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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Silvio Renesto

  1. Platicnemys pennipes, maschio e femmina, 300mm f4 su corpo Dx.
  2. E' il metodo che ho sempre usato, mi chiedevo se ci fossero scorciatoie. Ma non ci sono pasti gratis
  3. L'anello di commutazione Af/Mf è effettivamente un punto debole, ad uno dei miei due si è incrinato quasi subito.
  4. Il mio caso è senz'altro il primo.
  5. Ma sai che a questo punto potrebbe diventare la macchina assolutamente più interessante per le mie bestiole spiaccicate su lastre dove la differenza tra le superfici è sempre sotto al cm?
  6. Notevolmente interessante, sarebbe essenziale chiarire se lavorando in af si hanno dei cambiamenti di rapporto di riproduzione o se vengono compensati via software od in altro modo. Per lavori in cui la fedeltà assoluta è un elemento critico. perchè per il resto penso non ci siano grossi problemi. Questa caratteristica renderebbe la D850 terribilmente utile per tante cose.
  7. La nitidezza del 200 f4 micro AfD a mio parere è all'altezza perlomeno della D800, posso dirlo per averlo provato. Anche nello sfuocato è esemplare ma a volte i punti luminosi fuori fuoco rivelavano delle seghettature lungo la circonferenza (lamelle del diaframma?) anzichè essere tondi, cosa però visibile solo ingrandendo al 100% e forse era un problema solo dell'esemplare in mio possesso. mentre i Sigma 180 e 150 non presentavano questo effetto. Pur concordando con Mauro sulla assoluta necessità di un upgrade, se lo consideri come un obiettivo a messa a fuoco manuale, fino alla D810 non dovresti restare deluso. Sulla D850 ovviamente non so.
  8. Ho scoperto Beth Moon per caso, le sue foto mi hanno subito affascinato. Una visione intensa della natura, a volte drammatica, a volte cupa o sognante, mai leziosa o banale. Ne ho scritto già su Nikonland, ma ne scrivo qui in modo un po' più esteso e aggiungendo delle foto. Forse le sue immagini più famose sono i ritratti ad alberi giganteschi o secolari. Un patrimonio di meravigliosa antica bellezza, spesso minacciato, che Beth Moon ci fa conoscere attraverso la sua sensibilità, creando immagini di forte impatto emotivo. Lei stessa nel suo sito http://www.bethmoon....ouchWood00.html scrive: "Molti degli alberi che ho fotografato sono sopravvissuti perchè fuori dal raggio della civiltà...certi esistono solo in angoli remoti del mondo...i criteri che uso per sceglier eun particolare albero sono principalmente tre : l'età, le dimensioni immense o la storia importante... essendo i più grandi e più vecchi monumenti viventi della Terra, credo che questi alberi simbolici abbiano un significato più vasto in un tempo in cui la nostra attenzione è concentrata nel trovare un modo migliore di convivere con l'ambiente". Majesty back. Le grandi querce. Sempre nel suo sito Beth Moon riporta quanto sul suo lavoro scrisse Jane Goodall : "Queste anziane sentinelle delle foreste sono tra i più antichi esseri viventi del pianeta ed è disperatamente importante fare tutto quello che è in nostro potere per farle sopravvivere...voglio che i mie nipoti ... conoscano la meraviglia di questi alberi vivi e non solo tramite fotografia... I ritratti di Beth sicuramente ispireranno molti ... ad aiutare chi lavora per salvare questi magnifici alberi". Ma Beth Moon non si limita agli alberi. Odin's Cove (la Baia di Odino) è un portfolio fortemente gotico/romantico ispirato ai corvi di Odino. Nella mitologia norrena, Huginn e Muninn sono due corvi che volano per il mondo cercando informazioni e portando notizie al loro padrone, il dio nordico Odino. Escono all'alba e ritornano la sera, si posano sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. I loro nomi hanno un significato: nella lingua norrena Huginn vuol dire pensiero e Muninn memoria. I Corvi Imperiali sono grandi e stupendi uccelli; nelle immagini di Beth Moon sono al tempo stesso malinconici e potenti, sembrano davvero venire dalle brume di un altro mondo. Beth Moon per la stampa utilizza anche quello che lei, citando John Stevenson, chiama "Nobile processo nell'era digitale": ossia una stampa al platino, che dice di essere nota per la luminosità e ampia scala tonale, in cui l'assenza di uno strato legante (binder layer) permette ai cristalli di platino di venire incorporati nella carta dando una tridimensionalità unica.Oltre non mi addentro... perchè non so di cosa sto parlando se Michele, bontà sua, vorrà spiegarci meglio di cosa si tratta gliene sarò grato. Insomma, non perdetevi il sito di Beth Moon e godetevi le sue immagini. http://www.bethmoon.com DISCLAIMER: Va da sè che tutte le foto di questo reportage sono opera e proprietà esclusiva di Beth Moon, qui riportate solo a scopo di illustrare la sua arte.All the photos here shown are by Beth Moon and she has the exclusive copyright, and are published here only to spread knowledge about her great art.
  9. Laghetto brianzolo ....due foto del maschio e una dei giovani ancora col piumaggio da immaturi.
  10. E' un adulto di Lestes ...qualcosa, forse Lestes ( Chalcolestes) viridis. Gli inglesi le chiamano spreadwings perchè al contrario delle altre damigelle, le Lestes a riposo tengono le ali separate. Probabilmente lo sai, ma gli adulti delle libellule (come di gran parte degli Insetti) escono dalle larve già con le dimensioni definitive Le Cavallette e qualche altro invece nascono come miniature dell'adulto e poi crescono tramite mute successive.
  11. Molte foto belle, soprattutto l'ultima, particolarmente tenera. Bella anche quella del gruppo di elefanti sotto l'acacia e quella il bufalo con l'aria minacciosa. Particolare quella con il facocero e le oche egiziane, originale, l'aria rende il tutto indistinto ma non ci sta male. Il ghepardo... hanno già detto.
  12. Concordo con Francesco e Alberto, bella serie, poetica quella con lo sfuocato e interessante quella mentre si ciba. Bel colpo!
  13. Vale anche per me. Per vederle io stesso e condividerle.
  14. Iphiclides podalirius, o più semplicemente Podalirio, una delle più belle, subito dopo il Macaone nella mia graduatoria.
  15. Ronald (Ronnie) Gaubert è stato uno dei maestri della fotografia ravvicinata, responsabile della sezione macrofotografia di naturephotographers.net., ma eccelleva anche nella fotografia naturalistica in generale. I suoi lavori sulle paludi della Louisiana sono una sintesi di natura e poesia, che tutti gli appassionati di fotografia naturalistica dovrebbero conoscere. La sua simpatia faceva il resto. Grande è stato il dolore nel mondo della fotografia naturalistica per la sua scomparsa, nel 2011, a causa di una malattia che non perdona. Naturephotographers.net riporta un commosso ricordo QUI Come Galen Burrel è stato uno dei maestri ispiratori per la mia fotografia naturalistica in generale, Ronnie Gaubert lo è stato per la Macrofotografia. Ripropongo un tributo alla sua memoria, riportando l'intervista che gli avevo fatto poco prima che la malattia si manifestasse. La traduzione dall'inglese è mia (anche le note fra parentesi in corsivo nel testo sono mie), le foto sono opera e proprietà di Ronnie Gaubert da lui concesse per l'intervista stessa.Vuoi dire qualcosa di te come presentazione?Mi chiamo Ronald Gaubert, ma quasi tutti mi chiamano Ronnie. Sono nato il 3 Ottobre 1951 nella cittadina di Destrehan, in Louisiana (USA), che si trova sulle rive del Mississippi. Fin da ragazzino ho cominciato ad esplorare la grande varietà della natura lussureggiante delle paludi enelle foreste umide che crescono lungo il fiume. La mia passione per la fotografia ha avuto inizio quando avevo più o meno 17 anni, quando ho cominciato a fotografare in bianco e nero. Da lì ho proseguito con la pellicola a colori e le diapositive. Dopo aver sperimentato fotocamere di molte marche, mi sono finalmente fermato sul sistema Nikon verso il 1975. Ho acquistato la mia prima reflex digitale, una D100, nel Dicembre del 2002. L’ho usata per quasi quattro anni, finché non sono passato alla D200 nell’Agosto 2006. Sebbene io sia conosciuto soprattutto per la mia fotografia ravvicinata, mi piace moltissimo anche la fotografia agli uccelli e di paesaggio. Quando hai cominciato con la macrofotografia? Hai avuto qualche maestro, ti sei ispirato a qualcuno?Il mio interesse per la macrofotografia, o meglio per quella che io preferisco chiamare fotografia ravvicinata (closeup photography, è una definizione più corretta, nelle sue foto Ronnie non scende mai a rapporti di riproduzione troppo spinti) risale a quando ho cominciato a fotografare, nel 1968. Non posso dire che un fatto o una persona abbiano realmente ispirato il mio stile fotografico. Non sono mai stato uno a cui piaceva leggere libri, infatti non ho mai letto un libro di fotografia. Per chissà quale motivo, la fotografia era nel mio DNA. Mi ha preso da giovane e non mi ha mai lasciato. Mi diverto addirittura di più oggi di quando ero ragazzo.Tu sei stato uno dei primi ad usare lunghe focali per le macro.Oggi si vedono sempre più fotografi usare lunghe focali per la fotografia ravvicinata. Anche se possiedo in 55mm ed un 105mm macro, li uso raramente per le mie foto. Trovo nella maggior lunghezza focale del 300mm (è il 300mm f4 AFS, usato spesso con tubi di prolunga, il PN11, a volte il Kenko da 36mm) una superiore flessibilità per il mio lavoro. Capisco che non per tutti potrà andar bene, ma per il mio stile di fotografia è perfetto. Bruco dell'Azalea Non ho mai provato il desiderio di fare foto al rapporto 1:1. Preferisco largamente riprendere soggetti più grandi. Il mio stile si basa soprattutto sulla composizione e la luce ambiente, quando fotografi al rapporto 1:1 o superiore, si deve usare soprattutto il flash e la composizione non è più un fattore così importante. Non ho nulla contro la fotografia a quegli ingrandimenti, infatti mi piace, ma non è il mio interesse principale. Cosa cerchi nella macrofotografia, quali emozioni, sensazioni o conoscenze, vuoi trasmettere alla gente con le tue foto macro?Questa è una domanda difficile, perché non ci ho mai pensato molto in quanto io fotografo per suscitare in me stesso emozioni e sensazioni. Quando fotografo, i pensieri di chi guarderà la foto non passano mai per la mia mente. Però credo che chi guarda le mie immagini provi le stesse sensazioni che ho provato io. Sono molto convinto di condividere le emozioni della maggior parte dei macrofotografi per quel che riguarda soggetti, composizione e luce. Questo fa di noi ( macrofotografi) una categoria molto particolare di fotografi. Adulto ed exuvia di Cicala Con l'attrezzatura che preferisci non puoi riprendere dettagli minuti dei tuoi soggetti.Sì, col mio set non riesco a riprendere dettagli ad un rapporto di riproduzione superiore ad 1:3. Come ho detto prima, non mi interessa. Mi sento a mio agio con soggetti più grandi, ho più flessibilità per quel che riguarda luce e composizione.Fai molta postproduzione o applichi dei ritagli significativi?Non ritaglio molto. Col 300mm non ho motivo per non riempire il fotogramma con il soggetto. Per questo è il mio obiettivo preferito, in quanto non devo avvicinarmi troppo al soggetto per riempire il fotogramma. Posso tenermi a distanza di sicurezza per non disturbare i soggetti.La postproduzione varia molto da immagine ad immagine. Per rispondere alla domanda direi che faccio un minimo di postproduzione sulle mie foto. Percorro grandi distanze per ottenere le migliori immagini possibili direttamente sul campo. Sono pronto a non fare lo scatto se le condizioni non sono favorevoli. Blue dasher (Pachydiplax longipennis) nella posizione "dell'obelisco". Le tue foto sono così belle anche per la luce stupefacente che riesci a cogliere.Il mio motto (lett. le parole per cui vivo) è: “Conta meno il soggetto e di più la luce e la composizione”. Sono molto esigente nelle preferenze riguardo le condizioni di luce. Il momento della giornata che preferisco è dalle prime luci a circa mezz’ora dopo l’alba. E’ un breve intervallo di tempo che ti mette sotto pressione nella ricerca dei soggetti.Fotografo anche nel tardo pomeriggio, ma normalmente il vento diventa un grosso ostacolo in quelle ore.La luce del primo mattino produce una luce indiretta e diffusa che secondo me non ha rivali. La luce diretta delle ore diurne semplicemente produce troppe ombre dure e chiazze luminose.Uso raramente il flash. Le sole volte in cui uso il flash è come luce di schiarita e uso solo il flash incorporato nella mia D200.Non uso flash esterni nel mio lavoro. Io personalmente credo non ci sia nulla di simile alla luce ambiente naturale. Un’altra ragione per l’eccellenza dei tuoi scatti è quella che definirei un’eleganza unica nella composizione, un sottile equilibrio tra forme e colori. Questa capacità di “vedere”, può essere imparata in qualche modo?Sono fermamente convinto che ciascun fotografo debba sviluppare il suo stile personale che lo soddisfi. Puoi imparare dagli altri, ma non devi tentare di imitarne lo stile.Sono convinto che il talento per la composizione, l’abilità di vedere, siano un dono naturale. Possono essere insegnati fino ad un certo punto, ma è compito dell’allievo raffinare ulteriormente le proprie abilità. Il miglior consiglio che mi sento di dare è di sperimentare e usare un' attrezzatura e soggetti semplici. Non cercate di fare i sofisticati con l’attrezzatura e con i soggetti. Riuscire nella macrofotografia non è così facile come può sembrare. Niente è peggio che spendere un mucchio di soldi duramente guadagnati e scoprire che non è cosa per te. Api longicorne in riposo Quanto tempo impieghi nella ricerca dei soggetti?Bella domanda, vorrei avere una bella risposta! Varia ad ogni uscita, Certe mattine i soggetti sembra che ti saltino addosso, altre invece sembra che non ci sia nulla di vivo nei campi. Per ogni insetto che trovo, sono convinto che ce ne siano altri 100 che non vedo. Gli insetti possono essere molto elusivi, ma è così che li ha progettati la natura. Fotografando nella luce tenue del primo mattino, trovarli diventa ancora più difficile perché i loro colori non sono enfatizzati dalla luce brillante che c’è durante il resto del giorno. Ci vuole allenamento.La mattina presto gli insetti sono ancora immobilizzati dall’aria fredda e dall’umidità portate dalla notte, per questo motivo non si muovono molto. Nel resto della giornata sono più schivi perché spaventati dalla nostra presenza.Se trovo 5 soggetti diversi in una sessione, lo definisco un successo. Darner (Anax junius) Un consiglio per chi volesse avvicinarsi alla fotografia ravvicinata?Il mio consiglio migliore per la macrofotografia non si applica a chi supera i sessant’anni a meno che non si sia tenuto in forma. Strisciare nel sottobosco fitto in luce fioca non è una cosa facile.Mi sto avvicinando ai sessant’anni e sta diventando sempre più difficile alzarsi dal letto molte ore prima dell’alba e guidare fino al sito dove fotografare. Dovete sapere che la Louisiana ha un clima tropicale con 80 gradi Farenheit (un po’ più di 30 °C) e 100% di umidità. Si spera che il clima sia più adatto agli anziani da altre parti.Per rispondere seriamente, come ho detto prima, semplicità. Non cercate di fare i sofisticati con ogni sorta di flash riflettori, diffusori e via dicendo: fate una prova con la tecnica delle lunghe focali. I vantaggi delle lunghe focali sono:- il non doversi avvicinare al soggetto come con le focali più corte;- la possibilità di isolare meglio i soggetti, avendo un angolo di campo minore.Questo ti permette di sfocare meglio lo sfondo. Con un 300mm si includono solo pochi gradi di visuale dello sfondo. Con una focale più corta si includerebbe una visuale più ampia, con il rischio di inserire elementi di sfondo che distraggono.Mi sforzo sempre di mantenere lo sfondo delle mie immagini pulito, privo di elementi di distrazione Tu vuoi che gli occhi di chi guarda si concentrino sul soggetto e non vengano deviati verso lo sfondo.Alcuni link alle foto di Ronnie Gaubert: http://www.photoportfolios.net/portfolio/pf.cgi?a=up&ns=1&pi=RONNIE http://www.naturephotographers.net/imagecritique/ic.cgi?a=up&pi=RONNIEGAUBERT&ns=1 Non mancate di guardare anche le sue foto alla fauna (uccelli ed alligatori soprattutto) e ai panorami della Louisiana che sono un vero spettacolo.
  16. Il titolo si riferisce al nome inglese "Goldenring" che viene dato alle diverse specie del genere Cordulegaster, tutte caratterizzate da grosse dimensioni, corpo nero con vistosi anelli giallo dorato. La specie più comune in Italia Settentrionale è Cordulegaster boltonii. Anche se non particolare come la Lindenia, è pur sempre una Top Model fra le libellule. e fino all'anno scorso non l'avevo mai vista da vicino e tantomeno fotografata. Finalmente sono riuscito a vederla bene (la cosa più importante per me, l'emozione di incontrare un animale che ti interessa e non hai mai visto non ha uguali) e fotografarla "abbastanza bene". Tra l'altro è stato un incontro fortuito. Location: Parco del Curone, (tra Montevecchia e Rovagnate, provincia di Lecco). Località Ca' Soldato, dove c'è una serie di piccoli stagni alimentati da un ruscello. gli stagni sono circondati da staccionata per evitare che i gitanti sprovveduti ci caschino dentro, ma soprattutto per evitare che gli stagni vengano distrutti. Questo cartello la dice lunga sul senso civico (l'educazione) di molti frequentatori (e siamo in un Parco Naturale) C'è una bella diversità di libellule, fra cui le elegantissime Aeshna cyanea che volano in continuazione. Noto un piccolo ma frenetico agitarsi della superficie dell'acqua a proprio fianco della passerella, so cos'è: una libellula sta annegando. Capita che colpita in volo (combattimento o scontro violento con altre libelllule) qualche libellula cada in acqua. Se non riesce a prendere il volo subito è condannata perchè respirando attraverso fori sempre aperti nell'addome, non può impedire che l'acqua vi penetri e così affoga lentamente. Prendo un rametto secco e lo infilo sotto alla povera bestia e sollevo, Sentendo un appoggio inarca l'addome sopra l'acqua e ricomincia a respirare. Quando sollevo il rametto il fiato manca a me. E' un Cordulegaster boltonii! Mai vista da vicino e adesso ne salvo addirittura una dall'annegamento!Con delicatezza la afferro nei posti giusti (dove non si danneggia) e la appoggio ad un tronco dove può aggrapparsi. Le ripulisco le ali dalle foglioline di lenticchia d'acqua. Rimane immobile, esausto (è un maschio). Immobile lui, corro io (a prendere la borsa fotografica) e iniziano le riprese. Tre quarti, utile per l'identificazione. Di profilo. Dopo qualche minuto inizia a far vibrare le ali. E' un modo per "scaldarsi". La stanchezza e l'acqua hanno portato la sua temperatura al di sotto del livello minimo di attività, ma scaldata un pochino all'aria, ha alzato il metabolismo ed ora fa "girare i motori" per accelerare il recupero. Ogni tanto fa una pausa fra una serie di vibrazioni e l'altra. Ne approfitto per fare un ritrattone con il 105VR. Adesso è asciutto e "il motore è caldo". Ancora poco e dovrebbe riprendere il volo Così accade. Con un rumore da elicottero si invola di scatto e scompare. E io sono contento due volte: Ho salvato dall'annegamento questo splendido esemplare e ho colmato un vuoto nel mio portfolio.
  17. Galen Burrell è stato il primo a farmi scoprire come si può fare arte con la fotografia di natura. Il suo libro In Search of Mountain Bluebirds (Grapich Sha, 1987) è stato "il" libro che mi ha aperto gli occhi, la mente ed il cuore sul "grande respiro" del mondo vivente. Galen Burrell nasce nel 1952 in una fattoria dello Iowa USA, nel 1977 si laurea in Wildlife Biology all'università di Washington. Nel 1982 inizia la sua carriera di fotografo naturalista, gira Gli USA con una Nikon FM2 ed usa quasi solo un 80-200mm f4 Ais ed un 400mm f3.5 Ais. Nel 1984 vince il contest BBC per la categoria forma e composizione. Uno dei suoi libri più famosi, City geese, è del 1987 Dello stesso anno è In search of the Mountain Bluebirds, forse il suo capolavoro. Preceduto dal molto simile ed altrettanto bello Successivamente compaiono molte sue foto in riviste e calendari naturalistci, ma dopo "When the Snowgeese are Gone" la sua produzione si rarefà, . ristretta a collane didattiche "Chi vive nella palude degli alligatori" (sulle Everglades) e simili; poi di lui non sente quasi più parlare Una delle sue foto più recenti, risale al 2008, piazzata seconda in un contest americano. Nelle sue fotografie il soggetto è quasi sempre piccolo nell'inquadratura e le foto (ai tempi rigorosamente Kodachrome) sono spesso scattate nella foschia, nella neve spesso con un'esposizione tirata verso l'high key o addirittura sovraesposte, in modo che il soggetto si riveli come una piccola macchia di colore nell'insieme indistinto, soffuso.Qualcuno lo ha accostato a Vincent Munier. A me ricorda la pittura orientale (non sarà un caso che Burrell sia membro della Japan Bird Society e che le sue opere migliori siano pubblicate da un editore giapponese) che amo moltissimo e anche per questo l'ho apprezzato in modo particolare. A volte l'animale è solo una silouhette in lontananza, oppure è seminascosto e solo un particolare ce lo rivela, altre volte è il gran numero ei soggetti a creare una trama nella nebbia o nel crepuscolo. In quelle che ritengo le sue migliori è però l'equilibrio compositivo che insieme a luci impagabili, crea immagini che sono vera poesia. Oggi altri fotografi naturalisti si sono orientati verso questo stile pittorico e suggestivo, ma ai suoi tempi Burrell è stato un vero pioniere ed è un peccato che se ne siano perse le tracce. NOTA: le immagini sono tutte delle scansioni dai libri, solo per rendere l'idea, non si avvicinano nermmeno alla reale qualità dell'originale.
  18. A Vincent piace (più il sacchetto di plastica che l'obiettivo, a dire il vero). Scatto di prova oltre a Vincent sopra (esclusi muri, balconi e piante nel cortile da NOC).
  19. Quel che scrivi è interessante ed invoglia all'acquisto non solo i vacanzieri ma anche chi fotografa soprattutto con focali più lunghe ma occasionalmente può aver bisogno del supergrandangolo e dato l'uso o sporadico e non vuole investirci troppo. Una cosa che però mi sono sempre chiesto, non avendo mai posseduto obiettivi con baionetta di plastica, è se questo posa costituire un problema, ossia se il monta/smonta un po' più frequente potrebbe portare a rapida usura e perdita di ... non so, precisione? Stabilità? Allineamento? Altro? Qual'è il tuo pensiero in merito?
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