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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 31/12/2023 in tutte le aree

  1. Ho spesso postato qui immagini di caccia sia in forma dinamica che statica,al di la del fatto che siano ciò che in primis attira gli spettatori,c'è anche da ricordare chi lavora dietro le quinte per far funzionare tutta la macchina..........nel rimettere in ordine alcune scatole di diapositive,mi son ricapitate tra le mani alcune immagini fatte in un paio di occasioni A NAS Cecil Field e NAS Jax con protagonista un peso massimo dei cieli,il Lockheed C-5 Galaxy.In entrameb le occasioni era impegnato per dei trasporti per l'US Army,veicoli ed elicotteri.Foto fatte su pellicola Kodachrome 64 con Nikon FA e 50 ed 85mm le focali d'eccezione per questo tipo di riprese.Buona visione. Qui siamo a NAS Cecil Field durante l'airshow del giugno 1987,una piccola folla attende di salire a bordo per visitare il velivolo,in questo caso un C-5A già con la mimetica Europe one ; scattai la foto attraverso i vetri della torre e i riflessi si vedono.Ora di tutto cò che si vede in questa immagine non esiste più nulla,la base è stata chiusa diversi anni fa,il Galaxy e l'elicottero SH-3D son già stati ritirati dal servizio e rottamati. Qui la cabina di pilotaggio del velivolo della precedente foto,nel successivo C-5B ora in servizio nella versione aggiornata C-5M,la strumentazione analogica è stata sostituita da un cockpit digitale. qui siamo invece a NAS Jax nel luglio 2003 con un C-5B impegnato nel trasporto di mezzi per conto dell'US Army.Il velivolo ha già l'attuale livrea monogrigio. Altra immagine ripresa nella stessa occasione. Qui siamo ancora a NAS Cecil Field con un C-5A della New York ANG,intento a caricare alcuni elicotteri per conto dell'US Army. Altra vista della zona operazioni. Qui siamo all'Air Tattoo del luglio 1991,la livrea del velivolo ben si adegua ai colori della zona col temporale in arrivo.
    10 punti
  2. PRO Riproduce colori vivi ed intensi Può e deve essere utilizzato a Tutta apertura E' possibile utilizzarlo non solo per la fotografia di paesaggio CONTRO La mia preferenza sarebbe stata per una doppia ghiera di regolazione (tempi e diaframmi) Paraluce con fissaggio a pressione mentre avrei preferito il fissaggio a scatto (lo stesso del 24-70 f.2.8) E' un obiettivo grandangolare luminoso e privo di distorsione, per chi fa questo genere di fotografie dovrebbe essere un Must to have. Io ne sono contentissimo e resterà per sempre nella mia borsa.
    4 punti
  3. A novembre mi dedico sempre qualche giorno di relax in giro per l'Italia e quest'anno la scelta è caduta sulla zona termale di Saturnia, in provincia di Grosseto, dove non molto distante insiste la Laguna di Orbetello. L’Oasi della Laguna di Orbetello venne istituita nel 1971, a seguito dello straordinario ritrovamento di pochi anni prima da parte di Fulco Pratesi e Hardy Reichelt di una piccola colonia nidificante di cavaliere d’Italia, una specie considerata estinta nel nostro Paese dall’inizio del secolo scorso. Orbetello offre tutto il fascino che solo le zone umide sanno dare e frequentarle significa entrare nel più profondo e ancestrale rapporto che abbiamo con l’ambiente naturale. Per la mia visita ho prenotato un giorno chiuso al pubblico e mi ha dato modo di girare in perfetta solitudine e silenzio fra i capanni per tutta la giornata, purtroppo la giornata è rimasta nuvolosa e non ho avuto modo di fare degli scatti con la luce radente. Ciò nonostante, la sensazione di benessere che ho provato mi ha pervaso per tutto il giorno. Tra le zone umide costiere, Orbetello rappresenta veramente una delle lagune italiane più significative, dove potenzialmente è possibile assistere quotidianamente a scene indimenticabili ma in realtà può anche accadere completamente niente! Nonostante quest'anno la laguna abbia tanta acqua (quindi anche vicino ai capanni di osservazione), tutte le mie osservazioni sono avvenute abbastanza distanti e ho supportato la lente, spinta sempre a 600mm, con l'opzione DX. La giornata nuvolosa ha avuto il vantaggio di impedire la creazione di fastidiosissime ombre ma, al contempo, mi ha costretto ad alzare gli ISO più di quanto avrei voluto. La varietà della fauna della riserva è vastissima ma alcune specie erano talmente lontane che ho fatto a meno anche di scattare (come alla bellissima coppia di falco pescatore che nidifica sopra una torre artificiale costruita appositamente). Poi, alla fine, però, quando stavo per tornare a Saturnia, le due Gru che erano state avvistate in laguna, per la prima volta in stagione, il giorno precedente sono atterrate proprio nei pressi del capanno numero 3, dove mi trovavo pronto allo scatto, anche a pieno formato. Ne trovate testimonianza anche qui sul profilo ufficiale Instagram dell'Oasi. Fenicottero Spatola Fenicottero Chiurlo maggiore Avocetta Airone cenerino Alzavola Chiurlo maggiore Garzetta Ibis Sacro Garzetta Pittima reale Fenicottero Pittima reale Fenicottero Mestolone Pettegola Gru cenerina Tutti gli scatti sono stati realizzati con Nikon Z8 e Nikkor Z 180-600mm. Diaframma f/8 con una sensibilità compresa fra 800 e 1600 ISO per garantire dei tempi di sicurezza.
    3 punti
  4. Seguendo gli obiettivi, la classifica delle vendite di fotocamere del 2023 di un negozio giapponese (Map Camera). Nikon Z8 Canon EOS R6 MarkII Nikon Zf Sony α7RV Sony α7IV Sony α7C II Ricoh GRIIIx Fujifilm X-S10 Panasonic LUMIX S5II Fujifilm X-T5 fotocamere usate : Sony α7III Sony α7IV Fujifilm X-S10 Fujifilm X-T4 Sony α7C Ricoh GRIII Canon EOS R6 Nikon Z6 Nikon Zfc Nikon Z6II
    3 punti
  5. Concordo: non aride schede come quelle che trovate in tutti i siti che si occupano di materiale fotografico e corredate dalle foto ufficiali messe in circolazione da Nikon, ma r e c e n s i o n i ! Dove trovate il nostro pensiero al riguardo, la nostra valutazione sintetica e le foto che abbiamo scattato con quell'obiettivo. E quelle dell'obiettivo...sono anch'esse nostre foto, in puro esercizio di still-life. Nonchè i link agli articoli pubblicati su Nikonland ed alle gallerie relative. Ma ora la palla passa, come sempre, a voi che leggete e fotografate con quegli obiettivi, perchè oltre a poter scrivere la vostra di recensione, secondo i criteri sopra elencati, dovete alimentare le gallerie fotografiche di Nikonland con le foto che scattate con quell'obiettivo di cui vorreste scrivere. E indipendentemente dallo scrivere: alimentate le gallerie con le vostre foto. Se no...ci saranno sempre e comunque solo quelle mie e di Mauro...: io scatto a mare ed in campagna, Mauro in studio ed in autodromo... che noia sempre le stesse...!
    3 punti
  6. Commercializzazione: Novembre 2020 Peso: 650 grammi Diaframma: 9 lamelle Passo filtri: 112mm Messa a fuoco minima: 28cm Dimensioni : 89x125mm (lunghezza e diametro) Schema ottico: 16 lenti in 11 gruppi di cui 4 ED e 3 asferiche, 1 elemento frontale trattato al fluoro, Nano Crystal ed Arneo coating, dotato di O-ring anti umidità Stabilizzazione: non presente FENOMENALE !!! Ad un anno e mezzo di distanza dallo Z 14-30/4 ecco presentato e poi messo in commercio a Novembre, il più atteso dei componenti della triade f/2,8 : il Nikkor Z 14-24mm f/2.8S che deve convincere gli ultimi riottosi rimasti in F-mount, dopo gli indubbi successi del 24/70-2.8 e dell'appena presentato 70-200/2.8, a rinunciare anche a quel benchmark che era stato l'analogo zoom superwide che dal 2007 regnava incontrastato nei loro cuori (e nelle loro borse) . Il nuovo riferimento diventa questo zoom tanto complesso quanto maneggevole, come dimostrano i suoi incredibili 650 grammi di peso a nudo e 700g vestito con uno dei suoi due paraluce in dotazione, uno dei quali, il più grande, gli consente addirittura il montaggio di filtri a vite da 112mm di diametro ! Così come è fatta salva anche la possibilità di montare filtri a lastra sull'apposita baionetta posteriore e come solo in pochi dei Nikkor Z S-line, la finestrella dove poter scegliere se fare apparire focale, distanza di fuoco, diaframma in uso e dove, alla sua accensione, compare per un nanosecondo una scritta suggestiva... I tracciati MTF parlano di meraviglie, le foto spiegano perchè... Dotato di tutti gli strumenti per eccellere e campione indiscusso per peso e maneggevolezza, questo superwidezoom si avvia a restare un riferimento di mercato per molto tempo. A noi è piaciuto sopratutto per l'estrema cura realizzativa che denota esserci stata una cura particolare per far si che il precedente F-mount non dovesse lasciare rimpianti per nessun aspetto, a cominciare dal tappo di chiusura speciale di questo Nikkor Z, dotato di appositi spikes da far coincidere con i riferimenti quadrilobati presenti sulla montatura ottica attorno alla lente frontale: una costruzione eccelsa in puro stile Nikon. Un antiriflesso che migliore non si può neppure immaginare, che surclassa ogni altro obiettivo Nikon e non. Una risoluzione anche in astrofotografia, incontestabile. Lo sfuocato a tutta apertura, a nostro avviso, potrebbe essere un pò meno nervoso, considerate le nove lamelle del diaframma: ma è il classico pelo nell'uovo perfetto. Motori stepper per un AF preciso e silenzioso. Non ci sono altro che lodi. Articoli e galleria su Nikonland: unboxing ...ora la triade è completa ! Z 14-24/2.8 oppure Z 14-30/4 : quale e perchè Z 14-24 e fotografia di paesaggio Z 14-24 e la Via Lattea
    3 punti
  7. Quasi coetaneo di Brahms ma vissuto per due decenni anche nel nuovo secolo, Camille Saint-Saens è passato attraverso tutte le fasi del romanticismo maturo e tardo e oltre. In gioventù prodigio, in età avanzata reazionario. E per questo in qualche modo ostracizzato ed emarginato. Tanto che il suo successo è stato in larga parte dimenticato fino a che in repertorio resistevano pochissime cose, praticamente solo il Carnevale degli Animali e la Terza Sinfonia, spesso utilizzata per dare sfoggio della potenza organistica o per provare gli impianti audio. Eppure, appassionato, colto, conoscente di tutti gli strumenti musicali sia a livello tecnico che compositivo, maestro del colore, virtuoso egli stesso di organo, pianoforte. E dilettante astronomo e archeologo. Oltre che formidabile linguista. Per tacere della passione per matematica e filosofia. In gioventù strenuo sostenitore delle avanguardie musicali (oltre all'amato Schumann, anche Liszt e Wagner le cui opere, senza influenzarlo, erano da lui considerate il riferimento musicale dell'epoca). In vecchiaia grande oppositore dell'impressionismo francese e per questo detestato da Debussy (uno lo considerava atroce, l'altro maniaco sentimentale). Grande protagonista della scena internazionale, con amicizie vaste con i suoi contemporanei (celebri i duetti e i trii con Chaikowsky, Rubinstein, Bruch, Stanford). Affermato e vivace solista. A ottantasei anni era ancora capace di affascinare il pubblico sul palco al pianoforte. Amante dell'Africa, per turismo, con lunghi e felici soggiorni. A dispetto di un certo snobismo che lo taccia - appunto, vedi Debussy - di un certo sentimentalismo "fracassone", la sua musica è varia e in larga parte eccellente, sia sul piano tematico - dove non teme confronti - che su quello tecnico e in tema di sviluppo. Il contrappunto per lui non aveva segreti e per il colore non aveva bisogno di andare ad Arlès o osservare giardini di ninfee, possedeva una palette sconfinata. Questo il mio amore per Camille Saint-Saens musicista, uomo per il resto molto controverso nella sfera personale. In questo articolo ci tengo a scegliere alcuni dischi proprio per approfondire il suo sterminato catalogo musicale. Escludendo proprio Le Carnival, le opere (io detesto l'opera francese, di tutti i tempi : sono italiano !) e il complesso di composizioni a tema, poemi sinfonici e simili. Ma bastano i concerti e la musica da camera per apprezzare la statura di uno dei più importanti compositori romantici. 1) cominciamo con i tre concerti per violino e orchestra. Il terzo è straordinario ma anche gli altri due sono semplicemente molto belli. Le integrali sono poche ed io conosco bene solo questa, con uno splendido Andrew Wan accompagnato a Montréal da Kent Nagano. La registrazione è aperta ma col violino ci sta. 2) Le sinfonie sono molto interessanti ma non del tutto facili da digerire al primo colpo. Ma la terza effettivamente è di statura mahleriana, mantenendo quella forza, quel vigore e quell'ottimismo viscerale tipico di tutta la musica del francese. Le edizioni sono tante, quella che scelgo è la versione "francese" con l'Orchestre National de France diretta da Cristian Macelaru con l'eccezionale Olivier Latry all'organo (Latry è il titolare di Notre Dame de Paris). per la terza, come alternativa con una coppia inedita ed irripetibile, questa di BR Klassik con Mariss Jansons in una delle sue ultime interpretazioni che accompagna la splendida Iveta Apkalna 3) con Saint-Saens ci accomuna la passione per lo straordinario timbro caldo del violoncello in questo disco Emmanuelle Bertrand avvicina il precoce - e straordinario - primo concerto con le due ultime sonate per violoncello e pianoforte. E' virtuosismo estroverso. Singolare come il concerto abbia tono minore mentre le due sonate siano rispettivamente in Fa e Re maggiore. il 2° concerto è roboante e cavalleresco ma qui in questo disco Chandos c?è Truls Mork ad ammorbidirlo. E anche se dopo il 1° concerto da una impressione un pò sconcertante ... dopo arriva, si lo so, avevo detto che l'avrei escluso ... il Carnevale con Louis Lortie ed Hélène Mercier. E il disco si chiude con due splendidi "capricci" a tema, con un Lortie veramente in grande forma. Africa è semplicemente ... mozzafiato. 4) e questo non può che introdurre i miei amati concerti per pianoforte. Una volta trovare i concerti di Saint-Saens in disco era un'impresa, c'erano alcune edizioni di riferimento e basta. Ma ultimamente la scelta è arrivata a livelli di eccezionalità. Grazie all'ultima generazione di pianisti francesi, Chamayou, Kantorow e, appunto Lortie. ma c'è anche una lettura particolarmente maschia dell'inglese Grosvenor ma farei torto a tutta la Francia (Mai sia !) se non citassi l'edizione di rifermento con Pascal Roge al piano e Charles Duoit sul podio i concerti per pianoforte di Saint-Saens per me stanno al pari di quelli di Brahms, sovrastano tutti quelli degli altri romantici e possono andare a paragone per varietà e peso, con quelli di Beethoven (lo so, sono un eccentrico !). 5) il disco che segue di Chandos, contiene le prime due sonate (quelle complete) per violoncello e pianoforte che potrebbero bastare per la passione che Christian Poltéra mette nel suo archetto. Tra i "bis" c'è un bellissimo "Cigno" dal Carnevale 6) composizione giovanile (Op. 14) e piuttosto cupa nel suo incipit "maestoso" è in realtà un laboratorio di armonia e di contrappunto che pone le basi per le successive composizioni di Saint-Saens, con una parte pianistica estremamente complessa e virtuosistica (siamo a livelli di Brahms o di Shostakovich) tra le edizioni scelgo questa del Quartetto di Cremona con Andrea Lucchesini, molto solida. Che contiene il più matura quartetto n.1 Op. 112 (il primo quartetto nel 1899, cioé ad oltre 60 anni di età), in Mi minore che fa fede nella tessitura alla chiave particolare. Non vi sembra l'ultimo Beethoven ? Ascoltatelo bene ... 7) i tre amici Capucon, Chamayou e Moreau ci consegnano per Erato un disco straordinario che contiene tre gemme, la sonata per violino e pianoforte n.1, la sonata n.1 per violoncello e pianoforte e, insieme, il trio n. 2 che potrebbe stare al pari di una sinfonia di altri autori romantici. Disco da 5 Diapason ! 8) disco straordinariamente vario questo di hyperion con il Nash Ensemble che contiene tra le altre cose, la sonata per fagotto, quella per oboe e quella per clarinetto. Composizioni molto delicate dell'ultima maturità (1921). Nello stesso disco quartetto e quintetto con pianoforte. Gran bel disco, registrato splendidamente. 9) disco raro che incorpora tutte le composizioni con violino e violoncello solista in un volume solo dai solisti e dell'orchestra reale belga. Aggiungo lo straordinario Introduzione e rondò capriccioso per violino ed orchestra, in questo caso dell'altrettanto straordinario Perlman nel volume dedicato alla musica francese dalla Emi Classics (c'è anche la Havainese : meravigliosa). Non dimentichiamoci del Saint-Saens di Perlman con Barenboim sul podio : 10) chiudo con una alternativa in questo disco giovanile di Yuja Wang c'è la trascrizione per pianoforte solo della Danse Macabre di Saint-Saens scritta da Horowitz. La registrazione è orribile ma la lettura è straordinaria. Ne esiste una versione, forse ancora più originale (con lo zampino di Franz Liszt e di Sudbim stesso) Ovviamente non si può dimenticare l'originale : qui inserita in una serie di ouverture, marce e composizioni varie per orchestra, scritte in chiave spettacolare o trascritta più regolarmente per violino e pianoforte Ma per me Saint-Saens è una scoperta continua, quindi non è detto che la lista non continui nei prossimi mesi o anni, con nuove proposte oltre queste ideali "10". Il mio consiglio è di esplorarlo, andando oltre la superficie e fuochi artificiali. Troverete autentiche trovate geniali di un grandissimo compositore.
    2 punti
  8. Commercializzazione: Marzo 2020 Peso: 505 grammi Diaframma: 9 lamelle Passo filtri: 77mm Messa a fuoco minima: 20cm Dimensioni : 109x85mm (lunghezza e diametro) Schema ottico: 14 lenti in 11 gruppi di cui 3 ED e 3 asferiche, Nano Crystal coating, dotato di O-ring anti umidità Stabilizzazione: non presente Dalla presentazione dei primi Nikkor Z ad oggi è il grandangolare fisso più estremo ed al tempo stesso, anche più performante in termini di caratteristiche principali, come nitidezza e contrasto e complementari, come distorsione, vignettatura e aberrazione cromatica. Un obiettivo importante per Nikon, come è sempre stata questa focale, luminoso secondo il nuovo corso Z-mount, per cui f/1,8 diventa standard: ma risulta difficile pensare si possa arrivare ad f/1,2 che è diventato il nuovo livello caratterizzante per obiettivi standard e mediotele. Eccezionale fin dai primi scatti, mette a suo agio anche chi non sia abituato a gestire angoli di campo di questa ampiezza, grazie all'estremo contenimento delle distorsione prospettica e alla totale assenza di flares o ghosts, grazie al rivestimento antiriflesso di prima categoria. Diaframma a 9 lamelle che determina un bokeh molto interessante per un wideangle di questa portata, quasi onirico, mai eccessivamente nervoso, negli scatti a tutta apertura. Ovviamente perfettamente delineato in proporzione all'apertura, diaframmando, diventando strumento prezioso anche per rilievi fotografici di architettura urbana, nelle mani di chi sappia utilizzare un grandangolo. Motorizzato AF con stepper silenziosissimi, veloci ed efficienti A giudizio della Redazione di Nikonland, il migliore 20mm mai costruito da Nikon, per esperienza diretta. Gli unici appunti possono essere fatti in relazione alla lunghezza del barilotto che lo rende piuttosto ingombrante ed all'assenza di una finestrella di riferimento della distanza di messa a fuoco e di una scala di profondità di campo, come la natura di questo strumento fotografico (e la categoria S) richiederebbe, oltre all'ingombrante paraluce in policarbonato, il cui innesto a baionetta si logora parallelamente all'uso. I test di Nikonland : Nikkor Z 20/1,8 unboxing il più incisivo Z 20/1,8 e Z7: frutta e verdura ! e le gallerie:
    2 punti
  9. Presentato nel febbraio 2019 17 lenti in 15 gruppi diaframma a 9 lamelle distanza minima di messa a fuoco 38 cm motore STM Stabilizzazione : NO 805 grammi, 126mm di lunghezza e 89mm di diametro MTF a 24mm e a 70mm accessori in dotazione : copriobiettivo anteriore a scatto LC-82B da 82 mm, copriobiettivo posteriore LF-N1, paraluce a baionetta HB-87, custodia per obiettivo CL-C2 Articoli su Nikonland.it : Nikkor Z 24-70mm f/2.8 S : Anteprima Nikkor Z 24-70mm f/2,8 S : se c'è un evento ... Nikkor Z 24-70mm: quale scegliere ? Galleria fotografica dedicata : solo e accompagnato dal più compatto 24-70/4 S dato in kit con molte Nikon Z entrambi si allungano. E' lo scotto da pagare per arrivare a focali grandangolari. *** Primo zoom professionale Nikkor Z si accinge a svoltare la boa dei 5 anni di età. Ha surclassato tutti i precedenti 28-70/2.8 e 24-70/2.8 Nikon. E' uno dei pochi obiettivi prodotti ancora in Giappone. Ottimo su tutti gli aspetti, irreprensibile, affidabile. Ma un oggetto che probabilmente ha fatto il suo tempo, sostituibile da altre soluzioni differenti.
    2 punti
  10. PRO compatto, molto leggero prezzo prestazioni ottiche "vecchia scuola" (anni '80-'90) CONTRO costruttivamente economico (tutto di plastica) la versione SE è solo facciata : l'obiettivo è identico all'altro in versione moderna, non ha la ghiera dei diaframmi e questo, sia per Zf che Zfc è una vergogna. I cinesi non si fanno problemi a mettere quei venti euro di comando diretto del diaframma prestazioni ottiche "vecchia scuola" (di fatto scordamose che è un Nikkor Z : è come se si fossero reincarnati i "luminosi" da pellicola) Ho avuto la versione normale fin da quando è uscito. Poi l'ho cambiato per la versione SE all'inizio del 2023. Io lo adoro anche se non è nemmeno lontanamente perfetto. Sia per le dimensioni contenute che lo rendono facile da infilare in borsa senza darsi troppi pensieri, sia per la resa ottica "vintage" in perfetta sintonia con l'estetica (almeno per la versione SE). Infatti ad f/2 ha uno sfuocato dolce ed è abbastanza morbido sui soggetti, specie i miei che sono prevalentemente ritratti. Le aberrazioni cromatiche sono "devastanti" in luce forte, almeno nella fotografia generale e nel paesaggi o nella fotografia ravvicinata. Ma nel ritratto (ancora), questo non è un problema, e nemmeno nella foto in luce disponibile. In pratica è un obiettivo indoor. Facile da usare e permissivo sui soggetti inquadrati. ritratto ambientato illuminato solo dalle luci dello specchio luce ambiente, su Zf, permissivo anche su un soggetto "bruttino" (notare i cerchietti verdi sulle luci di sfondo) su Zfc, f/2, 1600 ISO, primo e secondo piano, luce dall'alto (alogena)
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  11. Classifica delle vendite di obiettivi del 2023 di un negozio giapponese (Map Camera). Obiettivi nuovi : Nikon NIKKOR Z 24-120mm F4 S Tamron 28-75mm F/2.8 Di III VXD G2/Modello A063 *Per attacco Sony E Nikon NIKKOR Z 180-600 mm F5.6-6.3 VR Sony FE 20-70 mm F4 G | SEL2070G Tamron 28-200mm F2.8-5.6 Di III RXD/Modello A071SF *Per attacco Sony E Canon RF50mm F1.8 STM Sigma 18-50mm F2.8 DC DN | Contemporaneo *Per attacco Fujifilm X Nikon NIKKOR Z 26mm F2.8 Sony FE 24-70 mm F2.8 GM II | SEL2470GM2 Sony FE 50mm F1.4GM | SEL50F14GM obiettivi usati : Fujifilm XF35mmF1.4 R Sony FE 24-105 mm F4 GOSS Canon EF50mm F1.8 STM Canon RF50mm F1.8 STM Nikon NIKKOR Z 24-70mm F4 S Nikon NIKKOR Z 40mm F2 Sony Sonnar T* FE 55 mm F1.8 ZA | SEL55F18Z Fujifilm XF23mmF2 RWR Tamron 28-200mm F2.8-5.6 Di III RXD/Modello A071SF *Per attacco Sony E Sony FE 85mm F1.8|SEL85F18 di per se è una graduatoria priva di significato assoluto, ma in termini relativi può dare un ordine di grandezza di tendenza generale, almeno per il Giappone. Del resto non ci stupisce che tra i più venduti Nikkor ci sia l'ancora difficile da trovare Z 180-600mm. E che tra l'usato "spopoli" il 24-70/4 S, che tanti sostituiscono con quello che è il più venduto in assoluto nel nuovo. Del 40mm f/2 noi abbiamo una opinione migliore di quanto certi considerano ma ne parliamo altrove Il fatto che si venda bene sull'usato, lo conferma (quando si fa una compravendita, non sempre l'affare lo fa chi vende).
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  12. notizie fotografiche flash di interesse generale ma che non meritano un articolo redazionale. I commenti sono chiusi, se volete aggiungere qualche cosa, dovete aprire una discussione sul forum pertinente.
    1 punto
  13. Qualcuno che è presente in questi giorni avrà notato dei lavori in corso sul sito. Riguardano il tanto rimandato sistema di Recensione degli obiettivi Nikkor Z (accessibile da menù premendo -> qui) l'Amministrazione di Nikonland nei prossimi giorni impianterà le schede di riferimento di tutti gli obiettivi esistenti e si occuperà di aggiungere in futuro quelle degli altri obiettivi che Nikon presenterà. Le schede contengono una recensione sintetica, alcuni giudizi - soggettivi - il rimando agli articoli già presenti su Nikonland e l'accesso alla o alle gallerie contenenti fotografie scattate con quel preciso obiettivo. un estratto del giudizio PRO e CONTRO di una recensione : in coda alla scheda/recensione, è aperto lo spazio per Nikonlander e Nikonlander Veterani per inserire le proprie recensioni. Che dovranno essere possibilmente redatte secondo lo schema imposto : le recensioni sono libere ma dovranno essere preventivamente approvate dall'Admin prima della effettiva pubblicazione. Vorremmo evitare che fossero prese per COMMENTI liberi, in quel caso non sarebbero utili e che invece fossero omogenee nella struttura, anche se opposte nelle valutazioni, a quelle già pubblicate. In parallelo, ricordiamo che è fondamentale, nell'ottica di avere una varietà di giudizi complessiva, che siano inserite nelle gallerie, fotografie da VOI scattate con gli obiettivi che possedete. Fotografie rappresentative delle qualità di quello strumento fotografiche, corredate di note, osservazioni ed, ovviamente, dati EXIF. Gli album aperti sono -> QUI e sono già accessibili a tutti voi. *** Crediamo di aver fatto cosa utile, strutturando questa nuova area di Nikonland, più volte rimandata (la licenza del plugin che stiamo utilizzando è stata acquistata addirittura nel 2019) ma parimenti ci permettiamo di sottolineare anche se già fatto, che si tratterà di un lavoro superfluo, sostanzialmente un doppione dei nostri articoli redazionali se, alle nostre recensioni, NON SEGUIRANNO MASSICCIAMENTE LE VOSTRE. Con le vostre fotografie negli album specifici. Tranquilli, non ci saranno altri appelli al riguardo oltre a questo. Ci aspettiamo la buona volontà e il naturale piacere di condividere con iscritti e visitatori quella che è la vostra esperienza con gli obiettivi che usate quando fotografate. Se non troverete il tempo di farlo, ci dispiaceremo per voi ma senza che questo influenzi il nostro operato per Nikonland, se non ci sarà abbastanza ricchezza e varietà, non sarà dipeso da noi. L'Admin
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  14. Sarà tre volte Natale e festa tutto l'anno Nella realtà non sappiamo se sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno né nulla del resto della canzone del fu Lucio Dalla. Ma qualche certezza l'abbiamo. Il 2024 sarà un anno bisestile. E come ogni anno bisestile - tranne quando certi filantropi miliardari creano una pandemia dal nulla e impediscono lo svolgimento delle competizioni internazionali - ci saranno le olimpiadi estive (n passato sempre vetrina di novità fotografiche) e le elezioni del presidente degli Stati Uniti d'America. Pare inoltre, che dalle statistiche di vendita, oramai le reflex siano un ricordo del passato e che le mirrorless, pur con numeri più ridotti, siano in rampa di lancio. E' possibile che, come da abitudine delle società di elettronica di consumo giapponesi, da questo momento parta la curva di sviluppo che porti al picco di vendite. Che presumiamo ci sarà nel 2026, per poi avere un declino lento ma costante. Come è stato per le compatte prima e le reflex poi che hanno avuto il picco tra il 2011 e il 2012 e poi sono molto repentinamente scomparse. Questo è il modello di sviluppo che hanno scelto sin dai tempi dei compattoni audio e degli stereo coordinati con le lucine e i pulsantini tutti uguali a fine anni '70. Per cui è più che probabile che la concorrenza sarà aggressiva nel 2024. Anzi, molto aggressiva. Lo vediamo dalle (s)vendite, i ribassi, i chilometri zero, le campagne di cash-back, regalo, registrazione prodotto e promozioni varie con premi e voucher corso di formazione. Una volta terminata la spinta della stagione dei regali e quella degli sconti, orcomondoboia, che altro resta da fare ? Ma naturalmente lanciare novità. E così sarà. Per tutti. Anzi, Sony è già partita tentando di sbomballare le carte con la Ilce9_3 I rumors parlando di sei nuove mirrorless di Canon. E probabilmente altrettante, comprese le videocamere da Sony. Qualche cosa si inventerà anche Fujifilm, anche se nel 2023 ha già dato. E Panasonic sembra che sia intenzionata a resuscitare il microquattroterzipigrecomezzi anche senza l'ausilio della fu Olympus. Oltre a tanti, tanti obiettivi, anche mai visti. Come il prossimo Laowa rettilineare full-frame autofocus 10millimetrieffedueeotto. Una roba che se me l'avessero detta da ragazzo avrei preso mazzi di aglio e aspersori con l'incenso per fare esorcismi e scacciare i demoni da quel folle ... Potrà essere da meno Nikòn ? Assolutamente no ! Sarà l'anno della Z6 III ? Peter di Nikonrumors ha pubblicato un mockup credibile della Z6 III a confronto con la Z8. La Z6 III viene descritta come una intermedia tra Zf e Z8, un mini-ammiraglia di segmento. Ottima macchina ibrida e candidata ideale a sostenere le vendite di Nikon. Che al momento tirano solo su due macchine : Z8 e Zf. Con la Z8 che però è già entrata nella fase di scontistica e la Zf che probabilmente non tirerà per molto ancora, esaurito il bacino di utenza potenziale che è ridotto per questioni di "immagine". Quindi la Z6 III è credibilmente la candidata ideale al lancio giusto sull'inizio dell'anno fiscale 2025 che si aprirà il primo aprile del 2024 e che porterà al primo consuntivo importante del piano a medio termine "Vision 2030" voluto fortemente dall'attuale presidente di Nikon e che prevede una stabilità di fatturato e di margini per ogni divisione. Nikon è alle prese con l'embargo di materiale elettronico strategico alla Cina e sta cercando di ovviare convertendo tecnologia anni '90 alle esigenze di oggi attenta a non violare le disposizioni del governo (che parla per conto del Segretario di Stato degli Stati Uniti. Dove a novembre ci saranno le elezioni ... e che è alle prese con magagne che partono dal Mar Nero, per arrivare al Mar Giallo, passando per il Mar Rosso ). E deve essere sicura che la vacca da mungere divisione imaging produca margini e fatturato. questa è, secondo Nikonrumors, la possibile forma della Z6 III Qui messa di fianco alla Z8 possibile ? Possibilissimo. Dopo 6 anni dal lancio (la Z6 II non è altro che un aggiustamento del concetto iniziale) è il momento di una riprogettazione radicale che passi anche dall'ergonomia e dalla forma. Ammettiamolo, tutte le varie Z6-Z7-Z5-Z50 sono scarrafoni belli solo a mamma loro ! Cosa ci sarà dentro alla Z6 III non lo sappiamo. Ma un modello strategico che dovrà stare sul mercato almeno 4 se non 6 anni - e quindi fino al 2030 - deve essere avanzato. Con un sensore nuovo e prestazioni allo stato dell'arte. Anche se distanziato da Z8 e Z9. Ma non troppo. Ma non sarà sola Noi pensiamo che le nuove Nikon Z nel 2024 saranno tre. Una, due e tre. Distanziate tra loro di quanto basta per poterle produrre e commercializzare. Delle fotocamere a listino, solo la Zf pensiamo sia realmente in produzione. Le altre vendono dalle scorte di magazzino. Quindi se quello che sentiamo è vero anche solo a metà, la Z6 III deve già essere in produzione e in fase industriale pronta per la produzione da gennaio. E le altre a seguire. Cosa saranno ? Di certo una macchina DX. E forse una macchina ad alta risoluzione con un sensore imparentato con quello DX. Della Z9h di cui ha parlato Nikonrumors, per quanto plausibile, noi dubitiamo. Nikon continuerà a spingere sul firmware Non vi preoccupate è tutto marketing. Tenere disallineati i firmware dei modelli con l'Expeed 7, serve ad alimentare aspettative che poi vengono colmate solo per creare altri divari. E intanto la Z9 arriverà al firmware 5.0 e la Z8 e la Zf alla versione 2.0 Z8 e Z9 probabilmente acquisiranno il pixel-shift e Z8 e Zf il riconoscimento degli uccelli. La Z8 anche lo scatto automatico. E via spropositando. E gli obiettivi ? Nel 2023 sono stati otto i nuovi Nikkor lanciati. Uno se lo sono conservato per il 2024 (il 35mm f/1,2) probabilmente perché hanno sentito che anche Canon lancerà nel primo semestre 2024 il suo 35/1.2 E poi ci sarà - come dice Nikonrumors - un superzoom 28-400. Ma non finirà certo li. Ci aspettiamo almeno altri 6 obiettivi nuovi nel 2024. Se non di più. E tutti a sorpresa, dato che la roadmap è stata accantonata. Ci siamo rimessi a fare gli indovini ? No, sono solo ragionevoli previsioni, basate sullo stato dell'arte di Nikon e sullo stato dell'arte del mercato e le mosse della concorrenza. Che sarà una marcatura a vista. Con Nikon che è tornata a puntare solo Canon e Sony che cerca di differenziarsi a modo suo. Come le sue scelte alternative in fatto di corpo macchina e formato di schede di memoria che sostanzialmente la tengono lontana dal grosso del mercato professionale. Che non conterà molto ma se una agenzia passa da un marchio ad un altro, può fare male. Quindi, in sintesi, come sarà l'anno che verrà ? Frizzante ! E noi di Nikonland ? Ci divertiremo un mondo a provare tutto quello che ci capiterà per le mani. Insieme a voi e con la vostra partecipazione, se vi andrà E se no, con le sole nostre forze. Max, l'infaticabile Admin e me medesimo. Ma, intanto, accettate in anticipo, già da oggi 20 dicembre, i migliori auguri di un effervescente e nikonissimo 2024. E che ad ognuno Nikon esaudisca almeno un desiderio ancora insoddisfatto. Z, naturalmente !
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  15. Buonasera a tutti, appena iscritto e già rompo! All'ultimo dell'anno per giunta. Vedetela così, domani avrete modo di espiare le vostre tante colpe perpetrate nottetempo, guardando e maltrattando le mie immagini. Vi risparmio la mia storia, a partire dalla F2 Photomic e fino ad oggi, magari ne parliamo un'altra volta. Queste foto invece sono "del territorio" nel quale vivo. La prendo da vicino, poi, se vorrete, ci possiamo allontanare anche parecchio, ma qui si va nell'autolesionismo.... Perdonate l'ardire e... fatevi sentire.
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  16. BUON FINE ANNO A TUTTI Propositi per il 2024? Sempre gli stessi, oltre ciò devo razionalizzare un po' l'equipaggiamento ma non ho fretta, è tutta roba buona, TUTTA sia F che Z ciao e ci sentiamo l'anno prossimo
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  17. Speciale interpretazione! Aggiunta alla mia playlist. La prossima volta al Cross la faremo suonare 🤩 Grazie
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  18. Con tutto il rispetto per la sinfonica polacca … : nella lista ho messo il disco di Jarvy perché é tutto dedicato a Saint-Saens mentre questo é più un mix dedicato al soprannaturale. "La raccolta di poemi sinfonici a tema soprannaturale di Kent Nagano del 2016 riunisce tre classici orchestrali e tre brani programmati meno frequentemente. L'Apprendista Stregone di Paul Dukas e Una Notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky sono famosi per il loro utilizzo in Fantasia di Walt Disney, e la Danse Macabre di Camille Saint-Saëns è diventata un programma standard per i concerti di Halloween. Tuttavia, The Noonday Witch di Antonín Dvorák, Tamara di Mily Balakirev e Halloween di Charles Ives probabilmente non sono familiari alla maggior parte degli ascoltatori. L'Orchestre Symphonique de Montréal offre vivide interpretazioni dal vivo che catturano l'inquietudine e il divertimento di queste inquietanti composizioni, e danno il loro meglio nei vorticosi passaggi demoniaci di A Night on the Bare Mountain e Danse Macabre. Le storie di Tamara, una regina malvagia che attira gli uomini verso la loro rovina, e della strega di mezzogiorno, convocata per punire un bambino che si comporta male, sono facili da seguire grazie alle descrizioni nel libretto e alla rappresentazione più generale di Ives dei bambini che ballano in giro, un vivace bis che chiude l'album in bellezza."
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  19. Grazie, io lo ascolto molto e mi piace moltissimo. Non vorrei ridurre ai minimi termini il tuo bellissimo articolo, sai che per me dovresti scrivere per una rivista specializzata ..... Permettimi la domanda vista la tua conoscenza, a me piace moltissimo la "Dance Macabre" ritieni che l'ultimo disco sia la migliore interpretazione della "Dance Macabre" ? Io fino ad oggi avevo ascolto questa interpretazione Grazie
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  20. PRO ottime prestazioni robusto e ben costruito (caduto da circa un metro di altezza, solo un graffio alla vernice) molto più compatto del precedente 24-70/2.8G VR : un pachiderma imbarazzante ! CONTRO escursione focale limitata lato tele obiettivo da reporter, per l'amatore ci sono soluzioni più interessanti il 24-120/4 S ha tolto molto interesse a questo obiettivo acquistato subito ma usato sempre troppo poco. In pratica c'era sempre un obiettivo a focale fisso che me lo faceva preferire. Mentre per il reportage l'ho sempre considerato "troppo". Troppo importante, troppo costoso, troppo ... corto. Tanto da preferirgli spessissimo il meno pregiato 24-200. All'arrivo del 24-120/4 S non me la sono sentita di continuare a tenerlo e l'ho rivenduto (bene : la tenuta del valore è eccellente) e l'ho sostituito col più flessibile e meno costoso nuovo zoom che ha il vantaggio di arrivare quasi a 135mm. Personalmente credo che questo genere di zoom abbia fatto il suo tempo e non capisco perché molti fotoamatori se lo comprino per fare la sacra "trimurti" quando nella realtà non ne hanno bisogno. Detto questo, le prestazioni sono eccellenti, i difetti intrinseci al di là del concetto di 24-70, pochi, le foto sono ottime. Nulla da dire sulla qualità. Ma ... ho fatto fatica a trovare qualche foto da presentare in questa recensione. Ne avrò, ma non di memorabili. Queste sono tutte del 2019. su Z6 in luce ambiente (interno) ancora su Z6, 41mm 26mm
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  21. Versione Standard : presentazione settembre 2021 Versione Special Edition : presentazione gennaio 2023 70x45.5 mm, peso 170 grammi 6 lenti in 4 gruppi diaframma a 9 lamelle motore STM stabilizzatore : NO distanza minima di messa a fuoco : 29cm passo filtri 52mm guarnizioni schema ottico, due lenti asferiche, l'ultima si apre verso il sensore praticamente a ridosso della baionetta MTF sintetico ufficiale articoli di Nikonland.it : Nikkor Z 40mm f/2 : the evil dwarf galleria fotografica dedicata : presentato come obiettivo compatto insieme al fratello Nikkor Z 28mm f/2.8, essenzialmente come compagno della compatta DX Nikon Zfc, su cui diventa un obiettivo con un angolo di campo pari a quello di un ipotetico 60mm, è stato poi riproposto anche in versione esteticamente coerente sia con Zfc che Zf. I due obiettivi sono però internamente e otticamente identici. Con prestazioni assolutamente sovrapponibili. a sinistra il 40/2 in versione standard, a destra quello che ricorda nell'estetica i vecchi Nikon AI, la Special Edition. I due obiettivi sono - a parte la finitura - identici. Costruito interamente in plastica, baionetta compresa, propone finalmente un obiettivo realmente molto compatto e leggero per le Nikon Z. Tanto da risultare scomodo se utilizzato su macchine tipo Z9 o Z8 ma perfetto su Zf e Zfc. Ha una resa old-fashion, con parecchi difetti ottici che per essere azzerati, richiedono di chiudere il diaframma. Il prezzo richiesto è più in linea con quello della Zfc che della Zf ma solo la Zf lo valorizza per quello che è. perfetto sulle piccole Nikon Z in ambiente Aberrazioni cromatiche assiali a tutta apertura
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  22. Non abbiamo evidenze o link da portare a conferma, secondo Nikonrumors, alcuni "noti" influencer che utilizzano Nikon, starebbero parlottando di un invito ricevuto da Nikon per un soggiorno a Lanzarote alla fine di gennaio 2024. Sulla base di ciò, Nikonrumors ipotizza che ci sarà una presentazione a porte chiuse in esclusiva della prossima Nikon Z6 III. E' possibile, non si capirebbe altrimenti uno sforzo del genere per prodotti già a catalogo o per altre eventualità (viaggio e soggiorno è a carico di chi invita, ovviamente). Noi non siamo a conoscenza di alcun dettaglio al riguardo. Immaginiamo una presenza istituzionale di Nikon al prossimo CES di Las Vegas (9-12 gennaio 2024) e qualche cosa di più interessante per il CP+ di Yokohama dove i giapponesi giocano in casa (22-25 febbraio 2024). Ma nella realtà abbiamo visto che raramente Nikon fa annunci nel corso delle kermesse espositive (sono finiti i tempi del Photokina anni '80 e '90), preferendo fare lanci a sorpresa via web (il martedì o il mercoledì di una settimana prima). Potrebbe essere possibile che a fine gennaio la Z6 III venga mostrata in tempo per avere poi i video online per la metà di febbraio. Con consegna da inizio aprile. Sono tutte ipotesi senza fatti sottostanti. In ogni caso non saranno poche settimane o un paio di mesi di eventuale ritardo a fare la differenza : la Nikon Z6 III sarà il prodotto Nikon della prima metà del 2024. E' l'ora.
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  23. Secondo Thom Hogan, il catalogo delle ottiche disponibili con attacco Nikon Z nativo é questo : e la sua evoluzione anno su anno è numericamente notevole. Noi siamo particolarmente interessati a quelle Nikon ed, eventualmente, a quelle autofocus di altri produttori e non possiamo né confermare né confutare questi conteggi. Ma anche accettandoli così, parliamo di una scelta estremamente numerosa a così pochi anni (2018) dall'avvio del sistema.
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  24. Nuova impugnatura aggiuntiva per Nikon Zf da Neewer GC4GNBjY-TQZFuAEAMr1gg6oUw5AbmdjAAAF.mp4
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  25. Commercializzazione: Febbraio 2019 Peso:485 grammi Diaframma: 7 lamelle Passo filtri: 82mm Messa a fuoco minima: 28cm Dimensioni : 85x89mm (lunghezza e diametro) Schema ottico: 14 lenti in 12 gruppi di cui 4 ED e 4 asferiche, Nano Crystal coating, dotato di O-ring anti umidità Stabilizzazione: non presente Primo obiettivo widezoom per Nikon Z, presentato a fine 2018 e commercializzato al febbraio successivo è stato fin da subito un cuneo spinto a colpi d'ascia dentro il tronco della tradizione F-mount Nikon: paragonato al 14-24/2.8 AFS si è subito dimostrato vincente su diversi aspetti, legati principalmente alla correzione automatica via software delle caratteristiche complementari (distorsione, aberrazioni cromatiche, vignettatura) sia per le caratteristiche fisiche, tra le quali spicca a prima vista il peso esiguo se rapportato alle realizzazioni per reflex e la lente frontale piatta, se pur di ampio diametro , insieme alla costruzione "folding" che ha suscitato sempre reazioni contrastanti, tra chi apprezza le dimensioni contenute in borsa, nella posizione di riposo, e chi invece lamenta la necessità di sblocco come una perdita di tempo ed una probabile causa di futura infiltrazione di polvere tra le lenti. Sta di fatto che è uno zoom che cade in mano come fosse un entry level per il peso e la forma e consente a chiunque di portare in pochissimo ingombro e ad un prezzo contenuto, un obiettivo da reportage determinante per una rilevante percentuale degli scatti di un viaggiatore: da qui la nostra definizione di Piccolo Genio. La qualità degli scatti, grazie ad un antiriflesso determinante come mai nella storia dei superwide Nikkor e al motore AF stepper, silenzioso, efficiente, infallibile, insieme ad un livello di nitidezza talmente elevato al centro da far passare sotto silenzio l'inevitabile caduta ai bordi (parliamo in wide di un 14mm FX), ne fanno uno zoom consigliabile a tutti coloro che si aspettino un tuttofare di livello elevato a prezzo contenuto. Il diaframma a sole 7 lamelle consente ugualmente uno sfuocato di buon livello anche a tutta apertura: in determinate occasioni al di sopra di realizzazioni di livello superiore. La diatriba sull'attribuzione della qualifica "S" a questo zoom è a mio giudizio mal posta, in funzione del livello qualitativo di questo zoom rispetto i suoi predecessori F-mount e della sua adattabilità ad una buona quantità di generi, tra i quali anche quelli che prediligono il montaggio diretto di filtri sulla lente anteriore di un obiettivo da 114° di angolo di campo. Gli articoli di Nikonland su questo zoom: Il Piccolo Genio pensieri a tutto campo Z 14-30/4 oppure Z 14-24/2.8: quale e perchè Galleria:
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  26. A parte gli auguri, che rinnovo di buon anno, io vorrei anticipare il mio futuro Nikon. Possiedo tutto quello che mi serve e anche il superfluo. Non ho idea - realmente - di cosa presenterà Nikon il prossimo anno, tranne i radi accenni scritti nell'articolo. Ma a parte sorprese, se dovessi dire cosa comprerei nei prossimi 2-3 anni, posso anticiparlo senza dubbi. Che no, non mi interessa il 35/1.2 S. Forse mi interessa il 28-400 per usarlo in condizioni di pista e di reportage disimpegnato (ma attendiamo le sue effettive caratteristiche). Non mi interessa assolutamente la Z6 III. Nemmeno la Z7 III se ci sarà. In quanto alla prossima DX, anche qui, non credo. Per quello che ci faccio io, le mie tre gemelle Zfc colorate sono anche troppo. E quindi ? Nel mio futuro vedo spazio solo per : una Z9 di reale seconda generazione con prestazioni di precisione e affidabilità ancora superiori; meglio se avrà sensibilità superiore a 100 ISO un (per il momento del tutto ipotetico) 105/1.4 Plena che sostituisca il vecchio - e già venduto - 105/1.4E e purtroppo (o per fortuna ! visto quanto ho speso negli ultimi due anni per Nikon) nulla che non siano altri sfizi superflui. Anche il 58/1.4 di cui ho parlato in passato sarebbe uno sfizio. Ma per il momento non se ne può nemmeno fare l'ipotesi. Le ultime parole famose ? Non lo so, dipenderà da Nikon se vorrà vedere i miei €€€. immagine generata da Bing e modificata con Adobe Photoshop
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  27. PRO : ottime prestazioni ottiche, obiettivo corretto che non richiede alcun intervento in postproduzione brillante, colori vivaci, facile da usare compatto, tutto sommato bello da vedere, leggero eclissa totalmente il vecchio 60/2.8G : l'upgrade è da fare senza nemmeno pensarci CONTRO : soluzioni ingegneristiche strampalate (il cuore dell'obiettivo che esce, il paraluce ridicolo, il passo filtri fuori epoca) costoso in relazione al 105/2.8 che in confronto sembra "regalato" L'ho comprato in coppia con il 105/2.8 S appena sono usciti. Lo scopo era di sostituire il 60/2.8G che usavo come standard per le foto di repertorio e in qualche caso, in studio per foto "perfette" sul piano prospettico. Nella realtà l'ho usato e lo uso molto poco, principalmente perché nelle foto di repertorio uso al 90% il 16-50 su Zfc, accoppiata "saldata" che si è rivelata di gran lunga superiore alle aspettative. Ed effettivamente questo è il letimotiv dei Nikkor Z : sono tutti nettamente meglio dei pari categoria precedenti per reflex. Questo 50/2.8 MC eclissa totalmente il vecchio 60/2.8 anche se quello aveva una focale a me più congeniale. Ma il nuovo è brillante (molto più brillante), affidabile (il 60/2.8G ogni 2 per 3 aveva il motore in avaria), preciso, nitido. Sostanzialmente un "campioncino" di prestazioni. L'ho trovato, almeno all'uscita, costoso rispetto al suo compagno di viaggio 105/2.8 S che è un obiettivo di categoria superiore e in proporzione dovrebbe costare ben di più di quanto costa. In termini di costruzione e di soluzioni, effettivamente è un oggetto proprio strano. Il paralucino fa ridere, come la fuoriuscita del nucleo per mantenere il rapporto di ingrandimento. E il passo filtri - sebbene per me i filtri siano un retaggio del passato - ridicolo. E' probabilmente il Nikkor Z che uso di meno insieme al 28/2.8 SE ma mi piace, eccome se mi piace. E quando lo uso, non lo cambio con nient'altro. su Z6 II in luce naturale, certamente non siamo in ambito macro f/13 su Z50 e flash di studio. Cuore di Iris.
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  28. A volte mi sento in mezzo al mare, a navigare verso nuovi orizzonti, nuovi mondi. Fedeli compagne le mie nikon. La nuova era Z ha segnato strade nuove, ha superato limiti considerati non pocco tempo fa invalicabili. Il viaggio diventa straordinario, pieno di scoperte e di nuove realta'. Buon Natale e buone feste a tutti gli amici Nikonlanders.
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  29. Natale lo vogliono abolire per tornare alla festa dell'Albero o di mezzo inverno di memoria pagano-vikinga. Le famose "radici" europee del solo nord-Europa cui noi mediterranei giudaico-cristiani non abbiamo le palle per opporci. Quindi augurare Buon Natale non è più politicamente corretto.
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  30. Complimenti per aver condiviso questo eccezionale "mostro". Condivido pienamente il fatto che aria e luce contano più della qualità dell'obiettivo, infatti non mi pento di aver scelto l'ottimo Z 400 4.5S che in compagnia della Z9 compone un'accoppiata di eccellenza. E ne sono contento, senza invidia! Ovviamente a poterselo permettere, con il gigante si godrebbe di una meraviglia definitiva da conservare sicuramente per una vita e più, anche per i posteri!
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  31. Chi è più maturo tra i fotografi presenti in sala ed ha a lungo fotografato con la pellicola si ricorda benissimo che per cambiare la sensibilità, si doveva cambiare rullino mettendone uno di pellicola più sensibile. Non bastava cambiare la posizione della ghiera relativa. E che all'aumentare della sensibilità della pellicola, aumentava la grana in sviluppo e in stampa. Non si parlava di rumore ma di grana, cioé la nemica della nitidezza. E la sensibilità era propria dell'emulsione spalmata sul film. Le pellicole a 32 ISO erano note per avere grana finissima ma ovviamente latitudine di posa ridottissima e scarsa utilità se c'era poca luce. Di questi, anche coloro che non hanno una preparazione scientifica, hanno sicuramente apprezzato la possibilità offerta dai sensori digitali di poter cambiare la sensibilità a piacere tra uno scatto e un altro. Apparentemente senza conseguenze, potendo così scattare a tempi giusti anche in condizioni di scarsa luce o potendo chiudere il diaframma quando necessario. Senza dover cambiare ... alcunché che non sia una posizione nella sensibilità ISO della nostra fotocamera. Ed ecco che come per magia, il sensore diventa più sensibile e lo scatto possibile. Nella realtà questo è un inganno, o meglio, una semplificazione. I sensori digitali non hanno una sensibilità propria, hanno solo una data capacità di catturare la luce e di convertirla in segnali elettrici, caratteristica specifica della tecnologia con cui sono progettati e prodotti, che non varia affatto se noi cambiamo la sensibilità richiesta dal nostro scatto. Infatti, il sensore della nostra Nikon raccoglierà la stessa quantità di luce sia a 100 che a 25.600 ISO. Perchè la luce disponibile dipende dalla scena, non dal sensore. Il processo è lo stesso. I fotodiodi del sensore accolgono la luce e la trasformano in un flusso di elettroni. Questi vengono immagazzinati temporaneamente in un condensatore. Dopo di che si avvia il processo di trasformazione in un segnale digitale tramite un circuito di conversione ADC : analog to digital converter. Fissiamo a mente questo punto. Un sensore non ha una sua sensibilità e no, la sensibilità non varia tra scatto e scatto se noi cambiamo la posizione ISO. La quantità di luce catturata è sempre la stessa a prescindere dalla sensibilità ISO impostata nello scatto. Bene, e allora come facciamo ad ottenere il nostro scatto correttamente esposto se la luce è insufficiente e dobbiamo aumentare la sensibilità ISO ? Cambiando la sensibilità noi diciamo alla fotocamera che deve applicare un incremento del livello del segnale in uscita per il tramite di una amplificazione elettrica o "digitale". Questa amplificazione ha un guadagno proporzionale all'incremento della sensibilità ISO da noi impostata rispetto a quella base "nominalmente" indicata per il sensore della nostra fotocamera dal produttore della fotocamera. E qui abbiamo introdotto un ulteriore punto. La sensibilità ISO base del sensore. Che è un valore convenzionale che dice solo a che livello la nostra fotocamera deve considerare ben esposto un grigio medio per una data quantità di luce catturata. Lo stesso sensore può avere sensibilità base differenti a seconda del caso di applicazione. Questo dipende da scelte progettuali. Cito l'esempio del mitico sensore APS-C da 16 megapixel di produzione Sony che sulle fotocamere Fujifilm era impostato a base 200 ISO mentre sulle coeve Nikon come la D7000/D7100 invece partiva da 100 ISO. Ma il sensore era lo stesso con le medesime capacità di cattura e conversione della luce. Quello che cambiava era solo la, diciamo così, taratura di partenza della quantità di segnale prodotto alla base della gamma lineare. Ogni produttore dichiara una gamma lineare di sensibilità ISO. Nominalmente da 100 a 25600 per la maggior parte delle fotocamere. Da 64 a 25.600 per la Z9. La gamma lineare generalmente è quella in cui il guadagno viene prodotto mediante amplificazione analogica di tipo elettrico. La classica, vecchia amplificazione a transistor, per intenderci. Oltre la gamma lineare, sia sopra che sotto i due limiti inferiore e superiore, la variazione invece avviene per via digitale, cioè con operazioni di natura numerica. Si tratta di un altro bluff, per così dire, che serve ad incrementare nominalmente il campo di applicazione della fotocamera ma a prezzo di un rapido scadimento delle prestazioni in termini di dinamica. Tutto bello, vero ? Purtroppo però, come sappiamo bene, nulla viene gratis. C'é sempre un prezzo da pagare. Sarebbe bello se potessimo amplificare bellamente il segnale come ci pare, potremmo fotografare gli astri di notte ad 1.000.000 di ISO ed avere foto belle e pronte per la stampa. E invece no, come ben sanno i fotografi astronomici, aumentando i livelli di amplificazione a quanto necessario per percepire la flebile luce dei corpi celesti ad enormi distanze da noi, la qualità dell'immagine registrata dai sensori - anche quelli specializzati e raffreddati a liquido - è tanto scadente che si devono applicare tecniche complesse di filtraggio e sovrapposizione per ricavarne immagini utili. Nella pratica, a certi livelli di amplificazione del segnale elettrico del sensore, il rumore è superiore alle informazioni dell'immagine. Il rumore viene qualche volta assimilato alla grana fotografica. Nella realtà anche questa idea è un retaggio culturale. Intendiamo per rumore il vero e proprio rumore indotto dalla circuitazione elettronica ma che in natura non esiste (tralasciamo le cognizioni cosmiche). Nasce con le trasmissioni radio (Marconi & Co.) ed era chiaramente avvertibile in ascolto (lo ricorderanno quelli che ascoltavano la radio FM o AM decenni fa), prodotto per effetto dell'amplificazione del segnale sia in trasmissione che in ricezione che, infine, sull'altoparlante. Nei sensori si generano diversi tipi di rumore. Il più tipico è quello di tipo gaussiano, che è piuttosto uniforme ed è correlato con il livello di amplificazione, con la temperatura del sensore e il tipo di circuiteria sotto ai fotodiodi. Ma esistono altri tipi di rumore, alcuni di natura puramente statistica (rumore allo scatto), derivanti dalla generazione di elettroni a prescindere dal segnale, che si sviluppano casualmente e su cui non c'è nulla da fare se non applicando una filtratura in uscita. Immaginiamo il filtraggio come una sorta di sfocatura o il passaggio del segnale attraverso un pettine o un setaccio. Processo necessario ma anche esso, mai indolore perché porta ad una certa perdita di segnale. Al rumore si aggiunge un fenomeno relativo alla gamma dinamica che varia al variare dell'amplificazione applicata. Intendiamo qui per gamma dinamica la capacità di distinguere il valore più elevato possibile tra un segnale minimo (il nero) e uno massimo (il bianco), potendone distinguere tutte le gradazioni intermedie. Ricordo, anche se dovremmo saperlo bene, che i sensori non vedono a colori ma registrano solamente livelli di luce oltre una data soglia minima (zero convenzionale) e massima (clipping o valore massimo registrabile oltre il quale i valori misurati non hanno correlazione con il segnale in entrata). La gamma dinamica non solo si riduce ma varia anche di qualità a seconda della sensibilità e quindi dell'amplificazione applicata. I nostri fornitori non la specificano mai, io qui per esemplificazione propongo un grafico pubblicato da Blackmagic per una delle sue foto-videocamere 4K che può lavorare con due sensibilità di base native, 400 e 3200 ISO. si tratta per la verità di una macchina che usa un sensore formato 4/3 prodotto da Sony, a cui viene applicato un guadagno differenziato tra la sensibilità di base e quella superiore. Ma al di là di questo, notiamo la gamma dinamica, indicata comunemente in EV o STOP, che varia dinamicamente non solo in ampiezza ma anche in termini di capacità di tenuta delle zone sottoesposte (sotto al valore nominale) o sovraesposte (sopra al valore nominale). Giunti a questo punto, e dopo questa lunga introduzione, andiamo alla parte più utile di questo articolo teorico. *** Dual Gain e Dual Base ISO Abbiamo detto che un sensore non ha una sua propria sensibilità ma che usiamo una scala convenzionale che ci consente di usare concetti ereditati dall'era analogica per esporre correttamente. E' un pò come il fatto che continuiamo a guidare automobili che hanno la leva del cambio, i pedali e lo sterzo ... perché convenzionalmente abbiamo impostato il mondo dell'automobile così dalla scuola guida fino agli autodromi. Ma sono tutti comandi che potrebbero benissimo essere sostituiti da cloche e joistick digitali come negli aerei moderni. Stabiliamo di avere una sensibilità base di 100 ISO e una gamma lineare in cui il rumore cresce in modo graduale con incrementi fissi all'incirca di uno stop tra un raddoppio di sensibilità e il successivo. Propongo il caso della vetusta Nikon D2x, decente a 100 ISO, terribile oltre, oggi superata anche dalla più scarsa delle macchine a formato ridotto. Oltre gli 800 ISO la macchina non andava, la sensibilità era artatamente aumentata per via digitale. Ma vi assicuro che già a 400 ISO era inutilizzabile. valori più bassi = minore rumore la confronto qui con la mitica Nikon 1 V3 valori più bassi = minore rumore che da 200 ISO in su produceva minor rumore ed aveva una gamma dinamica superiore, pur avendo un sensore da 13x8mm rispetto al più grande da 24x16mm della ammiraglia Nikon del 2004. Cito la Nikon 1 V3 perché con quella, Aptina, produttore del sensore, presentò la prima applicazione di Dual Gain in campo fotografico e commerciale, permettendo prestazioni per l'epoca eclatanti per un sensore da 1 pollice. Aptina poi venne assorbita da Omnivision, società che opera esclusivamente nel campo dei sensori per il mercato automotive, e le licenze di Aptina vennero scambiate con Sony (tra quelle licenze, mi piace ricordarlo, c'era anche la messa a fuoco automatica a rilevazione di fase, combinata con quella a contrasto). Che acquisì così la conoscenza del Dual Gain applicabile ai sensori fotografici e lanciò subito i suoi sensori da 1'' con dual gain, impiegati persino da Canon. Con la produzione di sensori con Dual Gain abbiamo avuto generazioni di fotocamere Sony, Nikon e Fujifilm (ultimamente anche Canon) di prestazioni nettamente più avanzate in termini di gamma dinamica e rumore/capacità di recupero di luci e ombre. Una rivoluzione culturale di cui ci beiamo ogni qual volta con Photoshop, Lightroom o Capture One apriamo le ombre o riduciamo le luci. Cos'è il Dual Gain ? Lo dice la parola : doppio guadagno. In pratica la circuiteria di controllo dei sensori (disposta sotto ai fotodiodi ed operante in generale, per righe o settori di fotodiodi), opera con un guadagno normale dalla sensibilità base ad una sensibilità massima predefinita con un guadagno lineare minimo, nominalmente di 3 db per ogni stop di incremento della sensibilità. Dopo una sensibilità stabilita oltre cui interviene il dual gain, si applica un guadagno maggiorato di 9 db in partenza, che produce un effettivo incremento di capacità di conversione del segnale (attenzione : la quantità di luce catturata, come si diceva all'inizio dell'articolo non cambia, qui stiamo parlando del percorso del segnale dopo il condensatore di cattura degli elettroni generati dalla conversione da luce a segnale elettrico). Naturalmente interviene oltre questa soglia anche un filtro analogico di capacità maggiorata per ridurre il rumore di fondo che viene amplificato insieme al segnale e un filtraggio digitale adattato per ridurre il rumore digitale indotto dalla conversione. Insomma, il segnale con una amplificazione maggiorata è meno pulito e va trattato più a fondo per renderlo utilizzabile. In pratica abbiamo così due sensibilità di base, quella nominale e una oltre la quale il segnale viene letto con un incremento di amplificazione. Questo avviene mantenendo basso il rumore, nominalmente allo stesso livello della sensibilità minima della fotocamera, a costo di una ridotta capacità di recupero delle alte luci che, con una amplificazione maggiorata, tendono ad andare al clipping più facilmente. Ricordo ancora una volta che qui non parliamo di colori - la demosaicizzazione avviene a valle del processo di conversione del segnale - ma solo di livelli di luminanza che possono essere correttamente incamerati per valori da 0 a 255. Esemplificazioni di circuiteria dei sensori alle sensibilità di base alle sensibilità superiori alla sensibilità a cui interviene il dual gain Cosa comporta tutto ciò ? Lo vediamo qui in questi grafici in cui mostro l'andamento del rapporto segnale/rumore all'aumentare della sensibilità nominale di Nikon Z6 II e Nikon Z9 valori più bassi = minore rumore sopra in tutta la gamma teorica, compresa quella amplificata digitalmente (pallini e triangolini), sotto nella sola gamma lineare analogica valori più bassi = minore rumore come vedete rispetto al grafico precedente della D2x, abbiamo un andamento con una linea spezzata il cui sviluppo dipende dalle impostazioni progettuali. Aver voluto mantenere la sensibilità base di 64 ISO per la Z9 ha concesso una dinamica superiore a quel valore ma a costo di una capacità inferiore alle sensibilità superiori. Ma l'aspetto saliente è il punto di inversione che per la Z9 è a 500 ISO e per la Z6 II è a 800 ISO di cui parleremo nel prossimo capitolo. A quelle sensibilità il rapporto tra segnale e rumore ritorna a valori vicini a quelli minimi. ovviamente non tutte le macchine sono uguali e i progettisti adattano anche sensori identici a scopi differenti. E' il caso piuttosto originale del sensore della Nikon D5/D6 che riprende le scelte fatte a suo tempo per D3 e D3s di privilegiare la gamma dinamica alle alte sensibilità a scapito di rumore e gamma dinamica alle basse sensibilità. Qui - a confronto con la Z6 II si evidenziano interventi successivi di amplificazioni differenziate che fanno di D5/D6 sostanzialmente delle macchine da 2000 ISO ed oltre, adattate a scattare ANCHE a sensibilità inferiori. Diamo infine un'occhiata a cosa succede alla gamma dinamica con l'andamento della sensibilità e all'intervento del Dual Gain : ancora in evidenza Z9 e Z6 II con in boost della gamma dinamica - che comunque va a scemare aumentando la sensibilità nominale - al punto di intervento del dual gain. Ricordo - riprendente il grafico Balckmagic più sopra che la gamma dinamica non è assoluta ma è relativa al punto di esposizione corretta, la parte relativa alle alte luci e quella alle ombre varia dinamicamente. Questi grafici e misure sono offerte da Bill Claff sul suo sito (qui) un nikonista che si diverte a misurare tutti i sensori che escono sul mercato. Bill raccomanda di non confrontare macchine differenti perché i suoi dati non sono "normalizzati". Qui però li proponiamo insieme giusto per evidenziare le differenti scelte progettuali tra macchine differenti e spiegare come funzionano effettivamente le cose di cui discorriamo sui forum. Fantastico, ma all'atto pratico ? Se a questo punto, non vi ho già persi tutti, andiamo alla parte utile di tutto questo spiegone. Come servirci di questa peculiarità dei nostri sensori più recenti. Abbiamo detto che i progettisti impiegano il dual gain per mantenere una gamma dinamica accettabile, riducendo al contempo il rumore nella parte alta della gamma lineare di sensibilità ISO. Alla sensibilità in cui interviene il dual gain il rumore torna quasi al livello minimo possibile per quel sensore. Dopo di che riprende ad aumentare. Ma noi saremmo degli allocchi se non rispettassimo queste scelte e continuassimo a comportarci come si faceva con la pellicola. Ai tempi ricordo che evitavo come la peste ogni cosa che avesse più di 200 ISO, anche perchè a 800 ISO anche le pellicole migliori avevano una grana che rendeva difficile mantenere i dettagli (nitidezza) di quanto fotografato nelle stampe. con i sensori la cosa è diversa e dovremmo dimenticarci del precedente retaggio. Mentre chi è nato digitale dovrebbe tenere a mente queste cose quando fotografa. La Z9 produce un rumore maggiore a 200 ISO che a 500 ISO ! Quindi, paradossalmente, meglio passare da 100 a 500 che usare le sensibilità intermedie tra 125 e 400. La Z6/Z6 II produce un rumore maggiore a 250 ISO che a 800 ISO. Scattare a 100 ISO e a 800 ISO è, ai fini del rumore, la medesima cosa. Insomma, di fatto queste macchine hanno due sensibilità utili, quella base e poi quella a cui interviene il dual gain (500 ISO per la Z9 e 800 ISO per la Z6 II). Dopo di che gli incrementi saranno fatti per necessità, non essendoci più punti di inversione. Per la gamma dinamica ricordiamoci che questa viene mantenuta utile per filtraggio digitale ma che al salire della sensibilità si perderà capacità di recupero alle alte luci, specialmente al punto di intervento del dual gain. Quindi, consiglio da amico, esponete bene evitando di pelare le luci, perché facilmente farete clippare il segnale e perderete ogni informazione utile. Attenzione, la gamma dinamica è importantissima per chi elabora i file per recuperare ombre e luci. Variazioni anche di 3-4 stop sono comuni quando apriamo le ombre con Lightroom, anche se abbiamo esposto correttamente. Ma le capacità di recupero delle ombre nei sensori attuali sono superiori a quelle di recupero delle luci perse. Che, perse, non ritornano più. Nelle parti in ombra, anche se compaiono un pò di confetti, in sviluppo li possiamo attenuare o eliminare, se abbiamo perso il dettaglio nelle parti sovraesposte, non c'è modo se non ridisegnandole a mano ... A questo punto concludo, pregandovi di fidarvi della mia parola perchè non sto a proporvi dimostrazioni con scatti reali, sono cose che con un minimo di prove confermerete anche voi se avrete la bontà di verificare. Bene, spero di essermi spiegato, ho cercato di essere semplice senza apparire didascalico ma spero di non aver scritto strafalcioni. Ovviamente so già che tutti continuerete a scattare a 200 o a 400 ISO cercando di stare bassi per contenere il rumore. Quando a 800 ISO (se avete la Z6 II) c'è la sirena che vi chiama e vi autorizza a scattare con 3 stop pieni in più rispetto a 100 ISO Beh, non dite che io no ve l'ho detto ... Post scrittum. I discorsi fatti in questo articolo valgono in particolare per le fotocamere digitali. Ma il Dual Gain e il Dual Base/Native Iso esistono anche nelle videocamere. Anzi, il video consente implementazioni anche più interessanti. Come anche ci sono applicazioni di natura "computazionale" in certe fotocamere o negli smartphone più avanzati, volti a migliorare il rapporto segnale/disturbo delle immagini. In videocamere di fascia alta Sony, Panasonic e Canon oltre a Red e Blackmagic, applicano sistemi duali come quello esemplificato nell'articolo che commutando la modalità specifica tramite selettore, anziché applicare un sistema distinto, sommano l'azione. In pratica le due uscite, ad amplificazione ridotta e ad amplificazione incrementata, vengono poi sommate digitalmente per creare una immagine a dinamica aumentata e rumore ridotto. Una sorta di HDR dinamico realtime. Un campo affascinante, non privo di interesse anche per noi, a tendere.
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  32. Non siamo soliti dedicare degli editoriali ai prodotti di altri marchi. Forse è capitato solo una volta in passato, con una Canon (se non ricordiamo male, la EOS R5). Se lo facciamo è perché riteniamo che la notizia valga un approfondimento dettagliato, perché il fatto probabilmente influenzerà il mercato complessivo e quindi, anche Nikon. Nei fatti, il nome del prodotto e l'assonanza con la Nikon Z9 lo dimostrano, è già successo con il lancio della α9 originale, oramai nel 2017. Quella macchina ha introdotto sul mercato il primo sensore stacked commerciale, aprendo le porte della fotografia silenziosa con otturatore elettronico in tutti campi in cui è vantaggiosa. Non ci possiamo nascondere che tutto lo sviluppo del sensore di Z8 e Z9 e delle ultime macchine Nikon ne sia stato influenzato. Saremmo disonesti. Con il modello III, Sony vuole ripetere l'operazione, introducendo per la prima volta un sensore dual-stacked di tipo global shutter. In un inciso ricorderemo le differenze tra sensori in modo da permettere a tutti di comprendere di che cosa stiamo parlando ma prima vorremmo delineare meglio le caratteristiche del nuovo prodotto. Che resta la macchina Sony dedicata specificatamente a sport e fotografia d'azione, non necessariamente l'ammiraglia, designata come α1 e dotata di altre caratteristiche (superiore risoluzione, sensibilità base più bassa, video 8k). il corpo macchina resta sostanzialmente simile. le schede di memoria sono una coppia di CFexpress di tipo A (quelle di formato più piccolo rispetto al modello di tipo B adottato dagli altri produttori, Nikon in testa) il display posteriore è di tipo completamente articolato il mirino è quello di fascia più alta adottato da Sony, il modello da 9.4 megadot, tarato a 120 Hz. Ma naturalmente gli elementi importanti della fotocamera sono quelli posti all'interno. il nuovo sensore stacked di tipo global shutter, la scheda madre con due processori separati. Il sensore mantiene una risoluzione appena superiore ai 24 megapixel (non sappiamo se l'effettiva risoluzione sarò di 6000x4000 pixel o qualcosa di più). E' costruito con tecnologia stacked, ovvero ha due strati, uno che contieni i fotodiodi incaricati di catturare la luce, uno con le memorie dedicate ad accogliere le informazioni del sensore. E' tarato con sensibilità base di 250 ISO mentre ha il punto di inversione dual base ISO a 2000. In questo non ci sarebbero particolari differenze con il nostro di Z9/Z8, salva la diversa risoluzione. Le nostre macchine sono tarate a 64 ISO di base mentre il dual gain interviene 3 stop sopra a 500 ISO (come esattamente tre stop separano 250 da 2000 ISO). Ma mentre il sensore della Z9 ha una capacità di lettura (velocità di readout) nell'intorno di 1/270'' (la precedente α9/α9 II si situa intorno ad 1/160''), la lettura del sensore della nuova Sony è "praticamente" istantanea. Questo apre le porte a due sostanziali novità. L'eliminazione pratica, sostanziale, della necessità di sincronizzazione flash ad una data velocità di scatto, l'eliminazione pratica, sostanziale, di blackout a mirino e di fenomeni di rolling shutter sia in foto che in video, in ogni circostanza. Con il non trascurabile corollario di rendere la macchina indenne anche dai fenomeni di banding indotti da fonti di illuminazione oscillanti a frequenze particolari (led e luci miste). Il marketing ha poi voluto strafare, dotando la macchina di una velocità di scatto fino ad 1/80.000'' e 120 scatti al secondo. Ma Sony ci ha abituati a dover leggere bene le note a pié di pagina che spesso sono ancora più lunghe delle specifiche effettive. In raffica il tempo di scatto minimo pratico è di 1/16000'' (la Z9 ha un minimo di 1/32000'') e la raffica a 120 fps è limitata a 1.6 secondi, compreso il secondo di eventuale prescatto. In quanto il sistema non ha la velocità necessaria per andare oltre i 6 GB/s necessari (le foto vengono immagazzinate nel buffer, che ipotizziamo sia di circa 8 GB e poi versate nelle memorie). La macchina, come vedete, ha il tradizionale corpo compatto di Sony. Ma ipotizziamo che le necessità energetiche del complesso siano tali da rendere razionale l'acquisto del battery-grip che utilizza due batterie in serie come se fosse una sola con un piccolo vantaggio di autonomia rispetto a α9 e α1 che usano le stesse batterie. Il prezzo annunciato è di $ 5.999 cui aggiungere i $ 399 del battery pack (con IVA oltre € 7.300 a cui aggiungere la seconda o più batterie di riserva). Consegna da primavera 2024 Quindi in tempo per le Olimpiadi di Parigi. Al nuovo corpo, nel lancio, è stato associato un interessante nuovo obiettivo GM da 300mm f/2.8 che ha nel peso ridotto (meno di un chilo e mezzo) e nella compattezza le sue armi principali. Proposto al medesimo prezzo di $ 5.999 e consegna sempre da primavera 2024. Durante il lungo ed articolato evento di lancio, sono stati annunciati nuovi firmware che aggiungeranno funzionalità attese per α1 e α7s III. Mentre ci sono rumors che parlano di una nuova α attesa per gennaio 2024 (che possa essere la α7 V o la α7r VI non è dato saperlo per il momento). *** La notizia è notevole, inutile nasconderlo. La nuova fotocamera si pone come riferimento per i fotografi di sport e di azione (wildlife di movimento). E siamo sicuri avrà un seguito negli altri marchi. Di fatto Sony dimostra di essere riuscita ad ingegnerizzare su larga scala un sensore full-frame global-shutter in formato 36x24mm, su un prodotto commerciale. Perchè intendiamoci, questo tipo di sensore non è una novità. Solo che fino ad ora era limitato per costi e difficoltà di smaltimento del calore, a compiti di natura industriale (in impianti collegati alla rete elettrica fissa e dotati di alette di raffreddamento o ventole). Ed a formati ridotti. L'unico 36x24mm offerto sul mercato veniva circa $6.000 al pezzo per un ordine di 1000 pezzi. Ma Sony ha certamente dovuto cedere a più di un compromesso che scopriremo nella pratica solo quando la macchina sarà sul mercato e che già leggiamo dalle specifiche. L'aver limitato a 24 megapixel la risoluzione (mantenendo di fatto la radice precedente con i suoi 759 punti di messa a fuoco) che per se non è un male (anzi, in molti campi, un vantaggio), è il primo indice, quando Sony stessa veleggia a ben altre risoluzioni anche con il modello concorrente α1. L'altro è la base ISO di 250 che probabilmente determinerà una dinamica del sensore un pò particolare alle basse sensibilità. Ma anche questo non sarà un problema nel particolare campo di applicazione di questa fotocamera. Che certo non è indirizzata a tutti ma ad uno specifico sottoinsieme di fotografi. Per questo, di qui a dire, come già vediamo nelle decine di video Youtube di anteprime "informate" che stiamo vedendo sul web (con tanto di espressioni sbigottite ed esclamazioni da fine del mondo, necessarie ad imbrigliare gli algoritmi di ripartizione degli utili derivanti dalla pubblicità in base ai click) che è cambiato il mondo e che è stata inventata l'acqua calda, "il funerale dell'otturatore" etc., ce ne vuole. Canon e Nikon usciranno dal mercato a causa della α9 III ? Lo escludiamo. Non sono uscite con il lancio della α9 cui hanno risposto solo 5 anni dopo, figuriamoci adesso che sono ben attrezzate per difendersi. Canon EOS R3 e Nikon Z9 hanno un'ampia base di installato, funzionano bene ed hanno adesso un corredo di ottiche invidiabile. Non ci aspettiamo trasmigrazioni di massa, salvo da parte dei soliti fotoamatori straricchi in possesso di tre corredi (per non saper né leggere né scrivere, meglio abbondare). Canon e Nikon imiteranno Sony con il global-shutter ? Da un paio di anni si dice che Canon stia lavorando alla vera ammiraglia EOS R, la R1 che si dice potrebbe avere un global shutter ma costare un botto di dollari. La vedremo probabilmente nei prossimi mesi. Il lancio celebrativo della Sony la anticipa probabilmente di qualche mese, anche se la effettiva disponibilità del prodotto si avrà in primavera. Nikon per il momento ha altre priorità (Z6 III e Z50 II/Z70 sono ben più strategiche di una Z9 II). La Z9 è ancora in fase di maturazione e vedremo un bel firmware 5.0 nel prossimo anno. Mentre la Z8 ha più spazio di mercato della Z9 e della Sony α9 III per un semplice motivo di costo al dettaglio. In futuro si vedrà. A noi sembra che Nikon stia cercando di avere un'offerta a prezzi sostenibili. Se il global-shutter sarà, nei prossimi anni, disponibile a prezzi concorrenziali rispetto ad un più economico rolling-shutter sempre stacked, potrebbe spostare la produzione di Z9 e Z8 su quel versante. Oppure aggiungere una nuova ammiraglia di bandiera e chiamarla magari Z1. Ma è anche possibile che lo sviluppo dei sensori stacked si diffonda a prezzi ancora più concorrenziali su più modelli (la Z6 III con uno stacked non ci sorprenderebbe così tanto a questo punto. Ma non abbiamo alcuna conferma la riguardo). E potrebbe anche raggiungere velocità operative tali da rendere non pratica la soluzione global-shutter, permettendo di scegliere di volta in volta la tecnologia più appropriata in base al progetto e al modello da sviluppare. Di certo, con i due processori dedicati e una potenza che viene indicata come 8 volte superiore a quella della Sony α9 II, la III spinge su questo versante. E non ci sorprende, vista la necessità di calcolo necessaria per elaborare tutta quella massa di dati e intanto non perdere di vista il soggetto. Anzi, seguirlo come non mai. slide promozionale Sony che identifica i due processori dedicati, di cui si occupa di tecniche AI asservite alla messa a fuoco automatica Per questo riteniamo che Nikon debba più che altro aumentare la potenza disponibile nei suoi Expeed nei prossimi modelli. Scegliendo con giudizio, pensando alle tasche dei suoi clienti, le soluzioni da mettere in campo. Quindi in conclusione : grazie Sony per mantenere vivo il mercato e fare da apripista. Noi attendiamo pazienti le scelte di Nikon. Siamo sicuri che gli ingegneri di tutti i marchi (che hanno studiato nelle stesse università con gli stessi professori) si parlino molto più amabilmente delle tifoserie di Milan e PSG. *** Sensore global-shutter e sensore rolling-shutter. In funzionamento silenzioso (e quindi in otturatore assente o simulato in elettronico), i sensori moderni di tipo CMOS simulano il funzionamento degli otturatori meccanici. In pratica al di sopra di una certa velocità di scatto, creano un meccanismo di lettura delle informazioni localizzate, a strisce per righe, con un movimento invisibile che crea un effetto simile a quello delle due tendine meccaniche di un tradizionale otturatore a tendine. Quello delle vecchie reflex, per intenderci. Nella Z9/Z8, la lettura avviene per strisce di 12 pixel. I dati vengono letti ed immagazzinati. A lettura completata, le informazioni vengono prelevate dal processore per le ulteriori elaborazioni. Questa operazione avviene fino a 120 volte al secondo, la raffica più veloce che può eseguire la Z9 (con risoluzione ridotta) o fino a 30 volte al secondo a risoluzione piena. Ne abbiamo parlato in questo articolo in attesa dell'uscita della Z9 (qui) animazione che idealizza il funzionamento delle due tendine (siano essere meccaniche o simulate elettronicamente) E dove sta il problema di questa pratica ? Sta nel fatto che pur veloce ai nostri occhi, 1/250'' è anche il ritardo che ci può essere nella ripresa di un soggetto in movimento, tra la lettura della prima strisciolina e l'ultima. Per ogni fotogramma scattato. Un soggetto in rapido movimento o che ha parti in rapido movimento (classico la pala dell'elica di un velivolo o le ali di un uccello che si invola oppure le ruote di un'auto), verrà quindi ripreso con un grado di deformazioni (artefatti) proporzionale al movimento relativo delle sue parti, rispetto al movimento relativo di lettura del sensore. Ma perchè la lettura del sensore non avviene in una unica passata ? Perché ogni dispositivo elettronico ha quella che si definisce banda passante, ovvero una quantità pratica e definita (o finita) di dati che possono essere trasmessi per unità di tempo. Questo per limitare l'emissione di radiazioni, quindi di calore e di rumore indotto. Più è elevata la banda passante, maggiore è la frequenza a cui può funzionare il dispositivo (ci perdoneranno i tecnici del settore per queste semplificazioni utili per farci comprendere da una platea non necessariamente specializzata). Un sensore ad elevata velocità di readout può funzionare praticamente senza richiedere questo escamotage. Ma costa molto produrlo ed induce altri problemi da gestire. animazione che esemplifica la differenza di funzionamento tra rolling shutter e global shutter : per righe a scansione progressiva, rolling, istantanea, global Nella lettura a global shutter, tutti i dati vengono letti istantaneamente e depositati nella memoria sottostante da cui il processore li può prelevare. La quantità di dati trasferita è tale che l'operazione non può essere indolore in termini di impatto termico e di consumo energetico. E' quanto vedevamo a suo tempo con i sensori di tipo CCD. Il sensore della Nikon D1 era di fatto letto a global shutter solo che il fotografo non se ne accorgeva. Salvo per il fatto che il flash poteva venir sincronizzato ad 1/500'' e il tempo minimo era già di 1/16000''. Come vedete sono tutte grandezze che si ripetono. Ma lo sviluppo va avanti e quanto era non praticabile industrialmente qualche anno fa, può diventare improvvisamente economicamente sostenibile se questo da un vantaggio competitivo sui concorrenti. Ma in fondo non è scienza aerospaziale, è tutta tecnologia disponibile sul mercato. E se l'ha ottenuta Sony, con i suoi tempi e se necessario, potrà averla anche Nikon.
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  33. Eccoli qua i due zoom Nikkor Z superwide che costituiscono il sogno nel cassetto degli appassionati cultori di queste estreme focali grandangolari. Il 14-30/4 commercializzato ad aprile-maggio 2019 e da me recensito subito prima, in anteprima europea il più luminoso 14-24/2,8 reclamato, atteso ed auspicato, commercializzato in questo mese di Novembre, appena recensito si pongono entrambi sul listino Nikon Z a livelli ben differenti, indipendentemente dall'attuale sconto in cassa per il 14-30/4, senza il quale comunque, il rapporto di prezzo starebbe sempre 1 a 2 e sappiamo quanto una collocazione commerciale possa influenzare la diffusione di un prodotto, nato per soddisfare determinate esigenze. Adesso che coesistono sul catalogo dei prodotti, vediamo in cosa le differenze tra i due zoom possano determinarne l'acquisto, dato che si trovano in un certo senso a competere fatte salve le differenze più banali: come la diversa gamma di focali (banale? sicuro?!), la differente luminosità (banale? davvero?!), la relativamente poca differenza dimensionale (ma è realmente poca ?!), la diversa costruzione e dotazione di ghiere e pulsanti (...?!) e last but not least...il differente prezzo. (e qui non c'è da aprire parentesi... ops, scusate...!) All'interno di questa analisi rientra anche un'altro elemento non poco importante: la dotazione attuale di fotocamere a baionetta Z, molto simili dal punto di vista materiale tra di loro, per cui, con la sola eccezione della spigliata piccolina DX la Nikon Z50, le altre (Z7/6/5/6ii/7ii) sono praticamente costruite sul medesimo chassis e questo elemento può giocare a sua volta a favore dei potenziali abbinamenti ottica/fotocamera. L'elemento psicologico condiziona non poco: il titolo dell'articolo sul 14-24/2,8 parla chiaro: molti appassionati amano sentirsi "completi" di tutte le focali (sia che le utilizzino o meno) che si rifacciano ad una serie specifica di ottiche, funzione quasi sempre delle luminosità massima relativa. Ecco perchè ho titolato che la triade si completa col 14-24/2,8 rispetto gli altri due zoom che idealmente gli vengono...abbinati (attrinati?) ossia il primo a uscire sul mercato, il 24-70/2,8 e il recentissimo 70-200/2,8 insieme ai quali il fortunato possessore della triade, si troverebbe al sicuro da ogni manchevolezza tra 14mm e 200mm con un immobilizzo in termini di prezzo attuale che sfiora gli Ottomila, fotocamera a parte. Ora, tenendo conto che manca da un anno e mezzo quel Nikkor Z 70-200/4 che darebbe ristoro finanziario a chi non possa acquistare il più luminoso, per completare anche la seconda triade, quella f/4, che vedrebbe coinvolti il 14-30 ed il 24-70 già da tempo sul mercato, l'effetto psicologico della seconda triade darebbe pace a chi nel frattempo si agita per capire cosa debba acquistare per risolvere i suoi buchi di focale (si, li chiamano così), ma darebbe una gran mano a Nikon perchè come per i marchi concorrenti si formerebbero due livelli censuali di utenti, quelli da vorrei-ma-non-posso e quelli non-plus-ultra. Conosco da tempo molti appassionati, fedelmente appartenenti a queste classi di pensiero, che non si sognano per nulla di effettuare dei transiti anche temporanei in quella che considerano (entrambi i gruppi) un'altra marca di attrezzature, democraticamente. Come i cittadini e non cittadini al tempo della Roma dei Cesari. So di apparire per ognuna di queste classi di pensiero un pericoloso sovversivo, quando mi permetto di consigliar loro l'acquisto di ciò che reputo faccia al ... loro caso; certe volte invece che sgomento mi dimostrano disprezzo o si offendono addirittura, come se in qualche modo li condannassi ad una deminutio capitis (in caso di passaggio a luminosità inferiore) oppure gli stessi consigliando di compiere un sacrilegio (nel caso opposto di...upgrade) Motivazioni personali e psicologiche a parte, che spero possano avervi divertito, senza l'idea del freddino che forse vi sta correndo lungo la spina dorsale, nel caso vi sentiate sgamati, in questa sede vorrei parlare di quelle che a mio avviso sento essere differenze sostanziali tra i due zoom in questione, nella speranza di fornire anche valido aiuto a chi davvero si trovi in una situazione di scelta d'acquisto o, peggio, di sostituzione, nel caso in cui sia già possessore del primo dei due zoom ad essere stato commercializzato. Comincio dal fatto che seppur usato solo per poco meno di tre settimane, ho appena posato il 14-24/2,8 con il quale in questo lasso di tempo (ed in queste condizioni attuali di distanziamento sociale) ho scattato davvero una gran quantità di foto, paragonabile a quella scattata in un anno e mezzo col MIO 14-30, che ha dovuto cedere il passo, di volta in volta a nuovi obiettivi che facevano capolino e che grazie alla preziosa collaborazione di Nital sono riuscito ad utilizzare testandoli, in molti casi poi anche acquistandone per me. E' infatti questo un periodo molto fecondo di offerte in questo ambito e per chi, come noi della Redazione di Nikonland, trasuda passione per la fotografia e le attrezzature che ne consentono la pratica, è sempre come aprire la stanza dell'albero di Natale la mattina del 25 dicembre. Partiamo dalle impressioni: appena ho cominciato ad utilizzare il 14-24/2,8 mi ci sono subito ritrovato, con l'ennesimo rappresentante di casa Z che mette a suo agio l'utilizzatore, senza causare mal di mare in inquadratura che altri superwide in passato mi hanno procurato, nonostante i 114° di campo inquadrato dalla focale più corta. La seconda impressione è stata, riguardando a monitor i file scattati e poi anche al pc, che a differenza del 14-30 che mantiene una coerenza media per tutto l'arco delle focali possedute, questo 14-24 invece si comporta da purosangue, facendo preferire focali e...diaframmi di utilizzo sui soggetti che andavo inquadrando. Un esempio? Essendo impossibile paragonare i due zoom a tutta apertura, lo faccio a f/4, che è TA per il 14-30 ma il secondo stop per il più luminoso 14-24: Due Arance fuoco sulla prima: 14-24 @ 14mm f/4 14-30 @ 14mm f/4 fuoco sulla seconda: 14-24 @ 20mm f/4 14-30 @ 20mm f/4 la distanza minima di messa a fuoco per entrambi gli zoom è a 28cm dal piano focale, ma noto come nel più luminoso, quando si mettano a fuoco soggetti prossimi alla minima maf, cambia radicalmente la resa dello sfuocato (e la sua gradevolezza) sugli elementi più lontani da questo piano, rispetto al 14-30 il quale, a mio avviso, si comporta in maniera più docile. La situazione già cambia (nelle foto in cui metto a fuoco la seconda arancia) appena si sposti più in avanti il piano di messa a fuoco, cambiando anche la focale. Una controprova? Stessa foto di prima ma con il 14-24 a TA, quel diaframma che il 14-30 ...proprio non ha 14-24 @ 20mm f/2,8 dove la situazione non migliora di certo, (difficilmente le migliori prestazioni di un wide possono essere allocate a TA) Le cose cambiano radicalmente progredendo con focale e diaframma, come in questo scatto col 14-24 a 24mm ed f/5,6 ed anche in situazioni opposte, in controluce diretto ed insidiosamente filtrato dai rami, stavolta entrambi gli zoom ad f/11 14-24 a 14mm f/11 14-30 a 14mm f/11 Mi sono fatto l'idea che questo 14-24 sia un obiettivo da saper gestire di volta in volta per ottenere sempre il miglior risultato, meno facile quindi del 14-30 da utilizzare per fotografia allround, ma più indicato per stare nelle mani di chi sappia come fargli esprimere il massimo delle sue potenzialità. Che si manifestano immediatamente nella straordinaria compattezza e peso che i progettisti Nikon sono riusciti a conferirgli, tanto da consentirne un utilizzo a mano libera (nel lavoro combinato del suo VR con quello della fotocamera) quasi ai limiti dell'incredibile, come si vede da questo file, scattato appunto a mano libera con il 14-24 a 1/3" ISO100 f/2,8 ed il suo crop assolutamente sovrapponibili alla stessa immagine scattata col 14-30 ad f/4 e t/50 ISO 1600 Ancora ad f/4 il 14-24 ed il 14-30 Nitidezza maggiore sul piano di messa a fuoco per il 14-24, alla minima maf, ma sfuocato più impastato che per il 14-30, nelle condizioni suddette Tutto si riequilibra per entrambi gli zoom nella stessa immagine scattata ad f/8 14-24 f/8 14-30 f/8 Se il piano di messa a fuoco invece si trovi a distanza non eccessiva dallo sfondo e la distanza di ripresa sia ben maggiore di quella minima, non trovo più nulla da obiettare: 14-24 @ 14mm f/4 14-30 @ 14mm f/4 anzi noto una (inevitabile) maggior nitidezza del più raffinato dei due zoom su tutti i piani intermedi Ovviamente nessun rilievo, quando la ripresa sia piatta e non si ponga alcun motivo di valutazione di omogeneità nello sfuocato: e non ci aspetteremmo nulla di diverso, anche in condizioni di luminosità bassissime, come quelle di queste immagini, scattate a 24mm t/50 f/4 attorno ad ISO 7200, rispettivamente con 14-24 14-30 Affascinanti gli scorci da lunga distanza con entrambi gli zoom, anche a queste ampie aperture, che non ci si aspetta così ...risolventi 14-24 @14mm f/4 14-30 @14mm f/4 In buona sostanza, da cosa si distinguono questi due zoom nel fotografare, per potersi dire destinati a una tipologia di fotografi, ad un genere fotografico, ad una condizione specifica di ripresa? Riprendendo l'elenco delle banalità di apertura, analizzandole compiutamente, se dovessimo considerare ininfluente la differenza di gamma focale tra un 14-24/2,8 ed un 14-30/4, faremmo sicuramente torto ad una delle più vaste categorie, come i fotografi che prediligono il reportage, lo street (oggi inteso come genere), il ritratto ambientato, un certo tipo di fotografia di cerimonia non professionale (gli scatti al matrimonio dell'amico che desidera le nostre foto)... Tutte evenienze dove non è fondamentale avere un diaframma in più di luce, specie oggi con sensori che interagiscono in ISO Auto da sensibilità basse a quelle un tempo innominabili! Invece e nello stesso ambito, un fotografo di professione che desidera evitare incroci pericolosi di grandangolari estremi con medi, rinuncia di buon grado sul wide ai 28mm che invece ritroverà, certamente più corretti e omogenei (specie nelle evenienze mostrate) sul suo secondo zoom, il 24-70/2,8, oppure sul suo fisso di riferimento per quel particolare soggetto, relegando il 14-24 al ruolo di obiettivo d'effetto, quando situazione di effetto si voglia creare. E per lui anche un terzo di stop assume un valore che per uno street reporter è pari a Quindi la differente luminosità determina un prezzo finale ben differente, ma che viene valutato ed acquistato da chi questo 14-24 se lo ripagherà con quello stop di luminosità che significherà dimezzare un valore ISO sotto le ingrate luci del podio di un palazzetto dello sport o di una foto di un gruppone di saggiste di danza, al buio di qualche sala convegni di una palestra. Le dimensioni di questi due zoom vi sembrano identiche? ebbene no: il 14-30/4 fa parte di quel gruppo di Nikkor Z dal barilotto retrattile, (come anche il 24-70/4, il 16-50dx ed il 24-50/4-6,3) caratteristica che gli fa guadagnare centimetri preziosi al momento di riporlo in borse, custodie o tasche addirittura, come mi è capitato di fare con la Z50 con la quale si riesce a compattare in spazi impensabili per un superwide zoom. E con la quale si trasforma in un 21-45mm-eq altrettanto interessante che nelle sue misure originarie su sensore FX, andando a sostituire lo zoom standard per l'unica (ancora) Nikon Z DX, con evidenti pregi in termini di maggiore disponibilità di focali in basso e di luminosità a TA: il 14-30/4 è quindi nel panorama Z un obiettivo molto eclettico anche per queste sue caratteristiche meccaniche. La dotazione di ghiere, funzioni programmabili e pulsanti sul 14-24/2,8 rende questo zoom uno strumento prezioso di valutazione dei dati dell'esposizione, col display LCD dal quale finalmente si torna a poter conoscere con precisione la focale alla quale si stia scattando, oppure dare un fuggente sguardo alla scala di profondità di campo con quel diaframma in uso ed a quella distanza dal soggetto, che da decenni, in era autofocus, gli zoom non ci consentivano più di fare. Il pulsante funzione aggiuntivo sul quale per esempio collocare al posto della memoria AE magari il cambio di formato sensore o quant'altro ci piaccia avere a disposizione sul barilotto dello zoom. La terza ghiera funzione, su cui poter alternare ad esempio la regolazione in continuo del diaframma (silenziosamente, prezioso per i videomaker) o la correzione dell'esposizione, o quale altra funzione programmabile ci torni utile avere a disposizione della mano sx, sono elementi differenzianti formidabili, che insieme agli altri vanno a definire classe di appartenenza e di prezzo: quindi anche i destinatari di questo obiettivo di classe professionale. Che non stabiliranno più, dopo questo articolo, di acquistare solo in funzione della consistenza del conto in banca, ma dopo un'analisi ragionata di tutti gli elementi che concorrano a definirsi inclini all'uno o all'altro di questi due spettacolosi widezoom Nikon Z. Io per esempio non venderò il mio 14-30/4 perchè ho nel frattempo acquistato il mio wide fisso d'elezione, il Nikkor Z 20/1,8 che assomma al 14-30/4 le motivazioni di pregi ulteriori i quali, insieme, li rendono due obiettivi del tutto differenti. Nessuno pensi che l'acquisto dello zoom più costoso gli renderà più facile l'accesso al mondo dei superwide: per certi versi il 14-24 è uno stallone da domare, mentre il 14-30 è il cavallo da maneggio, disponibile ad ogni prova, ma cosciente delle sue potenzialità... Distorsione, aberrazioni cromatiche, esposizione, contrasto, temperatura colore, sono tutti elementi che oggi, se non vengono direttamente gestiti on camera dall'interazione tra fotocamera e sw di sviluppo, possono e debbono essere oggetto di variazione in postproduzione: normalmente basta premere il pulsante Automatico del software di PP. Di seguito a questo mio articolo, una piccola galleria di immagini scattate con i due obiettivi: a parte quelle che conoscete già, pubblicate su Nikonland, vorrei proprio sapere se riusciate a distinguere con quale dei due zoom siano state scattate. A riprova del fatto che un'obiettivo è solo uno strumento per realizzare un'immagine: pensata dal fotografo. Max Aquila photo (C) per Nikonland 20...duevolte
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