusto teatrale raffinato.
Qualche cosa che nelle altre composizioni di Berlioz non si vedrà più.

Ammetto che al di là di questa composizione ho ascoltato poco di Berlioz, il poco che conosco lo devo alla passione e all'appassionato amore di Bernstein per Berlioz che durante il suo soggiorno a Parigi fece apprezzare a tutto il mondo anche con alcune delle sue preziose trasmissioni televisive. Ricordo una lezione tenuta agli orchestrali della Orchestre Nationale de France durante le prove di ... non mi ricordo quale altra musica ... in cui faceva apprezzare ogni nota, ogni scelta strumentale, ogni entrata.
Tanto da infervorare musicisti e telespettatori.

Comunque, la Fantastica, resta una delle più riuscite sinfonie della storia e il suo colore unico.

***

Sono innumerevoli le registrazioni di questa celeberrima composizione.

Oltre alle due versioni di Bernstein, quella con la NYP del 1969 e quella con la ONF

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metto tra le moderne, la meravigliosa ripresa Linn con Robin Ticciati alla testa della Scottish Chamber ovviamente ben rinforzata di strumentisti aggiuntivi :

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disco tellurico che mette alla prova ogni impianto stereo !

Buon ascolto.

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