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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 31/01/2024 in tutte le aree

  1. In un paese di poco più di 20 anime si racconta che un'anima non abbia ancora trovato pace: leggenda o verità? Il contesto storico è noto e reale: nel 1300 in Romagna dominava la famiglia Malatesta i cui domini dal 1295 al 1528 si estendevano principalmente nel territorio di Rimini e provincia, fino ad arrivare, nel periodo di massima influenza, ai castelli settentrionali di San Marino, alla provincia di Pesaro e parte di quelle di Ancona, di Forlì, di Cesena e di Ravenna. Attorno alla metà del 1300 signore di Montebello di Torriana era Ugolinuccio (o Uguccione) Malatesta. Si dice che questi ebbe dalla moglie Costanza una figlia, Guendalina, con una caratteristica particolare: era albina. La piccola aveva i capelli candidi come la neve, la carnagione color latte e gli occhi verdi (o azzurri) che sembrano brillare nella notte e, nel medioevo, epoca di superstizioni in cui si diffuse la caccia alle streghe e la paura del demonio, l’albinismo era visto con sospetto e paura. Gli albini venivano considerati figli del demonio e, se di sesso femminile, streghe capaci di qualsiasi sortilegio. "...Anno dopo anno, i colori di quel mondo e di quella storia iniziarono a spegnersi. I ricordi divennero polvere nella mente dei posteri ed il tempo ne approfittò per continuare indisturbato il suo corso. Passò un secolo. Montebello cambiò i propri signori regnanti. I nuovi castellani vennero a conoscenza,dalle voci dei più anziani, di una vecchissima leggenda legata alla rocca. Parlava di una strana bimba dalla pelle pallida ed i capelli azzurri. Durante certi giorni, all'imbrunire, un flebile lamento sembrava provenire dal nevaio. Era appena percettibile e bisognava essere molto attenti per udirlo. Passò quasi un altro secolo e tutti, proprio tutti si dimenticarono di Deline. La sua vicenda pareva essere definitivamente sepolta nel passato. Poi, un giorno, uno strano giorno, incominciarono improvvise le apparizioni..." Sono passati tre secoli dai fatti di cui si narra alla prima stesura scritta, ad opera di un parroco della zona... e la storia si perde nella leggenda: Il nomignolo deriva dal fatto che per coprire il colore candido dei capelli, al fine di proteggerla, la madre li tingesse con pigmenti di natura vegetale che, anche a causa della loro scarsa capacità di trattenere la colorazione, davano alla capigliatura della bambina un riflesso azzurrognolo. Come spesso accade, passando di bocca in bocca i fatti vengono alterati, abbelliti, perdendo in tutto o in parte la corrispondenza con la verità storica, un po’ come succede ne ‘telefono senza fili’ dei bambini dove 10 di loro si mettono uno di fianco all’altro, una frase viene sussurrata dal primo all’orecchio del secondo e così via fino all’ultimo. All’ultimo la frase non giungerà fedele all’originale, ma subendo un'arbitraria modificazione. Secondo la leggenda il 21 giugno del 1375, nel giorno del solstizio d'estate, mentre il padre era lontano impegnato in una guerra, Azzurrina giocava nel castello con una palla di stracci, cosa normale in quel tempo, mentre fuori infuriava un temporale. Era vigilata da due armigeri di nome Domenico e Ruggero. Secondo il resoconto delle guardie la bambina inseguì la palla caduta all'interno della nevaia sotterranea. Avendo udito un urlo le guardie accorsero nel locale entrando dall'unico ingresso ma non trovarono traccia né della bambina né della palla. Nei giorni seguenti, il castello, le campagne e l’intero borgo, vennero setacciati nella disperata ricerca della bambina. Il suo corpo, però, non venne mai più ritrovato. Da quel giorno di giugno, secondo la leggenda, ogni 5 anni, nella notte del solstizio d’estate, nel castello di Montebello ritorna il fantasma di Azzurrina. La si sentirebbe ridere, parlare o piangere. Su quella che è stata veramente poi la sorte di questa creatura ci sono versioni diverse tra loro che concordano solo nel finale. Nel 1989 il castello, inserito quello stesso anno tra i monumenti nazionali italiani, riapre i battenti dopo essere stato ristrutturato dagli attuali proprietari con lo scopo di creare un museo aperto al pubblico con visite guidate. Da lì a un anno la leggenda diventa di dominio pubblico, tanto da attirare, oltre a numerosi cuoriosi, anche studiosi e troupe televisive. Durante i lavori di ristrutturazione, che hanno interessato anche le cantine, sono stati trovati molti cunicoli, alcuni dei quali portavano ad accessi chiusi nel corso dei secoli precedenti, per evitare intrusioni nel castello. Tutte le porte murate vennero riaperte, ridando la possibilità di accedere a quelle stanze. Tutte tranne una. Ci si accorse, durante la ristrutturazione, che una stanza non era più accessibile e chi ne murò l’accesso lo fece in modo che, se fosse stato violato, la stabilità dell’intero edificio sarebbe stata compromessa. Numerose ricerche sono state fatte da parapsicologi col fine di catturare, mediante registratori audio ad attivazione sonora, i rumori all'interno del castello chiuso ed isolato, prodotti dal presunto fantasma. Le registrazioni, che vengono normalmente fatte sentire ai visitatori al termine della visita guidata, finora non hanno portato a nessun risultato concreto ma hanno registrato suoni che, a prescindere dalla leggenda, non hanno ancora una spiegazione sull’origine. Varie registrazioni sono state effettuate anche dalla Rai e dall’università di Bologna. In esse vi si sentirebbe una voce di bambina piangere sommessamente in mezzo ai rumori di un temporale. Nel 1995 e nel 2000 si sarebbe riuscita a captare più chiaramente la voce di Azzurrina che, in una delle due occasioni, avrebbe pronunciato, in mezzo al suono delle campane, la parola “mamma”. Diverse ipotesi sono state fatte su cosa potrebbe essere successo in realtà: secondo una prima versione, data da una medium che si sarebbe messa in contatto con lo spirito della bambina, si sarebbe trattato di un incidente , la bambina sarebbe morta sul colpo cadendo dalle scale. Le guardie, temendo l’ira del padre, l’avrebbero sepolta da qualche parte in giardino e alla madre avrebbero raccontato della misteriosa sparizione della piccola. A nulla sarebbero valse le loro scuse dato che il padre, una volta rientrato, preso dall’ira e ritenendoli comunque resposabili, li avrebbe fatti mettere a morte. Una seconda ipotesi darebbe proprio il padre della bambina come responsabile del fatto in quanto, non potendo nascondere l’anomalia della figlia, avrebbe preferito farla uccidere e, dopo averla fatta murare in qualche segreta dei sotterranei, avrebbe raccontato, soprattutto alla moglie, della misteriosa scomparsa. Qualcuno si spinge anche oltre nei dettagli di quello che sarebbe accaduto: Ugolinuccio Malatesta, stanco di nascondere la piccola e colto da un attacco di follia omicida, una notte del 1470 avrebbe strangolato Azzurrina gettandone poi il corpicino ancora agonizzante in una fossa comune piena di punte affilate, ricoprendola con della calce bianca, per evitare il disperdersi dell'esalazioni corporee. Una terza ipotesi vorrebbe le guardie artefici dell’omicidio, a causa della superstizione dilagante dell’epoca. Anche in questo caso i due sarebbero stati messi a morte dal signore del castello. In mezzo a tutte queste ipotesi non abbiamo nemmeno la certezza del nome della bimba. Secondo lo storico Marco Filippi, stando a quanto dichiarato dalla sensitiva Marina Dionisi, è probabile che il nome non fosse Guendalina, entrato in uso in Italia solo agli inizi del 1800, ma Adelina. Questo nome si avvicinerebbe maggiormente al titolo dell’unico presunto documento sulla storia di Azzurrina: “Mons Belli et Deline”. “Deline”, tradotta dal latino all’italiano, corrisponde al nome di “Adelina” e non di “Guendalina”. Il castello, essendo di proprietà di privati non è fotografabile all’interno ma solo esternamente. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Al prossimo articolo! ciao!
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  2. Ordinabile (dal Viltroxstore cinese) Rollei, preordine consegna dal 20 febbraio Rollei.de con IVA italiana
    5 punti
  3. Come ogni anno, è arrivato il Carnevale ed io andrò a fotografare Venezia e le maschere all'alba o forse vado a ricaricarmi, a rigenerarmi per affrontare il nuovo anno con entusiasmo perché per me la bellezza di Venezia all'alba mi rilassa, mi fa stare bene. La sindrome di Stendhal mi ha contagiato. Io sarò in riva degli Schiavoni, davanti palazzo Ducale, ogni mattina dalle 6 alle 8 dal 3 al 10 febbraio. Se qualche Nikonlander è nei dintorni e ha voglia di raggiungermi è il benvenuto. Sabato e domenica verrà con me anche @Alessandro Pisano e domenica si aggiungerà anche @Giuseppe Paglia e rimarremo più a lungo. Non serve informarmi con largo anticipo, è sufficiente la sera precedente. Vi aspetto.
    3 punti
  4. Due anni fa, di questi tempi, mi veniva consegnata la mia Nikon Z9. Abbiamo parlato molto di questa macchina, tantissimi articoli la ritraggono con questo o quell'altro obiettivo. L'ho anche prestata per una gitarella tra le nevi norvegesi ad un redattore di Nikonland. E dimostrata in svariate occasione. Ma non è per questo che ne parlo ancora. Casualmente, in questi giorni la Nikon Z9 matricola 5042 ha superato il milione di scatti. per la precisione, pochi minuti fa, Mauro Maratta ha premuto per l'ennesima volta il pulsante di scatto della Z9 e il contascatti della macchina ha registrato che è stato salvato il file n. 1.007.179 Non credo che sia un record. In fondo sono solamente circa 10.000 scatti a settimana. Un professionista che segue un paio di discipline agonistiche ne fa di più. L'amico Fornasetti a suo tempo superava i 500.000 con D3 e D4 prima di far cambiare l'otturatore, fotografando rugby, football e hockey. Ma forse per un fotoamatore che gioca solamente con la sua fotocamera è un bel traguardo. Ho avuto in passato molte ammiraglie Nikon, dalla F5 alla D5. Tolta la prima D3 che è arrivata a 190.000 scatti, le altre non hanno superato gli 80/90.000 Eppure ho sempre fotografato sport a raffica. Persino con la D3x ! Questa Z9 ha visto polvere del motocross, l'asfalto rovente e gradoni infuocati in autodromo dove si anche inzuppata come me e il 100-400. Ha scattato ad ogni tipo di raffica, con ogni formato di file. Ha registrato sulle mie schede CFexpress molti terabyte di informazioni. Eppure se la guardiamo, eccola qui, non l'ho nemmeno spolverata : le "gomme" sono in ordine, senza cedimenti, allentamenti, scollature i pulsanti sono tutti in ordine. Forse quello di accensione mostra un minimo di indurimento nella rotazione lo sportellino del vano memorie - era il mio timore - è ancora al suo posto. Forse si è allentato un pochino, rendendo così più agevole la sua apertura ... il sensore è stato sempre protetto dalla "saracinesca" che vedete in bella vista nella foto qui sopra, che è in condizioni apparentemente intonse certo la baionetta qualche segno ce l'ha ma si sono susseguiti obiettivi su obiettivi ma soprattutto, la batteria originale EN-EL18d, a parte la richiesta automatica di 3-4 cicli di calibrazione, nonostante sia stata ricaricata ennesime volte, mostra ancora 0 usura. per il resto, una pulitina approfondita e nessuno potrebbe dire che ha due anni e un milione di scatti all'attivo. Non ha un segno. Potere delle potenzialità del suo autofocus che si adatta perfettamente al mio stile attuale. Con la D850 e la D5 ho raggiunto il limite che erano le fotocamere a non assecondarmi, tanto che la D850 la usavo spessissimo in live-view su treppiedi con parecchio scorno. Ma con l'autofocus della Z9 la mia confidenza è tale che scatto senza timore che le foto non siano a fuoco. Così mi concentro su tutto il resto, principalmente ... sul fotografare. Che è quello che mi piace fare con questa macchina. Il suo mix di caratteristiche mi è congeniale. La risoluzione è elevata ma non esagerata. Il formato file, compresso con i nuovi algoritmi TicoRAW - ha un peso ridotto tale che tutti questi scatti non mi costringono a comprare un hard-disk nuovo al mese (ma uno l'anno si ... io faccio fatica a selezionare e a cancellare foto. Perché sono quasi tutte ottime !). L'ergonomia è la migliore tra tutte le ammiraglie Nikon che ho avuto. Sta in mano come un guanto, non stanca. Non pesa. Il vantaggio di un corpo più leggero della classica reflex D5/D6 e obiettivi altrettanto più leggeri è impagabile. L'assenza di parti meccaniche soggette ad usura elevata, come l'otturatore (per tacere di specchio e sistema di autofocus separato), fa si che non debba pensare troppo allo scatto in più. Cosa che faccio invece con la Zf quando sono "costretto" a scattare con l'otturatore meccanico. Anzi, devo ammettere che sempre più spesso finisco per non sopportare più il rumore dello scatto anche se è solo simulato. E lo tolgo. Sempre quando fotografo sul campo, e spesso in studio con il consenso delle modelle. Anche loro sempre più abituate a posare come se si girasse un video, anziché imbalsamarsi tra una posa e un'altra. io ricarico sempre la Z9 via porta USB-C e quella protezione di gomma è molto sollecitata. Mostra qualche minimo segno di usura ma non più di tanto. Per il resto, la vedete anche voi, brilla e luccica. E non l'ho nemmeno spolverata. Nella foto di apertura la sua sorellina Z8 con il battery-grip le copre le spalle. E' quello che farà nei prossimi giorni perchè la Z9 domani parte per Moncalieri verso LTR. Dove farà - se lo merita - un checkup il più approfondito possibile per verificare che quello che si può usurare sia in ordine (baionetta, tiraggio, planeità del bocchettone, del sensore, dello stabilizzatore; lo stabilizzatore stesso) e per le verifiche e "tarature" di rito, oltre ad una pulizia professionale che io non saprei fare. Ma in questa occasione ci tenevo a fare un punto nave sulle impressioni d'uso e sullo stato dell'arte della Z9, che da quando l'ho ricevuta, è passata dal firmware 1.0 al 4.1 (e qualcuno vocifera che non passeranno anni prima di vedere una versione ulteriormente perfezionata). Dell'autofocus dicevo prima. Al di là del riconoscimento degli oggetti e dei loro occhi (o ruote o eliche, se ne hanno), c'è la capacità di tracciarli anche al di là di ostruzioni. Come faccio io con le auto che escono dalla corsia box e sono inevitabilmente dietro ad una spessa rete. La macchina le aggancia in automatico e poi le segue. E non è raro avere una sequenza, magari in panning a 1/30'' di 40-50 scatti tutti utilizzabili. Con le modelle è un gioco da ragazzi. Per sbagliare una foto bisogna puntare la macchina verso il pavimento ! Ci sono aspetti che, appunto via firmware, potranno essere ancora affinati. Ma ho come l'impressione che siamo arrivati al culmine delle capacità del processore Expeed 7 che, dopo il sensore stacked e l'assenza dell'otturatore meccanico, è il vero responsabile delle prestazioni meravigliose della Z9. Tra la versione 1.0 e la 4.1, non posso documentarlo, ma io ho riscontrato un aumento del consumo. Che ovviamente si estrinseca in maggiore dissipazione di calore. Fenomeno che la ferramenta del corpo della Z9 e tutta la sua superficie radiante permette tranquillamente di smaltire senza un cedimento durante l'uso. Non è raro per me arrivare a superare i 50.000 scatti in una sessione sola in autodromo, e anche sotto al sole, non ho mai avuto inceppamenti. Se c'è un punto che vorrei fosse migliorato, se possibile, è ancora la fase di aggancio. Che, in automatico, sulle prima mostra qualche tentennamento. Una volta preso poi non si perde più, ma all'inizio è facile che non ci azzecchi. Su sfondi impegnativi le cose sono molto migliorate ma forse anche qui si potrebbe fare qualche cosa per affinare il processo in tempo reale. Per il resto non ho lamentele da fare. Anzi, se non è questa la macchina perfetta per me, in questo momento, non saprei che altro considerare. Lo prova il mio contascatti e il fatto che solo con questa macchina io mi sia sentito di avventurarmi a fare cose che non avevo mai fatto. Prima tra tutte scattare sistematicamente sempre a tutta apertura con "lame" come gli obiettivi f/1.2 o il meraviglioso 135/1.8 Plena che è un oggetto impegnativo sul piano della precisione di fuoco. Per non parlare del video. O del prendere al volo cose che volano in modo casuale. Ma non ci sono limiti alla fantasia. E se abbiamo adesso macchine meravigliose che fanno milioni di scatti senza usura (mi aspetto che la mia Z9 nei prossimi anni arrivi a duplicare o addirittura a quadruplicare il suo contascatti) sono oramai da considerare dei veri e propri elaboratori elettronici. Se sul piano ergonomico e meccanico, in una nuova versione non cambierei tantissimo (mi piacerebbe che la torretta di sinistra fosse ribassata come quella della Z8 e che dalla Z8 fosse ereditato anche lo sportellino del vano memorie, mi piace di più), forse solo il display posteriore che è robusto certo ma quello della Zf mi consente di fare tante cose di più. Invece sul piano elettronico e sul sensore vorrei delle vere novità. Che passerebbero per un processore più veloce, molto più veloce ma anche in un sensore più veloce. Con un tempo sincro almeno dimezzato (l'ideale sarebbe da 1/1000''). E con una sensibilità raddoppiata. Mi perdoneranno quelli che usano la Z9 per fare paesaggio, macro o still-life. Ovviamente si possono fare ma per me è come mettere una portaerei in un laghetto di montagna e sperare che possa manovrare ... Per questo se la risoluzione è il massimo che vorrei (ma potrei anche contentarmi di meno in cambio di altri vantaggi), la sensibilità mi piacerebbe che fosse superiore. I 64 ISO sono per i miei usi totalmente inutili. Se il Base stesse a 125 ISO e il Dual Gain stesse a 1000 ISO sarebbe di gran lunga meglio. Ovviamente con lo stesso rumore attuale (a 64 e 500 ISO rispettivamente) e la stessa dinamica. Non scambierei mai la mia Z9 con D5 e D6. Non più ... per quanto abbia apprezzato ed amato quelle macchine, il loro sensore per me era il loro limite, tanto che le usavo veramente pochissimo al di fuori dello sport. Questo mi convincerebbe ad accoppiare la mia Z9 con quella macchina. Che si possa chiamare Z9 II o Zh poco importa. Sul quando anche in questo caso, poco importa. Ma speriamo non troppo più in la negli anni. Altrimenti, anche senza usura, la mia Z9 vedrà milioni di scatti. POVERINA ! Post Scrittum per negozianti e fotografi vecchia scuola. La mia Z9 ha un milione di scatti ma la sua batteria è ancora integra con zero usura. Ma davvero la valutereste per il numero di scatti se io volessi - non sarà mai - cedervela ? Oppure da cosa ricavereste un prezzo corrente per l'usato ?
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  5. ... grandemente migliore ! E un tempo di ricarica tra un lampo e l' altro infinitesimale, rispetto al TT...
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  6. 33 Nocciolaia, Val Roseg (CH) 28/01/2024, Nikon Z8 Nikkor Z 180-600
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  7. 32 Pettirosso Scatto del 21/01/24 ore 16:57 Z8 DX mode, Sigma 150-600@300 f/6.3 1/400 ISO auto 14400
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  8. 31 La nebbia non molla Scatto di Domenia 28 Gennaio con D700 e Sigma 24-105 f/4
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  9. Nuovo Viltrox 20mm f/2.8 per Nikon Z disponibile dal 31/1/2024 SnapTwitter_lMJ9xhV-nRcmMvcV.m3u8_container=cmaf.mp4 full frame, autofocus, 158 dollari 158 grammi porta USB-C per aggiornamenti firmware
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  10. 29 Prima del Tramonto Zf con Tamron 35-150 2-2.8 a 83 mm
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  11. 27 La prima orchidea della Stagione...Barlia robertiana. Z8 + tubo Meike 11mm + 24-120mmZ
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  13. 24 Crocus biflorus, zafferano selvatico. Nikon Z8 Nikon 105 MC S. f.5,6, 1/125 sec., ISO 64, mano libera . 26.01.2024
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  14. 23 Helleborus viridis, Elleboro verde. Nikon Z8 Nikon 105 MC S. f.3, 1/150 sec., ISO 280, stacking . 28.01.2024
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  15. 11 Il pulcino. ( Il titolo deriva dal fatto che mi è venuto spontaneo collegare l'immagine al pulcino del pinguino Imperatore che viene amorevolmente accudito da entrambi i genitori). Vercelli, 21 gennaio 2024
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  16. La gente che c'è dietro ai Nikkor Z parla delle possibilità di espressione della piattaforma, dei suoi sogni futuri, di quello che si potrebbe realizzare. Intervista in tre parti a margine della celebrazione del 90° anno dal lancio del primo Nikkor (Gli Aero-Nikkor e il 90° anniversario Nikkor) Parla Kouichi Ohshita di Nikon, del terzo reparto di progettazione della divisione di ingegneria ottica di Nikon. " Quando Nikon ha lanciato le fotocamere mirrorless Z6 e Z7 nel 2018, inaugurando il sistema fotografico Nikon di prossima generazione, l'azienda è passata dal venerabile attacco F al nuovo attacco Z. Rispetto alla baionetta F, lanciata negli anni '50, la baionetta Z presenta un diametro maggiore (55 contro 44 millimetri) e una distanza focale della flangia più corta (16 contro 46,5 millimetri). Il Nikon Z è l'attacco per obiettivi full-frame dal diametro più grande e presenta la distanza della flangia più breve. “Sfruttando la combinazione Nikon Z Mount con il suo diametro di 55 millimetri e la distanza focale corta della flangia di 16 mm, è stata realizzata una flessibilità di progettazione superiore per gli obiettivi Nikkor Z, aprendo nuove possibilità per i creatori di immagini. Un esempio di obiettivo reso possibile dal sistema Z-Mount è il Nikkor Z 58mm f/0.95 S Noct, l'obiettivo più veloce nella storia di Nikkor, lanciato nel 2019" “All’inizio, i progettisti di obiettivi Nikon tracciavano il percorso della luce attraverso l’obiettivo e ne stimavano le prestazioni in base a vari valori di aberrazione. Circa 50 anni fa è stata introdotta la tecnologia di valutazione OTF (MTF), che consente di comprendere le prestazioni di risoluzione degli obiettivi durante la fase di simulazione”. “Attualmente, con il progresso della tecnologia di simulazione delle immagini, i progettisti possono predeterminare se l’obiettivo produrrà la rappresentazione desiderata e come gestirà i bagliori e le immagini fantasma durante la fase di progettazione (al simulatore NdA). Questi fattori contribuiscono alle prestazioni superiori degli obiettivi Nikkor Z.” Ci sono stati anche importanti miglioramenti nella progettazione, ingegneria e produzione degli elementi in vetro. “Inoltre, le innovazioni tecnologiche prima e dopo lo sviluppo dell’attacco Z-Mount hanno consentito una maggiore libertà creativa nella progettazione degli obiettivi. Ad esempio, lo sviluppo di materiali per lenti PF che riducono significativamente il chiarore PF, che si verifica intrinsecamente nelle lenti PF; lo sviluppo del vetro SR che aiuta a ridurre al minimo l'aberrazione cromatica; lo sviluppo del Meso Amorphous Coat, che riduce notevolmente l'effetto ghosting; e il continuo progresso delle tecnologie delle lenti come le lenti asferiche, che sono state utilizzate fin dall’era della baionetta F: questi sono tutti esempi di progressi tecnologici che hanno giocato un ruolo significativo nel fornire ai designer la capacità di creare design più creativi e innovativi” Ohshita aggiunge che i miglioramenti nelle correzioni delle immagini basate sul software non dovrebbero essere trascurati. Sebbene i miglioramenti nell’hardware siano vitali, lo sono anche i progressi nel software. Cita l'obiettivo Nikkor Z 14-30mm f/4 S, che è paragonabile al vecchio obiettivo Nikon AF-S 14-24mm f/2.8 G ED in termini di qualità dell'immagine. Questa parità relativa, nonostante una spaccatura in termini di dimensioni, peso e costo, è dovuta in parte a migliori algoritmi e software di correzione delle immagini. Speranze o anticipazioni ? "La gamma di obiettivi Nikkor Z è diventata davvero piuttosto ampia, ma credo che manchino ancora obiettivi specializzati", afferma l'ingegnere ottico. “Permettetemi di suggerire obiettivi che personalmente mi piacerebbe vedere rinnovati. Innanzitutto, un obiettivo fisheye. Nikon ha progettato vari obiettivi fisheye nel corso degli anni e mi piacerebbe vedere un obiettivo fisheye per l'attacco Z che offra qualcosa di unico e senza precedenti. Allo stesso modo, anche un obiettivo tilt-shift è un buon candidato. Mi entusiasma pensare alle possibilità di creare un attraente obiettivo decentrabile che sfrutta le caratteristiche uniche dell’attacco Z-Mount.” I possessori di Nikon Z, in particolare i fotografi di paesaggio e di architettura, apprezzerebbero queste aggiunte alla gamma di obiettivi Z nativi. Gli obiettivi fisheye e tilt-shift con attacco F di Nikon hanno molti fan e molti fotografi li utilizzano senza dubbio sulle fotocamere Nikon Z insieme all'adattatore FTZ. Tuttavia, come è stato dimostrato con altri obiettivi Z, c'è ampio margine di miglioramento quando si riprogetta un obiettivo con attacco F per le fotocamere Nikon Z. Non esiste alcun sostituto per un'ottica nativa realizzata con la moderna tecnologia ingegneristica. "Inoltre, mi piacerebbe vedere riprogettati anche gli obiettivi DC e gli obiettivi micro-zoom" “Ma piuttosto che incorporare semplicemente queste funzioni negli obiettivi Nikkor Z (senza essere guidati dalla tecnologia), credo che sarebbe meglio considerare ciò che i clienti si aspettano da questi obiettivi ed esplorare mezzi alternativi per fornirli. È fondamentale considerare attentamente le aspettative dei clienti e trovare modi innovativi per soddisfare le loro esigenze”. "Consideriamo ogni prodotto in modo univoco, identificando clienti e mercati target specifici", risponde Ohshita. "Comprendiamo che le prestazioni a cui gli utenti danno priorità possono variare notevolmente a seconda di fattori come il soggetto che fotografano e la lunghezza focale." "Pertanto, ci impegniamo in discussioni e diamo priorità a diversi aspetti come prezzo, prestazioni e specifiche per ciascun obiettivo, su misura per soddisfare le esigenze del nostro pubblico target." Quali sono gli obiettivi più difficili da progettare? "Se dovessi menzionare un tipo specifico, forse citerei gli obiettivi di prezzo medio-basso venduti come obiettivi in kit" "Gli obiettivi kit sono obiettivi che i clienti acquistano insieme al corpo macchina e devono fare una buona prima impressione e offrire versatilità per vari usi pur essendo convenienti, leggeri e compatti." “Inoltre, è necessaria una tecnologia per garantire una produzione stabile e di massa di lenti in kit. Lo sviluppo di lenti in kit comporta la sfida di trovare il delicato equilibrio tra prestazioni, prezzo, dimensioni ed efficienza produttiva”. Il desiderio di fare una prima impressione fortemente positiva con i clienti che acquistano un kit fotografico ha molto senso. Sebbene ci siano sfide associate alla produzione di qualsiasi obiettivo, indipendentemente dal suo prezzo, c’è qualcosa di particolarmente difficile nel garantire ai clienti un’esperienza positiva con un obiettivo che costa solo poche centinaia di dollari. Ohshita osserva che ogni “tipo” di obiettivo presenta le proprie sfide. Gli obiettivi ultragrandangolari luminosi, ad esempio, presentano vincoli relativi all'uniformità nel campo dell'immagine, al controllo del chiarore del coma sagittale, una delle principali preoccupazioni per l'astrofotografia, e alla produzione di elementi di lenti asferiche. D'altra parte, "Per gli obiettivi per ritratti, le sfide includono l'acquisizione dei dettagli delicati del soggetto, l'ottenimento di uno splendido bokeh di fondo e il mantenimento di una transizione bokeh fluida davanti e dietro il piano focale. Ogni tipo di obiettivo ha diversi vettori (direzioni) di difficoltà” Indipendentemente dal tipo di obiettivo, gli ingegneri Nikon mirano a renderlo il più piccolo e leggero possibile senza sacrificare le prestazioni. Allo stesso modo, gli obiettivi primari devono offrire qualcosa di unico, qualcosa che gli obiettivi zoom non possono offrire. Gli obiettivi zoom devono essere versatili senza compromettere le prestazioni a qualsiasi lunghezza focale specifica nella loro gamma. “Voglio sottolineare che i progettisti Nikon si dedicano a ogni aspetto dello sviluppo degli obiettivi, indipendentemente dalla fascia di prezzo. Comprendiamo l'importanza di fornire obiettivi di alta qualità a prezzi accessibili per soddisfare le esigenze di un'ampia gamma di clienti" Nel corso della lunga storia degli obiettivi Nikkor di Nikon, è facile dividere i prodotti in epoche diverse in base al loro aspetto generale e al linguaggio del design. C'è un'enorme differenza tra gli obiettivi AF-D degli anni '80 e '90 e gli obiettivi AF-S del 21° secolo. E, naturalmente, gli obiettivi Nikkor Z hanno un aspetto ancora diverso, con un aspetto molto più elegante e moderno e design diversi dei pulsanti e degli anelli di zoom/messa a fuoco. Interviene su questo argomento Hiroyuki Ishigami del dipartimento di pianificazione UX di Nikon nella business unit Imaging. “Gli obiettivi Nikkor rappresentano sempre la tecnologia ottica più recente. Il linguaggio del design è fortemente influenzato da questo e da altri fattori di evoluzione, inclusi materiali e funzionalità come l'operatività fluida e diretta degli anelli di controllo e dello zoom, nonché la facile accessibilità ai componenti operativi come il pulsante Fn. Ci impegniamo a perfezionare e migliorare costantemente questi aspetti in futuro”, spiega Ishigami. L'anello di controllo è qualcosa che Nikon ha introdotto con il suo primo lotto di obiettivi Nikkor Z nel 2018. L'anello personalizzabile fornisce all'utente l'accesso diretto alle impostazioni selezionate, inclusa la compensazione dell'esposizione e ISO. Cosa ti piacerebbe realizzare ? "Vorrei espandere l'obiettivo Noct in una serie, includendo un obiettivo Noct ultra grandangolare e un teleobiettivo Noct da 200-300 mm" "Il Noct ultra-wide sarebbe l'ideale per le riprese live view di sciami meteorici o aurore, mentre il teleobiettivo Noct servirebbe come strumento di astrofotografia per catturare comete in movimento di breve durata", continua Ohshita. "Immagino che questi obiettivi offrano una profondità di campo senza precedenti e un bokeh unico, fornendo una resa dell'immagine distintiva ed eccezionale, anche per la fotografia normale." Quale è il Nikkor Z più straordinario ? ll Nikkor Z 58mm f/0.95 Noct come l'obiettivo Nikkor Z più impressionante disponibile. "Questo obiettivo è stato sviluppato come obiettivo di punta della serie Nikkor Z, incorporando lenti asferiche rettificate di grande diametro e ad alta precisione, lenti asferiche in vetro stampato, vetro ED, tecnologie ARNEO Coat/Nano Crystal Coat e il meglio delle tecnologie di progettazione e produzione di Nikon . Può davvero essere considerato il culmine degli obiettivi Nikkor." “Fino ad allora, gli obiettivi di grande diametro erano considerati obiettivi 'speciali' che consentivano ai fotografi di godere di caratteristiche di resa distintive a diverse aperture, presentando aberrazioni uniche se utilizzati a tutta apertura e supportando una resa nitida quando l'apertura veniva ridotta. Tuttavia, questo obiettivo non presenta differenze evidenti nella resa tra le impostazioni di apertura" "Permette agli utenti di godersi il rendering alla massima apertura a un livello completamente nuovo, come si addice al suo nome, 'Noct.'" " *** Chi meglio di un progettista ottico Nikon può trasformare i suoi sogni in realtà commerciali ? Noi siamo sicuri che per ognuno dei possibili Nikkor Z futuri menzionati, esistano già progetti concreti, se non proprio prototipi. Ad ogni modo l'intervista chiarisce e ribadisce discorsi che noi andiamo facendo da tempo sulle nostre pagine : la principale novità del sistema Nikon Z non sono le fotocamere, quelle sono in corso di evoluzione e maturazione, ma il gigantesco Z Mount che ha liberato ogni più pazzesca fantasia dei progettisti il miglioramento della tecnologia di produzione delle lenti (sia tradizionali che asferiche che Fresnel) consente sviluppi di schemi inconsueti con prestazioni mai viste il passaggio alla modellazione al simulatore consente di sviluppare gli obiettivi come gli ingegneri della Formula 1 disegnano e "testano" virtualmente le monoposto da gara. Solo a sviluppo completo del progetto si passa alla produzione di un prototipo per verificare che si comporti come da simulazioni. Questo libera risorse, accelera i processi, contiene i costi i rivestimenti superficiali sofisticati consentono cose mai viste in termini di attenuazione dei difetti ottici l'utilizzo di tecnologie software per rendere trasparenti le correzioni agli occhi del fotografo che vedrà già a mirino l'immagine per quanto possibile priva di difetti, permette di pensare oggetti compatti con prestazioni a prima vista impossibili se si sogna in grande, non ci sono limiti. Per tutto il resto però ci vuole una Visa con un massimale da sceicco. Potete immaginare quanto potrebbe costare un 300mm f/2 Noct ...
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  17. PRO : ottime prestazioni ottiche, obiettivo corretto che non richiede alcun intervento in postproduzione brillante, colori vivaci, facile da usare compatto, tutto sommato bello da vedere, leggero eclissa totalmente il vecchio 60/2.8G : l'upgrade è da fare senza nemmeno pensarci CONTRO : soluzioni ingegneristiche strampalate (il cuore dell'obiettivo che esce, il paraluce ridicolo, il passo filtri fuori epoca) costoso in relazione al 105/2.8 che in confronto sembra "regalato" L'ho comprato in coppia con il 105/2.8 S appena sono usciti. Lo scopo era di sostituire il 60/2.8G che usavo come standard per le foto di repertorio e in qualche caso, in studio per foto "perfette" sul piano prospettico. Nella realtà l'ho usato e lo uso molto poco, principalmente perché nelle foto di repertorio uso al 90% il 16-50 su Zfc, accoppiata "saldata" che si è rivelata di gran lunga superiore alle aspettative. Ed effettivamente questo è il letimotiv dei Nikkor Z : sono tutti nettamente meglio dei pari categoria precedenti per reflex. Questo 50/2.8 MC eclissa totalmente il vecchio 60/2.8 anche se quello aveva una focale a me più congeniale. Ma il nuovo è brillante (molto più brillante), affidabile (il 60/2.8G ogni 2 per 3 aveva il motore in avaria), preciso, nitido. Sostanzialmente un "campioncino" di prestazioni. L'ho trovato, almeno all'uscita, costoso rispetto al suo compagno di viaggio 105/2.8 S che è un obiettivo di categoria superiore e in proporzione dovrebbe costare ben di più di quanto costa. In termini di costruzione e di soluzioni, effettivamente è un oggetto proprio strano. Il paralucino fa ridere, come la fuoriuscita del nucleo per mantenere il rapporto di ingrandimento. E il passo filtri - sebbene per me i filtri siano un retaggio del passato - ridicolo. E' probabilmente il Nikkor Z che uso di meno insieme al 28/2.8 SE ma mi piace, eccome se mi piace. E quando lo uso, non lo cambio con nient'altro. su Z6 II in luce naturale, certamente non siamo in ambito macro f/13 su Z50 e flash di studio. Cuore di Iris.
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