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Alberto73

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Alberto73

  1. Avevo 2 magliette ma quella bianca è rimasta senza scritta per cui... diciamo che è sopravvissuta solo quella nera al momento
  2. Se non erro dovrei aver votato che non intendevo sostituire la mia Z6 coma la III e così sarà... e comunque mi deve ancora arrivare per cui posterò qualcosa quando sarà in mano mia
  3. Libro Nikonlad 2012 “Io ho quel che ho donato” Queste sono le parole che si possono leggere all’ingresso del “Vittoriale degli Italiani” una volta superato il cancello principale dell’ultima dimora di Gabriele d’Annunzio. Realizzato dal poeta in collaborazione con l'architetto Giancarlo Maroni, il Vittoriale è un complesso di edifici, vie, piazze, teatri, giardini, e corsi d'acqua che si estende per nove ettari nei pressi di Gardone Riviera e racchiude al suo interno reliquie, ricordi, cimeli e tracce della sua vita, un vero e proprio museo su Gabriele D’annunzio. Buona parte del Vittoriale (circa il 50%) è occupata dai giardini. Nella parte inferiore della Villa troviamo quello che viene chiamato il “giardino segreto” una serie di terrazze digradanti, vecchie limonaie, dove D'Annunzio ha creato suggestivi spazi di meditazione sui temi eroici, con rievocazione delle principali battaglie combattute, come il "giardino delle reliquie". Dalla parte opposta una scalinata porta alla “Fontana del Delfino” e, verso il lago, adagiata su un fianco della collina si trova la prua della nave militare Puglia donata dalla Regia Marina a Gabriele d'Annunzio e simbolicamente rivolta verso l'Adriatico. Al suo interno vi è stato allestito il “Museo di Bordo” in cui sono esposti 10 modelli di navi da guerra appartenenti alla collezione privata di SAR Amedeo di Savoia duca d'Aosta oltre agli gli arredi originali della nave. A poca distanza dalla nave Puglia vi è la rimessa che ospita il MAS 96, motoscafo anti-sommergibile con cui d’annunzio partecipò alla beffa di Buccari nel 1918. All’esterno è posto il motto dannunziano le cui iniziali ricordano l’acronimo MAS, “memento audere semper” ovvero “ricorda di osare sempre”. In cima alla collina si trova il mausoleo, il monumento funebre dove d’Annunzio aveva sistemato le antiche arche, risalenti all’epoca romana, dono della città di Vicenza e dove sono custoditi i caduti a Fiume nel natale di sangue, oltre alle spoglie del poeta stesso sistemate nell’arca posta al centro della struttura. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  4. Che siano grandi o piccole, le isole si possono trovare in molti luoghi, sperdute in mezzo all’oceano o vicino alle coste dei nostri mari, ma anche in mezzo ai laghi, come nel caso dell’isola Comacina, che spunta dalle acque del lago di Como a ridosso della costa occidentale del lago. Lasciata in eredità al re del Belgio da Giuseppe Caprani, è sta da questi donata allo stato italiano che a sua volta l’ha ceduta al presidente dell'Accademia di Brera affinché costruisse un villaggio per artisti e un albergo. Per la realizzazione del villaggio venne incaricato, nel 1933, l’architetto Pietro Lingeri: il progetto vide la luce tra il 1937 e il 1939 e venne portato a compimento nel 1940. Realizzate reinterpretando in chiave razionalista l’architettura vernacolare lariana, le costruzioni sono disposte su due piani con una zona pranzo, una cucina e un locale studio a doppia altezza al piano terra, mentre al piano superiore vi trovano posto una camera e un bagno. Uno dei pochi edifici presenti sull’isola è la chiesetta barocca di San Giovanni, al cui interno si trovano resti di murature romane e tardoromane, parte di fondazioni di una cappella romanica e resti di un battistero del V secolo. Secondo la tradizione l’isola contava nove chiese prima del 1169, anno in cui furono rase al suolo dai comaschi. Accanto alla chiesa di San Giovanni troviamo i resti di una basilica risalente al 1031, anno in cui fu fondata dal vescovo di Como. Si tratta di una costruzione a tre navate separate da pilastri ottagonali e chiuse verso est da tre absidi. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao! ---------------------------------------------- Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: http://www.isola-comacina.it/ https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_Comacina http://www.comoeilsuolago.it/isolacomacina.htm http://www.comacina.it/isola.html http://www.comacina.it/storia.php http://comacina.it/ http://www.isola-comacina.it/isola/mappa-interattiva/case-per-artisti-in-stile-razionalista/
  5. Lungo più di sei chilometri e con una capacità di 120 milioni di metricubi d'acqua, il lago di Resia, nell'alta Val Venosta, è il più grande bacino dell'Alto Adige. Caratteristica che rende singolare questo lago è il campanile che emerge dalle sue acque, unica testimonianza rimasta dell'antico abitato di Curon Venosta raso al suolo per la costruzione della diga (e il conseguente allagamento del territorio in cui sorgeva il paese) che, unificando i tre laghi naturali preesistenti (di Resia, di Curon e di San Valentino) ha portato alla realizzazione di questo grande bacino artificiale. Il campanile romanico risale (come la chiesa a cui apparteneva e della quale non vi è più traccia) alla metà del trecento ed è stato restaurato nel 2009 per problemi causati dalle inflitrazioni d'acqua nelle crepe e dalle gelate invernali. Narra una leggenda che in alcune giornate d'inverno sarebbe possibile sentire suonare le campane dal fondo del lago. In realtà le campane furono rimosse nel 1950, prima dell'innalzamento del livello delle acque. Come si è arrivati alla situazione attuale?? La storia inizia a metà del 1800, quando l’ingegnere Josef Duile di Curon decise di attuare il suo progetto di abbassare il “Mittersee” (lago di Curon) per poterne ricavare terre fertili per gli abitanti della zona. Il progetto, che prevedeva la costruzione di argini entro i quali far scorrere il rio Carlino, fu abbandonato nel 1855 quando, con il crollo della cateratta del "Mittersee", vennero inondati i paesi di Burgusio, Clusio, Laudes e Glorenza. Il progetto fu ripreso in seguito, prima dal governo austro-ungarico e poi, dal 1920, da quello italiano ma con finalità ben diverse dall’originale: creare un bacino artificiale per la produzione di energia elettrica innalzando di 5 metri il livello del lago. Nel 1939, però, lo stato concesse al consorzio “Montecatini” la costruzione di una diga che avrebbe innalzato di 22 metri il livello del lago, ignorando del tutto la presenza dei paesi di Curon e Resia. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il progetto sembrò essere accantonato e il pericolo scongiurato. Ma a sorpresa, nel 1947, venne annunciata la costruzione della diga che fu completata e posta in opera nel 1950. A nulla valsero le proteste degli abitanti della zona che nonostante si fossero rivolti anche al Papa, non poterono far altro che assistere all'espropriazione delle loro case e alla conseguente demolizione. Il centro abitato è stato in seguito ricostruito più a monte rispetto al "nuovo lago" ma nel breve periodo non pochi furono i disagi per la popolazione, dato che una buona parte di questa venne sistemata in baracche inadeguate a ripararli dai rigori dell'inverno. Oggi quel campanile, parzialmente sommerso dalle acque del lago, è protetto dalle belle arti ed è un patrimonio medievale da tutelare oltre ad essere il simbolo del comune di Curon e un ricordo dell'antico paese che non c'è più. Qui sopra una vecchia foto reperita su internet che dà l'idea di come fosse il paese prima della diga, sovrapposta a una foto più recente. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  6. Proposta libro Nikonland 2013 Sorto come Venezia su isole, il centro abitato di Burano (ormai considerato un’unica isola) è diviso in sestieri come il capoluogo veneto che ne determinano la codifica degli indirizzi (le vie non hanno nome ma i numeri civi vanno per sestiere, poveri postini……) I “confini” dei sestieri sono delimitati dai tre canali interni, in precedenza esisteva anche un quarto canale ora interrato al posto del quale vi è la piazza principale del paese. Nel campo della pescheria (a Burano come a Venezia ci sono pochissime piazze, generalmente sono campi o campielli) vi si svolge tutti i giorni il mercato del pesce, oltre a un piccolo mercato otofrutticolo. Ad accogliere i turisti sull’isola è una statua di Remigio Barbaro posta sul prato antistante l’accesso all’abitato di fronte all’imbarcadero del vaporetto. Peculiarità evidente dell’isola sono i colori delle case, toni sgargianti spesso in contrasto con quelli vicini che avevano lo scopo di delimitare le proprietà. Sconosciuta l’origine della colorazione delle case ma un’ipotesi è che servisse ai pescatori, di rientro da una lunga battuta di pesca, per riconoscere la propria abitazione nelle giornate di nebbia, particolarmente fitta in questi luoghi. Un’altra ipotesi suppone che i colori fossero il simbolo di determinate famiglie (vi sono nell’abitato pochi cognomi molto diffusi) ma questa è, delle due citate, l’ipotesi meno accreditata. Da notare che, durante il periodo del Regno d’Italia, per variare la colorazione di un’abitazione era necessario richiedere il permesso di un sovrintendente. Domina l’isola il campanile della chiesa di San Martino, costruito tra il 1703 ed il 1714 e attribuito all’architetto Andrea Tirali. Caratteristica del campanile è (come per quello del duomo di Pisa) la pendenza che ha iniziato a manifestarsi, con i primi cedimenti del terreno su cui sorge, già in fase di costruzione. Nel secondo dopoguerra il comune di Venezia fece eseguire un lavoro di consolidamento statico al fine di evitare le conseguenze dell’accrescersi della pendenza. Oggi è considerato il simbolo dell’isola. Conosciuto in tutto il mondo è l’artigianato del merletto le cui origini si perdono nella notte dei tempi e sono legate a varie leggende, tra le quali c’è quella del pescatore: Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  7. Premessa: questo articolo è un recupero del vecchio blog e fa riferimento a una manifestazione che non ha più avuto luogo. È stata la sua terza edizione ufficiale quella svoltasi a metà aprile in centro a Treviso, ma il Nipponbashi (letteralmente “ponte giapponese”) è già riuscito a farsi notare dalle autorità locali italiane, la manifestazione è stata patrocinata da Comune e Provincia di Treviso insieme alla Regione Veneto, come pure dal “Consolato Generale del Giappone a Milano”. Ad organizzare la manifestazione è l’omonima associazione culturale fondata dalla titolare del negozio Ikiya (il cui motto è “l’arte di vivere il giappone”) assieme ad un gruppo di appassionati della zona di Treviso che, giunta nei giorni dell’evento a 100 iscritti, si pone come obiettivo quello di far conoscere e promuovere la cultura e le tradizioni del pese del sol levante in tutti i suoi aspetti (lingua, letteratura, arte, cinema…) Un programma molto denso di appuntamenti si è presentato ai visitatori della manifestazione che già il sabato potevano assistere a spettacoli e dimostrazioni di vario genere nelle due location scelte per ospitare la manifestazione: il salone della borsa merci all’interno della camera di commercio di Treviso..... ........e la “loggia dei cavalieri”. Già dal sabato mattina venivano proposte dimostrazioni di shogi e go (a cura di VenetoGo e Associazione Italiana Shogi) con la possibilità di imparare le regole e come metterle in pratica nonché assistere alle partite del campionato italiano open di Shogi, il tutto replicato la mattina del giorno dopo. Gli shogi (detti anche “scacchi giapponesi”), come gli scacchi, sono giochi da tavolo di strategia e con essi condividono un’origine comune: derivano, infatti, dall'antico gioco indiano del Chaturanga. Esportato in Cina i pezzi del gioco persero la loro forma (mantenuta invece negli scacchi occidentali) per assumerne una circolare con un’iscrizione in kanji per identificare i vari pezzi. Scopo del gioco, al pari degli scacchi, è la cattura del re dell'avversario. Dal pomeriggio, con l’apertura completa, è iniziata anche la mostra mercato che comprendeva, fra le altre cose, dimostrazioni e trattamenti di shatsu sia il sabato pomeriggio che la domenica per tutta la giornata. Molto interessante anche la dimostrazione di “cha no yu” (letteralmente acqua calda per il tè), quella che in occidente è nota come cerimonia del tè, indicata anche come Chadō o Sadō (via del te) a cura del dott. Moro e di Tomoko Hoashi in rappresentanza dell’associazione culturale “Giappone in Italia”. Il tutto condito dai vari worksop di shodo, sushi e di yuzen per i quali era obbligatoria la prenotazione, nonché la possibilità di noleggiare uno yukata, in collaborazione con Ochacaffè e Biosfera per vestizione, trucco e acconciatura (sempre su prenotazione) e una lezione privata di lingua giapponese. Per la sera del sabato il programma prevedeva il concerto del cantante giapponese HeRo Nakamura, arrivato quest’anno per la prima volta in Italia. Hiroshi Nakamura (cantautore, chitarrista, compositore e arrangiatore giapponese) ha iniziato la sua carriera suonando nelle stazioni della metropolitana di New York, per le strade e in alcuni club arrivando, in questo modo, al successo. Domenica altrettanto ricca di appuntamenti partendo dalla gara di disegno, a cura di disegnamo.it, denominata “fuori in 120” in cui in partecipanti avevano due ore di tempo per mettere alla prova la propria creatività con un tema rivelato durante lo svolgersi della gara. Poco distante l’associazione culturale Shodo.it ha proposto una dimostrazione di Shodō (書道, letteralmente arte della scrittura) l'arte giapponese della calligrafia che deriva dalla corrispondente arte cinese (shūfǎ, 書法), è conosciuta in Corea col nome di seoye (서예, 書藝) e in Vietnam come Thư Pháp (書法). Cultura e tradizioni ma anche animazione, non poteva, infatti, mancare un evento dedicato al cosplay che in Italia più che nel resto del mondo sta prendendo piede in modo sempre più massiccio tanto da sorprendere gli stessi giapponesi. La gara di cosplay, a cura di CosTrive, a portato in cento città un evento che poco o nulla ha da invidiare ad analoghe manifestazioni che si svolgono all’interno di fiere, di solito dedicate al fumetto, anche più blasonate di altre città d’Italia. Ricordando sempre che il cosplay è soprattutto divertimento Ma il cosplay non si limita alla sola gara. Durante tutta la manifestazione è stato possibile ammirare i costumi dei vari cosplayer (per la maggior parte sono ragazze) che si aggirano tra gli stand del Nipponbashi. Anche per la domenica c’era la possibilità di noleggiare uno yukata con le stesse modalità del sabato a cui si aggiungono, per completare il programma, i workshop di origami sia per bambini che per adulti, di ikebana (arte della disposizione dei fiori) e relativa dimostrazione. Ultimo appuntamento della giornata il “bento live contest”, gara nella quale i partecipanti dovevano portare un proprio bento preparato in casa per la valutazione da parte di un’apposita giuria che ne ha valutato capacità tecnica di realizzazione, originalità e gusto, oltre a una votazione da parte del pubblico presente che poteva esprimere la propria preferenza. Per chi non lo sapesse il bento è il pranzo “al sacco” preparato a casa che i giapponesi sono soliti portarsi nel luogo di lavoro o a scuola. In giappone esistono anche negozi specializzati nella preparazione dei bento. Unico rammarico per quest’ultimo evento è il fatto che la premiazione dei partecipanti si sia svolta con la presenza di “pochi intimi” (in pratica il fotografo ufficiale, gli organizzatori e i partecipanti al concorso…. In tutto proprio quattro gatti). Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  8. Premessa: questo articolo è un recupero del vecchio blog e fa riferimento a una manifestazione che, dal 2020, assieme alla 'festa dea sardea', prima per il covid poi per motivi di sicurezza, non ha più avuto luogo portando allo scioglimento del 'gruppo sile folk' promotore dell'iniziativa. Arrivata alla sua 20^ edizione nel 2011 la discesa folkloristica del Sile è uno degli eventi legato alla "Festa dea sardea" manifestazione che si ripropone puntualmente ogni anno all'inizio del mese di luglio e che attira un pubblico sempre più numeroso di anno in anno. Come una sorta di carnevale sull'acqua la discesa folkloristica del Sile si svolge la domenica mattina sulle acque del fiume che passa dalla citt? di Treviso. Si parte dal "Ponte dea Goba" da cui prendono il via decine di imbarcazioni improvvisate, si va dalla semplice zattera a "costruzioni galleggianti" tra le pi? improbabili con cui i partecipanti percorrono i 6 chilometri d'acqua che li separano dalla centrale idroelettrica di Silea dove poi si svolge il pranzo alla fine del percorso con la premiazione per tutti i partecipanti. La manifestazione si svolge in un clima di festa tra secchiate d'acqua tra i "marinai" delle imbarcazioni in gara, gavettoni e cori goliardici e la partecipazione di un pubblico che parteggia o per l'una o per l'altra imbarcazione. A metà percorso tappa obbligatoria in zona forte Makkal? per la pausa caffè e la frittata da 2.000 uova. All'origine della manifestazione c'è l'idea di un gruppo di amici iscritti all'associazione "Gruppo del Melma" di arrivare fino a Venezia a bordo di una zattera. Il primo tentativo venne fatto nel 1989, ma il risultato fu fallimentare ma ciò non impedì loro di ripetersi l'anno successivo e di arrivare fino a Burano. Da qui l'idea di organizzare una discesa lungo il fiume Sile a cui venne dato un primo nome di "Carnevale Estivo sull'acqua". La manifestazione è andata via via allargandosi fino al 1995 quando prese vita la "festa dea sardea" all'interno della quale si svolge la discesa folkloristica del Sile. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  9. Treviso 5 giugno 2011 Organizzata da Coni e comune di Treviso la giornata nazionale dello sport ha portato su piazze e vie cittadine molte delle discipline sportive praticate nella provincia coinvolgendo federazioni sportive e società con lo scopo di promuovere lo sport tra i giovani dando loro la possibilità di praticare le varie discipline senza l’assillo del risultato ad ogni costo ma con tanta voglia di divertirsi. 15 mila le presenze stimate in una giornata che ha visto la città invasa da giovani e giovanissimi atleti, a volte anche improvvisati. . Dagli sport di squadra come pallacanestro e pallavolo per i quali sono stati organizzati dei mini-tornai su campetti improvvisati. Agli sport individuali come judo, lotta, karate e sollevamento pesi per i quali è stato possibile vedere maestri ma anche campioni di vario livello cimentarsi nelle relative specialità all’interno della cornice della piazza principale della città, attrezzata per l’occasione come una grande palestra a cielo aperto. Passando per specialità come la danza sportiva in cui coppie di atleti di ogni età si sono cimentati sul palco in vari balli (internazionali, nazionali e regionali). O all’arrampicata che ha consentito a giovani e giovanissimi di cimentarsi con pareti attrezzate (divise per gradi di difficoltà) alte oltre 4 metri, sostenuti e aiutati dagli istruttori con le corde a cui erano assicurati per permettere a tutti di poter iniziare la scalata cercando di arrivare in cima alla parete. Trenta in tutto le discipline portate in piazza (atletica, automobilismo, canottaggio, ciclismo, golf, lotta, pesistica, scherma, tiro a segno, sport equestri, viet vo dao e viet tai chi, danza, pattinaggio…), e per i giovani che ne avessero provate almeno 10 (con apposito timbro sul tagliandino distribuito dagli organizzatori) in regalo una maglietta a ricordo di questa giornata di sport. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  10. Un luogo molto suggestivo e singolare lo possiamo trovare ai piedi del Cansiglio, non molto distante da Vittorio Veneto e, più precisamente, vicino Breda, una frazione di Fregona, in provincia di Treviso. Si tratta delle ‘Grotte del Caglieròn’, ovvero una serie di cavità formatesi nel corso dei secoli in parte di origine naturale e in parte, in tempi relativamente più recenti, in seguito all’attività dell’uomo. La parte naturale delle grotte è dovuta all’erosione del torrente Caglieròn che, nel corso dei secoli, ha inciso una profonda forra su strati di conglomerato calcareo, arenario e di marne del Miocene Serravalliano (13-11 milioni di anni fa). Nella parte più profonda della gola si notano grandi concrezioni di calcare che, chiudendo parte della volta, danno all'insieme l'aspetto di una grotta. Sul fondo delle grotte scorre il torrente, seguendo un percorso tutt’altro che tranquillo. Al loro interno è infatti possibile trovare varie cascate alte parecchi metri, alla base delle quali vi sono delle grosse marmitte. Il risultato è un susseguirsi suggestivo di cavità lungo il percorso dell’orrido. . Nel 1500, forse anche prima, la zona veniva usata come cava per l’estrazione dell’arenaria, la tipica `pietra dolza` (pietra tenera), utilizzata nell’edilizia locale per la costruzione di stipiti, architravi e altro, come si può constatare nelle vecchie case di Vittorio Veneto e dintorni. Essendo gli strati inclinati anche oltre i 45°, il metodo di estrazione prevedeva che venisse staccato il materiale a blocchi mediante l'uso di scalpelli, di cui ancora si vedono i segni sulle pareti rocciose, e che venissero lasciate delle colonne di roccia inclinate per garantire il sostegno alla volta. Le Grotte del Caglieròn offrono uno spettacolo suggestivo e particolare in ogni stagione: in inverno le cascate ghiacciate e in estate i tanti colori e il frastuono delle acque. Attualmente le grotte sono visitabili grazie ad un percorso attrezzato costituito in buona parte da passerelle pedonali in legno. La visita è gratuita e richiede solo alcune precauzioni dovute all’estrema umidità del luogo. Al termine del percorso troviamo un vecchio mulino oggi adibito a ristorante. Lasciate le grotte (e il mulino) alle nostre spalle per tornare a casa, proseguendo il sentiero verso la provinciale ci si imbatte nel borgo dello scalpellino, un ricordo del vecchio mestiere praticato da queste parti. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao! Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: http://www.marcadoc.com/grotte-del-caglieron/ http://www.prolocofregona.it/grotte-del-caglieron/ https://it.wikipedia.org/wiki/Grotte_del_Caglieron http://www.montagnadiviaggi.it/2016/03/vedere-grotte-del-caglieron.html
  11. Situata sulla sponda ad ovest del lago di Como, Villa Carlotta è ubicata nei pressi di Tremezzo e deve il suo nome alla Principessa Federica Luisa Guglielmina Marianna Carlotta di Prussia che però vi abitò per poco tempo dopo averla ricevuto in dote dalla madre, la principessa Marianna di Orange-Nassau, in occasione del suo matrimonio. Fatta costruire alla fine del 1600 dal marchese Giorgio Clerici, la villa è conosciuta anche per il suo splendido giardino a cui il duca Giorgio di Sassonia-Meiningen, appassionato di botanica, dedicò una cura particolare prodigandosi per il suo sviluppo e arricchimento. Qui possiamo trovare 150 varietà di azalee, ma anche antiche camelie, cedri e sequoie secolari, platani ed essenze esotiche. Molte delle piante che si trovano nel parco, però, non potrebbero sopravvivere al clima invernale della zona, pertanto, al sopraggiungere delle temperature più rigide, molte di queste vengono asportate dai giardinieri e ricoverate in serre, per essere poi ricollocate nel parco con il ritorno della bella stagione. Nella ‘valle delle felci’ possiamo trovare platani e tigli, ma soprattutto piante esotiche come le grandi felci arborescenti e palmiformi originarie dell'Australia in un ambiente creato ad arte per destare stupore nel visitatore. Trattandosi però di piante esotiche, in inverno anche queste vengono asportate in serre, essendo piantate in vasi e non direttamente nel terreno, il tutto rigorosamente a mano dai giardinieri data la natura del terreno che non permette l’uso di mezzi meccanici. In primavera tutto torna come prima e i vasi mimetizzati nella vegetazione. Anche i tunnel di agrumi, ubicati nel giardino all’italiana, necessitano di una particolare cura per poter superare l’inverno, ma mentre prima venivano protetti con assi di legno la cui messa in opera impegnava i giardinieri per settimane, oggigiorno le si è sostituite con un sistema più rapido: i tunnel vengono ricoperti da teli di plastica che necessitano di meno tempo per essere collocati sulle strutture. Le strutture in legno che servivano per proteggere il tunnel degli agrumi, ormai inutilizzate per il loro scopo originario, sono state riutilizzate nelle serre per creare una sorta di museo in cui poter ammirare attrezzi agricoli e vecchi utensili un tempo utilizzati dai giardinieri. Villa e parco sono oggi gestiti da un ente morale che ha l’obbligo di investire nel miglioramento della struttura gli introiti derivanti dai biglietti d’ingresso dei visitatori. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao! Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: http://www.villacarlotta.it/home.php?lang_id=1 https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Carlotta http://www.bellagiolakecomo.com/it/bellagio-lago-di-como/PDI-punti-di interesse/villa-carlotta-tremezzo http://www.navlaghi.it/ita/c_crociere1.asp?ID=220 http://www.lakecomo.it/territorio/luoghi_interesse/villa_carlotta_museo_e_giardino_botanico http://www.villacarlotta.it/ http://www.lakecomo.it/arte_e_cultura/ville_e_giardini http://www.visitcomo.eu/it/scoprire/
  12. Arrivando a Venezia per la prima volta, una delle cose che non si può non notare è la grande quantità di pali di vario materiale (generalmente legno, in quanto l’uso di altri materiali era vietato) disseminati nella laguna. Si tratta di elementi utili in vari modi alla navigazione veneziana. Foto01 In città, lungo i numerosi canali che la caratterizzano, è possibile vedere dei pali singoli conficcati sul fondo: sono le paline. Queste servono come ormeggio per barche e gondole che navigano in città, specie lungo il Canal Grande. Foto02 Particolarità delle paline è che non sono tutte uguali: si va dal semplice palo di legno alla palina colorata o variopinta che riporta i simboli della nobiltà veneziana (‘de casada’) o i colori di attività commerciali. All’epoca della Serenissima vi era un magistrato apposito con lo specifico compito di supervisionare l’installazione di nuove paline al fine di salvaguardare l’equilibrio idrogeologico della laguna. Ogni nuovo palo, infatti, poteva costituire un possibile nucleo di interramento della laguna ("Palo fa palù", "un palo crea palude") per cui si decise di regolamentarne l’utilizzo in modo da evitare gli abusi che potevano essere pericolosi per la città stessa. Di funzione completamente diversa sono le bricole (o briccole). Queste di solito si trovano in laguna (alcune si possono vedere vicino agli approdi dei vaporetti) e servono a delimitare i canali navigabili. Sono costituite da più pali di legno (generalmente tre ma possono essere anche di più) e molte sono numerate in modo da consentire, in assenza di altri mezzi di localizzazione, di conoscere la propria posizione confrontandone il numero con una mappa apposita. Generalmente vengono collocate ai lati del canale per cui, osservando i contrassegni (rosso a sinistra e verde a destra) o il lato in cui sono apposti i catarifrangenti e/o la numerazione progressiva, consentono di stabilire dove è possibile navigare senza pericolo di arenarsi. Pur avendo la stessa funzione, la dama si differenzia dalla bricola per la struttura in quanto è costituita da 4 pali più uno centrale, più alto, che porta una luce di segnalazione e un cartello indicante il limite di velocità da osservare. Caratteristico della dama è anche il posizionamento: questa, infatti, si trova all’incrocio di due o più canali. Da sempre (almeno dal 1400) il legno più adatto è la robinia perché quasi indistruttibile. Col tempo però la marea e il moto ondoso riescono ad avere il sopravvento, motivo per cui, periodicamente, i pali in legno vanno sostituiti con dei nuovi. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  13. probabile... io partivo dal link che mi ero salvato (https://www.nikonland.eu/home/) e poi ho provato con https://www.nikonland.eu/... comunque grazie
  14. Vedo che il vecchio Nikonland è praticamente già sparito... peccato volevo recuperare gli ultimi articoli del mio blog non ancora passati qui, ma ormai...
  15. Per ora non ho domande particolari, mi piacerebbe provarla per farmi un’idea mia di che cosa sia questa nuova Nikon… ma forse una si: come la vedete una z6 a far da secondo corpo a questa mk III?
  16. Per quanto mi riguarda il dubbio non me lo sono mai posto... il mio obiettivo è la z6III al resto per quanto valido non sono interessato
  17. Come ho detto non conosco ne z8 ne z9 mentre Z6 e Z50 si e in effetti non mi hanno mai dato problemi di nessun tipo anche se mi son ben guardato dal maltrattarle E prima o poi farò amicizia con una Z6III
  18. non conosco ne z8 ne z9 ma ho visto qualcosa sul monitor poco fa e mi sembra delicato come meccanismo... quello della zf/zfc mi sembra meglio... 🤔
  19. Finché resterà il limite di 30' per i video credo che le videocamere restino un'altra cosa.... 🤔
  20. al primo posto per me la 43 di max aquila, c'è solo uno smatphone di troppo altrimenti senbrerebbe per davvero una foto di altri tempi che in buanco e nero ci sta benissimo al secondo posto la 18 di Gianni54 perché mmi piace il b/n abbinato ai vecchi mestieri, questo im particolare al terzo posto la 46 Giuseppe Paglia per il contrasto tra la statua in primo piano e l'edificio sfocato dietro
  21. Per fortuna è solo un gioco perché non riuscirei a stare con una sola ottica... ma comunque... se dovessi fare tutto con un obiettivo credo che punterei sul 24-120 che purtroppo non ho... con le ottiche Nikon in mio possesso attualmente potrei tenermi il 24-70/4 ma sicuramente mi mancherebbe qualcosa...
  22. Sarà che a me il motor sport piace ma la mia preferenza numero uno va a Albi1961 Secondo marcovitrotto per la scelta 'omogenea' degli scatti terzo Andrea Zampieron (la terza foto mi ricorda dei 'filmati' che ho visto sul Marocco)
  23. la mia scelta è questa 1) 4.1 per il momento colto nella foto 2) 17 come la precedente solo che questa è molto dinamica come 'posa' 3) 23 per l'effetto che danno le nuvole con la luce del sole
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