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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 04/12/2020 in tutte le aree

  1. Tecnicamente è stato difficilissimo sotto ogni punto di vista, prima volta volta che mi cimento, sicuramente sarà anche l'ultima. Ci vuole troppa pazienza anche a partire dalla ricerca dell'oggettistica affinché sia adatta e coerente dal punto di vista cromatico. Ciao!
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  2. per esempio, il fatto che le fotocamere, oltre ad assomigliarsi tra marche diverse nell'ambito della stessa siano esteticamente identiche avrà certo il suo bravo motivo... Per gli obiettivi...il problema è la lunghezza/grossezza... cose che si notano...
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  3. ho mandato il link a mia moglie, e lei mi ha risposto:" ma io non te lo chiederò mai, lo capisco subito da sola, quando mi porti a cena fuori… di mercoledì" la prossima volta non sposerà più una psicologa!
    2 punti
  4. Nikon Z6 II con Nikkor Z 24-200/4-6.3 a varie focali, f/13, 1/8'', ISO 280
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  5. Scopro con sorpresa che qualcuno anche in Università ha le idee un po' confuse sull'Evoluzione. Ovvero non è del tutto convinto che ci sia un' evoluzione dei viventi. E pensare che non siamo nemmeno in Kansas. Forse il problema è che ancora oggi per la maggior parte delle persone la "cultura" è orientata del tutto o quasi in direzione umanistica o tecnologica (o tutte e due)? A volte si pensa anche alla medicina applicata, ma la componente naturalistica ahimè, è Cenerentola, qualche senso di colpa che spinge un po' più persone a interessarsi di ecologia, viste le contingenze a cui stiamo andando incontro. Intendiamoci, fra le persone con un minimo di cultura tanti sanno (o pensano di sapere) cosa sia l'Evoluzione, ma a parte i professionisti (Genetisti e Paleontologi soprattutto), alcuni naturalisti e appassionati, ho l'impressione che il resto, anche quelle che "credono" (mi si passi il termine che contraddirò tra poco) nell'Evoluzione, non abbia idee molto chiare . Eppure capirne di più farebbe bene. Non sto certo a fare una lezione sulla concezione moderna dell'Evoluzione, nè su come funziona. Le risorse per approfondire non mancano e non è questo il luogo. E' solo una riflessione mia su perchè si dovrebbe sapere qualcosa sull'evoluzione. Sapere ad esempio che l'Evoluzione non è più una "Teoria". E' una Legge. Che differenza c'è in scienza tra Teoria e Legge? La Legge, come quella di Gravità, enuncia un fatto, su cui si possono fare esperimenti per verificarla. Oggi è possibile fare esperimenti evoluzionistici, lo fanno in Genetica. Il legame Mutazione-Selezione-Evoluzione è assodato. Quindi non c'è più bisogno di "credere" nell'Evoluzione di quanto ce ne sia per la legge di gravità. La "teoria" cerca di spiegare come funziona l'evoluzione, non se esista o meno. Sapere dell''Evoluzione rende umili. La sintesi moderna del meccanismo evoultivo ci fa capire che i "grandi" passi dell'evoluzione sono innescati da fenomeni climatici e geologici, più che a competizione, che gioca su scala molto più piccola. Fenomeni sui quali non mi risulta si abbia ancora controllo. Almeno finchè non si riesce a fermare il movimento delle placche terrestri o i movimenti del Nucleo Terrestre. Abbiamo un certo potere sulla superficie della crosta terrestre e sui viventi, senza dubbio (e lo usiamo male), ma i grandi fenomeni sono ancora più forti di noi. Cranio di Tigre dai Denti a Sciabola. Questi magnifici predatori si sono estinti circa 12.000 anni fa insieme a tanti altri animali, in quella che viene chiamata la Scomparsa della Megafauna, un fenomeno che ha interessato quasi tutto il mondo. Modello in resina ad alta fedeltà, di (c) Bone Clones Inc. . Sapere dell' Evoluzione rende uguali. Siamo tutti legati da un'origine comune, più o meno vicina, ma non c'è nessuna "creatura a parte", sottostiamo alle stesse leggi , non ci sono superiorità assolute, solo contingenti e sempre transitorie. Tra noi e il nostro cugino più prossimo, Lo Scimpanzè, c'è solo una manciata di mutazioni. Abbiamo fatto sesso con l'uomo (e le donne) di Neandertal, soprattutto noi Euroasiatici, e ce ne portiamo dentro dei pezzettini di DNA. Un Uomo di Neandertal osserva la sua selce appena scheggiata, modello fotografato al Museo di Storia Naturale di Vienna, sfondo eliminato in postproduzione. Sapere dell'Evoluzione rende saggi. Sapere che la storia dei viventi è una storia di relazioni reciproche, instabili, in evoluzione appunto, ci fa capire che siamo una parte di una comunità vivente che ha avuto un'origine e può avere una fine, e che è la salute della comunità intera che garantisce la salute nostra. Lucy (o sua sorella) e suo "marito" camminano sulla sabbia vulcanica ardente di Laetoli in Tanzania, lasciano quelle impronte che milioni di anni dopo dimostreranno che questi nostri antichissimi antenati avevano una postura eretta come la nostra. Modelli fotografati al Museo di Storia Naturale di Vienna, l'ambientazione è veramente la piana di Laetoli, aggiunta in postproduzione. Sapere dell' Evoluzione ci rende responsabili. Nell'Ottocento si pensava che l'evoluzione fosse solo o soprattutto una lotta per la supremazia di una specie sul'altra e tanti economisti e politici se ne sono innamorati. Oggi sappiamo che non è così. La selezione opera in un modo un po' diverso: la sopravvivenza su larga scala non sta nella competizione sempre più spinta, ma nel mantenere l'equilibrio fra le parti che coevolvono. Siccome siamo diventati una specie intelligente e "progredita", possiamo interferire un po' di più su questi equilibri rispetto ad altre specie, ma un maggiore potere, come per l'Uomo Ragno, comporta maggiori responsabilità. Sapere come lavora l'Evoluzione su larga scala, ci fa capire che pasticciare a caso con il benessere della biosfera anche se può sembrare utile, redditizio, e magari lo è, a breve termine, alla lunga potrebbe diventare assai poco divertente. Sapere dell'Evoluzione ci conferma se mai servisse che non ci sono vincitori e vinti assoluti, ma solo relativi. In natura non ci sono intenzioni, promesse, premi o punizioni, presenti o futuri, ma solo fenomeni, azioni e le loro conseguenze, a cui occorre fare attenzione, qui ed ora, e su cui agire consapevolmente, qui ed ora. Se si vuole eh, se no va bene lo stesso, basta saperlo. Tanto prima o poi verosimilmente ci si estinguerà, come l'Austrovenator qui sopra, ma almeno lui non ne ebbe colpa. Fotografato alla mostra dei Dinosauri Argentini, sfondo oscurato in postproduzione. E allora: Viva la Evoluciòn!
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  6. Ciao, é un periodo strano: faccio qualche foto, ma non quante ne vorrei e/o dove vorrei... tra l’altro (é un esercizio che periodicamente mi impongo) le sto facendo su pellicola e i rullini si accumulano senza essere sviluppati (non posso andare ancora in un altro comune) ! Ho visto poi che siete tutti Z oriented e ho pensato di fare un po’ di amarcord e scompigliare le carte postando il corredo che uso per i miei b/n attualmente. Il 18mm Ais é ritornato recentissimamente dopo un lungo giro anche con la versione AFD: quello che vedete é il corredo che avrei sempre voluto avere negli anni ‘80 e che ora mi godo nel tempo libero. Il 50mm f/1,2 Ais é il secondo esemplare dopo quello che anni fa era passato di mano con Mauro, il 135mm f/2 Ais ha preso il posto dell’AFD: con la F3 si tratta di un corredo che difficilmente avrá bisogno di particolari manutenzioni, visti anche i miei ritmi di scatto. Tutto qui, spero, da Ninja Nikonisti, che apprezziate. Quando arriveranno delle foto (cioè quando avrò voglia di digitalizzarle, alcune le ho stampate, ma analogicamente) magari le posto qui di seguito... Ciao, Adriano.
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  7. Peccato solo che la modella non sia sua moglie per gli amanti dei confronti inutili e per chi desidera sempre ardentemente la moglie altrui. Manny però è uno dei pochi personaggi reali di un mondo che diventa sempre più superfluo (quello dei web-influencer).
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  8. Ciao a tutti, come mio primo post sul nuovo Nikonland metto qualche immagine scattate alla fine di Agosto ai pivieri tortolino, che dopo l'estate passata principalmente nel nord europa dove si riproducono, verso la fine di Agosto iniziano il viaggio che li porterà in Africa ed alcuni sostano qualche giorno sulle nostre montagne. Immagini scattate con Nikon D4 e 200-400 vr.
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  9. Il parco di Villa Bolasco, ora di proprietà dell’Università di Padova, (https://www.villaparcobolasco.it/ per eventuali approfondimenti e da cui ho riportato le notizie storiche) è situato a Castelfranco. Oltre ad essere un sito interessante per le specie botaniche presenti, comprende l’omonima Villa (1852/65) fatta costruire dal conte Revedin su progetto dell’architetto veneziano Giambattista Meduna, diventata poi Rinaldi e infine Bolasco Piccinelli, da cui il parco prende appunto il nome. Vi sono molte varietà di piante; vi si trova l’abete, il cedro dell’himalaya, il cipresso calvo, l’ippocastano, il bagolaro (molto comune da queste parti), il carpino e poi lecci, olmi, magnolie, tassi, tigli, platani, la sofora; ma la pianta che più mi ha colpito è la farnia: un metro di diametro, 25/30 metri di altezza e una chioma davvero imponente. Il sito propone una visita guidata con schede molto efficci sullo schema dell’Orto botanico di Padova di cui è una sorta di costola. Ma la visita fisica è altra cosa rispetto alla virtuale che, seppure ben documentata, offre uno scorcio di quanto si può vedere ed apprerzzare con i propri occhi. Complice l’ora in cui glia altri pranzano, mi sono goduto appieno il luogo. (Conviene aprire le foto) Si inzia: # 1 il viale di entrata ci conduce alla “cavallerizza" # 2 un anfiteatro adibito a maneggio voluto dal conte Revedin e attribuito a Marc Guignon # 3 particolare lato ovest # 4 si procede verso un grazioso laghetto # 5 dai riflessi ambrati # 6 dove alcune anatre fanno sfoggio # 7 # 8 # 9 ed ecco la farnia # 10 # 11 le cui fronde arrivano a lambire un ruscelletto # 12 # 13 # 14 procedendo oltre si arriva alla serra. Quando nel 1869 muore il conte Revedin la nipote, figlia della sorella Caterina Revedin in Rinaldi, eredita la villa e il parco. Ed è a suo padre, Pietro Rialdi, che si deve la costruzione della serra e la prosecuzione dei lavori nel giardino; # 15 a lato sorge la cavana, adibita al ricovero delle barche usuale nell’area veneziana e nei fiumi dell’entroterra. # 16 # 17 per poi avviarsi all’uscita con questa veduta Tre ore di tranquilla passeggiata con soste prolungate per godersi questi colori.
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  10. Magic Moments il mio momento più difficile è stato quando le ho detto, tutto contento: "ho venduto l'obiettivo!".... "ma quello che ti avevo regalo io?" Panico! Era proprio quello... Ma no, amore... tanto che ne sa una innocente bugia ogni tanto...
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  11. Bravo adriano... gli obbiettivi cosiddetti vintage hanno un timbro tutto loro!
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  12. Si i cinesi da questo lato non agevolano mai le cose. Comunque, tutto é bene ...
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  13. Problema risolto con non poche tribolazioni visto che non è provo facile facile trovare programma di installazione e firmware. Ad ogni buon fine il mio YONGNUO N685 funziona perfettamente con la mia Z6 II. Per chi ne avesse necessità posso inviare software e firmware via mail perché qui non posso allegarli in quanto più pesanti di 2 MB.
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  14. Guarda che sviluppare in casa una pellicola è abbastanza facile e non è necessario avere una camera oscura. La tua "indole analogica" non ti vieterebbe di andare... contro natura e visionare quasi subito i tuoi scatti, sia pure su negativo. E con l'ES-2 potresti pure - credo - digitalizzare il film e sviluppare gli scatti più interessanti su LR o PS per divertirti ad osservarli come fossi davanti ad una stampa, scegliendo poi se mandarli effettivamente al tuo stampatore di fiducia. Ho detto delle eresie? PS Leggo sempre volentieri i tuoi interventi di filosofia fotografica...
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  15. Grazie. A quanto pare devo aggiornare il firmware... cosa non proprio semplice da quel che leggo in altri forum. Cmq al massimo acquisto un altro flash Mauro... la Z6 II è uno spettacolo
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  16. senza dubbio: e su questi parametri nessuno bada a spese: non si chiede al gommista...vai da... prendo le gomme da neve che costano meno. Perchè servono. Il fatto è che le fotocamere alla maggior parte degli acquirenti, servono molto meno di un set di gomme invernali. Perchè non sanno cosa farsene
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  17. Industrialmente sarebbe possibile ma a patto di rivoluzionare del tutto i processi di Nikon ed equipararli a quelli di Apple, aggirando integralmente la rete di vendita che tanto invece pare cara ai qui presenti. In pratica, con l'automazione integrale del processo di produzione (niente operai, solo robot, fabbriche in Vietnam, Cambogia, Laos, dove non esistono i sindacati) si potrebbe fare tutto on-demand. Il cliente va sul Nikonstore locale, si confeziona il suo iMac/MacBook/MacPro .... pardon, la sua Nikon scegliendo tra una serie di componenti intercambiabili a partire da un certo numero di scocche standard. Quindi : - corpo - sensore - mirino - batteria - display posteriore - etc. e la macchina viene automaticamente prodotta in 7-10 giorni se non c'è coda di ordini perchè in quel caso si arriva anche a 120 giorni (come per Volkswagen che di fatto fa già quasi così), spedita direttamente all'acquirente che ha già anticipato l'intera somma. Aggiungendo il finanziamento e l'assicurazione, si ha il pacchetto completo. Ci arriveremo abbastanza presto. Ah, ovviamente, per avere questo processo a disposizione, il prezzo parte da €1000, per la scatola vuota. E da li si cresce. Mentre a scaffale ... niente. Magazzini totalmente vuoti, tranne qualche esemplare standard negli showroom non destinati alla vendita diretta. A quel punto, ogni componente sarebbe intercambiabile anche after-market a differenza delle macchine Apple. Ma "i ricambi" al prezzo di quelli delle automobili. Cioè un paraurti completo che costa come un viaggio a Mauritius. Io non sono certo che mi piacerebbe ... anzi, so già che un mondo così non mi piacerà.
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