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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 23/04/2019 in tutte le aree

  1. Volendo fare fotografia naturalistica e disponendo di un budget contenuto (diciamo meno di 2000 euro), quale scegliere fra il Nikon 300mm f4E PF ED VR ed il 200-500mm F5.6E VR? Mi è capitato recentemente di poter usare lo zoom Nikon 200-500mm f5.6E VR, così l'ho provato nelle situazioni in cui di solito porto il 300mm f4 PF. Ecco le mie impressioni sul confronto (soggettivissime, per carità!). Nota bene: questo articolo non vuole essere una disamina dettagliata dei due obiettivi, su Nikonland ce ne sono già molte e ben fatte, se volete approfondire vi rimando agli articoli relativi: Per il 300mm f4E PF qui e qui Per il 200-500mm f5.6E VR qui e qui Il mio è solo un confronto, nell'ottica di un uso per la fotografia naturalistica, di due soluzioni relativamente poco impegnative economicamente restando in casa Nikon. Ci sono anche soluzioni a budget contenuto di Sigma e Tamron, ma non ne parliamo qui. Lo zoom 200-500mm ed il piccolo 300mm a diffrazione a confronto Praticità d'uso: Il 300mm f4E PF è ...piccolo! Lo si porta ovunque, non pesa, non ingombra, il VR è ottimo e nel novanta per cento delle situazioni si può lasciare a casa il treppiede. L'Af è veloce. Bisogna tenere però presente che 300mm sono il "minimo sindacale", e a volte nemmeno quello, per fotografare gli uccelli con corpi Fx (con corpi Dx va già meglio), almeno al di fuori degli appostamenti predisposti con mangiatoie piazzate molto vicine . Il 200-500mm F5.6E VR è anche lui piccolo (come superzoom), ma è comunque ben più grande rispetto al 300mm a diffrazione. Non è troppo pesante ed ha un ottimo VR, per cui si può usare a mano libera in molte occasioni, per qualcuno però il peso, anche se contenuto rispetto ad altri superzoom potrebbe farsi sentire dopo un po'. In certi casi può essere utile avere con sè un treppiede o un monopiede. L'Af è buono, aggancia e segue bene i soggetti. Ibis (soggetto non troppo veloce) inseguito con il 200-500mm Il 200-500 è (scusate l'ovvietà) uno zoom e, dove non è possibile fare "foot zooming", cioè avvicinarsi od allontanarsi dal soggetto, il vantaggio è notevole. In natura, per varie ragioni, spesso bisogna restare appostati in punti fissi. Da postazione fissa con lo zoom è possibile regolare l'inquadratura. Questo cenerino l'ho ripreso a 390mm per dargli più "aria" Gheppio ripreso con il 300mm: come inquadratura va bene, ma potrei voler ingrandire e l'unica risorsa sarebbe avere un moltiplicatore, meglio se 1.4x, ne ho scritto qui. Questo significa un aggeggio in più da montare o smontare secondo necessità. L' operazione potrebbe far perdere qualche scatto interessante, se succede qualcosa intanto che si sta trafficando con l'attrezzatura. Gheppio, stessa location, a 500mm con il 200-500 ho potuto fare solo tre scatti prima che si involasse: Più raramente, ma può succedere, 300 mm sono troppi, e allora si può fare assai poco (solo cambiare obiettivo se se ne ha uno più corto). Questo terzetto era troppo vicino per un 300mm (scattata a 135mm su corpo Dx = 200mm su corpo Fx) Qualità di immagine: Il 300mm f4E PF ha uno stop in più di luminosità, ed è veramente nitido. Con la luce giusta è spettacolare. Non che il 200-500 vada male, anzi, fino a 350-400 mm è davvero molto buono ed anche a 500mm è più che dignitoso. Tra i due obiettivi la differenza non è grandissima, ma comunque c'è. Si vede soprattutto in condizioni ideali, quando non si hanno problemi di umidità atmosferica, movimenti di masse d'aria o che, che possono attenuare anche di molto le differenze. Crop 100%, soggetto a distanza ravvicinata con il 300mm PF. Crop 100%, foto scattata con il 200-500mm, soggetto più distante (e luce peggiore). Nitticora ripresa con il 200-500mm Crop 100%, soggetto lontano. Però, se c'è bisogno del converter, anche se il Tc14 EIII è un ottimo converter e la perdita di qualità è davvero minima, le differenze si attenuano. Ibis ripreso con il 300mm + TC14 EIII Airone guardabuoi ripreso con il 200-500mm a 500mm Confronto al 100% Se poi ci si mette di mezzo l'atmosfera, è assai difficile che si vedano differenze sensibili. Crop 100% Lo sfuocato, a parità di diaframmi, non è troppo differente ma a volte il 300mm f4 E PF ha uno sfuocato che definirei un po' nervoso, soprattutto quando sono presenti linee decise, come ad esempio dei rametti intricati, dove può dare dei doppi contorni. Con sfondi più neutri invece non ci sono problemi. Taccola su ramo ripresa con il 300mm: Come si vede nei crop sotto, nitidezza eccellente (es. le penne) ma sfuocato così così: Nella fotografia ravvicinata (close-up photography) il 300mm PF, come il suo predecessore AFS, è uno strumento eccellente sia da solo che con il TC 14 EIII. E' ottimo, ad esempio per le grosse libellule. Il 300mm da solo Il 300mm con il Tc 14EIII Sotto questo aspetto il 200-500mm f5.6 rimane indietro, ma si badi bene, di poco. Onychogomphus ripreso con il 200-500 Le sue capacità nella fotografia ravvicinata, sebbene non siano pari a quelle del 300mm f4E, sono comunque sorprendenti, come ho già scritto estesamente qui. Accoppiamento ripreso con il 200-500mm Insomma, riassumendo, secondo me: Il 300mm è Più luminoso di uno stop, L' Af è veloce, E' un po' più nitido La qualità di immagine è ottima (a parte alcuni sfondi) E' leggerissimo e poco ingombrante, Per la fotografia ravvicinata è eccellente. Può rivelarsi "corto" in alcune situazioni di ripresa E' consigliabile avere un TC14 da accoppiare quando necessario In alcuni, casi lo sfuocato può non soddisfare. Il 200-500 è Molto versatile, Ha una qualità di immagine più che soddisfacente, Nella fotografia ravvicinata se la cava molto bene ( il 300mm f4E PF ha un rapporto di riproduzione massimo più elevato che lo rende più adatto). Leggermente meno nitido in condizioni ideali. E' più ingombrante e pesante. Spero di avere dato una panoramica per quanto possibile onesta dei due obiettivi, sono entrambi ottimi, chiaramente differenti, il mio intento è aiutare a scegliere uno o l'altro sulla base delle caratteristiche che a ciascuno interessano di più. Come d'uso, non ho inserito il prezzo nelle variabili del confronto, ma se interessa, il 200-500 f5.6, costa un po' meno del 300 F4E PF e un bel po' meno della combinazione 300mm più TC 14E. Nota: Le foto delle libellule sono di archivio, e il 200-500 usato per quelle foto è un altro esemplare rispetto a quello usato per le foto agli uccelli, che sono invece nuove.
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  2. Se una lunghezza focale mancava alla lunga serie dei fissi wide superluminosi Art di Sigma, quella era certamente il 28mm f/1,4 . Focale tradizionalmente destinata ai fotografi che hanno in odio le distorsioni prospettiche indotte dai superwide da 100° e più di angolo di campo, il 28mm è stato, all'inizio dell'era digitale, uno degli obiettivi più bistrattati dal formato APS-C che lo tramutava più di ogni altro in una focale nè carne nè pesce, ma dal momento del ritorno al formato pieno è ridiventato oggetto di desiderio per molti: ed ecco che gli amici di distributore nazionale per Sigma, ci hanno messo a disposizione l'ultimo nato dei wide Art per ricavarne le nostre impressioni sul campo. Solita estetica Art, austera ed elegante uno schema inaudito, da ben 17 lenti in 11 gruppi lente frontale da 77mm di diametro filtri e paraluce a petalo, (però dotato di una fascia gommata a dir poco catalizzatrice di ogni tipo di pulviscolo esistente...) equipaggiato del più bel pulsante di sblocco mai ammirato su paraluce prima di adesso, bellissima la lente frontale, dietro la quale appare il diaframma a 9 lamelle, ormai elettromagnetico anche per Nikon F, le baionette disponibili sono quelle per Nikon, Sigma, Canon, Sony e per il nuovo consorzio L-mount 865 grammi di peso e dimensioni da 83x108mm, luminosissimo con la sua apertura massima f/1,4 dotato unicamente del selettore di attivazione/disattivazione del motore HSM per l'AF davvero bello nella sua semplicità distanza minima di messa a fuoco a 28cm dal piano focale, ghiera di maf manuale enorme e fluidissima, costruito con la consueta attenzione che Sigma dedica a questa fortunata serie di ottiche, Art è stato in quest'ultimo mese, oggetto privilegiato di prova sulle mie due Nikon, la D850 (per la quale è costruito) e la Z6 per il tramite dell'adattatore FTZ. Se volessi cominciare da dove finisce questo Sigma Art dovrei farlo proprio dalla sua caratteristica più determinante rispetto la moltitudine di 28mm apparsi in tutte le epoche sul mercato, confusi tra fissi e zoom, spesso solamente vie di mezzo tra un superwide ed un normale, focali di ripiego per quando indietreggiare non fosse possibile e distorcere neppure: accomunati da prestazioni di luminosità che al meglio dello stato dell'arte potevano sfiorare f/2 (che è già un bel dire, rispetto la pdc consetita da questo angolo di campo di 74°) Ebbene, qui, allo stato di questo... ART, parliamo invece di f/1,4 ossia il doppio di luminosità di un f/2 e il quadruplo di un usuale f/2,8 con una profondità di campo ed uno sfuocato che rendono il senso del prezzo a cui questo Art 28/1,4 è stato piazzato sul nostro mercato (attorno a 1310 euro) una gamma di sfumature che tra la qualità del vetro ed il bokeh vengono sicuramente a costituire motivo dell'acquisto, prima ancora che ogni altra ragione ragion per cui si potrebbe ritenere range utile di acquisto di questo Art la fascia tra TA ed f/4, come spiegano queste coppie di immagini, e nulla di più ma nel mezzo della scelta di acquisto di un obiettivo da quasi 900 grammi come questo Sigma (invece che di un 28mm f/2 da 3 etti) , pesano molti altri fattori altrettanto importanti: innanzitutto quella di disporre di efficace strumento documentativo, anche se a focale fissa, che passi indifferentemente di inquadratura, da quella del totale al particolare, avvicinandosi... a piedi, beninteso...continuando a stringere, mantenendo comunque occhio alla visione generale fino ad arrivare al concetto ultimo, con un obiettivo soltanto appresso ! Oppure esattamente al contrario ... in un esercizio descrittivo inverso. 28mm ovvero protagonista in prospettiva: e la distorsione? Niente muri, ma un dato visivo arido ci fa comprendere di trovarci di fronte ad una delle migliori realizzazioni in questo ambito, pannellone 50x75 con cerchi da 12cm di diametro, a 80cm di distanza, a riempire l'inquadratura, dimostra un barilotto moderato e coerente a TA, non gestito ancora dal sw di sviluppo, come ormai su mirrorless siamo abituati a godere in automatico sulle Nikon Z, che ci procurano l'illusione (ben accetta) della perfezione prospettica, compensando in fase di sviluppo. Anche la vignettatura appare gestibilissima seppure ad f/1,4 come già semplicemente chiudendo di uno stop, qui sotto, ad f/2 ed anche a questi diaframmi estremi la leggibilità dei particolari della scena, anche di quelli lontani dal piano di messa a fuoco, resta graduale, intellegibile, pur sempre piacevole, suggestiva il bokeh come vi appare? A me variabile verso il bello, più si apra il diaframma chiaro che diaframmando compaia anche il resto del mondo... come è giusto che sia con ogni grandangolare che si rispetti, nato anche per raccontare scene ampie e circostanziate, utilizzando diaframmi medi ed oltre cromaticamente sempre seducendo, anche senza soggetti particolarmente definiti. Luminosità elevata: questa è la dote del Sigma Art 28/1,4 che non può passare in secondo piano alle precedenti caratteristiche. Quando serve elevare gli ISO con ogni obiettivo spesso si rischia di superare la soglia entro la quale il sensore della fotocamera possa gestire con efficienza e senza artefatti cromatici la luce disponibile. Il limite della Nikon Z6 con la quale ho scattato nella Grotta della Santuzza (Santa Rosalia, Santuario) è molto più in alto dei 2500 ISO around, ai quali queste foto sono state scattate, ma grazie alla disponibilità dell'obiettivo sono riuscito a scattare non solamente a TA, bensì con diaframmi anche medi, che mi hanno concesso una pdc elevate, rigorosamente a mano libera Così come ad una mostra di fotografia di Franco Zecchin, dove dalla difficoltà di bilanciamento cromatico delle luci utilizzate nell'allestimento si trae profitto dal fatto che le foto in mostra fossero in bianco e nero... utilizzando sensibilità qui davvero spinte e il diaframma di apertura massima Il senso dell'angolo di campo, mediowide, di un 28mm consiste principalmente nel consentire visione complessiva, senza eccessivo stiramento prospettico, ma inclinando e ingenerando distorsione prospettica, deve continuare a manifestare descrittività, come sua specifica dote, nella fotografia di architetture la Luce farà il resto, interpretandola e gestendo l'inquadratura girando attorno al soggetto E in controluce come si comporta questo Sigma Art ? Qua il sole è nascosto dalla Cicas... Se questa è l'inquadratura in luce questa è in controluce da tre quarti e questa... Di rado si è visto un obiettivo così luminoso (e ricco di lenti) ma al contempo così corretto e contenuto anche nelle peggiori condizioni di inquadratura, nitido, nonostante emissioni UV di questo livello e facile da correggere anche in presenza di contrasti elevati tanto quanto capace di reggere anche bassi livelli di contrasto In fondo direi che a questo Art 28/1,4 sembra proprio che non manchi neppure il segno di Zorro... Questo Sigma 28/1,4 è insieme al recente Nikon di pari focale e luminosità uno dei grandangolari più difficili forse da imporre sul mercato nella logica attuale, che vede privilegiati negli acquisti obiettivi estremi come gli stessi zoom superwide presenti sul catalogo Art e celebrati da tonnellate di parole versate e scritte e wide fissi della stessa luminosità ma dalle focali più ambite come quelle dei 14 e 20mm D'altro canto un 28mm è un obiettivo fortemente desiderato da quei fotografi che non possano farne a meno per le abitudini stratificate nel corso della loro attività fotografica: io non sono tra questi e ho su Nikonland più volte esternato come questa focale mi lasci normalmente piuttosto freddo. Cio nonostante ho voluto assolutamente mettermi alla prova e abituarmi a pensare in quest'ultimo mese (ecco perchè dall'anteprima all'articolo è passato più tempo del solito) in termini di questo angolo di campo. Facile sarebbe mettere in fila i pregi indiscutibili di questa lente: a cominciare dalla nitidezza sempre evidente già da tutta apertura, continuando per la omogeneità di esposizione nonostante questa luminosità e la bassa distorsione, semplicissima da correggere in postproduzione. Oltre alla bassa tendenza a flares e ghosts nelle peggiori inquadrature in controluce diretto. Meccanicamente impeccabile, come tutta la gamma Art ed altrettanto ineccepibile il silenziosissimo ed efficiente motore AF HSM. Pesante ma maneggevole, dotato di paraluce che, finalmente, non si sblocca mai da solo. (peccato attiri la polvere...😋) Il fatto è che alla fine dei conti, possedere questo obiettivo è un privilegio irrinunciabile per chi ami questa focale: in casa Nikon ha un concorrente fortissimo nell'analogo wide... ed è una bella competizione, che non può basarsi unicamente sulla differenza di prezzo di mille euro a suo vantaggio: sono due obiettivi diversi per prestazioni, entrambi all'apice delle rispettive potenzialità. Ho riscontrato la stessa differenza interpretativa tra i 105/1,4 delle due Case. E' una bella lotta ed è bello che si possa tenere: ci fa sentire in forma !!! 😍 Grazie ancora a che ci ha dato opportunità di utilizzarlo. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2019
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  3. Sì, per pseudomacro Maxbunny intendeva solo dire "quasi-macro", ossia fotografia ravvicinata, al di sotto del rapporto di riproduzione di 1:2. Ho fatto anch'io una foto con il 300 f4 AFS dello stesso soggetto con quasi la stessa definizione (altro corpo macchina, ancora la D200, foto vecchia). Se non si ha bisogno di rapporti di riproduzione elevati, la distanza di lavoro lo rende unico. Il 300 f4 PF è il suo degno erede. Non per niente il 300 f4 AFS era l'obiettivo di elezione di Ronnie Gaubert, che lo usava con dei tubi. Il 200-500, per quel che ho potuto provare, sembra un po' meno inciso nella fotografia ravvicinata.
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  4. In informatica c’è un detto: se non è rotto non aggiustarlo.... a dire che cercando un impalpabile miglioramento puoi trovare un grosso peggioramento!
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  5. Tipo scoprire DOPO che é dannoso ? Visto che non é indispensabile, perché aggiornare ?
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  6. Si parlava della possibilità che la D6 incorporasse tecnologia "mirrorless" Nikon Z. Ecco che i rumors ultimissimi parlano della possibilità (più che concreta per quanto ne penso io) che la D6 abbia il blocco della Z6 - sensore, video, stabilizzatore sul sensore - ma su una struttura più importante come deve essere una ammiraglia Nikon, ovviamente ancora con il mirino ottico. L'ideale macchina di mezzo verso la Nikon Z9, secondo me
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  7. Ciao, mi permetto di consigliarti di guardare anche la D610. Rispetto alla D750 hai praticamente le stesse prestazioni ed oggi trovi corpi con imballo e pochi a scatti a 600-700€. Con quello che risparmi, ti compri un 50 1,8 (AF-S, non AF-D) e così hai anche un obiettivo luminoso e versatile. Ti sconsiglio la D700, ottima macchina ma ha fatto il suo tempo, non solo per i 12 mpx ma per tutto l'insieme.
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  8. Davvero! È un mucchio che non li fotografo..... Dal profondo del catalogo di LR: era rispettivamente il 23/5/2009 ed il 1/6/2009. Quasi dieci anni!
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  9. ... naturalista fotografo, ossia il mio. Negli ultimi tempi mi ero allontanato un po' dalla fotografia di animali (e si è visto anche dal languire del club), seguendo varie chimere (e la pigrizia), ma... anche se tutto è interessante, solo la natura mi fa sentire "a casa". A breve, spero, inserirò contributi più sostanziosi, anche, ma non solo, per rianimare il club.
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