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Blog Entries pubblicato da M&M

  1. M&M
    Walton : Concerto per viola e orchestra
    Grisi : On the Reel
    Prokofiev : Romeo e Giulietta
    Adrien La Marca, viola
    Liège Royal Philarmonic diretta da Christian Arming
    La Dolce Volta 2020, via Qobuz Streaming
    ***
    Il prodotto discografico perfetto esiste ancora.
    E non importa se per farlo ci si ispira ai concetti cinematografici.
    In questo disco potrebbe sembrare il concerto di Walton il pezzo centrale, invece è, inaspettatamente il concerto "On The Reel" del trentenne belga di chiare origini venete Gwenael Mario Grisi, concepito e dato in prima assoluta lo scorso anno e qui ripreso in prima registrazione discografica.
    E' un concerto in un unico movimento che mischia tante fonti di ispirazioni con larghe atmosfere descrittive in cui la viola e le percussioni impressionano.
    Cambi di ritmi, melodici e richiami di leitmotiv a la John Williams (cui l'autore dichiara tranquillamente di ispirarsi) ne fanno la colonna sonora.
    A me è piaciuto molto e l'ho ascoltato più volte.

    Sensazionale, non mi viene altra definizione, la suite dal Romeo e Giulietta di Prokofiev con la viola solista.
    Il tono scuro rispetto al violino, più virile ma comunque femminile, si pone a metà strada tra i due protagonisti della vicenda shakespiriana sottolineando con il grande virtuosismo di La Marca ogni nuance e ogni sottile tessitura del capolavoro di Prokofiev.
    Ci sono momenti di grande intensità emotiva ben evidenziati dall'orchestra.
    Resta la suite e non il balletto, ma la viola ci racconta la sua versione della storia facendola diventare inedita.


    Mentre è diventato praticamente un hit il concerto per viola e orchestra di Walton, un tempo una composizione frequentata solo in ambiente britannico, oggi con l'abbondanza di grandi violisti viene invece molto rappresentato e registrato.
    Rispetto ad altre edizioni (Antoine Tamestit per esempio) qui mi pare che La Marca tenga il freno un pò tirato.
    Probabilmente si ispira all'algida edizione "originale" con Menuhin e lo stesso Walton.
    Fatto sta che l'effetto complessivo mi pare un pò più celebrale del dovuto.



     
    Ma parliamo di sfumature lette dal mio gusto o più facilmente viziate da interpretazioni che conosco meglio di queste.
    Adrien La Marca è un violista di livello assoluto e qui è a proprio agio in ogni scena.
    Si, perchè il carattere cinematografico di questo disco è sottolineato anche dalle fantastiche fotografie del libretto e in generale da tutta l'atmosfera scura timbricamente della luce della viola.
    Uno strumento italiano, Nicola Bergonzi, Cremona 1780, dal suono denso, cremoso, appena un filo asciutto ma il giusto.
    Orchestra eccellente sia nell'insieme che nelle parti solistiche con una ottima direzione.
    Suono splendido con dinamiche piene e bassi profondi.
    La viola protagonista, il suono protagonista, grande musica, un disco da primo in classifica.

  2. M&M

    Recensioni : viola
    Bach : sonate per viola (da gamba) e cembalo BWV 1027-1028-1029, Wo soll ich flieben hin, aria
    Antoine Tamestit, viola Stradivari "Mahler", Masato Suzuki, clavicembalo
    Harmonia Mundi, 2019, formato HD
    ***
    Come sappiamo la prassi di riappropriarsi con altri strumenti di materiale musicale già scritto anche in altre chiavi era normale per Bach e per i suoi contemporanei.
    Qui la trasposizione avviene tutto sommato in famiglia o quasi, perchè in fondo tra la viola moderna e quella da gamba la parentela è piuttosto flebile.
    Ma il suono che propone il grande Tamestit è perfettamente convincente.
    Ne viene fuori una proposta estremamente dolce, calda, quasi sensuale sebbene sempre molto veloce e frizzante.
    Lo accompagna con la stessa sensibilità Masato Suzuki, figlio di Masaaki, con un clavicembalo moderno impostato su un Ioannes Couchet.
    Intrusione più che gradita l'aria "ErgieSSe dich reichlich" dalla cantata BWV 5 : sei minuti di pura poesia celestiale.
    Il suono di questo disco è caldo, suadente, come si deve alla straordinaria viola.
    Antoine Tamestit è il più ispirato evangelista di questo strumento troppo trascurato nella storia ma che Bach prediligeva, suonandolo spesso volentieri nelle riunioni musicali in famiglia.
  3. M&M
    Telemann : concerti per viola, ouvertures, fantasie, sonate
    Antoine Tamestit, viola
    Akademie fur Alte Musik Berlin
    Harmonia Mundi, 7/1/2022, formato HD, via Qobuz
    ***
    Telemann era considerato ai suoi tempi il "più grande compositore vivente", forse per la enorme quantità delle sue opere, in larga parte di servizio.
    Per lungo periodo poi è stato trascurato e unanimemente considerato un compositore di routine.
    Salvo poi sorprendere quando il recupero di alcune sue opere viene fatto da musicisti che sanno metterne in risalto le qualità.
     
    In questo vive lo stesso destino della viola, strumento che nell'orchestra oggi sta tra i violini e i bassi e vi si perde. Non ha mai avuto un grande repertorio specifico salvo che nel XX secolo.
    E all'epoca di Telemann solo Bach probabilmente l'amava per quello che era (era lo strumento che suonava nella musica di famiglia, normalmente quella da gamba ma anche quella "da braccio").
    Antoine Tamestit sta sfruttando il suo eccezionale talento per fare ammenda e dopo aver messo in luce quanto di specifico c'è per la viola, vola alla ricerca di qualsiasi altra cosa che possa essere nobilitata.
    Nella realtà fu proprio il negletto Telemann a scrivere il primo vero concerto per orchestra con viola solista. Il Concerto in sol maggiore TWV 51:G9 in quattro movimenti si trova come secondo pezzo di questo disco, anticipato dalla Ouverture Burlesque, una buffa composizione fatta di danze ispirate alle maschere italiane della Commedia dell'Arte.
    Ma nella realtà il pezzo forte di questo disco di circa 70 minuti è nelle composizioni per viola sola, in particolare le due fantasie TWV 40, in tre e in quattro movimenti.
    Segue la bellissima "sonata canonica" per due viole in re minore - sempre TWV 40 ma al numero 121 - con le due viole che si inseguono tra loro con brillante imitazione (la seconda vuole è suonata da Sabine Fehlandt). Il termine canonico sta appunto ad indicare che le due viole si inseguono a distanza di una terza tra loro.
    Questa sonata ha una larghezza di modulazione superiore alle fantasie, perchè concepita per strumenti come la Stradivari 1672 che suona Tamestit, mentre le fantasie mancano del registro inferiore, perchè probabilmente pensate per strumenti più simili ai violini.
    Il disco poi aggiunge un ulteriore ouverture - sempre alla francese, dal titolo "Le changeante" e si chiude con un concerto finale ancora per due viole, molto morbido e meno brillante delle due ouverture.
    Una proposta interessante da parte di un solista che però ci ha viziati con ben altre proposte.
    Registrazione chiara, un filo secca ma è tipico della formazione berlinese.
  4. M&M

    Recensioni : Opera
    Wagner : Die Walkure
    Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks diretta da Simon Rattle
    BR Klassik formato 96/24, dicembre 2020, via Qobuz
    ***
    Generalmente considero Simon Rattle un direttore estremamente sopravvalutato. Enfant prodige proveniente dalla città dei Beatles nel secolo scorso quando dirigeva in bretelle la "sua" orchestra di Birmingham, diventato famoso, ha fatto il passo più lungo della gamba accettando il posto di direttore dei Berliner dopo Claudio Abbado (e Karajn, Furtwangler etc. etc. etc. ...).
    Certo l'attuale direttore forse lo fa rimpiangere ma per Rattle stare a Berlino è stata una sorta di periodo di cattività. Anche perchè, probabilmente lui è pienamente consapevole di non essere né Abbado, né Karajan.
    Liberatosi dall'impegno fisso, adesso fa il battitore libero, formalmente alla London Symphony ma di fatto ovunque ci sia da dirigere qualche cosa.
    Adesso, certamente converrete con me che proprio tra tutti i compositore in generale, probabilmente Wagner sarebbe l'ultimo che ci verrebbe in mente come autore congeniale per Rattle che si è sempre distinto con gli inglesi, specie quelli del '900 o anche più contemporanei e molto meno con i classici.
    E poi l'anello. Non ho ascoltato l'Oro del Reno, è un'opera che non mi dice proprio nulla mentre so che c'è in preparazione il Sigfrido.
    Mi sono accostato un pò per caso su questa Walchiria con poche aspettative.
    Ma vuoi per l'effetto delle mie nuove HIFIMAN Jade II, vuoi per le voci chiarissime dei cantanti ... sono rimasto folgorato.
    Chiaramente il suo riferimento è Karajan. Che poi è anche il mio. QUELLA Walchiria è strepitosa per come viene messa in luce la tessitura orchestrale e la piena potenza di fuoco della parte musicale.
    L'orchesta di Mariss Jansons di Monaco è probabilmente, oggi, la migliore per impatto sinfonico e qui si sente fin dalla prima nota.
    Rattle che generalmente dimostra di non aver mai un'idea precisa quando dirige una cosa più complessa dell'Inno Nazionale Britannico, qui prende la musica di petto e la porta avanti fino in fondo.
    I pieni sono pieni, fin dal primo coro di contrabbassi.
    Gli ottoni ti portano su fino al Walhalla e gli archi sono di seta.
    Le prime parti dei fiati sono semplicemente perfette ad intervenire in ogni concertato.
    Tutti i preludi sono sensazionali ma ogni accompagnamento è preciso, puntuale, schietto e appassionato.
    Un discorso a parte per i cantanti. Io non sono uno specialista wagneriano e non so se ci sia di molto meglio di questo cast ma qui io non sono riuscito a trovare un punto debole.
    Le voci sono chiare, potenti, dirette. Il canto è privo di sbavature e di incertezze. Il fraseggio lirico ma anche ben distinto, anche nei pieni d'orchestra.
    Forse un pò forzato il celeberrimo "Hojotoho! Heiaha !" ma ricordiamoci che è un live come da tradizione per BR Klassik.
    Se posso trovare un appunto è nelle voci di Brunhilde e di Sigliende, troppo simili - anzi uguali ! - per distinguerle.
    Registrazione fantastica, non si perde un sussurro e dinamica sensazionale.
    Per quello che posso capirne io, questa è la Valchiria "meglio suonante" che c'è sul mercato.
    Ho un pò di curiosità per Siegfried adesso ma non ci credo che Rattle riesca ad azzeccarne due di seguito così.
    Intanto, i miei complimenti al marito di Magdalena Kozena ! 

    un momento della performance (ho dimenticato di scrivere che è una edizione "da concerto" ma a noi che ascoltiamo in disco, cambia poco).
     
    ***
    Addendum del 21 aprile 2021. Sir Simon Rattle ha appena siglato il contratto che lo legherà con l'orchestra di Monaco di Baviera, sostituendo il compianto Mariss Jansons, al suo posto alla LSO ci andrà Sir Antonio Pappano.
  5. M&M
    Tralasciamo in questa sede la questione del temperamento o della destinazione del Clavicembalo ben Temperato di Bach.
    Per chi non lo sapesse è un'opera divisa in due parti, detti Libri, composti da 24 preludi e fughe ciascuno, in tutte le 12 tonalità ascendenti e discendenti, messi in sequenza tra loro.
    Visto come uno strumento didattico per lungo tempo, è diventato pezzo da concerto nel '900.
    Spesso il materiale utilizzato proviene da rielaborazioni di quanto scritto per gli allievi di Bach, tra cui la moglie Magdalena e il più dotato dei suoi figli - almeno sul piano tecnico, Friedemann, non a caso copisti della prima edizione dell'opera.
    Bach stesso descrive  "Zum Nutzen und Gebrauch der Lehr-begierigen Musicalischen Jugend, als auch dere in diesem studio schon habil seyenden besonderem ZeitVertreib" (Per l'educazione del giovane musicista operoso e per il divertimento di coloro che sono esperti in questo materiale').

    Sebastian (alla viola) con i figli Emmanuel, Christian e Friedemann, artista sconosciuto
    Ma andiamo qui a questo particolare preludio, il decimo, in mi minore, indicato nel catalogo Bach alla BWV 855.
    Di questo, per l'appunto, esiste una versione anteriore, la BWV 855a, scritta per il Klavierbüchlein für Wilhelm Friedemann Bach al n.18 nel 1722.
    Perché sto scrivendo di questo particolare preludio in mezzo a 48 ? Perché è molto particolare e cercherò di spiegarlo.
    Il preludio conta 41 battute . La linea di basso è composta da sedicesimi. La linea degli alti è composta da sedicesimi con note miste in mezzo.
    La fuga è a due voci e conta 42 battute.
    Per chi legge la musica, metto l'esecuzione con la partitura sfogliata in automatico :
     
     
    come si vede, le prime 21 battute sono costituite dalla modulazione del basso, portato in modo ostinato dalla mano sinistra, su cui la destra ricama la melodia più un contrappunto semplice.
    La prima nota dell'arpeggio del basso coincide con il primo accordo della destra, completandone l'estensione.
    Alla battuta 22 parte una cadenza veloce, portata da entrambe le mani in sincrono che si chiude rallentando all'ultima battuta. Ma anche in questa cadenza c'è una nota tenuta che da l'appoggio a tutte le battute.
    Singolarmente nella prima parte del preludio spesso ci sono note tenute - un fa alla seconda battuta, per esempio, un do alla 15, un mi alla 18 - che su un cembalo o anche su un pianoforte non possono semplicemente suonare per 4/4 o anche oltre, semplicemente il suono non si sente più ma nella partitura è indicato di tenerle.
    Si potrebbe pensare alla non specifica destinazione dell'opera, sull'organo è possibile tenere la nota a piacere perchè il suono è emesso dall'aria nella canna corrispondente.
    Ma questo apre anche ad altre interpretazioni.
    Che questo preludio, appunto pensato per iniziare il giovane figlio alla composizione più che all'armonia (nonostante qui ci siano accordi in sequenza di tonica, di dominante, modulati dal mi al la minore, e poi di terza, di quinta, di settima etc. che non possono che abituare l'orecchio a mettere insieme in modo ordinato i suoni) alla composizione.
    Infatti questo è un abbozzo di un movimento di sonata in trio, che è possibile vedere in questo modo.
    Il basso ostinato della mano sinistra, per esempio arpeggiato dal clavicembalo o dal violoncello, la  seconda voce proposta dalle doppie note suonate dalla parte sinistra della mano destra, la melodia, ornata e fiorita con trilli e quanto acconcio in termini di esecuzione barocca, dalla parte destra della mano destra. Che io penso affidate alla viola e al violino, rispettivamente, o all'oboe.
    In confronto al preludio, la fuga sembra un semplicissimo processo di imitazione a due voci, con ottave che si intersecano senza troppo svolgimento, niente controsoggetti o complicazioni in una rapida esecuzione già di per se più che impegnativa e non alla portata del semplice appassionato.
     
     
    che metto qui con la partitura, sempre per chi riesca a seguire la parte mentre viene eseguita.
    Il risultato però paga e come sempre, per Bach il fine ultimo è quello musicale, anche se perseguito per mezzo di strutture complesse, artifici, giochi di prestigio armonico, permutazioni matematiche eseguite con la naturalezza di un Gauss.
    Riporto un giudizio piuttosto forte che definisce questo preludio un "maeltrom" in tono minore :
    "Questo preludio e fuga ha un'atmosfera opprimente. Spesso si vede che ciò che Bach afferma in una mano è contraddetto dall'altra, ma qui non c'è proprio traccia di ciò. Entrambe le mani sguazzano in questo stato d'animo con tutto il cuore. Il basso, infatti, è in questo caso il demone malvagio, poiché a metà del preludio trascina all'improvviso la parte superiore, fino ad allora lirica, in un folle vortice. Questo è il punto in cui inizi a sospettare che questo minaccioso vortice in chiave minore non sarà benedetto da un lieto fine. Sebbene un barlume di speranza spunti in un accordo maggiore alla fine del preludio, è destinato a fuorviarci, come ci accorgiamo non appena inizia la fuga frenetica. Le strane ottave parallele che compaiono all'improvviso danno persino un accenno di qualcosa di appiattito o morto nell'atmosfera. "
    che in qualche modo sottoscrivo anche se poi dipende dall'esecutore dare questo o quel significato, peso o inclinazione.
    Sentiamolo qui, nell'interpretazione "canonica" al cembalo, in tutto la sua splendida e argentina atmosfera crepuscolare :
     
     
    basso staccato ma non troppo, fioriture sulla melodia senza esagerare, dinamica modulata battuta per battuta fino all'accelerazione della cadenza finale.
    E l'esasperato S-T-A-C-C-A-T-O del basso di Glenn Gould al piano che si assicura che a noi non sfugga nemmeno per idea una singola nota ... :
     
    ancora con lo staccato ci viene in aiuto l'ottimo Paul Barton che suona per noi :
     
     
    ma che ci esegue con lo stesso ritmo anche il basso legato :
     
     
    introducendoci a due interpretazioni di grandi pianisti.
    Svitoslav Richter che esegue un legato sottovoce mettendo invece in piena evidenza l'elaborata struttura tematica della voce del ... violino
     
    c'è sentimento estremo anche se la lettura sembra sbrigativa, la cadenza di una velocità estrema e la fuga ... una vera fuga.
    Semplicemente inarrivabile la lettura di Gulda che suona con l'entusiasmo di un bambino ad altri bambini come lui (noi, insomma !) con fioriture, ornamenti e trilli che Bach stesso avrebbe elogiato :
     
     
    chiudo - ma ne trovate altre se volete - con la molto-gouldiana visione del vichingo Olafsson
    che fa un ostinato staccato con entrambe mani, suona lento ma accelera senza soluzione di continuità e rende la fuga più un completamento della composizione che una via d'uscita da quel labirinto imposto dal basso ostinato del preludio.
    Una breve pausa prima di cominciare, con una trascrizione per strumenti moderni che esaspera la struttura "in trio" del preludio di cui ho modestamente accennato più sopra :
     
     
    è estrema con tutta questa elettronica ma se Bach fosse un millennial credete che suonerebbe il cembalo ?
    E adesso Arriva Siloti
    L'ucraino Alexander Siloti é stato allievo di Nikolaj Rubinstein (mentore di Chaikovsky) ha contribuito a far conoscere la musica russa (in particolare Rachmaninoff) in America ma soprattutto è stato un grande didatta.
    Che ha visto nel preludio n. 18 scritto da Bach per il figlio Friedemann BWV 855a una buona base per una ulteriore evoluzione.
    Questo preludio è una forma semplificata di quello di cui abbiamo parlato sopra, con differenze nel basso.

    lo vediamo anche senza la partitura ancora grazie a Paul Barton :
     
     
    e qui segue la versione Siloti :
     
     
    qui in una versione particolarmente "anoressica" della Valentina
     
    che prende forma qui con Sokolov che esegue in modo canonico il basso con accordi tenuti :
     
     
    e dopo una versione da strada per clarinetti
     
    quella sempre virile di GIlels
     
    che spinge verso il basso della disperazione (sarà mica morto Stalin ?)
    ma ci consente di chiudere questa carrellata di video con l'ultima, splendida, visione nordica di Olafsson
     
    Ecco. Giusto per mostrare quanto con poco si possa parlare e quanto ancora avremmo da dire su uno dei 48 preludi di quel monumento che è il Clavicembalo ben Temperato.
    Spero di non avervi annoiati troppo, suggerendovi qualche modalità di ascolto diverso dal semplice svago
  6. M&M

    Recensioni Audio
    Quando mi hanno detto, scegli tu dal catalogo dei prodotti Sonos (link allo store  - ricordo che questo sito non è sponsorizzato) cosa vuoi provare, mi sono sentito come da bambino quando mi fermavo davanti alla vetrina del mio negozio di giocattoli preferito e chiamavo la mamma perchè me ne comprasse una, sapendo che le avrei volute tutte.
    Ho voluto cominciare con il piccolo One Gen. 2 che si presenta come un cilindro molto stilish che può tranquillamente essere ambientato in un arredamento moderno e che vedete qui sopra in un angolo del mio attuale "garage", giustappunto tra un paio delle mie rosse preferite.
    Partiamo dalla confezione prima di capire cos'è e di parlare più a fondo di cosa possa offrire dal punto di vista musicale.
    Perchè avrete capito che non è una lampada da tavolo e nemmeno una radiosveglia 
    Scatola di cartone con inserti cartonati secondo il trend ecologista di oggi.
    Anche l'involucro di protezione del diffusore è in tessuto e viene tenuto chiuso da un adesivo nero griffato Sonos.


    eccolo qua "scartato".
    Dietro, l'unica connessione, una presa ethernet standard e il pulsante di "connessione" al mondo wireless.

    l'unica cosa da "montare", sul fondo, la presa di corrente. L'alimentatore è interno e questo è un doppio vantaggio.
    Non ci sono aggeggi ingombranti in giro - che già per casa ce ne sono anche troppi - così il sistema è proprio minimal (il diffusore con il suo cavo e stop), e poi il trasformatore e i circuiti di alimentazione sulla base, contribuiscono al peso (consistente) dell'oggetto e abbassano il baricentro per eliminare quasi totalmente i rischi di "ribaltamento" accidentale (e di conseguente possibile rotolamento) in caso di urto.


    lo spinotto va dentro a pressione, con tolleranza zero. E devo dire che rimuoverlo poi è un pò impegnativo tanto è solida la presa.
    Insomma non capiterà mai che la spina si stacchi e voi non sappiate perchè lo speaker non suona più !

    il cavetto non disturba e sparisce del tutto, specie se mettete lo speaker a scaffale.

    il "welcome kit" è sostanzialmente inutile. Le istruzioni dicono l'unica cosa importante, che va alimentato con la corrente e che si deve scaricare l'App Sonos Controller per configurarlo via smartphone.

    in termini di dimensioni non può spaventare nessuno

    gli altri apparecchi Sonos sono certo più impegnativi :
     

    lo One posato su un Play:5, e qui sotto gli imballi relativi

    e controllarlo dopo averlo configurato è semplice, sicuro, sempre intuitivo anche nelle impostazioni più sofisticate.
    ***
    Allora, avrete capito che questo è uno speaker wireless intelligente.
    Sulla scatola è pure stampligliato un microfono e già vi verrà in mente a che pro.
    Insomma, è un piccolo cilindro musicale, bello come un carillon moderno ma certamente molto ma molto più flessibile.
    Quando vi arriva (potete ordinarlo online senza andarlo a cercare in negozio) la prima cosa da fare dopo averlo disimballato e collegato alla corrente, è installare l'App Sonos Controller sul proprio smartphone.
    Sinceramente non ho provato la connessione ethernet che credo sarà utile se la vostra rete wi-fi è ballerina, ci sono interferenze o se preferite usare la bella cablatura della vostra casa nuova per giustificarne la spesa.

    L'App esiste ovviamente sia per ambiente iOs che Android. E c'è anche la versione desktop per Windows e OS.
    Io ho fatto la configurazione iniziale con il mio iPhone 8 e devo dire che è stata semplicissima anche per uno refrattario del tutto a queste cose come è il sottoscritto (non riuscivo, ai bei tempi, nemmeno a programmare una cosa stupida come un registratore VHS per registrare i programmi di notte).
    A parte l'iniziale break dovuto al fatto che l'applicazione dava per scontato - usando un Apple - che io avessi una Airbase come sistema wi-fi mentre la mia rete è del tutto tradizionale, il sistema è riuscito a trovare lo speaker, a chiedermi le informazioni per connetterlo in rete (la mia è protetta da password per evitare intrusioni indesiderate) e lo ha messo in linea creandosi una sua rete temporanea al volo da se.
    Durante l'impostazione vi viene persino chiesto di usare lo smartphone per misurare la risposta audio del dispositivo nella posizione della stanza in cui l'avete installato. Se guardate il video esplicativo vi viene un pò da ridere (bisogna letteralmente girare attorno allo speaker agitando la mano che regge lo smartphone su e giù per valutare il campo generato da un segnale di base che non è esattamente rumore rosa come è abituato a chi lavora in campo audio). Ma funziona. E tutte le operazioni durano pochi minuti senza richiedere né fatica né competenze particolari.
    Non ho idea di quali correzioni apporti ma i dsp oggi fanno miracoli, sia in campo hardware che audio, quindi mi fido.
    E qui l'hardware è di primordine.
    Infatti, non a caso, parlandone ad altri, l'unico riferimento che mi viene in mente è Apple.
    Sia per la costruzione di livello superlativo, che per i materiali utilizzati.
    Ma anche per la confezione, l'imballo, tutti i dettagli.
    Soprattutto per il software.
    Si, il software perchè oltre ad essere (quasi) idiot-proof (la prova sono io !) è stabilissimo, affidabile, sofisticato e sempre pronto all'uso.
    Perchè non c'è nulla di più noioso di quando avete bisogno di ascoltare - subito ! - il vostro disco preferito e il sistema non risponde ...

    E non può essere altrimenti perchè lo speaker di suo ha solo un bottone posteriore per iniziare la ricerca della rete (si usa una volta sola o quando l'App lo richiede) e un paio di tasti superiori. Uno è il Play/Stop, in mezzo, gli altri due sono il volume, Up e Down.
    Sinceramente però io li avrò usati solo una volta per vedere la risposta e per sentire il bloimp! di conferma del comando.

    perchè si più presto via App, che è rapidissima da usare in touch ma anche nella versione desktop, via mouse

     
    Riporto di seguito qualche screenshot del mio iPhone in un momento in cui ascoltavo Miles Davis con i tre diffusori Sonos in prova configurati in modalità "party", con i due grandi in stereo frontale e il piccolo One dietro, come se fosse un surround.
    Il tutto configurato con un click e perfettamente sincronizzato tra le stanze.
    Lo One simulava la Biblioteca, il gruppo degli altri due, la Camera da Letto (uno dei due è stato per qualche giorno la Cucina).
     

     
    due schermate delle opzioni di configurazione del sistema e delle impostazioni generali e di dettaglio
     
     
    i miei album "preferiti" nella mia biblioteca su Qobuz, e i servizi che ho abilitato (una libreria di file del mio pc, Amazon Music e Qobuz, per l'appunto in cui sono abbonato allo streaming unlimited).
     
     
    configurare un servizio aggiuntivo è un gioco da ragazzi, basta ricordarsi account e password e si entra nel servizio e si può ricercare la musica, ritrovando i propri album favoriti e le proprie playlist.
    Che sono ovviamente condivise su ciascun dispositivo in cui gira l'app, sia esso il tablet, il pc, il Mac o l'iPhone.
    Gli speaker si "risvegliano" al volo (o meglio, si dovrebbe dire che non dormono mai) passando da una stanza ad un altra.
    Il wi-fi pesca anche a distanza abbondante (ho provato a portare lo One in taverna, due piani sotto la basetta del wi-fi che è potente ma spesso altri dispositivi fanno fatica oltre i 10 metri di distanza).
    Spostare uno di questi apparecchi da una stanza costa solo la fatica di collegare la presa di corrente.
    E dopo un attimo lo speaker suona. Anche ripartendo dal punto in cui avevamo interrotto il brano quando ci siamo spostati.


    due schermate dell'App Sonos Controller in versione desktop. Potendo sfruttare la maggiore superficie e le varie sotto-finestre per poter selezionare sorgenti, playlist, album, singolo brano, con tutto a portata l'occhio è certamente molto ma molto più comodo del concentrato di comandi dello smartphone.
    Ma in fondo è solo una questione di abitudine e di attitudini. Io sono un uomo da desktop, sempre.
    Tutti gli speaker connessi vengono anche visti come renderer audio da eventuali media-server in vostro possesso.
    Io ad esempio li ho visti subito con JRiver e li ho fatti suonare anche da li usando direttamente la mia biblioteca musicale residente su una NAS senza che l'App Sonos e gli speaker stessi sapessero cosa stava succedendo (loro pensavano ingenuamente di essere connessi con una radio).
    Sottolineo che al di là della facilità di utilizzo, di impostazione, della naturalezza dei passaggi che annullano totalmente la necessità di leggere manuali o cercare dritte e scorciatoie su forum ed help-line, c'è l'assoluta stabilità del sistema che non perde mai un colpo e in nessuna circostanza si ferma o si blocca.
    Non saprei cosa chiedere di più al riguardo.
    In un mese di utilizzo quotidiano lavorando in "smart-working" non ho avuto un singolo crash nè un momento di break di musica se non per momentanei blocchi della fonte, Qobuz ma non a causa di hardware o di software Sonos.
    Solo un accenno al simbolino del microfono che campeggia sullo speaker e sulla confezione.
    Questo è un apparecchio intelligente che può essere pilotato anche a voce, abilitando la procedura con l'app relativa e potendo poi comandare da qui Alexa piuttosto che altri sistemi che interpretano i comandi vocali tipo Google.
    Io li non ci sono ancora arrivato. Nemmeno in automobile. Ma in futuro certamente mi sentirò meno idiota a parlare con un "macinino" e lo troverò naturale, magari deciderò anche che fare la spesa all'Esselunga evitando la cassiera e facendomi il conto da solo con il lettore di codici a barre sia "in". Per ora ancora no ...

    Bene, ma il suono ?
    Ecco, mi aspettavo la domanda. E' ottimo.
    Questo è un sito dove si parla di musica colta ben riprodotta. Quindi la musica e il suono sopra a tutto.
    Allora, spendo solo due parole su questo fronte, perchè non essendo provvisto di un ingresso analogico a filo, non ho trovato un modo creativo di misurarne la risposta in frequenza.
    Però conosco bene l'efficacia e l'efficienza degli amplificatori in classe D odierni e la capacità dei DSP di manipolare la risposta di driver anche di ridotta dimensione.
    Non ho trovato specifiche dettagliate ma questo "cosino" si permette di avere due vie con due driver separati (mid-wooferino e tweeter) e due amplificatori separati con crossover dedicato, oltre alla circuteria di pilotaggio.
    Ed ha un controllo della risposta in campo vicino e del loudness di primordine.
    Al di là delle sofisticherie dell'Airplay e del controllo vocale, della rete e di tutto quando fa spettacolo :
    il campo sono è eccezionalmente elevato per un apparecchio alto 15 cm e largo 11. sonorizza riccamente qualsiasi stanza, magari non a livello party (per quello ci sono altri speaker nella gamma Sonos) ma abbastanza da sentirci anche il rock a volumi che a 3/4 di volume danno fastidio alle orecchie non è stereo ma lo scopo di questo apparecchio in installazione singola non è certo quello il suono è chiaro, cristallino, forte, dettagliato (in questo momento sto ascoltando Free Hand dei Gentle Giant ad un volume persino fastidioso) certo non può esserci il basso profondo di una cassa reflex con un woofer da 12'' (c'è solo l'illusione del basso, sarà tagliato a 100 Hz al massimo) ma può bastare il rapporto con le dimensioni e il prezzo è certamente premiante, pur parlando di un sistema di fascia premium che non costa pochissimo ma secondo me costa il giusto Se a questo aggiungiamo un servizio di primordine di post-vendita (l'App si aggiorna con maggiore frequenza del mio iPhone ed aggiunge nuove funzionalità oltre a correggere bugs o problemi di cui nemmeno ti eri accorto), la garanzia e l'assistenza che può offrire un player nazionale conosciuto come Nital, il prezzo al netto di campagne promozionali (credo sia di listino 229 euro), appare persino conveniente, tanto da consigliarne l'acquisto come dispositivo di riproduzione musicale di qualità "quasi" audiophile quando l'ascolto non sia esageratamente critico.
    Idealmente per stanze secondarie, come la cucina o il locale hobby.
    Anche perché, come dicevo all'inizio, nella gamma ci sono altri apparecchi e la possibilità di estendere la risposta in basso con un notevole subwoofer.

    la garanzia offerta da Nital Spa

    Insomma, non mi aspettavo una tale qualità sia sul piano costruttivo già a partire dalla confezione e dei dettagli, sia su quello software, che spesso in altre realizzazioni concorrenti e solo una promessa più che un effettivo risultato.
    ***
     
    Due parole infine su Sonos.
    E' una società americana fondata nel 2002 a Santa Barbara e vanta una lunga collaborazione nel campo dei sistemi di sonorizzazione ambientale con connessioni cablate e wireless di tipo WLAN anche con giganti come Ikea.
    Al momento ha in catalogo speakers, subwoofer, amplificatori, soundbar, sistemi portatili a batteria.
    Le soluzioni intelligenti di Sonos sono state premiate al CES di Las Vegas e l'hanno fatta affermare sul mercato tanto che nel 2017 ha sfiorato il miliardo di dollari fatturato.
    Insomma l'alta tecnologia nello stile occidentale per l'audio del 21° secolo. Giustamente scelta da Nital Spa che ne cura la distrubuzione in Italia per l'alto livello tecnologico offerto nelle sue soluzioni.
  7. M&M

    Composizioni
    Le Danze Sinfoniche Op. 45 rappresentano l'ultima composizione completata da Rachmaninov.
    La prima esecuzione data 3 gennaio 1941 (Sergei morirà nel 1943) dalla Orchestra di Filadelfia con Eugene Ormandy sul podio, dedicatario della composizione.
    Si tratta di una suite sinfonica in tre movimenti, di cui esistono anche riduzioni per due pianoforti ma lo stesso Rachmaninov ne eseguì una versione ridotto per un solo pianoforte.
    E' una composizione intrisa di nostalgia per la Russia, per il primo felice ma infruttuoso periodo di composizioni sinfoniche dell'autore prima della fuga in America a causa della rivoluzione di ottobre.
    Ma è anche una composizione complessa, con soluzioni orchestrali sofisticate, una orchestrazione sontuosa, citazioni di ogni genere.
    Struttura
    SI compone di tre danze, in forma A-B-A, con le parti esterne che racchiudono un episodio contrastante.
    Dopo una breve prima introduzione, il primo movimento passa ad un ritmo audace e trascinante. Il materiale tematico di questo episodio è stato ritrovato in un taccuino del 1920-1921 donato da Rachmaninov stesso alla Biblioteca del Congresso.
    A testimonianza delle lontane radici di questa composizione che vuole essere riassuntiva dell'opera dell'autore.
    La melodia è affidata al saxofono contralto che poi passa la parola ai violini. C'è un riferimento diretto con la Terza Sinfonia che precede di poco le Danze.
    La prima danza si chiude con effetto "rallentando" che evoca la fine della Seconda Suite per due pianoforti del 1901.
    Ma qualche cosa ricorda anche il tema principale della Prima Sinfonia (che data 1895), composizione data per persa dopo la fuga, recuperata e restaurata ben dopo la morte dell'autore che - lo sappiamo - aveva una memoria più che prodigiosa.
    La riformulazione è più luminosa rispetto alla tonalità minore della sinfonia, ma il richiamo si sente.
    La seconda danza richiama invece la Serenata Op. 3 - n. 5, con ritmi di valzer evocativi e quasi esotici. Il tempo nel manoscritto reca proprio "Valse".
    La presenza del saxofono continua a segnarne la timbrica e l'evoluzione orchestrale resta complessa pur nella sua scorrevolezza.
    Mentre è completamente diversa la terza danza, con riferimenti non troppo nascosti al Dies Irae - già usata da Rachmaninov nella chiusura della Rapsodia su un tema di Paganini (del 1934).
    Che naturalmente nell'ultima parte dell'ultima composizione completata non può che assumere i significati che vogliamo attribuirgli.
    Sebbene il mood complessivo della composizione resti in un certo qual modo di ringraziamento, più che di resa dei conti.
    Genesi
    Studi recenti insistono su una genesi molto lunga e travagliata di questa composizione, con primi abbozzi che risalirebbero addirittura al 1913-1914.
    Poi la lunga pausa per ricostruire le finanze in America, dedicandosi a composizioni più vicine al gusto locale e intanto il successo dissonante e dissacrante di compositori più moderni che certo creavano aspettative che non erano nelle corde del nostro.
    L'ultima elaborazione, potrebbe originare la ripresa di questa composizione dopo un infruttuoso tentativo di farne un balletto (tipo la Sagra della Primavera) poi abbandonato.
    Come già scritto, il materiale viene ripreso a memoria da composizioni del periodo giovanile, rielaborato a memoria, strutturalmente aggiornato, con la sensibilità nuova di un uomo di quasi 70 anni.
    Come sia resta una composizione intensa, virtuosisticamente elaborata che rappresenta la vera summa di tutta l'espressione di Rachmaninov sin dalle sue radici : energia vitale, grande sensibilità, forza ed introversione.
    La Vecchia Russia, insomma.
    Scritta durante l'estate-autunno del 1940 nella tenuta vicino a New York (non lontano dalla casa di Arturo Toscanini), con il nome originale di Fantastic Dances e sottotitoli tipo "Mezzogiorno", "Crepuscolo", "Mezzanotte".
    La strumentazione prevede  ottavino , 2 flauti , 2 oboi , corno inglese , 2 clarinetti , clarinetto basso , sassofono contralto , 2 fagotti , controfagotto , 4 corni , 3 trombe , 3 tromboni , tuba , timpani , triangolo , tamburello , tamburo laterale , piatti , grancassa , tamtam , xilofono , glockenspiel, campane tubolari , arpa , pianoforte e archi .
    Le Edizioni

    La prima edizione che mi viene in mente è questa di Vladimir Ashkenazy che nel 2017, circa ottantenne, ne da prova in concerto Live insieme, non a caso, alla Terza Sinfonia, con la Philarmonia Orchestra, edita da Sigmun Classics.
    Si tratta di una lettura molto matura ed attenta, senza inutili effetti pirotecnici, in linea con tutta la lunghissima sperimentazione e amore per l'autore di una vita.

    a questa prima edizione orchestrale contrappongo quella pianistica del giovane Dong Hyek Lim con Martha Argerich al secondo pianoforte, edita da Warne Classics nel 2019 in un sontuoso 192/24.
    E' vivace, brillante, eppure puntuale ed introspettiva ad ogni cambio di ritmo.

    un'altra edizione "giurata" può essere quella che Mariss Jansons con una forza degna del più ostinato Shostakovich tesse alla testa della sua Bayerischen (BR Klassik, 2018).
    La ripresa ha momento veramente tellurici con il pianoforte ingigantito dai microfoni.

    Esiste un'altra edizione Live del Maestro Jansons con la Concertgebouw, non del tutto casualmente associata a Petrushka
     

    ma altrettanto energica, l'opposto di Ashkenazy (RCO 2005)

    un disco da non perdere, ancora da EMI/Warner Classics (1992) è questo con Martha Argerich insieme ad Alexandre Rabinovitch che unisce alle Danze Sinfoniche le Suite Op. 5 e 17.
     
    Continuando con dischi moderni e con un direttore che io apprezzo moltissimo

    come Vasily Petrenko con la Royal Liverpool Philarmonic Orchestra (Avie Records 2010), che mi sembra porsi nel mezzo tra Jansons e Ashkenazy che resta indiscusso in termini di introspezione della partitura.

    Purtroppo non sono riuscito a trovare nella mia discoteca l'edizione di Ormandy ma sono tante le edizioni di questo capolavoro che ne potremo parlare nei commenti.
    Intanto, se non le avete mai ascoltate, spero di avervi incuriosito.
  8. M&M
    Bach : Weihnachts Oratorium BWV 248
    Carolyn Sampson (soprano)
    Wiebke Lehmkuhl (contralto)
    Martin Lattke (tenore/Evangelista)
    Wolfram Lattke (tenore)
    Konstantin Wolff (basso)
    Dresdner Kammerchor
    Gewandhausorchester diretti da Riccardo Chailly
    Decca dicembre 2010, formato CD, via Qobuz
    ***

    Uno dice Chailly e pensa a Mahler o a Verdi. Al Rossini pirotecnico con la National Philarmonic Orchestra.
    All'ultimo Beethoven e al Brahms di Lipsia.
    Difficilmente a Bach.
    E se si pensa al Gewandhaus associato a Bach, lo si pensa sotto la bacchetta di Felix Mendelssohn ad inizio '800.
    Eppure non dobbiamo gridare al miracolo se conosciamo sia il Maestro che i musicisti di Lipsia e il coro di Dresda.
    Aggiungiamo dei solisti di primo rango e la ricetta è fatta.
    Questo Oratorio di Natale è stato ripreso in due occasioni di concerti pubblici ad inizio 2010 e confezionato in CD per il Natale successivo.
    Ovviamente la Gewandhausorchester suona con strumenti contemporanei.
    E i suoi musicisti e i coristi di Dresda sono musicisti moderni che suonano la musica in pubblico, come la si suona oggi, per il pubblico di oggi.
    Senza costrizioni filologiche.
    Insomma, a prima vista uno - senza nemmeno ascoltare il disco - giudicherebbe l'operazione di stampo commerciale, preferendo orientarsi verso una delle tante edizioni filologiche con strumenti d'epoca e musicisti che ne conoscono la prassi, sotto un direttore/studioso che riprende la tradizione dell'epoca in cui queste partiture furono scritte e rappresentate.
    Un pò come si faceva prima degli anni '60, prima che gli apostoli dell'interpretazione filologica ci facessero conoscere questa musica per il tramite di compagini essenziali, parti reali, strumenti lontanissimi da quelli delle grandi orchestre contemporanee.
    Ma sbaglierebbe. Perchè pur con tutti i distinguo e le ovvie considerazioni della capacità di suono degli strumenti moderni (chi scrive ha più volte ascoltato dal vivo, in piccole chiese, l'Oratorio di Natale, suonato con trombe, timpani, archi e fiati moderni e sa l'effetto che questi fanno sotto arcate e navate) questa è una lettura fresca ed essenziale, per nulla drogata dalla potenza tipica di una orchestra moderna.
    E' la musica di Bach che trionfa, con le tessiture orchestrali protagoniste ma al servizio delle voci, le trombe squillanti ma sottomesse e i timpani addirittura in secondo piano.
    Ma soprattutto i ritmi, tutt'altro che monumentali, anzi, al limite del velocistico, come furono le sinfonie di Beethoven nella stessa combinazione, quando Chailly era a Lipsia.
    L'esibizione è al servizio dell'ascoltare, la musica nitida, gli assoli dinamici, le voci, chiare e distinte.
    Il coro dinamico.
    I tempi, come dicevo, sono rapidissimi ma Chailly anche in questo caso (come con Beethoven e Brahms) evita di portare l'orchestra oltre i limiti del difendibile.
    I cantanti, a volte non all'altezza di questa operazione, funzionano bene.
    Con Carolyn Sampson sopra gli altri - è abituata a questo repertorio - specie nel duetto con il basso nella terza cantata e nel terzetto dell'ultima.
    Ma è pari suo il tenore Wolfram Lattke che canta con tecnica sofisticata e con il giusto trasporto.
    Il carattere complessivo poi è di natura natalizia, né solenne, né monumentale, anzi, caldo oltre che trasparente, come deve essere per questa opera.
    Ricordo che l'Oratorio di Natale si compone di 6 cantate da eseguire nelle solennità che vanno dalla Notte di Natale all'Epifania di Nostro Signore. Di tipo gioioso quelle dispari e di genere più pastorale e raccolto quelle pari.
    L'impianto è di livello operistico ma senza averne lo scopo, anche perchè a Lipsia nel 1734-1735 i committenti di Bach non l'avrebbero capito.
    Ma è di tutta evidenza quanto i protagonisti di questa edizione, siano tutti assolutamente permeati dalla musica del loro lontano predecessore.
    Insomma si è capito quanto io sia rimasto fulminato da questo ascolto di un Oratorio - probabilmente la mia composizione preferita in assoluto - che non conoscevo o che avevo sempre trascurato tanto da dimenticarmene.
     
    Ok, non sostituisce la mia versione di riferimento - quella di Fasolis con i Barocchisti - ma per essere il prodotto di una grande orchestra moderna sotto un direttore famoso per l'opera e il sinfonismo tardo romantico è una sorpresa straordinaria, che vi propongo in questo Santo Natale del 2021

    quella che resta la mia edizione preferita dell'Oratorio di Natale, Fasolis/I Barocchisti/Arts/Retedue, 2012
     
  9. M&M

    Recensioni : Vocale
    Sabine Devieilhe, soprano
    Ensemble Pygmalion diretto da Raphael Pichon
    Erato 5 novembre 2021, formato HD; via Qobuz
    Musiche di Handel e di Bach
    ***
    Le note parlano di un "programma, abbiamo voluto esprimere dolore, pentimento, gioia e desiderio attraverso le partiture profane e sacre di questi due compositori. Da Cleopatra al personaggio del peccatore nella cantata BWV 199, il le lacrime scorrono e l'anima cerca riposo. Registrato in una settimana di dicembre 2020, tra tamponi e permessi di viaggio, quasi di nascosto.
    Che però "non potevano competere con la magia di questa musica.Bach e Händel suonano in modo così rassicurante e familiare."
    Vero, in parte. La voce di Sabine suona lamentosa per tutto il disco, anche quando - come nella cantata BWV 51 di Bach i toni della tromba dovrebbero invogliare anche il soprano alla gioia.

    Sabine Devieilhe e Raphael PIchon
    Insomma, l'opposto del brillante disco mozartiano dedicato alle sorelle Weber, già recensito su queste pagine.
    E lo sguardo della protagonista sembra questo

    anche quando impersona Cleopatra, che figura tragica e drammatica, anche nel dolore dovrebbe invece manifestare forza e determinazione, fino all'ultimo.
    L'Ensemble Pygmalion resta un complesso di primordine e la direzione di Pichon resta geniale ma é proprio l'intesa che non mi convince.
    Per me, durante le privazioni della pandemia, l'isolamento e il dubbio, devono prevalere i toni di speranza e di fiducia, guai a lasciarsi andare.
    Almeno, è quello che dovrebbero fare gli intrattenitori che al primo posto dovrebbero sempre tenere a mente lo scopo per cui noi acquistiamo i loro dischi.
    Deprimerci ? Giammai.
    Bravi tutti, comunque, fino all'ultimo liberatorio (?) Halleluja.
  10. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Claude Debussy : Préludes, Book 2, Children's Corner, L'isle joyeuse
    Vanessa Benelli Mosell, pianoforte
    Decca, 12 novembre 2021, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Splendidamente registrato, una volta tanto senza mettere i microfoni in bocca al pianoforte ma alla distanza giusta per catturare anche l'ambienza, é un disco atteso, pur in un panorama discografico in cui queste composizioni si sprecano.
    Lei suona magnificamente, come se non suonasse altro nella vita.
    Diciamo anche - qui sarò eretico - che i Préludes del secondo Libro di Debussy non sono proprio i più popolari e i più graditi.
    Infatti, ammetto che trovo Children's Corner il pezzo forte del disco.
    Ogni quadro è reso con gusto e con la giusta atmosfera. Giocosa, spiritosa, sognante, frase dopo frase.
    Una bellezza.
    Il basso è perfettamente separato, la dizione chiara, senza incertezze.
    Il ragtime di Golliwog's Cakewalk particolarmente avvincente, con modulazioni e cambi di tempo continui. E giusti.
    L'isle joyeuse é forse tra i pezzi più convenzionali di Debussy ma funziona, a prescindere dalle radici che sembrano ispirate ad un quadro di Watteau che raffigura l'isola di Jersey nella Manica.
    Nella lettura della Benelli Mosell é luminoso e denso ma anche forte. Resta l'approccio piuttosto robusto dell'articolazione di questa pianista.
    A me è piaciuto molto.
    Andiamo ai Préludes, finalmente.
    Qui ci sono importanti confronti possibili, mi viene in mente - ovvio - Arturo Benedetti Michelangeli.
    Là c'è una dinamica interna in ogni preludio, con le voci che si susseguono, si inseguono, creando arabeschi sonori che aggiungono coerenza a queste pagine.
    Qui invece continua ad esserci forza. E' una visione edonistica, più appassionata, dove non c'è spazio per i sussurri e le parole non detto o lasciate intuire.
    Non sono sicuro che Debussy intendesse questa musica a questo modo, lui aveva una mistica tutta sua, essenziale nella sua testa ma non sempre così chiarissima per gli altri.
    Ma come in altre occasioni per questa pianista c'è grande personalità e una disarmante mancanza di timore riverenziale nell'accostarsi a questi monumenti.
    Anche quando il modo di porgerli potrebbe sembrare irriverente.
    Insomma, mi è piaciuto molto questo disco e riconosco una firma personale, tutt'altro che di routine, forse più che in altre registrazioni della stessa pianista.
    Ricordo per esempio che l'altro disco dedicato a Debussy del 2017 non mi era piaciuto. L'avevo trovato un pò troppo "sbrigativo" come dire, ecco, sono brava, non ho nemmeno bisogno di dimostrarlo.
    E' vero ma oltre c'è di più. Tutta la differenza che c'è tra un normale concertista e un grande interprete.
  11. M&M
    Bereitet die Wege, bereitet die Bahn

    "Preparate la via, preparate il cammino" - Cantata per la IV domenica dell'Avvento
    Solisti: Soprano, Contralto, Tenore, Basso; Coro
    Orchestra a 4 voci: 2 oboi, 2 violini, viola, continuo (organo)
    Prima esecuzione a Weimar - dove Bach era primo violino e compositore - il 22 dicembre 1715
    Testo di Solomon Franck (poeta di corte di Weimar)
    E' una cantata semplice, con poche parti, su 6 brani, di 22 minuti, alternati tra arie e recitative con il coro finale che è l'unico dove si combinano le voci.
    La musica dell'ultimo coro si è persa e viene generalmente sostituita dalle parti prese da altre cantate con la stessa struttura di strofa (generalmente la BWV 164 successiva del 1725).
    La cantata non venne più eseguita con Bach in vita perché a Lipsia durante l'Avvento si osservava strettamente un periodo di penitenza. La pubblicazione avverrà solo nel 1881.

    ***

    "Preparate la via, preparate il cammino!
    Preparate la via
    e spianate il sentiero
    nella fede e nella vita
    per l’Altissimo,
    il Messia viene!"
    E' il testo della gioiosa prima aria intonata dal soprano con fioriture in stile francese portate dall'oboe che è il coprotagonista.
    L'origine è il testo di Isaia "La voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, appianate nel deserto una strada maestra per il nostro Dio"
    L'aria da capo di apertura è in un cadenzato 6/8 metri con un ritmo che suggerisce l'influenza della loure [un ballo di corte francese]. La maggior parte del materiale si basa sulla figura di apertura, che si presta facilmente ad effetti dialoganti e sovrapposti. Il prominente oboe solista (il compasso della parte indica che è necessario un oboe d'amore) si ascolta in dialogo con la voce di soprano, scambiando figure basate sulla melismatica pittura di parole per ' Bahn' , che vaga nel suo tortuoso percorso in semicrome. Le parole "Messias kommt an!' ('il Messia sta arrivando!') sono proclamati non accompagnati, gettandoli in rilievo e formando un culmine alla sezione centrale dell'aria.
    Non è da meno la seconda aria, per contralto, "Cristo; Glieder, ach, bedenket", con arabeschi solistici di grandissima levatura del violino.
    In mezzo, l'aria per il basso, austero, accompagnato da violoncello e organo.
    "Wer bist du ?'" il cui testo prende come punto di partenza le domande rivolte dai giudei a Giovanni Battista (Gv 1,19 ss.). La pervasiva figura di basso nell'accompagnamento (solo per il continuo) è correlata al motivo principale della parte vocale. Il suo carattere buxtehudiano conferisce all'intero movimento un'aria retrò, il violoncello elabora costantemente la figura sullo sfondo della scrittura semplificata per gli altri strumenti continui.
    La lettura del Vangelo per la quarta domenica di Avvento racconta la storia di Giovanni Battista ( Giovanni 1: 19-28). Gli ebrei, ascoltando la potente predicazione di Giovanni nel deserto, si chiedono se Giovanni stesso sia il Messia, e gli fanno questa domanda. Giovanni risponde che non è il Messia, ma una voce nel deserto che grida "raddrizza la via del Signore". Gli chiedono perché battezza se è così. Risponde, predicendo così l'avvento del vero Messia:

    'Io battezzo con acqua: ma c'è uno in mezzo a voi, che voi non conoscete; egli è colui che viene dopo di me è preferito a me, a cui non sono degno di slacciare il fermaglio della scarpa».
    ***
    Bach preparò una cantata più elaborata per la IV di Avvento del 1716, la BWV 147a che non venne eseguita e il cui testo è perduto. Ma la musica venne riutilizzata per la spettacolare BWV 147 Herz und Mund und Tat und Leben di Lipsia del 1723, riadattata per osservare la penitenza luterana, per la festa dell'Annunciazione.
    Ma di questa parleremo in altra sede.
    ***
    Cantata semplice per organico e struttura è stata registrata dai soliti specialisti.

    Cominciamo con il "solito" Gardiner del ciclo del pellegrinaggio (2000, Koln e Luneburg)

    La #132 è contenuta nel Vol. 13 insieme alle altre cantate per l'Avvento e alla BWV147.
    Gardiner fa proprio "alla francese" (lo scrive nelle note) lo stile frizzante della prima aria.
    La parte orchestrale è assolutamente inarrivabile.
    Lo è un pò meno la Brigitte Geller, potente ma non abbastanza agile.
    Organo in primo piano nell'incipit dell'aria per basso, dove Jan Kobow è incisivo ed aulico.
    L'aria concertata per controtenore è particolarmente bella, con il violino in primo piano, molto lirico, con le giuste fioriture, senza eccedere.
    Michael Chance ricorda un pò Deller.
    Coro inappuntabile con un volume ben superiore alle attese.
    Nel complesso Gardiner rende anche più giustizia a questa cantata di quanto ci si aspetterebbe.

     

    Suzuki per Bis, volume 7 della integrale delle cantate (1997)
    La prima aria è eccezionale, il premio qui è la spettacolare Ingrid Schmithüsen accompagnata con leggerezza dall'oboe d'amore e dal resto del piccolo complesso giapponese.
    Ottimo anche il basso (Peter Kooy) cui il basso continuo contribuisce a togliere quell'aurea austera un pò fuori luogo trovata in altre edizioni.
    Stranamente sono invece più contenuti gli svolazzi del violino nella terza aria ma il controtenore giapponese Yoshikazu Mera è eccellente come le altre parti di questa cantata.
    Mentre trovo un pò sottotono il coro finale.

    Rilling, Hanssler, Edition Bachacademie (1976)
    Pur con tutti i soliti limiti di registrazione, la prima aria ha un tono pastorale che si avvale anche del continuo al cembalo a donarle lucentezza.
    La voce di Arleen Augér non è ai suoi massimi ma comunque sale a toni inusitati per le sue colleghe in questo confronto. E' solo un pò meno agile.
    Anche l'aria del basso - molto intenso, Wolfgang Equiluz- si avvale del cembalo al continuo, con un risultato più cameristico del solito che permette di leggere più facilmente le trame di arpeggio del violoncello.
    Anche l'aria del contralto, qui c'è Helen Watts al posto del previsto contraltista, ha un approccio molto cameristico e con una voce lirica, quasi drammatica.
    Il coro finale è solenne, immanente, in contrasto col resto della cantata, leggero.

    Koopman, Bach Cantatas Vol. 2, 1995
    Barbara Schlick sovrasta nella registrazione il pur brillante Marcel Ponseele.
    Eccezionale l'accompagnamento all'organo di Koopman nell'aria del basso Klaus Mertens che canta con grande leggerezza e brillantezza rossiniana con il violoncello - Jaap ter Linden - che non è un semplice comprimario.
    Bellissima.
    Lineare, decisa e senza incertezze l'aria seguente con il contraltista Kai Wessel che mi pare perfetto nella parte.
    Altrettanto bello il coro finale, senza eccessi, né di solennità né di drammaticità.


    Karl Richter nelle sue cantate dell'Avvento (1972) si avvale di Edith Mathis, Theo Adam, Peter Schreier e Anna Reynolds.
    E chi sono io per criticare una tale compagine ?
     

    Il Vol. 33 della prima integrale Telefunken contiene la BWV 132 (1976).
    Gustav Leonhardt guida il Leonhardt Consort, il coro lo dirige Herreweghe.
    Il contralto è René Jakobs.
    Io non amo troppo le parti da soprano eseguite dai bambini, ma questa edizione è particolarmente interessante e si lascia gradire.
    René Jakobs è effettivamente inarrivabile.
    Il coro finale è intimo, veloce, spedito, essenziale.
  12. M&M
    Camille Saint-Saens : I concerti per violino e orchestra
    Andrew Wan, violino
    Kent Nagano alla testa della Orchestre Symphonique de Montréal
    Analekta 2015, formato 96/24
    ***
    Pesante, pedante, superato, vecchio, fuori moda. Alcuni aggettivi con cui veniva epitetato in vita Camille Saint-Saens, poi quasi dimenticato dopo morto.
    Probabilmente la sua colpa fu di essere longevo, prolifico, molto attaccato alla tradizione romantica, poco o per nulla vicino alle avanguardie.
    Una specie di Brahms alla francese, nato all'organo, amante di violino e violoncello.
    Io lo adoro, naturalmente.
    Oggi cade esattamente il centenario della morte, avvenuta a Parigi, la sua città, il 16 dicembre 1921.
    Lo voglio celebrare non con le solite e arcinote composizioni e nemmeno con i concerti per pianoforte che io conosco nota per nota ma con i meno noti, almeno i primi due, concerti per violino e orchestra.
    Saint-Saens scrisse le sue composizioni per violino per l'amico Pablo de Sarasate, in particolare la celebre Introduzione e Rondò Capriccioso e i concerti n.1 e n.3
    Il Concerto n. 2 nella realtà è il primo ad essere stato composto, con gli altri due successivi.
    Nota di curiosità, il 3° ha lo stesso numero d'opera del concerto per violino di Beethoven ( di cui il 13 si celebrava il compleanno).
    Dei tre concerti, il 3° è pluriregistrato, anche da molti celebrati violinisti, gli altri due sono più rari. Rarissime le integrali, ancora più rare quelle dal vivo.
    Come questa che vede Kent Nagano direttore stabile dell'orchestra di Montréal e Andrew Wan primo violino e solista della stessa orchestra.
    Ho scelto questa edizione per la qualità del suono, brillante e potente, pur se dal vivo (con applausi) a differenza delle altre che ho ascoltato.
    Anche se forse il momento più debole dell'intera incisione è proprio il famoso finale del 3° concerto.
    Ma l'intesa tra l'orchestra, il solista e il direttore, e la qualità dell'orchestra sono di gran lunga le migliori.
    Il materiale tematico e l'eloquio di Saint-Saens in questi concerti però richiede una vicinanza culturale che forse questo canadese possiede solo in parte.
    Non stupisce se la francese Fanny Clamagirand letteralmente danza con le dita sulle note del 2° concerto e mostra piglio e personalità assolute nel 1°.
    Per non parlare degli assoli del terzo.
    Insomma, potendo fare la sintesi, sarebbe bellissimo avere l'orchestra di Montreal con la registrazione di Analekta e il violino della Clamagirand.
    Ma la registrazione Naxos è proprio povera e Patrick Gallois - il flautista - poco si fa intendere dai freddi finlandesi.
    Quindi godiamoci questa strana coppia in un caleidoscopio di super-romanticismo con il violino più brillante che si possa avere !

    edizione alternativa per Naxos, formato CD, 2010
    Fanny Clamagirand, violino
    Sinfonia Finlandia diretta da Patrick Gallois
    Entrambi i dischi sono disponibili via Qobuz
     
  13. M&M
    No, non sto dicendo che siete analfabeti e che quindi, non sapendo leggere, guardate le figure.
    Ma - ricordo che qui siamo nel blog POLITICAMENTE SCORRETTO - mi capita di vedere una pioggia di COPPE, LIKE e d'Accordo, negli articoli con tante belle foto - invariabilmente quelli con belle scene di paesaggio o di animalscapes.
    Mentre altri articoli con immagini meno gratificanti, tipo la sezione di un sensore o lo spaccato di un obiettivo, ricevono a mala pena qualche attenzione, pure se sono alle volte delle prime mondiali (e su Nikonland, almeno in campo Nikon, spesso offriamo articoli in prima mondiale).
    Mi viene da pensare che una scorsa superficiale - poi lo leggerò con la dovuta calma è la classica formula con cui viene risposto ... come dire, adesso non ho voglia, magari se mi capita e mi ricordo, poi lo leggo - consente di formulare un giudizio positivo "se le figure" sono belle, mentre dove è necessario proprio soffermarsi sulle righe di testo, non si è disposti a concedere la stessa fiducia nei confronti dell'autore.
    Senza alcuna volontà di essere caustico e senza riferimento alcuno ma mi è venuto spontaneo questo quesito.
    Che per avere la dovuta audience corredo di un paio di figure delle mie, della più amata tra le mie muse fotografiche.

    Ah, si, ve lo ricordo ancora dopo questo scatto.
    Mi piacerebbe che rispondeste al quesito formulato nel titolo.
    Come ... quale sarebbe ? L'ho scritto sopra ... 
  14. M&M
    Oramai anche i meno interessati sanno che sta arrivando l'inarrestabile Nikon Z9

    ne attendiamo il lancio a giorni (il 28 ottobre ?) e probabilmente poi - almeno per i primi fortunati - non si farà attendere.
    Sappiamo che non tutti sono interessati - per tante condivisibili ragioni - alla Z9.
    Ma siamo più che certi che dalla Z9 ci saranno ricadute tecnologiche sulle prossime generazioni di Nikon Z.
    Crediamo che Z6 III e Z7 III - attesa ipoteticamente per la fine del 2022 - incorporeranno quello che della Z9 può scalare verso il basso su sensori non stacked.
    Costituendo così corpi definitivi per la gran parte dei fotografi.
    Mentre è sicuro che ci saranno anche proposte con sensori stacked a prezzi inferiori alla Z9 (pensiamo sia ad una APS-C Z90 che ad una FX Z8 con caratteristiche che deciderà Nikon secondo la sua convenienza e la sua visione del mercato).
    Intanto usciranno gli obiettivi previsti dalla roadmap. E certamente Nikon non si fermerà li ma amplierà il corredo Z cercando di soddisfare la maggior parte dei nostri bisogni fotografici.
    Quindi nell'arco di 15-24 mesi ognuno sarà facilmente appagato, se in grado di spendere le cifre necessarie per dotarsi di quanto gli serve.
    Insomma, non ci saranno più alibi.
    E poi ?
    La lettera Z è l'ultima lettera di tutti gli alfabeti "occidentali", dopo non c'è più nulla. Sinceramente con i miglioramenti generali del sistema Z dubitiamo che Nikon possa offrire all'orizzonte un sistema successivo altrettanto "rivoluzionario" in termini di prestazioni da "obbligarci" ad un successivo cambio di corredo.
    E quindi ?
    Immaginiamo tre soluzioni anche senza consultare il Mago Sylvan
    1)

    ognuno potrà passare il tempo a cullare la propria Z con sopra montato il proprio Nikkor Z preferito, come se fosse il/la proprio primogenito
    2)

    si potranno popolare scaffali, vetrinette e reliquiari in cui mantenere intonsa "in maniera maniacale" la propria attrezzatura fotografica per conservarla per nipoti che non saranno affatto interessati ad altro che rottamare il tutto (vetrinetta e contenuto)
    3)

    la cosa più banale da fare con una Nikon : usarla per fotografare, tanto, spesso, e volentieri.

    e quindi stampare un pò di queste fotografie, magari anche sotto forma di libri e riviste, da fare insieme qui agli amici di Nikonland.
    Noi siamo qui per convincervi che la vostra presenza su Nikonland possa essere utile per il punto 3, mentre non vi possiamo in alcun modo aiutare per i punti 1 e 2 che dovrete assolvere necessariamente ed onanisticamente da soli.
    La nostra raccomandazione, passata la stagione delle novità "necessarie ed impellenti" anche delle Nikon Z è sempre quella : fotografate, gente, fotografate.
    E perché no, partecipando alle iniziative di Nikonland (contest e libri/riviste fatte con amore) che periodicamente ci vengono in mente.
    Sayonara !
  15. M&M
    E' la NON notizia di oggi.
    La commissione europea nella sua omnicomprensiva conoscenza suprema, consiglia di abbandonare il tradizionale augurio di Buon Natale, sostituendolo con un generico Buone Feste.
    Lo scopo ?
    Non infastidire chi non pensa che a Natale sia nato Gesù.
    Che come tutti sappiamo, non è nato affatto il 25 dicembre di 2021 anni fa ma che, tradizionalmente, da secoli e secoli, tutto il mondo - cristiano e non - festeggia in questa data.
    Insomma, l'apoteosi del politicamente corretto assurto a regola manichea, non essere se stessi per non offendere nessuno.
    Un ... come dire ... modo di trasformarsi in una cosa così sottile - questa cosiddetta EUROPA dei popoli - da essere tanto trasparente da non essere percepibile. Sostanzialmente inutile.
    E poi ci lamentiamo se i cinesi pensano che siamo dei fessi ad aver dato loro il controllo ... delle nostre palle !
    Ah, no, nemmeno le palle possiamo considerare. Perché pure il Padre Nostro è messo in discussione, dovrebbe essere sostituito da un più neutro Genitore 1 o Genitore 2.
    E qui nasce il problema. Quale sarà il Genitore da Pregare e Santificare ?
    Bah, per parte mia continuerò a festeggiare il Natale. Scritto con la N maiuscola, la festa di Babbo Natale, quello vecchio e con la barba, indubitabilmente uomo con le palle pelose sotto al vestito rosso, e di Gesù Bambino che scende dalle stelle per diventare uomo. Entrambe testimonianze del nostro essere occidentali, europei, cioé quello che siamo e che abbiamo impiegato secoli per diventare.
  16. M&M
    Bach : Sinfonie dalle cantate
    Cantata BWV188 “Ich habe meine Zuversicht” Reconstructed by T. Watanabe & S. Veggetti
    Cantata BWV174 “Ich liebe den Höchsten von ganzem Gemüte”
    Cantata BWV169 ”Gott soll allein mein Herze haben”
    Cantata BWV12 “Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen”
    Cantata BWV49 “Ich geh und suche mit Verlangen”
    Cantata BWV146 “Wir müssen durch viel Trübsal”
    Concerto dalla Cantata BWV35 “Geist und Seele wird verwirret”
    Cantata BWV35 “Geist und Seele wird verwirret”
    Cantata BWV156 “Ich steh mit einem Fuß im Grabe”
    Cantata BWV52 “Falsche Welt, dir trau ich nicht”
    Takashi Watanabe, organo
    Ensemble Cordia diretto da Stefano Veggetti
    Brilliant Classics 25 dicembre 2020, formato CD
    ***
    Come sappiamo bene Bach non si trovò mai a scrivere opere liriche. Gli incarichi come maestro di cappella o Kantor per istituzioni pubbliche o ecclesiali non lo prevedevano e la gran parte della sua produzione fu quindi di musica sacra o strumentale.
    Ma questo non significa che non conoscesse l'opera in generale e le sue strutture.
    L'aria lirica infatti esiste nella sua produzione, così come la sinfonia che annuncia l'inizio dell'opera per richiamare "all'ordine" il pubblico che intanto si è distratto.
    Ma nella realtà molte delle sue cantate profane - quelle composte per festeggiare particolari solennità civili, oppure matrimoni o altre occasioni fuori dagli impegni di chiesa - nella realtà potrebbero essere assimilati a quanto di più vicino ci sia all'opera, almeno nel linguaggio di Bach.
    E infatti sono molte le cantate di Bach che iniziano con una sinfonia con struttura anche piuttosto articolata o con un intero concerto con tanto di soli e di tutti.
    Questo disco ne raccoglie una serie, ristrutturate per l'occasione con l'impiego dell'organo la cui parte è curata anche sul piano strutturale dal giapponese Watanabe.
    E' tutta musica in qualche modo "riciclata" da precedenti composizioni, spesso movimenti di concerto o altre rielaborazioni.
    Quasi tutta festosa e brillante, con l'organo che fa da principe per tutto il tempo.
    In effetti se ne potrebbero facilmente estrapolare dei concerti grossi in stile Handel, con l'organo obbligato. E sicuramente Sebastian non avrebbe nulla da obiettare. Lo avrebbe fatto anche lui se le circostanze lo avessero richiesto.
    Nella produzione di Bach il periodo più felice sul piano della soddisfazione personale è stato certo quello degli anni di Weimar (1708-1717) dove era più libero di creare per l'orchestra.
    Molto meno a Lipsia dove i pedanti organi municipali gli richiedevano tagli di bilancio che includevano anche le parti.
    Di qui la struttura molto "rachitica" di tante partiture, obbligata dalla mancanza di musicisti.
    Però, come dicevo più sopra, esistevano le occasioni più mondane per cui l'organico poteva largheggiare e per le quali Bach recuperò spesso parti di cantate perdute dei tempi in cui serviva per le corti più liberali.
    Di certo il pubblico molto austero di Lipsia si sarà sentito spiazzato dalla frizzante sorpresa di musica brillante (ma si tratta dello stesso che criticò la Messa in Si minore di essere un'opera "buffa" per gli stessi motivi) ma noi ne godiamo.
    In particolare in questa raccolta molto piacevole proposta lo scorso Natale da Brilliant che nell'organico, oltre all'organo, vede fiati e strumenti a corda oltre agli archi.
    Incontriamo delle vere e proprie "perle" di Bach cui fa approfondita analisi il libretto del disco a cui vi rimando.
    Da parte mia ribadisco oltre alla sconfinata ammirazione per la capacità di recupero di materiale tematico e melodico già sentito da parte di Bach, il superiore gradimento - limite mio - per tutte le cantate con organico allargato e con preparazione strumentale, rispetto a quelle più raccolte e spesso un pò povere del periodo di contrapposizione con la municipalità e la chiesa di San Tommaso di Lipsia.
    Il disco è molto bello, la compagine che non conoscevo è splendida e frizzante, l'organista di grande livello, la registrazione, decente.
    Il finale ... il secondo Brandeburghese.
    Ascoltatelo.
  17. M&M

    Artisti
    Nasceva a Budapest il 19 novembre 1921 Geza Anda, pianista elegante e di straordinario talento, morto anzitempo nel 1976.

    ***
    Negli anni '60 e '70 era considerato tra i più grandi pianisti della sua era - e in quell'era i grandi pianisti erano tanti - ma dopo la sua morte la sua fama è scemata ed oggi raramente viene ricordato.
    Probabilmente per la sua razionale lucidità che ne caratterizzavano l'approccio musicale in ogni partitura, senza la passione viscerale di altri musicisti della sua terra.
    E perché dopo di lui tanti altri pianisti hanno avuto modo di esplorare il suo repertorio tipico, fatto di Mozart, Schumann, Beethoven, Brahms e ovviamente Bartòk.
    Io l'ho conosciuto in disco da ragazzino, con le copertine dei suoi album Deutsche Grammophon, alcuni dei quali sono parte integrante ed insostituibile del mio essere musicofilo.

    Per questo ci tengo particolarmente a ricordarlo nei 100 anni della sua nascita e ad oltre 45 anni dalla sua morte.
    ***
    Formatosi all'accademia Liszt di Budapest con insegnanti come Ernst von Dohnányi e Léo Weiner, si perfezionò a Berlino.
    Nel 1940, durante la guerra, con la i Berliner Philarmoniker eseguì per la prima volta in pubblico il secondo concerto di Brahms prima con Mengelberg e poi con Furtwangler.


    grande didatta, incominciò a dare lezioni di musica ai suoi allievi già a 20 anni, prima di poter emigrare in Svizzera nel 1943.
    Negli anni '60 tenne masterclass a Salisburgo e dal 1969 insegnò ininterrottamente a Zurigo fino alla morte.
    Dal 1952 al 1976 presenziò ogni anno al Festival di Salisburgo.
    Per le raccomandazioni della connazionale Clara Haskil parimenti esule in Svizzera, si avvicinò a Mozart, uscendo per l'occasione dal suo repertorio romantico.
    La Haskil era una interprete altrettanto raffinata dei concerti di Mozart, con la sua ispirazione Geza di dedicò all'intero corpus dei concerti "riconosciuti" del salisburghese, dirigendoli dal pianoforte durante la registrazione integrale della DG.
    Tutti i concerti di Mozart della sua integrale hanno cadenze scritte da Anda.

    ***
    Lo “spirito musicale di Géza Anda” è una ricerca intellettuale, in costante oscillazione tra due poli: da un lato, l'ideale difficilmente raggiungibile della totale padronanza dell'espressione artistica; dall'altro, la quotidiana ricerca del più alto standard tecnico. Questo pendolo è sostenuto da virtù come la dedizione, la perseveranza e l'autocritica incessante.
    Géza Anda si è sempre sentito l'unico responsabile della qualità della sua performance; si rifiutava di incolpare il pianoforte o il pubblico. E non ha mai legato i suoi allievi a una particolare interpretazione: ha insistito sulla corretta esecuzione delle note, per poi lasciare che fossero loro a modellare il pezzo da soli. C'era una sola ricetta: dovevi persuaderlo della validità della tua interpretazione.
    L'indottrinamento non aveva posto nel suo “spirito musicale”; si trattava piuttosto di attendersi una sorta di unità tra un'interpretazione immaginaria e l'adempimento del proprio dovere. Il che ci riporta al cuore della sua ricerca intellettuale: l'appello che un'opera d'arte completa fa alla personalità incompleta. (tratto da Sechzehntel sind auch Musik di Schmidt)
    Come diceva ai suoi allievi "non puoi impararlo, devi diventare tutt'uno con il pezzo che stai studiando".
    Il senso sintetico di questo era una dicotomia solo apparente, una sorta di Eusebio e Florestan nello stesso pianista, un tizzone infuocato un momento, un razionale e lucido intellettuale nel passaggio successivo.
    Insomma, tecnica digitale raffinata asservita completamente ad un pensiero lucido alla base della "gioiosa" qualità del suo stile musicale che ritroviamo esattamente in ogni registrazione disponibile.
    Per preservare questo spirito, la Fondazione Geza Anda ha istituito il concorso omonimo già a tre dalla morte del pianista.
    Quest'anno si è tenuto il concorso per intero dopo una interruzione per la pandemia. Ha vinto il tedesco Anton Gerzenberg non a caso suonando il concerto n. 9 di Mozart
    ***

    Un Geza Anda pensoso, discute del 2° di Brahms con un sornione Von Karajan
    Questa foto è per me particolarmente significativa perchè sono letteralmente cresciuto con il 2° di Brahms della premiata coppia

    non da meno con il concerto di Gried accompagnato da Kubelik, sempre con i Berliner.
    molto prima di esplorare i già citati concerti di Mozart di cui riporto la copertina originale

    dove Geza Anda dirige il Salzburger Mozarteums dal pianoforte, prima volta per una integrale discografica.

    ma ovviamente Geza Anda si è esibito praticamente con tutti i direttori della sua epoca, da Mengelberg ad Abbado, passando per Kubelik e Fricsay.

    questo non è uno dei miei dischi preferiti, probabilmente perchè Geza Anda non è in copertina insieme a Starker, Schneiderman e Fricsay ma il fatto che sia presente nel triplo concerto di Beethoven ne indica il peso nella sua epoca.
    Ma c'era nella copertina originale del solo Beethoven, quando gli LP non potevano contenere tutto il materiale degli odierni album

    eccolo a destra con la sua immancabile sigaretta in bocca. E' difficile trovarlo - non in posa - che non stia fumando.
    Ma naturalmente nemmeno a me che non gradisco molto Bartòk può sfuggire l'importante di questo capitale volume dedicato ai suoi concerti per pianoforte con Fricsay

    qui con la RSO di Berlino, un disco che per essere superato ha atteso in solitario dominio per decenni.
    Da non dimenticare, ancora con Fricsay, il secondo di Brahms con la Rapsodia di Bartòk

    anche qui riporto la copertina originale del solo Brahms, perchè con la rapsodia di Bartòk il suo concerto poco ci azzecca ...


    Questo disco invece mi è stato regalato da mia madre per il mio 13° compleanno e l'ho conservo anche se ne ascolto solo l'edizione digitale

    Geza Anda, Rafael Kubelik, i Berliner, il mio Schumann ...
     
    Naturalmente ci sono edizioni più rare di riversamenti radiofonici o bootleg meno recenti come questi :


     
    ma senza la magia dei dischi DG.
    Ovviamente sin qui il più famoso Geza Anda dei concerti per pianoforte ma non mancano testimonianze di interpretazioni solistiche, ovviamente.

    le Diabelli, portate con leggerezza e spirito, accentuando la "pedanteria" del valzer originale anche nelle successive variazioni

    la sonata S960 di Schubert
    moltissimo Schumann, ovviamente, di cui era forse il più elegante interprete dei suoi anni

    ma cercando si trova anche Chopin, Ravel, persino Bach e Scarlatti

    Ovviamente qui non si voleva che celebrare il grande pianista a 100 anni dalla nascita, ricordandolo per uno stile unico ed inimitabile anche quando lo stile era una caratteristica che faceva distinguere ogni pianista dal primo accordo, a differenza di oggi dove più o meno tutti suonano allo stesso modo.

    perché quello stile si porta fin dalla nascita ma lo si coltiva ogni giorno dedicandosi anima e corpo alle proprie passioni.
    Grande Geza Anda, ogni giorno con me.

     
     
  18. M&M
    La settimana scorsa agli amici collegati via Zoom raccontavo la barzelletta dei mie tre modellini acquistati da un cinese di Shanghai il 2 di gennaio, dati per dispersi a metà febbraio, rimborsatimi dal venditore.
    Arrivati ... tassati dal postino per €3.88 il giorno 13 novembre, oltre 11 mesi dopo la spedizione.
    Eppure la cosa che non ci si aspettava a causa del Covid sta capitando e rasenta la follia.
    Non è che la merce non ci sia, è che in larga parte è in viaggio a causa della ripartenza sfasata delle attività produttive di tutto il mondo.
    Ritardi che si accumulano su ritardi, perchè se un fornitore ti manda un pezzo in ritardo, tu ritardi nel fornire il tuo fornitore e così via.
    I porti asiatici sono intasati in partenza, con code per caricare i container e i porti di arrivo occidentali sono intasati per scaricare.
    Il parossismo c'è nel porto di Long Beach, adiacente a Los Angeles e da cui passa il 40% della merce in arrivo negli Stati Uniti, comprese le fonderie di microchip del Texas.
    Una situazione satellitare aggiornata :

    mostra decine di porta container in taxing all'entrata del porto.
    Qui c'è un confronto tra pre-Covid e ottobre 2021

    e qualcuno si é fatto un giro su un motoscafo appena al largo

    fotografando situazioni tipo Sbarco in Normandia


    navi all'ancora da giorni che non sanno quando potranno entrare in porto.
    E in porto una situazione ancora più congestionata con gli autisti dei camion che devono prendere appuntamento per entrare e poi attendere il turno per caricare ed uscire

    con code da ora di punta in tangenziale.
    La questione è che il problema non accenna a diminuire, appunto perchè un ritardo ne genera un altro.
    E se mai dovessimo uscire dall'emergenza ... ci vorranno soluzioni straordinarie, tipo eliminare i controlli e impiegare il genio militare per svuotare le banchine.
    Ammesso che serva.
    Il risultato sui mercati è che manca tutto, anche cose di poco valore. Chi le ha in magazzino se le fa strapagare.
    Non ci sono previsioni per il riassortimento di nulla.
    Se cercate un hard-disk e non lo trovate o lo trovate al triplo del prezzo di 2 anni fa, probabilmente è perchè un carico di piattine da 1 centesimo l'una, è fermo su una nave al largo di Long Beach e finché non arriva allo stabilimento Western Digital, quelli non possono assemblare il resto dei pezzi ...
    Potenza della globalizzazione. Uno starnuto a Wuhan e a Conegliano mancano i tappi per imbottigliare il prosecco.
  19. M&M

    Recensioni : violino
    Paganini : 24 capricci
    Alina Ibragimova, violino
    Hyperion 2021, formato 96/24, acquistato
    ***
    Non sono mai troppo tenero con Alina Ibragimova. Semplicemente perchè ha una tecnica straordinaria che spesso lei subisce, facendosela bastare. Alcune sue registrazioni mi sembrano proprio autoindulgenti e il risultato è come se l'ascoltatore fosse un optional, non necessario. Ghiaccio secco tolto dal freezer.
    In termini di pura tecnica qui è lo stesso, è come se si fossero dimenticati di dirle che i Capricci di Paganini sono una delle composizioni di esecuzione più difficile che ci siano.
    Le scale cromatiche e i raddoppi di ottava per lei sono una passeggiata di salute.
    Ma in questo lavoro, registrato durante il lockdown con tutta la necessaria calma del mondo (che evidentemente non è il caso delle tante registrazioni che Alina fa durante l'anno) non c'è solo arida tecnica.
    Tutt'altro. Ogni nota è pesata e usata per quello che è in senso affabulatorio.
    Il tono complessivo è addirittura impertinente, si sente una profonda atmosfera operistica (Paganini praticamente viveva a Teatro ascoltando l'opera e molta della sua musica è in fondo una parafrasi operistica : un racconto musicale).
    Passaggi sussurrati, strillati, tenuti, sempre ostinatamente magniloquenti si susseguono e si sovrappongono.
    La dizione è perfetta ma lo è anche l'uso dell'eloquenza cui spesso questi lavoro non sembra che siano destinati in altre edizioni.
    Il risultato - reso spettacolare da una registrazione che per uno strumento come il suo è sensazionale - è forse la sua migliore prova discografica sinora.
    Carattere, vigore, eleganza, anche una evidente dose di civetteria. 
    Se proprio dobbiamo trovare un difetto a questo disco è la lunghezza, un bel pezzo più lungo di altre raccolte (ho in mente come riferimento quello di Accardo, estremamente sbrigativo in molti capricci : non vuole essere una critica, solo il termine che mi pare sia più indicato al confronto) che è il prezzo da pagare ad una interpretazione meditata come questa.
    Non so se si riesca ad ascoltarlo sempre tutto (io l'ho fatto).
    Ma in ogni caso è come se Alina Ibragimova fosse qui davanti a voi, con dietro Niccolò in persona che la guarda soddisfatto
  20. M&M
    Esiste l'effetto di un effetto ? Perchè non chiamare semplicemente una cosa con il suo nome ?
    Sfuocatura. Ovvero transizione morbida tra a fuoco e fuori fuoco.
    Il bokeh è quello che c'è nella zona di mezzo, tra ciò che è a fuoco e ciò che non lo è.
    Lo sfuocato è un'altra cosa. Lo sfondo sfuocato è un'altra cosa.
    Un effetto è qualche cosa che si ottiene artatamente, in genere dopo. Come le centinaia di effetti digitali che si creano in post-produzione nei video e nelle loro colonne sonore.
    L'effetto sfocatura sarà quindi questo : un'applicazione sostanzialmente "a comando" ad una cosa che sfocata non è.
    Una immagine sfuocata è un'altro paio di maniche e non è reversibile.
    La copertina di Obscured by Clouds è un esempio di sfocatura intenzionale
     

    e se ci fosse qualche cosa realmente a fuoco e non mossa, si potrebbe dire che c'è bokeh.
    Ma effetto bokeh è qualche cosa che va decisamente oltre la mia comprensione.
    Direste mai ad un parrucchiere alla moda che volete un effetto messy hair ?
    Dovrebbe ridervi dietro perchè messy hair significa proprio capelli con effetto scompigliato.
    Cosa diamine potrebbe essere un "effetto messy hair" ? Forse una scompigliatura che sembra ma nella realtà non lo è ?

  21. M&M

    Artisti
    Chick Corea & Bobby McFerrin nella copertina del disco dedicato all'improvvisazione su Mozart, pubblicato nel 1996.
    ***
    Tracce di album
    Concerto per pianoforte n. 23 in la maggiore, K. 488 - Allegro Adagio Allegro Assai Concerto per pianoforte n. 20 in re minore, K 466 - Allegro Romanza Rondo (Allegro Assai) Piano Sonata No.2 in F Major, K. 280 - Adagio  
    Io sono molto politicamente scorretto e non voglio in nessun modo rimangiarmi il titolo.
    Mi piace moltissimo il jazz ma quello classico. Non sono un grande appassionato del free, del fusion e in generale di quello celebrale e un pò nevrotico.
    E' più forte di me, credo che il cinema western fosse bellissimo finchè era ingenuo e fatto tutto ad Hollywood. Poi sono arrivati gli sceneggiatori di New York e hanno portato la psicologia, l'esistenzialismo, le crisi di identità.
    E il western è finito ...
    Ovviamente non voglio generalizzare né mi permetto di esprimermi per intero. Ma insomma, per quanto mi riguarda Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Nina Simone e Louis Armstrong tutta la vita. Magari conditi da un pò di sano dixieland !
    Ma ci sono musicisti di una levatura tale da poter star seduti ovunque e suonare con chiunque.
    Voglio perciò ricordare Chick Corea non per uno dei suoi tanti dischi di musica originale o di standard in trio ma per una collaborazione tutta personale con un altro genio come Bobby McFerrin, capaci insieme di fare qualche cosa di diverso su musica che per me è il pane quotidiano.
    The Mozart Sessions è un disco di musica di Mozart con una overdose di improvvisazione a condimento.
    Ci sono ovviamente edizioni dei due concerti - tra i più belli scritti da Mozart - che distaccano Corea di anni luce ma ... Corea non era un pianista classico, sebbene abbia scritto anche musica classica.
    Il suo Mozart è un pò scolastico. Ma è personale.
    E nei momenti in cui c'è la voce celestiale di McFerrin si stacca dalla routine, pregevole ma di seconda scelta, degli altri movimenti.
    Un disco non memorabile nel complesso ma per metà molto originale ed estremamente personale. Molto al di là dell'obiettivo di fondo di avvicinare due mondi, forse più quello degli appassionati della musica pop alla classica. Perchè nella realtà gli amanti della grande musica, la grande musica la conoscono tutta.
    Ecco. Tutto qua. Ciao Chick, ci vediamo dall'altra parte appena toccherà anche a me, tienimi un posto per uno dei tuoi recital, magari insieme a Friedrich Gulda che Mozart lo masticava molto bene, meno bene il jazz
  22. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Bach : Variazioni Goldberg, revisione di Ferruccio Busoni (1914)
    Busoni : Sonatina "in diem Nativitatis Christi MCMXVII" (#4), BV 274 (1917)
    Bach/Busoni : Chaconne dalla partita #2 in Re minore, trascrizione di Ferruccio Busoni, BV 24 (1893)
    Pianista (e revisore ) : Chiyan Wong
    Linn 2021, formato 192/24, acquistato
    ***

    Wong all'ingresso in sala di registrazione per questa prova Bach/Busoni
    La versione di Busoni fa parte dell'edizione in 25 volumi delle opere per pianoforte di Bach (Breitkopf & Härtel, 1894, 1914–21) che ha preparato con il suo discepolo Egon Petri (1881-1962) e il pianista italiano Bruno Mugellini (1871-1912).
    Busoni dedica il volume 15 (1915), uno dei nove da lui personalmente curati, alla «più importante e più geniale delle variazioni di Bach. Ha cercato di "recuperare questo straordinario" lavoro per la sala da concerto […] accorciandolo, o parafrasando, a
    renderlo più adatto sia alle facoltà ricettive dell'ascoltatore, sia al possibilità dell'esecutore».
    Ha quindi suggerito di omettere i segni di ripetizione e, come lo riteneva «opportuno» per le rappresentazioni pubbliche, sopprimendo alcune varianti;
    Insomma, tra virgolette sono parole di Busoni, tutt'altro che una edizione fedele ma un riadattamento alle esigenze della sala da concerto per l'ascoltatore dell'inizio del XX secolo.

    Comunque la musica di Bach appare tuttavia nella sua interezza nell'edizione. Busoni ha suggerito di eseguire nelle esecuzioni da concerto una sequenza diversa comprendente tre grandi gruppi da seguire. Ha paragonato questo a "tre condizioni distinte di creatività "produzione: interazione all'interno del cerchio; penetrazione interna; esaltazione esteriore». 

    Il primo gruppo copre le variazioni da 1 a 13, omettendo le 3, 9 e 12. Il secondo il gruppo inizia con la variazione 14 o 17 (Chiyan Wong sceglie la prima) e continua fino alla variante 25, omettendo da 16 a 18, 21 e 24. Il gruppo finale comprende
    variazioni 26 e 28, seguite da un "Allegro finale, Quodlibet e Ripresa" composto dalle ultime due variazioni e dalla ricapitolazione dell'aria di apertura.

    Busoni sceglie di “riportare il tema al suo schema melodico originario, semplificato” e liberato dall'elaborata rete di ornamenti', dando la conclusione "qualcosa di simile a un inno.
    In effetti aumenta il volume del tono complessivo anche se la composizione perde la perfetta simmetria originale.
    Chiyan Wong usa piuttosto il testo originale di questa sezione, ma "lava via gli ornamenti, anche se con" alcuni […] “commenti” contrappuntistici’.

    Nel 1910, durante la seconda delle sue quattro tournée americane, Busoni suonò in Chicago, dove ebbe discussioni sul contrappunto con l'organista, compositore e maestro Bernhard Ziehn (1845–1912) e il suo allievo Wilhelm Middelschulte (1863–1943). Nel suo libro Canonical Studies (1912), Ziehn ha discusso l'inversione simmetrica, per cui il rigore del processo è svolto senza riguardo per il risultato armonico. Sia questa tecnica che le sue idee su come completare il finale de l'Arte della Fuga di Bach avrebbero trovato compimento nella Fantasia contrappuntistica di Busoni.

    L'idea di scrivere un'inversione della variazione 15 (Canone alla quinta) si presentarono a Chiyan come uno studio compositivo suggerito dal concetto teorico di Ziehn. Chiyan conserva il layout trasparente di Busoni, che presenta le tre voci su righi separati. Per effetto dell'inversione, si scambiano le parti esterne: il soprano inizia con un salto di ottava verso l'alto, invece di una discesa di ottava nel basso. Usando la nota RE come uno specchio, la chiave originale e cupa di sol minore viene trasformata in re maggiore.
    Non bastasse tutto questo - cioé trasformare la trasformazione di una delle opere capitali della composizione occidentale - Wong aggiunge come separé una sonatina di Busoni che di fatto è una parafrasi di un corale bachiano riflesso nell'atmosfera natalizia degli appennini italiani ("pifferata").
    Per chiudere con la veemente trascrizione della Ciaccona di Bach dove tutto il "lussurioso" pianismo di Busoni si mette al servizio dell'originale violinistico portandolo a vette prima inaccessibili. Qui in una interpretazione semplicemente abbagliante quanto commovente.
    Un disco bellissimo, discutibile per quanto vogliamo sul piano filologico, di un pianista estremamente audace, per nulla preoccupato dalle critiche che si cala con autorevolezza sacerdotale dalle cime del contrappunto massimo.
    Ascoltatelo : vi sorprenderà.
    Suono nella tradizione Linn, inutile commentarlo. Probabilmente potrebbero dedicarsi del tutto alla musica oramai e smettere di fare apparecchi hifi.
  23. M&M

    Recensioni : Vocale
    L'arpa Barberini, musica per arpa e soprano nell'alto barocco romano
    Margret Koll, arpa
    Roberta Invernizzi, soprano
    Accent 26 febbraio 2016, formato CD
    ***

    l'arpista Margret Koll

    in coppia col soprano Roberta Invernizzi
    Roma è da considerare una culla del barocco italiano almeno al pari di Venezia. Il patronato musicale della nobiltà romana, sia ecclesiale che civile ha dato impulso ad un ciclo di rinnovamento tra il '600 e il primo '700 che vedrà un equivalente solo nella ricca Londra dove alcuni dei protagonisti della scena romana si sposteranno.
    Ma il lustro dell'epoca del Cardinale Francesco Barberini che viveva come un principe circondandosi di talento ha pochi eguali.
    Verso gli anni trenta del seicento (quelli che preludono la discesa dei lanzichenecchi, la peste ed altre tragedie) a Roma vivevano e lavoravano grandi virtuosi come Girolamo Kapsberger, cantavano già grandi castrati, l'organista titolare in San Pietro faceva di nome Girolamo Frescobaldi.
    Barberini collezionava non solo talenti ma anche strumenti straordinario.
    Al di là delle qualità indiscusse delle due soliste di questo disco, ad essere celebrata è l'arpa, gemma della collezione di Palazzo Barberini insieme a svariati clavicembali, viole da gamba e liuti, detta, appunto Arpa Barberini.
    Si tratta di un'opera d'arte sia musicalmente parlando che sul piano strettamente estetico. Impostata su tre linee di corde, può suonare in ogni chiave e rappresenta il testamento della cultura musicale di quell'epoca.
    Lo strumento che suona la Koll in questo disco è una copia conforme, costruita nel 2007, fedele in tutto.

    Il disco celebra allo stesso modo quell'epoca con musiche di Kapsberger, Luigi Rossi, Michi, Quagliati e ovviamente Frescobaldi che il cardinale aveva strappato al precedente servizio dei Medici.
    La voce chiarissima di questa armoniosa arpa, suonata con magistrale leggerezza, fa il perfetto paio con la voce chiara e sincera di Roberta Invernizzi, sempre a suo agio in ogni repertorio barocco italiano.
    Il valore musicale complessivo è elevato, giusto per rimarcare che non si tratta semplicemente di un revival o di una celebrazione.
    Specialmente perchè queste musiche non stanno a repertorio normalmente e perchè, specie di Frescobaldi, conosciamo altro.
    Ma basterà ascoltare "Se l'aura spira" per capire di che cosa sto parlando.
    Registrazione cosi cristallina da abbagliare le orecchie, specie se l'ascoltate con dei buoni pannelli planari.
  24. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Rendez-vous avec Martha Argerich Volume 2
    Avanticlassic 10/11/2021, formato HD, via Qobuz
    ***
    Sono 6 CD per circa sei ore di musica pura.
    L'elenco degli artisti - vecchi amici e nuove leve - è lungo, a testimonianza dell'importanza di questo evento, ovvero il Festival Martha Argerich di Amburgo.
     
    del 2019.
    Anche la lista delle composizioni e degli autori è lunga. Ma tutto sommato incidentale. Non ho idea di come sia stata fatta la scelta dei programmi e come sia stata la distribuzione degli interventi.
    Tutto sommato poco importa.
    Non importa nemmeno se non sempre si tratti di interpretazioni allo stato dell'arte - né sarebbe possibile - ma in ogni momento è possibile sentire il piacere di fare musica.
    "Jouer ensemble" per fare il verso al titolo del cofanetto. Come nei precedenti incontri di Lugano.

     
    La Argerich resta brillante, suoni il Primo concerto di Chaikovsky con Dutoit o il Terzo di Prokofiev con Cambreling.
    O il trio di Mendelssohn con Capucon che fa la prima parte del violino.
    O lei che fa la seconda parte dei raramente eseguiti 6 pezzi per pianoforte a quattro mani Op. 11 di Rachmaninov con la vivace Kathia Buniatishvili.
    E' un bell'ascoltare, scopo ultimo - dopo il suonare - di questo regalo che ci fa Zia Martha.

     
     
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