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Risale a diversi decenni fa la mia passione per le cuffie Stax.
Il primo ascolto fu con un modello entry-level, forse le SR-34 non mi ricordo più, in un negozio in metropolitana a Milano che non esiste più da un sacco di tempo.
Ascoltai per intero il secondo concerto di Brahms con Ashkenazy accompagnato da Solti.
L'effetto fu elettrizzante. Non avevo idea che si potesse ascoltare ad un livello tale, ben superiore ad ogni diffusore che avevo visto sino ad allora.
Soprattutto la neutralità e la naturalezza di emissione e la facilità di ascolto, senza alcuna fatica. Potendo distinguere ogni singolo strumento.

Le cose poi non vanno come si immagina e le cuffie con cui ho avuto la più lunga frequentazione furono invece le venerande AKG K340, molto differenti salvo il fatto che la via medio-alta di quelle cuffie ... era elettrostatica.

Molti anni dopo (ma comunqu molti anni fa) soltanto sono entrato in possesso di un sistema Stax all'altezza delle mie aspettative, mio sistema di riferimento fino a qualche mese fa.
Si tratta delle SR-404, versione Signature, modello medio della serie Lambda, accoppiate con l'amplificatore/elevatore di tensione, Stax SRM-006T.

Cominciamo proprio da questo apparecchio che mi permette di scrivere qualche appunto sulle cuffie elettrostatiche.

 

Le cuffie elettrostatiche

Sono trasduttori che appartengono alla famiglia dei planari (ortodinamiche) come le magnetostatiche.

Un sottilissimo diaframma di materiale plastico trasparente è polarizzato ed immerso in un campo elettrostatico generato da armature caricate elettronicamente.
La differenza rispetto alle magnetostatiche sta principalmente qui (queste ultime hanno un campo magnetico permanente) e nella necessità di avere un amplificatore dedicato che produca anche la tensione necessaria a generare il campo magnetico necessario al funzionamento.
Senza sarebbero mute.

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Le mie Stax SR-404 signature posate sul loro amplificatore

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il frontale champagne del mio Stax SDM-006t a valvole.

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qui il dettaglio dei pulsanti e degli attacchi per i cavi. E' possibile collegare fino a tre cuffie contemporaneamente.

Il controllo di volume incorpora anche un controllo di livello (sono sostanzialmente due potenziometri coassiali indipendenti).

Il dispositivo riceve il segnale da una doppia entrata linea, sia bilanciata che sbilanciata, passante per connettere eventualmente qualcosa d'altro in cascata. C'è addirittura una presa per la terra, in caso si colleghi un giradischi.

 

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ovviamente, le cuffie Stax hanno una configurazione completamente bilanciata già a partire dall'amplificatore, per cui l'unica cosa sensata è utilizzare l'ingresso bilanciato.

Questo amplificatore ha una topologia ibrida, con stadio pilota a valvole e stadio finale a transistor, tutto in classe A.

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le due valvole hanno un cupolino sulla parte superiore del telaio con i forellini per favorire la ventilazione.

Nel funzionamento l'amplificatore scalda moltissimo ma il meglio di se lo dà proprio quando è molto caldo.

Ogni dettaglio è ben strutturato, ben costruito, ben congegnato. Dà sicurezza già a partire dall'aspetto.

 

Dai connettori, proprietari di Stax e praticamente uno standard (anche HIFIMAN per le sue elettrostatiche utilizza la stessa configurazione) parte sia il segnale bilanciato, che la tensione di alimentazione delle armature elettrostatiche.

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Come sono fatte le cuffie

Hanno la tipica struttura delle Stax serie Lamba, il cui primo modello ha oramai quaranta anni (e ci sono esemplari che ancora funzionano perfettamente).

La costruzione è interamente in plastica. Tranne i padiglioni e la fascia sotto l'archetto che sono in pelle.

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il marchio Signature sull'archetto. Notare il segno dello stampo della plastica. Pessimo l'accoppiamento dei colori, verde, rosa, argento, marrone ?
Per un italiano è un vero colpo in un occhio ... !

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anche il marchietto del modello è in rosa, posto sopra al padiglione.

L'archetto è smontabil ed intercambiabile.

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i due padiglioni sono sostanzialmente identici. Se smontati bisogna poi riconoscerli ad occhio perchè non c'è un marchio che ricorda quali siano i canali (entrambi sono alimentati dal cavo di collegamento allo stesso modo e solo sull'archetto ci sono le indicazioni dei due canali Right e Left).

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l'imbottitura è morbidissima, la pelle è vera. E' intercambiabile (infatti io ho sostituito entrambi con un ricambio nuovo fatto arrivare dal Giappone).

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la sagoma trapezioidale del singolo trasduttore.

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l'interno del padiglione.

I due lati sono schermati e le due armature protette da una struttura metallica.
Non ho mai infilato le dita ma credo siano protetti da intrusioni.

Nel complesso comunque la costruzione si presta a svariate critiche.
Le plastiche non sono robuste, l'insieme un pò precario.
Al di là dell'estetica - certamente discutibile per gusto ed assieme - è proprio la fattura che non sembra a livello dello status del marchio e del prezzo preteso (considerate che un paio di STAX SR-404 Sn usatissime costano 1300-1500 euro ancora oggi ...).

Però sinora non mi hanno abbandonato e devo anche ammettere - al netto dell'invecchiamento dei miei timpani - che suonano sempre come il primo giorno, nonostante l'età.

Le SR-404 sono chiaramente fuori produzione, sostituiti da modelli più recenti.

La serie LAMBDA si differenzia dalla serie OMEGA già a partire dalla struttura.
Le OMEGA hanno il padiglione circolare, sono in metallo. Costano un botto.

E sono considerate da tutte il rifermiento da sempre per le cuffie di ogni livello.

Le Lambda non sono a quelle livello ma sono genuinamente tra le migliori cuffie che si possano ascoltare.

 

L'ascolto

Le cuffie elettrostatiche STAX sono famose per la loro analicità, trasparenza, neutralità. Suono cristallino.
Per anni sono state usate negli studi di registrazione CBS in America, almeno finchè non è arrivata Sony a comperarsi tutto quando.
Non lo sono invece per la loro estensione, almeno non le LAMBDA.

Il suono è dichiaratamente monitor, con una grande presenza delle medie e un impatto che è fortemente a favore dei solisti che risultano sempre perfettamente in primo piano.

Ne è prova la misura della risposta in frequenza, eseguita con i microfoni miniDSP Ears e il programma REW
Un canale solo

 

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due canali ad un livello di ascolto tipico.

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le differenze di livello tra i due canali sono probabilmente da ascrivere al controllo di livello o ad una imperfetta pressione dei padiglioni sulle orecchie artificiali.
Nulla di distinguibile all'ascolto, considerando che tutto è perfettamente regolabile.

La misura conferma una estensione ridotta sulla gamma bassa, il medio basso con un evidente "gonfiore", la gamma delle voci in netta evidenza, l'alto in ritirata e l'altissimo non esageratamente tormentato (come invece si vede in molte cuffie dinamiche con trasduttori metallici).

La prova sta ne pudding, cioè nell'ascolto.

Voci femminili, cori, strumenti a fiato, archi, tutto in evidenza.
Basso acustico bello pieno, basso estremo non allo stesso livello.

Violini setosi, clarinetti sottili, oboi nasali.

L'immagine non è la loro caratteristica principale. Il suono si sente nelle due orecchie e sopra la testa, nonostante la forma asimmetrica e trapezioidale dei due trasduttori possa far pensare diversamente.
La grande orchestra si perde di impatto e la collocazione degli strumenti un pò artificiosa.

Ma continua ad essere estremamente affascinante la facilità con cui si individua perfettamente ogni singolo strumento, anche nella tessitura più complessa e numerosa.

Se dovessi dire per cosa sono più indicate, sceglierei certamente le voci femminili e la musica da camera in generale.
Il coro anche, sebbene manchi un pò di corpo nei bassi più potenti.
L'organo proprio non è per loro, diventa troppo esile.

E nonostante certi commmenti, assolutamente inadatte ad ogni genere che non sia acustico, pulito, naturale.

Soprattutto due caratteristiche, la naturalezza complessiva dell'ascolto, una volta fatta la tara al suono di tipo "monitor" e ad un certo deficit nella parte bassa dello spettro, e specialmente l'assenza di fatica d'ascolto e l'assenza di fatica fisica nel tenere le cuffie in testa che nemmeno dopo otto ore vi faranno venire voglia di metterle via.

La bassissima distorsione, almeno da 100 HZ in su, tende a farti prendere la mano con il volume a livelli poco salutari per le orecchie.
Forse alla ricerca di un pò di più di musica in basso ma senza successo.

Non sono cuffie che sopportano tanta potenza e l'equalizzazione abbastanza inutile, perchè quanto poteva essere fatto per compensare i limiti del trasduttore, è già stato fatto in fabbrica.

In sintesi

Io le adoro ma non sono cuffie adatte a tutto (nella realtà non ci sono cuffie adatte ad ogni genere musicale).
Impagabili con la musica da camera e la voce accompagnata da pochi strumenti, non riescono a dipanare la grande massa orchestrale.

C'è anche una certa artificiosità, tipica dell'impostazione da monitor, che vi fa immaginare di non essere di fronte all'evento reale ma nella sala da registrazione.
I singoli strumenti sono così dettagliati ed isolati che vi sembrerà di avere da vanti la console dell'ingegnere del suono.
E' una sensazione unica che non riesco a descrivere oltre e che bisognerebbe provare se avete ... orecchie adatte.

Alla ricerca di qualche cosa di più universale, dal dicembre scorso ho acquistato le HIFIMAN Arya che, pur non essendo elettrostatiche, hanno un suono che coniuga alla perfezione - per il mio gusto - l'analicità estrema delle elettrostatiche, con una tenuta in potenza e una capacità di impatto più da dinamiche, benchè l'impostazione sia simile.
Ma so che prima o poi cercherò altre elettrostatiche perchè è difficile non immaginare che la tecnologia intanto si sia raffinata.

Certo queste Stax SR-404 resteranno per sempre con me.

PRO

  • totale assenza di fatica di ascolto
  • suono trasparente, dolce, naturale, privo di asperità
  • sensazionale capacità di identificare perfettamente ogni singolo strumento rispetto a tutto il resto del tessuto sonoro
  • leggere da portare anche per ore e ore e ore
  • l'amplificatore è di qualità assoluta

CONTRO

 

  • costruzione ed estetica decisamente criticabili
  • estensione carente lato basse
  • suono monitor con le medie in avanti e in generale i solisti in primo piano
  • l'amplificatore - indispensabile per il loro funzionamento - scalda parecchio
  • l'immagine della scena sonora non è propriamente il loro punto di forza, sebbene sia perfettamente identificabile ogni singolo punto sonoro, non si ha mai l'impressione di essere davanti ai veri musicisti in sala, ma ad una loro ricostruzione olografica al servizio dell'ascoltatore. Quasi una scena 3D al posto di una concretamente reale.
  • hard rock, heavy metal, techno, registrazioni "pompate" decisamente non sono roba per loro
  • molto, molto costose

 

1 Comment


Recommended Comments

  • Administrator
Rudolf

Posted

Due parole ancora sull'amplificatore SRM-006t che era il modello medio tra gli apprecchi dedicati da Stax.

Ha un suono che risente molto della sorgente.

Con il precedente front-end con convertitore SABRE ES-9018 il suono risultava un pò aspro e sgradevole, tanto da farmi pensare che le valvole fossero finite.

Sostituito il DAC con il nuovo, naturalissimo, AUDIO-GD R28 invece tutte le qualità del suono sono tornate a posto con una dolcezza e una musicalità che prima non riscontravo se non con i vecchi vinili ... :)

Io sono un digitalista convinto fin da quando esiste il digitale ma il suono dei convertitori non è tutto uguale e la sorgente continua a fare premio sul sistema di trasduzione.

Come dire che per far suonare bene un sistema già costoso in se, non si può lesinare certo sulla sorgente.

Per fortuna che nelle Stax il cavo è fisso e non si può cambiare. Almeno quella spesa si risparmia ... :)

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