Vai al contenuto

Alberto73

Nikonlander Veterano
  • Numero contenuti

    1.118
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    7

Tutti i contenuti di Alberto73

  1. Una bella giornata in buona compagnia e con del buon cibo! dei presenti ho solo questa foto... molto bello i posto ma anche i dintorni e non me lo aspettavo... così la Z50 non è rimasta in borsa a riposare chissà che non ci sia una prossima occasione
  2. Ho controllato gli orari dei treni compatibilmente con lo sciopero e arriverò a Mogliano giusto in tempo (8:29) che è l'unico treno garantito utile! Ora non esagerare voi che vi portate? non vorrei portarmi dietro la borsa solo per avere del peso e poi non usare nulla...
  3. per quanto mi riguarda il mio podio è questo: 1 Castorino pur essendo tre foto diverse mi hanno colpito tutte e tre sia per i colori che per il soggetto! 2 Andrea Zampieron mi piacciono molto i suoi paesaggi 3 Roberto Manca soprattutto per l'ultima foto con la scala
  4. io pure ma 1701 magari la D Arrivo un po' tardi ma arrivo pure io: ora come ora come acquisto fotografico sto pensando a una possibile Z6III, mentre come ottiche per ora credo di essere a posto... 🤔
  5. Come quasi ogni anno, fatta eccezione per il periodo dal 2020 al 2022 per ovvie ragioni, si è tenuta la sfilata dei carri allegorici allestiti per il Carnevale che, a Treviso, si svolge il Martedì Grasso, ovvero l'ultimo giorno prima dell’inizio della Quaresima. Quest'anno, complice il meteo favorevole, l'affluenza di pubblico è stata notevole; si parla di 70/80.000 persone, che evidentemente, dopo la cancellazione delle sfilate allegoriche nei paesi vicini resa necessaria nei giorni precedenti dal maltempo, sono state ancor più attirate a Treviso dalla splendida giornata di sole. Per chi non lo sapesse 'Martedì Grasso' non è body shaming nei confronti del povero martedì, ma deriva dal fatto che questa ricorrenza chiude la settimana dei 'sette giorni grassi' del Carnevale. Essendo l'ultimo giorno prima della Quaresima, tempo di digiuni e penitenza, per tradizione venivano consumati i cibi più prelibati rimasti in casa, in particolare la carne. Carnevale, infatti, deriva dal latino ‘carnem levare’ ovvero ‘eliminare la carne’. Una specie di svuota-frigo praticamente. C’è da dire che ai nostri tempi questo periodo è meno sentito anche tra i credenti. Al termine della sfilata, che vede la sua conclusione nella piazza antistante il duomo di Treviso, una giuria ‘esamina’ i carri allegorici e decreta il vincitore, che quest’anno è stato… Pinocchio!! Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: https://it.wikipedia.org/wiki/Martedì_grasso https://www.lacucinaitaliana.it/article/martedi-grasso-perche-si-chiama-cosi/ https://www.quotidiano.net/magazine/perche-si-chiamano-martedi-e-giovedi-grasso-30abd6c8?live https://www.nostrofiglio.it/feste/carnevale/martedi-grasso Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con un breve filmato montato da me. Al prossimo articolo! ciao!
  6. Non proprio... Redbull e socia usano pull all'anteriore e push al posteriore. mclaren anche lei con il pull-rod all'anteriore mentre al posteriore non so, Ferrari e Haas push-rod all’anteriore e pull-rod al posteriore, mercedes mantiene il push-rod all'anteriore lo introduce anche al posteriore, e via discorrendo
  7. Enzo Ferrari sarebbe rimasto in una formula uno così? ormai conta solo lo spettacolo ma se non si permette alle squadre di recuperare quello in pista resterà merce rara... Su Ferrari ci son tanti commenti ottimistici se non entusiasti a me sembra che abbiano scopiazzato un po' in qua (redbull) e in là (aston martin) e non che abbiano seguito una propria filosofia, ma magari mi sbaglio. dal 2025 avremo Hamilton in Ferrari, mi chiedo: cui prodest? dicono che Leclerc sia il futuro della Ferrari ma sto futuro deve pur diventare presente prima o poi ma questo ingaggio mi sembra più una mancanza di fiducia nei suoi confronti che un qualcosa di cui Ferrari abbia bisogno. Nuovi sponsor? non mi pare che ne abbiano pochi! attirare nuovi tecnici al seguito di Lewis? mah...
  8. il mio voto va alla 18 (mi piace la foto in penombra anche se non perfetta)
  9. 34 Venezia - Sabato 3 febbraio 2024 Nikon Z6 + Nikkor Z 50 mm f1.8
  10. Sono un utente windows dal 1996 se non erro e da allora ho passato diverse versione del sistema operativo finestrato ma da fine 2020 sono passato al 'lato oscuro dell'informatica' e ho acquistato un mac mini m1 da cui sto scrivendo. Perché l'ho fatto? per curiosità verso un os diverso da quello a cui ero abituato (win 10 in quel momento). una cosa che non mi piace di questi mini pc e che me li avrebbe fatti scartare è l'alimentatore esterno, cosa che invece non ha il mac mini ed è anche per questo che lo apprezzo! ma non sono di quelli che dicono meglio uno o l'altro: io sto usando entrambi quasi indifferentemente!
  11. sarà che mi piacciono i tramonti ma io voto la n. 6!
  12. 36 La Città nel cuore (non capito la numerazione ma credo che la mia sia la 36^)
  13. In un paese di poco più di 20 anime si racconta che un'anima non abbia ancora trovato pace: leggenda o verità? Il contesto storico è noto e reale: nel 1300 in Romagna dominava la famiglia Malatesta i cui domini dal 1295 al 1528 si estendevano principalmente nel territorio di Rimini e provincia, fino ad arrivare, nel periodo di massima influenza, ai castelli settentrionali di San Marino, alla provincia di Pesaro e parte di quelle di Ancona, di Forlì, di Cesena e di Ravenna. Attorno alla metà del 1300 signore di Montebello di Torriana era Ugolinuccio (o Uguccione) Malatesta. Si dice che questi ebbe dalla moglie Costanza una figlia, Guendalina, con una caratteristica particolare: era albina. La piccola aveva i capelli candidi come la neve, la carnagione color latte e gli occhi verdi (o azzurri) che sembrano brillare nella notte e, nel medioevo, epoca di superstizioni in cui si diffuse la caccia alle streghe e la paura del demonio, l’albinismo era visto con sospetto e paura. Gli albini venivano considerati figli del demonio e, se di sesso femminile, streghe capaci di qualsiasi sortilegio. "...Anno dopo anno, i colori di quel mondo e di quella storia iniziarono a spegnersi. I ricordi divennero polvere nella mente dei posteri ed il tempo ne approfittò per continuare indisturbato il suo corso. Passò un secolo. Montebello cambiò i propri signori regnanti. I nuovi castellani vennero a conoscenza,dalle voci dei più anziani, di una vecchissima leggenda legata alla rocca. Parlava di una strana bimba dalla pelle pallida ed i capelli azzurri. Durante certi giorni, all'imbrunire, un flebile lamento sembrava provenire dal nevaio. Era appena percettibile e bisognava essere molto attenti per udirlo. Passò quasi un altro secolo e tutti, proprio tutti si dimenticarono di Deline. La sua vicenda pareva essere definitivamente sepolta nel passato. Poi, un giorno, uno strano giorno, incominciarono improvvise le apparizioni..." Sono passati tre secoli dai fatti di cui si narra alla prima stesura scritta, ad opera di un parroco della zona... e la storia si perde nella leggenda: Il nomignolo deriva dal fatto che per coprire il colore candido dei capelli, al fine di proteggerla, la madre li tingesse con pigmenti di natura vegetale che, anche a causa della loro scarsa capacità di trattenere la colorazione, davano alla capigliatura della bambina un riflesso azzurrognolo. Come spesso accade, passando di bocca in bocca i fatti vengono alterati, abbelliti, perdendo in tutto o in parte la corrispondenza con la verità storica, un po’ come succede ne ‘telefono senza fili’ dei bambini dove 10 di loro si mettono uno di fianco all’altro, una frase viene sussurrata dal primo all’orecchio del secondo e così via fino all’ultimo. All’ultimo la frase non giungerà fedele all’originale, ma subendo un'arbitraria modificazione. Secondo la leggenda il 21 giugno del 1375, nel giorno del solstizio d'estate, mentre il padre era lontano impegnato in una guerra, Azzurrina giocava nel castello con una palla di stracci, cosa normale in quel tempo, mentre fuori infuriava un temporale. Era vigilata da due armigeri di nome Domenico e Ruggero. Secondo il resoconto delle guardie la bambina inseguì la palla caduta all'interno della nevaia sotterranea. Avendo udito un urlo le guardie accorsero nel locale entrando dall'unico ingresso ma non trovarono traccia né della bambina né della palla. Nei giorni seguenti, il castello, le campagne e l’intero borgo, vennero setacciati nella disperata ricerca della bambina. Il suo corpo, però, non venne mai più ritrovato. Da quel giorno di giugno, secondo la leggenda, ogni 5 anni, nella notte del solstizio d’estate, nel castello di Montebello ritorna il fantasma di Azzurrina. La si sentirebbe ridere, parlare o piangere. Su quella che è stata veramente poi la sorte di questa creatura ci sono versioni diverse tra loro che concordano solo nel finale. Nel 1989 il castello, inserito quello stesso anno tra i monumenti nazionali italiani, riapre i battenti dopo essere stato ristrutturato dagli attuali proprietari con lo scopo di creare un museo aperto al pubblico con visite guidate. Da lì a un anno la leggenda diventa di dominio pubblico, tanto da attirare, oltre a numerosi cuoriosi, anche studiosi e troupe televisive. Durante i lavori di ristrutturazione, che hanno interessato anche le cantine, sono stati trovati molti cunicoli, alcuni dei quali portavano ad accessi chiusi nel corso dei secoli precedenti, per evitare intrusioni nel castello. Tutte le porte murate vennero riaperte, ridando la possibilità di accedere a quelle stanze. Tutte tranne una. Ci si accorse, durante la ristrutturazione, che una stanza non era più accessibile e chi ne murò l’accesso lo fece in modo che, se fosse stato violato, la stabilità dell’intero edificio sarebbe stata compromessa. Numerose ricerche sono state fatte da parapsicologi col fine di catturare, mediante registratori audio ad attivazione sonora, i rumori all'interno del castello chiuso ed isolato, prodotti dal presunto fantasma. Le registrazioni, che vengono normalmente fatte sentire ai visitatori al termine della visita guidata, finora non hanno portato a nessun risultato concreto ma hanno registrato suoni che, a prescindere dalla leggenda, non hanno ancora una spiegazione sull’origine. Varie registrazioni sono state effettuate anche dalla Rai e dall’università di Bologna. In esse vi si sentirebbe una voce di bambina piangere sommessamente in mezzo ai rumori di un temporale. Nel 1995 e nel 2000 si sarebbe riuscita a captare più chiaramente la voce di Azzurrina che, in una delle due occasioni, avrebbe pronunciato, in mezzo al suono delle campane, la parola “mamma”. Diverse ipotesi sono state fatte su cosa potrebbe essere successo in realtà: secondo una prima versione, data da una medium che si sarebbe messa in contatto con lo spirito della bambina, si sarebbe trattato di un incidente , la bambina sarebbe morta sul colpo cadendo dalle scale. Le guardie, temendo l’ira del padre, l’avrebbero sepolta da qualche parte in giardino e alla madre avrebbero raccontato della misteriosa sparizione della piccola. A nulla sarebbero valse le loro scuse dato che il padre, una volta rientrato, preso dall’ira e ritenendoli comunque resposabili, li avrebbe fatti mettere a morte. Una seconda ipotesi darebbe proprio il padre della bambina come responsabile del fatto in quanto, non potendo nascondere l’anomalia della figlia, avrebbe preferito farla uccidere e, dopo averla fatta murare in qualche segreta dei sotterranei, avrebbe raccontato, soprattutto alla moglie, della misteriosa scomparsa. Qualcuno si spinge anche oltre nei dettagli di quello che sarebbe accaduto: Ugolinuccio Malatesta, stanco di nascondere la piccola e colto da un attacco di follia omicida, una notte del 1470 avrebbe strangolato Azzurrina gettandone poi il corpicino ancora agonizzante in una fossa comune piena di punte affilate, ricoprendola con della calce bianca, per evitare il disperdersi dell'esalazioni corporee. Una terza ipotesi vorrebbe le guardie artefici dell’omicidio, a causa della superstizione dilagante dell’epoca. Anche in questo caso i due sarebbero stati messi a morte dal signore del castello. In mezzo a tutte queste ipotesi non abbiamo nemmeno la certezza del nome della bimba. Secondo lo storico Marco Filippi, stando a quanto dichiarato dalla sensitiva Marina Dionisi, è probabile che il nome non fosse Guendalina, entrato in uso in Italia solo agli inizi del 1800, ma Adelina. Questo nome si avvicinerebbe maggiormente al titolo dell’unico presunto documento sulla storia di Azzurrina: “Mons Belli et Deline”. “Deline”, tradotta dal latino all’italiano, corrisponde al nome di “Adelina” e non di “Guendalina”. Il castello, essendo di proprietà di privati non è fotografabile all’interno ma solo esternamente. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Al prossimo articolo! ciao!
  14. Non voglio entrare nella diatriba raid si/raid no (che poi perché ci si deve dividere in fazioni... come windows vs apple) io trovo l'articolo interessante, non avevo mai sentito parlare di das prima di qualche tempo fa quando ho visto un tizio che ne utilizza 2 in accoppiata a dei nas... in quel caso erano dei Qnap.
  15. Alberto73

    L'anno che verrà

    Se il nuovo anno porterà una z6III ha già una premessa per cominciare bene dato che mi incuriosisce questa nuova macchina (e potrei cogliere l'occasione per eliminare quello che non uso) sperando che il vecchio detto 'anno bisesto, anno funesto' si faccia da parte 😅 e con questo auguro a tutti buone feste, buon Natale e quant'altro. PS: la foto è vecchia 😅
  16. Io invece ho notato che mi è cambiata la visualizzazione delle anteprime dei blog.... e preferivo la visione a riquadri e non l'elenco di articoli che vedo ora... 🤔
  17. Aggiungo un paio di notizie di aggiornamento di questo articolo: il castello è stato posto in vendita dal suo proprietario, il conte Ulrico Spaur, che ho avuto il piacere di incontrare alla fine della visita guidata del castello e che si è dimostrato molto disponibile per una foto ricordo di quella giornata! Facendo ricerche per questo articolo sono venuto a sapere della morte del conte a febbraio 2021 e ora a quanto pare il castello è stato acquisito dalla provincia di Trento.
  18. Alberto73

    [luoghi] Castel Nanno

    Premessa: il materiale fotografico di questo articolo risale a qualche anno fa! Un saluto a tutti i lettori di queste pagine! Con il presente articolo ritorno idealmente in Val di Non, in un altro castello. Vi porto ‘virtualmente’ a visitare un castello a poca distanza da Castel Valér e da Tassullo: sto parlando di Castel Nanno! Si tratta di una costruzione dalla storia piuttosto travagliata, sulla quale si trova poco o niente online, mentre da quel che ricordo ci sono alcuni fatti che non vengono citati nei testi reperiti in rete. Ma andiamo con ordine: il testo più antico dove troviamo un riferimento a questo castello risale al 1264 e di lì a 10 anni la proprietà sarebbe passata a Niccolò e Giordano da Denno che, in seguito a questo avvenimento, avrebbero cambiato il loro cognome in “da Nanno” (anche qui i testi sono discordanti con alcuni siti che indicano ‘Enno’ come cognome della famiglia). Ubicato in cima a una collina, sulla sponda sinistra del torrente Tresenga che dà il nome al centro abitato lì vicino, il castello fu al centro di una violenta lotta con i signori di Tono (Thun), i quali lo misero ferro e fuoco. Una diatriba con il vescovo Giovanni di Pistoia, causata dall’infedeltà della famiglia Nanno, vide quest’ultima, nel 1350, privata del proprio feudo che passò temporaneamente a Peter Von Spaur il quale dapprima, nel 1391, vi rinunciò, salvo riconquistarlo successivamente con la forza, saccheggiandolo e incendiandolo. I Nanno vennero fatti prigionieri e portati poi a Castel Valer. Nel 1420 il vescovo di Trento restituì il castello alla famiglia Nanno. La rivalità tra le famiglie Nanno e Spaur è origine di una leggenda che vede come protagonisti due giovani innamorati appartenenti ai due casati: Melisenda della famiglia Nanno e Lodovico discendente degli Spaur. Una storia d’amore con un finale tragico poiché il padre della ragazza, venutone a conoscenza, fece murare vivi entrambi nel suo maniero. Nel 1452 il castello venne assegnato a Nicola di Nanno a seguito di una disputa per l’eredità. Nel 1523, precisamente il 29 ottobre, i feudi di Anton Von Nanno vennero passati a un suo lontano parente, cugino del Vescovo Gratiadeo Madruzzo e capitano di Thun. La forma attuale della fortezza si deve al principe vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo che, all’inizio del XVI secolo, lo ristrutturò trasformandolo in un palazzo rinascimentale per adibirlo a la sua residenza estiva. Le mura, persa la funzione difensiva, vennero riadattate al nuovo utilizzo dell’edificio e quindi notevolmente ridotte in altezza e trasformate così in un normale muro di cinta. I lavori di trasformazione furono iniziati da Giovanni Gaudenzio nella prima metà del Cinquecento per poi essere terminati da Ludovico Madruzzo. Un’altra vicenda che riguarda l’edificio risale al 1610 circa. Passato il feudo sotto Gaudenz di Madruzzo, era in corso una caccia alle streghe e tre donne accusate di stregoneria vennero condannate a morte sul rogo proprio in questo luogo. Con il principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo si estinse la linea maschile della famiglia e una volta che l'eredità fu divisa, Castel Nanno passò al vescovato di Trento nel 1661. Alla fine del XIX secolo Castel Nanno era di proprietà del bibliotecario e direttore del museo di Trento, Carlo Ritter Von Giuliani. Questi diede il via a un’opera di restauro dell’edificio il cui risultato è stato alquanto discutibile. Terminato quanto reperito dalle fonti online aggiungo ora alcuni episodi non citati. Uno di questi risale al periodo in cui il castello era di proprietà del vescovo. A quel tempo un incendio distrusse il paese nelle sue vicinanze. Il vescovo concesse agli abitanti di trovare ricovero all’interno dell’edificio e questi, con somma “gratitudine” verso il prelato, decisero di rifarsi l’arredamento di casa rubandone mobili, arredi e suppellettili del castello, finestre comprese. Una cosa che non si trova scritta in rete e che ricordo di aver sentito riguarda l’ultimo restauro che, per un errore storico abbastanza importante, portò alla realizzazione di affreschi ispirati a ben altri luoghi ma che qui sono totalmente fuori posto e in caso di un nuovo restauro si dovranno eliminare. La guida del castello raccontava anche un episodio personale: suo padre da bambino giocava ad ‘assaltare le mura’. Poiché queste erano state ricostruite con un’altezza ridotta era possibile anche per i bambini scavalcarle. La proprietà, per ovviare a ciò, vi fece mettere sopra dei cocci di bottiglia. Il castello oggi è visitabile con l’accompagnamento di una guida che ne racconta la storia, mentre sia il terreno attorno alle mura che quello al loro interno è utilizzato per la coltivazione delle mele, molto diffusa in questa regione. Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: https://www.visitvaldinon.it/it/poi/castel-nanno/ https://www.visittrentino.info/it/guida/da-vedere/castelli/castel-nanno_md_7588516 https://www.pinetahotels.it/blog/castel-nanno/ https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Nanno https://www.trentino.com/it/cultura-e-territorio/castelli/castel-nanno/ http://www.castellideltrentino.it/Siti/Castel-Nanno https://www.cultura.trentino.it/Luoghi/Tutti-i-luoghi-della-cultura/Castelli/Castel-Nanno https://www.viaggiamo.it/castel-nanno-storia/ https://www.card.visittrentino.it/DtSrv.aspx?id=632 https://www.outdooractive.com/it/poi/val-di-non/castel-nanno/51026702/ Qui trovate gli altri articoli del mio blog. Alla prossima! ciao!
  19. Mi è capitato in passato di frequentare altri siti oltre a questo tipo NikonClubItalia, SonyLand etc... ma ultimamente a parte Nikonlad non sto vedendo altro.
  20. ma sopratutto quanti sono quelli che usano una Nikon invece di una Sony... quando non usano una action cam. questi ultimi sono probabilmente la maggioranza!
×
×
  • Crea Nuovo...