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  1. Ultima promozione da Nital su vari corpi e obiettivi Nikon. Qui: https://www.nital.it/nikonscontoincassa Ci sono le Z compresa la Z50 ma anche corpi e lenti F. Scadenza al 15 gennaio 2020. Sconto in cassa, quindi niente attesa di rimborsi.
  2. Inizio questo articolo ringraziando Umberto (Bimatic tra i Nikonlander): questo test esiste grazie alla sua generosità nel prestarmi la lente. Non ci eravamo mai visti prima: un altruismo ed una fiducia nel prossimo che solo i migliori tra gli onesti hanno. Grazie Umberto! Di questo obiettivo, e dei test che sono stati scritti dalla sua uscita sul mercato, si è parlato e discusso tantissimo. I motivi sono diversi, i principali li sintetizzerei così: E' il primo zoom ultrawide su montatura Z e Nikon, nella insistente campagna pubblicitaria, ha più volte sottolineato che il bocchettone Z avrebbe abilitato prestazioni mai viste, soprattutto sui grandangolari Il prezzo non è propriamente economico Le recensioni che sono via via apparse sul web sono discordanti, come se, al minimo, ci fosse una certa difformità prestazionale tra diversi esemplari E’ il primo zoom 14-xx che accetta normali filtri a vite (seppure da 82mm, e quindi notevolmente costosi se di buona qualità) e conserva peso ed ingombro molto contenuti. Personalmente lo attendevo con trepidazione, perché desidero da tempo un sostituto al 16-35/4, che uso da anni invece del 14-24/2.8 proprio per le caratteristiche fisiche – peso, ingombro, resistenza ai riflessi e compatibilità con filtri a vite, ma senza esserne realmente contento da quando i sensori hanno superato i 12mpix. E per questo lo scorso anno gli ho affiancato un 24 1.8, da usare a diaframmi aperti. Questo il 14-30 in posizione "di lavoro". Relativamente alle caratteristiche fisiche, la prima cosa che si nota è che per fotografare occorre estendere il barilotto, impostazione in ambito Z introdotta sul mercato dal 24-70/4S. Dico subito che non mi piace per nulla: vedo questo allungamento come una intrinseca debolezza strutturale. Ma effettivamente, richiuso, è più piccolo del 16-35/4 ed è anche 200gr più leggero (540gr vs 740gr), oltre al fatto che il 16-35 dovrebbe poi montare l'FTZ, con ulteriore peso, ingombro e.... scocciatura. Ma la differenza tende a sfumare quanto più il fotografo di natura si muova con lo zaino pieno di materiale vario, ma che sicuramente farà la gioia di chi, fotografo da turismo, veda nelle Z la possibilità di alleggerire la borsa. Personalmente ho posizione neutra, giudico l’attrezzatura fotografica per le prestazioni e sicuramente non per un paio d’etti di differenza sulla bilancia, ma la direzione di Nikon verso leggerezza e compattezza viene comoda anche a me quando faccio i bagagli per volare. Ed il 14-30 si monta sulle Z senza adattatori, altro grande plus. Poiché il mio target d’uso di lenti come questa è prevalentemente il paesaggio, per provarlo l’ho portato sia al Parco del Ticino – sarebbe bello avere vicino casa Jokulsarlon ma io abito a Corbetta e non in Islanda – ed al Parco dell’Avic. Non tanti giorni, ma parecchie foto anche se non migliaia di migliaia come gli appassionati dello Spray and Pray usano fare. Ma si sa, le fotografie nascono nella testa del fotografo e per farle occorre innanzi tutto pensarle, poi cercarle ed infine farle…. nel mio caso camminando anche un po’. Preciso che: Coerentemente con il target d'un oggetto della mia prova, la maggior parte delle immagini è a diaframmi mediamente chiusi, necessari per avere la profondità di campo od il tempo di scatto adeguati alle immagini che volevo fare, per cui non ho provato la coerenza di comportamento attraverso i diversi diaframmi disponibili. Non ho fatto test sulla vignettatura, che pare notevole, perché ci sono diversi siti che la misurano "scientificamente" in Ev, cosa che va oltre la mia voglia di impegnarmi. Ed ora un po' di immagini, corredate dalla didascalia che riepiloga i dati di scatto e le mie evidenze, il motivo cioè per cui ho scelto ogni specifica immagine tra le centinaia fatte ad illustrare un concetto. Z6, 14-30@14mm 1/30 f13 ISO 200 - Pur se "chiuso" a f13, tutti i bordi dell'immagine sono meno nitidi del centro. In particolare il tronco, che è parte determinante della composizione, risulta compromesso. Lo stabilizzatore interno della Z6 e l'anteprima nel mirino elettronico dell'esposizione ha reso semplicissima questa foto a mano libera. Z6 14-30@23mm 1/200 f8 ISO 100 - Lo sfocato degli alberi è estremamente "nervoso". Lo schermo orientabile della Z6 è straordinario per riprendere "da terra".... senza sdraiasi a terra. Z6 14-30@16mm 1/20 f11 ISO 100 Da circa un metro e mezzo di distanza e senza andare alle focali più estreme e diaframmando, i bordi migliorano molto. Z6 14-30@30mm 1/200 f7.1 ISO 800 - Spesso in natura i grandangoli servono ad ambientare i soggetti. Ma a questo diaframma intermedio lo sfocato è terribile! La possibilità di stare fermi, componendo nello schermo orientabile ed avvicinando la macchina semplicemente distendendo le braccia mi ha consentito di non spaventare questa farfalla. Gli automatismi AF nel punto selezionato consentono molto facilmente la perfetta messa a fuoco. Z6 14-30@20mm 1/125 f5.0 ISO 100 - La focale è funzionale sia a "staccare i piani" sia a riprendere l'ambiente montano nel quale questo splendido bonsai naturale, che conosco e passo periodicamente a trovare da oltre 20 anni, vive. Il diaframma abbastanza aperto è scelto per concentrare la nitidezza e quindi l'attenzione sul soggetto. Z6 14-30@25mm xxx f11 ISO 100 - Immagine senza difetti, nitidezza uniforme e su livelli veramente notevoli. "Lunga esposizione" ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/20 in photoshop (da qui il tempo xxx). Z6 14-30@14mm 1/10 f16 ISO 50 - composizione scelta con cura per "disinnescare" i problemi. E' questa la tecnica con la quale ho convissuto per anni e anni con il 16-35: fotografi a 16mm? componi "di conseguenza"! Pare essere necessario un ragionamento del genere anche con questo 14-30, tra 14 e 20mm Z6 14-30@14mm 1/100 f8 ISO 100 Z6 14-30 xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/30 in Photoshop. Z6 14-30@21mm xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi a 1/13 in Photoshop. Z6 14-30@19.5mm 1/50 f8 ISO 100 - i 20mm paiono molto nitidi attraverso tutto il fotogramma, anche a f8. Z6 14-30@20mm 1/200 f8 ISO 100 - sembra di si.... in ogni caso 20mm vanno bene a F8... Z6 14-30@27mm 1/50 f8 ISO 100 .... anche 27mm vanno sempre bene. Sono tutte “sviluppate” con LR, il software che uso di più. In tutti i casi i risultati che ho ottenuto sono molto buoni escluso per quanto concerne l'uniformità di nitidezza alle focali più corte. Per chiarire questo punto, approfondendo quanto già avevo avuto modo di vedere, ho dovuto fare anche qualche foto non propriamente di natura. Ma andiamo con ordine. I grandangoli estremi - diciamo quelli oltre i 20mm - nella fotografia di paesaggio hanno come principale ragione d’essere non tanto la possibilità di riuscire a prendere con un solo scatto uno sconfinato angolo di campo quanto la capacità di giocare con la resa del primo piano, esagerandone dimensioni e dettaglio rispetto allo sfondo ed ai piani intermedi. L’effetto ricercato è questo: Z6 14-30@14 0.5' f16 ISO 100 O meglio, mi perdonerete ma come detto pianura padana e stagione non aiutano, questo: (tutte con 16-35 su D810: sulla carta un'ottica molto peggiore di questo 14-30 e pure montata su un corpo con più risoluzione e quindi capace di metterne maggiormente a nudo i limiti). Ma per farlo con successo occorre che l’obbiettivo abbia grande omogeneità di resa centro-bordi. E’ qui che, nei vecchi F, il 16-35/4 è più alle corde ed il 14-24/2.8 più a suo agio. Purtroppo, nonostante le promesse da brochure pubblicitaria di “livelli di prestazioni ottiche mai raggiunti prima” grazie al grande diametro dello Z-Mount e l’appartenenza al novero dei Superior, il 14-30 alla sua focale più corta, per me, fallisce la prova. Crop 100%, conversione in Lightroom E non solo in tema di uniformità centro-bordi ma anche in relazione alla distorsione, che come vedremo tra poco sono due problemi indissolubilmente legati. Perché? Perché il 14-30/4 ha una distorsione elevatissima (credo senza precedenti nelle realizzazioni di nikon degi ultimi 10 anni di questa fascia di prezzo) che viene corretta automaticamente da Lightroom e CameraRaw, che Nikon sa benissimo essere i software più usati. Questa la distorsione non corretta a 14mm (conversione in DxO Photo Lab 2). E' oscena! Ed è per questo, secondo me, che la correzione in LR è obbligatoria e non disattivabile. Immaginate un campanile o un grattacielo come verrebbero sul file senza la correzione? Ma non ci sono pasti gratis: correggere questa imponente distorsione implica letteralmente “spostare e stirare” una marea di pixel. E senza quella correzione, i bordi sarebbero molto meglio, come i crop di seguito dimostrano (tutti a pixel reali). E dimostrano anche, non corretta, la presenza di una ben visibile vignettatura anche a diaframmi così chiusi (f16). LR DxO PhotoLab 2 Preciso che non è un fatto di diversi parametri di regolazione perché i due file sono regolati in modo identico (e senza lavorarci molto sopra, DxO è un software molto semplice da usare, solo che consente di scegliere SE applicare o meno le correzioni). Di seguito due crop presi al centro, dite voi quale SW di sviluppo ho usato.... Se non trovate la differenza.... beh, è perché non c'è. E non è un ottica decentrata, di seguito i crop dell'angolo a sx.... che ripropone lo stesso difetto. Si parla di fotografia computazionale per giustificare questa scelta di nikon – realizzare un 14-30 che distorce in modo atroce correggendolo via SW – ma per me è solo il modo per nascondere gli effetti negativi di una scorciatoia progettuale. Ben diverso sarebbe stato se il profilo avesse recuperato, grazie all’intelligenza artificiale che, ad esempio, Topaz inizia ad applicare ai suoi software, la distorsione SENZA spiattellare i bordi, lavorando in modo più sofisticato i pixel. Ma così non è, e per ovvi motivi: quella tecnologia non l'abbiamo ancora. E quindi, qui, la fotografia computazionale non c'entra nulla, oggi resta un’idea non implementata, su LR, per il 14-30 e per le Z. Tra l’altro i profili che correggono distorsione, vignettatura e aberrazioni cromatiche su LR li abbiamo da anni, per tutte le ottiche F, richiamabili con un click o per i pigri associabili direttamente al profilo di importazione. Un click una volta sul profilo di importazione e poi, per sempre, tutte le ottiche risultano "corrette" allo stesso modo in cui ora è "corretto" questo 14-30. Se trattassimo sul serio di fotografia computazionale, io, ad esempio, parlerei di implementare nella Z l’effetto equivalente al filtro ND, che nelle foto sopra ho simulato in Photoshop, per non dotarmi per il test di un costoso filtro da 82mm e per dimostrare che la "filtrabilità" delle ottiche oggi sta perdendo senso, e lo perderebbe di più proprio grazie alla fotografia computazionale. Sarebbe facilissimo: Esposizioni ripetute, fatte con l’otturatore elettronico in raffica veloce e montate su un singolo raw direttamente in macchina. Oppure l’effetto equivalente al filtro GND….. altrettanto semplice, un pochino di SW e 2 fotogrammi in rapida ed automatica sequenza con lo scatto elettronico ed un filtro digradante come quello di ligthroom (vero, non sarebbe sempre perfetto come con il filtro se ci sono oggetti in movimento, ma intanto spesso basterebbe). Lo so, resterebbe, per ora, il problema del polarizzatore..... Alcuni chiederanno: e come mai i test IMATEST che vediamo dicono che ai bordi quest'ottica a 14mm va bene? facile: quei test, come gli MTF, non sono fatti sui file raddrizzati da LR! Perché, lo ripeto, il problema di quest'ottica non è la nitidezza ai bordi ma è la distorsione. E' correggere la distorsione che rovina i bordi. E' per questo, ed i test dei due 24-70 per Z lo dimostrano, che Nikon ha dato un diverso taglio alla linea evidentemente amatoriale (l'f4, più bisognoso di correzione automatica per nascondere i difetti e con profilo più "aggressivo" nel rimuoverli) rispetto a quella professionale (l'f2.8, contemporaneamente meno bisognoso di correzioni, che sono anche meno automaticamente corrette dal profilo), evidentemente valutando, questa la mia deduzione, che è al fotografo meno capace di scegliere come trattare le sue immagini che sono rivolti questi f4. Abbiamo quindi gli Z SUPERIOR e gli Z superior. I "veri" SUPERIOR e quelli "finti", che escono per primi sul mercato in modo che uno li compri entrambi. Un mucchio di parole, lo so. Ma questo articolo prova sia a raccontare i risultati del mio test del 14-30 sia a spiegare la mia posizione circa il giudicare un'ottica senza separare i suoi meriti da quelli del SW. Cosa tanto più indispensabile in casi come questo dove il SW corregge un problema introducendone un'altro. Tornando alla lente, la domanda è: Lo consigli? La risposta è: “Dipende”! Dipende dal fotografo, da cosa fotografa e da perché fotografa. Sinceramente non riesco a dare un giudizio univoco: più uno è "disimpegnato" e più gli piacerà; Più uno è "impegnato" e più troverà i limiti sopraesposti fastidiosi e dovrà inventarsi il modo per girarci intorno in attesa, se potrà e vorrà permetterselo, di comprare il 14-24. E' noto sia che a breve sarà nei negozi sia che quello sarà il vero SUPERIOR. Chiudo con il consueto riepilogo dei MIEI PERSONALI pro e contro, che ricordo essere collegati a questa specifica modalità d'uso (paesaggio e natura). PRO: Grande escursione focale, con l'intervallo da 20 a 30 molto buono Leggero e piccolo Nativo Z, niente adattatori tra i piedi Filtrabile, ma solo con filtri molto sottili e di buona qualità quindi costosi (ed è proprietà indispensabile per il solo polarizzatore, soprattuto se gli ingegneri Nikon realizzeranno una implementazione corretta delle esposizioni multiple; fino ad allora si può fare con buona comodità in Photoshop) CONTRO: Distorsione eccessiva, specie nelle focali più wide che sono uno dei più decantati plus. Eliminabile via software ma solo sacrificando la nitidezza ai bordi, e senza certezza che tutti i sw facciano lo stesso tipo di lavoro (ad esempio su DxO Photo Lab il profilo ancora non esiste, mentre quello del 24-70, del 50 e del 35 si, quindi presumibilmente arriverà breve; di CaptureOne non so dire). Costruzione mediocre, il barilotto "telescopico" sembra estremamente fragile Molto costoso Nell'attuale combinazione di firmware perde il fuoco ad ogni spegnimento della macchina Sfocato terribile Massimo Vignoli per Nikonland 20/06/2019 (mio compleanno, oggi sono 51!).
  3. Nel mio reportage su Fabio Fogliazza ho mostrato numerose foto delle sue ricostruzioni di uomini preistorici, foto che non erano mie ma di Giorgio Bardelli. Giorgio ed io abbiamo diversi punti in comune, abbiamo studiato nella stessa Università, siamo entrambi naturalisti fotografi (nell'ordine) e nikonisti. Con una sua intervista concludo questa trilogia di "amici al Museo". Ma lascio che sia Giorgio a parlare di sè: Qualcosa su di te Sono nato a Milano nel 1965, malamente diplomato in ragioneria, assai brillantemente laureato in Scienze Naturali e lavoro al Museo di Storia Naturale della mia città, nella sezione di zoologia dei vertebrati. Ho cominciato a frequentare il museo da bambino: era vicino a casa, si entrava gratis e quindi ci andavo spesso, perché mi piaceva molto l’atmosfera del luogo, oltre ai contenuti delle esposizioni. Ho deciso che avrei lavorato lì, e così è andata; non è stato facile, ma per me sarebbe stato ancora più difficile fare qualcosa di diverso, perché ho sempre avuto una forte passione per la scienza e per tutti gli aspetti del mondo naturale. Però ho anche altri interessi, come la montagna, la lettura, i giochi di prestigio. Riccio (Erinaceus europaeus), Milano: D200 + Micro 105 mm stabilizzato, f/8, 1/45 sec, 200 ISO, luce naturale + flash manuale di schiarita, mano libera, ritaglio Pizzo Badile Camuno al tramonto: D750 + zoom 70-300 (a 125 mm), f/5,6, 1/1600, 400 ISO, treppiede Quando è cominciato l’interesse per la fotografia? L’interesse vero per la fotografia è cominciato dopo gli studi universitari, ma anche da ragazzino facevo qualche foto, durante le camminate estive in montagna. Ero influenzato in questo da mio padre, che durante le passeggiate scattava diapositive che poi mostrava in casa, con un proiettore Ferrania che bisognava raffreddare mettendoci sotto un ventilatore, il cui rumore di sottofondo conferiva un pathos speciale alle proiezioni. Da bambino ero affascinato dai reportage di Walter Bonatti sulla rivista Epoca, che mia madre ogni tanto portava a casa. I racconti e le fotografie di Bonatti hanno certamente avuto un peso nella mia formazione, però me ne sono reso conto solo tempo dopo. Hai seguito dei corsi? Non ho seguito nessun corso di fotografia, ma ho studiato attentamente alcuni libri di tecnica fotografica, di John Shaw e Joe McDonald. Inoltre, osservo sempre con attenzione le immagini dei migliori fotografi. Sono stato abbonato per parecchi anni al mensile Airone, quando era una bellissima rivista per appassionati di natura e di fotografia, della quale ricordo in particolare i reportage di Daniele Pellegrini, Frans Lanting e diversi altri. Sfogliando la rivista, cercavo di capire in che modo erano state realizzate le immagini. Quando la rivista cambiò proprietà e linea editoriale scrissi alla redazione per lamentarmi e ricevetti un’inaspettata risposta, per metà di confortante solidarietà e per metà deprimente. Fotografi sia per illustrare pubblicazioni scientifiche che per passione? Fotografo per passione personale, per me la fotografia è soprattutto un modo per osservare con più attenzione e per documentare ciò che mi interessa. Capelvenere (Adiantum capillus-veneris), Orto Botanico di Brera: D750 + Micro 105 mm, f/22, 1/60 sec, 1600 ISO, treppiede Di tanto in tanto scatto anche per lavoro. In passato in museo lavorava un fotografo tecnicamente molto esperto, dal quale ho imparato molto. Oggi in istituto questa figura non esiste più, per cui quando è necessario, alternandoci con un collega entomologo, scattiamo foto utili per pubblicazioni ed esposizioni, ma in maniera piuttosto occasionale. Qualche anno fa, con il collega Fabio Fogliazza e la sua ricostruzione dell’uomo di Neanderthal, siamo finiti sulla copertina del National Geographic, nelle edizioni spagnola e portoghese, e naturalmente è stata una soddisfazione. Alcuni esempi di tue illustrazioni Una delle mie foto che preferisco è quella della Macrolepiota procera, il fungo popolarmente chiamato “mazza da tamburo”, perché quell’immagine ha una storia che ricordo con piacere. È fatta con la pellicola, la Nikon F601 e uno zoom Sigma 75-300 (che un giorno si è praticamente distrutto) ed è stata pubblicata in un libro. Ci volle un certo impegno per trovare l’inquadratura in funzione dello sfondo, lasciando fuori alcuni elementi di disturbo, e per illuminare il soggetto con un lampo di schiarita della giusta intensità. La luce sullo sfondo cambiava velocemente, rischiando di andarsene, per cui dovetti agire in fretta, ma sapevo bene che cosa fare dal punto di vista tecnico per ottenere esattamente quel risultato e ci riuscii appena in tempo. Un minuto dopo lo scatto, le felci sfuocate sullo sfondo non erano più retroilluminate dal sole. Quando ritirai le diapositive sviluppate fui molto soddisfatto: stavo imparando. Mazza da tamburo (Macrolepiota procera), Val Camonica: F601 + Sigma 75-300 f/4,5-5,6 (a 300 mm), f/5,6, 1/125 sec, pellicola Fuji Provia 100, flash manuale di schiarita, treppiede Le foto dei crani di animali sono state parte di un lavoro collegato a una mostra temporanea di qualche anno fa al museo. Per l’occasione producemmo una pubblicazione divulgativa con molte immagini, che evidentemente piacque perché andò esaurita in poco tempo. Hai sempre usato Nikon? È stato per caso o una scelta? Quando ho comprato la mia prima reflex ho confrontato Nikon e Canon, le due marche più usate dai professionisti e dotate del maggior numero di obiettivi e di accessori, pensando che un po’ alla volta avrei potuto ampliare l’attrezzatura. Mi è parso che le Nikon avessero una disposizione più comoda e intuitiva dei comandi, così ho acquistato la F601 AF con il famoso zoom 35-70 f/2,8 a pompa: preferii investire i soldi che avevo a disposizione più nell’obiettivo che nel corpo macchina, ma prima della fotografia digitale, con la pellicola, le cose erano diverse da oggi. Ho usato la F601 per molti anni, fino a quando si trovava facilmente quella dannata pila con quella forma particolare. Con cosa hai cominciato e qual è la tua attrezzatura attuale? Quando ero bambino in casa c’erano le due macchine fotografiche di mio padre, che ogni tanto mi faceva usare: una Voigtländer e una Ferrania, ovviamente a pellicola, entrambe con obiettivo fisso da 50 mm o giù di lì. Erano molto semplici, solo manuali, entrambe senza esposimetro, ma le consideravo oggetti sofisticati e di valore. Non avevamo nemmeno un esposimetro separato, per cui valutavamo la luce a occhio, impostando manualmente diaframma e tempo di scatto: dopo qualche rullino di sovra o sottoesposizioni e un po’ di esperienza con situazioni di luce differenti, ho imparato anch’io a ottenere una maggioranza di scatti decenti. Oggi sembra impossibile, ma da noi si faceva così e tutto sommato funzionava. Per le foto in interni avevamo un flash ma lo usavamo raramente, perché era un costo ulteriore: a ogni scatto bisognava sostituire la lampadina monouso, che bruciava con uno sfrigolio un po’ sinistro. A un certo punto è comparsa, regalata dal datore di lavoro di mio padre, una Minolta Hi-Matic 7S usata, con il segno di una botta da un lato, un obiettivo fisso da 45 mm, mirino galileiano, telemetro e fotocellula esposimetrica sopra la lente dell’obiettivo. Fu un progresso importante perché una lancetta nel mirino indicava se stavi sovra o sottoesponendo, ma non ero molto soddisfatto perché non potevo fotografare piccoli soggetti a distanza ravvicinata, una delle cose che avrei voluto fare. Quando ho avuto in mano la Nikon F601 è stato come passare dall’aereo di tela dei fratelli Wright all’Apollo 11. Temporale sulla media Val Camonica: D200 + zoom 24-70 mm (a 52 mm), f/9, 1/250, 100 ISO, mano libera Nel 2006 ho comprato la mia prima fotocamera digitale, la Nikon D200 con lo zoom 12-24 mm f/4-5,6. L’ho usata per dieci anni, poi qualche pixel ha cominciato a funzionare in modo anomalo. Allora nel 2016 sono passato alla D750, che penso di usare ancora per un bel po’. Negli anni ho comprato il 24-70 mm f/2,8, il Micro 105 mm f/2,8 stabilizzato e il 70-300 mm f/4,5-5,6 stabilizzato (tutti Nikon). Un altro paio di vecchi obiettivi, un Nikon 50 mm f/1,8 e un Tokina 17 mm f/3,5, li ho ricevuti in regalo da Luigi Cagnolaro, rimpianto direttore del museo, anche lui appassionato di fotografia. Oltre a due flash SB800 e a un illuminatore LED, ho un buon treppiede in carbonio, leggero da trasportare e di cui non potrei più fare a meno, con una comodissima testa a sfera. Aquilegia gialla (Aquilegia chrysantha cultivar 'Yellow Queen'), Orto Botanico di Brera: D750 + Micro 105 mm, f/5,6, 1/200 sec, 100 ISO, treppiede Per le tue foto “professionali” che tipo di illuminazione usi? Come disponi le luci? Mi arrangio con quel che ho a disposizione al momento… Per le foto dei crani avevo un flash; ho usato la luce naturale proveniente da una finestra e dei lampi di schiarita con una tecnica tipo “open flash”, su uno sfondo di cartoncino scuro che poi ho sostituito con un nero pieno in postproduzione. Cranio di iena maculata (Crocuta crocuta), collezioni Museo di Storia Naturale di Milano: D200 + Micro 105 mm, f/22, 1,3 sec, 100 ISO, luce naturale + flash di schiarita, treppiede Cranio di cinghiale (Sus scrofa), collezioni Museo di Storia Naturale di Milano: D200 + Micro 105 mm, f/22, 3 sec, 100 ISO, luce naturale + flash di schiarita, treppiede In generale faccio la cosa più semplice: uso una luce laterale per dare rilievo e una luce secondaria, o anche soltanto un pannello riflettente, per schiarire le ombre eccessive. Il digitale poi aiuta: nel caso delle foto fatte per lavoro c’è anche un po’ di postproduzione, che però riduco al minimo necessario quando invece fotografo per piacere: mi diverte fare le foto e riguardarle di tanto in tanto, mentre lavorarci sopra al computer mi annoia come poche altre cose. Al di fuori delle illustrazioni scientifiche quali generi fotografici ti interessano? Mi piace fotografare tutti gli aspetti del mondo naturale, dalla macrofotografia al paesaggio, ma mi sforzo di cercare soggetti relativamente poco sfruttati. Per esempio trovo molto interessanti, anche fotograficamente, i funghi e i mixomiceti. Mixomicete (Stemonitopsis typhina), Val Camonica: D750 + Micro 105 mm, flash manuale, stacking di 7 scatti, treppiede, ritaglio. Siricide in ovodeposizione (Xeris spectrum), Val Camonica: D200 + Micro 105, f/14, 1/250 sec, 100 ISO, due flash manuali, treppiede. (NdR: Vedete il sottile stiletto nero che si impianta nella corteccia, è una specie di "trivella" che serve a deporre l'uovo) In questo periodo sto cercando di imparare a fotografare minerali, avendone una collezione personale; sono soggetti piuttosto difficili. Fluorite di Zogno (BG), collezione personale: D750 + Micro 105 mm, f/22, 1/3 sec, 100 ISO, illuminazione continua dall’alto e pannelli diffusori, stacking di 15 scatti, treppiede Per i piccoli soggetti a volte uso la tecnica della sovrapposizione di scatti con messe a fuoco differenti, per ampliare la profondità di campo. Notevoli da questo punto di vista la D850 e le nuove Z, che ho visto all’opera, ma per ora mi accontento di girare a mano la ghiera di messa a fuoco: costa meno. Lo so, esistono anche le slitte micrometriche, ma sono piuttosto abituato a fare a meno del superfluo, soprattutto quando si tratta di portare l’attrezzatura su e giù per una montagna. Mi piace molto anche passeggiare per Milano con la macchina fotografica, come un turista arrivato per la prima volta. In questa città ci sono molte cose belle, interessanti e spesso poco note, insieme a una quantità di piccole curiosità che passano inosservate ai più e a situazioni bizzarre. Un giorno sono andato appositamente in Corso Sempione per fotografare un respingente ferroviario dimenticato in un’aiola: è l’ultima traccia di una stazione ferroviaria che non esiste più. Skyline dalla terrazza del Duomo di Milano: D200 + zoom 24-70 mm (a 38 mm), f/5,6, 1/250 sec, 100 ISO, mano libera Gambe in Via Torino a Milano: D200 + zoom 70-300 mm (a 70 mm), f/4,5, 1/350 sec, 400 ISO, mano libera Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus), Darsena di Milano: D200 + zoom 70-300 mm (a 300 mm), f/5,6, 1/800 sec, 400 ISO, mano libera Mi pento moltissimo di non avere ritratto, a suo tempo, gli irripetibili personaggi che popolavano il piccolo paese di montagna di cui sono originario e dove ho sempre passato le mie vacanze. Non mi piace fare lunghi viaggi, ma cerco di farne un vantaggio: così posso cercare di tirar fuori, anche fotograficamente, tutto quel che si può dai luoghi che frequento abitualmente, senza essere superficiale. Almeno ci provo. Per quanto riguarda le tecnologie fotografiche, cerco di imparare quel che mi serve per fare le mie foto e per sfruttare bene la mia attrezzatura, ma le disquisizioni tecniche approfondite non mi appassionano. Dall’anno scorso ho pubblicato un po’ di fotografie su un mio sito internet, anche per raccontare qualche osservazione originale, ma in generale ho uno spirito piuttosto “asocial”, per cui pratico la fotografia soprattutto per me. Ultimamente purtroppo ho avuto poco tempo per fotografare, ma spero di rifarmi nel prossimo futuro. Consiglio di visitare il sito di Giorgio, ci sono molte sue altre foto e, se vi piace leggere , diverse discussioni. Infine, permettetemi una libertà: in questi tempi in cui la conoscenza scientifica acquisita con sperimentazione, studio e fatica, sono è tutto delegittimata anche ad alti livelli, per cui chiunque si sente in grado di esprimere giudizi su cose di cui sa meno di nulla, tempi in cui siamo pieni di guru e sciamani della domenica, consiglio questo suo articoletto uscito su Pikaia, Rivista online di divulgazione naturalistica.
  4. Sta arrivando la primavera, il tempo migliore per la macrofotografia. Chi volesse esercitarsi dove può andare? Ci sono sicuramente soggetti particolari, interessanti, che si trovano solo in determinati ambienti e climi, se vogliamo fotografare quelli, dobbiamo per forza viaggiare per cercarli. Come ho raccontato in un altro Articolo , ho fatto 500km per fotografare una libellula. Però ho anche fatto delle foto macro che mi hanno dato molta soddisfazione anche nei parchi cittadini intorno a me, in periferia, nell'orto di mio suocero e persino sul balcone di casa! La macro si può fare sotto casa (a volte anche in casa!) ma, diversamente da quanto ho scritto per il fotografare gli animali sotto casa, la macro richiede comunque interesse, passione ed esperienza, perchè la macro naturalistica non è mai "tanto per". Di nuovo questo non vuole essere un tutorial su come fare macro (se siete interessati ne trovate uno qui ). Anche se qualche nota tecnica sulle foto la troverete, voglio soprattutto dimostrare con esempi come sia possibile trovare tutto un micromondo a pochi passi dalla propria casa, persino per uno che come me vive a ridosso di una metropoli. Uno dei vantaggi della macrofotografia è proprio che si possono avere soddisfazioni senza dover investire tempo e denaro in lunghi trasferimenti. Ecco gli esempi: Giardino della Villa Reale di Monza. Lungo il ruscelletto che vedete sopra (corredato di macrofotografo), è un paradiso per le libellule. Arrivando la mattina presto si possono trovare esemplari neosfarfallati vicini alla loro exuvia vuota Nikon D700, 200mm f4 micro nikkor AfD, f16, 1/80s, 1000 ISO, treppiede. 0.7 ev in sottoesposizione. Cavalletta Tettigonide fra le canne del minuscolo laghetto all'inizio del ruscelletto Nikon D300, micro nikkor 200mm f 4 AfD f11, 1/500s, 640 IS0, treppiede. Accoppiamento di Libellula fulva. Nikon D7100, Micro nikkor 200mm f4 AfD, f8, 1/1000s, 1250 ISO Sorpresa sorpresa, chi da' la caccia alle rane? Natrix natrix (Biscia dal collare). Nikon D800, Sigma 400mm f5.6 Apo Macro, f8, 1/1000s, 1400 ISO. Vista una volta sola, probabilmente ha fatto qualche cattivo incontro (cane o umano o tutti e due...). Una cosa che mi incuriosisce molto è che le libellule vanno ad annate, ci sono specie sempre presenti, ma altre le vedi una stagione e poi più. Ad esempio, dopo molti anni che frequentavo questo posto, l'anno scorso ho visto per la prima volta un Orthetrum albistylum. Nikon D500, Nikon 300mm f4 PF + Tc 14 EIII, f8, 1/320s, 900 ISO treppiede. Parco Nord Milano Anche qui, un anno è stato pieno di esemplari di Libellula depressa Nikon D610, 300mm f4, AfS + TC14, f11, 1/800s, 1250 ISO, treppiede. La femmina, stessa attrezzatura. Poi non ne ho più viste Anax imperator che depone. Nikon D7100, 200mm f4, f4, 1/800s, 560 ISO, appoggiato. Licenide, Nikon D7100, nikon 200mm f4 micro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Rana ridibunda, Nikon D800, 300mm f4 AFS + Tc 14E , f5.6, 1/1250s, 800 ISO, treppiede. Chiocciola ad inizio primavera. Nikon D500, Tamron 180 Macro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Sotto casa Questa mantide l'ha trovata mia moglie vicino ai box, conoscendomi, me l'ha portata. Fotografata sul balcone di casa per essere poi rilasciata in area protetta. Nikon D7100, 105 micro nikkor G VR, f11, 1/250s, treppiede, flash di schiarita. A fine estate gli insetti tendono ad avvicinarsi alle case perchè più calde, le mantidi sono più rare, ma è comunissimo trovare gli Anacridium, grosse cavallette simili a Locuste. Ogni anno ne trovo uno sul balcone o in cortile. Sul mio balcone. Sigma Sd quattro H, Sigma 105 macro OS, f8, 1/200s, 100ISO, treppiede. Ecco, spero di avere dato una piccola idea di quanta varietà di soggetti c'è vicino, anzi vicinissimo a noi che viviamo in città. Questo articolo è molto Milano (Monza) centrico, perchè parlo di "sotto casa" mia, ma invito (anzi amichevolmente sfido!) i nikonlander macrofotografi di questa ed altre province a mettere le piccole meraviglie che vivono da loro, qui di seguito !
  5. Surely small, but isn’t all… at all: No one superwide zoom could be compared with its focal range and luminosity but surely neither for dimension and weight (485 gr, 89 x 85mm), neither for optical scheme (14 elements in 12 groups, 4 asph. and 4 ED) that allows to have the first 14mm zoom with a frontal plane lens, filter thread equipped (82mm)! A large flower hood, but not too deep, considering potential undesired flares and ghosts and a not excessive barrel range, at lower focal: comparing with standard 24-70/4S zoom, seems even more compact... and this is one of its best attractive... more space even in a small photo bag if choosing these two lenses Genius certainly: for its plane frontal lens design thanks to which it reaches the record of being the only superwide on the market that can show off a... still human filter thread, well protective of the precious glass, but more, simply to clean from dust, (thanks also to this great number of O-ring) but mainly, able to mount your favourite, creative, filters Again, great is the same opportunity on other Z lenses, to program focusing ring, if desired, or for a silent frame change (a must for videomaker), or to fine exposition compensation. Locking position of the focal ring, also if is not the preferred quality of this zoom (also on the 24-70/4) allows to have a more compact design of this lens at rest, avoid every shifting of the barrel and protects it better from dust, sand an dirt. This zoom fits with my Z6 in a practical and compact combination that gives not me the feeling to unplug it from my camera. And above all my future considerations about, what I can see through its glass is undoubt amazing... A superwide lens with a 114° angle of field, may be used so as...abused: in the prospective distortion, i.e. The simple difference between a mediocre wide and an excellent one is clear: a good superwide allows you to shoot a wide scene, almost to perspective distortion ZERO: like the Z of this Nikkor ... that ask only a little bit of attention when levelling, soon repayed by an impeccable yeld, not only for central lines in the frame. It will be enough to cut excess space, in order to obtain a coherent framing in the format and proportions of the subject, without having to suffer the ... sickness The strengths of this Z-Nikkor 14-30 are certainly the sharpness at all frames and the remarkable color density of its glass, normal and special, whatever the light source, its intensity and color temperature, its direction ... practically immune to reflections, flares, ghosts, even under direct sun whatever the exposition cell, mainly preferred Matrix, both with spot* one, that preserves highlights virtually NO-distortion (but we know that in this Z-era Nikon collaborates with the development software) 14mm 30mm The space that can be framed is so large that the use of all the formats available on my Z6 can already be determined on-camera infinite composition available gradual zooming is accompanied by the respect of the subjects proportions also changing focal from the same point of shooting also excessively inducing distortions perspectively never really leads to unbearable results, typical of extreme focal lengths everytime, everywhere, the subject surrender, even inanimate, is surprising, exciting as still seen, backlight yield is really exemplary as in the best lenses that in these last years we had the privilege to test. Interiors, in available light, high ISO, over 10.000, thanks to the perfect join with the Z6 (for which it seems specifically designed) are very simply to reach and rarely to be corrected in p.p. intense colours also with light sources very difficult to measure chromatically... no chrome fading also over very high ISO thanks to which performances you can afford the luxury of shooting with medium apertures, taking full advantage of the 5-axis stabilization system of the Z6 with which you can make widely manageable shots even with very slow shutter speeds, freehand. A close-up RR of 0,16X, thanks to an usual mimnimum distance of focusing of 28cm to the focal plane (i.e. 20cm from the frontal lens), allows to stay close to the subject, working also with D.O.F of the smaller apertures (up to f/22) The primacy of being able to mount 82mm frame filters (quite expensive, but available) that determines many opportunities: I have obtained an ND1000 for the purpose which turns out to be one of the most popular desires of the moment for photographers who love ... and I tried it in a context that was usual for me (certainly at the worst of its potential, but be patient ... I do not use filters from the times of black and white films...!) no filter within ND1000 (welcome fans....) At last, a balance high positive experience with this zoom, kindly procured by Nikon Italy, that well before returning it, I proceeded to reserve the purchase of a sample, which will become the absolute protagonist of my future photographic excursions with the Z6 My conclusions? PRO: excellent color rendering and linear performance very low vignetting and distortion (thanks to the automatic interview with the development sw) record size and weight flat front lens and possibility of mounting filters precise and silent AF engine as if it did not exist competitive price in relation to the yield CONS: waiting to receive my own copy ... Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  6. Qui: Sonyrumors La notizia arriva da un sito dedicato a Sony ma l'analisi riguarda il mercato fotografico nel suo complesso. In soldoni, le vendite sono crollate dell'84% dal 2010 al 2018. Le compattine passano da 108 milioni di pezzi a 8,6 milioni, le relfex/mirrorless restano più stabili passando da 12,9 a 10,8 milioni con una punta di 21 milioni raggiunta nel 2012. Non vengono specificate le quote di mercato dei vari competitori. Riguardo il rapporto tra reflex e mirroless in un riquadro si legge che i valori sono passati da 10,3 contro 3,1 nel 2014 a 6,6 milioni di reflex contro 4,2 milioni di ml nel 2018. Per come la leggo io, almeno per ora, l'incremento di vendite del settore ml non ha compensato il calo dell reflex, vedremo nel 2019 come si chiuderanno i rapporti di vendita ma credo che si potrebbe avere il sorpasso già nel secondo trimestre visto il fermento per le uscite Canikon.
  7. Vincent Munier - Fotografare ai confini del mondo. È difficile scrivere dei propri miti perché sono nostri, personali. Perché in qualche modo ci hanno acceso una luce dentro, capace di illuminare il nostro cammino, anche quando è incerto, anche quando non abbiamo capito e non conosciamo la nostra strada. E quindi parlare di loro è come parlare delle nostre emozioni: difficile. Allo stesso tempo, provando a farlo per scrivere questo articolo, mi sono reso conto che non avrebbe avuto senso dare troppo spazio a note biografiche o descrivere dettagliatamente l’attrezzatura che usa. Sarebbe come descrivere una cena in un ristorante che si è guadagnato le tre stelle della famosa guida rossa Michelin parlando della marca delle padelle che usano in cucina o di dove ha fatto le scuole medie lo chef! Ma può essere interessante sapere che fotografa usando Nikon da quando aveva 12 anni. E che è stato il primo a vincere il BBC Wildlife Photographer of the Year “Erik Hosking Award” per tre anni di seguito. Così come, visto che Nikonland è frequentato da appassionati fotografi, può essere che i lettori siano interessati all’attrezzatura. Cercando in rete si scopre che per il suo ultimo progetto – fotografare il leopardo delle nevi in Tibet - ha usato D5 e D500; ottiche? 24-120/4, 70-200/2.8FL e 800/5.6FL. Progetto che lo ha portato ad affrontare i disagi di appostarsi e fotografare a 5.000mt di quota e con temperature di -35°C. Dichiarando in un’intervista, in merito ai razionali della scelta: “Visto che incontrare un leopardo delle nevi è un privilegio enorme, vuoi avere con te l’attrezzatura migliore che ci sia. Devi saper ottimizzare ogni cosa per essere sicuro di non perderti un solo istante, ed è per questo che mi sono affidato alla qualità e all’affidabilità di Nikon D5 e Nikon D500”. Personalmente credo, considerato lo stile personale che contraddistingue la sua opera, che la sua arte faccia premio su qualsiasi attributo tecnico o tecnologico della sua attrezzatura, fatta salva forse solo la robustezza e la capacità di sopravvivere ai reiterati abusi ai quali nelle sue avventure la deve sottoporre. Avventure, per me si tratta proprio di questo. Fortunatamente, siamo fotografi e quindi per raccontare ci possiamo aiutare con le immagini. Quindi utilizzerò come guida alcune fotografie di due suoi libri, Arctique e Tibet – Minéral animal. Senza pretesa di completezza, ovviamente, e neppure assumendo il ruolo di critico. Semplicemente raccontando cosa mi piace del suo modo di fotografare, che ho conosciuto guardando questa parte della sua per me notevolissima opera. Arctique. Il libro è corredato da un'estratto del Carnet d'expedition, che aiuta molto a capire il dietro le quinte. Raccontando sensazioni e situazioni. Un vero tesoro nel tesoro. Immaginate cosa significa marciare per giorni, in un mondo immenso e privo di altri esseri umani, tirando dietro la slitta contenente tutta la propria vita. Letteralmente. Affrontare le bufere. Camminare, camminare, camminare. Nel silenzio che immagino rotto solo dal rumore dei propri passi e del proprio respiro. Due lumini per creare la differenza termica necessaria ad asciugare gli stivali. Le immagini sono straordinarie. Non solo per il contesto, veramente incredibile, ma per la capacità di raccontare la vita dei soggetti. Le ho prese a caso, semplicemente sfogliando, incapace di fare una scelta. Il secondo libro che vi presento è Tibet – Minéral animal. Il libro è arricchito dalle poesie di Sylvain Tesson. Purtroppo il mio francese non mi consente di leggerle disinvoltamente ma per fortuna mia moglie è in grado di aiutarmi. Trovo che siano assolutamente utili a entrare nel mood cercato dall'autore. Questa una delle mie preferite, sul lupo. Interessante l'abbinamento della poesia sul lupo con la fotografia di una delle sue prede abituali. Il lupo è un lupo per l’ombra. La sua silouette di ragazzaccio si aggira e corre poco oltre l’orizzonte. Ha sempre l’aria di aver fatto un brutto tiro. Non lo si prende mai sul fatto. Veloce, lui è libero. Muovendosi, ovunque è casa sua. Si pensa a lui come a un François Villon, che fugge senza rimorsi alle calcagna. Lui corre, lui caccia, lui uccide, lui canta: una bella vita, nel vento. La sua notte è una festa di sangue e di morte. La crudeltà non è presente nelle sue caccie. Il lupo ha letto Umano, troppo umano di Friederich Nietzsche: “Almeno la vita non è la morale che l’ha inventata.” Gli animali sono “al di là del bene e del male”. Essi vibrano nella verità del presente. La morale è stata inventata dall’uomo che aveva qualcosa di cui rimproverarsi. Torna la contrapposizione di prede e predatori, che idealmente si affrontano. Ambienti enormi, quasi desertici. Altipiani infiniti nei quali un uomo può mettersi in prospettiva. Un mimetismo incredibile, così come deve essere stata incredibile la perseveranza necessaria a trovare questo soggetto. Entrambi i volumi sono stampati su una splendida carta opaca, molto materica e devo dire perfettamente intonata al tipo di immagini. Per me, entrambi, sono grandemente consigliabili. Si possono acquistare direttamente dalla sua casa editrice, Kobalann. Così ho fatto io. Chiudo questo articolo sintetizzando quelli che per me sono i punti di forza di questo fotografo. Innanzi tutto, personalmente, sono deliziato dalla sua capacità di utilizzare, come punto focale di immagini che altrimenti sarebbero di paesaggio, minuscole figure animali. Il risultato che ottiene è una magnifica illustrazione della vita e dell'ambiente in cui i suoi soggetti vivono. Per me questo è uno dei cardini della sua opera. Poi vedo una grande capacità di alternare a quelle immagini altre più didascaliche e di immediata lettura. Un altro, che si capisce leggendo il Carnet d'expedition, è la capacità di esserci, in quei posti. Sopportare quello che sopportano i suoi soggetti, respirare l' aria che respirano loro. Faticare e stringere i denti nei momenti difficili. Per finire, dalle sue foto traspare uno straordinario rispetto per tutti i suoi soggetti. Tutte cose, queste, che ogni fotografo naturalista dovrebbe imparare e tenere sempre presenti. Le immagini sono di proprietà esclusiva di Vincent Munier, da me pubblicate qui al solo fine di illustrare e divulgare la sua opera. Massimo Vignoli per Nikonland 2019
  8. Non mi vorrei sbagliare ma questo è forse il primo Sigma Art autofocus per reflex che deriva da un obiettivo Sigma Cine. In generale è il contrario (altri Sigma sviluppati in origine per reflex, hanno poi dato origine ad obiettivi Sigma Cine con cui condividono lo schema ottico). Questo è il Sigma Cine 40mmT1.5 : un oggetto costruito totalmente senza compromessi che adotterei ciecamente se io fossi attivo nel video di un certo livello. Mi contento della sua versione per reflex che è arrivato anche sul nostro mercato appena prima delle vacanze di Natale 2018. Si tratta di un oggetto di cui ci si innamora a prima vista, costruito per eccellere e che io mi sento di avvicinare al solo Sigma 105/1.4 Art in tutte le sue caratteristiche. Partiamo dai dati forniti dal costruttore : 1200 grammi di lega e plastica insensibile alle variazioni termiche, con guarnizioni a tenuta e paraluce a petali con blocco di sicurezza schema molto complesso a 16 lenti ripartite in 12 gruppi, di cui 3 equivalenti alla fluorite, 3 a bassissiam dispersione e un elemento finale asferico capaci di offrire una misura MTF degna di un superteleobiettivo e una distorsione trascurabile la vignettatura è in linea con la classe di appartenenza. Ogni obiettivo molto luminoso esibisce una vignettatura evidente a tutta apertura che va via via diminuendo mano a mano che si chiude il diaframma. Qui il fenomeno scompare a partire da f8 ed è probabilmente l'unico dato non eccezionale di questo obiettivo. l'aberrazione cromatica, invece, altro difetto ottico tipicamente presente nei superluminosi, è estremamente ben controllato. come tutti i Sigma delle ultime generazioni, anche questo è compatibile con la USB Dock di Sigma e il programma Sigma Optimization Pro, in grado di permettere all'utente di aggiornare il firmware e calibrarne le prestazioni. Devo ammettere che in questo caso non ne ho avuto bisogno. Già così come l'ho tolto dalla scatola, questo esemplare di 40mm non ha necessitato di alcun intervento (nemmeno di messa a fuoco) neanche con la mia esigentissiam Nikon D850. L'aspetto è eccezionale : il paraluce, oltre ad avere il blocco di sicurezza, ha anche un anello gommato (dove ci sono le serigrafie) in termini di dimensioni e di lunghezza ... è piuttosto imbarazzante per quanto è grosso. Ma perfettamente intonato con le reflex professionali cui è idealmente indirizzato. l'ho montato, è vero, ed usato, con la mia Nikon Z7. Ecco, li si vede tutto quanto il fatto che questa prima generazione di mirrorless Nikon Z sia pensata per un utilizzo con ottiche piccole e compatte. Ma probabilmente in futuro vedremo anche mirrorless Nikon di dimensioni e struttura adatte anche a questa classe di obiettivi. La consueta confezione Sigma non desta sorprese. l'obiettivo in Italia viene venduto con garanzia di 3 anni da Mtrading Srl e il suo centro di assistenza autorizzato In questa stagione le modelle svernano ai tropici e io mi sono dovuto contentare di quelle silenziose che vivono nel mio studio. Ci rifaremo nei prossimi mesi ma anche con Charlize, Jessica e Clohe, le prestazioni sono abbaglianti. Questa è la Z7 con riconoscimento di viso e occhio, flash ad f/7.1 anche questa, in luce disponibile e ad f/1.4, semrpe con riconoscimento del volto (e dell'occhio) attivati la distorsione valutata così amccheronicamente e non corretta da LR. Per un obiettivo del genere è sostanzialmente trascurabile ma azzerabile senza impegno con un click. Jessica in passerella. Flash, f/4, Nikon D850 sempre D850, f/1.4 in esterni, prova di sfuocato ad f/1.4 sempre ad f/1.4, Nikon Z7, assenbramento per visita guidata. Si legge ogni dettaglio, a video e a piena risoluzione la nitidezza è esagerata. altri sfuocati più tecnici ancora Jessica, con la D850 il ritratto di Eva in 100x75cm Una prima prova di contatto che conto di approfondire operativamente appena passata questa fase di "letargo" invernale. Come ho scritto in anteprima è un obiettivo che mi ha semplicemente ammutolito. Rispetto alla pur pregiata prima generazione di obiettivi Sigma Art (35, 50, 24, 24-105) rappresenta un salto in avanti epocale, tanto che potremmo considerarlo - insieme al fratellone 105/1.4 - una sorta di SuperArt. Insomma, io l'ho adottato come standard, con questa sua apertura di campo di 56° è solo un filo più grandangolare del mio adorato 50mm, ma non troppo grandangolare come alla fine mi sembra il 35mm. Adattissimo sia al ritratto d'effetto - ma senza distorsioni esagerate - che a quello ambientato. In luce ambiente, sfruttando se si usa la Nikon Z, anche la validissima stabilizzazione integrata che aggiunge l'unica caratteristica mancante da questa categoria di superobiettivi che - almeno in campo reflex - difficilmente vedremo replicati a superati. E' grosso, si, ma anche io non scherzo. E almeno sinora, non ho mai avuto problemi a sfruttare obiettivi tanto ben fatti e tanto qualitativamente superiori. Nikon, Canon, Sony, Zeiss, dico a voi. Provate a battere questo campione di ottica. Ringraziamo ancora il distributore italiano del marchio Sigma che ci ha gentilmente concesso in uso questo spettacolare ultimo arrivato della grande famiglia degli obiettivi Sigma Art. Aggiornamento del 3/2/2019 : galleria ad alta risoluzione
  9. La fotografia naturalistica, soprattutto la cosiddetta “wildlife photography”, cioè la fotografia agli animali liberi, impropriamente tradotta come caccia fotografica, esercita un grande fascino e a molti viene voglia di cimentarsi in questo genere, per provare l’emozione di vedere dal vero e riprendere animali in libertà. La ripresa di animali in ambienti non controllati richiede però grande esperienza della biologia dei soggetti del territorio, perizia tecnica, molto spesso anche una buona preparazione fisica ed una notevole dose di pazienza, nonché la disponibilità ad accettare la sconfitta, ossia di tornare a casa a mani vuote perché gli animali, almeno quelli che pensavamo di vedere, non è detto che si mostrino. E’ anche da considerare un impegno economico non indifferente per l’attrezzatura (fotocamere performanti e tele lunghi e luminosi) e, se si va all’estero in cerca di specie esotiche, anche per i trasferimenti e la logistica (sto parlando di fare foto esteticamente valide, non quelle sul pulmino del safari turistico sgomitando per riprendere leoni assonnati). Questo può finire per scoraggiare molti. Esistono però dei modi di fare fotografie agli animali che possono permettere anche a chi non può o non se la sente di impegnarsi nella “caccia fotografica” pura, di ottenere risultati soddisfacenti, con qualche compromesso. Vista da un Capanno dell'Oasi di Torrile. Le oasi: Ci sono molte oasi, gestite ad esempio dalla LIPU (e anche da altre organizzazioni) che sono nate soprattutto a scopo di tutela e conservazione, ma contemporaneamente, o successivamente, sono state attrezzate con capanni soprattutto per l’osservazione col binocolo e in alcuni casi adattate anche per la fotografia. Queste oasi possono essere liberamente visitabili (ad es. l’oasi dell’Alberone a Villa d’Adda (BG), la Palude Brabbia (VA) )oppure gestite ed accessibili solo alcuni giorni della settimana. Chiaramente le seconde sono più controllate ed offrono molte più occasioni fotografiche. Un esempio è Torrile (PR). L’oasi è piuttosto ampia, ci sono numerosi capanni, si accede nei giorni di apertura pagando un modico biglietto di ingresso giornaliero. In questo tipo di oasi gli animali ci sono perché si ritrovano in un ambiente relativamente tranquillo e protetto dai cacciatori, però i soggetti non vengono in alcun modo attirati ai capanni, per cui le possibilità di avvistamento sono estremamente variabili, così come le distanze e i tempi di attesa. Io ho fatto ottime foto a Torrile, spesso con i soggetti vicinissimi, “bruciando” una scheda in pochissimo tempo, mentre altri giorni non ho quasi scattato. Garzette a Torrile, lontane. O vicinissimo! Spatole e Cavaliere d'Italia a media distanza Tuffetto, praticamente sotto al capanno. Proprio per la variabilità dei soggetti (dal piccolo martin pescatore alla spatola, passando per il falco di palude) e delle distanze di ripresa, in queste oasi è consigliabile avere a disposizione un buon range di focali, compresi i supertele, oppure un superzoom (ideale, in casa Nikon, il 200-500mm f 5.6) . Alla reception dell’oasi di Torrile (in altre realtà non esiste reception o se esiste non so come sia) il personale ai tempi in cui ci andavo io era gentile e sapeva anche indicare quale capanno offriva le migliori possibilità in quel momento (relative, perché siamo sempre di fronte all'imprevedibilità dei soggetti). Un altro aspetto da considerare è che se l’oasi ha una buona reputazione, si rischia di trovare i capanni affollati, soprattutto nei weekend, per cui diventa disagevole fotografare senza darsi fastidio a vicenda. Inoltre, oasi diverse offrono possibilità diverse fra loro, da buone a scarsissime, per cui conviene fare indagini preventive. Il sottoscritto a Torrile, un po' di anni fa (al fotografo mancava il VR). Siti attrezzati per i fotografi: Da un decennio o forse più si sono concretizzate altre realtà più commerciali, per così dire, orientate sì alla conservazione ma anche e soprattutto alla fotografia naturalistica come business. Organizzazioni più o meno grandi, oppure singoli, hanno realizzato, in accordo con proprietari di appezzamenti di terreno che ricevono una quota dei guadagni, dei ripristini di zone umide, oppure delle mini oasi attrezzate. In questi casi i capanni sono progettati espressamente per i fotografi, spesso con ampie vetrate semiriflettenti, anziché feritoie da binocolo, e le specie per le quali è possibile farlo, vengono attirate con del cibo. Spesso sono presenti anche dei mini stagni, in modo da poter fotografare i passeriformi che si abbeverano o fanno il bagno. Le possibilità di portare a casa buone foto, specialmente nel caso di uccelli più piccoli e timidi come i picchi, o particolarmente diffidenti come alcuni rapaci sono superiori, mentre nei capanni sugli specchi d’acqua previsti per gli ardeidi e le anatre non ci sono troppe differenze rispetto alle oasi descritte prima. Le foto che seguono sono scattate da capanni di tre associazioni diverse. Nei capanni per passeriformi, poiane ecc., le distanze possono essere anche ridotte, addirittura in un caso (mi è capitato) “regolabili”, in quanto il gestore, saputo con che focali sarei andato, ha sistemato i posatoi a distanze convenienti. ù In queste realtà i posti nel capanno sono fissi (di solito due o tre) e vi si accede solo previa prenotazione, per cui si ha la sicurezza di scattare con tranquillità in un ambiente confortevole. Il prezzo come prevedibile è di molto superiore rispetto alle oasi che ho citato prima. Naturalmente, niente è garantito al 100% (una mia uscita in uno di questi capanni per riprendere espressamente lo sparviere che si diceva passasse quasi quotidianamente per abbeverarsi, ha dato dei verzellini ed un merlo… si vede che sono andato in uno dei giorni “quasi”). In questi casi uno zoom 100-400, un 300mm possono anche bastare (magari un 1.4 da accompagnare il 300 se abbiamo una fotocamera a formato pieno o un 70-300 se abbiamo un formato Dx). L'Oasi di Cervara (TV), ha una serie di capanni gestiti su prenotazione come sopra, uno dei quali dedicato al Martin Pescatore. Infine, ci sono anche possibilità (pochissime, ma ci sono) di fotografare certe specie in aree dove hanno perso la paura dell’uomo. Lì basta avere l’accortezza di predisporre un rametto che faccia da posatoio e disporre di una manciata di semi che il risultato è (quasi) garantito, l’esempio più famoso è il sentiero delle Cince in Val Roseg dove almeno quattro specie di cince, più il picchio muratore ed il fringuello sono facilissime da avvicinare (le cincie bigie ti prendono il cibo dalla mano). Cincia dal ciuffo (sopra) e cincia bigia (sotto)allo scoperto in Val Roseg (fotografate in stagioni diverse). A Biandrate (NO) si possono fare dal marciapiede della provinciale belle foto di ardeidi e Ibis sulle cime degli alberi o che volano avanti e indietro dalla garzaia (in cui NON SI DEVE ENTRARE!) per la costruzione del nido o per procurare cibo ai nuovi nati. Ultima osservazione, se qualcuno ha un giardino in una località compatibile, vicina ad un pezzo di bosco, basterà posizionare accortamente delle mangiatoie strutturate in modo da consentire di riprendere gli uccelli senza inquadrarle (non per imbrogliare, tanto lo sappiamo tutti, ma perché le inquadrature con pezzi di mangiatoie, così come quelle con i soggetti con i semi nel becco, sono veramente brutte) e piazzate con accorgimenti che le rendano non raggiungibili dai ratti e dai gatti 😉 , si potrebbero anche fare riprese interessanti dalla finestra di casa! Dalla finestra della cucina di un vecchio amico... la cui casa confinava col Parco Pineta di Appiano Gentile (CO). Ok per il come e il dove, ma il"Quando"? Come ho scritto all'inizio per fotografare gli animali occorre una conoscenza almeno di base della loro biologia e comportamento. Soprattutto se sono specie migratorie. Altrimenti si corre il rischio di arrivare fuori stagione e vedere poco o nulla. Occorre quindi documentarsi per le diverse specie ma in generale si può dire che ad esempio che le stagioni di passo sono quelle in cui si ha la maggiore possibilità di incontrare grande diversità di soggetti. I passeriformi d'inverno fanno fatica trovare cibo quindi si vedranno molto più facilmente alle mangiatoie dei capanni rispetto alla buona stagione, quando hanno anche altre fonti di alimentazione. Inoltre alcune specie scendono a svernare da noi. Sempre d'inverno è più facile vedere numerose specie di anatre nordiche che scendono da noi a svernare (ultimamente un po' meno per via del riscaldamento globale). Al contrario alcuni rapaci svernano in Africa e da noi si vedono nella bella stagione. Gli Aironi sono particolarmente attivi all'inzio della primavera quando nidificano nelle Garzaie. Adesso ad es. a Biandrate non c'è quasi nulla, a Marzo/Aprile invece si sentono e si vedono da lontano. Sempre in primavera gli svassi si corteggiano con le loro coreografiche parate nuziali. Morette e moriglioni che svernano a Calolziocorte (LC) Un tempo i cormorani erano per lo più invernali, ora tendono ad essere stanziali. NOTA BENE, questo mio articolo è puramente informativo, vuole illustrare a chi non ne fosse già a conoscenza, l’esistenza di alcune modalità “facilitate” per fotografare alcuni animali; ma non ha la pretesa di essere esaustivo. Soprattutto non è il luogo ove discutere in merito al rapporto facilità, modalità di ottenimento e valore documentaristico/naturalistico dell’immagine. Quindi pregherei di evitare nei commenti di avviare discussioni su cosa sia la "vera fotografia naturalistica", perché si finirebbe in un ginepraio e soprattutto sarebbe fuori contesto. Discutiamo invece, e in questo caso molto volentieri, su ciò che è inerente al tema o segnaliamo eventuali realtà simili a quelle da me citate, di cui siamo a conoscenza. Silvio Renesto
  10. Ho scoperto che le lenti Z hanno tutte questa caratteristica, sono Full Time Manual Focus. Accetto rimbrotti ma devo ammettere che non conoscevo questa caratteristica, a quanto pare presente anche su alcune lenti Nikon F più costose. Riporto: Full Time Manual Focus: il FTM permette di mettere a fuoco manualmente in qualsiasi momento, anche se il selettore di messa a fuoco è impostato su AF, E' molto utile in diverse situazioni, per esempio in luce scarsa potete aiutare l'AF a riconoscere il soggetto mettendo a fuoco manualmente nei pressi dell'area che vi interessa, e quindi potete utilizzare l'AF per le regolazioni fini della messa a fuoco e per seguire il soggetto. Inoltre non c'è il rischio di danneggiare il motore di messa a fuoco se girate l'anello di fuoco quando il selettore è impostato su AF. Qualcuno che ne può parlare ? Ho capito in cosa consiste leggendo il manuale ma vorrei capirne di più.
  11. Camminare con la luce in borsa non è cosa da tutti i giorni e, potendo scegliere tra un'infinità di offerta in materia, si pone il problema di comprendere cosa e perchè comprare!Questo è di certo uno degli argomenti più ostici per la maggior parte dei fotografi di qualsiasi livello di preparazione: molte volte, infatti, ho sentito e letto di PRO anche affermati, abituati a risolvere complessi problemi legati alla composizione ed alla ripresa, che di fronte alla potenzialità di utilizzo della luce flash se ne escono perlopiù con affermazioni del genere: “ a me non piace usare il flash…” Il più delle volte dovute ad un approccio negativo, spesso ingenerato dalla falsa credenza che la luce naturale, insieme alla capacità odierna dei sensori digitali di esporre ad alti ISO, sia sufficiente a risolvere la maggior parte dei problemi di ripresa legati alla luce: appunto…soltanto la maggior parte… e negli altri casi??? *** "Ecco a questo interrogativi ed ad altri risponde la nostra guida all'acquisto del flash portatile per la nostra Nikon" Leggete l'intera guida completa sui flash portatili qui
  12. Ieri andavo in giro "leggero" con la Nikon V1 e 18.5mm con ginghia a tracolla sulla spalla, ma il kit era così leggero che non mi sono accorto che mi stava scivolando a terra. E così la fotocamera mi è caduta toccando pesantemente terra e rotolando per un paio di metri sul marciapiede. Ripresala in mano, dopo aver constatato che aveva riportato solo un paio di profondi graffi sui bordi del fondello, che l'obiettivo era praticamente intatto e che né le plastiche trasparenti né il display avevano subito danni, ho provato ad accenderla e... miracolo, funzionava ancora! Tuttavia, provando a fare qualche foto, il display segnala sempre il messaggio "Errore. Premere di nuovo il pulsante di scatto", e le immagini salvate appaiono completamente nere. Lo stesso problema si presenta con qualsiasi altro obiettivo montato. Pensando quindi che ad essersi guastato fosse l'otturatore meccanico ho provato a selezionare quello elettronico, e sembra che con questo settaggio la macchina funzioni correttamente. Sono quindi a domandare: può essere l'otturatore meccanico il problema? E se fosse questo, varrebbe economicamente la pena inviare la fotocamera in assistenza per la riparazione? Ed eventualmente dove? Si consideri che non uso spesso la macchina ma che all'occorrenza mi è utile quando non posso portarmi dietro la reflex, che si tratta di una fotocamera che ha quasi 7 anni, che nel corredo ho anche il 10-30mm e il 30-110mm e che non ho al momento altre alternative alla reflex. Ringrazio anticipatamente per i suggerimenti.
  13. Rispondiamo insieme a domande frequenti come : - le migliori lenti per la mia nuova Nikon - il corredo ideale per Nikon - i migliori obiettivi per la mia Nikon D750, D610, D7500, D7200, D5600, D5300 *** "Ho comprato una reflex Nikon...quale tra questi due fissi mi consigliate...o sarebbe forse meglio quello zoom?"A seguire, nelle pagine successive, due diverse realta', manifestate nelle domande che sul forum ci vengono piu' di frequente rivolte sul come mettere in piedi un corredo fotografico, coerente con le personali esigenze: da quelle piu' semplici alle piu' articolate. Ovviamente si tratta di consigli che vogliamo proporre come esemplificazione di situazioni tipo che non possono certo esaurire le esigenze della totalita' degli utenti del forum, ma che possono servire a costituire la base di successivi approfondimenti basati sul "perche' quello al posto di...quell'altro?" Saranno graditi i commenti a margine dell'articolo per riempire gli inevitabili percorsi alternativi possibili, che nel tempo serviranno anche a comporre l'inevitabile evoluzione dei convincimenti qui ed oggi espressi.L'intento sarebbe quello di aiutare nella scelta degli abbinamenti tra corpi macchina ed obiettivi, anche di marchi compatibili, bypassando la spazzatura degli zoom di primo equipaggiamento ed in generale tutto cio' che abbiamo nel tempo imparato a sconsigliare.Ma tralasciando anche obiettivi molto specifici in base all'utilizzo loro dedicato come i supertele, i fisheye o i decentrabili i cui destinatari hanno (o dovrebbero avere) idee gia' chiare al riguardo.A seconda dei profili-utente in gioco, saranno inclusi o meno obiettivi che riteniamo essere coerenti con l'utente in oggetto, pur consci che un 18-55 possa essere tranquillamente montato su di una D5, tanto quanto un 500mm su una D3xxx, ma ovviamente senza il nostro...imprimatur Mi permetto di essere assertivo in forza dell'esperienza diretta basata sull'utilizzo personale delle attrezzature proposte, e/o sulle considerazioni derivanti dalla lettura dei test che in questi dieci anni sono stati pubblicati su Nikonland, sempre con lo stesso fine: quello di fornire il nostro punto di vista in lingua italiana su quanto graviti intorno al marchio ed alla baionetta Nikon. step 1 "Si, ho deciso,non ce la faccio proprio piu' a perdere altre foto scattate col telefonino solo perche' ...non le trovo piu' nei meandri delle cartelle, delle quali mi dimentico sempre di fare backup, ne' di restare ancora deluso al fotolab, quando una, due volte all'anno tento di farne stampare qualcuna, sempre con pessimi risultati rispetto cio' che vedevo nello smartphone." - Perche' proprio Nikon? "Mah...mi pare proprio carina quella colorata di rosso col monitor talmente girevole da poter fotografare anche i fili d'erba senza dovermi abbassare troppo..."una D 5xxx(reflex formato DX attualmente sul mercato nelle versioni D5300/5500/5600 tutte dotate di sensore da 24Mpx di prezzo medio variabile tra i 480 ed i 700 euro, solo corpo, dotata di flash incorporato e monitor completamente girevole) E meno male, diciamo noi di Nikonland, che non abbiamo mai amato le entry level di prima fascia come le Nikon D3xxx, le quali a nostro avviso hanno menu ed impostazioni automatiche eccessivamente preponderanti sulle funzioni cardine.Automatismi che di certo facilitano il novellino, ma che lo lasciano tale e solitamente lo portano ad un livello di crescita fotografica non molto differente dal punto di partenza.Per intenderci, il fatto di dover entrare nei menu' in continuazione se si abbia intenzione di variare e/o personalizzare una funzione, per poi dover rientrare per eliminare quella correzione, alla lunga stancherebbe anche un professionista: ed e' per questo che, nonostante i sensori di ultima generazione, spesso molto performanti, una entry level resta progettata come ha deciso il costruttore per quello che e': una macchina utile a vendere molti pezzi e ad assistere la mamma che voglia fotografare il figlio durante la partita di pallone (rotondo, ovale, a strisce, peloso) e che il piu' delle volte, anche dopo molti anni di utilizzo del mezzo, non appena veda un papa' in possesso di attrezzature visivamente piu' ...performanti si produrra' nella frase di rito:"non e' che mi farebbe avere qualcuna delle foto che ha scattato? Sicuramente saranno migliori delle mie, che non so perche', ma non vengono mai come mi piacerebbe"... e certo... le fa la macchina ! Fatta questa premessa vediamo anche quali obiettivi associare ad una macchina di seconda fascia, pur sempre entry level, che dalle prime si avvantaggia anche per la maggiore facilita' di trovarla in vendita come "solo corpo" per evitare la spesa ulteriore, benche' ridicola, per uno dei pessimi zoom proposti in bundle. Partiamo dal presupposto che una persona che venga da esperienza zero chiede per prima cosa una "soluzione totale" ossia un obiettivo che serva a tutte le esigenze che lo hanno frustrato fino ad allora: traduzione...un superzoom da supergrandangolo a supertele. Quanto di peggio si possa pensare. Ma nel rispetto delle opinioni e delle esigenze delle persone ci siamo piu' volte interessati anche su Nikonland di fenomeni simili e proprio di recente abbiamo scritto di questo all-in-oneSigma 18-300/3,5-6,3 DC appartenente alla recente serie Contemporary (che raccoglie realizzazioni ottiche non solo economiche, ma ottimizzate per un equilibrio con le prestazioni ottiche), il quale unisce a delle dimensioni sufficientemente contenute, rispetto la media dei competitor, delle prestazioni sufficienti in molte condizioni, accontentandosi della non eccelsa luminosita' ma aiutati da un prezzo medio in Italia allineato sui 450 euro, in linea col Nikon di pari escursione (ma un terzo di stop piu' luminoso a fine escursione), un centinaio di euro in piu' di quello che occorra per acquistare un Tamron 16-300 f/3,5-6,3. Questo zoom di formato APS-C produce sulla Nikon DX una copertura equivalente ad un 27-450mm, un obiettivo 16x, utile certamente in molte, ma non tutte, le occasioni nelle quali il nostro principiante vorra' fotografare. Principalmente carente quando la luce ambiente non sia all'altezza della sua massima luminosita' (ed in verita' andrebbe diaframmato sempre almeno a f/8 per rendere meglio), certamente risolutivo in termini assoluti, sostituendo da solo un'infinita' di focali fisse. Dotato di motore HSM (ad ultrasuoni) e di stabilizzatore ottico (necessario in funzione della scarsa luminosita' e del peso che si avvicina ai 6 etti)Ingombrante zoomando da minima a massima focale La soluzione di corredo che Nikonland pero' apprezza maggiormente e' certo quella che preveda l'acquisto di focali fisse di buona qualita' pur se economiche, in linea con gli intenti dell'utente medio di questo settore, ma che gli consentano di scattare nella maggior parte delle opportunita' che si presenteranno, con risultati qualitativi del file (per i contenuti ci deve pensare lui) decisamente superiori.Ed allora, lo "step in" per la Nikon D5xxx consiste, ovviamente, di un obiettivo standard, che per le dimensioni del sensore non puo' che essere il "best buy"Nikon AF-S DX 35mm f/1,8G un obiettivo luminoso, leggero, compatto ed economico (sotto i 200 euro) che consentira' finalmente al nostro ex-smartphotographer di accedere al mondo della zoomata coi piedi: avanti e indietro rispetto al soggetto, fino a trovare la giusta inquadratura con il giusto sfondo per la fotografia pensata (si, appunto...con la testa)Otto lenti delle quali una asferica per una maggiore planeita' complessiva, trattamento antiriflesso come per gli obiettivi di classe superiore, motore SWM e ghiera di messa a fuoco manuale, utile a provare l'ebbrezza di una composizione che si formi davanti ai nostri occhi nel mirino, per effetto del nostro intervento. Economico nei materiali come buona parte dei Nikon di questa categoria, baionetta in metallo (perlomeno) ma ghiera filtri in plastica...fragile. Accanto a questo obiettivo standard, un'altro campione di compattezza/prestazioni come il classico "for all seasons" Nikon AF-S 50mm f/1,8G quello che personalmente considero un rimedio agli zoom (quelli trans-standard) che riassume, comprende e, solitamente, surclassa.Sette lenti tra le quali, anche qui, una asferica, stessi pregi e stessi difetti del 35/1,8 dx di cui prima, con un enorme vantaggio: quello di essere un obiettivo di copertura FX, che percio' il newbie si ritrovera' con la medesima utilita' se un giorno desiderasse approdare al pieno formato. Anche in questo caso un prezzo d'acquisto medio sui 200 euro che ne fanno un' esigenza piu' che una possibilita', anche in affiancamento di eventuali scelte "all-in-one" di cui prima.Sul formato DX questo normale mostrera' una copertura equivalente a quella di un 75mm, praticamente un mediotele col quale realizzare ritratti a mezzobusto fin sotto a 50cm di distanza dal soggetto, staccando il soggetto dallo sfondo grazie ai diaframmi piu' aperti che, in unione alla capace sensibilita' del sensore della D5xxx consentira' opportunita' precluse a zoom e smartphonesUna linearita' ed un'assenza di distorsioni marcate anche ai diaframmi piu' aperti che con questi due fissi spalanchera' un mondo nuovo a chi non vi si sia mai addentrato. Obiettivi che aiutano a inventare. Ma se proprio la passione per gli zoom sia invincibile rispetto le promesse qualitative dei fissi qui considerati, siamo certi di consigliarvi bene nel proporvi uno zoom trans-standard come ilSigma 17-70 f/2,8-4 DC Macro Contemporary che per un prezzo medio di 410 euro vi mette a disposizione una focale equivalente (DC in Sigma sono gli obiettivi che coprono il formato APS-C) ad un 25-105mm dalla luminosita' davvero elevata per uno zoom di categoria economica, con un motore AF ben reattivo, ben sei lenti speciali, stabilizzato e con una marcata propensione per le foto a distanza ravvicinata.A nostro avviso non ha rivali nella sua categoria (materialmente) e i soldi che servono al suo acquisto, pur se superiori all'accoppiata dei fissi di cui sopra, e' certamente giustificata dalla notevole escursione focale e dalle doti di luminosita' che non lo fanno staccare troppo dai due Nikon di cui si e' parlato prima.Indicato per coloro che privilegino un rapporto ondivago con i generi fotografici di elezione, per chi fotografi spesso ed indifferentemente street, natura, ritratto, macro e... selfie di gruppo: certamente un obiettivo ammazza-smartphone questo Sigma ! Un corredo che consideri gli zoom non puo' prescindere dai telezoom, cioe' da quegli obiettivi a focale variabile oltre quella standard.Nel tempo e con l'evoluzione ...della specie, questa categoria si e' andata spostando dai 70/80-200mm ai 70-300, normalmente di luminosita' variabile (per essere economici) tra f/4 ed f/5,6.Negli ultimi nove anni il riferimento indiscusso per baionetta Nikon e' stato ilNikon AF-S 70-300 f/4,5-5,6 VR uno zoomone da 750 grammi di peso, 17 lenti (di cui due speciali), un metro e mezzo di distanza minima, assistito da un buon VR che ne ha fatto uno strumento utile per corredi DX ed FX in ogni occasione sportiva nella quale non si volesse spiccare il salto verso strumenti piu' luminosi, lunghi e costosi. Venduto ancora a 450 euro circa e' stato recentemente affiancato dal Nikon Zoom AF-P DX 70-300mm f/4,5-6,3G VR II che, appunto di formato DX e venduto su amazon a 320 euro pero', non avendolo ancora utilizzato, non ci sentiamo di poterlo consigliare ai potenziali acquirenti.Ma finalmente, questa estate 2017 e' arrivato anche il sospirato nuovo FX, il Nikon AF-P Nikkor 70-300mm f/4,5-5,6 E ED VR che su Nikonland abbiamo testato ulteriormente anche qui in parallelo alla recentissima realizzazione Sigma Contemporary 100-400mm f/5-6,3 meno luminoso, ma notevolmente interessante anche per profili utente superiori al presente.Entrambi gli zoom disponibili a prezzo adeguato alle ottime prestazioni. In questo modo, con uno zoom all-in-one, oppure due fissi ed uno zoom, o in alternativa...due zoom, il nostro principiante dovrebbe dare solo fuoco alle polveri al suo investimento creativo da un minimo di 900 euro, ad un massimo di 1600 euro, a seconda delle configurazioni proposte e mettersi a scattare tante, ma proprio tante di quelle foto, da dover sentire l'esigenza di ulteriori spese solo dopo molto, anzi...moltissimo tempo. Ed in questo momento, lo "step up" consigliato da Nikon potrebbe riguardare pochi altri elementi, prima di sfociare in un cambiamento radicale di proflo di questo utente, verso un "prosumer" o ancora piu' un no-limits... Per esempio, indirizzatosi dai close-up permessi dallo zoom 17-70 (o da una lente addizionale davanti al 50/1,8) potrebbe voler evolvere verso il campo della vera e propria macrofotografia.In questo senso e sempre nella fascia di utenza considerata, vediamo come particolarmente indicato il piccolo, poco impegnatico economicamente ma adeguatoNikon Micro Nikkor AF-S DX 40mm f/2,8G che associa un rapporto di riproduzione 1:1 (soggetto inquadrato pari alle dimensioni dell'intero fotogramma) a delle prestazioni che hanno poco da invidiare ai fratelli maggiori, molto piu' celebrati.Il tutto ad un prezzo medio di 220 euro che ne fa in assoluto uno degli obiettivi per questo formato piu' economici in assoluto Se le intenzioni fotografiche del nostro nikonista si accentrino verso il ritratto, allora, un obiettivo di gran lunga piu' "stringente" del 50/1,8 sul soggetto, potrebbe essere un bellissimoNikon AF-S 85mm f/1,8G ancora una volta un obiettivo FX, utilissimo anche per un futuro corpo macchina di questo formato, del quale non c'e' altro da dire se non il fatto di essere una ulteriore conferma della supremazia di Nikon sui mediotele di questa lunghezza focale, nella quale affonda la sua tradizione.Un 85mm su formato DX equivale quasi alla copertura di un 135mm su pieno formato: che con una luminosita' f/1,8 rendera' eccezionale ogni soggetto che si voglia con esso ritrarre. Distanza minima di ripresa 80cm, peso da 350grammi e prezzo, invincibile, di 450 euro circa.Un obiettivo che chi possiede non pensa mai di volerlo rivendere. Io ho venduto il mio (la precedente versione), comprato nel 1990 ...solamente due anni fa !Ultimo aggiornamento al corredo base potrebbe essere (per chi sia maniaco di marchio ) un diverso zoom rispetto il Sigma di cui sopra.Si tratta del recentissimoNikon AF-S DX 16-80mm f/2,8-4E G che si affianca al precedente e meno luminoso 16-85/3,5-5,6 anch'esso DX.Presentato insieme alla Nikon D500, la reflex DX top di gamma di Nikon, ha il diaframma elettromagnetico invece che meccanico, 17 lenti di cui molte speciali ed un rivestimento ai nanocristalli che rende molto "crispy" il rendimento degli zoom Nikon che ne siano dotati.Pesa mezzo chilo e mette a fuoco meno vicino del Sigma 17-70. Costruttivamente e' un po' piu' robusto di questo e nell'escursione focale si avvantaggia in basso ed in alto di quel tanto che porta la copertura focale a un 24-120mm equivalente in pieno formato (la stessa escursione focale di uno zoom Nikon FX molto popolare) Costa pero' 725 euro almeno e otticamente ci pare distorca quanto o piu' del piu' economico Sigma Detto questo mi pare che il nostro amico stia davvero a posto... step 2 "Beh, adesso e' giunto il momento:scelgo Nikon dopo anni di fotografia, dalle macchine a pellicola di tutti i generi alle DSRL piu' indicate per velocita' di azione e per la possibilita' di scelta tra ottiche prestazionali, anche se non necessariamente di prezzo al top.Mi pare che oggi Nikon possegga le risposte alle mie esigenze su entrambi i formati FX e DX: e' possibile che acquisti due reflex per ottimizzare l'acquisto degli obiettivi relativi alle prerogative dei due formati, oppure che massimizzi l'investimento su un solo formato, ma cerchi di ottenere in quell'ambito il meglio che possa trovare sul mercato in relazione ad un prezzo accettabile: escludo in partenza realizzazioni "state of the art" o ultraluminosi, proprio perche' fuori dalla mia portata mentale. Senza remore!" Siamo nell'ambito piu' denso di opportunita':quello nel quale la lotta tra originali ed universali si fa piu' dura e le proposte fioccano da ogni dove. Proprio per questo anarchia e confusione regnano sovrane e la tentazione di abbandonare il corredo reflex per intraprendere strade come il passaggio ad opportunita' mirrorless tenta anche il piu' integralista dei fotografi da specchio.Ma se il budget, il prezzo, restano il limite invalicabile per la salvaguardia di altre priorita', non c'e' dubbio che qualche spiraglio di luce Nikonland debba tentare di farlo filtrare. Partiamo da un corredo basato sul corpo macchina FX che secondo noi rappresenta al meglio questa categoria di utenti:La Nikon D750, (che su Nikonland trovate in questi due test) Presentata nel 2014 e forte di un sensore da 24,3Mpx e' una reflex di punta per chi provenga da formati inferiori e non abbia alcuna intenzione di approdare al successivo livello, quello del no-compromise. Ma di compromessi qualitativi questa reflex ne presenta davvero pochi, il bilancio pende a suo netto vantaggio sulle sorelle inferiori D600/610 e insidia da vicino (come potete leggere in uno dei test) anche la top di gamma FX.Pertanto le semplificazioni "user friendly" dei comandi e di poche componenti di menu' rivestono per il nostro utente di questo livello delle invisibili minusvalenze, ben compensate dal prezzo ipercompetitivo over all brands in rapporto alle qualita' espresse.Molti fotografi professionisti usano una o piu' D750 come secondo corpo per l'affidabilita' che l'ha fin qui contraddistinta; il suo prezzo medio si aggira intorno a 1700 euro.Cosa fa distinguere un corredo FX da uno DX di pari fascia? Sicuramente la destinazione naturale che vorra' privilegiare l'uso del corpo FX con grandangolari e zoom wide (oltre che ogni altro obiettivo di adeguata copertura) mentre il fattore moltiplicativo del sensore DX avvantaggera' l'utilizzo di teleobiettivi e telezoom, con i quali avvicinarsi ulteriormente (ed in maniera otticamente indolore) al soggetto. Alla Nikon D750 associamo subito quindi un bel superwide da 94° di angolo di campo, come il Nikon AF-S 20mm f/1,8G EDuna delle piu' interessanti realizzazioni Nikon degli ultimi tre anni, desiderato da tempo, sia per la maggior luminosita' dei predecessori, sia per l'utilizzo di elementi ottici pregiati, nello schema di 13 lenti, quanto per il trattamento ai nanocristalli che determina l'attualita' di effetto delle lenti Nikon piu' "trendy". Le dimensioni notevoli, rispetto le realizzazioni precedenti, sono giustificate sia dalla elevata luminosita' relativa, sia dalla presenza del motore SWM di messa a fuoco, veramente veloce e senza esitazioni, all'altezza delle richieste degli appassionati. La ridotta distanza di maf minima lo rende un elemento insostituibile di questo corredo per chi voglia avvicinare davvero tanto il soggetto, tenendosi comunque abbastanza al riparo dall'eccesso di inevitabili distorsioni .Il prezzo ormai ben sotto gli 800 euro non si discosta troppo da quello della media degli altri obiettivi del corredo. Accanto al wide fisso, gli "Steve Mc Curry" di questa categoria di utenti, probabilmente accosteranno uno zoom wide/mediotele di elevata qualita' (per la categoria) che, a seconda degli sviluppi operativi qui su Nikonland vogliamo bipartire, dedicando: agli appassionati di street reportage e di ritratto ambientato il Sigma Art 24-105 f/4 DG OS HSM del 2013: primo obiettivo di questa ammirata serie di Sigma, 19 lenti in 14 gruppi per un peso piuttosto consistente di quasi 900grammi, a causa dell'estrema cura (per la sua classe di prezzo) nella scelta dei materiali del barilotto, all metal, e della presenza di stabilizzazione ottica, davvero efficiente, tanto quanto il silenzioso motore AF. Si tratta di un obiettivo che, provato recentemente, ha fatto appassionare molti nikonlanders che se ne sono dotati anche per utilizzi professionali. Grazie al diaframma parifocale di f/4, costa solo poco piu' di 700 euro, ma rende molto piu' dei soldi che costa. per gli appassionati di all-in-one, di fotografia generalistica, di natura e paesaggi, sport, travel, insomma dello zoccolo duro che in questa categoria di utenti si attesta, Nikonland consiglia in alternativa lo zoom Nikon AF-S 24-120mm f/4G ED VR del 2010, (II versione) che con uno schema di 17 lenti in 13 gruppi ed un peso limitato a soli 710 grammi, grazie all'utilizzo di materiali piu' leggeri del metallo, consente a pari luminosita' massima di f/4 un'estensione focale ragguardevole che lo mette nella condizione di tuttofare gia' descritta. Anche il prezzo, ormai mediamente di poco superiore ai 600 euro, ne fa un obiettivo molto considerato. Se la regina delle reflex adatte alle esigenze qui espresse e' la Nikon D750, il suo naturale complemento tra gli zoom tele non puo' essere per noi di Nikonland che ilNikon AF-S 70-200m f/4G ED VR, zoom presentato dopo lunghissima attesa solo nel 2012, accreditato oltre che da uno schema ottico di ben 20 lenti in 14 gruppi, anche di dimensioni compatte (rispetto i fratelli piu' luminosi) che ne limitano il peso a soli 850 grammi, un vero primato per Nikon, ben stabilizzato, ottimamente corretto, ma sopratutto finalmente dotato di una maf minima di solo un metro che consente di effettuare ritratto a distanze...umane e ancora, caratterizzato dalla costanza di focale anche alle minime distanze di maf, tanto da preferirlo addirittura in questo ambito al fratello piu' luminoso, prima dell'avvento dell'ultima versione (f/2,8E FL), del 2016. Tutta questa belta' costa pero' piuttosto cara: sforiamo dalla media, perche' per averlo si pendono 1250 euro circa... Tanti euro quanti ne servono per acquistare un altro campione di razza Nikon, qui presente nonostante sia un telezoom piuttosto spinto e specialistico, sia per la fascia di prezzo davvero eccezionale raggiunta (appunto quella dei 1250 euro circa), sia per la possibilita' di scelta comune a chi voglia sviluppare in questa categoria di utenti anche/oppure un corredo DX, che naturalmente possa accrescersi di ottiche nate per il pieno formato come il sontuoso Nikon AF-S 200-500mm f/5,6G ED VR, sorpresa della meta' del 2015, risposta di Tokyo alle realizzazioni Sigma e Tamron, piu' estese di focali, ma non parifocali come questo superzoom da 19 lenti in 12 gruppi, molte delle quali speciali, di 2300 grammi. Ben bilanciato, con la ghiera delle focali, finalmente, davanti a quella della messa a fuoco, pressocche' inutile per le qualita' elevate di velocita' e precisione nell'AF. Ergonomico perfino imbracciato e senza monopiede. Riservato a chi si diverta con lo sport e la natura. Un superzoom alla portata di tanti. Finalmente. Manca ancora quello che nel corredo FX di un esperto fotografo debba essere considerato il "pezzo di riguardo" che nobiliti anche le altre scelte, ma che al tempo stesso non debba costituire, per i motivi di principio inizialmente espressi, un eccesso di esborso. Nikonland non puo' trattenersi dal consigliare a costoro, l'acquisto del meraviglioso (in assoluto, quindi anche per i no-compromise) obiettivo standard che, pensiamo, non debba mai mancare nella borsa, che e' il Sigma Art 50mm f/1,4 DGun normale da 13 lenti in otto gruppi, che mette a fuoco da 40cm e pesa 815 grammi, nel quale e' racchiuso il concetto alla base della linea Art di Sigma: quello di creare obiettivi che rispettino le gradualita' di passaggio tonale tra aree adiacenti, senza effetti speciali se non la caratterizzazione della struttura che costituisce il soggetto della foto.Uno standard, in quanto tale, si usa proprio per tutto, dal ritratto, al paesaggio, alla macro (basta aggiungere una buona lente addizionale) questo obiettivo, impegnativo per peso e...presenza, ripaga i ridicoli 700 euro dell'acquisto con sensazioni durature di aver fatto forse il migliore acquisto della propria esperienza fotografica. Interessa a tanti: lo dimostrano le quasi 30mila letture del test di M.Maratta del 2014 Un'obiettivo ottimizzato per la macro a concludere questa carrellata? Abbassiamo un po' la media dei prezzi, per fare contenti i nostri "middle-users" che hanno dovuto spendere un po' di piu' per uno o entrambi i telezoom consigliati e facciamoli divertire in RR 1:1 con un non piu' freschissimo ma assolutamente attuale Sigma 105mm f/2,8 EX DG OS Macro HSM il cui prezzo medio ormai oscilla tra i 400 ed i 450 euro ! Un best buy di categoria, dove il pari focale Nikon costa quasi il doppio ma non ha un valore ottico proporzionale alla differenza di prezzo.Obiettivo dotato di tutto, dalla stabilizzazione ad un motore ad ultrasuoni all'altezza della (difficile) situazione di ripresa che e' la normalita' delle riprese macro, al limitatore di range dell'AF per velocizzare riprese specifiche ed evitare hunting. Un po' rumoroso nelle oscillazione degli elementi che consentono la stabilizzazione, plasticoso un po' troppo, ma efficiente e otticamente piu' che buono. E siamo a cavallo!Se non mancasse il corredo DX... step 3 Non tutti i "middle user" che identifichiamo in questo profilo, vogliono necessariamente approdare al Full Format: alcuni di essi provengono da reflex DX rodatissime ed utilizzate ben oltre i tempi tecnologici (oggi molto rapidi) della loro obsolescenza.Per restare in casa Nikon un esempio tra tutti sono i possessori di D300/300S i quali, se non sono passati con la D700 al formato FX sono difficilissimi da schiodare dal sensore di dimensioni ridotte, proprio perche' ormai...sono piu' che abituati, avvezzi alla diversa copertura che gli obiettivi manifestano sulla supeficie del sensore DX.Ma insieme ai fedelissimi dell'APS-C, grazie alla notevole dinamica dei piu' moderni sensori DX, c'e' un gruppo di utenti, sempre piu' nutrito, di "ritorno" al DX in affiancamento al formato pieno, per aggiungere al proprio corredo FX un corpo macchina performante al massimo quando coeso a obiettivi mediotele e tele, ma che per cio' stesso poi non disdegnano di cercare degli sbocchi sulle focali wide per avere sempre indosso ...bretelle e cintura! Il corpo macchina Nikon DX per eccellenza in questa fascia di utenza adesso si chiama D7500 e promana da una bella serie di precedenti modelli che tante soddisfazioni hanno dato alle persone per le quali scriviamo in questi dieci anni di Nikonland La sua qualificazione e' quella di "prosumer" cioe' di un corpo macchina adatto a dei consumer tendenti al professional.... e quindi ci sta tutto nella disamina attuale. Se la precedente D7200, velocissima nell'autofocus, dotata di sensore da 24,2 Mpx, di eccellente risoluzione e ben utilizzabile anche ad alti ISO, si trova ormai all'irrinunciabile prezzo ormai sceso al di sotto degli 800 euro, una tentazione proprio per tutti, la nuovissima D7500 si semplifica su alcuni fronti, come quello del sensore da 20,9 Mpx, (lo stesso della più ambiziosa D500) del singolo slot sd (doppio nella 7200) e della indisponibilità di un battery grip, ma si evolve nella migliorata capacità del buffer e dell'AF e nella gestibilita' agli altissimi ISO, certo con lo scotto di un prezzo ben superiore ancora alle ormai fuori listino 7200 e...7100, alle quali rimandiamo nell'immediato chi si ponga il problema economico, rinunciando alle caratteristiche di miglioria dell'ultima nata. Le differenze sottolineate caratterizzano una riorganizzazione Nikon tra le reflex DX delle quali indiscutibilmente oggi costituisce il top la D500, fuori target rispetto questo nostro livello di utenti. Se un problema nel catalogo ottiche Nikon ci sia, e' proprio nella sezione dedicata alle ottiche di formato DX.Nonostante gli anni, pochissimo e' stato presentato che possa avere rilievo nelle categorie di prodotto che interessano Nikonland ed i suoi lettori. Purtroppo i numeri parlano e se di recente Sigma ha superato Nikon proprio nella vendita di ottiche, proprio in Giappone, la questione non puo' che ripercuotersi in misura maggiore proprio nei settori in cui il listino ha palesemente dei vuoti, come vedremo qui di seguito. Partiamo con l'obiettivo standard per la copertura di questo formato:e come per lo "step in" degli entry level abbiamo incontrato un 35mm, la' Nikon, agli esigenti prosumer di questa pagina Nikonland consiglia quello che a suo avviso costituisce ad oggi il miglior fisso a copertura APS-C, ilSigma 30mm f/1,4 DC ArtPrime lens dalla copertura equivalente ad un luminosissimo 45mm su pieno formato, 9 lenti in otto gruppi, e 435 grammi di puro metallo made in Japan, tanti quanti sono gli euro che mediamente servono per il suo acquisto. Corretto nello schema al fine di minimizzare aberrazioni cromatiche e slittamenti di focale alla minima distanza di maf, eccellente sia nelle riprese ordinarie di ritratto, sia in quelle a distanza ravvicinata, dove basta anteporgli una buona lente addizionale per ottenere risultati cromatici e di risoluzione rispettosissimi.Un obietttivo da portare sempre in borsa, non per lo spazio irrisorio che occuperebbe, ma per il fatto che si finira' per tenerlo sempre attaccato alla D7200, piu' che ogni altro. Se adesso volessimo considerare obiettivi a focale variabile, c'e' una coppia di obiettivi zoom di Sigma, di serie Art, che sembra essere nata appositamente per la D7200: Uno di questi, il piu' recente, presentato in anteprima qui su Nikonland e' ilSigma 50-100mm f/1,8 DC Artequivalente su FX ad un 75-150mm (ricorda nulla ai vecchi Nikon Serie E- cultori?) si tratta quindi di un telezoom medio-lungo.molto ponderoso (1490g) ma luminoso oltre ogni limite (per uno zoom) costituito da uno schema di ben 21 lenti in 15 gruppi, diaframma a nove lamelle, motore ad ultrasuoni e una messa a fuoco minima di 95cm. Una scultura ottica in metallo, per questo formato dunque, ed un obiettivo pensato e realizzato principalmente per il ritratto, non certo dinamico, date le dimensioni ed il peso ragguardevoli. Ma unico sul mercato degli obiettivi APS-C. Costa anche abbastanza, per dimostrarne la classe di destinazione: si tratta di spendere attorno a mille euro...Non pare soltanto uno zoom: sembra un coacervo di tutte le focali fisse che attraversa, a f/1,8 L'altro zoom, gemello per continuita' del precedente, e' invece un wide-to-normal, attraversa cioe' un range 2x di focali che lo porta da 28mm ai 50mm di equivalenza al pieno formato: si tratta del Sigma 18-35mm f/1,8 DC Art, anch'esso un primato di luminosita' gia' alla sua sortita commerciale del 2013, nonostante la ridotta escursione focale, 17 lenti in 12 gruppi ed 800 grammi di peso che caratterizzano questo zoom insieme alle eccellenti doti di "correttezza" nella resa cromatica, inevitabilmente anche un po' di distorsione alle piu' brevi distanze di maf. Uno zoom votato al ritratto ambientato, cosi' come alla semplice fotografia di viaggio, per esempio in coppia col fratellone 50-100 a costituire un'accoppiata elegante e luminosa, anche se... certamente pesante . In ogni caso una prova eccellente delle potenzialita' di un sistema tutt'altro che obsolescente, come in Nikon forse qualcuno tende a considerare il formato DX. Costa sotto ai 700 euro e, come tutti gli obiettivi delle serie Art di Sigma, puo' essere collegato al computer ai programmi di regolazione fine dell'AF, per tramite dell'apposito dock usb. In alternativa a questo Sigma, in casa Nikon, anche se non di nascita DX, Nikonland propone lo zoom piu' interessante in listino per questa categoria, escludendo quindi una serie infinita di zoomini 18-xx di migliore costo ma peggiore fattura, nessuno dei quali di luminosita' costante, nessuno dei quali dichiaratamente e fattivamente "prosumer": resta quindi il Nikon AF-S 16-35mm f/4G ED VR, che risale al 2010 ma che abbiamo provato solo di recente. Uno zoom di ottima fattura e maneggevolezza, 24-50mm eq, pesa meno del Sigma, 685 grammi e ha uno schema ottico analogo 17/12. Lenti speciali asferiche e a basso indice di rifrazione, stabilizzato e dotato di efficace motore SWM. Messa a fuoco IF per cui non si verifica alcuna protrusione del barilotto alle minori distanze di maf, (che si estende fino a 28cm dal soggetto), diaframma a nove lamelle, trattamento Nanocrystal, questo zoom Nikon sembra avere tutte le carte in regola per competere alla pari col Sigma (eccettuata la diversa focale minima e la luminosita' minore di ben due stop), ma...non e' un DX e questo e' un difetto per Nikon, non per l'obiettivo in oggetto, se per portare ad esempio del Sigma 18-35/1,8 Nikonland debba proporre uno zoom FX...Peraltro tra i suoi difettucci questo 16-35 alla focale minima distorce...e se oggi e' pur semplice correggere via software il problama, dal taglio di immagine che ne risulta poi ci si riduce a gestire una focale non piu' da 16mm bensi' da 18/20mm risultanti dopo la correzione. Inoltre questo Nikon costa i suoi bei 1100 euro di media: non si tratta di voler risparmiare ma...se tanto mi da' tanto faccio velocemente una scelta in proposito E se... il nostro prosumer nikonlander avesse proprio deciso di limitarsi alla D7200 e volesse uno zoom superwide di carattere coerente con le delimitazioni che ci ha dato? Un obiettivo quindi particolare, non qualsiasi, in qualche modo caratterizzato e non eccessivamente impegnativo economicamente?Uno cosi' Nikon lo ha appena realizzato ad affiancare con profilo economico ma prestazioni ben superiori al suo prezzo (attorno ai 350 euro) uno zoom analogo in listino da anni ma fin qui poco considerato. Allora al nostro amico DX-addict infatti consigliamo ilNikon AF-P DX Nikkor 10-20mm f/4,5-5,6G VR economico e plasticoso (anche la baionetta...) 14 lenti in 11 gruppi, tre delle quali asferiche, pesa solo 230 grammi, ha il VR incorporato (escludibile solo da menu' nelle fotocamere che lo prevedano) meno luminoso e limitato a 20mm (rispetto i 24 del predecessore) per una escursione focale equivalente ad un 15-30mm sul pieno formato.Con questo zoom si gioca, anche a distorcere di proposito, oppure ad assecondare le linee curve dell'inquadratura per ampliare lo spazio intorno al soggetto della foto. Distorsioni presenti ma limitate, pochi flares e ghosts, nitidezza impressionante per la classe di appartenenza e brillantezza/contrasto degne di realizzazioni gia' note su altri marchi. Abbiamo tanto parlato di "fattore DX" e di propensione ai teleobiettivi per una reflex come questa D7200: allora, glielo mettiamo davanti un bel telezoom senza tanti complimenti? Uno che faccia fare anche figura a chi lo impugni e che pero' sia gestibile con relativa facilita' in occasioni delle piu' varie, dallo sport in famiglia alle manifestazioni pubbliche, passando per la mai abbastanza considerata fotografia di paesaggio, per la quale i telezoom sono a mio avviso sempre lo strumento piu' indicato?Eccovi il Sigma 150-600mm f/5,0-6,3 DG OS HSM C un tubone che copre anche il formato pieno, da 1,93kg per 26cm di lunghezza. 20 elementi in 14 gruppi, motorizzato, stabilizzato, risposta del 2014 di Sigma all'analogo Tamron che non abbiamo avuto modo di provare. Fratello stretto della versione "Sport" di Sigma che introduce questa terza categoria oltre agli Art, no compromise, ed ai Contemporary come il qui presente telezoom, che rappresentano nel catalogo Sigma non la linea meramente economica, bensi' quella nella quale i progettisti hanno dovuto produrre lo sforzo maggiore per realizzare economie di esercizio e contenere i prezzi al minimo sindacale...Perche' questo megazoom infatti costa "solamente" mille euro, che per un'escursione focale simile, indipendentemente dalla luminosita' non costante ne' esaltante, lo colloca sul piedistallo dei desiderata di tutti coloro che di fotografia sportiva si dilettano, appunto in ambito amatoriale. Le impressioni al riguardo sono nel test che abbiamo redatto e che qui abbiamo linkato. Nello step 1 abbiamo gia' parlato dell'altrettanto interessante Sigma Contemporary 100-400mm f/5-6,3 ben piu' economico di questo "cugino" della stessa serie. 21 lenti in 15 gruppi per 1160gr di peso. Stabilizzato. Cosa manca per considerare ben completo questo corredo? Un obiettivo macro dx, degno di questo ambito?Nikon, forte della sua lunga tradizione nel settore, stavolta ce l'ha anche se e' poco conosciuto, cioe' il Nikon Micro Nikkor 85mm f/3,5G ED VR DX un progetto dx del 2009 che consente a questo obiettivo una copertura equivalente ad un 128mm sul formato Fx, quindi gia' di per se' anomala in termini di focale Macro, se non bastasse il diaframma massimo un terzo di stop meno luminoso di ogni altra realizzazione Nikon del suo ambito, nonche' in diretta concorrenza per formato col piu' piccolo, compatto ed economico 40/2,8 di cui si e' detto nel primo profilo.Questo 85mm da 14 lenti in 10 gruppi, ha una buona resa ed e' dotato di VR a differenza del Micro 60/2,8 FX col quale condivide il prezzo di vendita attestato attorno ai 560 euro. I problemi di precisione dell'AF alle distanze piu' ravvicinate (RR:1:1) portano questo Micro85 a svolazzare tra infinito e minima maf anche a causa dell'assenza di un limitatore di range, presente sul piu' economico Micro40... che continuerei a consigliare se non fosse che in questo ambito dovremmo poter offrire un gradino di qualita' differente. Pensiamo che anche il nostro prosumer possa dirsi soddisfatto dell'analisi qui condotta.Che e' Nikonland-soggettiva e quindi lo puo' portare a prendere strade totalmente differenti, a partire dal presupposto di base, quello cioe' di voler adottare una reflex FX o DX.Se quest'ultima pagina e' ingloriosamente (per Nikon) popolata da obiettivi Sigma (5 su 7) non dipende da altro che dalla strana politica commerciale Nikon che se da una parte da' alla luce reflex DX degnissime di ricevere obiettivi alla loro altezza, poi se ne dimentica e porta gli acquirenti a fare delle scelte obbligate.Se a questa disamina mancano ancora tanti obiettivi alternativi ai proposti (fatta salva la cernita fatta, che ha eliminato cio' che per Nikonland risulta essere ciarpame) non vuol dire che nei mesi prossimi non possa essere integrata da articoli, foto ed opinioni nuove e che possano integrare o addirittura sovvertire i convincimenti fin qui esposti.Ce lo auguriamo e ve lo auguriamo! Max Aquila © per Nikonland 2017
  14. E' risaputo ormai che preferisco i gatti, ma quando ho saputo che al Parco di Monza si teneva una maratona di cani... bassotti, mi è venuta gran curiosità. "Strabassotti" il titolo dell'avvenimento, una marcia non competitiva di 2 km, accompagnata da stand e attività varie, con premiazioni ed altro, organizzata dall'Associazione Cuor di Pelo Rescue Bassotti Onlus. Partenza dalla zona ristoro presso la Cascina del Sole, lungo il viale Cavriga ci sono chiare indicazioni, ma una riunione di circa 600 (!) bassotti e relativi padroni si trova abbastanza facilmente anche "ad orecchio". I partecipanti arrivano un po' da tutta Italia con i loro piccoli beniamini. Ce n'erano per tutti i gusti, classici a pelo raso e a pelo ruvido, Più qualche livrea particolare In attesa del via coccole a profusione. Un altoparlante invita a radunarsi per la partenza. Madrina dell'evento Maria Luisa Cocozza. Conduttrice del programma televisivo della rubrica del TG5 l ‘Arca Di Noè. Con tanto di cameraman al seguito. A far da guardia addirittura carabinieri a cavallo (i cavalli non sembravano proprio rilassati a sentirsi abbaiare addosso da centinaia di cani, ma è andato tutto bene). Pronti via! La corsa comincia... beh ricordiamoci che è non competitiva quindi era più una passeggiata, ognuno col suo ritmo e ogni tanto una diversione. Forza dai! Questo French Bulldog si chiedeva un po' rammaricato perchè lui no... E per finire un outsider tra i piccolini: un Bassett hound che tanto piccolo non è. Spero che vi siate divertiti, e attenti, che il mio prossimo articolo tornerà... felino.
  15. Registrazione qui: Nital Evento itinerante per la presentazione delle Nikon Z organizzato da Nital. Le date: MILANO 6 OTTOBRE 2018 FIRENZE 10 OTTOBRE 2018 ROMA 13 OTTOBRE 2018 NAPOLI 16 OTTOBRE CATANIA 20 OTTOBRE VICENZA 27 OTTOBRE TORINO 30 OTTOBRE Finalmente si tocca con mano.
  16. La roadmap delle lenti Z attuale è, almeno sulla carta, molto completa. Ma, visto che Nikon stessa ha lasciato degli spazi vuoti a partire dal 2020, per quelle che sono le vostre personali esigenze, di cosa avremmo bisogno per motivare il passaggio al nuovo sistema ? Nell'ottica di un cambiamento di corredo, quali delle lenti attualmente previste potrebbero tranquillamente essere posticipate e quali vorreste veder inserite nella roadmap ( magari con arrivo sul mercato entro il 2019 ) ?
  17. Uno dei tanti video di "spacchettamento" che hanno inziato ad affollare la rete con le prime consegne di Z7 in giro per il globo. Due considerazioni a caldo... Ma quanto si divertono questi personaggi ad infilare le dita nel bocchettone delle fotocamere ? Solo io mi faccio i film sul rischio di polvere e patacche varie in foto ? Ma quanto è grande la scatola del Kit con 24-70 ed FTZ rispetto al contenuto ?
  18. Dopo la Cina anche il Brasile diventa oggetto degli effetti della ristrutturazione in corso. Nikon Brasile cesserà le attività di vendita e garanzia dirette al pubblico a partire dal 31 dicembre 2017. In pratica venderanno solo attraverso i loro rivenditori locali. Qui: https://www.dpreview.com/news/4726313125/nikon-will-shut-down-all-sales-operations-in-brazil-at-the-end-of-2017 Va specificato che il Brasile è in profonda crisi economica già dai tempi dei mondiali, inoltre pare che il mercato parallelo/grigio sia ormai inarrestabile. Tanto che quasi tutti i player del settore stanno mettendo in atto politiche simili.
  19. Nikon Mirrorless camera si è messo ad aprire ombre nelle foto e dovrebbe aver fatto emergere una parte della pulsantiera sul dorso della macchina. Insomma niente comandi vocali alla dott. Scott.
  20. A quanto pare Nikon ha vinto la gara dei marchi più utilizzati per le foto premiate dal World Press Photo 2018. Qui: dpreview Interessante notare come quasi nessuna foto è stata scattata con modelli recenti, anzi, visto che D500, D750 e D850 sono praticamente assenti nella lista. Degne di nota le performance di D700 e 5D III, da molti fotoamatori considerate dei rottami strasuperati.
  21. Oggi ho accompagnato un amico a provare un 400mm "vintage" (sistema non Nikon ) che si è comprato. Io mi sono portato il 300 PF con Tc14 E. C'erano solo Cinciallegre, niente di sconvolgente, ma visto che ero lì ne ho fotografata qualcuna anch'io; eccone un paio delle mie. La resa del 300mm f4 PF + TC14 Eiii è notevole, senz'altro superiore ad alcuni zoom XXX-400, tenere presente che siamo a 1100 ISO Dati di ripresa: Nikon D500, Nikon 300mm f4 PF + Tc14 Eiii, f7.1, 1/1000s, ISO Auto (1100), VR On, appoggiato al vetro dell'auto.
  22. Frans Lanting è un'altra delle Nikon Legends, ma è una leggenda non solo per Nikon, uno dei più grandi fotografi naturalisti di tutti i tempi. Non si poteva non dedicargli un articolo qui su Nikonland. Come l'altro mio articolo su Joel Sartore, vedetelo come uno spunto di discussione e se altri appassionati di fotografia naturalistica vogliono intervenire a seguito con altre notizie, aneddoti, sono i benvenuti. Frans Lanting è nato nel 1951 a Rotterdam in Olanda, si è laureato in economia e poi si è trasferito negli USA per studiare pianificazione ambientale. Presto tuttavia ha cominciato a fotografare la natura e non ha più smesso, così la sua vita è cambiata. Per decenni ha documentato la natura in tutti gli angoli del mondo, trasmettendo la conoscenza e la bellezza di ogni forma di vita, con immagini che suscitano meraviglia e hanno definito nuovi standard di qualità per le generazioni successive di fotografi naturalisti. Di lui si è detto che ha una mente da scienziato, un cuore da cacciatore e gli occhi di un poeta (Thomas Kennedy ex direttore del National Geographic Magazine). Per il national Geographic Lanting ha lavorato moltissimo, dai servizi sugli scimpanzè pigmei (bonobo) del Congo, alla vita sulle chiome dellla foresta pluviale amazzonica, ai pinguini dell'Antartide, alla fauna e i popoli del Madagascar. Per realizzare questi servizi non ci si può risparmiare: Lanting ha passato settimane su piattaforme di legno in cima agli alberi, ha seguito i branchi di Leoni, ha dormito in crateri vulcanici con le Tartarughe Giganti. Tra i suoi lavori più famosi ci sono quelli sul delta dell'Okavango, Sul Borneo, Sui Pinguini Imperatori dell'Antartide sugli ultimi Ghepardi Iraniani, lavori pubblicati su riviste e esibiti in mostre in tutto il mondo. Orsi "danzanti". Nei suoi libri Lanting trasforma gli animali in arte come nessun altro fotografo scrive il New Yorker, e guardando le sue foto non si possono non provare emozioni che vanno dalla tenerezza allo stupore alla riverenza per le forme viventi da lui ritratte. Al di là della bellezza delle sue immagini, che sono vera poesia di forme e luci, molti suoi lavori hanno anche un grande valore scientifico, documentando nuove scoperte sulla diversità della vita. Il sole basso illumina una duna dietro i tronchi di acacie morte. Airone a pesca che fa ombra con le ali per individuare i pesci. Oltre a questo, la missione di Lanting è usare il la fotografia come mezzo per sostenere le iniziative promosse dalle diverse organizzazioni per la protezione dell'ambiente ad ogni livello, e lo fa tramite le pubblicazioni, le mostre le apaprizioni sui media e col sostegno attivo a fondazioni. E' Ambasciatore del WWF olandese , ed è nel comitato nazionale del WWF USA, membro o sostenitopre di altre organizzazioni fra cui la International League of Conservation Photographers (ILCP). L'orgoglio dei cacciatori riflesso nell'occhio della zebra uccisa. Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, elencare i suoi libri e così via, ma ne abbondano informazioni sulle sue opere online, per cui prefersco soffermarmi su un suo progetto di ampio respiro, simile sotto certi aspetti al progetto Ark di Joel Sartore. Nel 2006 Lanting ha lanciato il progetto LIFE, una storia della vita dalle origini del mondo ad oggi realizzata sia come libro, che come mostra, sito interattivo e spettacolo multimediale accompagnato da un'orchestra sinfonica. Qui due Link utili: http://www.lanting.com/ http://www.photographyoffice.com/blog/2011/02/50-brilliant-examples-of-professional-animal-photography-by-frans-lanting Tutte le foto sono prese da internet al solo scopo di illustrare l'opera di Frans Lanting Un vecchio scimpanzè all'abbeverata.
  23. Dp-review ha pubblicato un'ora fa un rumors con un immagine della possibile nuova nikon mirrorles.A me sembra quasi spiccicata alla NIkon EM. Parlano di un nuovo attacco z. https://www.dpreview.com/news/5515939934/rumor-nikon-s-full-frame-mirrorless-will-sport-an-all-new-z-mount
  24. Francesco Tomasinelli, originario di Genova, si è laureato in Scienze Ambientali Marine presso l’Università di Genova. E'un libero professionista, lavora come biologo e fotogiornalista scientifico. Da sempre affascinato dalla natura, e soprattutto dagli animali più insoliti e curiosi ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti, per poi dedicarsi all’editoria, alla divulgazione scientifica e alle consulenze ecologiche e ambientali per aziende e studi professionali. E' un apprezzato fotografo naturalista, nonchè convinto Nikon user. Ha collaborato e sta collaborando con l'Università dell'Insubria dove io lavoro, così non mi sono lasciato scappare l'opportunità di proporgli un'intervista, cosa a cui si è prestato volentieri. SR La passione per la fotografia è venuta prima o dopo quella per la natura? FT In realtà mi è sempre piaciuta moltissimo la natura. Ho cominciato a 3 anni con i dinosauri e non ho mai smesso. L'interesse per la fotografia è venuto molto, molto più tardi, quando ero all'università. All'epoca lavoravo part-time all'acquario di Genova e allevavo in un mio laboratorio alcune specie di insetti per approfondire le mie conoscenze. Uno dei curatori dell’Acquario, Giovanni Schimmenti, mi disse che era importante per una persona come me imparare a fotografare bene, e mi suggerì a grandi linee che attrezzatura acquistare. È stato probabilmente uno dei consigli più preziosi che mi siano mai stati dati. SR Fai solo fotografia naturalistica o ti dedichi anche ad altri generi? FT Ho cominciato a fotografare seriamente nel 2001 e sono professionista dal 2005 (nel senso che ho aperto una partita IVA da fotografo). All’inizio facevo molte diapositive di insetti e ragni, tra i miei gruppi animali preferiti, per documentare comportamenti e cicli vitali. Ma con la nascita del digitale ho ampliato sempre di più i miei orizzonti fotografici ad tutti i gruppi di animali e piante, alla fotografia di viaggio e alla documentazione del lavoro scientifico, che è un genere che mi piace molto. Guardo sempre con piacere il lavoro di altri sulle riviste e su instagram. E sinceramente trovo che oggi ci siano molti fotografi straordinari, più motivati e creativi di me, sia in Italia che all’estero. Esplorazione notturna della foresta pluviale con autoscatto (Tomasinelli è quello a sinistra). Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring. Brasile. Delfini di fiume (Inia geoffrensis) nel Rio Negro. Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring Raduno dei pipistrelli giganti Eidolon helvum nel Parco Nazionale di Kasanka, la più grande concentrazione di mammiferi in Africa, dopo la migrazione degli gnu in Zambia. Servizio per Rivista della Natura SR Quali aspetti del mondo naturale ti attraggono di più come fotografo? FT Con il passare degli anni ho maturato un interesse profondo per tutti gli animali e anche per le piante. In realtà passo più tempo a osservare, studiare e fare progetti che a fotografare. Tra i miei soggetti favoriti figurano senz'altro tutti i piccoli animali più trascurati come insetti, ragni e rettili e anfibi, i quali hanno una varietà di forme, colori e comportamenti assurdi e sorprendenti che non si ritrovano negli animali più grandi e carismatici. Ho avuto la possibilità di viaggiare spesso, come inviato di riviste, docente di corsi foto, biologo e fotografo aggregato a spedizioni e devo riconoscere che ai tropici si incontrano una moltitudine di specie straordinarie, dagli uccelli alle formiche. Cerco sempre di studiare prima di partire ma non basta mai… Quando sono sul campo scopro di aver trascurato sempre alcuni aspetti o singole specie. Mi piace anche documentare l'impegno degli scienziati e più in generale delle persone che fanno un lavoro tecnico, non solo in natura, e ho fatto diverse campagne per enti pubblici e per privati. Recentemente mi sono dedicato anche ai video e ho realizzato una serie di brevi clip con grafica che utilizzo nelle mostre che organizzo per i musei. Ragno di grotta Troglohyphantes pluto lungo pochi millimetri sulla sua ragnatela. Da servizio su progetto di ricerca Cavelab, dedicato all’impiego degli organismi di grotta come indicatori dei cambiamenti climatici. Italia Link ad un video di Tomasinelli realizzato per la mostra Predatori del Microcosmo,realizzato con Nikon D800 e due illuminatori LED. SR Cosa cerchi di trasmettere con le tue immagini di natura? FT Mi piace costruire storie fotografiche che raccontano come vivono le diverse specie: documentare il loro comportamento e le interazioni con l’ambiente e le altre specie. Molti degli animali che vediamo in giro sono molto più interessanti di quanto immaginiamo, basta raccontare le storie (anche a parole) nel modo giusto e far appassionare le persone. Il primo passo è sempre suscitare l'interesse con qualcosa di divertente, sorprendente e insolito. E poi in un secondo momento si può stimolare la volontà di proteggere e tutelare. Mi dicono spesso che ho fatto appassionare molte persone alla natura: è sicuramente il complimento che mi fa più piacere in assoluto. SR Quali progetti hai attualmente in corso? FT Anni fa mi impegnavo molto per confezionare reportage interessanti per le riviste, ma con la crisi dell'editoria e il calo dei compensi nel mio caso non ne vale più la pena. Quindi ormai faccio solo lavori su commissione (foto e spesso testi) per alcune pubblicazioni come Natura, Focus e Touring e per privati aziende o la pubblica amministrazione. In più assieme a Emanuele Biggi, fotografo e biologo come me, dal 2009 progetto esposizioni scientifiche per i musei dedicate alla natura e per questi lavori produco ancora molte immagini. Spesso utilizziamo animali in vivario (tutte specie non protette e nate in cattività) all'interno di habitat ricostruiti e illustriamo il loro stile di vita con storie fotografiche dettagliate. Il nostro più grande successo è “Predatori del microcosmo”, che è passata nei maggiori musei di storia naturale del Paese. Adesso si trova all’Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese, un grande spazio vicino a Torino. L'ultima mostra che ho concepito è "Alieni" dedicata agli animali e alle piante originarie di altri paesi che arrivano in Italia per colpa dei traffici dell’uomo e si affermano, soppiantando le specie autoctone. E’ un tema di grande attualità, perché oggi queste invasioni sono una delle maggiori minacce alla biodiversità su scala mondiale e motivo di enormi danni economici. Basta pensare alla zanzara tigre, al gambero della Louisiana o al pesce siluro. La mostra è nata da una collaborazione con l'Associazione Pithekos e con l'Università dell'Insubria e adesso è esposta a Villa Mirabello a Varese fino alla primavera. Chiaramente la fotografia è rilevante per questi lavori, ma è solo “una parte della storia”: bisogna tirare fuori qualche buona idea per il materiale espositivo, organizzare i contenuti, trovare pezzi o allestimenti interessanti, sistemare i testi, la grafica e fare presentazioni e conferenze per la stampa e il pubblico, cercando di confezionare un prodotto interessante con un budget limitato. Spesso coinvolgo fotografi di valore per produrre il materiale. Per Alieni, per esempio, Marco Colombo (vincitore del primo premio nella sezione Rettili e Anfibi del Wildlife Photographer of the year 2016 N.d.R.) ha fornito diverse belle immagini delle specie animali protagoniste della mostra, come nutrie, siluri e alcuni insetti. Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) in mezzo ad una strada durante trasferimento notturno. Italia. Da mostra Alieni a Varese Ricercatore che cattura un tarlo asiatico (Anoplophora chinensis). Italia. Da mostra Alieni a Varese SR La scelta di usare il sistema Nikon è stata casuale o motivata? FT Ho cominciato con Nikon per caso. Quando mi hanno consigliato di iniziare a fotografare all'acquario avevo in casa una vecchia Nikon f401 con la quale ho cominciato, abbinandola ad un Nikon macro 55mm, diapo Velvia e vari flash manuali. Sono passato al digitale nel 2005 con la Nikon D70, ma ho iniziato a fotografare solo in digitale, abbandonando la pellicola, solo con la Nikon D200. Ho utilizzato un po’ tutti i modelli della serie D ed ora mi sono fermato sulla D810, che trovo ottima, ma ammetto di non essere un “feticista” dell'attrezzatura. SR Quali pregi trovi nel sistema Nikon? Cosa vorresti vedere migliorato? FT Il sistema flash comandato a distanza CLS è stato di straordinaria utilità per i lavori che facevo e ancora oggi lo uso sempre. Per molti anni l’affidabilità e la precisione di questo sistema hanno reso per me Nikon molto più interessante rispetto a tutte le altre marche. A volte il sistema di attivazione dei flash non riceve il segnale ma so che il nuovo sistema radio sta risolvendo questo problema. SR Secondo te cosa manca davvero nel sistema Nikon? FT Non saprei davvero, a me manca una lente per fare fotografia macro ad altissimo ingrandimento, come il Canon MP-E. Adesso uso il 60 e il 105 con i tubi di prolunga, ma non è la stessa cosa. SR Cosa metti nella borsa per una sessione macro? FT Per un’uscita seria prendo un 105, e spesso aggiungo anche il 60 macro ed un duplicatore TC17. Per le immagini ambientate utilizzo un Sigma 24 mm e un Sigma 15 mm, due grandangolari non recenti ma molto nitidi che consentono di arrivare molto vicino al soggetto. Poi mi porto due flash SBR200 e un paio di SB900 o simili, con una varietà di diffusori, gelatine, tubi per deviare e canalizzare la luce modificarla in tutti i modi possibili. Utilizzo spesso anche i pannelli riflettenti, un cavalletto leggero e un gorillapod per poter posizionare in flash in giro. SR E se per una sessione di wildlife? FT Qua dipende davvero dal soggetto... Tre anni fa, per esempio, ho lavorato brevemente su gorilla e scimpanzé nelle foreste dell'Uganda. Non si può usare il flash che dà fastidio agli animali e neanche avvicinarsi troppo per evitare di passare ai primati eventuali malattie e bisogna essere molto agili e mobili. Ho impiegato con soddisfazione un Nikon 24-120 e il Sigma 120-300 f2,8 montati su una D700 con monopiede. Non ho mai acquistato super tele molto luminosi perché non è il mio genere. SR Usi molto il flash, e come? FT Se posso uso moltissimo il flash e lo ritengo indispensabile per quasi tutti i generi di fotografia che pratico. Mi piace l'idea di poter modificare la luce a mio piacimento con una serie di accessori. Uso sempre uno o più flash dislocati che aggancio a cavalletti ai supporti o alla vegetazione. A volte, se sono fortunato ho anche qualcuno che mi aiuta… SR Oggi sei conosciuto nel mondo della divulgazione naturalistica, collabori con Università ed emittenti radiotelevisive, come hai cominciato? FT Ammetto che è nato tutto dalla fotografia. Oggi ci sono moltissimi fotografi in gamba ma quando ho cominciato io non eravamo in molti a realizzare certe foto un po’ più tecniche ed era più facile mettersi in luce. Grazie alle fotografia ho maturato l'idea di sviluppare mostre per i musei, è sempre grazie ad essa ho conosciuto molte delle persone più in gamba con cui oggi collaboro proficuamente, da Emanuele Biggi ( biologo e fotografo italiano, conduce la trasmissione Geo NdR), fino ad editori, architetti e agronomi, per i quali faccio il consulente e l’ecologo (e a volte anche il fotografo). SR Raccontaci di qualche tuo progetto già realizzato e in corso d’opera. FT Oltre alle mostra Alieni, nel 2017 ho realizzato un libro Predatori del microcosmo, la lotta per la sopravvivenza di ragni, insetti, rettili e anfibi. Alla centesima persona che ad una mostra ci ha chiesto “Ma come mai non avete ancora fatto un libro su queste cose?”, io Emanuele Biggi ci siamo messi all’opera e abbiamo organizzato una parte del nostro materiale in un grande volume edito da Daniele Marson e uscito poche settimane fa. Avevo già realizzato libri in passato ma questo è sicuramente il più importante dal punto di vista fotografico, anche se c’è un testo divulgativo ma molto documentato che tiene conto delle ricerche più recenti. Predatori del microcosmo presenta una trentina di storie fotografiche che raccontano le vite sorprendenti e pericolose di tanti piccoli animali: le mantidi tropicali con i loro straordinari travestimenti da fiore e foglia, la caccia dei ragni pescatori che catturano pesci, la vita delle rane che usano le grandi migali tropicali come “guardie del corpo”. Chiude il libro una sezione dedicata alla conservazione, con l’impegno dei ricercatori per salvare alcuni di questi animali dall’estinzione. Il libro è frutto di tante spedizioni e viaggi all’estero, dall’Amazzonia al Borneo, anche se alcune sequenze sono state realizzate in Italia o in un laboratorio. Nel panorama italiano, in cui i testi divulgativi su questi temi sono pochissimi e tradotti dall’inglese, è un lavoro unico nel suo genere nel quale abbiamo messo tutto il nostro impegno. Copertina del libro Predatori del Microcosmo SR Piani per il futuro? FT Un progetto che mi sta appassionando riguarda il mimetismo in natura. Sempre assieme ad Emanuele Biggi a febbraio 2018 inaugurerò la mostra “Kryptos, inganno e mimetismo nel mondo animale” realizzata per conto del Museo di Storia Naturale di Genova, in occasione dei 150 anni dell'istituzione. Oltre ad una serie di specie sorprendenti in vivario, presenteremo nuove storie fotografiche con immagini in grande formato e un'ampia sezione video dedicata ai trucchi e al comportamento degli animali, proiettata sulle pareti delle sale. Mantide foglia in agguato (Choeradodis sp.), Colombia. Da libro e mostra Predatori del microcosmo Grazie Francesco. Segnalo il suo sito web: www.isopoda.net da non perdere per gli appassionati di Macro e divulgazione scientifica. Nel sito vi raccomando con calore questa sezione. E' un portfolio sui nostri naturalisti (qualcuno lo conosco di persona), ritratti con maestria, si vede quel che fanno, ma ancora di più si sentela passione, che ci credono. Starò invecchiando, ma nello scorrere la galleria mi sono quasi commosso. Silvio Renesto. Tutte le foto sono (c) di Francesco Tomasinelli.
  25. Una foto di questa estate con D5 e 500VR Ciao a tutti!
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