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Gipeto, bikers e cocci di vetro.


Silvio Renesto

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Nel mio blog sul Gracchio, Gianni ha scritto in un commento che conosceva il posto  e non gli piace per niente.
Ho risposto che ha ragione e qui propongo un reportage "sul posto" come spunto di discussione (se mai qualcuno ne avesse voglia).

Il "posto" è il Passo dello Stelvio, ci sono andato proprio su indicazione di Gianni, che ringrazio, perchè lì è abbastanza facile avvistare e fotografare il Gipeto, nonostante sia una zona turistica frequentatissima da escursionisti, ciclisti, bikers, camperisti e altro. 

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Avvistare e fotografare il Gipeto è stata un'emozione grandissima, non l'avevo mai avevo visto libero se non a distanze enormi, finalmente ho potuto ammirarlo da vicino nel suo ambiente e fare delle foto, anche se non eccelse, ma per me importanti per ricordare questo momento e condividerlo. 

 

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Potrebbe finire qui e saremmo tutti contenti (noi umani almeno, al Gipeto probabilmente non interesserebbe affatto :) ).

Ho invece deciso diversamente, di non fermarmi alla bellezza del soggetto e mostrare anche l'altra verità, quello che rende il posto sgradito a quelli cone Gianni e come me. La metto in chiave umoristica per non essere pesante (o pedante?) ma la riflessione è seria.

Che splendide vedute!

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di sicuro il tuo respiro si allarga ed il cuore è in pace.

 

No.

Anche perché le foto non  riproducono i rumori. 

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Questa strada è percorsa incessantemente da migliaia di motociclisti che fanno il passo in direzione  Bormio  o viceversa  Bolzano.  Veduta splendida ma acusticamente sembrava di essere in pista. Persino il giorno dopo ho avuto in testa il rombo delle moto.
Al passo fanno tappa per un bratwurst con i crauti (buono anche per i fotografi, devo ammettere) una birra (una sosta in bagno?) e ripartono.

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Non ho niente contro i bikers (se non mi schiantassi mortalmente tre-cinque minuti dopo averla inforcata, mi piacerebbe anche avere una bella moto vintage),  sto solo mostrando che la realtà spesso è diversa da come una singola foto potrebbe far pensare, per lo più il naturalista sceglie di concentrarsi sull'aspetto naturalistico, sul soggetto che gli interessa, giustissimo, ma per una volta ho deciso di mostrare convivenza e contraddizione fra natura e uomo.

Il Gipeto, anzi i Gipeti, sono del tutto liberi, arrivano dai loro luoghi di nidificazione, lontani dal Passo, lo sorvolano periodicamente  per vedere se c'è qualcosa da mangiare. Anche perchè dagli alberghi spesso buttano rifiuti (ragione della presenza di centinaia di gracchi, ma Gipeti mangiano ossa, per cui è strana la cosa). 

Il punto migliore per fotografare è appena sotto una piattaforma panoramica, dove delle rocce fanno da sedile improvvisato a quei fotografi o birdwatchers che, come me, hanno i calli sul didietro come i Babbuini  :), mentre gli altri  si attrezzano meglio con seggiolini... perchè l'attesa spesso è lunga.

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Un trio di birdwatchers, anche il cane è concentratissimo. E' lui che "fa" la foto. Non ha molto a che vedere col discorso, lo so, ma mi piaceva troppo ;)

Non c'è niente di male in questo assembramento di wildlifers , almeno credo, però lungo il sentierino che porta sotto la piattaforma, poco più di un solco, ho visto degli "affioramenti di rocce vetrose"  ¬¬ che non sono per nulla in accordo con la geologia del luogo: In pratica ci sono qua e là  accumuli di cocci di bottiglie frantumate, fra cui occasionali coperchi di lattine rose dalla ruggine e altra immondizia del genere.

 

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Di sopra ci sta gente con i camper,

 

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Di sotto ci stanno i fotografi.

La mia permanenza è stata troppo breve per capire se i responsabili di questo disgusto siano da cercare fra i camperisti, fra i fotografi o fra tutt'e due.  O altri passanti sconosciuti. Ma qualcuno è stato ed ha pensato di creare mini discariche negli avvallamenti anzichè portare i rifiuti con sé.
 
Voglio credere che nessun fotografo che si definisce NATURALISTA faccia queste sconcezze ma... specialmente negli ultimi tempi con la  nascita della fotografia naturalistica "di massa" (un ossimoro fattosi realtà :( ), chi lo sa.

Nei due giorni in cui mi sono fermato, gli avvoltoi si sono fatti vedere molto poco perchè sopra le nostre teste ronzavano dei droni (vietati, mi pare, nei parchi naturali). Si fosse trattato di Aquile, bestie più pragmatiche, i droni sarebbero stati aggrediti e fatti a pezzi :ph34r:, ma gli Avvoltoi, più timidi, preferiscono starsene alla larga.

Conclusione: L'incontro con il Gipeto è stata una grande emozione NONOSTANTE il posto, sono quindi molto contento di esserci andato. 
Potevo anche limitarmi a pubblicare le foto wildlife e raccogliere apprezzamenti, critiche, cuoricini (o indifferenza) per quelle, ma la penso come  Valerio Brustia, la fotografia è anche indagine e documento; in questo caso mi è sembrato giusto metterci anche il resto.

La discussione che vorrei seguisse, mi piacerebbe incentrata su quanto sia frequente, quasi inevitabile, oggi (e difficile) questa integrazione fra l'aspetto antropico, umano, e la natura,  oppure  sulla necessità di consapevolezza per poter conservare, e perchè no, anzi apprezzerei interventi anche sul ruolo che può avere il nostro (mio, vostro, non troppo in astratto) essere  fotografi nel divulgare, nell'educare, nel rendere consapevoli gli altri, andando oltre al "soggetto"  quando si pena sia il caso di farlo.
Evitiamo se possibile, i luoghi comuni. 

 

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25 Comments


Recommended Comments

Guest Nicola B

Posted

Ci sono stato verso fine luglio. Sono fuggito un po’ per il maltempo (c’erano 6 gradi su al Passo) e molto per la maleducazione diffusa: molti pensano che i luoghi che visitato siano loro, non di tutti. Ed è una costatazione amara perchè anche nei posti meno frequentati trovo sempre (sempre) tracce: lattine vuote, plastica, bottiglie. Tanto che ormai da tempo prevedo un sacchetto per raccogliere quello che posso. 

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  • Nikonlander Veterano

Silvio, inizialmente avevo messo il pollice alto, ma poi ho cambiato idea.. troppo poco.. e allora la coppa, mi hai fatto vedere posti stupendi.. ci sono stato tanto tempo fa..  allora il Gipeto era un sogno, ma però una cosa all'epoca del nostro giro ( io e mia moglie ) abbiamo avuto il piacere  DI NON Avere..  la frotta di motociclisti.. ed anche la miriade di Fracassoni..

Qualche volta ho provato a cercare di dire che il loro comportamento non è per nulla giusto..  ma poi ho smesso mio malgrado, troppo pericoloso..

Torniamo alle fotografie..  

Bellissime grazie Silvio.

 

ops.    dimenticato vetri e altre prelibatezze..  vedo che anno dopo anno si peggiora solamente, è triste doverlo dire..

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  • Nikonlander Veterano

Non c'è niente da aggiungere, i cocci che hai fotografato non li trovi solo in montagna ma anche al mare, in città, nei boschi, in campagna, ecc. La mia generazione, purtroppo, ha generato dei campioni di maleducazione, privi di rispetto per il prossimo e zero senso civico. Inoltre, se provi a dirgli qualcosa, se ti va bene ti mandano a quel paese, se ti va male puoi finire anche al pronto soccorso.

 

 

 

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  • Nikonlander Veterano

La maleducazione regna sovrana in molte persone purtroppo a prescindere del genere, ed ho l impressione che sarà sempre peggio,stiamo distruggendo l ambiente che ci circonda dal mare alla montagna 

Le persone quando pagano pensano di avere qualsiasi diritto dimenticandosi che ci sono anche dei doveri 

Ma anche x me e' meglio parlare di fotografia.... personalmente mi piace la prima e quella ambientata con i fotografi in posizione 

 

 

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  • Nikonlander

 CI sono stato una decina di anni fa per tre giorni ma non mi è mai capitato di vederli, … forse non guardavo dalla parte giusta ☹️
Per quanto riguarda i rifiuti ormai in montagna, ma non solo, se ne trovano sempre; quello che non capisco è la mentalità con la quale le persone vanno in mezzo alla natura, cioè …vado in mezzo alla natura a godermi questo spettacolo però poi prima di andarmene lo inquino. Io non riesco a concepire e a capire, non riesco a darmi una spiegazione. 

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  • Nikonlander Veterano

Innanzitutto grazie per l'articolo di denuncia e gli spunti di riflessione.
Il problema del rumore delle moto è di soluzione estremamente difficile. Nel momento in cui c'è una strada la gente la usa, e per il biker salire sullo Stelvio è una tentazione irresistibile. Ci vorrebbe una presa di posizione da parte degli enti locali in nome della tutela dell'ambiente e di chi vorrebbe goderlo come merita, ovvero in silenzio. Quindi traffico limitato in determinati periodi dell'anno.
Sui passi dolomitici se ne sta discutendo per esempio. Ma è un qualcosa molto difficile da attuare purtroppo per via degli enormi interessi in gioco.
Riguardo le bottiglie... tipico problema di luoghi facilmente raggiungibili in auto da frotte di incivili che poi si fanno 2 passi (di numero), bevono tutto ciò che riescono e poi abbandonano i vuoti. Succede ovunque, anche nelle città dove questi personaggi abitano, quindi a casa loro. Certi soggetti non sono sufficientemente intelligenti da arrivare a capire che un luogo pulito è migliore. Inutile pensare che si preoccupino poi di problemi come l'inquinamento. Molti dei cocci che mostri sembrano "freschi" facilmente risalenti alla notte di San Lorenzo e alla "tradizionale" gita di Ferragosto.
Per finire, la mia esperienza di modesto escursionista in giro per le Alpi, spesso in luoghi molto frequentati, mi dice che dove si arriva a piedi per fortuna il problema è molto minore se non inesistente. E' raro trovare cocci, lattine e cartacce in giro anche dove passano centinaia se non migliaia di persone al giorno. Chiaro, qualcosa purtroppo si trova, ma parliamo veramente di casi isolati.

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  • Nikonlander
42 minuti fa, Francesco Contu ha scritto:

Il problema del rumore delle moto è di soluzione estremamente difficile. Nel momento in cui c'è una strada la gente la usa, e per il biker salire sullo Stelvio è una tentazione irresistibile. Ci vorrebbe una presa di posizione da parte degli enti locali in nome della tutela dell'ambiente e di chi vorrebbe goderlo come merita, ovvero in silenzio.

Scusami Francesco ma non credo che i problemi della montagna o dei suoi passi siano attribuibili ai motociclisti in tutto o anche solo in parte. Tra di essi, sicuramente ci sono degli imbecilli ma non più che in tutte le altre categorie e le moto hanno un impatto ambientale minore di altri mezzi (vedi camper). Le moto sono omologate come tutti gli altri mezzi che circolano per strada e se qualcuno sostituisce la scarico...beh dovrebbe essere punito solo lui e non tutta la categoria. O di qualunque altra categoria.

Il problema, secondo me, è il continuo aumento della inciviltà di tutti e vedo sempre più diffuso il pensiero del marchese del Grillo: io so' io e tu non sei un casso. Aggiungi pure, e non vedo in questo grosse soluzioni, il "turismo" oppure, se vogliamo, la possibilità di girare il mondo. Questo ha portato lavoro e benessere in molte parti del mondo impedendo lo spopolamento di alcune aree ma come possiamo dire che tu puoi andare ed io no? solo perché se andiamo in due siamo troppi? Complicato, perché sarebbe difficile stabilire se 2 o 3 o 4 è il limite "giusto". Senza aggiungere "giusto" per chi?
Se non cominciamo a considerare e, di conseguenza, educare che il mondo è la nostra casa e non lo è solamente il nostro domicilio, difficilmente riusciremo a risolvere il problema e palliativi contro questa o quello categoria sortiscono solo l'effetto di metterci gli uni contro gli altri.

Oggi la vergogna non è più un sentimento che troviamo intorno a noi e, talvolta, nemmeno in noi. Male. 

Il problema è complesso per tutti gli attori che cono coinvolti ma soluzioni semplici non esistono. Sicuramente non può prescindere una presa di coscienza del nostro ruolo all'interno di una società civile, e oggi non possiamo limitarla a quella italiana. Insomma, ognuno deve fare la sua parte senza tirarsi indietro perché non ci si salva da soli.

E i cocci di vetro sono una piccola, anche se fastidiosa e vistosa, manifestazione della maleducazione sempre più presente nella società. Non solo italiana.

Scusate il pippone ma è un argomento che ultimamente mi "scalda". E mi rattrista...

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  • Nikonlander Veterano

Riccardo io la penso sostanzialmente come te.
La moto in se non è un problema e la userei pure io se non lo considerassi un mezzo esposto a pericoli oggettivi che non intendo affrontare. Da ragazzino andavo in motorino poi ho smesso.
Ho citato le moto perchè Silvio dice che sullo Stelvio il rumore è intollerabile. Silvio lo conosco bene e quindi ci credo. E non credo siano tutte truccate, è un problema di numeri. 
Si tratta di decidere se tenersi il rumore, che può infastidire determinate categorie di persone, ma anche e soprattutto di animali, o cercare di mitigarlo. Non solo agendo sulle moto, ma anche sulle auto. E' il numero di mezzi che, se si vuole, deve essere limitato, non il tipo. E nulla a che vedere coi cocci, problema che ritengo grave e intollerabile e causato sicuramente da chi è arrivato in auto, mezzo più adatto a traportare casse di vino e birra.
L'impatto del turismo su ogni ambiente è sotto gli occhi di tutti e ognuno ha un suo livello di sensibilità. Da appassionato di montagna leggo in continuazione articoli di ogni sorta, un ginepraio inestricabile in cui si parte da chi pretenderebbe rifugi senza doccia "perchè la montagna è un ambiente spartano" a chi invece ritiene di costruire una sauna panoramica nel suo rifugio "perchè la clientela la richiede". E tutti gli annessi e connessi sull'uso degli spit, dei chiodi, delle vie ferrate, degli impianti di risalita e chi più ne ha più ne metta. Non entro neppure nella questione.

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  • Nikonlander Veterano
2 ore fa, Riccardo Davoli ha scritto:

Scusami Francesco ma non credo che i problemi della montagna o dei suoi passi siano attribuibili ai motociclisti in tutto o anche solo in parte.  ...

Riccardo, il mio post non intendeva colpevolizzare nessuna categoria, (a parte chi lascia i rifiuti, che potrebbe essere chiunque e più facilmente chi arriva in auto come scrivi), quanto evidenziare come esista una situazione  oggettiva, probabilmente legata alla numerosità eccessiva (di tutte le categorie!), come sottolinea Francesco.  

Ogni sito, ogni sistema, può sopportare fino ad una certa pressione, poi in qualche modo la godibilità inzia a soffrirne e senza porre rimedi il sistema stesso si logora. Nessuna proibizione, ma una regolamentazione d'accesso (a tutti) potrebbe essere utile? Forse sì.
 

Quindi, più che additare categorie di colpevoli, cosa poco utile se non ad attivare  reazioni di difesa,  noi si vorrebbe discutere il problema, e visto che ho scritto qui e non altrove, considerare se il fotografo può fare qualcosa per informare, far capire.

L'altro mio scopo era osservare che il fotografo può scegliere se proporre la bella foto che fa pensare ad un mondo ideale o, non tutte le volte ma  in alcuni casi sì, fare anche vedere che la situazione  non è sempre come la potrebbe immaginare chi guarda la foto.

OT ma ci sta per chiarire un concetto  Quando Francesco scrive che la situazione è migliore dove ci si arriva solo a piedi, credo intenda dove ci si può arrivare solo a piedi, non per proibizione ma perchè non c'è altro mezzo, come nei sentieri di montagna.  Perchè in tal caso chi ci va non è il gitante della  domenica, pensiero anche mio, è gente che dovrebbe amare la montagna, tanto da accettare, anzi da affrontare con gioia  la fatica del percorso, e in genere se si ama qualcosa la si rispetta.  Poi purtroppo ci saranno comunque eccezioni, col recente crescere dei numeri, come in tutte le cose. 
 

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  • Nikonlander

Ho capito benissimo che nessuno di voi voleva colpevolizzare solo i motociclisti. Quello che intendevo io, ed ho usato i motociclisti in quanto citati, è che mal tolleriamo chi appartiene ad una "categoria" che non sia una "nostra" e si cerchi di bollarla come colpevole di qualcosa che ci da fastidio. Anche i mountain biker spesso sono additati come "inquinatori" dagli escursionisti duri e puri, così come i camperisti sono mal tollerati dai motociclisti sulle strade di montagna, così come i ciclisti. Credo che ognuno abbia diritto di vivere la propria passione in rispetto della natura e degli altri, che hanno lo stesso diritto nostro. Anche se diversa passione.

Il rumore. Purtroppo la montagna, come il mare, attira persone diverse. C'è chi vuole la quiete e chi la "confusione", parlo di quella "buona" fatta di festa e di risate, e non si può confinare una al mare e l'altra in montagna solo perché noi preferiamo l'una all'altra. Sinceramente se voglio stare tranquillo non frequenterei in alta stagione lo Stelvio, così come il Giau, le Tre cime di Lavaredo, Misurina ma anche Jesolo o la riviera romagnola, Firenze o San Marino. Aspetto la bassa stagione.

3 ore fa, Silvio Renesto ha scritto:

Quindi, più che additare categorie di colpevoli, cosa poco utile se non ad attivare  reazioni di difesa,  noi si vorrebbe discutere il problema, e visto che ho scritto qui e non altrove, considerare se il fotografo può fare qualcosa per informare, far capire.

L'altro mio scopo era osservare che il fotografo può scegliere se proporre la bella foto che fa pensare ad un mondo ideale o, non tutte le volte ma  in alcuni casi sì, fare anche vedere che la situazione  non è sempre come la potrebbe immaginare chi guarda la foto.

Sono pienamente d'accordo con te. Il fotografo può mettere in luce quelle situazioni che lo preoccupano evidenziando il "problema" ma, tolti i casi ecclatanti come l'immondizia sparsa in giro, non è detto che quella situazione di disagio sia percepita come tale per tutti. Questo non ci deve impedire di mostrarla.

 

3 ore fa, Francesco Contu ha scritto:

Da appassionato di montagna leggo in continuazione articoli di ogni sorta, un ginepraio inestricabile in cui si parte da chi pretenderebbe rifugi senza doccia "perchè la montagna è un ambiente spartano" a chi invece ritiene di costruire una sauna panoramica nel suo rifugio "perchè la clientela la richiede".

Sono d'accordo anche con questo punto. Trovare l'equilibrio è estremamente difficile ma credo sia possibile solo attraverso un dialogo tra le parti senza chiusure a priori di un qualsiasi punto di vista. Senza turismo la montagna muore e il limite ai turisti dipende dal grado di civiltà e rispetto che essi hanno per la montagna. Non è un limite fisso ma cambia con la conoscenza.
E' altresì vero che ogni gruppo di appassionati di qualunque passione non possono essere autoreferenziali escludendo a priori chi non la pensa come loro, ne ho visti tanti, ma aprirsi e coinvolgere chi non ha la loro passione perchè altri possano, se non capirla, almeno comprenderla. E rispettarla.

3 ore fa, Silvio Renesto ha scritto:

Quando Francesco scrive che la situazione è migliore dove ci si arriva solo a piedi, credo intenda dove ci si può arrivare solo a piedi, non per proibizione ma perchè non c'è altro mezzo, come nei sentieri di montagna.  Perchè in tal caso chi ci va non è il gitante della  domenica, pensiero anche mio, è gente che dovrebbe amare la montagna, tanto da accettare, anzi da affrontare con gioia  la fatica del percorso, e in genere se si ama qualcosa la si rispetta.  Poi purtroppo ci saranno comunque eccezioni, col recente crescere dei numeri, come in tutte le cose. 

Sicuramente la non fatica a raggiungere certe mete porta "turisti" beceri ma, proprio per la bellezza, sarebbe bello se chiunque potesse goderne ma qui ci scontriamo con la consapevolezza di chiunque per il luogo in cui è. E qui ritorniamo al rispetto. Rispetto per la natura, per gli altri ma anche per i propri limiti, per il rischio che ciò comporta.

Tanti si riempiono la bocca di voler essere liberi di fare ciò che si vuole ma la libertà si raggiunge quando una società, tutti i suoi membri, rispetta regole condivise e uguali per tutti. Purtroppo oggi ci stiamo perdendo. Per avidità...

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  • Nikonlander Veterano

Ricordo solo una cosa, e mi auguro che tanti ci riflettano su, .. e i tanti non credo siano su NL, 

questo:

Ricordarsi che la propria libertà finisce dove inizia quella del prossimo.

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  • Administrator

Io al supermercato ci vado all'orario di apertura, alle 07:30, quando nemmeno la cassiera è entrata in servizio ;)
Faccio la spesa e vado via, sorridendo.
Evito la folla come se fosse una questione di vita o di morte (e per me, a volte, lo è).

Il quadro descritto in questo blog può essere traslato esattamente per qualsiasi altra pratica fotografica ove non sia possibile lo one-to-one fotografo->soggetto.

C'è chi organizza eventi fotografici con 8 modelle e 35 fotografi "nel cortile di una villa". Costano poco e la gente ci va, magari non capisce nemmeno la differenza rispetto ad avere una modella tutta per se in un posto privato.
Così fa la foto "figa" con poco sforzo e si crede un fotografo di quelli seri (credo che possa dirsi anche per chi sta appollaiato su un cliff per una intera giornata in attesa di un gipeto, o per chi si fa accompagnare dalla guida al capanno degli orsi, ma non vorrei che qualcuno dei presenti si offendesse, io non ce l'ho con nessuno).
E c'è chi si ammassa a fondo pista di un aerodromo per fotografare aeroplani che fotografano tutti, e tutti allo stesso modo.
In autodromo c'è chi cerca di fotografare "la Ferrari" al Gran Premio di Formula 1 con il cellulare e magari pretende anche di farsi il selfie con Lechelleq che passa dietro mentre ci sono migliaia di abbirrazzati che fanno la ola.
Chi invece ci va, come me, al venerdì, ai test liberi di corse che non attirano nessuno, quando sugli spalti non c'è nessuno e in pista solo i commissari.

Forse la ricetta, più che sperare di educare la massa, resta quella di organizzarsi per fare le cose che gli altri non fanno tutti nello stesso momento.

Ma siamo umani. Questo è il punto. A qualcuno sarebbe il caso di sparare senza nemmeno un processo sommario. Ma la legge lo vieta, mi pare.

Documentare lo sfacelo come fatto in questo blog ?
Ma anche no, nemmeno fossi pagato per farlo dalla redazione di un quotidiano a diffusione nazionale.
Io ci metto tutta "la mia arte" perché ciò che fotografo sia unico, originale, più bello di come appare al naturale ... altrimenti la fotocamera nemmeno la esco dalla borsa !

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  • Nikonlander Veterano

Sono tornato da poco dalle Azzorre, paradiso del trekking a poche ore di volo dall'Italia. Frequentatissime da turisti di mezza Europa, soprattutto francesi e tedeschi oltre che italiani. Sarà perchè in molti luoghi ci si arriva solo dopo aver percorso sentieri anche non banali ma di sporcizia ne ho vista poca, purtroppo non assente ma poca rispetto al numero di persone incontrate.

Credo che il problema di fondo sia un misto di educazione delle persone e comportamento diffuso (cito l'esperimento della finestra rotta come esempio). In un luogo dove nessuno sporca vanno persone in maggioranza educate e le altre tendono ad adeguarsi a quanto vedono.

Il fotografo dovrebbe essere attore di un'attività ad impatto zero, specialmente ora che abbiamo macchine ultra silenziose e lenti tele dalla resa eccezionale. Arrivare, scattare ed andarsene senza quasi lasciare traccia di se dovrebbe essere la norma.
Purtroppo non è così, lo sappiamo. D'altronde il concetto di svago non è uguale per tutti, io correvo senza cuffie perché preferisco sentire i rumori circostanti (e le auto in arrivo) altri senza musica non riescono nemmeno a tenere il passo per più di 5 minuti e tornano a casa.

Soluzioni? Facile proporle ma difficile applicarle sul campo. Multe? Ok, ma poi vanno fatte pagare e già oggi il personale deve muoversi a gruppi di almeno tre persone per gestire reazioni violente del reo. Divieti, in Italia? Con il ministro che si immerge nell'oasi marina protetta ed l'amico dell'amico che entra, accompagnato, in barba anche ai divieti da normativa Covid?
L'unica cosa che funziona, seppure poco, è l'esempio. Facciamo il nostro rispettando l'ambiente come più possiamo, qualcuno ci noterà e, forse, gli verrà voglia di fare come noi.

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  • Nikonlander Veterano
1 ora fa, M&M ha scritto:

Io al supermercato ci vado all'orario di apertura, alle 07:30, quando nemmeno la cassiera è entrata in servizio ;)
Faccio la spesa e vado via, sorridendo.
Evito la folla come se fosse una questione di vita o di morte (e per me, a volte, lo è).

Il quadro descritto in questo blog può essere traslato esattamente per qualsiasi altra pratica fotografica ove non sia possibile lo one-to-one fotografo->soggetto.

... 

Forse la ricetta, più che sperare di educare la massa, resta quella di organizzarsi per fare le cose che gli altri non fanno tutti nello stesso momento.

Ma siamo umani. Questo è il punto. A qualcuno sarebbe il caso di sparare senza nemmeno un processo sommario. Ma la legge lo vieta, mi pare.

Documentare lo sfacelo come fatto in questo blog ?
Ma anche no, nemmeno fossi pagato per farlo dalla redazione di un quotidiano a diffusione nazionale.
Io ci metto tutta "la mia arte" perché ciò che fotografo sia unico, originale, più bello di come appare al naturale ... altrimenti la fotocamera nemmeno la esco dalla borsa !

Grazie Mauro per il tuo commento circostanziato e come per tutti i commenti meditati, molto gradito.
Rispondo solo per chiarire alcuni aspetti, e non per contraddire o per difendere niente, perchè in linea generale e soprattutto sulle conclusioni di metodo non si può che essere d'accordo con te.

Lo so che l'esempio del supermercato è solo per far capire che si dovrebbero scegliere tempi e luoghi diversi, cosa che quando la posso fare, la faccio,  ma con certi animali può essere difficile a causa del loro comportamento della distribuzione geografica, o  viceversa delle caratteristiche fisiche (o delle possibilità economiche) del fotografo: 
Nel caso specifico gli avvoltoi hanno bisogno del vento, meglio  ancora di correnti convettive, per poter volare (anzi veleggiare) per lunghi tratti a costo energetico quasi zero. Per cui hanno orari fissi e al di fuori di quelli è inutile appostarsi. E non mi posso permettere di cercarlo da solo su erti picchi isolati pena lasciargli le ossa  dopo che mi hanno spolpato i corvi.  Perciò in certi casi accetto dei compromessi per potermi avvicinare al soggetto in primo luogo per il desiderio di ammirarlo nella piena bellezza della sua libertà , e poi per la soddisfazione portarmi a casa delle immagini che siano insieme fotografie da condividere e commentare e ricordi, (non trofei, è diverso).

So anche che sperare di educare la massa è da Don Chisciotte, ma ritengo che il fotografo, se se la sente, se gli interessa, se ne sente il dovere, può tentare di informare, sempre meglio che niente. Non è più arte certo, è indagine, reportage se vuoi e le foto non mostrano solo il bello, ma anche il marcio.

La tua conclusione finale però, è una dichiarazione di scelta personale, basata sulla propria sensibilità, tu vuoi esprimere la tua arte in quel modo, perchè è quelloche ti piace,  che senti, è così che vuoi "esprimere" te stesso.
Va benissimo: E' la tua "arte" e nessuno può permettersi di dirti che è sbagliato. 

Ma altri possono vedere un mondo diverso e viverlo in modo diverso.  Tu non faresti mai questa foto (è di Shomei Tomatsu: ritratto di una vittima dell'atomica di Nagasaki), lui sì.
 

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Moltissime persone non gradiranno affatto questa foto, moltissime altre sì.  Non c'è giusto e sbagliato qui.

Grazie ancora per l'intervento e lo spunto che mi hai dato per chiarire (spero) meglio.

 

 

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  • Administrator

Assolutamente si, infatti la mia chiusura era autobiografica.

Ma anche l'apertura : a me piacerebbe fotografare l'intero campionato WEC e di F1 ma esclusivamente con accredito ufficiale FIA per poter girare liberamente per ogni pista del mondo senza incrociare la folla che si assiepa sulle tribune.
Ma non posso e non potrò mai. Motivo per cui mi dedico ad altro, quando in autodromo su una tribuna siamo al massimo in due (e già mi sento a disagio ...).

Così come mi dedicherei ad altro se quello che mi piacerebbe fotografare richiedesse necessariamente di un 600/4 TC Z e viaggiare a mie spese per i luoghi più remoti del globo.
Oppure fotografare in posti che sono invasi da vandali come quelli che hai descritto (tra cui inserisco - imho - pure i bikers molesti e le loro caffettiere scorreggiose).
O dove la mia presenza fosse sgradita o addirittura molesta.
Ci sono tante cose che si possono fotografare e tanti posti dove lo si può fare meglio di altri. Credo che in fondo sia solo buon senso.

Insomma, sto solo dicendo che non è proprio obbligatorio né fare quello che fanno gli altri né farlo come lo fanno gli altri, quando lo fanno gli altri.
Nemmeno frequentare certi posti o certe persone.
Non che fare una cosa o non farla possa essere giusto o sbagliato.

Però tu hai chiesto i punti di vista personali di chi volesse esprimersi ed io mi sono sentito di farlo alla mia maniera (certo, io sono quello che sparerebbe a vista e da lontano ai piromani con un fucile da sniper. Intendo dire che sparerei io non che disporrei perché qualcuno lo faccia con licenza di uccidere e quindi capisco che possa essere un punto di vista semiesclusivo).
Personalmente non credo che serva provare ad educare gli altri maleducati. Di questi tempi si rischiano male-parole, botte o coltellate, senza avere alcun risultato.
E se è ovvio che uno che ama la natura non lasci tracce del suo passaggio, è altrettanto ovvio che le esigenze di molti sono inconciliabili con quelle di uno (cit. Star Trek).

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  • Nikonlander Veterano

Fermo restando che ciascuno usa la fotografia come meglio crede, per gli scopi che si prefigge che sono ovviamente personalissimi, insisto nel ricordare un aspetto che riguarda la vasta massa di fotografi "naturalisti" o sedicenti tali che, negli ultimi 20 anni sta proliferando a manetta.

L'azione antropica è famelica ed inarrestabile ed a noi "fotonaturalisti" toglie i soggetti: siamo per forza di cose in aperto contrasto.
Per questo specifico aspetto, chi dirige i suoi obiettivi sulla NATURA, dovrebbe aver coscienza della situazione e per questa ragione il racconto di Silvio del presente post dovrebbe essere mandatorio per qualunque fotonaturalista.

La NATURA sembra a gratis, ma così non è. Il costo di mantenimento degli ambienti naturali non è immediatamente misurabile con la pecunia, ma lo si può pesare direttamente con Doveri e Regole. Nei luoghi deputati alla conservazione certe azioni si possono compiere altre no. 

Venendo al Gipeto allo Stelvio, pregherei di leggere la time - line seguente che aiuta ad inquadrare la situazione.

1913: ultimo gipeto delle Alpi abbattuto in valle d’Aosta

1928: costruzione ss38  Passo Stelvio

1935: istituzione Parco Nazionale Stelvio

1998: primo involo di reintroduzione del gipeto allo Stelvio

La strada è stata realizzata prima dell'istituzione del Parco Nazionale ed entrambe son figlie di anni non propriamente splendenti per la storia del nostro paese. Ci sono poi  70 anni di antropizzazione prima della reintroduzione del Gipeto, Gipeto che mancava da quelle zone da oltre 85 anni.
Ecco bella e servita la ricetta del pasticcio.

E ora cosa vogliamo fare?
Non esiste una soluzione che non leda le libertà (acquisite) di almeno una delle 10 categorie umane di frequentatori del passo. L'unico che ORA è sicuramente "leso" è il Gipeto che, timido com'è, di certo non gradisce il rombo delle Harley o lo sferragliare dei desmodromici. Ma il Gipeto non è umano, qui non scrive, non è iscritto alla camera di commercio e poi ... è arrivato nel 1998, anzi ce lo hanno riportato!!

Le foto di Silvio sono l'innesco per una riflessione che io credo sia necessaria a tutti, un pungolo di disincanto rispetto greenwash spudorato, al limite del ripugnante, che ci bombarda quotidianamente.
 

Bravo Silvio

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  • Nikonlander Veterano

Io abito a 10 minuti da un'oasi WWF, sul mare, uno dei due soli siti rimasti per la riproduzione dei specie come l'ormai famoso Fratino.
E' una lotta continua contro i bagnanti che abbattono le recinzioni a protezione dell'area umida, dei vicini campeggi con annessi ristoranti e scarichi abusivi, dei cantanti che si sentono ancora ggiovani e fanno tour sulle spiagge  costruiscono palchi faraonici "tanto poi smontiamo e rimettiamo tutto a posto! Lasciamo più pulito di prima!), ecc...

Così, tanto per dire che non un problema solo alpino.

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1 minuto fa, Sakurambo ha scritto:

Così, tanto per dire che non un problema solo alpino.

E' OVUNQUE....

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  • Nikonlander Veterano

Si hai ragione Silvio su tutta la linea. Un posto dove ad orizzonti mozzafiato fa eco (è proprio il caso) un rombo continuo di Moto dall'alba al tramonto:
Vi si svolge il raduno di Motociclisti alla maggiore altitudine d'Europa dove, mi dicevano, partecipano migliaia di Bikers e dove tutti gli anni ci sono dei morti perchè portano all'estremo la Salita e la Discesa dei 48 tornanti parte Trentina e 40 parte Lombrda. Ma i motociclisti non sono i soli o almeno nei tre giorni che ho passato in zona erano centinaia le Macchina "da corsa" con targhe di tutta Europa che salivano e scendevano a tutta la velocità possibile, con contorno di sgommate e curve in controsterzo e con notevole rischio anche per i numerosissimi Ciclisti che sfidano le proprie forze per fare i 1800 metri e più di dislivello. 
Il Passo dello Stelvio è il passo più alto d'Europa, un posto pieno di Natura in tutte le sue forme che andrebbe usufruito con il dovuto rispetto per goderne e permettere anche agli altri di goderne. 
Penso che l'inciviltà si misura non solo nel lasciare tracce inutili del nostro passaggio (bottiglie Lattine ed ogni genere di avanzi) ma per esempio uscire dai sentieri, in alcuni parchi obbligatori, per fare una foto.
Rispettare le regole è il primo passo per il rispetto della natura e degli altri, anche se a volte sembrano incomprensibili.
Capisco che essere perfetti è quasi impossibile ma provarci almeno è indispensabile.
Sullo Stelvio d'estate, finche durerà il Ghiacciaio (a meta giugno ancora nevicava) viene preso d'assalto dalle varie nazionali europee e scuole di Sci perchè credo sia uno dei pochissimi posti in Europa dove si scia (o forse tra pochi anni), si sciava anche d'estate. 
Per fortuna la natura è più forte delle pretese di Noialtri ed infatti il passo sta aperto più o meno SOLO 5-6 mesi l'anno e per i restanti 6-7 è completamente chiuso, Strade Alberghi Sciovie tutto...
quindi le Marmotte i Camosci Gipeto Gracchi ecc. possono riprendersi quello che è anche suo......

 

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  • Nikonlander Veterano

Discussione interessante.

Per quel che mi riguarda condivido l'approccio di Mauro (se non vuoi trovare ressa al supermercato, vai appena apre).
Vi porto un esempio. Settimana di ferragosto. Tre cime di Lavaredo e lago di Misurina. Solo chi è stato da quelle parti ad agosto può riuscire a capire come quei posti siano ormai meta del turismo di massa che più di massa non si può. Per salire in auto al parcheggio del rifugio Auronzo, alla base delle Tre Cime, ci si mette in coda alle 7 del mattino, rischiando di trovarlo pieno già a quell'ora. La strada che porta alle Tre Cime e costeggia il lago di Misurina è piena di auto parcheggiate ai bordi della stessa per chilometri. Io ho trovato tre soluzioni: 1) volendo salire in auto, mi sveglio prima degli altri. Così ho fatto lo scorso anno, per andare a fare una ferrata 2) non uso la macchina e salgo a piedi (qualche anno fa sono salito per una via di arrampicata :) non vi dico la soddisfazione, dopo ore di arrampicata, di ritrovarmi di fronte la vista spettacolare di queste magnifiche montagne 3) Cambio destinazione. Se milioni di persone vanno alle Tre Cime, state pur certi che le destinazioni meno conosciute nei dintorni le ignorano. Quest'anno, ad esempio, lasciata l'auto al lago Misurina, ho raggiunto la poco distante Val Popena: In tutta la valle saremo stati 10 escursionisti. Un paio di foto giusto per farvi capire che il posto non era da buttare e che le Tre Cime si vedevano pure da lì:

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Vi porto poi un esempio di un comportamento deprecabile:

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In questa foto si intravede un camoscio. Stava lontano, lontano, in una zona poco battuta dagli escursionisti perché priva di sentieri. 
Sapete perché sono riuscito a vederlo e fotografarlo? Perché un cretino ha fatto volare un drone, spaventando questo e altri camosci che hanno cominciato a correre per allontanarsi dal rumore. Nota che eravamo in un parco naturale, il cui regolamento vieta espressamente l'uso dei droni (l'ho scoperto ora cercando sul web, ma in giro non ho visto cartelli di divieto).

Purtroppo è così, è il turismo di massa, che tanto piace a Martin Parr. Milioni di persone che vanno in vacanza negli stessi giorni e si accalcano negli stessi posti. Che affollano il Louvre per vedere la Gioconda e non guardano neanche di sfuggita le Nozze di Cana del Veronese, che sono nella stessa stenza, per non parlare del resto del museo. O che riempono all'inverosimile i Musei Vaticani, che non sono stati certo costruiti per ospitare 6-7 milioni di turisti all'anno (questi sono i numeri!). 

L'unica soluzione è quella di organizzarsi per fare le cose quando non le fanno gli altri o di scegliere mete meno battute.

Quanto alle moto che affollano i passi di montagna e alle persone che lasciano in giro i rifiuti, penso sia un problema di sensibilità e educazione. Quando trovo rifiuti in mare o in montagna, se posso me li porto via con me. 
Nelle città italiane (almeno a Milano, dove vivo), c'è un cestino dei rifiuti ogni 10m. In altre città europee vi assicuro che ce ne sono molti di meno. Perché? Perché la gente non si aspetta che siano gli altri a dover gestire i propri rifiuti, per cui se li portano a casa. Per non parlare del Giappone, dove la pulizia è un valore ben radicato nella loro cultura.

 

 

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  • Nikonlander Veterano
28 minuti fa, Gianni ha scritto:

Si hai ragione Silvio su tutta la linea. Un posto dove ad orizzonti mozzafiato fa eco (è proprio il caso) un rombo continuo di Moto dall'alba al tramonto:
Vi si svolge il raduno di Motociclisti alla maggiore altitudine d'Europa dove, mi dicevano, partecipano migliaia di Bikers e dove tutti gli anni ci sono dei morti perchè portano all'estremo la Salita e la Discesa dei 48 tornanti parte Trentina e 40 parte Lombrda. Ma i motociclisti non sono i soli o almeno nei tre giorni che ho passato in zona erano centinaia le Macchina "da corsa" con targhe di tutta Europa che salivano e scendevano a tutta la velocità possibile, con contorno di sgommate e curve in controsterzo e con notevole rischio anche per i numerosissimi Ciclisti che sfidano le proprie forze per fare i 1800 metri e più di dislivello. 
Il Passo dello Stelvio è il passo più alto d'Europa, un posto pieno di Natura in tutte le sue forme che andrebbe usufruito con il dovuto rispetto per goderne e permettere anche agli altri di goderne. 
Penso che l'inciviltà si misura non solo nel lasciare tracce inutili del nostro passaggio (bottiglie Lattine ed ogni genere di avanzi) ma per esempio uscire dai sentieri, in alcuni parchi obbligatori, per fare una foto.
Rispettare le regole è il primo passo per il rispetto della natura e degli altri, anche se a volte sembrano incomprensibili.
Capisco che essere perfetti è quasi impossibile ma provarci almeno è indispensabile.
Sullo Stelvio d'estate, finche durerà il Ghiacciaio (a meta giugno ancora nevicava) viene preso d'assalto dalle varie nazionali europee e scuole di Sci perchè credo sia uno dei pochissimi posti in Europa dove si scia (o forse tra pochi anni), si sciava anche d'estate. 
Per fortuna la natura è più forte delle pretese di Noialtri ed infatti il passo sta aperto più o meno SOLO 5-6 mesi l'anno e per i restanti 6-7 è completamente chiuso, Strade Alberghi Sciovie tutto...
quindi le Marmotte i Camosci Gipeto Gracchi ecc. possono riprendersi quello che è anche suo......

 

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Ti cito solo per rimarcare la bellezza delle foto. Davvero significative.

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5 ore fa, Valerio Brustia ha scritto:

.......

1928: costruzione ss38  Passo Stelvio

..........

Nooo, :-) la mitica strada dello Stelvio è stata finita nel 1825 e fino verso la fine dell'800 era aperta tutto l'anno.
Insomma, erano più efficienti allora che oggi.

Che dire è una delle strade più conosciute al mondo, tutte le varie classifiche globali la posizionano sempre quantomeno sul podio, come strade più belle del mondo.
(Era anche il passo più alto d'Europa, fino a che i francesi, presi dalla loro ridicola granduer, non hanno innalzato di qualche metro, e totalmente inutilmente il valico naturale del Passo dell'Iseran, giusto solo per rubare il primato dello Stelvio.)
Poi metteteci il Parco Nazionale, i ghiacciai, lo sci, il ciclismo e quindi... è normale direi che il mese di agosto sia troppo affollato, nel weekend poi non parliamone.

Io sono di Bormio e quindi il passo è proprio del mio comune, ci vivo da una vita e posso stilare la classifica che vede:
- i motociclisti come nettamente i più chiassosi e spesso pericolosi;
- i ciclisti come nettamente i più sporcaccioni;
- i fotografi sono sicuramente i più bravi :-)))

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  • Nikonlander Veterano
4 ore fa, Gianni ha scritto:

Si hai ragione Silvio su tutta la linea. Un posto dove ad orizzonti mozzafiato fa eco (è proprio il caso) un rombo continuo di Moto dall'alba al tramonto:
Vi si svolge il raduno di Motociclisti alla maggiore altitudine d'Europa dove, mi dicevano, partecipano migliaia di Bikers e dove tutti gli anni ci sono dei morti perchè portano all'estremo la Salita e la Discesa dei 48 tornanti parte Trentina e 40 parte Lombrda. Ma i motociclisti non sono i soli o almeno nei tre giorni che ho passato in zona erano centinaia le Macchina "da corsa" con targhe di tutta Europa che salivano e scendevano a tutta la velocità possibile, con contorno di sgommate e curve in controsterzo e con notevole rischio anche per i numerosissimi Ciclisti che sfidano le proprie forze per fare i 1800 metri e più di dislivello. 
Il Passo dello Stelvio è il passo più alto d'Europa, un posto pieno di Natura in tutte le sue forme che andrebbe usufruito con il dovuto rispetto per goderne e permettere anche agli altri di goderne. 
Penso che l'inciviltà si misura non solo nel lasciare tracce inutili del nostro passaggio (bottiglie Lattine ed ogni genere di avanzi) ma per esempio uscire dai sentieri, in alcuni parchi obbligatori, per fare una foto.
Rispettare le regole è il primo passo per il rispetto della natura e degli altri, anche se a volte sembrano incomprensibili.
Capisco che essere perfetti è quasi impossibile ma provarci almeno è indispensabile.
Sullo Stelvio d'estate, finche durerà il Ghiacciaio (a meta giugno ancora nevicava) viene preso d'assalto dalle varie nazionali europee e scuole di Sci perchè credo sia uno dei pochissimi posti in Europa dove si scia (o forse tra pochi anni), si sciava anche d'estate. 
Per fortuna la natura è più forte delle pretese di Noialtri ed infatti il passo sta aperto più o meno SOLO 5-6 mesi l'anno e per i restanti 6-7 è completamente chiuso, Strade Alberghi Sciovie tutto...
quindi le Marmotte i Camosci Gipeto Gracchi ecc. possono riprendersi quello che è anche suo......

 

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Bellissime foto Gianni , spettacolare la prima e quelle con i ciclisti nello sfondo 

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  • Nikonlander Veterano
5 ore fa, cris7 ha scritto:

Nooo, :-) la mitica strada dello Stelvio è stata finita nel 1825 e fino verso la fine dell'800 era aperta tutto l'anno.

Va che la statale ss38 è del 1928 e comprende il passo, evidentemente già in essere. Credo che il vero flusso cominci con la realizzazione del collegamento da e per il passo che è questo poi l'argomento della discussione

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  • Nikonlander Veterano

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L'ha mandata ieri uno di Bormio che ha organizzato il Meeting di BW a cui avevo partecipato a Giugno....
Solo per dire......

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