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  1. E' la settimana prima di Natale. Piove a dirotto ogni giorno. Ultimamente io non sono nemmeno troppo in forma. E gli amici di Nital non mi fanno la sorpresa di spedirmi il gioiello proprio in questo momento ? Il gioiello della Corona : il Koh-I Noor dei Nikkor - il Nikkor Z 58mm f/0.95 Noct montato sulla mia Nikon Z6 Grazie, dico io. Ce la metterò tutta a rendergli giustizia ma non prometto molto. Con questa pioggia fanno fatica pure a spedire i fiori. Posso giocare con le manichine. Di certo non mi ridurrò a fotografare le scarse luminarie stradali di questo Natale un pò dimesso. Ma per fortuna che Ross pensa a me. Cala l'asso, e trova Paulina. Lei è in procinto di partire per passare il Natale in famiglia. Ma ha un paio di ore libere. Colpo di fortuna, trovo la mia sala preferita al Cross+Studio di Milano, libera intorno alla una del pomeriggio. Dentro è buio pesto. Mi chiedono, che luci vuoi ? Luci ? Ma va là, faccio senza. Mi guardano strano. Vuole fare l'eroe ... Effettivamente, salvo che proprio davanti ai vetri, non arriva luce. Con il 24-70/2.8 S per andare su tempi umani devo salire a 10-15.000 ISO e le foto potete immaginare come possono venire. Ho portato solo una viola da studio, un treppiedi leggero. Una testa adeguata. Monto il Noct sul treppiedi e ci attacco dietro la Z7. Paulina si trucca, io comincio a fare un pò di palestra mettendo a fuoco gli occhi sullo specchio. Tutti gli scatti saranno a diaframma totalmente aperto. Ho impostato l'anello interno per modificare la sensibilità ISO rapidamente. Ovviamente scatto in manuale puro, tenendo un tempo ragionevole per avere foto ferme. Paulina fa televisione, cinema. Non è una statuina che possa stare immobile e congelata a lungo. Il set prenderà un piede sbagliato ? Ho di la la Z6 con il fido 105/1.4E e ne approfitto per confermare che l'ultimo aggiornamento firmware ha reso più intelligente l'Eye-AF automatico che adesso si concentra più sulla pupilla che sulle ciglia come faceva prima. Ma io sono venuto per sfruttare il NOCT e a fine sessione, saranno 1852 gli scatti fatti con il Re dei Nikkor, e poco più di 1500 con il Re del Bokeh, l'invincibile Nikkor F 105/1.4E. Prendo confidenza con l'obiettivo. Paulina è semplicemente l'ideale, una donna vera, viva, matura, intelligente e sensibile. Con due occhi di un colore che sta al confine tra il cielo e il mare e un sorriso che ti riporta tra i vivi se sei depresso. Non c'è luce, per niente. Ma c'è abbastanza luce perchè il Noct prenda vita. Sfrutto il bagliore delle alogene dello specchio del trucco che danno una colorazione alla parete in fondo. E cominciamo. MI avvicino. Paulina non sa cosa sto facendo, scatto in silenzioso come al solito e intanto le parlo. Mi faccio raccontare dei suoi ultimi lavori. In sottofondo ci sono Rihanna e poi Lana Del Rey. Non proprio il mio repertorio ma adatto a questa giornata. A me gli occhi. Congelando il soggetto e mettendoci mezz'ora a mettere a fuoco si può fare di meglio. Ma io non ho pazienza e poi voglio mettermi alla prova. Cambio fuoco mentre scatto a raffica 5FPS. Voglio sfuocare, voglio morbidezza, voglio vedere l'essenza delle cose. vicino alla finestra c'è fin troppa luce per il Noct. Sfrutto la transizione luce, ombra per avere effetto. I capelli si dissolvono, ritornano nitidi, poi si dissolvono ancora naturale, non voglio una modella, voglio una donna vera gioca con i capelli seria appassionata intensa sensuale. L'ultima è probabilmente la mia foto dell'anno. Nonostante lei si muova continuamente, tante, tante foto vengono perfettamente a fuoco. La transizione tra fuoco e fuori fuoco è inimmaginabile. La morbidezza data al soggetto è unica. Ma quello che è a fuoco è sensazionalmente nitido, senza che però ci sia una separazione fisica troppo netta, come in altri obiettivi. Il pur eccezionale 105mm che può contare su una focale più lunga non regge il confronto. Il Noct dà assuefazione. E' impegnativo da portare al limite quanto l'arco di Ulisse, quanto lo Stradivari più scorbutico. Ma quando spicca il volo fa miracoli e non si vorrebbe smettere mai. Una volta usato é dura reggere il suo confronto. Ed è dura farne a meno. Sebbene la comodità della vita moderna indotta dall'EYE-AF automatico delle ultime mirrorless sia essenziale, controllare totalmente la scena e fare ciò che si vuole esalta il fotografo più esigente. Tanto che mi metto a fare video. Pur non essendo il mio pane e pur non avendo esperienza. Ma è tanto naturale il passaggio. Tanto sensazionale l'effetto, tanto splendida la protagonista di questo set che mi viene automatico. I tre video che seguono - avrete l'indulgenza di prenderli per ciò che sono - non un tentativo di trasformarmi in un regista o in un video-operatore. Ma un tributo ad una creatura meravigliosa ripresa da uno dei più straordinari strumenti fotografici finora concepiti. premere sui triangoli per visualizzare i video in formato HD. E buon divertimento. Credits Modella : Paulina Bien che ha curato anche il look, il make-up e l'hair style Location : Cross+Studio, sala Industrial, Milano Nikkor Z 58/0.95 Noct offerto in visione da Nital Spa, Moncalieri, distributore italiano dei prodotti Nikon
  2. appena arrivato da una due giorni di "contatto" con la Z9. Ma dovrete attendere domattina per leggere l'articolo. Adesso sono ...s t a n c o ! *** il totem che ci ha accolti fuori dal circolo sportivo dove si è tenuta la presentazione della Z9. i giornalisti presenti in sala la presentazione dell'evento da parte di Marco Rovere, responsabile PR di Nital e la presentazione vera e propria da parte del Product Manager, Giuseppe Maio cui lascio sintetizzare l'imbarazzante lista di caratteristiche della Nikon Z9, troppo lunga per qualsiasi presentazione "concisa" : ZFC_9904.mp4 il programma della giornata che comprendeva sessioni in interno e all'aperto per saggiare le prestazioni della Z9 di cui c'erano sei esemplari a disposizione. Alcuni scatti fatti in palestra durante la prima sessione. E poi fuori, ad un gruppo di runners Il residuo di corpi ed ottiche portati da Nital per l'evento Ma sabato c'è stato anche un evento a Milano, riservato ai fotografi NPS, invitati singolarmente (circa una cinquantina) che hanno potuto provare la macchina e fare tutte le domande necessarie senza alcuna formalità allo staff NPS di Nital. Ho visto persone molto interessate ed espressioni molto eloquenti se non proprio di sorpresa, di soddisfazione per il nuovo prodotto e la sua gamma di obiettivi, presente e futura. *** Fin qui due parole necessarie di presentazione degli eventi e di ringraziamento per averci invitati (Max non è potuto venire per altri impegni, visto il breve preavviso, io ho il vantaggio di stare a due ore di macchina da Torino e ad un'ora scarsa da Milano, quindi per me è stato più facile liberarmi). Ma adesso andiamo alla macchina e alle mie prime impressioni. Ovviamente parziali perchè non basteranno dei mesi per esprimere un giudizio compiuto ed approfondito su una macchina che non solo è rivoluzionaria ma che, lo sappiamo già, evolverà rapidamente e forse anche profondamente mano a mano che gli ingegneri Nikon completeranno i processi di sviluppo del firmware. PRESA IN MANO Alcune sensazioni, sono commoventi. Il ritorno della torretta di sinistra, finalmente utile a differenza di quella semplificata delle altre Z. Torna il selettore della modalità di automatismo (MODE) a tastino (non il PASM delle macchine amatoriali). E la raffica, da scatto singolo alla nuova raffica super-veloce da 120 fps. ma ancora più commovente e da lacrimuccia persistente il ritorno della combinazione per fare il FORMAT senza andare nel menù ... che è posto sul tastino ISO per una azione a due dita con due mani. La foto sopra mostra il bel display superiore OLED, sempre leggibile anche al sole. tutti i comandi sono ben dimensionati, la presa in mano estremamente confortevole. Bellissimo il selettore delle modalità autofocus, ben in rilievo ma anche inclinato per poterlo raggiungere comodamente. il vano schede di memoria che perde la sicura esterna (un retaggio della F5) ma è sicuro e ben dimensionato. Notare la scritta "Attenzione Schede .... CALDE" ancora un dettaglio della torretta di sinistra con il tastino Fn4 in evidenza. Il peso della macchina è consistente, non sembra meno robusta della D6. Anzi, la documentazione Nikon dice che la scocca è più robusta, con le due parti anteriore e posteriore che sono unite al fondello in un unico guscio, per aumentare la robustezza e poter dissipare il calore più facilmente. Nel poco uso che ne ho fatto non posso dare assicurazioni al riguardo ma sono certo che Nikon sa cosa dice quando assicura che il rischio di surriscaldamento non esiste. Comunque esperienza d'uso ed ergonomia del tutto analoga a quella di una Nikon D1~D6. Se uno ha provato o posseduto una di quelle macchine, si troverà immediatamente a casa con la Z9. Ingombro appena inferiore ma è una cosa che si nota solo se affiancate le due macchine. COME VA Al di là delle tante cose lette sul web o viste sui video dei primi tester, mi interessavano due cose essenzialmente. Provare se l'autofocus è un reale passo avanti rispetto alle altre Z, provare la nuova raffica a 120 fps (perchè, sinceramente, 20 scatti al secondo sono tanti ma in fondo non tanti più di 14) e vedere come va agli alti ISO. Sull'autofocus devo dire che è come avere in mano una D6 che mette a fuoco a tutto frame e lo fa con una animazione a mirino che è coerente con quello che sta facendo. Se c'è una persona nel frame l'AF le si attacca addosso e non la molla nemmeno se viene coperta da un altro elemento. Se l'occhio è visibile va su quello, altrimenti passa alla testa. O al corpo. Il tracking 3D è intuitivo : si mette il cursore da dove si vuole che questo parta e basta premere a metà il tasto di scatto perché il tracking segua qualunque cosa ci sia sotto al cursore, senza nessun'altra contorsione mentale. Ma soprattutto sbalordisce la velocità di azione. Avevo con me la Zfc e, benché io possa metterci del mio per fare la differenza, si ha la sensazione di usare un motorino a confronto della moto BMW più evoluta e potente del mercato. IL MIRINO Chiarissimo, nessun oscuramento, visione fluida e continua. In raffica non si vede nulla, almeno in quelle più rapide, nelle altre c'è una animazione che fa capire che ... stiamo scattando. Perchè altrimenti benché la macchina sta registrando centinaia di scatti, non si percepisce nulla. In interni è uguale ad un mirino ottico. In esterni anche meglio. O, almeno, io vedo meglio in questo mirino che in quello della D6. Anche qui il confronto con la Zfc è impietoso. Ma sono macchine tra cui in mezzo scorre ... un oceano. Probabilmente per qualcuno sarà troppo contrastato. Ma credo sia possibile personalizzarlo. ALTI ISO Sono certo che sarà il punto dove ci sarà tanto dibattito al riguardo. E' una macchina ad alta risoluzione. Ha base ISO 64. Non è stata pensata per un uso esclusivo - come D5-D6 - o preferenziale nei palazzetti dello sport più bui del mondo. Ma per quanto il mileage mio possa essere diverso da quello degli altri, personalmente mi sentirei a mio agio a fotografare tranquillamente a 6400 ISO ed oltre. Anche senza particolari interventi in sviluppo che a me non appassionano più di tanto. Nei commenti troverete foto a testimonianza. RAFFICA a 120 FPS Emozionante, spettacolare, precisa. Non saprei che altro aggiungere. Se non ricordando che io con la D3 (12 megapixel e resa molto più grezza della Z9) ho fatto stampe da 60x90cm e che normalmente veniva usata dai fotografi sportivi per doppie pagine e copertine di riviste di basket. Qui però abbiamo una precisione chirurgica mentre si segue ogni più indistinguibile ad occhio nudo, movimento del soggetto. Naturalmente non sarà da usare indiscriminatamente, pena avere sequenze di scatti tutti troppo uguali tra loro. Ma quando serve si potrà cogliere l'attimo che c'è in mezzo a due attimi contigui .... CI VOGLIONO SCHEDE NUOVE Scordatevi le XQD. Sono compatibili ma appena appena sufficienti ad usare la macchina per scenari statici. Ed usare la Z9 per fare solo paesaggio non sarebbe renderle giustizia. Per avere il massimo ci vogliono CFExpresso di fascia alta e, possibilmente, di taglio serio (una scheda da 64 gigabyte la riempite in mezz'ora di scatti). 5000 ISO, 1/500'', f/2.8, 85mm la visualizzazione del punto di AF scelto dalla macchina, uno scatto a caso della sequenza a 120 fps Di più non saprei che aggiungere. In fondo non si può pretendere di più da pochi minuti di prova pratica di uno strumento che richiederà mesi di apprendimento approfondito per poterne comprendere tutti pregi e scoprirne anche i limiti. Ma in fondo è anche per questo che ci piacciono i nostri giocattoli, vero ? Insomma, diffidate di chi in 5 minuti vi sa dire ogni cosa, con l'assoluta certezza di un messia tecnologico. Vi invito a guardare nei commenti gli scatti e le sequenze che ho potuto mettere insieme da questo breve contatto. Sulla disponibilità per chi l'ha ordinata, purtroppo non ho notizie troppo confortanti. Nital spera di avere le prime dopo la metà di dicembre ma c'è da esaudire la prelazione contrattuale per gli NPS. Ma poi le consegne proseguiranno con cadenza settimanale fino ad esaurimento degli ordini. Ci vorrà pazienza per averla ma non è l'attesa del piacere essa stessa un piacere?
  3. Ho potuto provare per tutta una mattinata il mitico zoom nikon 180-400mm f4/E con il moltiplicatore 1.4x incorporato in una situazione a lui congeniale, appostamento fisso da capanno. Perchè congeniale? Perchè i soggetti possono essere di dimensioni diverse, possono posarsi a distanze diverse, oppure può essere il fotografo che vuole avere ingrandimenti diversi, tutto senza dover montare e smontare duplicatori o addirittura cambiare obiettivo, cosa che potrebbe far perdere occasioni e senza rinunciare ad una qualità di immagine elevata. Le foto che pubblico non hanno pretese artistiche, sono dei test, ma secondo me rendono bene l'idea delle potenzialità di quest'ottica in queste specifiche circostanze. Se volete sapere di più su questo zoom, è già stato descritto tecnicamente qui su Nikonland e Massimo Vignoli ha anche pubblicato un bell'articolo sulla base della sua prova nella fotografia vagante in montagna. La fotocamera è la mia Z6, il tutto su robusto cavalletto e testa UniQball. Condizioni di luce variabile. Cliccare sulle foto per aprirle La prima impressione è che si tratta di un obiettivo ... maestoso. E' bellissimo (lo so non vuol dire niente ma devo dirlo, è bellissimo), robusto, imponente, con ghiere di messa a fuoco e di regolazione della focale morbide ma per niente lasche, al contrario sono precisissime e con la giusta resistenza. Wow. Il moltiplicatore si inserisce e toglie con una levetta azionabile con il dito medio, senza nemmeno dover staccare l'indice dal pulsante di scatto e l'occhio dal mirino, ancora wow. Da 400mm a 500mm in meno di un secondo Naturalmente è tropicalizzato ... E' un obiettivo grosso e pesante come ho scritto, quindi concordo con Massimo Vignoli che nella fotografia vagante a piedi non sia di facile utilizzo. Nella fotografia naturalistica è più un obiettivo da appostamento o da safari, dove ci si muove su dei veicoli. Fuori dalla fotografia naturalistica ha altre applicazioni, ad esempio per certi sport dove si può sfruttare una postazione. Se proprio devo fare un appunto... ma perchè Nikon non fa i collari per treppiedi con attacco Arca, costringendo la gente a comprarsi delle alternative che per questo zoom non sono neanche troppo economiche? Focus breathing. La differenza, in positivo, rispetto ad un'ottica più amatoriale è enorme. Questo zoom a 400mm ha un RR di 1:4 a due metri!! l'80-400 AFS ha un RR di 1:5 a 1,7 m. Il vecchio 200400 era alla pari sotto questo aspetto. Ma anche senza andare alla minima distanza di messa a fuoco, questo confronto fra ottiche è illuminante: Circa 6-7m SIGMA 150-600mm f5-6.3 Contemporary a 560mm Nikon 180-400mm a 400 mm (!) Sono quasi grandi uguali, questo significa che il SIGMA ha una significativa riduzione della focale effettiva anche a queste distanze. Il Nikon ... no. Inserendo il converter al Nikon 180-400: SIGMA 150-600mm f5-6.3 Contemporary a 560mm Nikon 180-400mm a 560 mm (!!!!!) E' anche in questo che si vede la professionalità di un'ottica! Chi mi ha prestato il 180-400mm Nikon ha anche il 150-600mm Sigma Sport e mi dice che in quanto a focus breathing si comporta come, se non peggio, del Contemporary. Perchè la nitidezza è solo un aspetto, a definire un obiettivo di classe ci sono tanti altri elementi importanti. Guardate qui i crop al 100% delle due foto precedenti (SIGMA sopra, Nikon sotto): La differenza di nitidezza non è poi troppa, vero? E' tutto il resto a fare la vera differenza. L'Autofocus è rapido (per quanto consentito dalla Z6) e silenzioso. La qualità di immagine? Colori vividi, una sensazione di tridimensionalità notevole. Non so fare e quindi non faccio confronti con ottiche fisse di alto livello, ma posso dire che a mio vedere, la qualità è eccellente, più che adeguata qualsiasi destinazione delle immagini. Ancora qualche foto: A 370mm A 400mm A 560mm Conclusioni. Obiettivo superlativo come costruzione e resa. Eccellente qualità di immagine, ininfluente perdita di qualità col moltiplicatore a fronte di una versatilità e velocità d'uso senza confronti. Ogni tanto mi si dice, vignetta un po', quello sì, ma si rimedia in pp, no? Attenzione: E' un obiettivo davvero entusiasmante, ma non per tutti, non solo perchè costoso, ma perchè è più adatto a certi usi come l'appostamento fisso (o, come già detto, safari), dove cambiare rapidamente la lunghezza focale è fondamentale ed il peso non è determinante, mentre nella fotografia vagante in ambienti difficili come in montagna, può dare qualche problema, come ha dimostrato Massimo Vignoli. Ringrazio sinceramente l'amico di sempre Andrea Marzorati per avermi fatto provare questo gioiello.
  4. A complemento dell'articolo di Max, sperando di far cosa gradita, aggiungo questa mia breve esperienza con il 24-120mm f4 S, gentilmente prestatomi dall'amico Alberto. Tutte le foto (tranne quella che riprende me) scattate con Nikon Z6 e 24-120mm f4 S, minima o nessuna postproduzione. Cliccateci sopra per aprirle. Una passeggiata dalle parti di piazza Gae Aulenti a Milano. Poca gente tutta giustamente mascherata, ma proprio per questo poco attraente, per cui mi sono dedicato più che altro all'architettura aggiungendo qualche dettaglio per offrire spunti per valutare questo zoom e alla fine, ma molto brevemente, la mia impressione d'uso. Quindi pochissimo testo ma tutti i dati di scatto, per chi fosse interessato. Cominciamo: La fontana-laghetto di Piazza Gae Aulenti si presta a giocare con i riflessi degli edifici: 69mm f8, 1/80s, 400 ISO +07 sovraesposizione. 69mm f4, 1/250s, 200 ISO, + 0,7 sovraesposizione. Una panoramica un po' più ampia 28mm f8, 1/80s, 400 ISO 24mm 9, 1/320s, 220 ISO Magari vi aspettereste almeno un po di fringing, qualche aberrazione lungo il tetto dell'edificio dove il contrasto è maggiore? Invece no! Guardate questo crop 100%: Ancora qualche scorcio: 24mm f4, 1/1000s, 220 ISO. 63mm f4, 1/250s, 140 ISO Curiosa ex casa di ringhiera con simpatico murales, peccato per la sponsorizzazione ... 64mm f5.6, 1/320s, 100 ISO Milano è anche questo (quasi controluce, ritaglio a 16/9): 75mm f9,1/320s, 180 ISO Un tentativo quasi astratto: 24mm f9, 1/250s, 1250 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Un pochino di street, ma poco poco: 77mm f5.6, 1/320s, 360 ISO 120mm f8, 1/250s, 400 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Qualche dettaglio, a tutta apertura, così per dare un'idea dello sfuocato eccetera eccetera . Questi almeno non hanno la maschera... 90mm f4, 1/100s, 220 ISO. 120mm f4, 1/1000s, 110 ISO. Volete un crop? Eccolo! Nitidezza? Basta chiedere: Occhio al passero. 120mm f5.6, 1/100s, 500 ISO Crop 100% (cliccare sopra): A chiudere, le mie impressioni, anzi la mia impressione: Gli entusiasti fanno bene ad essere entusiasti. Anche questo zoom si allinea qualitativamente agli altri obiettivi della serie S, resa impeccabile, ergonomia che crea dipendenza (leggete l'articolo di Max per i dettagli), confesso: non riesco ad essere obiettivo su questi obiettivi ! Bene dovrebbe essere tutto... ah no! Non sarei io se non mettessi un gatto, giusto? Allora eccovi la Mascotte del Giardino di Via Pepe! 120mm f4, 1/250s, 560 ISO, + 0.7 compensazione esposizione. Date queste premesse, non vedo l'ora di avere in mano il 100-400mm f5.6 S CIAOOO! Foto di Alberto Varasi (con la mia Nikon Zfc).
  5. Sto usando la Nikon Z6 II da quando è uscita lo scorso autunno. Purtroppo il periodo non è stato propizio per utilizzarla dove avrei voluto valutarne davvero le potenzialità - rispetto alla Nikon Z6 prima serie - in eventi sportivi sfidanti, quali il motocross o l'automobilismo. L'ho potuta usare per lo più in fotografia di ritratto e generale. Oltre che in test informali che avrete già visto in queste pagine. Il mio giudizio complessivo è molto positivo pur con qualche caveat che condividerò più avanti, se avrete la bontà di continuare a leggere questo articolo. Che come mio solito, non è un test di laboratorio ma un'esperienza d'uso quotidiana, sul serio, da parte di uno che mangia pane e Nikon da quando il Presidente degli Stati Uniti era ancora Ronnie Reagan *** Uno strumento da lavoro La Nikon Z6 II si può considerare l'equivalente sia sul piano merceologico che funzionale, della reflex Nikon D750. Non è l'ammiraglia e non ha nemmeno un corpo professionale ma esattamente come la D750 serve a qualsiasi scopo le si voglia affidare. come nel caso della sorella più costosa, Nikon Z7 II, le differenze esteriori rispetto alla precedente serie sono minime. Si limitano per lo più al marchietto II dopo al numero del modello. La produzione passata in Thailand dal Giappone. L'apertura del vano memorie più alta. Perché le differenze concrete sono all'interno. nel doppio alloggiamento per memorie (XQD/CFexpress + SD di tipo UHS-II) nella contattiera estesa per consentire al battery-grip MB-N11 progettato espressamente per Z6 II e Z7 II di operare con i comandi in verticale nell'ingresso USB-C e la relativa elettronica in grado di sfruttare le peculiarità della nuova batteria potenziata EN-EL15c (compatibile con le precedenti ma in grado di operare in ricarica mentre la macchina è attiva) nell'uso di un doppio processore rispetto al processore singolo che insieme ad un buffer maggiorato, permettono alla Z6 II di raggiungere sequenze di 200 scatti consecutivi, il che nella pratica significa poter scattare sempre in continuo altre differenze aggiunte sul piano software come le nuove modalità autofocus, i tempi di scatti allungati sino a 900 secondi. la promessa di aggiornamenti firmware già mantenuta con l'ultima versione v 1.1 che ha aggiunto il video in formato 4K60p (sebbene in modalità 1.5x) e il formato RAW proprietario di Blackmagic (mediante registratore esterno e modifica hardware in assistenza a pagamento) che speriamo verrà costantemente estesa nel prossima futuro sin qui la teoria. Se questo si possa tradurre nella pratica in operatività migliorata nella vostra quotidianità fotografica, lo lascio a voi. Per me si, ed è il motivo per cui l'ho ordinata e comprata prima di provarla. a me bastava già solo questo battery-grip, montato e mai smontato da quando mi è arrivato con dentro due batterie EN-EL15c che da quel giorno ricarico esclusivamente via USB-C (con un bel caricabatteria da 65 W). Perchè nella sostanza la Z6 II è immutata ergonomicamente rispetto alla Z6 I. E questo per me significa dolore fisico a mani, polsi e braccia, durante l'uso continuo che ne faccio con il suo compagno di merende : la Z6 II si avvantaggia enormemente (al pari della sorella Z7 II) del nuovo battery-grip Nikon MB-N11 nell'uso di ottiche impegnative sul piano fisico, specie scattando in verticale Sinceramente del secondo slot di memoria non mi è mai importato nulla. Solo sulla D5 l'ho sfruttato in ridondanza, perchè quella macchina è l'unica Nikon (con la D6) con due slot uguali XQD/CFExpress. Ma nelle Z come nella D850 lo sbilanciamento di prestazioni delle due schede di memoria non mi entusiasma. Anche se ammetto di usare solo SD le poche volte che faccio scatti singoli qui in studio per foto di poco conto in jpg "small" & "basic" a scopo di pubblicazione sul web. Ma sul campo solo ed esclusivamente le migliori CFExpress. Del resto non dico che le nuove modalità di AF non mi convincano, solo devo ammettere che mi aspetto ben altro da Nikon. Ma di questo parleremo nelle conclusioni. Mentre in linea generale, la Z6 già era molto agile, adesso lo è di più. E' piuttosto la Z7 II che adesso può lavorare insieme alla Z6, mentre la Z7 proprio non ce la faceva in termini di buffer e doveva fermarsi continuamente ansimante. Per quanto riguarda il doppio processore, i vantaggi ci sono e credo di averli mostrati qui : ma probabilmente i tecnici Nikon è solo con la versione 1.1 del firmware che stanno sfruttando di più la maggior potenza. Adesso il riconoscimento dell'occhio avviene più da lontano, col cursore piccolissimo (come l'occhietto, lontano) e con maggiore percentuale di centri. Così come la doppia potenza consente la ripresa video in modalità 4K60p mentre prima era limitata al 30p. Ecco, non avrei molto altro da dire, ribadendo, per l'appunto, che non ho potuto usare la macchina in eventi sportivi impegnativi (intendo con soggetti in moto variabile come le moto del motocross) o nel seguire uccelli in volo veloce. Con Z6 e specialmente Z7 ammetto che non sono mai stato soddisfatto. Con la Z6 II spero di poterci provare con la bella stagione se le modalità colorate ci consentiranno di uscire fuori porta. Cosa oggi che non mi è consentita ... La qualità d'immagine è identica a quella della Z6. E su questo credo che non ci sia da indagare oltre. Ne indugiare in fantasticherie sulla sensibilità dell'autofocus dove luce non ce n'è. Mi è bastato scattare in un salone in penombra insieme ad un amico con la Z6. Già con il firmware 1.0x la differenza era evidente. Con la 1.1, praticamente abissale. Basterebbe questo per fare l'upgrade ? Dipende da voi. Come ho scritto per me già è bastato il battery-grip. Il resto è venuto come gradito omaggio. Nikon Z6 II + Nikkor Z 70-200/2.8 S con TC 1.4x a 280mm. Sodalizio perfetto, sancito anche dai dati Exif *** Non mi sentirei di aggiungere molto altro se non andare a concludere in modo sommario. Conclusioni La Nikon Z6 II è una Nikon Z6 matura e completa. Perfettamente azzeccata nella sua fascia di segmento e prezzo. Secondo me è assolutamente la migliore Nikon Z sinora proposta. Per il giusto prezzo offre il mix migliore di caratteristiche giusto senza troppo chiedere in cambio, né in termini di sforzo economico né di apparato di contorno. Va bene per tutto e non é specializzata quanto lo è la sorellona Z7 II. Ha una raffica potente, un buffer inesauribile, gamma dinamica agli alti ISO che per averne una migliore si deve passare alla D6. Non si crede di essere più di quanto non sia (una ammiraglia) e quindi è tanto bella quanto onesta pare ... Pro il prezzo è quello giusto per il mix di caratteristiche offerte sinceramente sia per l'hobbysta che per il professionista non c'è da desiderare di più, salvo che per quel 5% di fotografi specializzati in fotografia d'azione (tipo sport veloci o wildlife) la risoluzione è quella giusta il video è di grande qualità, anche in modalità autofocus automatico è compatta e agile per chi trova che queste siano caratteristiche positive il nuovo eye AF è nettamente migliorato rispetto alla prima generazione il nuovo battery grip è come deve essere fatto un battery grip la nuova batteria è davvero prestazionale Contro la raffica base è scarsa nel 2021 l'oscuramento del mirino in raffica nel 2021 "non si può più vedere" la raffica estesa è limitata da talune specifiche e comunque a mirino viene riprodotta con un effetto moviola che non consente di seguire in tempo reale l'azione (c'è un evidente lag tra l'evento reale e quello che si vede nel mirino) le modalità di autofocus sono da considerare ancora primitive e piuttosto amatoriali, non rispetto alla concorrenza che pure è più avanti ma rispetto alla Nikon D6. L'intero comparto autofocus andrebbe ripensato dalla base, prendendo a base quello della D6 per estenderlo alle potenzialità della rilevazione di fase a tutto frame. Purtroppo devo nella pratica riscontrare che in molte circostanze l'autofocus della Z6 II (che pure è meglio di quello della Z7 II) proprio non ci capisce niente "e va per muri e prati", costringendomi ad intervenire con paroline dolci e vezzeggiativi ... la potenza installata a livello di processore è chiaramente inadeguata alle aspettative del 2021. Certi smarphone di fascia media hanno più potenza disponibile il sensore è superato, oggi ci si aspetta di avere un video 4K60p in formato pieno o quasi, anche se la Z6 II non è una macchina dedicata al video, è la macchina d'elezione del video per Nikon sebbene meno della Z7/Z7 II la Z6 è incline a mostrare effetti del rolling shutter in modalità silenziosa. I contro sembreranno magari ingenerosi ma tutto sommato appaiono, secondo me, in linea con la fascia di appartenenza della macchina, che lo ripeto ancora non è e non si spaccia per essere una ammiraglia. Per questo motivo l'ho adottata e penso che la userò come macchina da battaglia - non come compagna per la vita - finchè non comparirà una Nikon Z di fascia più alta che superi almeno buona parte dei limiti che le attribuisco io. Naturalmente ognuno ha il suo mileage e credo che nella realtà per il 99% dei fotografi le capacità della Z6 II siano più che adeguate. Anzi ... Per me l'upgrade dalla Z6 alla Z6 II è stato naturale (anche perchè avevo accumulato quasi 200.000 scatti sulla I) per qualcun altro credo che un pensierino al riguardo lo dovrebbe fare. Per molti no, le migliorie non sono sostanziali anche se, per uno come me, sono ben più che formali, anzi, all'atto pratico sufficienti a farmela adottare. Insomma, in medio stat virtus, mai come nel caso della Nikon Z6 II il vecchio motto latino si adatta a questo modo.
  6. Appena arrivati, freschi freschi di corriere ... Unboxing Nikkor Z 105mm f/2.8 S VR MC Unboxing Nikkor Z 50mm f/2.8 MC Gianni e Pinotto
  7. Tre anni fa ho pubblicato una experience sullo stesso film adapter, il Nikon ES-2, però con la bellissima reflex D850, addirittura, unica tra le Nikon, predisposta tra le sue features di comandi specifici e correzioni cromatiche dedicate: per tutto ciò e per la presentazione fisica delll'adattatore, rimando a quell'articolo (che peraltro sta per superare le 10mila visualizzazioni...ne approfitto quindi per ringraziare ) Oggi invece, la notizia è che il nuovissimo minimacro per Nikon Z, il Nikkor MC 50/2,8 (MC= la sigla dei nuovi macroZ) obiettivo di dimensioni minimaliste, solo 7,4 x 6,6 cm e 260gr di peso, risulta essere compatibile con l'adattatore per riproduzione di originali, grazie all'integrazione di una seconda ghiera filettata da 62mm di diametro, sul bordo esterno del barilotto, realizzata proprio per scopi come questo, (rispetto la ghiera filtri ufficiale, molto più piccola, da 46mm di diametro): assolutamente sconsigliato, quindi, usare filtri su quella da 62, a pena di potenziale danneggiamento dell'obiettivo... Ho ricevuto da pochissimo il 50MC, a ruota rispetto il fratello maggiore, il 105/2,8 MC con il quale ha colmato lustri di attesa dei nikonisti, che desideravano obiettivi di questa categoria all'altezza dei sensori con i quali Nikon ci ha abituato negli ultimi anni. Utilizzerò questo obiettivo, per nulla undersized (come potrebbe apparire), prevalentemente per still life di piccoli oggetti e di attrezzature fotografiche: tra i suoi compiti, insieme all' ES-2, quindi anche la sporadica riproduzione di originali a pellicola, i più importanti, i più cari, quelli che rappresentino degnamente la parte della nostra attività fotografica, when we were analogical L'incommensurabile salto in avanti dal 2018 ad oggi per l'adattatore ES-2 si chiama Nikon Z e si pronuncia mirrorless reinvented A pochi anni di distanza e su fotocamere ancora non allo stato dell'arte come era allora la reflex D850 oggi i vantaggi dell'utilizzo di questo adattatore si riassumono principalmente in: disponibilità di VR su sensore (quando non presente anche su obiettivo come nel caso del 50MC che ne è privo) disponibilità di sensori AF su tutto il formato FX disponibilità di valutazione diretta dell'esposizione sul mirino elettronico (e delle relative variazioni prima dello scatto) disponibilità di varie modalità AF tra le quali anche, operativo, l' EyeAf Le fasi di montaggio del set di ripresa sono semplici: ma ve le condenso in un video: dsc-3593_0Gcgm2HU_V3pZ.mp4 Ecco la visione complessiva da sopra, di ES-2 col suo rail inserito, adattatore B, MC50/2,8 esteso fino a RR 1:1 (il barilotto che sporge di 2,4 cm dalla filettatura esterna, adesso si troverà all'interno del distanziatore telescopico dell' ES-2) ed infine, la mia Nikon Z 6II Ovviamente sarà raccomandabile inserire sul fianco dell'obiettivo il limitatore del range di messa a fuoco, portando lo slider in posizione 0,3-0,16m, per evitare il più possibile che in fase di messa a fuoco l'obiettivo possa andare in hunting, tanto più frequenti, quanto più deformate saranno le dia ed i negativi che stiamo cercando di digitalizzare Come già evidenziato nel 2018, la distanza che ci separa qualitativamente dai frammenti di celluloide è ormai incolmabile. Ancor di più considerata l'età dei miei reperti, pur ben conservati, ma invariabilmente colmi di polvere, graffi, residui di sviluppo mal lavati (a suo tempo), GRANA INIMMAGINABILE, per cui i ricordi che coltiviamo di questa o quella pellicola, andrebbero annegati nell'acido acetico del bagno di arresto: senza inutili sentimentalismi. Ma l'esigenza chiama e se non possiamo fare a meno di ridare vita ad un fotogramma che affonda le radici nei nostri sentimenti, o per superiori ragioni documentative, dovremo attrezzarci alla bisogna e agire nel modo più razionale. Ecco il set: Un bank davanti ad un led da 150W a luce continua, attenuabile da telecomando (Godox FV150), una loupe di ingrandimento per le dia o i negativi, una pompetta per soffiare (o tentare di...) via la polvere, scatto remoto radiocomandato (ma siamo gratificati dal VR sul sensore), rail per gli originali... e diapositive, prevalentemente (poi spiegherò perchè) Come vedete uso almeno f/8 per compensare le frequentissime deformazioni subite dalle dia nei telaietti, causate da una serie infinita di cause, prima di tutto la loro costituzione fisica delicatissima, come ben sappiamo e fortemente condizionata da trattamento chimico ricevuto, effetti atmosferici, conservazione ed età. Una quantità di motivi che ci metteranno subito in crisi, dovendo stabilire quale sia il metodo AF che sceglieremo per scattare la foto e, sopratutto, quale sia la parte del fotogramma su cui metteremo a fuoco. Prima di tutto è già importante centrare bene la dia nel telaietto ed il telaietto nel rail: quindi il rail nel binario (due mollette) dell' ES-2... un lavoro fondamentale. Ancora prima, per stabilire dove stia sul tubo telescopico dell' ES-2 la posizione "intorno alla quale" saremo in RR 1:1 sono solito usare una dia sbagliata, tracciando dei riferimenti per poter mettere a fuoco a quel rapporto, inquadrando solo fotogramma e non telaietto (ricordiamoci che dai telai 5x5 non vediamo che il 95% circa del fotogramma) trovato il punto cruciale, traccio un rigo sul tubo telescopico per avere un riferimento stabile (ma che a seconda dello spanciamento della dia potrebbe variare) dsc-3582_k5mtXmBS_p7rd.mp4 Le diapositive (pellicole invertibili) si prestano enormemente meglio a queste operazioni, essendo state direttamente invertite in fase di sviluppo, prive di maschera cromatica antiUV (presente invece nelle pellicole negative a colori), ci consentono di lavorare in postproduzione, variando il grigio medio e operando in termini di contrasto, cromia e nitidezza, entro certi limiti, traducendo in nostri sforzi in successo, al di là del recupero in se e per se del fotogramma... le foto utilizzate in questo articolo, appartengono ad un periodo tra il 1990 ed il 2000 e sono diapositive conservate nei loro scatolini di plastica, senza ulteriori precauzioni Talora in stato eccezionale, nonostante il tempo trascorso, come questa Fuji RD100 sviluppata a marzo '90 Non è sempre soddisfacente la digitalizzazione dei negativi: per i motivi già esposti nell'articolo del 2018, pur allora operando con la D850 che tra le sue features consentiva on camera l'inversione cromatica diretta in jpg del negativo digitalizzato e la sua regolazione in termini di luminosità Già allora consideravo non sempre sufficienti queste opportunità, ma sopratutto, particolarmente ostica la gestione dell'inversione cromatica, a seconda della maschera giallo-arancio, diversa per ogni emulsione, che veniva neutralizzata dai rivelatori specifici per quella marca di pellicole. (Ove i laboratori usassero il rivelatore corretto) Tanto per intenderci, ecco il risultato ad oggi della digitalizzazione di una surfista israeliana di 30 anni fa, e poi della sua inversione cromatica su PS (CTRL+I) e delle correzioni a questa inversione, apportate nella successiva postproduzione. Soddisfatto? Beh...mi pare che la stampa A4 appesa ancora oggi a casa di mia mamma, in quella che fu la mia stanza, sia ancor oggi migliore, dopo tutto questo tempo. Ma sopratutto, quando vado a guardare il rumore del file, ossia la grana del film riprodotta fedelmente dal Nikkor Z 50/2,8 MC... mi viene da svenire... Era una docilissima e morbida AGFA XRG 100/21: il riferimento tedesco per l'assenza di grana... Ci avete viziato !!! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  8. ENGLISH VERSION HIFIMAN Deva is the second bluetooth headphone from Hifiman after Ananda. It uses the same approach and aims to flexibility of use, allowing for different input options: wired, traditional connection to a desktop amp USB cable, for PC/Mac connection wireless, using Bluetooth 5.0 protocol You can turn Deva into a wireless headphone using the new Hifiman Bluetooth module, the “Bluemini”, which replaces the traditional wire and includes an USB socket for charging the battery and the control buttons. Nothing extraordinary so far, right? but when we add that this is – as the other premium Hifiman models – a planar headphone using the new “supernano” diaphragm and we look at the price, which is entry-level considering Hifiman pricelist, then we can call it a miracle. Moreover, while Ananda BT doesn’t have the wired traditional option, the Deva has it, for all the cases where a wireless connection is not possible or when we want to enjoy the sound of an analogic amp. Basically, Deva is placed under Sundara and ideally replace the glorious HE.400, at least in terms of pricing and market segmentation, but with an ease of use remarkably improved. However we should not forget that the official retail price of Sundara and HE-400 was 450€, whereas Deva starts at 349€. Specification : circumaural, open-back, planar magnetic headphone impedance: 18 Ohm weight: 360g sensitivity: 93.5dB 3.5mm TRRS audio cable With its 25g Bluemini dongle dongle includes Blueetooth receiver, USB-C port, built-in DAC and 230mW Amp. The dongle also adds the battery needed to support approximately 7-10 hours of playback per charge.Bluemini supports file resolutions up to 192 KHz/24 bit via USB and 96/24 in wireless mode, using a Qualcomm CSR8675 chipset. From Hifiman website, the new “supernano” diaphragm, used also in other premium Hifiman headphones of the latest generation. Some detail of the Bluemini, the dongle is primary responsible of the wireless connectivity of Hifiman Deva. Top-notch integration and build quality: only 25g including the plastic shell. Unboxing : The classic black Hifiman cardboard box, pretty solid, showing both on front and back sides the new Bluetooth feature. Even inside the box, the packaging is premium, similar to HE-400. The cables available: 3.5mm audio cable, 3.5mm to 6.3mm converter, 2m USB-A/USB-C cable and the dongle that turns the headphone into wireless. User manual. The look has colors similar to HE-1000, but the shape of the pads and the mechanic are closer to Sundara and HE-400. Brown colors and silver finishing make them modern and lively. The swiveling ear cups make the Deva comfortable over my years. The headband is soft, upholstered and strong. If I really had to find a negative point, it would be the visible screws, but on the other hand they make any possible replacement of a damaged component easier. It’s an open-back headphone such all the planar headphones of this series and the external part of the pad is well protected by a metal honeycomb grid. The Deva logo is proudly shown, as in other Hifiman models. The maximum extension of the headband, for “important” heads. The inside of the ear cups is soft in contact with skin. I used Deva while I was biking and didn’t make me sweat. The letter showing the left channel and the jimbal of the headband. The cable connecting the pads is seated inside the groove under the letter L. It’s pretty well recessed beneath the surface, therefore I’m not expecting any damage from use over time. In the left pad there is the only external connection: it can be used either with the Amp cable or the dongle. The pad with the dongle on. The other side USB socket, confirmation LED, control buttons So, as a whole, the impression is excellent. Build quality is slightly below the other Hifiman models I know, such Sundara and HE-400, but anyway better than the average of headphones from other companies. If in the past Hifiman was criticized, not for the sound, but for the build quality and the details, things got significantly better from the second version of the previous generation and the Sundara. Let’s not forget that the price for a planar Bluetooth headphone might be quite higher. If I had to point out a little flaw, it’s the 6.3mm convertor: while it works perfectly, it doesn’t seat flush once plugged-in, and it’s a bit hard to pull out. I’d rather prefer a screw-on adapter, but it’s really a small thing. Measures : I coupled the Deva with my desktop amplfier to get a first impression, then I took this opportunity to check the frequency response using my miniDSP ears: The frequency response confirmed my impressions during the first listening. A good presentation across the whole frequency range, with very articulated bass, very clear miss and not aggressive highs. Frequency response of Deva coupled with Audio-GD R28 preamp. The real surprise was the response using the USB-C wire via dongle. Considering the difference of the power outputs (my amp’s output goes up to 7.5W at 32 Ohm, while the built-in amp output is 230mW), I was not really expecting to see two responses so similar. Frequency response of the Deva coupled with Audio-GD R28 (in red) and using the Bluemini dongle connected to my laptop via USB-C (in green). Not considering some difference due to measurement errors, I see a better bass using the desktop amp (in red) compared to the dongle built-in amp (in green), while it’s the opposite from 1500 to 2000Hz with the dongle showing less damping in this section so important in the audio range. In short, either for the optimization studied by engineers, or for the very low impedance of this headphone, this small 25g box is able to make shine a headphone with a quite low sensitivity. Comfort : The Hifiman Deva is few grams lighter than the Sundara and they have comparable shapes. The pads are more comfortable than those of HE-400, but less comfortable compared to the wider pads of Sundara. With Bluemini on, even if its weight is only 25g, you can fell some imbalance towards the left ear, but it is not an unbearable discomfort, after a while you don't think about it anymore. The pressure over the head and the ears is just right, even for long listening sessions. In wireless mode there is no kind of issue, even moving around the room. The control buttons are easy to reach and the confirmation sound is nice. There are 2 control buttons: the bigger one is for switching on and off and Bluetooth connection. The smaller button, close to USB socket, is for turning the battery charge on. When the headphone is simply wired the charge remains off. Even during playback the charge is switched off. Beautiful and elegant with its brown and contrasted colors, as the light decreases it gets a darker look, that fits well in a wooden location, both high-tech and stylish. A round of applause for the Hifiman designers! Listening test : I tested this headphone for a while in all the configurations: analog cable, USB and Blueetooth. Then I compared them, in order to give a better idea to the readers, to two very different headphones: my Arya, a premium Hifiman headphone and my personal reference, and the AKG K712 Pro, professional monitor headphones, dynamic, that were considered in a segment slightly superior to Deva when they were marketed. Deva’s sound presentation reminds me the HE-400i V2 that I owned until the beginning of the year. The bass range has full body and the extension is well articulated. Mids are clear and well defined, while highs and very high frequencies are never annoying. There is no emphasis in any sound range, but the sound is refined, clearly in line with a planar system, and I find it more enjoyable than the Sundara, that I tested last year. Where Sundara is dry and need some equalization to get a more balanced sound, Deva is already excellent out of the box. Soudstage is good and I couldn’t find the annoying feeling of hearing the sound inside my head. Three-dimensionality is not exaggerated, but we are pretty close. Very good! Mids are sweet and clear, but there is no attempt to over-sweeten them. The volume is adequate and in all the recordings I listened to there was no need to turn up the volume. Well-recorded female voices seem to have everything to gain from these headphones. As you know, I listen 99% to classical music, but these headphones go pretty well with any genre. But even in less "noble" uses such as Skype, video games with sound effects and movies, the overall balance, without excessive emphasis but also without shortcomings in the range, allow a fruition always in line with expectations. The comparison between HIFIMAN Deva, AKG K712 Pro and HIFIMAN Arya. HIFIMAN Deva: the latest album by Silje Nergaard (jazz-vocal) highlights the singer's voice, while keeping the piano very present. It’s even better in the album with rhythmic accompaniment of 2000 "Port of Call", where the voice is highlighted on a nice bass base and below the rhythmic accompaniment. AKG K712 Pro: very cold but realistic piano, you can hear the singer breathing between sentences. We are at the apotheosis of the "monitor" sound as conceived by AKG. In the trio, finally there is generous bass while Silje's "impertinent" voice dominates snares and cymbals. The most interesting performance of the K712 in this listening test. HIFIMAN Arya: sweeter than the other ones, low range extended to the extreme but less full of the other two. But here she deserves a kiss! I can hear some sibilance that in the other two headphones wasn’t there. HIFIMAN Deva: Mark Knopfler doesn’t keep us waiting too long and after entering with his guitar here is his hoarse voice. I feel like turning up the volume.It is a 1985 record but very well recorded (and remastered here). Bass, mids, treble perfectly calibrated. You can't stop listening to it AKG K712 Pro: less engaging as a whole, but Knopfler's voice is more separate from the rest, percussions in great evidence, guitar even more.The sound is cold, different, not necessarily unpleasant. A diametrically opposite interpretation. HIFIMAN Arya: Brothers in arms, sweet and soft with the rhythmic section over the head. Compact, dense, convincing sound. HIFIMAN Deva: The 1751 Testore Milanese violin played by Franziska Pietsch has a metallic, cold voice that contrasts a lot with the Mediterranean tones of Ravel's violin sonata. The piano that accompanies it is less bright because it is played so as not to overpower the violin. AKG K712 Pro: the presentation is similar, but I have to turn up the volume to feel the same balance. The violin is lighter, less metallic, more prominent. But the sound is elegant, light. HIFIMAN Arya: here too the violin is not as metallic as with the Deva, on the contrary, it’s sweet, and the piano is very sweet. The sound is fast, delicate. HIFIMAN Deva: Teodor Currentzis' latest madness and his vision of Beethoven's Fifth Symphony. Perfect tonal balance with generous bass and a majestic orchestral full. Good extension of the soundstage to the outside. AKG K712 Pro: there is less impact although the volume is higher. The texture of the violins, however, is very precise, as are the upper harmonics of the wind instruments. It is as if there was a magnifying glass on the right side of the spectrum and the left one was a little compressed. HIFIMAN Arya: wide, concert hall sound, without being artificially spectacular. In the third movement every single instrument is heard. HIFIMAN Deva: Ton Koopman's "spectacular" Bach in 96/24 edition is bright, clear, fast. You might want a little more pedal but that is certainly not missing in the Passacaglia in C minor which closes the disc. AKG K712 Pro: The bass is there but it is behind. Instead the treble is present. The sound is unbalanced and one would like to equalize it, but to avoid any form of contamination I wanted to make this comparison without any filter in between, using the corresponding audio driver directly. HIFIMAN Arya: The organ is excellent, the bass is there but it is the full that highlights a tangible thickness in which every single voice is heard. HIFIMAN Deva: I close with Lady Gaga's A star is born. The guitar is here, somewhere. The voice of the unsuspected Bradley Cooper seems to me a bit to nasal and a little unbalanced in the medium-high frequencies. Lady Gaga is perfect, exciting, with some echo and the violin in background. Bass without tails and reverberations. And she climbs the stairs to heaven. AKG K712 Pro: Shallow is less exciting, the sound is more monitor-like with AKG. The guitar is clear, Bradley's voice is more subtle. Lady Gaga’s voice sounds detached from the rest of the music. But she is more behind than before. And yet the rest is all more subtle. HIFIMAN Arya: the scene is the stadium, open wide. Bradley's voice sounds finally like I remembered in the movie. The guitar is not so evident but very delicate, in short he doesn’t look bad compared to Lady Gaga who, when she enters, gets the due applause. Here too, she can sing as high as she wants, Arya follows her even higher. The two voices are well blended. So, to recap and with the natural subjectivity of such a comparison, I can say that HIFIMAN Deva offers a balanced performance in all types of music, with a coherent sound, favoring bass and medium, with treble not too evident and always without sibilants. The performance is more captivating than that of AKG's K712 which have a different setting, with the mids back and increasing highs. It is the Central European monitor sound, designed for long working / listening sessions. Compared to Arya - which is 5 times more expensive – Deva is at first more spectacular and more captivating. In a quick switch we might even like it more. But Arya’s sound is more refined, intended for educated ears, mids and treble texture is of a higher class and bass is more extensive even if it may seem less powerful. In the case of the organ, for example, there is no comparison. But also with chamber music and well-recorded female voices. But not everyone will be able to understand it without long listening session. Which is good for the Deva, since you don't need to drain your bank account to buy it. What surprised me is that in the comparison I used the amplifier for the two traditional headphones and the Bluemini for the Deva, but it was the Deva that sounded louder and louder. With very little power this can makes a show of force. Coupling : I used Deva with the desktop amp in high gain mode. No problems whatsoever (and my amp is able to deliver many watts). With iPhone and Android tablet in Bluetooth. With a desktop computer using streaming web-services. With the Fiio 5 and its built-in amplifier. Deva is always an easy load and is always able to play loud. I believe they will never be a problem for anyone under any circumstances. Conclusions : Pro's it’s beautiful and well built capable of classy sound like all HIFIMAN planars flexible, able to play wired and wireless simple to use and not requiring complex setup procedures. When you want to listen to music, they are ready to please you sound is clear, powerful, it needs little power to make it play loud. The soundstage should satisfy everyone with good ears. A little bit raucous with a frequency response that looks like the Harman curve. no equalization required: it sounds good in its natural state and out of the box it doesn’t require any break-in. After many hours of use, the sound is still the same impressive price / performance ratio. Indeed, miraculous. It’s inexpensive, but it’s difficult to find decent planar cans for the same money, let alone wireless and of this quality Con's Bluemini is small, compact and light, but still it slightly unbalances the seating over the head Deva is not as comfortable as Sundara and much more uncomfortable than the other two headphones used in the tests (but there is worse, much worse, I assure you) the supplied USB cable is nice, very soft, maybe it could be a meter longer to allow some more freedom. But this is a headphone designed for wireless use mainly the 6.3 mm jack adapter did not convince me, it is not screwed-on, it fits, but it seems that it is not completely housed. It’s more an aesthetic issue than a real one. In a nutshell, I believe that, all in all, starting from flexibility combined with high sound quality, the possibility of working with any source, at this price Deva is given away! We hope that HIFIMAN will not change its mind and increase price. Does Ananda sound better? It's possible. But Ananda isn't for everyone.
  9. Un grandissimo grazie ad HIFIMAN che ci ha inviato in prova questo set - cuffie Jade II e amplificatore dedicato - si tratta di un sistema che pur essendo entry-level per la gamma di cuffie elettrostatiche del marchio HIFIMAN possono offrire una risposta definitiva a certe esigenze di ascolto. Ma non voglio anticipare troppo le conclusioni dell'articolo che troverete in fondo alle note di ascolto. Andiamo direttamente alla prova di ascolto comparativa : la batteria di campionesse a confronto : HIFIMAN JADE II, HIFIMAN ARYA, STAX SR404 SN *********************************************************************** Seguono i brani ascoltati in dettaglio ma in SINTESI : Le Jade offrono un suono entusiasmante e dettagliato ma sono estremamente selettive sia nel genere che nei singoli dischi. Inadatte - secondo il mio punto di vista - a dipanare enormi masse orchestrali o contenuti energetici elevati, nei piccoli complessi, sia vocali che strumentali e soprattutto negli strumenti solisti, danno il massimo con un risultato che è ad un passo dall'evento reale. Attenzione al volume perchè dopo un pò potreste farvi male : non c'è distorsione e quindi si tende a voler ascoltare ogni singolo suono distinto dagli altri. Le vecchie Stax se la cavano ma offrono sempre una prova molto personale, spesso sopra le righe. Portano in luce cose che con le Arya non si sentono proprio ma trascurano invece intere sezioni dello spettro. Le Arya sono la sintesi e l'equilibrio. Magari gli amanti della musica rock/heavy faranno bene ad evitarle, ma per gli altri sono un vero piacere. Ma le Jade in alcuni dischi sono semplicemente di un'altra classe. Non sempre, però dove le Arya danno una prova ottima ma non sorprendente, le Jade invece rendono magico quello che state ascoltando. Le acquisterei ? Ve lo dico alla fine ! *********************************************************************** I dischi utilizzati nella prova in batteria AC/DC : The Razors Edge/Thunderstruck e Fire Your Guns Jade : suono dettagliato, precisissimo ma nel complesso sottile. Chitarre non invadenti, voce un pò più sottile di come la conosco io. Basso indietro, un pò vuoto. Arya : basso pieno anche se non stravolgente, voce chiara, piatti metallici ma concreti Stax : chitarre fantastiche, voce perfetta, basso secco, corto, anzi, cortissimo Le Arya danno la risposta più convincente con un genere che non è adatto a nessuna di queste planari. Le Stax, al solito, se la cavano sempre bene, le Jade non trovano giustizia con questa musica Bach : Grosse Preludien un Fugen - Ullrich Bohme Jade : il pedale è più presente di quanto non si senza con le Stax, le voci superiori sono perfettamente separate, la spazialità del suono esemplare, rispetto alle Stax ma anche alle Arya Arya : basso molto più in evidenza ma si nota un pò di stacco con il medio e l'alto. Suono complessivamente più convincente delle altre due cuffie Stax : suono avvolgente e deciso, basso non particolarmente immanente e immagine non particolarmente ampia ma c'è tutto quello che si vorrebbe sentire Le Arya hanno la risposta più completa ma il suono delle Jade è semplicemente più bello. Le Stax rappresentano invece un organo molto più piccolo. Sinéad O'Connor : I do not want what I haven't got/Feel so different Jade : la voce è su un altro piano come c'era da aspettarsi, l'orchestra presente con i suoi pizzicati, immagine larghissima Arya : voce chiarissima, bella. Violini tersi, cristallini, nessuna fatica a seguire l'intero brano anche a volumi da mal di testa Stax : voce perfettamente amalgamata con l'orchestra, bassi pieno, immagine ampia Le Jade sono più emozionanti e nel complesso il risultato è più sexy di quello delle Arya. Le Stax non ci arrivano proprio. Sergey Babayan : Rachmaninoff/Appasionato Jade : mano sinistra molto più in evidenza, basso in ritirata, un pianoforte troppo più esile di quanto non si vorrebbe Arya : prestazione esemplare, suono pieno, pianoforte smisurato, basso potente, le due mani in perfetto equilibrio Stax : alti un pò metallici, sembra che la registrazione sia stata effettuata più da vicino, i bassi non si sentono Arya, Arya, Arya, soprattutto. Schubert : Trio Op. 100/II Andante con moto Jade : immagine fantastica, pianoforte non troppo in evidenza, violino lagnoso, violoncello un pò esile Arya : il violoncello qui si riscatta in pieno, il violino è meno rugoso, meno brillante, meno sexy, il pianoforte è completo e non copre gli altri strumenti Stax : pianoforte in evidenza che copre il violino, il violoncello é bello ma non abbastanza pieno Arya e Jade alla pari, che vi piaccia di più il violoncello o il violino, dipende da voi. Bach/Christian Tetzlaff : Ciaccona in re minore Jade : il violino moderno di Tetzlaff è semplicemente inarrivabile nel suono offerto dalle Jade, si sente il suo respiro (del violino, non del violinista), il nero tra gli spazi, una prova di un livello artistico sensazionale Arya : bello e completo, amalgamato Stax : elegante, questo è il campo delle elettrostatiche, pulito, chiaro, analitico. Manca però la nitidezza e il capacità di microdettaglio delle Jade Jade insuperabile, Stax per una prova molto personale, Arya in secondo piano. Questo disco è meraviglioso, con le Jade non riesco a smettere di ascoltarlo. Queste cuffie dovrebbero essere consigliate a tutti i violinisti. Diana Krall : The girl in the other room Jade : rispetto alle Stax si sente di più il riverbero della voce, il suono del piano è più bello e anche l'accompagnamento è più rotondo Arya : basso più rotondo, contrabbasso perfettamente udibile dove con le Stax non si sente, la voce è in secondo piano ed è meno chiara rispetto alle altre due, un pò più bassa e manca di tutto il dettaglio e l'ultrarealismo delle Jade Stax : la voce di Diana è più in risalto con le Stax, ma il complesso della prova offerta dalle Jade è di un altro livello Anche qui le Jade secondo me danno prova di elevato livello. Le Arya sono raffinate ma non così sexy. Silje Nergaard Jade : voce bellissima di cui si apprezza ogni dettaglio, pianoforte un pò metallico, meno appagante ma non è quello che mi interessa in questo disco Arya : bello finché non si sente con le Jade ma il pianoforte delle Arya è di un altro livello Stax : complessivamente meglio delle Jade, è il timbro di voce che meglio si presta alla sua impostazione. Pianoforte chiaro e tutto sommato migliore di quello delle Jade Jade o Stax secondo i vostri gusti. Probabilmente per me, Stax John Williams : tema di Guerre Stellari Jade : suono chiaro, forse troppo ma è questione di gusti Arya : equilibrio energetico più lineare con una presenza sulle basse più intensa ma archi meno accattivanti delle altre due Stax : bello ma suono un pò esile Un direttore d'orchestra qui certamente tenderebbe a preferire le Arya, i violinisti continuerebbero a scegliere Jade Genesis : Sellng England by the pound Jade : la voce di Peter Gabriel appare un pò più esile di quanto non mi piacerebbe, e i bassi sono chiaramente meno potenti Arya : bella prova, voce, quadro d'insieme, potenza, più interessante Stax : suono troppo esile, troppo sbilanciato sulle alte E' un disco che anche rimasterizzato resta un pò aspro. Le tre cuffie danno una prova differente. Le Stax eccellono negli arpeggi delle chitarre, le Jade nella voce di Gabriel che però é più corretta nelle Arya che hanno più potenza. Le Stax in un ascolto prolungato sono troppo esili e un pò artificiose. Beethoven/Savall : sinfonia n. 3 Jade : suono pulito, ampio, archi setosi e leggeri, bassi decisamente in secondo piano Arya : questione di equilibrio, questa registrazione si caratterizza per l'ampio risalto dato ai timpani e la leggerezza degli archi. Il contenuto energetico con le Arya salta subito in primo piano, non che con le due elettrostatiche non ci siano i timpani, ma sono leggeri ed aperti come il resto della registrazione Stax : una via di mezzo tra le due, archi in primo piano, medio-bassi in evidenza, bassi profondi inesistenti (contrabbassi) Monteverdi : Il terzo libro de' madrigali Con questa registrazione - praticamente perfetta - siamo nel dominio delle cuffie planari. Sinceramente non riesco a decidere una prevalenza. Le Stax pongono, come sempre, in primissimo piano le voci femminili. Le Jade hanno un suono splendido e, magicamente, le voci maschili sono le più belle. Le Arya, eleganti ed energetiche come sempre. Till Bronner : Night Fall E' un disco in cui si sente il fiato di Till mentre suona e ogni singola corda del contrabbasso di Dieter Ilg. Le tre cuffie danno una interpretazione molto differente tra loro. Le Stax mettono tutto in primo piano, senza privilegiare nulla. Le Arya sono più scure. Le Jade, incredibilmente dettagliate in tutto, e a dispetto di quello che si penserebbe, donano il più bel contrabbasso immaginabile. Il suono è più chiaro ma più lucido, come l'evento reale. *********************************************************************** Jade e Stax si sono alternate sia sull'amplificatore HIFIMAN che sul mio valvolare Stax. Le Arya sono state pilotate dal mio Audio-GD R28 via cavo bilanciato in argento. L'Audio-GD R28 ha fatto sa semplice ricevitore/DAC per gli amplificatori delle elettrostatiche. Costruzione : Robuste e bellissime. Meglio delle Arya. Non solo per quella fluorescenza verde che traspare dai padiglioni ma proprio per l'insieme. Mi piace di più sia il pad che l'archetto, tondo. Stanno perfettamente in testa senza alcun bisogno di regolazione. il cavo è di ottima fattura. Non lunghissimo e ovviamente, non intercambiabile. Sembra anche robusto. Connettori di splendida fattura, nel complesso più elegante della fettuccia interminabile delle mie Stax. Costruttivamente sono superiori alle Stax, che sono sempre state fragili e tutte in plastica (oltre che orrende) quel connettore pentapolare è del tutto compatibile, come la tensione di alimentazione, agli standard Stax : quindi intercambiabilità totale. segni particolari ? Bellissime ! L'amplificatore offerto in bundle è di ottima fattura. Solido e pesante, non offre appigli a critiche. L'esemplare in prova ha la manopola del volume un pò allentata. Forse basterebbe stringere le viti di blocco ma non ho voluto verificare. offre due uscite per due cuffie differenti (cosa che mi ha permesso di alternare all'ascolto le mie Stax senza equilibrismi) mentre gli ingressi sono sia bilanciati (da preferire, perchè le elettrostatiche sono bilanciate per natura) che sbilanciati la sagoma laterale è a forma di trapezio, giusto per rendere più elegante la forma complessiva. ho letto in molte recensioni critiche a questo apparecchio. Nell'ascolto in confronto con il mio Stax (che costa molto di più ed è a valvole) si notano alcune sfumature a favore dello Stax ma sostanzialmente solo nella gamma più alta. Considerando l'offerta di acquisto e la disponibilità molto rara di amplificatori per cuffie elettrostatiche io non starei troppo a pormi dei dubbi. Se non avete già uno Stax in casa, prendetelo con fiducia. ****************************************************************************************************************** Non sto ad indicare le caratteristiche tecniche delle Jade II, potete trovarle insieme a tutta la documentazione sul sito ufficiale. Per i più tecnici, rimando alle misure di risposta che ho effettuato e pubblicato nei giorni scorsi qui : e che in larga parte trovano conferma nelle sensazioni di ascolto. ********************************************************************************************** Conclusioni Prova molto, molto impegnativa perché queste sono cuffie di alto livello e con caratteri simili. Difficile stabilire un vincitore anche se tenderei ad escludere le Stax che guardo con indulgenza per la loro età e per cosa hanno rappresentato per me. Se non avessi già le Arya acquisterei subito le Jade II. Si sposano alla perfezione con quello che significano per me le cuffie. Per me l'ascolto in cuffia non è una alternativa a quello tradizionale con gli altoparlanti. Quello resta il mio modo di ascoltare la musica. In cuffia voglio poter analizzare il dettaglio e non mi interessa una riproduzione o un tentativo di riproduzione in scala dell'evento musicale. Il dettaglio, il suono, tutto ciò che generalmente non si riesce ad ascoltare anche dal miglior speaker del mondo. Per questo credo che non ci possano essere delle cuffie assolute in grado di suonare tutto al meglio e come piace a me. Le Jade II, se vogliamo, sono ancora più esclusive in una visione di questo genere perché sono eccezionali - non esito a dire MAGICHE - in certe cose. Ma non in tutte, sebbene sappiano dare sempre una interpretazione di grandissima classe. Suono raffinato, dolce, mai affaticante sebbene il medio e l'alto - almeno finché arrivano le miei vecchie orecchie - sia di una precisione ad altissima risoluzione. Nei violini non ho mai sentito niente di altrettanto realistico. E nelle voci a cappella o comunque, senza intermediari elettronici in mezzo, non si possono assolutamente battere in questa fascia di prezzo. E nel jazz fatto di piccoli gruppi e con voci complementari, dove persino il contrabbasso diventa vivo oltre l'immaginabile. Sono molto meno convincenti dove ci vuole energia e dove le masse sonore trascinano il senso del suono. Dove non c'è dettaglio è uno spreco utilizzare queste cuffie. Un pò come tentare di guardare fuori dalla finestra con il microscopio. Anche le Arya non sono indicatissime per i grandi volumi sonori (non parlo di livello acustico, parlo di volume, avete in mente l'ottava sinfonia di Mahler ?) ma si tolgono dai guai meglio delle Jade. Se hanno un limite è nel prezzo del sistema, perchè uno deve comprarsi anche l'amplificatore. E queste non possono essere le uniche cuffie che hai in casa, perchè per certe cose non possono essere usate (tipo il rock o l'heavy metal, oltre alla grande orchestra). Ma se avete già un amplificatore oppure volete avere dei monitor elettrostatici che in fondo costano una frazione di qualsiasi altra cosa di fascia superiore possiate immaginare, beh, pensateci bene. Io stesso, che potrei comprare le sole cuffie, sono maledettamente indeciso .... cederò alla tentazione ? Ve lo farò sapere !
  10. Risale a diversi decenni fa la mia passione per le cuffie Stax. Il primo ascolto fu con un modello entry-level, forse le SR-34 non mi ricordo più, in un negozio in metropolitana a Milano che non esiste più da un sacco di tempo. Ascoltai per intero il secondo concerto di Brahms con Ashkenazy accompagnato da Solti. L'effetto fu elettrizzante. Non avevo idea che si potesse ascoltare ad un livello tale, ben superiore ad ogni diffusore che avevo visto sino ad allora. Soprattutto la neutralità e la naturalezza di emissione e la facilità di ascolto, senza alcuna fatica. Potendo distinguere ogni singolo strumento. Le cose poi non vanno come si immagina e le cuffie con cui ho avuto la più lunga frequentazione furono invece le venerande AKG K340, molto differenti salvo il fatto che la via medio-alta di quelle cuffie ... era elettrostatica. Molti anni dopo (ma comunqu molti anni fa) soltanto sono entrato in possesso di un sistema Stax all'altezza delle mie aspettative, mio sistema di riferimento fino a qualche mese fa. Si tratta delle SR-404, versione Signature, modello medio della serie Lambda, accoppiate con l'amplificatore/elevatore di tensione, Stax SRM-006T. Cominciamo proprio da questo apparecchio che mi permette di scrivere qualche appunto sulle cuffie elettrostatiche. Le cuffie elettrostatiche Sono trasduttori che appartengono alla famiglia dei planari (ortodinamiche) come le magnetostatiche. Un sottilissimo diaframma di materiale plastico trasparente è polarizzato ed immerso in un campo elettrostatico generato da armature caricate elettronicamente. La differenza rispetto alle magnetostatiche sta principalmente qui (queste ultime hanno un campo magnetico permanente) e nella necessità di avere un amplificatore dedicato che produca anche la tensione necessaria a generare il campo magnetico necessario al funzionamento. Senza sarebbero mute. Le mie Stax SR-404 signature posate sul loro amplificatore il frontale champagne del mio Stax SDM-006t a valvole. qui il dettaglio dei pulsanti e degli attacchi per i cavi. E' possibile collegare fino a tre cuffie contemporaneamente. Il controllo di volume incorpora anche un controllo di livello (sono sostanzialmente due potenziometri coassiali indipendenti). Il dispositivo riceve il segnale da una doppia entrata linea, sia bilanciata che sbilanciata, passante per connettere eventualmente qualcosa d'altro in cascata. C'è addirittura una presa per la terra, in caso si colleghi un giradischi. ovviamente, le cuffie Stax hanno una configurazione completamente bilanciata già a partire dall'amplificatore, per cui l'unica cosa sensata è utilizzare l'ingresso bilanciato. Questo amplificatore ha una topologia ibrida, con stadio pilota a valvole e stadio finale a transistor, tutto in classe A. le due valvole hanno un cupolino sulla parte superiore del telaio con i forellini per favorire la ventilazione. Nel funzionamento l'amplificatore scalda moltissimo ma il meglio di se lo dà proprio quando è molto caldo. Ogni dettaglio è ben strutturato, ben costruito, ben congegnato. Dà sicurezza già a partire dall'aspetto. Dai connettori, proprietari di Stax e praticamente uno standard (anche HIFIMAN per le sue elettrostatiche utilizza la stessa configurazione) parte sia il segnale bilanciato, che la tensione di alimentazione delle armature elettrostatiche. Come sono fatte le cuffie Hanno la tipica struttura delle Stax serie Lamba, il cui primo modello ha oramai quaranta anni (e ci sono esemplari che ancora funzionano perfettamente). La costruzione è interamente in plastica. Tranne i padiglioni e la fascia sotto l'archetto che sono in pelle. il marchio Signature sull'archetto. Notare il segno dello stampo della plastica. Pessimo l'accoppiamento dei colori, verde, rosa, argento, marrone ? Per un italiano è un vero colpo in un occhio ... ! anche il marchietto del modello è in rosa, posto sopra al padiglione. L'archetto è smontabil ed intercambiabile. i due padiglioni sono sostanzialmente identici. Se smontati bisogna poi riconoscerli ad occhio perchè non c'è un marchio che ricorda quali siano i canali (entrambi sono alimentati dal cavo di collegamento allo stesso modo e solo sull'archetto ci sono le indicazioni dei due canali Right e Left). l'imbottitura è morbidissima, la pelle è vera. E' intercambiabile (infatti io ho sostituito entrambi con un ricambio nuovo fatto arrivare dal Giappone). la sagoma trapezioidale del singolo trasduttore. l'interno del padiglione. I due lati sono schermati e le due armature protette da una struttura metallica. Non ho mai infilato le dita ma credo siano protetti da intrusioni. Nel complesso comunque la costruzione si presta a svariate critiche. Le plastiche non sono robuste, l'insieme un pò precario. Al di là dell'estetica - certamente discutibile per gusto ed assieme - è proprio la fattura che non sembra a livello dello status del marchio e del prezzo preteso (considerate che un paio di STAX SR-404 Sn usatissime costano 1300-1500 euro ancora oggi ...). Però sinora non mi hanno abbandonato e devo anche ammettere - al netto dell'invecchiamento dei miei timpani - che suonano sempre come il primo giorno, nonostante l'età. Le SR-404 sono chiaramente fuori produzione, sostituiti da modelli più recenti. La serie LAMBDA si differenzia dalla serie OMEGA già a partire dalla struttura. Le OMEGA hanno il padiglione circolare, sono in metallo. Costano un botto. E sono considerate da tutte il rifermiento da sempre per le cuffie di ogni livello. Le Lambda non sono a quelle livello ma sono genuinamente tra le migliori cuffie che si possano ascoltare. L'ascolto Le cuffie elettrostatiche STAX sono famose per la loro analicità, trasparenza, neutralità. Suono cristallino. Per anni sono state usate negli studi di registrazione CBS in America, almeno finchè non è arrivata Sony a comperarsi tutto quando. Non lo sono invece per la loro estensione, almeno non le LAMBDA. Il suono è dichiaratamente monitor, con una grande presenza delle medie e un impatto che è fortemente a favore dei solisti che risultano sempre perfettamente in primo piano. Ne è prova la misura della risposta in frequenza, eseguita con i microfoni miniDSP Ears e il programma REW Un canale solo due canali ad un livello di ascolto tipico. le differenze di livello tra i due canali sono probabilmente da ascrivere al controllo di livello o ad una imperfetta pressione dei padiglioni sulle orecchie artificiali. Nulla di distinguibile all'ascolto, considerando che tutto è perfettamente regolabile. La misura conferma una estensione ridotta sulla gamma bassa, il medio basso con un evidente "gonfiore", la gamma delle voci in netta evidenza, l'alto in ritirata e l'altissimo non esageratamente tormentato (come invece si vede in molte cuffie dinamiche con trasduttori metallici). La prova sta ne pudding, cioè nell'ascolto. Voci femminili, cori, strumenti a fiato, archi, tutto in evidenza. Basso acustico bello pieno, basso estremo non allo stesso livello. Violini setosi, clarinetti sottili, oboi nasali. L'immagine non è la loro caratteristica principale. Il suono si sente nelle due orecchie e sopra la testa, nonostante la forma asimmetrica e trapezioidale dei due trasduttori possa far pensare diversamente. La grande orchestra si perde di impatto e la collocazione degli strumenti un pò artificiosa. Ma continua ad essere estremamente affascinante la facilità con cui si individua perfettamente ogni singolo strumento, anche nella tessitura più complessa e numerosa. Se dovessi dire per cosa sono più indicate, sceglierei certamente le voci femminili e la musica da camera in generale. Il coro anche, sebbene manchi un pò di corpo nei bassi più potenti. L'organo proprio non è per loro, diventa troppo esile. E nonostante certi commmenti, assolutamente inadatte ad ogni genere che non sia acustico, pulito, naturale. Soprattutto due caratteristiche, la naturalezza complessiva dell'ascolto, una volta fatta la tara al suono di tipo "monitor" e ad un certo deficit nella parte bassa dello spettro, e specialmente l'assenza di fatica d'ascolto e l'assenza di fatica fisica nel tenere le cuffie in testa che nemmeno dopo otto ore vi faranno venire voglia di metterle via. La bassissima distorsione, almeno da 100 HZ in su, tende a farti prendere la mano con il volume a livelli poco salutari per le orecchie. Forse alla ricerca di un pò di più di musica in basso ma senza successo. Non sono cuffie che sopportano tanta potenza e l'equalizzazione abbastanza inutile, perchè quanto poteva essere fatto per compensare i limiti del trasduttore, è già stato fatto in fabbrica. In sintesi Io le adoro ma non sono cuffie adatte a tutto (nella realtà non ci sono cuffie adatte ad ogni genere musicale). Impagabili con la musica da camera e la voce accompagnata da pochi strumenti, non riescono a dipanare la grande massa orchestrale. C'è anche una certa artificiosità, tipica dell'impostazione da monitor, che vi fa immaginare di non essere di fronte all'evento reale ma nella sala da registrazione. I singoli strumenti sono così dettagliati ed isolati che vi sembrerà di avere da vanti la console dell'ingegnere del suono. E' una sensazione unica che non riesco a descrivere oltre e che bisognerebbe provare se avete ... orecchie adatte. Alla ricerca di qualche cosa di più universale, dal dicembre scorso ho acquistato le HIFIMAN Arya che, pur non essendo elettrostatiche, hanno un suono che coniuga alla perfezione - per il mio gusto - l'analicità estrema delle elettrostatiche, con una tenuta in potenza e una capacità di impatto più da dinamiche, benchè l'impostazione sia simile. Ma so che prima o poi cercherò altre elettrostatiche perchè è difficile non immaginare che la tecnologia intanto si sia raffinata. Certo queste Stax SR-404 resteranno per sempre con me. PRO totale assenza di fatica di ascolto suono trasparente, dolce, naturale, privo di asperità sensazionale capacità di identificare perfettamente ogni singolo strumento rispetto a tutto il resto del tessuto sonoro leggere da portare anche per ore e ore e ore l'amplificatore è di qualità assoluta CONTRO costruzione ed estetica decisamente criticabili estensione carente lato basse suono monitor con le medie in avanti e in generale i solisti in primo piano l'amplificatore - indispensabile per il loro funzionamento - scalda parecchio l'immagine della scena sonora non è propriamente il loro punto di forza, sebbene sia perfettamente identificabile ogni singolo punto sonoro, non si ha mai l'impressione di essere davanti ai veri musicisti in sala, ma ad una loro ricostruzione olografica al servizio dell'ascoltatore. Quasi una scena 3D al posto di una concretamente reale. hard rock, heavy metal, techno, registrazioni "pompate" decisamente non sono roba per loro molto, molto costose
  11. La fotografia di paesaggio, soprattutto se finalizzata ad ottenere immagini di elevata qualità in grado di essere stampate in grandi dimensioni, è un banco di prova estremamente severo per le lenti grandangolari. Per più di un motivo: - Occorre innanzi tutto che siano nitide, possibilmente in modo uniforme tra centro, bordi ed angoli: normalmente le composizioni più dinamiche, che sfruttano l'effetto dei grandangoli di accentuare il primo piano partono proprio da lì! - Serve che siano resistenti al flare, in quanto la luce più interessante per questo tipo di fotografia raramente arriva dalle spalle del fotografo in quanto è quella che meno scolpisce i soggetti. - Devono avere aberrazioni cromatiche molto controllate, in quanto spesso ci sono contrasti forti tra il cielo/sole e soggetti ricchi di dettaglio, come le piante. Certo, si possono "togliere con un click" nel nostro software di regolazione dei file.... ma nelle stampe grandi finiscono comunque per produrre aloni ed effetti indesiderati. - Devono avere poca distorsione, anche questa si può "togliere con un click".... ma lasciando sul campo la nitidezza, come dimostra il fratellino 14-30/4 - Devono essere filtrabili. Questo è un tema controverso, se ne è parlato molto anche qui su Nikonland all'annuncio di questa lente: per alcuni è un fatto marginale per altri addirittura dirimente per poterle utilizzare. Personalmente penso che il polarizzatore sia molto importante, spiegherò con un paio di esempi più avanti perché, e che i filtri Neutral Density siano molto utili. Mentre non uso più da tempo i filtri graduati, preferendo altre soluzioni nei rarissimi casi in cui la gamma dinamica dei moderni sensori sia inadeguata. Sul test di Max Aquila avete disponibilità di numerose immagini estremamente ben fatte di questa lente, per cui illustrerò l' articolo prevalentemente con fotografie realizzate con essa. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio vivamente: lo trovate qui. In ogni caso, la lente di cui parliamo è questa, montata su Z6II, con il paraluce portafiltri, un polarizzatore ed un ND64: Un paio di scatti per rompere il ghiaccio, è il caso di dirlo, così capiamo cosa fa questo signorino: Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/80" f11 ISO100 - A mano libera. Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/8" f8 ISO100 - A mano libera. Si, si inizia sulla neve: l'ho avuto da Max lo scorso dicembre. Ne scrivo solo ora perché non riuscivo a trovare difetti di cui parlare, ed allora ho pensato di doverci lavorare di più.... ma non c'è stato nulla da fare: non ne ho trovati. Ma andiamo con ordine. Primo punto: quanto è nitido? un sacco, è il miglior zoom grandangolare che io abbia mai provato. Con baionetta F non è mai esistito nulla che potesse produrre risultati del genere con la disinvoltura con cui lui riesce. Certo, il vecchio 14-24 AFS era una lente straordinaria per la sua epoca ma tra flare e scarsa planarità del piano di fuoco portare a casa belle foto non era semplice. Per non parlare del peso e della pena nel provare ad usarci i filtri! Con baionetta Z solo il 20/1.8S regge il confronto (e pure lo vince, nella sua specifica destinazione d'uso!). Punto. Guardate qui, questi sono alcuni scatti all'inizio di un'alba un po' livida, dello scorso 8 gennaio - praticamente dietro casa, il massimo raggiungibile all'epoca. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/40" f8 ISO100 a mano libera. I più attenti avranno notato "a mano libera". Già, con queste Z e lo scatto elettronico la necessità del treppiede è diventata sempre più rara, anche quando si sta testando la nitidezza di una lente. Questo il crop a pixel reali dell'angolo in basso a sinistra: Apritelo per vederlo non adattato. E così nitido che toglie il fiato. 14mm, f8, a mano libera. Pixel reali significa che, in dipendenza della risoluzione del vostro monitor, è probabilmente come guardare una stampa A2 con il lentino. E a 24mm? Z6II su 14-24/2.8S@24mm 1/60" f11 ISO100 a mano libera. E qui il crop, sempre a pixel reali, dell'angolino in basso a destra. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/30" f16 ISO100 a mano libera. E questo il crop, sempre pixel reali, dei rametti contro il cielo per verificare le aberrazioni cromatiche. Il file è postprodotto schiarendo abbondantemente le ombre, siamo in pieno controluce. Credo che questi siano esempi più eloquenti di qualsiasi commento io possa fare. Basta guardare, ma ricordatevi di aprire i file! Ma, in premessa, parlavo dei filtri. Cioè di questo: Che qui vedete montato sulla Z6II con basetta Meike, con il paraluce monta filtri su cui ho inserito il polarizzatore Nisi - I filtri Nisi sono stati la mia scelta per questa lente. Grande? si, grande. Ma nemmeno poi troppo. Ricordiamoci che il paraluce si avvita e svita a baionetta e che quindi occorre montarlo... solo quando serve! Nikon ne fornisce un'altro, più piccolo, per i casi in cui si fotografi in esterni senza necessità di filtri, così come, vale la pena ricordare, una piccola protezione dal sole è già presente e solidale al barilotto. In ogni caso, qui vedete il paraluce, con il suo tappo, i filtri polarizzatore e ND64, le custodie originali Nisi per i filtri (dimensione 14x14cm) ed un tappo standard da 77mm per confronto. Dico subito che all'inizio ero scettico, mi sembrava una soluzione complicata, costosa ed artificiale. Ma nell'uso sul campo mi sono ricreduto al 100%. Montare i filtri da 112mm sul paraluce è una trovata assolutamente geniale! Perchè? Innanzi tutto si ottiene un insieme che non vignetta assolutamente, nemmeno a 14mm e montandoli entrambi. Non serve sempre, ma quando serve è una manna! Z6II su 14-24/2.8@14mm 25" f16 ISO100, CPL ed ND64. Il polarizzatore è servito a togliere il riflesso dal mare e dai quarzi delle rocce, saturandone bene i colori, l'ND a togliere le ondine che la brezza produceva. Altro esempio: Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore "al minimo", senza sarebbe anche peggio (non l'ho tolto per far prima, e non avevo ancora chiara una cosa, ne parlo dopo). Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore. Z6II su 14-24/2.8S@18.5mm 1/80" f8 ISO100 - Polarizzatore. Il punto è: il polarizzatore, sui grandangoli spinti, non serve ad aumentare il contrasto tra cielo e nuvole (ambito d'uso dove anzi tende a far casino) ma a togliere i riflessi dall'acqua e da tutte le superfici molto riflettenti, come le foglie o le rocce, specie se bagnate! Ma dov'é la genialità della soluzione? beh, ci ho messo un po' a capirlo, come tutte le cose devi toccare con mano. Il fatto è che il paraluce si monta "a baionetta", quindi per mettere e togliere i filtri sul campo con il treppiede in posizione precaria non occorre più avvitare il filtro in posizioni assurde con il rischio di farlo cadere: basta togliere il paraluce, tenuto fermo dal blocco "a pulsante" comune a tutte le soluzioni "pro" di nikon e lavorarci con calma. E se non serve, perché si voleva toglierlo, si può coprire e mettere in tasca, pronto per il prossimo giro. Ed è fornito anche un normale tappo per la lente frontale. GENIALE!!! Mi spiego con un esempio, che serve ad introdurre anche un altro concetto: A che servono i grandangoli così spinti nella fotografia di paesaggio? non a fotografare una scena ampia - es. una catena di montagne - ma ad enfatizzare il primo piano. Che spesso deve essere letteralmente a pochi cm dalla lente frontale. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/4" f16 ISO100 - Polarizzatore. Come già avrete immaginato, quelli non sono enormi scogli tafonati, ma roccette alte, nel punto più rilevato, circa mezzo metro. La macchina stava sul treppiede a 30cm dall'acqua. Per avvitare o svitare il polarizzatore o aggiungere/togliere l'ND, in posizioni come quelle, occorre sia stare scomodi sia rischiare di avvitare male e fare cadere tutto in acqua. Lavorando così, da scogliere e su torrenti, ho perso per sempre più di un filtro! Ma ne abbiamo un'altra: il tappone da mettere sul paraluce. Questo. Geniale pure lui? Si. Mai fotografato sotto la pioggia o vicino ad una cascata? quanto vi siete rotti le scatole tra una fotografia e l'altra per ripulire la solita goccia dalla lente frontale? quante foto buttate perchè non vi siete accorti? o peggio, al mare controvento? Beh, basta il tappo king size, che pure lui si incastra a baionetta, ed il problema è risolto. E, ultimo aspetto, il tutto non è così grande come sembra: - 2 filtri da 112mm con la custodia, occupano uno spazio di cm 14x15x1 - Il "tappone" compreso paraluce è un cilindro di 12.5cm x 4cm di spessore. Il solo "tappone" 3cm di spessore. Ed il tutto sulla mia bilancia fa 300gr di peso. A portata di qualsiasi zaino. C'è poi un bonus ulteriore. Questo paraluce si può montare anche sul 24-70/2.8S e sul 70-200/2.8S. Insomma, con un set di filtri ci fai tutto. Ho provato e va anche sul 70-200/2.8 AFS FL, ma il montaggio non è sicuro (non blocca bene) per cui non lo consiglio. Ok, un mucchio di parole e di "crop da misuroni". Ora ci guardiamo qualche foto, se vi va. Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/800" f8 ISO100 Z6 su 14-24/2.8S@24mm 1/40" f16 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/1.6" f11 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5" f11 ISO100 Polarizzatore Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1.3" f16 ISO100 Polarizzatore. Conclusioni. Una lente di eccezionale ed inedita qualità, letteralmente il sogno del fotografo paesaggista impegnato al quale consente, con agilità e semplicità d'uso sorprendenti, di concentrarsi al 100% sulla fotografia, ottenendo sempre il massimo della qualità, sotto ogni profilo ed in ogni condizione. Questo vale, per effetto dei piccoli ingombri e pesi coinvolti, altro aspetto del tutto inedito, ovunque siano i suoi soggetti preferiti: dal mare a pochi passi dall'auto al cuore delle alpi raggiunto in ore ed ore di cammino. Parliamo di una lente che pesa 650gr, sostanzialmente ha peso ed ingombro del vecchio 16-35/4 AFS VR che questa meraviglia letteralmente distrugge sotto ogni profilo. Così come distrugge il precedente Re del mondo F, il 14-24/2.8 AFS che per peso, ingombro, uso problematico dei filtri e pure prestazioni ottiche è così lontano da essere inconfrontabile. Pregi: - Peso ed ingombro minimi, per il genere degli zoom grandangolari ma anche in assoluto considerato che pesa meno di 2 etti in più del 14-30/4S, che aveva fatto gridare al miracolo alla sua uscita. - Eccellente ergonomia, nell'uso normale e con i filtri. - Eccellenti prestazioni ottiche. - Eccellente qualità costruttiva. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti accessibili con un giro di ghiera. - Ottima luminosità: è più che adatto alla fotografia notturna. Difetti: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 27/6/2021.
  12. Oggi ho voluto provare a fare della foto ravvicinata, anzi della quasi-macro, con la Z6 ed il 24-200mm f4-6.3 su cui ho montato la lente addizionale SIGMA AML 72-01. Come è andata? Leggete e saprete! Ho sempre sostenuto che in assenza di un macro, uno zoom che arrivi a 200mm accoppiato ad una lente addizionale acromatica di buona qualità e non troppo potente, come la SIGMA AML 72-01 (1,8 diottrie) possono dare soddisfazioni a chi non ha obiettivi macro o o non se li è portati dietro per i motivi più vari. Vale anche per il Nikon Z 24-200mm f4-6.3? Se così fosse si avrebbe un kit per fare di tutto in viaggio, compresa la fotografia ravvicinata.. Ho voluto quindi trasformarmi in un macrofotografo "occasionale", scattando addirittura a mano libera. Ecco i protagonisti della storia: L'anello adattatore ci vuole perchè la lente ha diametro 72mm mentre l'obiettivo ha diametro 67. Attenzione: se si monta prima la lente, il paraluce non si innesta, occorre montare prima il paraluce e poi avvitare la lente (con su l'adattatore). Questa è un experience, non un test tecnico quindi per le specifiche e tutto il resto rimando ai numerosi articoli di Mauro, Max e perchè no, anche ai miei. Qui si guardano i risultati. Il 24-200mm da solo offre già una discreta versatilità d'uso e una buona qualità (per la sua categoria, non è un 70-200 f2.8 e non è una focale fissa, tuttavia è il primo superzoom che non mi ha fatto pentire di averlo comprato ed è già qualcosa). Cliccare sulle foto per vederle a maggior risoluzione. Da solo permette inquadrature interessanti, anche se lo sfondo non è tra i più delicati (ma vedremo che le cose possono cambiare): Nikon Z6, 24-200 a 200mm f8, 1/800s, 250 ISO, mano libera. Presenza di vento. Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/320s, 1800 ISO. Adesso montiamo la lente. Tutte le foto non sono croppate per dare un'idea dell'inquadratura effettivamente ottenibile col formato FX. Solo in fondo all'articolo ho messo due foto in formato Dx (specificato nella foto) per far notare la differenza. Il range di di utilizzo è da 55cm a 37cm circa dalla lente frontale (non dal sensore), e quindi anche il range di ingrandimenti non è molto ampio (teniamo presente che riducendo le distanze la focale si riduce), su soggetti piuttosto piccoli abbiamo questo: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, 10, 1/1250s, 720 ISO. Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f10, 1/1250s, 1600 ISO Con inquadrature un po' più ampie per via della situazione: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1600s, 720 ISO oppure perchè il soggetto è più grande: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1600s, 900 ISO Le cose si fanno interessanti. E la qualità? ecco un crop 100% dell'immagine sopra, con un po' di attenzione si intravedono gli ommatidi (le cellette dell'occhio) Altra libellula: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f10, 1/1250s, 1250 ISO Altro crop: Certo non è inciso come un vero macro, ma per essere uno zoom con davanti una lente, vedete voi. Con un minimo di attenzione, avvicinandosi in modo accorto anche soggetti un po' meno grandi possono venire bene: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1000s, 500 ISO. E... che belle le "palline" di polline sulle zampette!! E se ci avessi la Z50? Ne ha scritto Max Aquila, ma per amor di completezza vi faccio vedere la stessa foto "ritagliata" in formato Dx Eh mica male vero? Altro esempio con insetto lungo "mezza" ape: Eccoci alla fine di questa experience. Il nikon Z 24-200mm f4-6.3 abbinato alla lente addizionale SIGMA AML 72-01 (o ad altra lente acromatica equivalente come la Canon 500D), da' questi risultati, secondo me buoni o più che buoni, nelle foto in campo, quando conta il soggetto centrale e non serve la nitidezza ai bordi, prerogativa dei veri macro o di obiettivi più corretti. Se volete fare della macro il vostro genere fotografico d'elezione, è meglio cercare altre soluzioni, altrimenti ci si può divertire con veramente poco in termini sia di ingombro che di spesa. (c) Silvio Renesto per Nikonland Nota: la Canon 500D è una lente molto valida, ma molto pesante, visto il barilotto di plastica del 24-200mm che va tenuto esteso a 200mm, io preferisco montarci la SIGMA che pesa poco più di un filtro. E' una cosa secondo me da tenere presente se si fa una mattinata sul campo con la lente sempre montata.
  13. In una recente intervista rilasciata ai media cinesi, i progettisti della Z7 II hanno dichiarato che il sensore da 45 megapixel secondo loro ha ancora del potenziale da offrire. Si tratta praticamente dello stesso sensore che ha debuttato nel 2017 con la Nikon D850, cui è stata aggiunta la matrice dei punti per la rilevazione di fase. E che equipaggia anche la Z7, tale e quale. Questa Nikon Z7 II è quindi la terza fotocamera ad utilizzare questo sensore progettato da Nikon per le sue specifiche esigenze, a cominciare dalla sensibilità base di 64 ISO. In questo senso é proprio arduo se non impossibile trovare differenze di resa in termini di qualità di immagine tra le tre fotocamere. E' possibile - ma più in via teorica che pratica - che la D850 proprio per l'assenza dei punti semiciechi della rilevazione di fase abbia un filo di qualità in più quando si spingono le ombre oltre il dovuto. Ma qui mi fermo perchè è un campo di indagine che non solo non mi appassiona, mi annoia proprio. Dando per assodato che la qualità data dal sensore sia la stessa, noi tutti abbiamo amato la Nikon D850 - probabilmente la migliore reflex mai prodotta dal nostro marchio - per il mix di specifiche, di caratteristiche e di prestazioni offerte. Ma anche per quel feeling particolare che lo sviluppo del corpo delle reflex professionali Nikon ha raggiunto nella sua ultima fase di maturità. Usare una fotocamera come quella è un piacere, nessuno può negarlo. Tutto funziona come si deve. Tutto è dove te lo aspetteresti che sia. Le Nikon Z7 sono belle fotocamere, costruite con lo stesso criterio e con gli stessi materiali, concepite allo stesso modo. Ma sono state pensate per soddisfare un altro genere di fotografo, uno che si attende che una mirrorless, debba avere anche un pò meno peso e volume rispetto ad una reflex. Anche a costo di rinunciare ad un pò di comodità in termini di ergonomia e di comandi. Ammettiamolo, una D850 la si può usare a memoria, senza mai entrare in un menù. Mentre più di metà delle funzioni di uso comune della Z7 ti obbligano ad entrare nel menù, sia anche solo quello rapido richiamato dal tasto i (che pure è presente anche nella D850) mentre stai fotografando. Non è la stessa cosa. Almeno, non è la stessa cosa per una certa fascia di fotografi. Motivo per cui molti di noi stanno attendendo la vera alternativa mirrorless Z della reflex D850. Anche se in termini di qualità di immagine una Z7 arriva fino la. E lo fa anche andando in campi inesplorati dalla D850. Quelli resi possibili dal mirino elettronico, dall'assenza di specchio e di ... otturatore meccanico (almeno quando è possibile usare quello elettronico). Bene, chiarito il punto che a distanza di quasi tre anni dal lancio una Z7 non sostituisce per intero una D850, vediamo meglio la Z7 II. Distinguere da lontano una Z7 II da una Z7 è impossibile. Perchè le differenze sono sostanzialmente due. Una è il marchietto : l'altra la contattiera interna che permette la comunicazione piena con il nuovo battery grip Nikon MB-N11 e la logica di ricarica della nuova batteria interna EN-EL15c, ricaricabile anche durante l'uso. Il resto - i due processori, il buffer maggiorato e le nuove modalità autofocus - si possono apprezzare solo nell'uso ma non differenziano sul piano estetico le due fotocamere. Che per il resto sono del tutto fungibili. Z7 e Z7 II sono entrambe fotocamere più riflessive delle Z6 sono progettate per poter sfruttare la più elevata risoluzione e gamma dinamica a basse sensibilità sono più versate per la fotografia di studio, la macro, il paesaggio (ma solo a condizione di sfruttare la gamma dinamica e la risoluzione alla sensibilità base) sono le più indicate per sfruttare di più la capacità di risolvenza dei migliori obiettivi (che di converso significa che richiedono i migliori obiettivi per offrire il meglio di se) la più ampia capacità di catturare le sfumature di colore permesse dal doppio dei megapixel, si perdono se la destinazione d'uso non prevede stampe fine-art di dimensione superiore ad almeno A2 Bene ma in cosa si differenziano allora, Z7 e Z7 II ? Non è una domanda banale. Ed è meglio sgombrare il campo dagli equivoci. per alcuni fotografi potrebbe essere molto arduo determinare quanto hanno fatto i progettisti Nikon nella Z7 II. Che porta sulla Z7 sostanzialmente questi vantaggi che abbiamo già accennato ma che ripetiamo ancora : nuova batteria EN-EL15c, più capace ma soprattutto in grado di essere ricaricata via USB-C durante l'uso (la stessa EN-EL15c è compatibile con la Z7 ma senza possibilità di ricarica durante l'uso) nuovo battery grip MB-N11 completo di comandi per lo scatto in modalità verticale (mentre rimane la compatibilità con il battery-pack MB-N10 progettato per Z7 e Z6) buffer maggiorato doppio slot di memorie. Allo slot per XQD/CFexpress è stato associato uno slot per schedine SD UHS-II modalità video in formato 4K60P (la Z7 si ferma al 4K30P che per molti sarà già superiore alle proprie necessità, ammesso che siano interessati al video) nuove modalità autofocus (in particolare per quanto riguarda il riconoscimento del volto e dell'occhio di umani e animali domestici) nuova modalità di selezione dei tempi di scatto sino a 900 secondi (ammetto che è una funzione che non ho esplorato e che dubito avrò mai bisogno di usare) oltre ad una potenzialità, di fatto già messa in campo, di ulteriore sviluppo delle capacità via firmware che sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo) interrotta sulla Z7 (che sia per ragioni di marketing o tecnologiche lo ignoriamo). La Z7 II ha un doppio processore identico a quello della Z7 che ne rendono più fluido l'impiego. Nell'uso pratico io l'ho riscontrato solo in termini di migliore precisione del riconoscimento dell'occhio dei miei soggetti e nella possibilità di scattare praticamente in continuo senza interruzioni. Mentre la Z7 dopo pochi scatti tossicchiava avendo saturato il buffer, la Z7 II invece continua a scattare mantenendo sostanzialmente costante (almeno in raffica H) la capacità del buffer che viene liberato sulla CFexpress praticamente in tempo reale (nell'uso la capacità residua si mantiene pur scattando a raffica sui 22-23 scatti liberi, andando a zero solo quando si raggiunge il limite imposto dopo parecchi secondi di fotografia che in condizioni normali "non da sport" praticamente non capita mai. La Z6 II invece arriva fino a 200 scatti, come abbiamo visto nei nostri test pratici con video dimostrativo). Ma queste caratteristiche probabilmente interessano solo una parte dei fotografi. Non certo chi fa sempre pochi scatti oppure fotografa solo in studio a scatto singolo o fa paesaggio, che sono poi le occupazioni principali della Z7. Ok, ci hai detto tutto ? Ma come va ? E' una fotocamera Nikon. Quindi va benissimo. Nei mesi da cui l'ho in casa l'ho usata come macchina principale, facendo di tutto. Pur confinato per lo più in casa ho superato i 20.000 scatti con profitto. Senza inconvenienti e sempre con grande soddisfazione. Con soggetti statici : focus stacking di 26 scatti ad alta risoluzione : Nikon Z7 II e Nikkor Z 24-200 ad f/8 con soggetti dinamici : Nikon Z7 II insieme al suo compagno ideale, il meraviglioso Nikkor Z 50/1.2 S che grazie alla sua luminosità le consente di scattare per lo più ad ISO 64 per sfruttarne la grandissima gamma dinamica Ottenendo con più facilità le foto che ottenevo con la mia precedente Nikon Z7 che potrà sembrare un limite ma nella realtà non lo è affatto. Confesso che oggi queste foto non sarei (e non sono) più capace di farle con una reflex. La comodità di vedere a mirino la luce e l'esposizione, la silenziosità, lo stabilizzatore integrato, l'assenza totale di vibrazioni che mi consentono di scattare foto "granitiche" ad 1/8'' senza scordare la grande potenza per me - ritrattista al 90% - di poter inquadrare mettendo l'occhio del mio soggetto in qualunque punto del frame senza dover fare equilibrismi è impagabile. Ma sarebbe anche un filo disonesto dire che le differenze tra Z7 II e Z7 invochino l'immediato upgrade. La Z7 II è una macchina meglio rifinita che consiglio a chi pensi di dotarsi di una Z7 oggi. Ma ha qualità superiori alla Z7 solo per chi ne necessiti specificatamente. Per tutti gli altri la Z7 offre le stesse qualità di immagine ad un prezzo più vantaggioso, senza altra rinuncia che non siano quegli aspetti, importanti ma non rivoluzionari, che abbiamo bene evidenziato, credo. Escludo a priori che chi trovi nella Z6 la sua macchina d'elezione, possa aggiornarsi alla Z7 II. Avrebbe sbagliato in origine, oppure sbaglierebbe oggi. Z6 e Z7 restano differenti nell'impostazione e nell'indole anche nella versione II. Quindi non fate l'errore di pensare alla Z7 II come una Z6 ad alta risoluzione. Non è così. L'equivoco nasce dal fatto di avere fisicamente la stessa architettura. Ma la Z6 II va più veloce, ha un video più fluido, è più agile, ha una gamma dinamica complessivamente migliore su tutto l'arco delle sensibilità. La Z7 II resta una macchina da meditazione. Un complemento per chi abbia già una macchina per tutti i giorni. O la macchina d'elezione per chi viaggia sempre in surplasse. Che è sempre un bel viaggiare anche quello. *** Una nota a margine sull'ultimo firmware appena pubblicato. E' possibile che l'autofocus della Z7 II sia più sensibile di quello della Z7 come dicono le specifiche. Io sinceramente non sono andato a cercare le differenze, anche perchè non ho più in casa una Z di prima generazione. Ma ho provato il riconoscimento dell'occhio delle persone al chiuso mentre un amico usava una Z6 I. La differenza è eclatante. E qui (anche, non solo la Z6 II) la Z7 II è sia più sensibile che più precisa anche della Z6. Ci vede di più, da più lontano, sbaglia poco o niente. Ecco, se uno fotografa le persone, un pensierino alla nuova lo dovrebbe fare. Otterrebbe in un colpo tutti i vantaggi del caso ed avrebbe meno pensieri quando cerca l'occhietto della modella in penombra anche a figura intera a 4 metri di distanza come in questo caso : l'autofocus è andato a prendere l'occhietto anche se è lontano ed occupa una frazione del campo inquadrato e sebbene un occhio sia socchiuso e l'altro semicoperto dai capelli E un'ultima annotazione che sono certo non farà piacere al distributore italiano ... ma mi corre l'obbligo. Le prime Z sono tutte eccellenti fotocamere io ho accumulato sinora 300.000 scatti con le Z di prima generazione e 50.000 con quelle di II generazione. Ma sappiamo che se non è domani, tra qualche mese uscirà almeno un esemplare e poi più di un esemplare di Nikon Z si categoria superiore. E la Z7 II non sarà più l'ammiraglia delle Z ...
  14. L'ho appena rispedita indietro dopo 13 giorni di impiego. Ne sono venuti 6 articoli in tutto che vi condivido in coda a questa anteprima. Nikon Z6 sopra, Nikon Z5, sotto Nikon Z50, in piedi, Nikon Z5 coricata le tre sorelle riprese dalla mia Z7 Il dorso è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 il frontale è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 dove si differenziano le tre ? Nel vano memorie : la Z5 è la prima Z con due slot di memorie. e lo sportellino è leggermente più alto. ma distinguerle, a parte la posizione della torretta è impossibile. o per l'obiettivo kit montato. Che però sono chiaramente intercambiabili ... perchè ogni Z può montare ogni Nikkor Z con il suo bel 24-50mm, buio ma prestazionale molto compatto anche quando esteso La Z5 arriva con un firmware che è allineato a quello della versione 3.1 di Z6 e Z7 che si differenzia da quello delle altre sorelle per pochi dettagli, tra cui credo il più importante, quello della gestione dei due slot di memoria La Z5 é identica per quanto riguarda forma, ancoraggi, agganci, a Z6 e Z7. Può quindi montare il battery-pack MN-B10 proposto per Z6 e Z7 e quindi anche per Z5. In esso possono andare batterie EN-EL15, EN-EL15b ed EN-EL15c, la batteria standard della Z5 Z6 a sinistra, Z5 a destra lato sinistro esattamente identico posteriore identico memorie. La Nikon Z5 in mano sta esattamente come stanno la Z6 e la Z7. Mancano sempre quei due centimetri verso il basso che consentirebbero di tenere il mignolino non all'aria, specie con obiettivi importanti. Per il resto, una volta che mettete l'occhio al mirino, vi dimenticate di quale fotocamera state utilizzando. Il sensore è diverso ma nei test che ho fatto (informali perchè la Z5 che ho avuto è un sample e il software di sviluppo preliminare) non credo ci sia molto da desiderare. 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO Il range lineare promesso va da 100 ISO a 51200 ISO. Nella pratica sino a 6400 ISO le foto sono chiare e il livello del rumore contenuto. Da 6400 ISO a 12800 ISO con una certa cautela si può ancora usare, dipende certo dalle vostre aspettative. Ma il rumore è contenuto. Oltre siamo a situazioni di emergenza ma comunque sempre a disposizione. E' un sensore di precedente generazione - idealmente della stessa famiglia di quello della D750 - che probabilmente è stato scelto per risparmiare (e consentire un costo utente inferiore) Ma alla prova pratica solo nel video 4K c'è una limitazione importante. Infatti se a 2K il video è perfettamente impiegabile, in 4K la qualità c'è ma il formato è un crop 1.7x (come dire che un 50mm inquadra l'angolo di un 85mm). Tenetelo a mente. *** Nikon Z5 e Nikkor 24-50mm ad f8, 42mm Nikon Z5 e Nikkor Z 70-200/2.8 S ad f/2.8, 180mm Nikon Z5 con FTZ e NIkkor F 70-200/2.8E FL ad f/6.3 in condizioni di esposizione molto sfidanti. Nessun problema. Come va ? Va benissimo, va come una Z6. Se non sapete che cosa avete in mano e non tentate di andare oltre i 4 scatti al secondo, non vi renderete conto di quale macchina state usando. Questo è il più bel complimento sintetico che si può fare alla Z5. L'obiettivo offerto in kit è ottimo, nonostante la fattura economica e la luminosità massima molto contenuta. Ma è compatto, leggerissimo, poco costoso. Estremamente nitido da parte a parte, corretto, lineare. Ben contrastato e con colori ben dosati. Conclusioni Pro sinceramente io mi aspettavo una cosa estremamente economica, costruita in Cina in massa, di aspetto ed ergonomia del tutto allineati alla Z50. Invece è tale e quale a Z6 e Z7 tranne piccoli dettagli, tutto sommato trascurabili il prezzo di lancio è di 700 euro inferiore a quello di listino della Z6 (kit contro kit) le prestazioni sono elevate, superiori ad ogni reflex Nikon sino alla D750 compresa l'autofocus è allineato con quello della Z6 l'obiettivo kit è leggero, compatto, performante il file è pulito, bello, lavorabile. Equivalente, se non meglio, di quello della D750, Forse un filo meno dinamico alle altissime sensibilità rispetto alla Z6. Ma è tutto da verificare. totalmente coerente con il sistema Nikon Z sia lato obiettivi (totale compatibilità con ogni Nikkor Z presente e futuro, compatibilità via Nikon FTZ con gli obiettivi Nikon F motorizzati di generazione recente) ha due slot di memorie, la prima Nikon Z, di tipo SD che non saranno la massima frontiera per le prestazioni ma sono adeguate alle prestazioni di questa macchina e, soprattutto, consentono di risparmiare un 300-400 euro rispetto alle CFexpress+Lettore necessarii alla Z6 prestazioni live-view e video ben superiori ad ogni reflex Nikon, con la sola esclusione della D780 la nuova batteria EN-EL15c è una furbata galattica : compatibile con le precedenti ma più potente e più smart ! Contro raffica anacronistica. Ok, la concorrenza fa lo stesso. Ma un processore del genere con quel sensore, minimo deve portare 8 scatti al secondo il buffer è adeguato ma Nikon è sempre taccagna su questo fronte io odio le SD (che comunque vanno bene) e il fotografo sarà sempre tentato di usare schede scarse che farebbe meglio a buttare con ovvie conseguenze su prestazioni e sicurezza il video 4K è croppato 1.7x. Ma se uno ha bisogno del 4K può prendere la Z6 che ne offre uno di qualità, o attendere le novità della Z6s che magari offrirà il 4K60p resta sempre piccola da impugnare - come del resto Z6 e Z7 - e rende abbastanza necessaria una staffa ad L o almeno una basetta l'autofocus è allineato con quello della Z6 ... anche nei limiti il prezzo potrebbe essere più generoso. Io la vedo di pieno successo ai 1590 euro obiettivo incluso l'obiettivo è bello ma adatto alle foto in esterni con il sole. In interni spesso servirà il flash. Ma per fortuna a catalogo ci sono ottime aggiunte al corredo. 50/1.8, 35/1.8, 85/1.8 sono li che vi aspettano con tanto di cash-back ! Nel corredo Nikkor Z manca per il momento uno zoom tele di fascia adeguata alla Z5, escludendo il 70-200/2.8 S che è un obiettivo dichiaratamente professionale sia per prezzo che per prestazioni. Ci vorrebbe un equivalente del 50-250mm in formato FX. Altri articoli di copertura della Nikon Z5 su Nikonland
  15. Io oramai uso tagli da 256GB in su ma alle volte serve avere una scheda "rapida" da tenere sulla scrivania per fare foto veloci. Per questo ho voluto provare questa Lexar Professional che per taglio e per costo idealmente dovrebbe rappresentare il punto di accesso per tutti gli appassionati con esigenze di taglio più moderato. Tutto sommato 64GB bastano per tante foto. Ma le prestazioni ? Eccola qui nella classica confezione standard di tutte le altre schede : blister e custodia di trasporto. di fianco alla mia Lexar da 256GB che utilizzo correntemente sin dall'uscita sei mesi fa. Inutile dirvi che funziona senza alcun problema. Viene riconosciuta subito appena messa in macchina, non necessita di formattazione. Eccola dentro al piccolissimo lettore portatile Lexar messo sopra ai due pesi-massimi di ProGrade Vediamo la velocità, con i test sintetici. Il classico Crystal : e quello video di Blackmagicdesign : il confronto con la Lexar da 256GB mostra un comportamento assolutamente allineato : cosa non scontatissima perchè per altri marchi la prestazioni sono a scalare verso l'alto. Insomma, al di là del costo singolo delle schede e del taglio che più vi interessa, qui abbiamo la certezza che le prestazioni sono all'altezza delle aspettative. Attendiamo solo di poterle provare con Z6 II e Z7 II per vedere se la nuova generazione di fotocamere - che raccomandiamo di continuare ad utilizzare con schede CFExpress - saprà sfruttare al meglio questa capacità di scrittura.
  16. L'avevamo lasciato così lo scorso febbraio e lo ritroviamo ancora così in luglio-agosto, con, finalmente, una data di consegna prevista per fine mese. Con la sorpresa dell'aggiunta, graditissima di due teleconverter TC Z 2.0x e TC Z 1.4x che saranno distribuiti con l'obiettivo. Ma non abbiamo perso l'occasione di utilizzarlo questa volta più a fondo per dimostrare l'assunto, del tutto non strumentale, che l'obiettivo perfetto (per quello che ti serve) esiste. Mi dicono molti ben informati che con un 70-200/2.8 ci si fanno anche paesaggi e panorami. E' vero, ho perfino provato. Panorama del Primo Bacino del Lago di Como. Focale 165mm, f/8, unione in Photoshop. L'immagine finale è da 200 megapixel ed il file RAW occupa circa 720 megabyte su disco. Un dettaglio 1:1 senza particolari interventi : Ma io questo obiettivo lo comprerò come gli altri, per farci sport e soprattutto ritratto. Terrò anche il modello da reflex, il fantastico 70-200/2.8E FL che al lancio mi fece esclamare "Ma chi ha più bisogno dei fissi ?" Ecco, questo nuovo Z va oltre. Perchè aggiunge la possibilità di essere quasi invariante di focale. Cambi focale, ti avvicini o ti allontani restando sempre alla minima distanza di messa a fuoco, e il ritratto viene delle medesime dimensioni, solo con la diversa prospettiva concessa da quella lunghezza focale. Ecco qua : 200mm 135mm 105mm 85mm 70mm E ditemi voi se questa non è una novità grandiosa, specie ricordando come si comportava il vecchio 70-200/2.8 VR II. Ma oggi con il video permesso dalle Nikon Z, è possibile avvicinarsi e allontanarsi dal soggetto, e intanto cambiare focale, con l'obiettivo che vi segue. Come uno zoom cine di quelli da 100.000 euro. Ma se questo non vi affascina, posso confessarvi che La nitidezza sul piano di messa a fuoco è sensazionale Lo sfuocato è da sogno Funziona con ogni Nikon Z Z50, 200mm Z7, 150mm Z6, 200mm Z5, 200mm Se lo sapete usare, rende i soggetti più belli In mano da' le sensazioni di un vero Nikkor professionale In poche parole è bellissimo ed insostituibile. Anzi, sostituisce in un botto solo 85, 105, 135, 180 e 200mm se non li avete (e visto che in catalogo i Nikkor Z sono per ora limitatissimi questo costituisce da solo un intero corredo). Z5, 180mm Z5, 200mm Z5, 145mm *** Non mi attardo oltre, troverete decine di altri scatti nell'album dedicato nel Club dei Nikonisti. In attesa che ad inizio settembre mi arrivi il mio esemplare, ordinato già nel dicembre scorso, mi sento però di trarre le mie conclusioni da queste settimane di utilizzo abbastanza intenso (purtroppo quest'anno sport niente e temo sarà così fino a nuovo ordine, speriamo con un corpo Z più prestazionale della Z6). CONCLUSIONI PRO l'obiettivo perfetto esiste, è questo. Se ha difetti sono impercettibili lo sfuocato è sensazionale la nitidezza è sensazionale non ha distorsione non ha aberrazione cromatica è veloce, silenzioso, è "quasi" parfocal nel video è imbattibile in casa Nikon esce con una coppia di teleconverter che si preannunciano "micidiali" CONTRO doveva essere messo in vendita per Natale 2019 ! Altre foto qui : e l'anteprima del 4/3/2020 :
  17. La Nikon D610 del 2014 ha un sensore da 24 megapixel che produce immagini da 6016x4016 pixel. La raffica massima raggiunge i 6 scatti al secondo. La Nikon D750 del 2014 ha un sensore da 24 megapixel che produce immagini da 6016x4016 pixel. La raffica massima raggiunge i 6.5 scatti al secondo. La Nikon Z5 del 2020 ha un sensore da 24 megapixel che produce immagini da 6016x4016 pixel. La raffica massima raggiunge i 4.5 scatti al secondo. Se il sensore non è esattamente lo stesso, è certamente della stessa famiglia. L'otturatore è capace di raggiungere il tempo di scatto di 1/8000'' di secondo. Quindi la limitazione all'anacronistico valore di 4.5 scatti al secondo per la Z5 deve essere motivato da altro che non sia tecnico, oppure ci sfugge qualche cosa. Nel video che segue, (girato alla buona mi perdonerete) ho voluto sintetizzare le tematiche di raffica, buffer e quanto relativo alle schede di memoria per la Nikon Z5. In coda ci sono anche i suoni degli otturatori di Z5, Z50 e Z6 ripresi da vicino con un microfono professionale. Z5_red.mp4 E' indubbio che la Z5 nasca con qualche limitazione, più che accettabile in considerazione di un prezzo di acquisto più contenuto, considerato il pacchetto corpo+obiettivo kit + dotazione di memorie. Ma se alla maggior parte dei fotografi che usualmente fanno uno scatto singolo senza aver necessità di raffica la cosa non importerà, agli altri un pò sensazione vedere quanto sia molto più frizzante la Z50 - che al netto di essere una APS-C produce file solo marginalmente inferiori per dimensioni a quelli della Z5 - che è indubbiamente di una categoria e di un segmento inferiore. Delle due l'una. O Nikon si è lasciata andare con la Z50 che sembra una spider sportiva rispetto alla "utilitaria" Z5, oppure al contrario si è voluta molto contenere con la Z5 che a nostro modesto avviso ha tutte le carte in tavola per stampare una prestazione da 8 scatti al secondo. In quanto alla limitazione del numero di scatti consecutivi, qui come su altre Nikon (compresa la D6) non abbiamo spiegazioni e nella letteratura ufficiale non c'è alcun commento al riguardo. In buona sostanza è un mistero. Però per tornare all'ambito pratico che è quello che contraddistingue Nikonland - non ci interessano le polemiche sterili sui numeretti delle specifiche quando una macchina ha così tanto da offrire, onestamente - corremmo sottolineare in coda a questo articolo un nostro vecchio pallino, oggi valido più che mai. E' vero, la Z5 monta comunissime schede SD UHS-I e UHS-II indifferentemente sui due slot interni (e qui è un lusso rispetto alle altre tre Nikon Z a listino). Ma è altrettanto vero che con Z6 e Z7, essendo obbligati ad usare XQD o CFexpress da minimo 450 megabyte al secondo di velocità di scrittura, l'utente non creerà mai un collo di bottiglia allo svuotamento del risicato buffer di memoria che Nikon continua ad ostinarsi a mettere nelle sue fotocamere per risparmiare sui costi di approvvigionamento. Mentre se il fotografo si ostina ad usare la scheda SD che gli è stata regalata con la Nikon D90, allora si che le cose cambiano e rischia di ritrovarsi che, anche senza fare raffiche, se segue un'azione importante, ad un certo momento la macchina si siede e poi impiega un mese pieno per svuotare la memoria buffer. E fino a quel momento la raffica si riduce a 1 o 1/2 scatto al secondo. Insomma, capisco risparmiare fino all'ultimo centesimo possibile, ma spendere 1899 euro per il kit della Z5 e poi ostinarsi a mettere una SD 60x recuperata nel cassetto, è idiota prima ancora che dannoso. Meditate, gente. Meditate !
  18. Il confronto con il pariclasse per reflex è d'obbligo. Il Nikon 70-200/2.8E FL montato su Nikon D780 a sinistra, il Nikon 70-200/2.8 S montato su Nikon Z6 a destra : In termini dimensionali, lunghezza, peso, ingombro, costruzione, i due obiettivi sono confrontabili. Montati sulle rispettive macchine sono equivalenti dimensionalmente Confrontabili non significa, ovviamente identici. Ma il passo filtri da 77mm li accomuna, il collarino del treppiedi integrato nel corpo dell'obiettivo, anche. E' invece del tutto diverso il piedino. La cui logica è la medesima (l'unica parte sganciabile) ma non lo è la geometria. In mezzo il piedino del Nikkor Z, ai lati i due - identici - piedini del Nikkor F 70-200/2.8 FL e del Nikkor F 500mm f/5.6E PF. visti da sotto i fori a vite restano due ma posizionati diversamente. Il piedino del Nikkor Z è completamente diverso sia nella fattura, più raffinata, che nelle dimensioni. Tanto da non essere intercambiabile con i due. Anche in questo caso, purtroppo, non abbiamo compatibilità con gli attacchi delle teste in standard Arca Swiss. Andando agli altri dettagli, i paraluce sono simili ma ... non esattamente identici. E lo stesso i tappi Naturalmente le similitudini finiscono qui. L'estetica è differente, più sobria e lineare, da 21° secolo quella dello Z, più anni '90/2000 quella del F, comune a tutti i suoi contemporanei. Qui in tutto il suo splendore montato sulla mia Nikon Z6 che non si separa mai dal suo battery-grip MB-N10 : oltre al display OLED su cui possiamo far comparire i parametri correnti di diaframma, distanza di messa a fuoco etc. per il tramite del tasto DISP, sono presenti due tasti funzione programmabili L-Fn sul lato sinistro mentre il secondo, L-Fn2 è replicato sui quattro lati del barilotto, anche sotto. Io ho impostato sul tasto 2 l'attivazione e la disattivazione del tracking 3D che ho potuto sperimentare dopo l'uscita del Firmware 3.0 proprio con questo obiettivo. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Non che il modello da reflex - eccezionale in tutto - non lo sia altrettanto ma all'apparenza sembra di plastica rispetto a questo. Tutto qui. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Ma questa anteprima non si ferma alla descrizione fisica (vi rimando alla letteratura Nikon per pesi, diametri, schemi ottici etc.) perchè la prima cosa che volevo verificare appena ho letto le specifiche è questa qua : ripresa a 70mm, 50cm di distanza di messa a fuoco ripresa a 200mm, 100cm di distanza di messa a fuoco ebbene, fatte salve le ovvie differenze di prospettiva e di resa alle differenti focali, questo obiettivo è costruito perchè progressivamente la distanza minima di messa a fuoco diminuisca al calare della focale di utilizzo, da un massimo di 1 metro a 200mm ad un minimo di 50cm a 70mm. In questo modo spostandoci dal soggetto e intanto variando la focale utilizzata, praticamente possiamo avere lo stesso livello di ingrandimento e di inquadratura. Se guardate nei due scatti alla buona qui sopra, il volto di Jessica riempie del tutto il fotogramma, pur essendo due scatti completamente differenti. Nel Nikkor F 70-200/2.8E FL le cose sono differenti perchè la distanza minima di messa a fuoco è costante (1.1 metri) al variare della focale. L'altra peculiarità che volevo verificare è la capacità di mantenere il fuoco nonostante la zoomata. Questo 70-200/2.8 S non è propriamente parfocal come si era sentito dire in un primo momento ma all'atto pratico si comporta come tale. Durante la zoomata non perde il fuoco che viene mantenuto perfettamente sul soggetto e la variazione della lunghezza focale variando al contempo la distanza con il soggetto è praticamente ininfluente sulle prestazioni di messa a fuoco. Chi mi ha seguito fin qui in questo ragionamento si renderà conto cosa significa all'atto pratico questa potenzialità, non solo in fotografia ma soprattutto nel video. Per chiarirlo nella pratica vi condivido un brevissimo video che ho girato alla buona. Io non mi sono mai mosso, si è mosso solo il soggetto ed io ho variato la lunghezza focale in tempo reale per vedere se l'obiettivo manteneva il fuoco a sufficienza : Premere sul triangolo per visualizzare il video e poi tornare indietro per continuare a leggere Se tutto questo non vi impressiona non saprei che altro aggiungere. Ah, si, l'obiettivo é velocissimo nella messa a fuoco, silenzioso e rapido ed è sostanzialmente privo di difetti ottici (vignettatura, distorsione, aberrazioni cromatiche) ed è di una nitidezza imbarazzante sul piano di messa a fuoco, tanto che ogni difettuccio del soggetto balzerà in primo piano come se fosse una trave maestra .... ! Mentre lo sfuocato, beh, se non vi piace, vi consiglio di comperarvi un Nikkor 200/2, l'unico obiettivo che possa fare meglio di questo. E se non ci credete, faccio come il mio Archibald che sinceramente se ne infischia della necessità di dovervi convincere, tanto lui è soddisfatto così Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm, ISO 2200, f/2.8, 1/400'', Picture Control su Auto lo stabilizzatore fa il suo dovere (1/10'', f/22, 100 ISO, 200mm) e se il soggetto lo merita, beh, ditemelo voi che cosa ve ne pare : Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S, f/2.8, in giro per Milano. L'unico difetto che ho potuto riscontrare ? Che per cause non dipendenti da Nikon sta tardando oltre il dovuto in termini di consegna. Dovremo pazientare ancora qualche settimana (speriamo non mesi) per potercelo godere. Nel ricordare che questo obiettivo è un sample e che le immagini riprodotte sono al meglio delle possibilità offerte, ma che ci riserviamo di approfondire in ogni condizione appena disponibile un esemplare di produzione effettiva, (immaginiamo nel corso del mese di aprile se tutto va bene), ringraziamo ancora Nital Spa per averci concesso questa attesa anteprima.
  19. ATTENZIONE SI TRATTA DI UN SAMPLE DI PREPRODUZIONE IN VISIONE - OGNI CONSIDERAZIONE QUI ESPOSTA VA PRESA A COERENZA esteso in posizione di scatto ritratto sul corpo in posizione di trasporto Potrà far storcere il naso un obiettivo kit 2x che alla focale massima apre soltanto ad f/6.3 e sicuramente non può essere considerato l'obiettivo buono per ogni occasione, specie in interni o al buio, ma a noi sembra che Nikon abbia scelto con piena coscienza e coerenza di proporre la nuova Z5 con questo obiettivo. Perchè la sua compattezza è l'arma principale, oltre al prezzo abbastanza contenuto. Certamente il Nikkor Z 24-70/4 S è un oggetto di fascia superiore ma è giusto che quello sia offerto con le macchine superiori come Z6 e Z7. Questo però non è un demerito del 24-50mm f/4-6.3, piuttosto della bontà di un obiettivo che di kit ha proprio poco, essendosi dimostrato validissimo in ogni circostanza. In ogni caso le ragioni della soluzione proposta sono di tutta evidenza dal confronto : Nikkor Z 24-70/4 S e Nikkor Z 24-50/4-6.3 alla massima estensione. entrambi a 24mm in posizione di trasporto. Per entrambi gli obiettivi questa è una situazione in cui gli elementi ottici rientrano su se stessi e quindi non è possibile scattare. La macchina stessa inviterà con un messaggio di estendere l'obiettivo per poter fotografare. Le scelte economiche sul piano costruttivo sono comunque evidenti. Il bocchettone lo evidenzia. come nel caso del 16-50mm della Z50 che è un obiettivo pensato con gli stessi criteri, il paraluce Nikon HB-98 è opzionale ed è da acquistare a parte. Mentre é simpatica la scelta del passo filtri da 52mm che richiama all'eredità classica Nikon. Comunque per concludere le considerazioni costruttive, sta benissimo in mano e naturalmente non pesa (sui tre etti). Il fusto iniziale è in metallo, anche la ghiera di messa a fuoco sembra in metallo, il resto è in buona plastica. Non ci sono segni di sbavature di fusione e al tatto la qualità avvertita è di ottimo livello. Insomma, più di quello che si tenderebbe ad accreditarlo a prima vista. Andando alle più dolenti note devo rimarcare come solo a 24mm l'obiettivo apra ad f/4. A 28mm è f/4.5 A 35mm è f/5 A 40mm è f/5.6 Per finire ad f/6.3 alla massima estensione di 50mm. Come tutti i Nikkor Z, Nikon procura di correggere automaticamente distorsione, aberrazione cromatica e vignettatura come riportato nell'avviso di LR/ACR : ed in effetti io non trovo tracce né di vignettatura né di aberrazione cromatica. Anche la distorsione mi sembra assolutamente ben controllata : 35mm 50mm 24mm 31mm In quanto a flare e riflessi, qui siamo senza paraluce e con il sole in pieno fotogramma, peraltro con il diaframma non troppo chiuso : mentre qui sono andato ad f/36 COME VA ? Nell'uso l'obiettivo si comporta come previsto. Nonostante il range contenuto consente piena libertà creativa in tutti i generi a 24mm a 24mm, f/9 a 44mm, f/9 a 50mm, f/6.3 un panorama da 140 megapixel (in formato 1:1) creato con più scatti in verticale con la Z5 e il 24-50mm a 50mm ed f/8 montati con Lightroom Se lo aprite (senza esagerare, non è una foto nata per essere stampata in formato poster ma per avere grande quantità di dettaglio in formato A2 o 50x70cm), vedrete la tenuta complessiva anche per lavori impegnativi. Sono tutti scatti mano libera. Rimarco la semplicità di utilizzo. E anche il fatto che una volta sbloccato e messo in posizione d'uso, poi sostanzialmente non muta più di lunghezza con la focale (l'escursione sarà non più di 3-4mm). Conclusioni Come sapete non sono un grande appassionato di rese ai bordi estremi, di valutazioni di cose come il focus-shift e altre sofisticherie, certamente importanti ma poco - secondo me - in un obiettivo di questo genere. La prova, certamente breve, ha portato a queste conclusioni : PRO nonostante l'apparenza modesta, l'obiettivo è ben costruito pur a fronte di scelte produttive certamente di natura economica compatto, leggero, perfettamente adeguato ad un corpo come quello della Z5. Ma per nessun motivo non a suo agio su Z6 o Z7 nitido quanto può esserlo un obiettivo di questa fascia economica, anzi di più, rispetto ai parametri del mondo reflex dove per lustri ci hanno propinato obiettivi plasticosi come questo che erano poco nitidi anche chiudendo il diaframma (penso per esempio al 24-85 VR che era pure maledettamente distorto a tutte le focali). Qui già ad f/6.3 c'è tutta la nitidezza necessaria tanto che chiudendo il diaframma non sembra migliorare in modo sensibile corretto automaticamente secondo il trend attuale, non mostra evidenti difetti ottici di nessun genere ammesso che uno voglia usare filtri su un obiettivo del genere, il passo da 52mm consente di risparmiare. Stesso discorso per l'eventuale uso in modalità foto ravvicinata con una lente addizionale (possibilmente di qualità acromatica) perfetto per viaggiare, andare al mare o comunque d'estate, col sole. Da associare ad almeno un fisso f/1.8 per foto in interni. abbastanza economico se comprato in kit, un filo caro - secondo me - se lo si cerca singolarmente CONTRO sempre maledettamente poco luminoso, considerata la breve escursione focale, forse uno sforzettino in più lo si poteva fare su questo versante inutile andare a cercare sfuocati con questo obiettivo, si passa dal tutto a fuoco al ... poco a fuoco senza troppe sfumature. Ma per fortuna il corredo Nikkor Z offre tante altre soluzioni secondo le proprie esigenze, budget, aspettative. Insomma, l'obiettivo perfetto per un kit abbastanza economico ma con una qualità ottica che non sfigurerebbe pure sulla Z7. Così come sulla Z7 non sfigura affatto il suo "fratellino" DX 16-50mm che condivide impostazione, peculiarità, limiti con questo full-frame.
  20. Ecco alla prova dei fatti la freschissima Nikon Z5 che abbiamo in visione (E' in esemplare ancora di preserie, quindi non chiedeteci i soliti test di rumore sottoesposti di 1.000.000 di stop perchè non vi accontenteremo) Perchè è uscita abbastanza in sordina ma tra meno di un mese sarà in negozio e sarà il caso di parlarne, no ? Domenica ho detto al mio amico Rossano Rinaldi, professionista abituato a dirigere set con più modelle, "lascia la tua D750 in borsa ed usa questa macchina nuova". Lui usa Nikon da 15 anni ma tutta la sua esperienza con le Nikon Z è stata una mezz'ora con la Z50 e il Nikkor Z 50/1.8S. Qui invece ha avuto a disposizione oltre alla Z5, il Nikkor Z 70-200/2.8 S, il Nikkor F 70-200/2.8E FL, il Nikkor Z 24-70/2.8 S, il Nikkor Z 24-70/4 S e persino il Nikkor Z 24-50/4-6.3 in dotazione alla Z5. La nuova Nikon Z5 accetta schede SD, due schede SD per ridondanza o per backup, sia UHS-II che UHS-I "Ma aspetta", mi chiede," la mia scheda qui dentro non ci va, vero ?" "Sbagliato, guarda", gli dico io aprendo il vano memorie della Z5, "c'è già dentro la mia SD, aggiungi la tua che la macchina è già impostata per fare il backup in automatico ad ogni scatto". Abbiamo due ore di noleggio al Cross+Studio di Milano, usiamo luce naturale dai grandi finestroni e in qualche caso la schiarita di un LED con un ombrello gigante. Rossano mi chiede qualche informazione sulle modalità di messa a fuoco. Gli dico di non insistere con le sue abitudini e di sfruttare le caratteristiche della macchina, per lo più il riconoscimento dell'occhio e le qualità delle ottiche. Lui scatta in manuale puro e generalmente ha impostata la visualizzazione dello scatto appena fatto con la D750. Qui non ne ha bisogno perchè vede la foto ancora prima di scattare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S "Guarda", gli dico io, "puoi cambiare la sensibilità con questa ghiera interna dell'obiettivo" (nei due zoom f/2.8) così se ti serve puoi schiarire o scurire il tono dell'immagine senza toccare tempo e diaframma. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S Dopo una decina di minuti lo lascio da solo mentre io mi dedico all'altra modella. Ogni tanto mi chiede qualche altra cosa ma vedo che ci si mette d'impegno. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S Morale niente del suo corredo esce dalla sua borsa e fotografa solo con la Z5 e perlopiù con i Nikkor Z. Ci spostiamo all'esterno, per qualche scatto di fashion per strada. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 120mm Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 44mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 50mm Il risultato non programmato e non commissionato potrebbe tranquillamente essere pubblicato in un editoriale su una rivista senza troppi problemi. La mano c'è ma gli strumenti lo seguono anche nella lettura "a prima vista". Alla fine ci fermiamo per qualche considerazioni insieme. Sulle modalità di uso della macchina. - il riconoscimento dell'occhio va bene e le foto vengono quasi sempre perfettamente nitide anche in condizioni abbastanza al limite. Ma riusciamo a mettere in difficoltà la macchina facendo foto "creative" attraverso un plexiglass. Il limite del sistema però è l'instabilità della messa a fuoco che oscilla tra un occhio e l'altro, a seconda - immagino io - della ricerca del miglior contrasto tra i due. Sarebbe indispensabile per avere risultati omogenei, che la macchina si fissasse sempre su quello visibile più prossimo al fotografo e all'osservatore perchè è proprio brutto avere foto con il primo occhio sfuocato mentre il secondo è nitidissimo - il corpo macchina è compatto, l'otturatore è silenzioso, tutto sommato i comandi ci sono ma qualche combinazione porta a fare strani contorsionismi innaturali. Ma soprattutto mancano un paio di centimetri sotto per avere una presa più comoda. Il battery-pack aiuta (ce l'ho io sulla Z6 e glielo faccio provare) ma la mancanza dei comandi è un handy-cap Niente altro da dichiarare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 24mm Tanto che andiamo sui consigli per gli acquisti. "I miei clienti mi chiedono oramai quasi sempre il video in formato 4K60p, é diventato standard". "Per farlo stavo pensando di acquistare una videocamera (Panasonic) ed affiancare una Nikon Z per tutto il resto con cui sostituire la mia D750, che oramai non è più all'altezza" Quale scegliere a questo punto non dovrebbe essere un problema, ma ... : - Nikon Z5 in modo da non dover spendere gli ulteriori soldini per una o due schede CFExpress e il relativo lettore (uno scherzo da 400 euro ai prezzi attuali) che pur non avendo formati video evoluti, si integra bene con la videocamera - oppure Z6 ma ad un costo superiore e nella prospettiva che in autunno esca una Z6s con il video 4K60p che né la Z6 né la Z5 fanno ? La Z5 sul video va bene ma limitandosi al formato 2K, mentre il 4K è croppato e anche abbastanza malamente. Per il resto il buffer, la "raffica", l'autofocus, sono sufficienti tranne situazioni particolarmente limite per il genere di lavoro che fa Rossano. Solo, gli raccomando io, "abituati - tu e le tue modelle - ad impiegare l'otturatore elettronico, perchè un pò per sicurezza un pò perchè la macchina ti invita, scatterai tanto di più, appena avrai comprato una Z e gli obiettivi che ti servono" Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S a 55mm [foto (c) Rossano Rinaldi 2020, conversione on-camera dei jpg dal NEF, profilo Portrait]
  21. Ho acquistato la Nikon Z6 a novembre dell'anno scorso (2019). Appena comprata ho fatto soprattutto delle foto "casual" per strada e degli esperimenti in casa, giocherellando con il focus stacking, ma tutto sommato ero rimasto freddino, convinto che andasse bene più che altro per al macro statica e lo street, che per me è un genere occasionale. Anche Vincent non era molto convinto. Passato il lockdown, ho inziato ad usarla un po' di più per il genere fotografia che preferisco, ed è allora che ho cominciato a "scaldarmi" nei confronti di questa piccola grande fotocamera e capire meglio tutto quello che mi può dare (e quello che non posso pretendere). Non mi metterò a scrivere un articolo sulle caratteristiche, pregi e difetti della Z6, ripeterei solo quanto hanno fatto a più riprese Mauro Maratta e Max Aquila in modo più che esauriente, preferisco fare qualcosa di simile alle experience di foto notturna e di street di Massimo Vignoli, portando delle foto di esempio e commentandole. Sono un naturalista fotoamatore, anche se mi piace provare altri generi è nella fotografia in natura, soprattutto agli animali che mi diverto davvero. Di questo scriverò. Primo impatto? Avendo usato praticamente solo reflex, al mirino elettronico ho dovuto farci l'abitudine, perchè anche se è ottimo e la resa dell'immagine è molto vicina alla realtà, rimane a volte un lieve scostamento dal punto di vista dell'esposizione verso la sovraesposizione, cosa che ho imparato a tenere presente ed ora non ho problemi. Per il resto, sul campo la Z6 è confortevole, specialmente con la basetta smallrig e usata con ottiche compatte come il 300mm f4 Pf anche accoppiato a dei converter, non si hanno problemi a mano libera. Inoltre, come tutte le nikon di un certo livello, non ti "sta tra i piedi", comandi accessibili e ergonomia sperimentata. La Nikon Z6 e il suo 24-70mm f4 S sono un'accoppiata formidabile. Questa foto sembra una macro fatta con un buon obiettivo macro, no? Invece no! E' un minuscolo crop al 100% di una foto ambientata!!!. questa: Nikon Z6 24-70mm f4 a 28mm, f11, 1/1600s 2000 ISO. La vedete la libellula sulla destra, quant'è piccola? Questo per me dice tutto quello che c'è da dire sulla qualità nei dettagli di questa accoppiata ed è uno dei motivi della mia riscoperta della Z6. Non è solo il fatto che si può mettere a fuoco più o meno su tutto il campo inquadrato, lo fanno tutte le mirrorless, qui c'è di più. Lo ripeto risultati di questo genere di solito si hanno con dei tele macro. Amazing, dicono gli inglesi. Naturalmente come tutti gli altri 24-70mm si presta a fare dei paesaggi "normali" con ottimi risultati, Nella fotografia ravvicinata e in quella di natura non ho dubbi quale sarà d'ora in poi la mia fotocamera d'elezione, anche sul campo, salvo soggetti erratici. In attesa di focali native un po' più lunghe, il 300mm da solo con Tc e/o lenti addizionali funziona e molto bene: In questo "animalscape" ho usato il 300mm, ho composto l'inquadratura e scattato dal display col dito. Se il soggetto è relativamente tranquillo, non ci sono problemi anche per le soggettive: Anche se il soggetto si muove a velocità ragionevole secondo una traiettoria prevedibile non ci sono troppi problemi, t scatto silenzioso, a mano libera e soggetto indifferente: Nella fotografia close-up la qualità è eccellente: 70-300mmP a 210mm con lente addizionale 300mm f4 Pf + TC14 Eiii. Ancora: Posso scattare in condizioni di luce molto sfavorevoli, con ottime possibilità di recupero nelle ombre. Questi scoiattoli erano nel bosco fitto dove ad occhio nudo era ... buio pesto. Anche qui a Torrile giornata di pioggia... luce pessima, eppure.. Per non bruciare il cigno, che non era fermo, quindi non permetteva esposizioni multiple, ho dovuto sottoesporre, Ma è bastato pochissimo per recuperare le ombre. Infine, basta back-front focus, i miei nikon ora sono tutti "tarati", o meglio non devo tarare più nulla. L'accoppiata 300mm più TC 14 sulla m D500 tendeva a funzionare in modo alterno. A volte andava benissimo, altre non azzeccava il fuoco e come da consigli ricevuti, dovevo spegnere smontare e rimontare il tutto. Questi sono cropo 100% di due foto scattate con la D500, il 300mm f4 Pf e il TC 14: due giorni diversi due rese diverse. Smonta e rimonta poi il tutto è tornato a funzionare, però non è entusiasmante, se sei in attesa che succeda qualcosa non è il massimo, perchè di solito succede mentra stai armeggiando con l'atttrezzatura. Se poi osavo accoppiare il 300mm al TC 17... addio, il fuori fuoco era garantito: Con la Z6, come cantava Lucio Battisti, tutto questo non c'è più: Nikon 300mm f4 Pf Tc 17, crop 100% Alti ISO? ecco qui tempo grigio e 7000 ISO! Crop 100%: Tutte rose e fiori? Naturalmente no, per quel che faccio io, vedo soprattutto due punti di miglioramento e riguardano l'autofocus: come per la maggior parte delle mirrorless le manca un po' di reattività. Questi cigni in volo li ha presi, ma soggetti più veloci o più erratici sono spesso un problema, al contrario di auto e moto, con gli animali non è possibile prevedere la traiettoria e predisporsi allo scatto in un punto prefissato. L'altro punto è la tendenza a perdersi nello sfondo più delle mie DSLR, anche se devo dire che credevo peggio. In qualche situazione occorre "aiutare" l'autofocus. Sfondo terribilmente confuso ed elementi di disturbo in primo piano, ma con un po' di malizia, soggetto centrato! Non so se il fatto che si usino teleobiettivi F tramite adattatore possa in qualche modo accentuare il problema, si vedrà quando ci saranno teleobiettivi S nativi. Dopo novemila scatti posso dire di essere contento della Z6, sono convinto che se si sa come usarla e quando, i risultati sono ottimi. Adesso anche Vincent ne è convinto, tanto da autorizzarmi a mettere un crop al 100% di un suo ritratto Scattato con... (musica da suspense)... UN VECCHIO CIMELIO!! Con la Z6 ci si può divertire, il relativamente contenuto numero di pixel aiuta a perdonare qualche segno di vecchiaia presente in queste lenti d'epoca. In conclusione, la Z6 mi piace, ho iniziato ad apprezzarne le qualità e conto di usarla sempre di più. Ultima nota: Questa l'avete già vista, la ripropongo perchè è la migliore foto che ho fatto quest'anno, con la Z6 a mano libera in presenza di vento. Silvio Renesto per Nikonland.
  22. M&M

    Flash o Led ? Godox FV200

    Eccolo qua, tolto dalla sua bella scatola arancione. si presenta come apparecchio professionale, meccanicamente inappuntabile in ogni dettaglio. Una cosa nata per lavorare duramente. E in effetti io l'ho dimentica acceso a tutta potenza per 10 ore. E quando l'ho ritrovato non era nemmeno tiepido. Possiedo almeno un esemplare per ogni serie più importante delle luci Godox e appena ho visto l'annuncio di questo nuovo illuminatore non ho potuto resistere alla tentazione. Visto da un noto venditore online a poco più di 300 euro, l'ho preso ad inizio gennaio. Era previsto che lavorasse a lungo nei primi set dell'anno. Set che per i motivi che sappiamo non ci sono stati. La prima modella doveva venire il 20 febbraio ma si è ammalata. La seconda il 24 febbraio quando è scoppiato l'inferno. Ma ci rifaremo. Per intanto lo sto usando per le foto di oggetti in casa e faccio esperienza sia dei limiti che delle potenzialità. Ma, insomma, che cos'è e perchè l'hai comprato ? Di base è un illuminatore a LED con luce fredda tarata intorno ai 5600 K e con un elevato indice colorimetrico CRI sinonimo di fedeltà dei colori. Ha un unico emettitore ad alta potenza (200 W ma c'è il modello inferiore da 150 W che si chiama FV150). La luce arriva tutta da li. Con un dimmer si può regolare la potenza da 0% a 100%. Ad un metro l'emissione è di 18.000 Lumen. Che approssimativamente equivale a 2000 W di una alogena. Forse più, forse meno, dipende. La letteratura Godox lo descrive così : nella confezione è incluso un telecomando (che io ho già perso), un cavo di alimentazione nel nostro standard (che io ho sostituito con uno analogo da ma 5 metri), il copri bulbo (di cui ho altri esemplari di altre luci Godox) e un riflettore standard con attacco Bowens e fessura per l'ombrello. il peso è appena superiore ai tre chilogrammi, né pesante né leggero. Ovviamente si integra con i trigger Godox in tutto e per tutto (stessa frequenza e stessa logica di funzionamento, anche nei gruppi e canali). E' dato per temperature operative da -10 °C a +45 °C quindi non lo usate in Sicilia in pieno sole ... né in Alaska d'inverno ... Sono possibili effetti speciali che io non ho nemmeno avuto la curiosità di provare. Ma soprattutto non è solo una luce fissa LED : è anche un Flash ! Cioè ? Cioè girando un interruttore da luce fissa diventa un flash. L'emettitore si carica ed emette un lampo con tempo sincro in grado di arrivare ad 1/8000''. Tale e quale ad un AD600 o ad un QT600. Anche se in realtà mi pare che la potenza flash equivalente sia più o meno quanto un 400 W/s o giù di li. Eccolo sul mio tavolo di lavoro per le fotografie di rito. il fermo per l'ombrello. Io utilizzo quelli parabolici da 150 e da 180cm con luce riflessa ma si possono usare anche quelli più piccoli o quelli traslucidi, bianchi, dorati, argentati, come volete. Sinceramente, vista la neutralità della luce, io userei solo quelli bianchi. la parte sotto che integra la silenziosissima ventolina lo snodo per lo stativo, molto robusto e pratico. Da luce da palco. l'emettitore è analogo a quello del mio SL200W scalda ? Io ancora non me ne sono accorto. ecco il pannello in configurazione flash, del tutto analogo a quello degli altri Godox che già ben conosciamo. davanti, dietro, ai lati, altri flash Godox. La luce emessa in modalità LED al minimo della potenza e al massimo luce LED, f/13, 1/800, ISO 320. Mica male vero ? Ed è luce diretta, senza softbox ! flash, f/5.6, 1/2 di potenza idem flash di rimbalzo sul piano del tavolo. Oggi Jessica è più sexy del solito con il suo nuovo blazer doppiopetto ... Lo userò a fondo nei prossimi mesi ma credo sia un apparecchio di grandissima flessibilità nel suo doppio uso. Non potentissimo come flash ma abbastanza da poter scattare ad ISO base se serve con diaframmi medi, ed adeguatamente potente come luce fissa. Nella sua doppia funzione ti risparmia di dover portare due apparecchi insieme. E si integra perfettamente nel sistema Godox. Ho trovato un unico ma ovvio difetto di funzionamento. In modalità flash, quando scatta, la luce fissa si stacca per una frazione di secondo. E se sei al buio non vedi più niente. Il che se hai una modella potrebbe essere motivo d'imbarazzo. Ma Jessica non ha paura del buio ! Ben fatto Godox, continuate così
  23. Posso scrivere questo articolo grazie ad Mtrading Srl, distributore italiano di Sigma. Io sono Sigma Ambassador per l'Italia e quale miglior occasione per un ambassador, ritrattista, ragionare a voce alta sul trio da ritratto per eccellenza ? i tre oggetti del confronto ragionato di questo articolo. 85, 105 e 135 Sigma Art Arrivato il nuovissimo Sigma 105mm f/1.4 Art si completa un dream team che al momento mi pare di poter dire che nessuna casa ha. Sigma lo offre per Nikon, per Canon e per Sony, permettendo a tutti i fotografi ritrattisti del mondo di avere una gamma completa che speriamo quanto prima sarà completata anche da un Sigma 70-200/2.8 Art che possa arrivare effettivamente a 200mm alla distanza di un metro o giù di li. Ma torniamo a questi tre begli esemplari della moderna ingegneria ottica. Visti insieme così non si direbbe. Sembrano addirittura molto simili tra loro per volume e ingombro. Rimando agli articoli specifici che abbiamo scritto in questi anni su queste ottiche (li trovate in questa stessa sezione di Nikonland qui) ma veniamo al sodo. Siamo stati per anni abituati ad obiettivi di questa fascia con 72 o al massimo 77 di passo filtri. E un peso non superiore ai 6-700 grammi. Ma qui la ricerca delle prestazioni massime e l'impegno a correggere per quanto possibile i tipici difetti degli obiettivi superluminosi, ha fatto decidere a Sigma di non accettare compromessi. Abbiamo il più "piccolo" dei tre - che in realtà è il più lungo - con un passo filtri di 82mm : il 135mm. Passiamo all'85mm ed aumentiamo a 86mm. Per giungere al 105/1.4, ultimo arrivato, che va decisamente oltre : 105mm. Bocche da fuoco di questo genere sono intese per catturare tutta la luce possibile e limitare al massimo la caduta di luce e i difetti agli angoli. Ci sono riusciti. Facendo al contempo oggetti molto ben costruiti - mediamente superiori a tutti gli obiettivi degli altri marchi - ma comunque dotati di ergonomia adeguata all'uso. Pur ammettendo che i pesi non sono trascurabili : 1130 grammi per 85 e 135, 1650 grammi per il 105mm. 105 mm f/1.4 e 135mm f/1.8 : quel mezzo stop di differenza comporta un notevole incremento dimensionale per mantenere le stesse prestazioni più evidenti senza il paraluce l'85mm è quello con la ghiera di messa a fuoco più ampia. Il 105 invece ne ha una decisamente più ridotta. Ma sinceramente con questi eccezionali motori di messa a fuoco, chi li utilizza a mano libera ? metallo da tutte le parti. Costruzione coerente. Oggetti pensati per durare. I tre sono tutti dotati di diaframma elettromagnetico e di motore ad alte prestazioni, silenzioso e molto rapido. NEI TEMPI ANDATI QUESTA CATEGORIA DI OBIETTIVI SI DEFINIVA MEDIOTELE O MEZZOTELE. Ma questi sono teleobiettivi in tutte le loro caratteristiche, con MTF che somigliano a quelli dei superteleobiettivi. E schemi ottici complessi, composti da un elevato numero ognuno di lenti speciali (il 105 esagera addirittura con 3 lenti tipo fluorite, due a dispersione bassissima e una asferica ma il risultato si vede). Differiscono per dettagli e per modalità d'uso. Ed è di questo che siamo qui a dibattere. Perchè volendo e potendo, basterebbe averli tutti per non avere l'imbarazzo della scelta, usandoli tutti e tre alla bisogna, a seconda del risultato atteso o del tipo di soggetto. Ma sebbene siano proposti a prezzi più che ragionevoli vista la concorrenza, il conto totale richiede certamente un investimento graduale. Quindi vediamo le loro caratteristiche sul piano pratico, anzichè dibattere per astratto. LA COMPRESSIONE O DISTORSIONE PROSPETTICA Simili e coerenti tra loro ma non identici. Le tre focali - classiche - differiscono tra loro di una percentuale che produce un gradino importante in termini di prospettiva - a parità di distanza di scatto - e di ingrandimento. Inoltre, se 85 e 135mm offrono una distanza minima di messa a fuoco di circa 88-90cm, il 105 si ferma a 100cm. E questo sul piano pratico crea immagini differenti. Soggetto comune, luce identica, minima distanza di messa a fuoco Sigma 85mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 105mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 135mm f/1.8 Art, f/1.8, Nikon D850 appare chiaro direi l'effetto della distorsione prospettica su un soggetto che ha un tipo di volto che probabilmente richiederebbe la focale più corta delle tre. In questo caso il soggetto - lasciato per quanto possibile al naturale - viene ingrandito al massimo nello scatto a 135mm. Sembra poca ma guardate bene le proporzioni del naso rispetto agli occhi, la forma del volto, la distanza tra la punta del naso e i capelli. Cosa che si conferma anche in modalità "ritratto" 85mm 105mm 135mm Ne possiamo concludere che usare l'uno o l'altro non è indifferente. Ma che i tre offrono comunque nitidezza esagerata (e qui siamo a tutta apertura, chiudendo il diaframma ad f8 andiamo su rendimenti da obiettivi macro, senza alcun problema) e sfuocato simile, sebbene diverso per le diverse proporzioni tra soggetto e sfondo. Il Sigma 85mm f/1.4 : il Playboy Dei tre è probabilmente il più immediato e il più semplice. Meglio del 50mm quando il soggetto ha il viso un pò "orientale (piatto !), perchè è già quasi privo di distorsioni ottiche. Consente però di inserire il soggetto nel contesto in cui si trova, ma con gli effetti tipici dei superluminosi. dei tre è il meno analitico e più indulgente anche in termini di tempo di scatto é più immediato contestualizzare il soggetto nell'ambiente ma lo sfondo non si liquefa come fa con gli altri due e questo sia un bene o un male, decidetelo voi in base al vostro stile. chiudendo diventa radiografante ma senza diventare molesto insomma è una gioia da usare e non vi costringe ad uscire dalla stanza per passare dal primissimo piano alla figura intera Il Sigma 105mm f/1.4 : il Palestrato fatta subito l'abitudine "al coso", possibilmente smontando il collarino del treppiedi se lo userete per lo più a mano libera, il 105 si scopre molto simile al 85mm. Quei 12 cm di distanza minima inferiore però si mangiano in parte la capacità di ingrandimento e tolgono un pò di effetto alla luminosità relativa (se mettesse a fuoco da 87 cm anche questo, potrebbe funzionare come un 85mm f/1.2 equivalente). Però sono le caratteristiche che lo rendono bilanciato. Si può descrivere il soggetto senza andarci troppo "dentro". Ce l'ho da poco ma già ho potuto fare foto memorabili. ergonomicamente è perfetto. Ma per sicurezza l'ho usato tendenzialmente con tempi nettamente più rapidi di quelli che uso con l'85mm. Anche questo, come l'85, non riesce a dare quegli effetti di "liquefazione" tipici del 135/1.8 Il Sigma 135mm f/1.8 : il Mustang L'avessero fatto f/1.4 anche questo, sarebbe stato ingestibile. Per fortuna si sono contenuti. Eppure ne è venuto un capolavoro che io tendo ad usare per tutto, anche per le riproduzioni e per le "simil macro" (con una lente addizionale, permessa dal passo filtri ancora "umano"). lo sfuocato è normalmente memorabile Nel ritratto consente di essere decisamente analitici potendo entrare nel soggetto senza farlo notare troppo specie se il soggetto collabora 135mm è esattamente la media tra 70 e 200mm. Se mi dimentico a casa il 70-200/2.8 posso utilizzare tranquillamente questo al suo posto, come in questo caso, dove ho selezionato il formato quadrato con la macchina sul treppiedi in live-view ma è in esterni dove sorprende con effetti di sfondo più tipici di un 300/2.8 che di un MEZZOTELE ! Mi fermo qui altrimenti, giustamente, mi mandate a quel paese ! Forse si sarà capita la mia preferenza per il 135mm ? Ebbene si, potendo, io sceglierei sempre il 135mm per tutto. E' la focale ideale per me nel ritratto e anche in tutto il resto. Ma non è sempre possibile, dipende molto dal soggetto. E poi è un obiettivo decisamente più impegnativo degli altri. Più docile in tutto l'85mm, come la mamma per chi non è uno specialista o per chi non vuole isolare del tutto il soggetto dal suo contesto la dolce Sabina in luce naturale ripresa dal 85/1.4 Art ad f/1.4 il 105 è il nuovo campione per prestazioni. Si staglia in tutto. E' più vicino all'85 che al 135 per caratteristiche d'uso e di impiego. Vivian e il 105/1.4 ad f/1.4 (vignettatura aggiunta in sviluppo) Volete un consiglio da me ? Se avete già l'85, puntate al 135. Se avete già il 135, puntate al 85. Se non avete nessuno dei tre, procuratevi un soggetto bello, solare e sorridente come Vivian e provateli. Probabilmente vi innamorerete del 105 e non avrete da pentirvene. Per casi speciali, parliamone pure nei commenti. Io, potendo, li continuerò ad usare tutti e tre, a seconda dei casi o tutti insieme, per continuare a provare il gusto che c'è ! Sigma 135mm f/1.8 Art su Sigma SD Quattro H sempre sia lodata Mtrading Srl che distribuisce tutto questo ben di Dio sul territorio italiano
  24. Lexar Professional arriva anche sul mercato italiano con le sue nuove schede di memoria CFexpress, già compatibili (via Firmware 3.0) con le fotocamere Nikon Z. confezione, colori, imballo, blister, tutto é allineato al classico aspetto delle schede Lexar che da anni utilizziamo sulle nostre macchine. a confronto con le precedenti XQD che sino ad oggi mi hanno accompagnato con le varie Nikon D4/D5, D850 e D500, oltre che alle Z si capisce come la Lexar voglia mantenersi anche solo a livello esteriore agli stessi livelli. Del resto Longsys, il produttore cinese che ha rilevato da Micron il marchio Lexar qualche anno fa, ne detiene tutti i diritti. La tecnologia però è proprietaria e non deriva da brevetti o processi precedenti. Longsys produce ogni tipo di supporto di memoria, dal più comune al più complesso, tra cui, appunto, queste CFexpress. Appena arrivata l'ho subito inserita nella mia Nikon Z7 e ne ho verificato la perfetta compatibilità. La scheda è già formattata e quindi non è necessaria nessuna operazione. Sia a scatto singolo che a raffica, nessun problema. E' anche compatibile con il mio lettore di schede CFexpress Prograde, cosa tutt'altro che disprezzabile, visto che al momento è l'unico lettore che si trova sul mercato. A questo punto l'ho misurata con i soliti test sintetici rapidissimi. Si tratta di benchmark che cercano di simulare condizioni operative comuni in ambito informatico, non necessariamente fotografico. Peraltro AJA è un simulatore di cattura video HD. il trasnfer rate con il mio lettore USB 3.1 Gen. 2 sfiora i 400 megabyte. Lontano dai 1.000 teorici promessi dalla scheda ma comunque ben superiori ad ogni altro formato presente sul mercato (una XQD ha prestazioni sullo stesso pc di circa un terzo, una SD, anche di fascia altissima, nemmeno si avvicina ad una XQD). nel video la velocità sarebbe ancora più sostenuta. Il semplice trasferimento di una cartella di fotografie (circa 110 gigabyte di NEF della Z7) dal mio pc alla scheda mostra una velocità adeguata : oltre trecento megabyte al secondo rispetto agli 85-90 permessi dalle pur eccellenti XQD Lexar 2933x rappresentano un bel salto di prestazioni. Lato impiego, come già con le ProGrade devo invece confermare che le differenze prestazionali, al di là della piena compatibilità senza il minimo impuntamento, apparentemente non ci sono. Nel senso che il buffer si riempie lo stesso e poi si svuota più o meno allo stesso modo. Non c'è quindi un visibile miglioramento nell'impiego di una di queste CFexpress (e nemmeno delle altre) rispetto ad una buona XQD Lexar, secondo la mia presente esperienza. Probabilmente dovremo attendere o la nuova Nikon D6 oppure le prossime Nikon Z di fascia superiore per sfruttare le doti velocistiche delle nuove schede. Però già adesso, con Lexar, ProGrade e con Sony abbiamo già tre produttori di schede per le nostre fotocamere, al posto del residuo quantitativo di schede XQD - tutte Sony - ancora disponibili sul mercato. Attendiamo Sandisk che al momento non è certificata da Nikon ma che apparentemente per certe serie di schede dovrebbe poter offrire la piena funzionalità. Dal mio punto di vista, oltre alla maggiore scelta, c'è finalmente il superamento del limite dimensionale che con il mio rateo di scatto attuale, a 128 gigabyte mi stava un pò plafonando. Io detesto dover cambiare scheda durante le mie sessioni di scatto. E visto che le attuali Nikon Z non offrono un secondo slot di sfogo ai miei scatti, devo risolvere aumentando la dimensione delle schede. 256 gigabyte sono adeguati ma tutti i produttori offrono anche tagli superiori fino a 512 e probabilmente 1000 gigabyte. I costi per il momento sono elevati ma probabilmente con la piena disponibilità di schede e di fotocamere di differenti marchi, dovrebbero diventare più competitivi. Per il momento salutiamo il ritorno di Lexar sulle nostre Nikon, anche se nella realtà il marchio non se ne era mai andato. Adesso Lexar è cinese mentre prima era californiana ma a noi in fondo interessa il risultato. Ottimo sotto ogni aspetto.
  25. Background. La fotografia di natura presuppone l’uso di lunghe focali, l’appostamento da capanno fisso e l’arrangiamento della composizione gestendo le poche variabili disponibili. Ma io, sempre più spesso, trovo piacere nel godere del contatto con la natura e nel cercare immagini capaci di raccontare la situazione oltre che ritrarre il soggetto. È una trasformazione in atto da tempo nel mio modo di vedere e di fotografare. Per questo, sto sempre meno in capanno e sempre più giro per boschi, fiumi, monti ... e sempre più apprezzo viaggi all’estero immersivi nella natura piuttosto che indirizzati a ritrarre lo specifico animale. Un modo diverso di indirizzare le uscite, quindi, ma anche un modo diverso di “vedere” le immagini. C’è un facile trucco, che ho imparato casualmente tanti anni fa. Sostanzialmente è questo. Guarda quello che vuoi fotografare, chiudi gli occhi e riepiloga nella mente cosa ti ha colpito e cosa rende speciale quello che hai visto. Poi riapri gli occhi e concentra la tua fotografia nel ritrarlo, impostando composizione, diaframma, fuoco ecc.. per renderlo al meglio, includendo ciò che serve ed escludendo tutti gli elementi di disturbo. D5 su 180-400@400 1/1000 f4 ISO800, quando la neve inizia a sciogliersi gli stambecchi scendono molto in basso... D5 su 180-400@400 1/640 f4 ISO100 D5 su 180-400@500 1/1000 f5.6 ISO200 Bene, per fare un esempio, io sempre più, invece di “che bel camoscio” penso “fantastico quel camoscio in mezzo alla pietraia, piccolo piccolo sotto la montagna con quella cima aguzza”. Beh, così è molto enfatizzato, ma rende il senso. Ovviamente, sempre su quel binario, non vuol dire che non scatto più immagini “chiuse”. Ma che le apprezzo entrambe.Da quanto sopra, due forti spinte per valutare uno zoom prestazionale come il 180-400. Per capire, nella sostanza, se nella maggior parte delle situazioni in cui fotografo – in Italia e all’estero, da capanno e in esplorazione – possa essere effettivamente più adatta questa meraviglia piuttosto che la coppia fatta da 500/4E FL e 70-200/2.8E FL o 80-400/5.6G (uno o l’altro a seconda dei casi, ma questa è un’altra storia – il test del 80-400G lo trovate qui). Ma la mia storia di fotografo di natura inizia parecchi anni fa: il mio primo supertele fu proprio il 200-400/4 AF-S VR. Non ci siamo mai amati, l’ho sostituito dopo poco con il 300 2.8 ed i moltiplicatori…. Ma poi, visto cosa ci faceva Unterthiner, giusto per citare qualcuno proprio bravo, lo ricomprai…. Per confermare che non ci amavamo e cambiarlo con il 500/4. Ma era il 2008! Capirete quindi come il prezzo molto elevato e questi precedenti mi abbiano reso incerto e fatto cercare innanzitutto la possibilità di una prova. Prova che Nital e Mauro, ringrazio moltissimo entrambi, hanno reso possibile in questi mesi e della quale racconto con piacere qui su Nikonland. Com’è fisicamente. Parlavo di supertele, il 180-400/4E FL rientra a pieno titolo in questa definizione. Meccanicamente è costruito in maniera eccellente, come potete vedere dalle ottime immagini che Mauro ha realizzato durante l’unboxing. Io non so fare niente di neanche lontanamente così bello, ma è questo. Però vi faccio vedere com’è rispetto agli obbiettivi che ho citato poc'anzi. Il 70-200/2.8E FL, evidentemente, appartiene ad altra categoria ed è nel gruppo solo per dare un’idea. L’80-400/5.6G è qui per far capire che c’è 400 e 400, e che la ricerca della qualità ed uno stop in più di luce cambiano completamente i progetti ottici. Il 180-400 è il secondo da sinistra. Vedete che è poco più piccolo del 500/4; L'80-400 a 80 Il peso è importante, 3840gr sulla mia bilancia (con paraluce e piastra ARCA). Mentre il 500/4E FL pesa “solo” 3410gr (quindi 430gr in meno!), l’80-400/5.6G 1610gr ed il 70-200/2.8E FL 1460gr. Tutto trasuda qualità ed eccellenza meccanica e ottica, le ghiere sono perfette. Il moltiplicatore built-in semplicemente geniale. 80-400 a 400 E le lenti frontali Come si confrontano quei 4. Le foto ai muri di mattoni o alle mire ottiche non sono il mio forte, ma ho chiesto ad una vecchia amica di farmi da modella, per dare un’idea. Giusto un’idea di quali sono le differenze in nitidezza, vicino al centro del fotogramma, ma è fondamentale tenere conto che questo è solo uno dei parametri da valutare e, spesso, nemmeno il più importante nella resa complessiva dell’immagine. Per me sono più importanti il micro contrasto, le transizioni tra zone a fuoco e fuori fuoco, la resa nelle diverse condizioni di luce. Ma c’è molto "rumore" in giro sulla presunta inadeguatezza qualitativa di questa lente, in parte arrivato anche qui, e quindi ho voluto portare qualche elemento di valutazione. Come vedrete sotto veramente tanto rumore... per nulla. Personalmente trovo questo zoom letteralmente fantastico. 500/4E FL+TC14 – 700mm f5.6 500/4E FL – 500mm f4 180-400/4E FL +TC – 500mm f5.6 180-400/4E FL – 400mm f4 80-400/5.6G – 400mm f5.6 180-400/4E FL – 200mm f4 80-400/5.6G – 200mm f5.3 70-200/2.8E FL – 200mm f2.8 Le immagini sono fatte con la Z6, da distanze diverse, in modo da ritrarre il soggetto alla stessa dimensione sul sensore. Ho fatto 5 scatti di ognuna in modo da evitare che errori in ripresa inquinassero il risultato. Ho usato il treppiede, lo scatto elettronico e messo a fuoco con il pinpoint sull’occhio sinistro (quello al centro della foto). Le immagini sono a tutta apertura, regolate in LR nello stesso identico modo (stesso bilanciamento del bianco, nessuna regolazione a luci, ombre, contrasto ecc. esclusi i profili built-in delle lenti). La nitidezza è regolata per tutte allo stesso modo così come la riduzione rumore. Tutte le lenti migliorano, in misura diversa, diafframmando un po'. Questo è quindi il worstcase, in particolare per le immagini moltiplicate e per l'80-400@400mm. Come vedete, alla faccia di chi pensa che gli zoom siano sempre meno nitidi dei fissi, l’immagine più nitida è quella a 400mm fatta con il 180-400/4E FL. Non tantissimo, ma visibilmente. E che, molto più intuitivamente, a 500mm il 500/4 liscio è più nitido del 180-400/4E FL moltiplicato. Anche qui, non tantissimo ma visibilmente. E che quello che perde il 500/4E FL inserendo il moltiplicatore è molto simile a quello che perde il 180-400/4E FL moltiplicandolo. Sempre restando nell’ovvio, a dire che il moltiplicatore built in è… un moltiplicatore. A 400mm: Il 180-400/4E FL è più nitido del 80-400/5.6G che però si difende e non esce a pezzi. Scendendo ancora, a 200mm: Il 180-400/4E FL continua ad essere il più nitido. Ma, ovviamente, lo stacco del soggetto dallo sfondo, che pure è lontanissimo, del 70-200/2.8E FL è irraggiungibile dagli altri. Nota a margine: Io sono sempre più convinto di avere un esemplare straordinariamente ben riuscito dell’80-400/5.6G! A chi ritiene che la Z6 non abbia abbastanza risolvenza da mettere in crisi queste lenti e che, quindi, che avrei dovuto usare la Z7 o la D850 rispondo dicendo che questi sono supertele pensati per un certo tipo di fotografia, per la quale nessun produttore (Nikon – D5/D6, Canon - 1DX, Sony A9) ha superato i 24mpix. Come va? È molto molto nitido, sempre. A tutte le focali e anche moltiplicato. Ovviamente moltiplicato perde qualcosa. Non problematico l'uso con il TC inserito alle focali inferiori alla massima. D850 su 180-400@550 1/800 f7.1 ISO900 Crop a pixel reali L' autofocus è molto veloce, sui massimi livelli. D5 su 180-400@550 1/2000 f5.6 ISO100 D5 su 180-400@550 1/3200 f5.6 ISO400 D5 su 180-400@550 1/2000 f5.6 ISO400 Ben contrastato, tende a chiudere le ombre un po di più del 500/4E FL ma niente di problematico anche con soggetti scuri. D5 180-400@400 1/500 f4 ISO100 Lo stabilizzatore è molto molto efficace. Non mi sono dedicato a calcolare gli stop, ma quello sotto è uno scatto fatto a 400mm con tempo 1/10 di secondo. Z6 su 180-400@400 1/10 f4 ISO280 Si avete letto bene: 1/10. Per cui diciamo che, considerata la destinazione d’uso, funziona così bene da non porre al fotografo nessun limite pratico. Certo, anche la Z6 con lo scatto elettronico e l'Ibis aiuta. Anche lo sfocato, con o senza moltiplicatore, e pure con sfondi problematici come questi è bello. Valutate voi. Senza difetti? No. Innanzitutto, vignetta. In maniera molto significativa, soprattutto alle focali corte. Qui uno scatto a 180mm. D5 su 180-400@180 1/3200 f4 ISO100 Ma è un problema gestibile con la correzione automatica, come vedete sotto. D5 su 180-400@180 1/2000 f4 ISO100 E che si riduce, senza sparire, diaframmando o andando alle focali più lunghe. Inoltre, come visto, pesa veramente tanto. Questo è il primo problema pratico rilevante, per la mia destinazione d’uso. Non inatteso, basta leggere la brochure per saperlo. Ma quanto impatta, ad esempio, fotografando in montagna. Occorre provarlo con il proprio genere di fotografia. Io in montagna vado più lontano, più in alto o su terreni più difficili di quello che la maggior parte degli escursionisti fa. Beh, qui non sono molto in alto e neppure molto lontano... ma la terra finisce di botto pochi cm alla mia destra e riprende alcune centina di metri sotto. La sintesi è che riesco benissimo a usarlo fotografando a mano libera, ma l’impatto pratico è che sono molto meno mobile sui terreni difficili. Più o meno come quando porto il 500/4E FL, che per la cronaca a mano libera è per me molto più usabile del 180-400/4E FL, ma senza coprire così bene le lunghe focali che il 500 mi consente. Ed allo stesso tempo 180mm sono un poco lunghi per ambientare efficacemente in certi tipi di fotografia. Quindi, in montagna, l’80-400, almeno se ne avete uno perfetto come il mio, o il 500/4, se servono focali lunghe, sono preferibili. Ma in tutte le situazioni dove il peso e l’ingombro non impattino in maniera significativa ed il range di focali 180-400 sia appropriato – considerando di fare un uso occasionale del moltiplicatore, non teme confronto con nessuna altra lente. E anche moltiplicato resta molto molto buono. Di fatto il moltiplicatore built-in, capacità unica nel catalogo nikon e comune solo ad un’altra lente della concorrenza ormai datata, è una importante freccia al suo arco. Perché moltiplica la flessibilità prima che le focali. Immaginate di fotografare in condizioni avverse, climatiche o ambientali, o di avere tempi ristretti: consente di fare una vera e propria magia. Immaginate, fotografando dal gommone, o mentre nevica…. Beh, impagabile. Peccato che non ho avuto modo di andare a fotografare con quelle condizioni! D5 su 180-400@390 1/500 f5.6 ISO100 (con TC inserito) D5 su 180-400@500 1/2000 f5.6 ISO400 Z6 su 180-400@560 1/2000 f5.6 ISO400 (curiosità: La focale massima trasmessa a LR dalla D5 e dalla D850 è 550 mentre dalla Z6 è 560) Ma purtroppo, da noi, 400mm sono sempre pochi e, a volte, anche 500mm lo sono. E, nonostante le incredibili prestazioni ISO delle macchine attuali, tra f4 e f5.6 c’è un salto notevole vicino all’alba ed al tramonto. Ma lo zoom, ed il TC, sono utili anche in un'uscita nel bosco vicino casa. Due caprioli, 370mm Z6 su 180-400@370 1/500 f4 ISO1000 Stringo sul maschio, 560mm Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2500 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2200 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2800 Z6 su 180-400@400 1/500 f4 ISO1250 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2800 Questa orribile stagione, ed il COVID-19 (dita incrociate perché la situazione migliori presto!), hanno ostacolato la prova. Anche i viaggi che ho nei prossimi mesi sono molto a rischio - è per equipaggiarmi al meglio per quelle situazioni che ho molto pensato a questa lente. Ma credo di avere comunque avuto l’opportunità, nelle diverse uscite fatte, di provarlo adeguatamente e di farmene un’idea precisa. Conclusioni. Un ennesimo esempio delle capacità di Nikon di realizzare strumenti straordinari e capaci di supportare al meglio il fotografo. Ma questa prova non era finalizzata a verificare se il 180-400 fosse effettivamente in grado di realizzare immagini di qualità, quello lo sapevo già. Ho la fortuna di conoscere diversi fotografi molto bravi che lo usano con enorme soddisfazione e che lo hanno adottato sostituendo diversi teleobiettivi, contemporaneamente. E che me lo hanno consigliato senza riserve. A me serviva capire se, anche per me come per loro, avrebbe potuto sostituire il 500/4E FL. Stresso per me, perché gli strumenti che usiamo non si scelgono in base alle brochure, o a quello che ne pensano gli amici. Da li si parte, ma poi occorre provare e scegliere quello che agevola la nostra visione ed il nostro modo di fotografare. Con le parole di Silvio, cercavo la risposta a questa domanda: questo 180-400 può essere la mia Katana? È una risposta difficile ma, di pancia prima che con il cervello, credo di no. Non perché sia, riprendendo il titolo, un Jack of all trades... master of none. Il 180-400 è indiscutibilmente il master di un ambito, in fotografia naturalistica, molto specialistico. È il caso in cui contemporaneamente si abbiano soggetti abbastanza grandi o avvicinabili, necessità di cambiare spesso e rapidamente focali, in particolare in condizioni climatiche avverse (polvere, pioggia, neve) ed avendo difficoltà ad usare 2 corpi macchina su due diverse lenti (o necessitando addirittura di un terzo). Ma, per come, cosa e dove fotografo io, non sarebbe in grado di sostituire le lenti - in particolare il 500/4 - con le quali l’ho ritratto all’inizio del test, potrebbe solo affiancarsi. Ed il costo, non potendo sostituire altri oggetti, diventerebbe esorbitante. Quindi, dopo la prova e valutata l’usabilità nelle diverse condizioni in cui amo fotografare, considero che per me la miglior combinazione resti avere 70-200 o 80-400 su un corpo e 500 sull’altro. Avessi la fortuna di andare più spesso all’estero, in safari o in zone artiche o in zone dove gli animali sono grandi o confidenti, e meno la necessità di fotografare ai confini del giorno, sarebbe la lente perfetta! Pro: • Qualità costruttiva • Prestazioni ottiche • Stabilizzatore • Autofocus • Versatilità d’uso Contro: • Peso • Prezzo (*) (*) ma solo nel caso non si riesca ad adottarlo come unico supertele Massimo Vignoli per Nikonland © 14/3/2020
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