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Pedrito

Nikonlander Veterano
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  1. Un bel paniere di... ciliege. La mia preferita? La raganella verde su tutte!
  2. Ci sono pomeriggi in cui il lago è così placido, immobile, silenzioso che sembra incantato. 1. Il sole al tramonto colora tutto di arancio, totale assenza di vento, neanche un'onda che increspa l'acqua, nessun rumore che possa turbare quello che sembra un mondo sospeso, un paesaggio irreale, quasi fiabesco. 2. 3. Nell'aria solo qualche lontano starnazzare di anatre, il garrito di un gabbiano che vola solitario e poi di nuovo il silenzio, mentre il sole si corica sull'orizzonte e la luce si fa via via più tenue. 4. 5. Due pescatori gettano le reti, e il piccolo motore del loro barchino risuona appena nell'aria per poi perdersi di nuovo nella quiete del grande lago adesso quasi addormentato. 6. Buon riposo, Trasimeno.
  3. E' un posto davvero caratteristico che sono certo sia interessante da visitare, e lo hai ben descritto sia con le immagini che con il testo. Riguardo il video, l'hai girato con la Z6? E quale sw hai usato per il montaggio? Giusto per sapere, perché anche se non ambisco a diventare un videomaker, mi potrebbe essere utile in talune occasioni saper utilizzare questa funzionalità della mia ML. Immagino anche che hai girato a mano libera: non credi che un monopiede possa aiutare in queste occasioni?
  4. Interessante punto di vista di un luogo molto fotografato. Non mi pare però uno scatto così "forte" che possa essere presentato da solo. Meglio invece se facesse parte di una serie di immagini nelle quali, ad esempio, presenti singoli scorci di quella struttura, oppure particolari di edifici di architettura moderna di Milano, oppure d'Italia, ecc.
  5. Katherine aveva inviato anche a me questa stessa lettera "molto personale". Forse non così personale...
  6. A me sembra una buona notizia. Perché significa che Nikon intende investire tutte o buona parte delle sue risorse sullo sviluppo del settore ML (fotocamere, lenti, fw, ecc.). Perché significa anche che Nikon si sente in grado di coprire in relativamente poco tempo l'attuale gap tale da convincere i fotografi che hanno finora rimandato il passaggio al ML a farlo in un futuro assai prossimo. Perché ne consegue - ed è la cosa più importante - che Nikon è pronta a rilasciare macchine capaci di soddisfare la clientela più esigente (come i professionisti), e confidente che tali macchine saranno in grado di offrire prestazioni almeno uguali (ma io credo superiori) alle sue migliori reflex, anche dove queste ultime sono oggi più performanti rispetto alle ML. Sarò un inguaribile ottimista, ma non credo di essere molto lontano dalla realtà.
  7. Hai ragione: anche senza l'AF di ultima generazione si possono fare ottime foto, così come si può vincere un premio al Wildlife Photographer of the Year anche utilizzando una D300 o una D3. Prima della macchina conta il fotografo, e la sua capacità di preparare e vedere lo scatto e di fare click al momento giusto. Tuttavia la tecnica va avanti, e alcune moderne funzionalità oggi sono imprescindibili nel corredo di una fotocamera moderna. Intraprenderesti un viaggio di 6 ore in pieno luglio con un'auto senza climatizzatore? 40 anni fa lo si faceva, oggi sarebbe impensabile se non costretti da imprescindibili ragioni di necessità o di urgenza. A me - e mi pare di capire anche per te - un AF più preciso ed efficiente non aumenta di molto la qualità dei mie scatti, ma per la fotografia di Massimo (e non solo) un AF allo stato dell'arte cambia di parecchio la possibilità di portare a casa la foto nelle particolari condizioni nelle quali opera, raccontate spesso su queste pagine. E giustamente vorrebbe poterne beneficiare. Tutti noi che fotografiamo per diletto e non per lavoro comunque ci divertiamo quando scattiamo le nostre foto; se tuttavia abbiamo la possibilità di avere tra le mani uno strumento più prestante di quello che abbiamo e che oltretutto è già disponibile sul mercato, il desiderio di poterne disporre è più che legittimo.
  8. Pur vivendo oggi nell'on-line e con la possibilità di acquistare tutto comodamente da casa seduti davanti a un pc o a un tablet, che sia questo diffuso lockdown - per lo meno nella Vecchia Europa - a scoraggiare e a far rimandare da parte di Nikon l'annuncio di nuovi obiettivi? Non sarà forse che questo confinamento forzato ritarderebbe gli ordini dei clienti per prodotti di fatto quasi inutilizzabili fra le quattro mura disperdendo pertanto sia l'effetto lancio sul mercato che l'impulso all'acquisto degli appassionati?
  9. Grazie a tutti per il passaggio. Nicola ha colto il senso di ciò che volevo significare con questa serie di foto. Perché aldilà degli spunti che ho creduto di cogliere fotografandola, la leopoldina non è stata solo la protagonista di quasi due secoli di storia di questi territori assieme a coloro che qui hanno abitato e lavorato, ma è anche una (bella) testimonianza di architettura industriale che merita di essere ricordata e salvaguardata.
  10. In effetti è proprio sulla lettura zonale che volevo andare a parare, ciò che secondo me rivoluzionerebbe il nostro modo di fotografare. Comunque anche se mi pare siamo ancora lontani da quest'ultima evoluzione, concordo sul fatto che i prossimi sensori consentiranno senz'altro un'ulteriore passo in avanti rispetto a quelli che stiamo utilizzando oggi.
  11. Molto interessante, Mauro, e spiegato così bene che... ho capito perfino io. Con l'aumentata potenza di calcolo di questi nuovi sensori sarà possibile anche una migliore lettura della luce così da rendere la scansione dell'immagine ancora più fedele, oppure i benefici si concentreranno essenzialmente sulla ripresa di soggetti in rapido movimento?
  12. La Valdichiana senese e aretina, ricca di terreni agricoli sottratti alle paludi dopo la grande bonifica promossa dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena nella seconda metà del Settecento, è anche piena di casolari dove i coloni abitavano e svolgevano la propria attività. Queste costruzioni dalla caratteristica architettura diventate parte integrante del paesaggio chianino vengono affettuosamente chiamate leopoldine in onore appunto del granduca Pietro Leopoldo, non solo perché furono edificate sotto il suo governo, ma anche perché egli le fece appositamente progettare e realizzare per dare migliori condizioni di vita agli agricoltori e ai numerosi familiari e braccianti che con loro conducevano i terreni bonificati. Sparse come detto nelle campagne aretine e senesi, sono anche soggetti fotografici molto rappresentati sia quando vengono ritratte fra le foschie e le nebbie invernali che spesso scendono su questi territori, sia quando spiccano fra le vigne e i frutteti nelle assolate giornate estive. La leopoldina qui proposta io l’ho invece voluta fotografare con un taglio diverso. Abbandonata da anni ma ancora integra nella sua struttura, i muri diseguali frutto probabilmente di successive modifiche e rifacimenti, le finestre protette da curiosi pannelli in legno, aggredita da rampicanti e vegetazione spontanea a cui non sembra sottomettersi, si erge austera come se non volesse arrendersi alle ingiurie del tempo, forse in attesa di chi possa prendersene cura riportandola ai fasti del suo passato. Per questo ho scelto di ritrarla con i suoi annessi in una monocromia molto dark, ciò che mi ha ispirato quando l’ho fotografata, assistito dal picture control matita con cui ho settato la mia fidata Z6. Grazie a chi vorrà lasciare un commento. (aprire le foto) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
  13. Mi piace! Bella composizone nella giusta illuminazione.
  14. Immagine davvero particolare ed interessante.
  15. Perfettamente d'accordo con te, Mauro. E non mi pare che hai detto qualcosa di politicamente scorretto. Anch'io, in effetti, sempre curioso e attratto dalla fotografia di strada, non me la sento di immortalare gente con la mascherina sul viso mentre si muove per le vie e i locali delle nostre città. Ma non per il fatto di non voler ricordare questo periodo pandemico, - ché non credo mai ce lo scorderemo - ma perché non poter vedere le espressioni delle persone toglie parecchio a questo genere fotografico, senza contare che molti - io per primo - mi sembrano assai impacciati con quella benda sulla bocca mentre attendono alle proprie attività. Non so come dirlo, ma mi sembra di ritrarre aspetti e situazioni non spontanee, anormali, irreali, pur nella vera e tragica quotidianità a cui questa pandemia ci ha ormai abituati. Così in questi mesi sto provando a dedicarmi alla fotografia di paesaggio compatibilmente con i vari confinamenti a cui come tutti sono costretto, e le varie immagini che ho pubblicato negli ultimi mesi stanno a testimoniarlo. Genere difficile ma affascinante, a cui si abbina però il piacere di muoversi in contesti naturali e di grande bellezza che mi ripagano anche quando non porto a casa le foto che vorrei.
  16. Dopo aver acquistato e utilizzato ormai da un anno e mezzo la ML no, non tornerei alla reflex, né tantomeno ne comprerei una nuova in un prossimo futuro. Peraltro utilizzo ancora con soddisfazione quella a cui ho affiancato la Z6, ma solo come secondo corpo macchina con montato l'obiettivo alternativo durante le escursioni per la fotografia di paesaggio. Ma la sostituirò presto con un'altra ML.
  17. Veramente bello! Valeva la pena sbattersi un po' per il montaggio dei tanti pezzi di cui ti lamentavi... Peccato che le ruote anteriori non siano sterzanti, il modello sarebbe apparso ancora più realistico.
  18. In effetti è questa voce del menu che mi ha spinto a chiedere chiarimenti sull'utilizzo sulle Z di obiettivi privi di CPU. Sarebbe utile. Meglio ancora un Megadap F-to-Z ...
  19. Tutto chiaro: la mia D750 ha il simulatore di diaframma che comunica alla macchina meccanicamente e in tempo reale l'apertura impostata. Ciò che non ha l'FTZ.
  20. Allora il fatto che lo stesso obiettivo privo di CPU comunichi alla reflex l'apertura deriva da una comunicazione meccanica con la macchina. Giusto?
  21. Ciao a tutti, nell'utilizzo di obiettivi AI/AIS per il tramite di FTZ e opportunamente "registrati" nel menu Dati obiettivo senza CPU non trovo a mirino la corrente apertura del diaframma come invece accade sulla reflex. Sbaglio qualcosa nel settaggio della macchina oppure l'indicazione richiesta non può essere disponibile? Grazie.
  22. Grazie a tutti del passaggio. Per chi come Umberto volesse farvi un giro e desiderasse qualche dritta per itinerari o altro, non ha che da scrivermi in MP.
  23. Grazie a tutti del passaggio. Per chi lo chiede, rispondo che lo spunto che mi ha ispirato questo post è stata l'amarezza per aver visto abbattuti degli alberi che avevo fotografato neanche quattro mesi prima lungo una strada che di tanto in tanto mi trovo a percorrere nella campagna senese, e che avevano attirato la mia attenzione per i loro colori e il particolare posizionamento all'interno di quel tornante, tanto che mi avevano indotto a fermarmi per riprenderli dalla piccola piazzola antistante. Non si tratta - credo - di piante particolarmente pregiate, anzi immagino che fossero cresciute spontaneamente in quel pezzetto di terra, ma mi piaceva molto trovarle lì quando passavo con la macchina, e ammirarne la densità e i colori del fogliame che cambiavano ad ogni stagione. Erano diventate una sorta di tappa fissa, quasi come il bar dove solitamente ti fermi durante un viaggio ricorrente e che apprezzi per il suo buon caffé o per la commessa carina che serve al banco. Non so perché siano state abbattute, forse per motivi di sicurezza della strada provinciale, o forse perché gli addetti hanno voluto anticipare la soluzione ad un futuro problema di manutenzione straordinaria, o per non so che altro. Certamente non ostacolavano la visuale della curva e non davano fastidio a nessuno. A me invece è dispiaciuto averle trovate tagliate e lasciate lì a seccare, e non poter più vedere le loro fronde nei prossimi viaggi. Questo fatto mi ha ispirato il dittico e il titolo stesso, che nella sua accezione originale induceva a riflettere sulla caducità della vita soprattutto quando, come in questo caso, viene interrotta improvvisamente nel suo splendore essendo quelle piante molto giovani. Per carità, nessun intento filosofico e nessuna volontà di andare oltre un titolo che mi sembrava si adattasse bene allo scopo.
  24. Immagini molto delicate che denotano la tua sensibilità nel rappresentare una campagna che evidentemente ti ispira e senti tua. Indovinata anche la scelta del bianco e nero.
  25. La campagna della Val d'Orcia, una delle più belle d'Italia e, forse, la più fotografata. Difficile quindi proporla con un taglio originale. Qui ho provato a ritrarla in monocromia e in controluce, quando i morbidi rilievi delle colline che la punteggiano risultano enfatizzati dal sole ma anche sfumati nella grande luminosità che colpisce l'obiettivo della fotocamera. Giudizi e commenti sono ovviamente ben accetti. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
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