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Blog Entries pubblicato da M&M

  1. M&M
    Mozart : Quintetti d'archi K 515 e K 516
    Quatuor Ébène avec Antoine Tamestit
    Erato, 10 marzo 2023, formato 96/24, acquistato
    ***
    Il Quintetto K 516 in Sol Minore di Mozart è una caposaldo della musica da camera di tutti i tempi, chiara ispirazione per molta musica successiva, in particolare per Schubert e soprattutto per Brahms.
    Il cui quintetto Op. 111 (stessa formazione : 2 violini, 2 viole, violoncello) ispirerà a sua volta la gran parte dei quintetti tardo romantici di fine ottocento e novecento.
    Concepito in un periodo travagliato per la malattia del padre ma anche tra i più fecondi per Mozart, tra l'inverno del 1786 e la primavere del 1787. La scelta della tonalità è essenziale con il suo turgore autunnale come lo è naturalmente per la di poco successiva sinfonia n. 40, scritta nella stessa tonalità.
    In questa composizione ci sono richiami al successivo Mozart, e riprese del medio e tardo Beethoven.
    Un capolavoro monumentale per l'intera storia della musica come testimoniano gli inconsueti 35 minuti di durata complessiva, più di una sinfonia dell'epoca.
    Ma non è da meno il ... meno eseguito e conosciuto K 515 il cui unico demerito è di essere nella tonalità banale di do maggiore.
    Ma anche qui i richiami di Schubert e di Beethoven si sprecano ...
    Il panorama discografico per questi capolavori è poco o pochissimo affollato.
    Sinceramente a memoria mi verrebbe da citare sola, unica, la meravigliosa integrale fatta da Arthur Grumiaux e dai suoi amici, edita da Philips, e compagna della mi crescita musicale come pochi altri dischi storici.
     
    qui vedete ristampe Philips e Decca di epoca successiva, sono le stesse registrazioni originali in lp che pure ho posseduto da ragazzo

     
    Ma rispetto a quella qualità della registrazione Erato, si aggiunge il prezioso rinforzo offerto come prima viola dal grande Antoine Tamestit, la cui flessibilità e sensibilità per tutta la durata dei due quintetti fanno si che il suono del Quatuor Ébène si trasformi "quasi" in un consort di viole.
    Tutta la dinamica interna delle parti dei cinque strumenti, matematicamente simmetrica, architettata dal genio di Amadeus al suo apice vi si parerà di fronte perfettamente, senza nemmeno un dettaglio perso.
    L'ascolto in cuffia, una di quelle buone, meglio se planare o elettrostatica, riempirà di assoluto stupore l'ascoltatore. Per me sino alle lacrime già col primo movimento del K 515 e i suoi 14 minuti di durata complessiva.
    Ogni da capo sembra diverso, perché cambiano gli accenti, cambiano i pesi, i cinque musicisti sono perfettamente uniti nella musica che stanno facendo.
    Come dimostrano anche le fotografie - originali - corredo del libretto, chiarificatore per certi aspetti della loro lettura

     
    Ci sarà forse qualche critica per l'eccesso di dolcezza, dove Grumiaux imponeva schiettezza e ritmo. Colpa di Antoine, certamente !
    Troppa inclinazione romantica. Si, certo, è un Mozart fatto per apprezzare Schubert ma senza perdere nemmeno uno jota di chiarezza classica.
    L'equilibrio complessivo e la tonalità chiara prendono il sopravvento. Insomma, ancora non c'è la statua del Commendatore che prende vita.
    Colore, vivacità, senso ritmico che non sovrasta il lirismo di fondo con cui gli strumenti cantano.
    Bella prova, ed uno dei dischi più interessanti del 2023, meglio dei troppi dischi ammiccanti in stile crossover che riempiono le liste degli streaming in questi mesi.
     
     


  2. M&M

    Recensioni : clavicembalo
    Gradus ad Parnassum - Jean Rondeau, clavicembalo
    Erato 3 marzo 2023, formato 96/24, comprato
    ***

    a leggere il "cosiddetto" programma di questo disco e poi le note del libretto si verrebbe chiamati a comporre il numero del servizio sanitario per far ricoverare il nostro.
    Ma è tutto un sogno come cerca di confessare alla fine il clavicembalista annoiato.
    Che probabilmente dopo aver esplorato tutto il repertorio cembalistico francese e messo in disco tra le più quiete Variazioni Goldberg della storia si è messo a viaggiare con la fantasia, a volte accompagnato da amici del suo corso a volte da solo.
    Come in questo caso in cui si appropria al clavicembalo di composizioni pensate per strumenti che sono nati per superare i limiti tecnici ed esecutivi del suo strumento.
    Ci riesce ? Si, ci riesce benissimo.
    Ma a quale scopo ? Non lo so dire anche dopo veramente tanti ascolti di queste pagine, per lo più notissime.
    Credo che alla fine il solo Mozart sia adeguato all'esperimento, il resto composto prima e dopo lo possiamo considerare una Mission Impossible da cui il nostro agente ritorna senza nemmeno dover distruggere ... il messaggio.
    Bravo, applausi a scena aperta. Probabilmente il troppo studio richiede delle pause ... ? 
     
     

  3. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schumann e Brahms : Benjamin Grosvenor, pianoforte
    Decca, 17 marzo 2023, formato 192/24, acquistato
    ***
    Robert Schumann (per Clara Schumann) : Kreisleriana, terzo movimento sonata n.3, 3 Romanzen Op. 28 (n.2), Abendlied n.12, Blumenstuck
    Clara Schumann (per Robert Schumann) : variazioni su un tema di Robert Schumann op. 20
    Johannes Brahms (per Clara Schumann) : tre intermezzi Op. 117
    "Programma" purtroppo stratrito nei termini, il triangolo a tre tra Robert, Clara e Johannes, qui con Johannes studente, discepolo del marito, e poi sostegno della vedova, Robert e Clara eterni innamorati.
    La Kleisleriana, opera folle in cui Florestan ed Eusebius più che dialogare farneticano uno sull'altro, spariglia però completamente le carte.
    Non è la lettura forte che mi aspetto io ma è piena e possente e getta la luce in chiaroscuro sul resto del disco.
    Come nelle marmoree ma sempre meravigliose variazioni sull'andantino di Clara.
    Benjamin prende spazio a se stesso con il suo meraviglioso rubato, leggero come un pane ben lievitato e pieno di bolle, così ogni arpeggio si chiude con un accordo morbido.
    Le due mani che danzano lievi ma l'intera atmosfera è quella triste, non tragica, delle maschere del carnevale.
    La follia di Robert è lucidissima e ci vuole grande sensibilità per non scivolare tra i due lati della lama sui cui Florestan si dimena.
    Ah, ma questo non è il carnival, già, ma c'è tutta l'aria impregnata di quegli anni 1835-1836, con la giovane Clara, fresca di studi di Beethoven e Bach, che cerca di capire di cosa le scriva il futuro marito.
    Cosa ci avrà capito il giovane Johannes, tutto pane e contrappunto, capitato nella loro casa molti anni dopo, quando Eusebius aveva preso il temporaneo controllo della situazione ?
    Sarà forse più sconcertato dagli Abendlied che dalle sinfonie di Robert.
    Le variazioni di Clara sono virili nel tratto ma danzanti come farfalle, hanno una struttura circolare, ripetutamente ossessiva. L'abilità con cui Grosvenor le porta al limite è impressionante.
    Chiudono i tre intermezzi che Johannes mandò a Clara, vecchia e rassegnata per distrarla.
    C'è tutta la tenerezza delle ninna nanne nei primi due, e una sorta di ramanzina bonaria nel terzo.
    Che qui Grosvenor ha scelto per chiudere il suo disco. E' un pezzo di grande apertura, brillante, che fa meno della voce ma in cui la melodia fa il canto mentre il basso accompagna, senza mai essere invadente.
    Intonato con tutto il resto.
    85 minuti di grandissima musica, finalmente un disco importante in questo 2023 che partito bene si stava rivelando deludente.
    Registrazione piena e dinamica, altissima risoluzione, basso importante.
    Decca che come al solito risparmia sul libretto (ma tanto che avrebbero avuto di originale da scrivere ?).
  4. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schubert, opere per pianoforte
    Elisabeth Leonskaja, pianoforte
    Warner Classics 26 agosto 2022, formato 96/24
    ***
    Oggi è l'8 marzo, festa della donna.
    Sarebbe stato facile celebrarlo con un mazzolino di mimose.
    Ancora più comodo recensire il disco di una giovane violista che interpreta solo brani di compositrici contemporanee.
    Oppure il solito disco con musiche di Clara e Fanny.
    Invece volevo fare ammenda e celebrare una pianista che io ho sempre ingiustamente snobbato, alle prese con l'integrale di Schubert - nove ore e rotti - che alla non più tenera età che si porta appresso (è del 1945, pochissimo più giovane della mia mamma) ancora suona dal vivo nei teatri di tutto il mondo.

    in cartellone, lo scorso gennaio ma programmi pieni fino all'estate 2023
    Premiata in gioventù, "scappata" come altri suoi colleghi a fine anni '70 - prima della glasnost - dall'Unione Sovietica (lei è georgiana), grande amica del suo mentore Richter, altro personaggio capace di ricreare dal niente di pagine semplicissime, come quelle del primo Mozart o del primo Schubert, misteriosi universi sonori che sfuggivano ai più.
    Conoscevo i dischi di Schubert registrati con la vecchia Teldec, non mi avevano convinto tantissimo. Elisabeth ha sempre avuto questo approccio olimpico, compassato, io mi emozionavo solo dello Schubert di Brandel cui devo la poca frequentazione per questo autore per me un pò troppo complicato nella sua eccessiva semplicità.
    Queste sono nuove registrazioni. Brillanti, con un suono molto presente e ravvicinato che permettono di apprezzare la digitazione precisa e ben scandita - quasi gouldiana - di Elisabeth.
    Il risultato - che resta nel solco richteriano - è scolpito, marmoreo, pur nei tratti che sono sempre caratterizzata da calma compassata.
    Tanto che i rari momenti di cambio di ritmo un pò sorprendono.
    Il lirismo di Schubert, tutto ritornelli e ripetizioni ossessive, si presta alla ripresa al di fuori delle - scarne - indicazioni del testo.
    Così come si sprecano le occasioni di abbellimento con inclusione di interi movimenti in quelle che vengono considerate sonate incompiute (prassi che io non incoraggerei troppo, chi siamo noi per dire che Schubert ha interrotto una cosa anziché considerarla finita così fuori dalle regole classiche ?).
    Mani pesanti e braccia ancora fortissime al servizio di una sensibilità acuta e un grande senso dell'interpretazione che nel corso della carriera si è andata evolvendo ma senza formali dogmatismi o tante delle convinzioni granitiche di suoi eminenti colleghi.
    Schubert per me è una sorta di malia, come Wagner, a priori ne farei sempre a meno, ma se comincio ad ascoltarli e l'interprete fa la differenza, poi non posso più smettere fino alla fine.
    E' questo il caso, almeno in questo otto di marzo duemilaventitré con la signora Leonskaja che ha un programma di interventi a concerti per tutto l'anno.
    Non fittocome la Yuja Wang o la connazionale Khatia Buniatishvili ma segno di uno stato di forma ancora invidiabile.
    Come dimostra questa nuova integrale, preziosa e interessante, pur se totalmente personale, lontana da esasperazioni drammatiche e contrasti terrificanti.
    Del resto il cofanettone si chiude con due limpide sonate in tono maggiore che si staccano dalle atmosfere oscure e beethoveniane della #19 in do minore.
    Forse la narrazione su Schubert ci porta troppo spesso oltre la realtà.
    Di mio vi consiglio di ascoltare con curiosità questa integrale. Che non sostituisce il "mio Brendel" ma che è altrettanto preziosa.


  5. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    nuits parisiennes
    musiche di Ravel, Debussy, Poulenc, Milhaud
    Manon Galy, violino
    Jorge Gonzalez Buajasan, pianoforte
    Aparte 24 febbraio 2023, formato 96/24
    ***
    Le "notti parigine" cominciano con la solita trita Beau Soir trascritta da Jasha Hiefetz e si chiudono con due trascrizioni di Milhaud pensate per accompagnare il cinema muto di Charlie Chaplin.
    In mezzo tre sonate, di Debussy, di Ravel, di Poulenc, con le loro influenze e stili diversi e altre due trascrizioni celebri.
    L'atmosfera è mantenuta pur con le differenze influenze - orientaleggiante per Debussy, spagnoleggiante per Ravel, sudamericaneggiante per Poulenc - sulle tre sonate e devo dire che il disco risulta ben articolato per i circa 80 minuti che i due musicisti e il loro editore generosamente ci concedono.
    E' musica generalmente di alto livello, concepita con lo stesso spirito di spezzare il predominio del violino sul pianoforte ma mettendo sullo stesso piano i due strumenti così profondamente diversi.
    Non so dire se ci siano riusciti gli interpreti, con il violino registrato piuttosto alto e in generale con la violinista che si dimostra sempre più esuberante del suo partner.

    comunque è un disco interessante che si lascia ben ascoltare pur con un panorama di interpretazioni alternative sconfinato anche se magari non con questi stessi accostamenti.
    Registrazione potente e dinamica, in evidenza il violino ma è abbastanza normale.
  6. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Ciaccona !
    La Centifolia con Leila Schayegh al violino
    Glossa 20 gennaio 2023, formato 96/24
    ***
    La ciaccona è una danza di origine popolare forse proveniente dal Sud America che si è diffusa nel '600 in Europa, praticamente in tutti i paesi.
    Ovviamente in Italia per il carattere girovago dei nostri musicisti ma lo troviamo anche in Francia (chaconne) e in Inghilterra (chacony).
    Molto in voga per il carattere frizzante e per la struttura con basso ostinato di fondo su cui gioca la melodia.
    Dai saloni di danza è stata presto importata nella musica colta dove è rimasta fino ai giorni nostri.
    In questo disco la formazione La Centifolia (un numero -> un programma) fa una compilazione di esempi dalla fredda Inghilterra passando per la Germania del Nord per arrivare all'Italia.
    Manca la più celeberrima delle ciaccone, quella per violino solo di Bach che è l'apoteosi del genere ma è anche una sublimazione dell'idea di polifonia da uno strumento monodico.
    Qui il più delle composizioni sono per formazione a più strumenti dove le parti - basso e canto - sono ben distinti.
    Ma non mancano esempi di composizioni per strumento solista, come la spettacolare Fantasia in La minore di Nicola Matteis (Napoli, circa 1650) che pur in meno di 5 minuti si esibisce in una pagina virtuosistica da cui può anche essere che lo stesso Bach abbia preso ispirazione.
    E poi troviamo Purcell insieme a Corelli e Pachelbel, Tarquinio Merula in un excursus tra '600 e '700 che termina con il famoso canone di Pachelbel che è, di fatto, una ciaccona.
    Fantastica la Schayegh con il suo fraseggio stretto e all'altezza la compagine che l'accompagna.
    E' musica divertente, come deve essere, frizzante, da sonare con gioia, con vena creativa quanto lo è la musica scelta.
    Gran bel disco, ascoltato più e più volte mentre lavoravo ad altro.
    Registrazione ravvicinata e un pò piatta ma non disprezzabile nel complesso.
  7. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Mozart : integrale delle variazioni per pianoforte
    Roberto Prosseda, pianoforte
    Decca, 10 marzo 2023, formato 96/24
    ***
    Considero Roberto Prosseda tra i più colti e seri interpreti al pianoforte del nostro Paese.
    E' anche un eccellente didatta e musicofilo.
    Le sue registrazioni portano sempre un valore aggiunto che va oltre la semplice musica, penso ad esempio al recupero delle pagine dimenticate per pianoforte con pedaliera, ad esempio.
    Ma proprio anche pagine trascurate o spesso sottovalutate.
    E' il caso anche delle celeberrime variazioni per pianoforte di Mozart, regolarmente liquidate come didascaliche o infantili.
    Certo, già le prime sul tema di "Ah, vous dirai-je maman", che pure io ho strimpellato in gioventù, si studiano ai primi corsi di piano ma anche i concerti per pianoforte e orchestra di Mozart sono alla portata di molti bambini e ragazzi.
    Solo che, come ricorda giustamente Alfred Brendel, ci vogliono grandi pianisti per rendere grandi quei concerti.
    E' lo stesso con queste variazioni. Semplici, scorrevoli, didattiche, scolastiche quanto vorrete ma di una simmetria e di una armonia uniche che sotto le dita di un pianista come Prosseda (ma ricordo sempre un disco bellissimo, sempre Decca, di Schiff) diventano distillati per intenditori.
    Qui abbiamo una splendida integrale di 2 ore e 35 minuti in tutto che non avrà il valore di quella - ciclopica - dedicata a Mendelssohn (ma solo perché quella dura oltre 11 ore e contiene tutto, non solo le variazioni), ma che vale tutto il tempo che le vorrete dedicare.
    Ripresa eccellente di un pianoforte grandioso (sarà un Fazioli ? A primo ... orecchio direi di si).
    Grazie Roberto !
  8. M&M

    Personale
    Si, lo so che c'è molta gente che mi ha preceduto. Ma io non potevo onestamente privarmi prima del 105/1.4E. Prima di che ? Prima che uscisse l'85/1.2 S.
    E nemmeno del 500/5.6E PF. Prima che uscisse il 400/4.5 S.
    Entrambi questi nuovi Nikkor Z non faranno MAI rimpiangere i loro predecessori. Come è successo per tutti gli altri Nikkor Z che ho provato.
    Si, lo so che c'è gente che si è comprata due Nikon Z9 con annessi due FTZ II. E che non ha nemmeno un Nikkor Z-uno per provare l'effetto che fa.
    O che ci usa bellezze meravigliose come il 200-400/4 prima serie o il non-mi-toccate-che-se-mi-rompo-é-finita, 300/2.8 AF-I.
    Bontà loro, vedo che c'è chi usa ancora la D3s con soddisfazione propria, perché no ? Continuate così, fatevi del bene.
    Io invece, no. Invece no. Non vedevo l'ora e anche prima del tempo ho cominciato l'avvicendamento che solo adesso ho potuto completare.
    Adesso non ho più né un Nikkor F in servizio (non conto i vecchi pre-AI, che fanno bella mostra di se ma che non uso quasi mai), e nemmeno un FTZ.
    Il futuro è solo Z. Anzi, il presente è già solo Z
  9. M&M
    Bach : Sei sonate in trio (per organo, arrangiate per trio di strumenti vari)
    Tempesta di Mare Philadelphia Baroque Orchestra/Chamber Players
    Chandos/Chaconne 1/6/2014, formato 88.2/24
    ***
    Le Sei sonate in trio per organo sono state - probabilmente - composte da Bach intorno alla seconda metà degli anni '20 del '700 per istruire i figli nell'uso del grand organo.
    Ne sono prova le trascrizioni trovate nei taccuini di Friedmann e di Emanuel, oltre ai frammenti presenti in quello di Magdalena.
    Sono sonata in stile galante, molto moderne per l'epoca, brillantemente sviluppate, ovviamente secondo gli schemi della musica italiana con ampio uso di ritornelli e "da capo".
    L'organo a due manuali più pedale (per lo più ripetuto sul manuale principale) si presta perfettamente alla polifonia contrappuntistica su tre parti.
    Ed è quindi gioco facile ripeterla per trio di strumenti diversi, flauto, violino, basso, con variazioni di formazione sul basso continuo o nelle voci solistiche.
    Il risultato è un disco freschissimo, proposto dalla vivace formazione americana, specialista nel repertorio tardo-barocco, che permette una riscoperta anche a chi non frequenta l'organo.
    Per me queste sonate sono parte del repertorio standard, e tra le cose che più ammiro, conosco e macino da decenni di Bach.
    Riascoltare così è un regalo inatteso che a suo tempo mi era sfuggito e che ho scoperto casualmente in questi giorni.

    la sezione dei violini dell'orchestra completa

    dei Tempesta di Mare, il cui nome è già un programma "all'italiana".
    Aver affidato la parte principale spesso al flauto diritto varia l'altezza della gamma tonale, ma anche le sonate riprese per lo più con archi (tre parti più liuto a fare il basso con il violoncello) sono estremamente interessanti.
    Sembra chiaramente che l'ispirazione venga da quanto fatto da Bach stesso nell'orchestrazione dei Concerti Brandeburghesi più modesti in termini di organico.
    La registrazione è eccellente, si distingue ogni parte come deve essere e il timbro di ogni strumento.
    Ascolto consigliato non solo ai patiti di Bach come il sottoscritto.
  10. M&M
    Calendario eventi.
    Mi sfuggisse qualche cosa e qualcuno ne è al corrente, sarò grato di ogni segnalazione.
    Grazie.
    ***
    PROVVISORIO
    ***
    Febbraio
    25 – 26 Test Curbstone (GT, Prototipi)
    Marzo
    2 – 3 Speer Racing test
    16 – 17 Test Kateyama (GT, TCR, Prototipi)
    19 Trackday Pistenclub
    23 Coppa Milano Sanremo
    28 – 29 Test Kateyama (GT, TCR, Prototipi, Formula)
    Aprile
    1 – 2 FX Racing Series
    4 – 5 Test Kateyama (GT, TCR, Prototipi)
    14 Test Porsche Carrera Cup Italia
    16 ACI Storico Festival
    22 – 23 Fanatec GT World Challenge Europe
    24 Curbstone Sports club
    29 – 30 Festival dello Sport
    Maggio
    2 Test Kuno Schaer
    5 – 6 Niki Hasler Trackday
    16 – 17 Speer Racing test
    24 – 25 Ferrari F1 Clienti – Programma Ferrari FXX
    30 – 31 Test Kateyama (GT, TCR, Prototipi)
    Sulla nostra pagina Eventi a breve il calendario da scaricare sul tuo cellulare
    Giugno
    5 – 6 Test Kateyama (Formula)
    10 – 11 Monza 12H Creventic
    13 – 14 Test Gedlich Racing (GT, Formula)
    16 – 18 Milano Monza Motor Show
    23 – 25 ACI Racing Weekend 1
    Luglio
    1 – 2 Time Attack Italia
    7 – 9 WEC 6h Monza
    14 – 16 Porsche Sportsclub Suisse
    22 Monza Power Run
    Agosto
    3 – 4 Test Kateyama (GT, TCR, Prototipi)
    Settembre
    1 – 3 Gran Premio d’Italia
    16 – 17 ACI Racing Weekend 2
    22 – 23 – 24 GT Open (TCR Europe, Euroformula Open, Boss GP)
    Ottobre
    15 Trackday Pistenclub
    16 – 17 Guidare Pilotare
    Novembre
    2 – 3 Test Kateyama (Formula)
    Dicembre
    1 – 3 ACI Rally Monza
  11. M&M
    Questa è una barzelletta, di quelle da risate a denti stretti ...

    Ci sono un americano, un giapponese grosso e un giapponese smilzo ... apple, sony e nikon.
    Apple chiama sempre per telefono. Sony e Nikon si vedono sempre all'ultimo venerdì del mese, per il té dalla mamma di Nikon.
    2015
    Apple : Ciao Sony, mi servono 240.000.000 di sensori per l'iPhone 8. 30 milioni al mese per i primi tre mesi, consegna a partire dal 1° ottobre. Poi 10 milioni al mese. Me li mandi alla Foxconn di Shenzhen via nave.
    Te li pago 13 centesimi di dollaro l'uno. Se ritardi di un giorno mi fai il 10% di sconto. Eccoti lo schema da riprodurre esattamente tale e quale.
    Sony : va bene, ce la posso fare. Come mi paghi ?
    Apple : ti apro un conto alla BofA di San Francisco e ti accredito là ad ogni consegna
    Sony : Ciao Nikon, tua mamma mi ha detto che ti serve qualche cosa. Dimmi.
    Nikon : mah, sai, mi servirebbero dei sensori per la D600 ma non posso spendere tanto.
    Sony : quanti ne hai bisogno, 1.000.000, 5.000.000 ?
    Nikon : no, dai, 50.000 bastano.
    Sony : 50.000 ? Li ho in magazzino, te li metto da parte ?
    Nikon : si, ma hai anche i convertitori, gli amplificatori, i connettori, le matrici ?
    Sony : si, ho tutto. Ci penso io.
    Nikon : e per ...
    Sony : non ti preoccupare, te li scalo da quelli che ti devo dare io per gli scanner
    2021
    Apple : Ciao Sony, mi servono 300.000.000 di sensori per l'iPhone 12. Te li pago 10 centesimi l'uno, me li dai direttamente a stampate da 2000, spedisci in aereo a Shenzhen.
    Sony : va bene, pagamento solito ?
    Apple : certo
    Nikon : Ciao Sony, avrei bisogno che mi facessi un pò di questi sensori, eccoti il progetto.
    Sony : ganzo ma che bello che è questo sensore stacked. Sai, mio nipote ci gioca con queste cose ma non le fa così belle. Ti spiace se glielo faccio vedere ?
    Nikon : no, ci mancherebbe. Ma per quando me li puoi fare ?
    Sony : quanti ne vuoi, un milione ?
    Nikon : no, dai ancora devo consumare quelli dell'ultima volta che mi hai venduto nel 2015. E ci ho fatto la D600, la D610, la D750 e la Z5. Con gli ultimi, che se no, non riesco a svuotarti il magazzino, sto pensando di fare la Zf da vendere a quegli stupidotti di europei che si sentono sempre giovani come una volta ... altrimenti non li finisco più.
    Con questi al massimo ci faccio Z9 e Z8. Diciamo un 25.000
    Sony : allora, possiamo fare così. Il 26 di agosto devo cambiare la matrice per finire di stampare gli iPhone 11 e cominciare gli iPhone 12. Se faccio in tempo, in un pomeriggio te li faccio. Va bene ?
    Per il prezzo ci mettiamo d'accordo.
    2023 
    Apple : Ciao Sony, mi servono 200.000.000 di sensori per l'iPhone 15. Te li pago 9 centesimi l'uno, me li mandi in aereo a Ho Chi Min nella fabbrica nuova.
    Sony : in Vietnam ? Ma non avete fatto la guerra con quelli la ?
    Apple : cose passate in Gold We Trust ! Sai, mio Zio Joe ha comperato tutto il Vietnam per me. Pensa che adesso nei cunicoli dei Viet Cong ci alleviamo i grilli da dare da mangiare a quei grulli degli europei "green" mentre noi ci facciamo le costate di Black Angus irlandese.
    Sony : ah, va bene, condizioni solite ?
    Apple : per le spedizioni si. Ma il pagamento te lo accredito qui direttamente da noi, che siamo più sicuri. Quando ti serve qualche cosa te lo sblocco con uno swift
    Sony : eh, ma se c'è un embargo o le sanzioni ?
    Apple : tranqui - noi saremo sempre amici, no ? Vorrai mica che mio Zio Joe occupi ancora il Giappone e vi faccia lavorare per conto suo ...
    Sony : Gasp, va bene ... ho alternative ?

    Sony :  Ciao Nikon, la mamma mi ha detto che stavi cercando qualche cosa per la Z6 III
    Nikon : si ma sono indeciso, tu che mi consigli ?
    Sony : ho questo sensore da 33 megapixel del 2021. Se no, se vuoi te ne faccio uno su tuo progetto.
    Nikon : io ho fatto questo disegno, guarda qua, per 10.000 pezzi quanto me lo fai ?
    Sony : 10.000 pezzi mi costa di più cambiare la matrice e i bagni di soluzione che stamparteli. Non so, ti devi mettere in coda.
    Magari primavera 2024. Ce la fai ?
    Nikon : ma si, posso andare avanti ancora con quello che ho, magari mi invento un'altra Z con la faccia da vintage color titanio. Ma per il prezzo ?
    Sony : allora, 35000 Yen l'uno ma te li scalo sempre dal conto che abbiamo, non ti preoccupare, non devi anticipare un centesimo.
    Nikon : sei sempre un amico.
    Sony : lo sai che senza la tua mamma io non sarei mai entrato in affari, vero ? Le devo tutto. Ma te li tengo in magazzino ?
    Nikon : no, lo Zio Joe mi ha fatto dire dalla mamma che non devo lasciare più i miei giocattoli in giro. Se li vedono quelli la, poi me li copiano.
    Vengo a prendermeli io con il furgoncino. Tanto in un Fiorino ci stanno, vero ?
    Sony : va bene, ti avviso quando puoi passare. Però devi avere pazienza ...
     
  12. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schumann : Fantasie/Arabeske/Kinderszenen - Fabrizio Chiovetta, pianoforte
    Aparté, 13 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    1836-1838 sono anni cruciali per Robert Schumann, quelli della separazione forzata da Clara a causa dell'ostilità montante del padre di lei ed ex-maestro di lui, Herr Wieck.
    La corrispondenza tra i due è fitta e si può leggere nelle loro lettere l'evoluzione strutturale della poetica e della composizione di Schumann.
    Se lei gli è di ispirazione, è altrettanto vero che qui si vede tutto lo Schumann pianistico.
    La Fantasia è l'apice di questo periodo con arpeggi cinetici e sovrapposizioni spaziali seguiti da rallentamenti, cambi di umore, tuoni e momenti di lirismo quieto.
    Ma già con l'Arabeske l'umore di fondo cambia, e molte delle nubi si dipanano per lasciare spazio alla spensieratezza.
    Robert scrive in fondo ad una delle sue lettere appassionate, fingendo una dimenticanza, di aver scritto quindi un album per bambini.
    Storie di bambini, risponde lei, bravo, hai capito che devi avere fiducia e fede.
    Chiude l'album ma non è un riempitivo un brano sciolto della più tarda raccolta per gli stessi bambini più cresciuti "Album fur die Jugend".
    Fabrizio Chiovetta, svizzero di Ginevra con chiare ascendenze italiane, ha già affrontato pagine complesse per le etichette svizzere (Claves, ad esempio) e conosce bene Schumann.
    Affronta queste pagine complicate con una nonchalance che non può lasciare indifferenti. Probabilmente l'atteggiamento che Clara chiedeva, inascoltata, a Robert.
    Senza pazzie ma lucida concretezza.
    I passaggi più complicati della Fantasia quindi scivolano senza apparente colpo ferire. Non vorrei esagerare richiamando Horowitz ma siamo in quel mondo la.
    Stessa storia, ancora più sognante, per l'Arabeske che prepara alle Kinderszenen prese senza alcuna concessione a smancerie o superrrrrromanticismi (con Traumerei, che mio padre mi obbligava a suonare da ragazzo e che io detestavo si presta anche troppo a queste storie).
    Ciò permette di gustare invece l'architettura complessiva della composizione, fatta di passaggi successivi, entrate ed uscite di scena, pacati, senza il lupo e senza la nonna di Pierino.
    La tavolozza dei colori dello Steinway registrato alla sala Mahler di Dobbiaco di Chiovetta è perfettamente in grado di appassionare l'ascoltatore senza colpi di teatro, le accelerazioni e le decelerazioni sono scolpite con una diteggiatura perfettamente staccata con arpeggi invisibili, danzanti nell'aria.
    Una vera rivelazione per un repertorio che raramente mi concedo (ricordo però, un mezzogiorno al Teatro Manzoni con Maria Tipo che suonava queste pagine alternando alla povera platea di colletti bianchi presente, tra cui io, spiegazioni e dettagli su quanto andava a proporci, pagina per pagina. Bei tempi !).
    Bella registrazione omogenea ma tutto sommato era facile assecondare il tocco morbido del pianista. Disco veramente bello.
  13. M&M
    Mozart : Concerti per pianoforte e orchestra n. 24 e 25 - Ouverture Le Nozze di Figaro
    Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte
    Manchester Camerata, diretta da gàbor Takàcs-Nagy
    Chandos 10 febbraio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Si avvia verso la fine l'integrale - benemerita - di Bavouzet dedicata ai concerti di Mozart.
    Questo volume, si inquadra perfettamente con il periodo operistico - siamo nell'anno 1786 - con l'apertura dedicata alla ouverture da Le nozze di Figaro.
    Segue quella che considero la più importante composizione mozartiana, il concerto n. 24 in do minore e si chiude con il più effervescente concerto n. 25, obbligatoriamente in do maggiore.
    Il concerto in do minore ha caratteri che richiamano il Don Giovanni, il pathos è palpabile e tutta l'atmosfera di immanente richiamo ad una tragedia incombente.
    La parte pianistica è tra le più virtuosistiche scritte da Amadeus, la parte orchestrale di pari livello. L'orchestra stessa - con timpani e ottoni - è operistica.
    L'inizio è una vera ouverture che lascia improvvisamente la scena al solista che ha una entrata teatrale degna del donnaiolo.
    C'è stata tanta retorica a sproposito su queste composizioni. Il Concerto n. 25 e Le Nozze di Figaro sono state ammantate di spirito rivoluzionario.
    Il primo movimento del concerto in do maggiore ha un frammento tematico di quella che diventerà ... con Mozart morto, La Marseillaise.
    Ma di questo abbiamo parlato già, girando attorno al tema se La Marsigliese non sia un plagio di una composizione precedente, che Mozart stesso potrebbe aver ascoltato a Parigi ben prima della Rivoluzione.
    Mozart era uno spirito libero ma nato e cresciuto in un tessuto profondamente cattolico e monarchico. La sua emancipazione delle masse arrivava allo spiele in tedesco.
    Ed è vero che Figaro sconfigge le bramosie sessuali del Caro Contino nei confronti della serva della Contessa. Ma alla fine delle Nozze di Figaro a nessuno viene tagliata la testa e scampato il pericolo e celebrate le giuste nozze, ognuno resta al posto suo.
    Quindi non facciamo voli pindarici, anche se il bravo Bavouzet ci mette del suo quando nella cadenza accenna sfacciatamente alla Marsigliese ben oltre il frammento tematico originalmente usato da Mozart.
    Detto questo, siamo ai massimi livelli possibili di quella che sta diventando l'integrale di riferimento dei giorni nostri.
    Altrimenti, diciamocela tutta, con Brendel, Anda e Schiff, è sempre difficile fare i conti e non avrebbe senso incidere altre integrali se non per andare oltre.
    Il concerto in Do minore è ben condotto ma resta al di sotto dei miei riferimenti.
    Mentre quello in Do maggiore è di eccezionale livello e credo che d'ora innanzi sarà il mio favorito nei confronti.
    Bella registrazione, bassi pieni, equilibrio tra le parti. Un disco che vi consiglio senza esitazioni.
     
  14. M&M
    Amo l'odore ... dei carburanti aromatici a bordo pista e mi esalto del rombo di un motore a pistoni esuberante.
    In un mondo cretinamente green, vedere 50 auto a benzina sfrecciare dentro ad un parco secolare con alberi che vengono curati, popolati da coniglietti selvatici e scoiattoli felici vale per me, come un viaggio in capo al mondo.
    Anche per questo ed aspettando il venerdì del Gran Premio d'Italia del prossimo settembre, quando, spero, sarò in tribuna a fotografare Carlito e Charles, ho assistito in diretta senza nascondere l'emozione, al lancio della nuova Ferrari di Formula 1, ieri, giorno di San Valentino.
    Esprimendo con gli occhi, tutto il mio amore per questa cosa rossa che supera i 300 km/h. Perché non è vero amore se non hai almeno 1000 CV.
    La nuova macchina, secondo lo stile lanciato dal nuovo Responsabile della Squadra Corse è nata per vincere, è molto potente e non si accontenterà di arrivare seconda senza aver mostrato tutti i suoi muscoli ad ogni corsa.
    Credo che questo sarà finalmente un campionato interessante.
    Ferrari diceva che una macchina è bella quando vince. Questa è veramente una bella macchina.
    E ieri la prima vittoria l'ha già celebrata. Si perché tutti gli inglesi si sono contentati di mostrare una scatola fatti di pezzi di ricambio con la livrea ufficiale per contentare gli sponsor al giorno della presentazione.
    Mentre Ferrari, la macchina nuova, l'ha fatta girare in pista (rispettando il demenziale regolamento che pretende si facciano non più di 15 km in croce, se no si consuma troppo carburante e si sporca l'ambiente ....) per davvero.
    Mica per finta. E davanti a "tutti li tifosi", come diceva Schumacher.
     



  15. M&M

    Composizioni
    Esistono, anche nella musica, episodi particolari, miracoli, congiunzioni astrali che portano al miracoli. Casi eccezionali.
    E', secondo me, il caso, della Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz.
    Composizione ricca di aneddotica degna di Lord Byron e del Dottor Faust.
    Berlioz, diciamola tutta, compositore iper-romantico alla ... Byron, secondo lo stesso Mendelssohn che si professava suo amico, non era sto granché come compositore.
    Studente di medicina fuori corso, spinto dal padre, famoso dottore, artista ardente e passionale, ha scritto tanta musica ma per lo più fragori di trombe e cacofonie pacchiane che gli sopravvivono solo per un caso.
    Questa sinfonia. Che si dice sia stata dettata dalle visioni indotte da una dose massiccia di oppio. O dal demonio stesso cui Hector avrebbe venduto l'anima per raggiungere il successo a dispetto del padre.
    La vicenda comunque resta casuale, Berlioz invaghito della protagonista dell'Amleto itinerante in Europa, l'attrice irlandese Harriet Smithson, vista in teatro a Parigi, le si dichiara appassionatamente ma viene respinto.
    Lui insiste fino a convincerla a sposarlo. Ma questo va oltre la sinfonia.
    I dolori del giovane Hector diventano Symphonie fantastique: Épisode de la vie d'un artiste, en cinq parties, in cinque parti come l'operà francese e in rottura con la sinfonia classica tedesca.
    Berlioz di fatto è l'epigono dei compositori francesi del 600-700, in lotta contro italiani e tedeschi. Sebbene si sia potuto mantenere in vita solo grazie alla generosa pensione ottenuta da un compositore italiano, Paganini, che vide in lui non sappiamo esattamente cosa, forse la promessa di qualche cosa che sarebbe potuto essere.
    Comunque, sinfonia a programma, con cinque atti perfettamente descritti dalla prosa dello stesso Hector :

     
    nella sua grafia svolazzante e sotto decine di correzioni come nella partitura

     
    perché evidentemente Belzebù con la sua voce sulfurea non si faceva capire bene ...
    ... o forse perché il ricorso alla droga doveva essere ripetuto quando l'ispirazione veniva meno.
    I cinque movimenti :
     
    Nel primo movimento "Fantasticherie - Passioni" viene descritto lo stato del compositore prima e dopo aver incontrato la donna amata. Avviene una transizione da uno stato di sognante malinconia, interrotta da vari eccessi di gioia immotivata, a uno di passione delirante, con i suoi impulsi di rabbia e gelosia, i suoi ricorrenti momenti di tenerezza, le sue lacrime e le sue consolazioni religiose. Ecco perché l'immagine melodica iniziale ricorre lungo tutto il movimento, come una idea fissa. Il secondo movimento "Un ballo", è un trascinante valzer in la maggiore, nel quale il protagonista è ritratto durante una festa danzante, costantemente turbato dall'immagine della donna amata (che compare attraverso la solita immagine melodica della idée fixe). Nel terzo movimento, "Scena campestre", un lirico adagio in fa maggiore, il protagonista sull'onda di un ranz de vaches eseguito da una coppia di pastori si abbandona a contrastanti pensieri di speranza e di angoscia. Abbandonata infine la speranza di essere corrisposto, egli tenta di avvelenarsi con l'oppio, che provoca le visioni dei due movimenti successivi. Nel quarto movimento, "Marcia al supplizio" (allegretto non troppo in Sol minore), il protagonista in preda all'oppio, sogna di aver ucciso la donna amata, e quindi di venir condannato a morte, condotto al patibolo e giustiziato. L'idée fixe compare solo verso la fine del movimento ed è bruscamente interrotta da un violento accordo che simboleggia la caduta della mannaia. Il quinto movimento "Sogno di una notte di sabba" trasporta il protagonista nel bel mezzo di un sabba di streghe, in un corteo lugubre e solenne. In questa parte finale su un costante metro di 6/8 si susseguono ininterrottamente quattro "quadri": nel primo, dopo un'introduzione, una distorsione triviale della idée fixe rende i tratti grotteschi assunti dalla fisionomia dell'amata nella visione del sabba; il secondo è fondato su una parodia del "Dies irae", l'inno gregoriano per la sequenza dei defunti; il terzo è la Ronde du Sabbat, un vorticoso fugato; il quarto (Dies Irae et Ronde du Sabbat ensemble) inizia con una visionaria sovrapposizione della sequenza gregoriana sul fugato, per chiudersi con una trionfante apoteosi. [ripreso da Wikipedia] portano ad una ponderosa opera di un'ora abbondante.
    L'orchestra è ricca, come in Germania non se ne vedono.
    Stiamo parlando del 1830, Beethoven è morto da 3 anni, la sua Nona Sinfonia è del 1824, il Poema Sinfonico è solo nell'aria, Liszt ha 19 anni, Schumann e Chopin 20, Mendelssohn 21, Wagner 17.
    La composizione rompe con il passato. E in futuro verrà ripresa a modello solo da pochi temerari capaci di andare oltre gli schemi. Ma raramente a proposito.
    L'idea di base può essere assimilata con la Pastorale di Beethoven, ma quella può essere benissimo bevuta senza leggere poemetti, questa proprio non si capirebbe senza essersi prima informati.
    Non immagino la reazione dei presenti alla prima al Conservatorio di Parigi il 5 dicembre del 1830.
    Nell'estate di quell'anno ci sono stati i moti rivoluzionari con la caduta definitiva dei Borbone.
    Si confrontano il vecchio Lafayette con l'ultimo dei marescialli di Napoleone, il nobile Marmont.
    E' il trionfo definitivo della borghesia con il nuovo Re, Luigi-Filippo d'Orleans che presta giuramento non sulla Bibbia ma sulla nuova costituzione "liberale":
    Insomma, un quadro particolare, che ben si presta da sfondo agli eccessi di Berlioz e della sua Sinfonia.
    Che è e resta un trionfo della melodia, degli effetti speciali, delle percussioni, dei fiati.
    Soprattutto con materiale tematico eccezionale e trovate degne dei grandi drammaturghi del vecchio Re Luigi XIV.
    La marcia scandita dai timpani, il Dies Irae, la danza delle streghe. E' tutta musica ad effetto, con gusto teatrale raffinato.
    Qualche cosa che nelle altre composizioni di Berlioz non si vedrà più.
    Ammetto che al di là di questa composizione ho ascoltato poco di Berlioz, il poco che conosco lo devo alla passione e all'appassionato amore di Bernstein per Berlioz che durante il suo soggiorno a Parigi fece apprezzare a tutto il mondo anche con alcune delle sue preziose trasmissioni televisive. Ricordo una lezione tenuta agli orchestrali della Orchestre Nationale de France durante le prove di ... non mi ricordo quale altra musica ... in cui faceva apprezzare ogni nota, ogni scelta strumentale, ogni entrata.
    Tanto da infervorare musicisti e telespettatori.
    Comunque, la Fantastica, resta una delle più riuscite sinfonie della storia e il suo colore unico.
    ***
    Sono innumerevoli le registrazioni di questa celeberrima composizione.
    Oltre alle due versioni di Bernstein, quella con la NYP del 1969 e quella con la ONF


    metto tra le moderne, la meravigliosa ripresa Linn con Robin Ticciati alla testa della Scottish Chamber ovviamente ben rinforzata di strumentisti aggiuntivi :

    disco tellurico che mette alla prova ogni impianto stereo !
    Buon ascolto.

     
  16. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Ange Terrible : Anastasiya Petryshak, violino e Lorenzo Meo, pianoforte
    Musiche di Debussy, Ravel e Messiaen
    Sony Music, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Ammetto che la bionda Anastasiya Petryshak nel disco Sony del 2018, alle prese con Vivaldi e con uno Stradivari sensazionale prestato per l'occasione, non mi aveva colpito molto, anzi : sembrava un disco promozionale, piuttosto tirato via, come da stile dell'etichetta.
    Ci riprovano nell'operazione, scomodando per la copertina anche un body-painter (quelli ovviamente non sono tatuaggi !).
    Lei suona spesso con Lorenzo Meo in concerto e quindi l'amalgama è consolidato.
    Per idee personali ritengo che questo repertorio per violino e pianoforte, sia pensato per una violinista e per un pianista, almeno lo credo sia per Debussy che per Ravel che conosco molto bene.
    Lei dimostra personalità nella sua parte, forse si vorrebbe a volte che lo stesso facesse il pianista ma forse è più colpa della registrazione un pò troppo brillante.
    Dopo la sonata di Debussy compare il primo angelo, Les Angelus, composto per voce e pianoforte nel 1892, qui arrangiato per violino.
    E' una composizione breve, un pò lamentosa che apre la strada alla pertinacia del violino nella sonata di Ravel, dove il duo da probabilmente il meglio di se.
    Non siamo sul piano delle migliori interpretazioni di questa sonata, entrambi sono un pò troppo trattenuti - a tratti - mentre ci vorrebbe più trasporto e follia.
    Ma è una discreta lettura.
    La stessa cosa mi permetto di sottolineare nella Tzigane che vuole un violino assolutamente spregiudicato ed esibizionista.
    Ma si tratta di una composizione estremamente complicata ...
    Chiudono il disco due lunghi brani di Messiaen, un tema con variazioni, estremamente dinamico ed impegnativo al massimo.
    E poi un arrangiamento di un movimento del Quartetto per la fine dei tempi, dove ricompare l'angelo, terribile, ad annunciare la fine del mondo.
    Quest'ultima non è musica che sta stabilmente nel mio repertorio prediletto ma mi sembra che i due si trovino su un livello più alto con questo genere, mi sbaglierò.

    In conclusione, bel disco, un passo avanti notevole rispetto a quello di esordio della violinista, con un programma impegnativo, registrato in soli 4 giorni, tutto in Italia.
    E con un servizio fotografico pregevole. Ma è evidente che Anastasiya se lo merita. Del resto qui siamo su un sito di fotografi, no ?
    La registrazione è dell'ottobre 2020, fatta alla sala Fazioli di Sacile, Meo suona ovviamente un fantastico Fazioli F308, di gran lunga il miglior pianoforte del mondo:
    Lei invece ha un Roberto Regazzi del 2012. Un violino con un suono molto aperto.
    Il disco è interamente italiano nella realizzazione.




  17. M&M
    Dora Pejačević : Piano Concerto, Op. 33, Symphony in F-Sharp Minor, Op. 41
    Peter Donohoe, pianoforte
    BBC Symphony Orchestra diretta da Sakari Oramo
    Chandos 29 aprile 2022, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Dora Pejačević è stata una enfant prodige croata, nata sul finire dell'impero asburgico in Ungheria.
    La sua musica - ne è rimasta parecchia - è decisamente tardo-romantica, un misto tra Elgar e Korngold se vogliamo identificarla.
    O Rachmaninov senza la stessa inventiva tematica.
    A tratti si può lamentare qualche limite di orchestrazione - si dice che ne capisse poco di fiati - ma il concerto per pianoforte è del 1913, e lei aveva 28 anni all'epoca, mentre la sinfonia è del 1917.
    Chandos ha fatto un lavoro egregia sia nella scelta della compagine che nella registrazione che è opulenta come suo solito, con dinamiche elevate.
    Il corno inglese, di cui la compositrice sembra innamorata ha un grande risalto in questa musica, specie nella sinfonia.
    Ed effettivamente sembra un programma adattissimo per una compagine britannica.
    Lei era di famiglia nobile - figlia di conte e baronessa e sposata con un conte - e certamente si sarà trovata bene alla corte si San Giacomo.
    Nel concerto, scritto a quanto si sente per un grande pianista indefinito, Peter Donohoe si impegna al massimo nei tre movimenti del concerto (allegro - adagio poetico - allegro con fuoco).
    Delle due composizione effettivamente è il concerto che mi ha colpito di più, è veramente notevole.
    Vi segnalo questo disco come curiosità, per chi non vuole farsi mancare nulla.
  18. M&M
    Handel : I Concerti Grossi dell'Op. 6 - Accademia Bizantina/Ottavio Dantone
    HdB Sonus, 11 novembre 2022, formato 88.2/24, via Qobuz
    ***
    I Concerti Grossi Op. 6 di Handel sono stati composti da Handel in circa un mese, nell'ottobre del 1739, in uno dei famosi slanci creativi per cui Handel era famoso.
    Come un personaggio da film, Friedrich si buttava in soffitta e consumando innumerevoli candele, scriveva finché non cadeva affranto.
    Sono nati per contrasti con quelli delle opere precedenti, in particolare l'Op. 3 che è di fatto una truffa operata dal suo editore che si impossessò di intermezzi e brani orchestrali di Handel di composizioni precedenti e ne fece una raccolta del tutto avulsa da dare alle stampe ... al mero scopo di fare soldi.
    Non che Handel fosse poco attirato dal denaro - ha fatto l'impresario teatrale per quasi tutta la vita - anzi, e questo può spiegare l'idea.
    L'editore Walsh fede dell'Op. 6 una edizione di lussa, venduta su prenotazione e tramite raccolta fondi pubblica cui partecipò tutta la nobiltà londinese a partire dalla Corona.
    Sul versamento di due ghinee, una anticipata e una alla consegna, si otteneva la citazione sul frontespizio e poi la sontuosa stampa con "carattere tipografico bello ed elegante e carta di pregio".
    Al di là dell'aneddoto e del successo di pubblico nella Londra alla moda che aveva ancora Handel come beniamino, nonostante i cambiamenti di gusto e mode, la composizione è ponderosa, fondamentale, speciale.
    Si tratta di una raccolta di 12 concerti, i tre CD che recensiamo durano in tutto 2h e 40 minuti che prende a modello, ovviamente, il concerto grosso di Corelli.
    La stessa orchestrazione di base, concertino di due violini e un violoncello, tutti a quattro parti (due violini, viola e basso).
    In quattro concerti Handel decise poi di aggiungere due oboi che nella stampa originale non ci sono, in quattro dei dodici concerti.
    Sono presenti nel manoscritto autografo di Handel.
    Ma l'inventiva teatrale del nostro caro sassone, aggiunse il pepe necessario per rendere più interessante le composizioni (e diciamolo ... i concerti grossi di Corelli sono pallosi al massimo !), fondendo elementi teatrali e colpi di scena con variazioni dinamiche e bruschi passaggi di tonalità.
    Una sorta di fusione a caldo tra la tradizione italiana e le innovazioni alla francese, unite dal rigore tedesco di un compositore che sapeva scrivere qualsiasi cosa.
    In questo senso la raccolta dell'Op. 6 può essere paragonata se non per varietà, per architettura, ai Concerti Brandeburghesi, nati sostanzialmente come operazione dimostrativa simile, anche se non con gli stessi fini commerciali, che Lipsia avrebbe scarsamente premiato.
    Naturalmente non è tutto materiale originale, come Bach, anche Handel riutilizzava allegramente composizioni precedenti. Era prassi comune.

    Questa registrazione era in programma prima del lockdown ed è stata rimandata fino alla liberazione avvenuta la scorsa estate.
    La lettura della arcinota Accademia Bizantina di Ottavio Dantone è ovviamente all'italiana, e ci mancherebbe altro.
    Del resto Handel stesso deve tutta la sua carriera a quanto appreso nel suo soggiorno giovanile in Italia.
    Ma senza inventarsi nulla di vivaldiano, quindi con fedeltà allo spirito e allo stile di Handel.
    L'ascolto, pur se ponderoso e lungo, così scorre vivace.
    I solisti sono eccellenti, la concertazione è brillante.
    Sono impiegati un mix di strumenti moderni e d'epoca ma l'amalgama è perfettamente equilibrato.
    E' musica felice, gioiosa, come il carattere di Handel. Quando si passa alla chiave minore è per necessità "di teatro", non per mettere tristezza.
    Che è come dovrebbe - secondo il mio modesto parere - sempre la musica : nata per intrattenere e curare, non certo per far ammalare ...

    Dantone alla guida della compagine e al clavicembalo

    il maestro concertatore, Alessandro Tampieri, primo violino
    Insomma, una registrazione fantastica, al servizio di grande musica, con richiami all'opera tutta di Handel, al nostro retaggio musicale di 6-'700.
    All'arte di intrattenere il pubblico, colto e meno colto, che si è persa nel tempo.
     
     
  19. M&M
    Schumann : Sinfonie n. 3 e n. 4 - (orch. Mahler)
    ORF Vienna Radio Symphony Orchestra diretta da Marin Alsop
    Naxos, 27 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Per decenni si è creduto che l'orchestrazione originale di Schumann delle proprie sinfonie fosse troppo debole e che dovesse essere revisionata.
    Direttori di orchestra e compositori hanno a lungo operato tagli, modifiche, riscritture.
    La versione di Gustav Mahler è tra le più in voga, ammetto anche di aver conosciuto secoli fa le sinfonie di Schumann in questa stesura, sotto la direzione di Daniele Gatti all'epoca ad Oslo.
    Già avevo una visione abbastanza critica dello Schumann sinfonico per l'orchestrazione debolissima del concerto per pianoforte, le sinfonie mi parvero deboli e finirono nel dimenticatoio.
    Lo sforzo di Mahler, secondo le sue oneste intenzioni, era quello di adattare il suono di Schumann alle orchestre con 90 e più elementi del suo tempo opulento viennese e certamente più simile a quelle del nostro.
    Ai tempi di Schumann l'orchestra del Gewandhaus contava non più di 40-45 elementi e gli strumenti non avevano nemmeno la potenza attuale.
    Pensiamo alla mente del compositore di quel fragoroso monumento alla ipertrofia musicale che è la cosiddetta sinfonia dei mille e alle contese con Richard Strauss su chi fosse il più grande direttore vivente.
    Ma come giustamente ricordava Abbado che bene conosceva Schumann, "io non conosco grandi direttori d'orchestra, conosco grandi composizioni e il direttore deve essere al servizio della musica".
    E' un motto che mi sento di sposare in ogni momento nel censurare le scelte di Mahler che con questa operazione di taglio e cuci, operando peraltro trapianti tra le versioni iniziali e finali dei già stentati e incerti propositi di Schumann stesso.
    Infatti queste versione e qui abbiamo quelle che sono le due sinfonie più interessanti e mature di Schumann, a me risultano pesanti, bolse, piuttosto immote.
    E nulla può la brava Marin Alsop che dirige oggi alla Bernstein alla testa di una buona orchestra queste pagine complicate.
    Il risultato per me resta lo stesso, pesante, noioso.
    Per fortuna che c'è il Johannes (Brahms) che pur contro il volere di Clara (Schumann) nel 1891 si incaponì a pubblicare e dare alle stampe le versioni originali e definitive di Schumann.
    Ebbene, datemi del sofista, un altro pianeta.
    Provate ad ascoltare la versione di Paavo Jarvi, meglio se quella in video al Pier 2 di Brema con la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen ...
     
    che mi hanno fatto riassaporare questa musica.
    Quindi no, mi spiace cara Marin, non ti offendere ma no ... Mahler va bene per Mahler
  20. M&M

    Emmobbasta
    definizioni per chi non è dimestico.
    I Boomer (forma contratta e generalmente con accezione critica o negativa di chi è il passato, non capisce le generazioni presenti e non si è adattato ai tempi) sono i nati tra il 1946 e il 1964, il periodo del boom demografico dopo la Seconda Guerra Mondiale.
    La generazione X è quella successiva, i nati dal 1965 al 1980.
    Seguono la Generazione Z, che non sono i putiniani ma i vostri figli. E quindi i Millennials, quelli nati a cavallo del 2000, fino al 2012.
    Non ho idea se ci sia una definizione per i vostri nipoti, quelli nati negli ultimi 10 anni. Poco importa, per il discorso di Nikonland potrebbero anche essere marziani.
    fine delle definizioni
    ***
    Mi è stato riferito su Telegram che nel mondo social Nikon è considerato un marchio da boomer. Ossia perso nel passato, legato a persone di 60-70 anni, che non si sono aggiornate e ricordano con nostalgia i loro tempi. In generale i boomer vengono considerati poco attenti all'ambiente, all'inquinamento, spreconi, che non accettano le mutazioni nell'orientamento sessuale, legati al posto fisso, alla pensione, alla casa di proprietà, poco inclini a ... migrare, specie fuori dal proprio Paese etc.
    I boomer - e quindi Nikon - non capiscono le generazioni successive e quindi è tempo perso, senza speranza parlare con loro.
    Non passeranno il testimone a nessuno, non lasceranno eredità culturali anche se, di fatto, con il loro reddito, stanno facendo la differenza sostenendo i consumi e mantenendo spesso figli e nipoti a carico.
    Ecco, Nikon, un retaggio del passato, non proprio dell'Impero Giapponese, ma dell'Europa di Adenauer e di Einaudi o dell'America di Kennedy e di Martin Luther King.
    Naturalmente, gli altri marchi fotografici invece sono più aggiornati e i preferiti da Generazione Z e Millennials e spesso sono quelli a cui sono passati anche molti della Generazione X.
    Ovvero Sony e Canon. E quando piace lo stile retrò, Fujifilm.
    Vi ritrovate in questo contesto ?
  21. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    The Handel Project : Seong-Jin Cho, pianoforte
    DG 3 febbraio 2023, formato 96/24
    ***
    Detesto questo uso del termine "Progetto" se non è un vero e proprio progetto di integrale o di riedizione critica o qualsiasi altra cosa di grande respiro.
    Qui abbiamo un semplice tentativo - perfettamente riuscito - di riportare tre suite di Handel sul pianoforte moderno, suonandolo alla Handel e non alla Richter.
    Il parallelo con le "più grandi variazioni per pianoforte mai scritte" (le Handel di Brahms), ci sta. Ma il progetto finisce qui ?
    Speriamo di no.
    Detto questo, il nostro Seong-Jin Cho che avevamo tanto apprezzato in Chopin, sa veramente quello che fa.
    Prende uno Steinwey, evita accuratamente il pedale, suona staccato, con la sinistra che sostituisce il basso continuo e la destra la prima voce, violino, oboe o soprano che vogliate.
    Raddoppia quando serve, rafforza quando di vuole, rallenta quando è necessario.
    Il suo Handel ne esce vincente ed è un peccato che altri non si impegni in questo modo. Perché diciamolo, tranne rari casi, questa musica al clavicembalo è noiosa - non è Bach ! - necessità di aria, vita e chiaroscuri per esprimere tutta la vitalità e la gioia che Handel ha inteso metterci dentro.
    Così come la suona il coreano, con leggerezza, competenza, amore e senza "servizio sacerdotale" come tanti clavicembalisti strettamente osservanti, appare per tutta la bellezza che cela.
    Le famose variazioni sul "l'armonioso maniscalco", per esempio, sono una danza in punta di dita, un gioco di bravura, ritmato, semplicemente sensazionale.
    Etereo e danzante il finale, con il minuetto arrangiato da Kempff .
    E Brahms ?
    In mezzo scorre il fiume.
    Per Brahms, Handel era "il migliore di tutti noi" e persino Wagner arrivò ad apprezzare le Variazioni Handel di Brahms ...
    Anche qui l'interprete danza sulla tastiera, cogliendo così il legame tra il Brahms del 1861 e l'Handel del 1733.
    E' un bell'ascoltare dalla prima variazione sino alla fuga finale che cresce passaggio dopo passaggio.
    Insomma, sulle prime il disco mi era sembrato velleitario. Ma al terzo ascolto è cambiato tutto, si è levato un velo, la chiarezza di tocco e l'onestà di Seong-Jin Cho mi hanno vinto.
    E' veramente un bel tributo. Al di là del progetto ...
  22. M&M
    Vaughan Williams, Howells, Delius, Elgar : Sinfonia of London/John Wilson
    Chandos 3/2/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Gli inglesi si lanciano in esclamazioni estatiche ad ogni disco di John Wilson e la sua orchestra d'archi Sinfonia Of London.
    Li capisco se parliamo del suono che riescono ed esprimere, la coerenza e la bellezza dell'insieme in generale.
    Non sempre in quanto ai programmi, quasi mai quando si avventurano fuori casa (il disco sulle musiche di Hollywood, ad esempio, l'ho trovato "stucchevole") ma forse dipende da me.
    Qui abbiamo un programma tutto inglese che comincia con la "mitica" Fantasia su un tema di Tallis di Vaughan-Williams e finisce con l'Introduzione e Allegro di Elgar.
    In mezzo c'è il Concerto per Orchestra d'Archi di Howells che sinceramente io non riesco ad ascoltare.
    Più interessante il Late Swallows di Delius, con le sue atmosfere nostalgiche e decadenti.
    Ma complessivamente mi convince solo Elgar, nei suoi tre movimenti, presi con piglio e forza esecutiva.
    La Fantasia per me, ha il suo apice inarrivabile con Barbirolli e difficilmente riesco a trovare di meglio o anche solo di equivalente.
    Qui abbiamo una buona ripresa ma senza particolare fascino : questa è musica che richiede sensibilità eccezionale.
    Insomma, un disco non particolarmente riuscito, secondo me. Ovviamente mi sbaglierò.
  23. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Debussy : Children's Corner
    Jacques Rouvier, pianoforte
    Denon 1985, formato CD
    ***
    Jacques Rouvier è responsabile della formazione di una intera generazione di pianisti, oggi i più maturi hanno cinquanta anni.
    Tra questi cito i più noti, Helene Grimaud, Arcady Volodos e David Fray.

    ha formato anche me, a distanza ed indirettamente, quando tra i primi CD acquistati, ho scoperto anche, grazie a lui, Debussy e Ravel.
    Ma prima che grande didatta, grandissimo pianista. Da solo - vincitore di premi internazionali prestigiosi - e in trio con gli amici Jean-Jacques Kantorow e Philippe Muller.
    Tra le sue registrazioni ricordo, l'integrale di Ravel, anche in trio oltre che per pianoforte solo e i dischi sciolti di Debussy.
    Recentemente è tornato come guest star di iniziative del suo pupillo ed enfant-prodige David Fray, in progetti a più pianoforti.
    Nel ricordarlo, è un classe 1947, doverosamente sulle nostre modeste pagine, ho scelto questo disco di Debussy per lodarne, nonostante il suono acido e compresso delle prime registrazioni digitali pensate per le dinamiche possibili degli impianti di allora e assolutamente povero ascoltato oggi, dicevo lodarne la grande classe esecutiva.
    Il suo è un Debussy colto, asciutto, pulito, clavicembalistico, con una dizione perfettamente scandita nota per nota. Che non indulge in sentimentalismi inutili e ne costruisce un unicum peculiare.
    Probabilmente Children's Corner non è il massimo per quanto riguarda le difficoltà tecniche ed è composto da brani mediamente brevi, descrittivi o allegorici, vagamente a programma.
    La sua Réverie sicuramente ha certamente influenzato quella, recente di Helene Grimaud (tra le poche cose interessanti che ha registrato negli ultimi anni), il ritmo e la luce sono gli stessi.
    Il Nocturne è realmente crepuscolare senza essere oscuro.
    E La plus que lente è danzante, quasi un arrivederci, non un addio. Triste al punto giusto, come un pomeriggio d'inverno, in una gita al Mare del Nord.
    Disco inestimabile, da conoscere a memoria per valutare quelli degli altri.




  24. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Rachmaninov : Etudes-Tableaux - Nikolai Lugansky, pianoforte
    harmonia mundi, 3 febbraio 2023, formato 96/24, comprato
    ***
    Devo moltissimo a Nikolai per il suo Rachmaninov che mi ha illuminato al di là della solita retorica su un autore troppo sottovalutato.
    I suoi cicli sia di piano solo che dei concerti, una "quasi" integrale, registrati oramai ... troppi anni fa, sono tra i dischi più preziosi che ho, ascoltati centinaia di volte.
    Qui Luganski gioca contro se stesso, giacché 30 anni non possono passare invano.

    la precedente registrazione, datata 1994, formato 44/16, durata di 1:03:50
    Lui si è fatto più maturo, flemmatico, a tratti lento, ma in realtà, placido.
    Nel suo suonare di 20-30 anni fa c'era una furia e una sorta precipitazione che rendevano tutto molto virile e immanente.
    Oggi, ma già da qualche anno, qualche cosa è cambiata. L'ho valutato molto negativamente in alcune registrazioni passate, sinceramente dispensabili ma l'ho rivalutato moltissimo nel suo disco di Franck.
    E' quieto come a preparare il terreno per quando sarà il momento di correre.
    Le ottave, possenti, ci sono tutte, sempre. Ma quella potenza è controllata, scappa via solo quando lui lo vuole e non quando le dita scalpitano per farlo.
    Nel complesso la nuova edizione 1:06:52, che sono solo tre minuti di più. Ma sono i tempi che sono dosati diversamente.
    L'Op. 33 è resa - giustamente - più sognante, è quasi impressionista.
    L'Op. 39 - che io preferisco - è più romantica, nel senso del dosaggio dei passaggi e della tavolozza dei colori che sullo Steinway Edward di Lugansky sembrano quelli di un Van Gogh.

    Nel 39/3 e nel 39/5 non c'è più quella foga, un pò disperata, della precedente edizione, ma c'è la lucidità di un uomo che adesso ha l'età giusta. Qualche anno in più di quanti ne aveva Rachmaninov quando ha scritto gli Etudes-Tableaux dell'Op. 39 (1916-1917, quindi 44 anni).
    Direte che non conta, eppure si, l'interpretazione di pagine così complesse, non solo sul piano meramente tecnico - trascendente - ma specialmente su quello interpretativo.
    Ecco, credo si debbano leggere in questa chiave. E la modestia di Nikolai, mostrata sia nel suo ritratto in copertina quanto nelle note del libretto - illuminanti - a commento di ogni singolo studio, faranno il resto.
    Disco del mese, già ascoltato forse 20 volte in tre giorni ... fate un pò voi.
    Nota a parte per gli sconosciuti tre pezzi aggiunti in coda, apparentemente non necessari nell'integrale degli Etudes ma ancora più chiarificatori dell'attuale poetica di Lugansky : evocativi, sognanti, pacati, bellissimi.
    Sono anche essi stati composti nel 1917, più precisamente nel novembre di quell'anno, attimi prima dell'avventurosa fuga in slitta dalla Russia bolscevica.
    Registrazione di buon livello, pianoforte potente ma senza i difetti delle riprese ravvicinate. 
    Fatta a Dobbiaco lo scorso settembre. E in questo dobbiamo ringraziare chi ha aggirato l'ignobile ostracismo fatto ai grandissimi artisti russi che nulla hanno a che vedere con le vicende politiche.
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