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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 26/03/2021 in tutte le aree

  1. La storia di Nikon passa attraverso le guerre, purtroppo: quelle nelle quali costruiva materiale ottico da puntamento per la flotta del Sol Levante, quindi sconfitto e piegato, quella di Corea, durante la quale il fotografo americano di Life, David Douglas Duncan scoprì che le ottiche dei suoi colleghi reporter giapponesi e coreani, rendevano meglio delle sue Zeiss. Le caldeggiò a colui che ne divenne poi importatore per gli USA e che contribuì decisamente alla loro diffusione e sviluppo. Io custodisco gelosamente una Nikon S del 1951 e alcuni suoi obiettivi, tra i più comuni ma non per questo meno interessanti: negli anni mi sono spesso procurato anelli adattatori per poterli montare su fotocamere che si prestavano al loro utilizzo, principalmente le mirrorless degli ultimi anni, dotate di strumenti per condurre la messa a fuoco manuale con il riscontro del piano di messa a fuoco, a mio parere assolutamente inutili, se non utilizzati con macchina ed obiettivo posti su treppiede, ad inquadrare soggetti statici, in modo da avere ragione (specie con i wide) della difficoltà di realizzare una messa a fuoco precisa. Il Megadap MTZ-11, distribuito in Italia da Nital oggi mi concede la gioia di trasformare questi obiettivi più anziani di me in autofocus, sfruttando anche la stabilizzazione del corpo macchina, la mia Nikon Z6II del 2020, sulla quale li ho montati oggi per i primi scatti di prova, primaverili. Nikkor-C 3,5cm f/2,5 del 1952, 6 lenti in 4 gruppi, il più luminoso dei wide, fino al f/1,8 nato per la SP a fine '56: questo mio appartiene alla prima serie di produzione. Facile sul Megadap basta settarlo sul segno di infinito e l'escursione dell'adattatore consentirà una semplice messa a fuoco automatica su tutto il range delle distanze brillante e ben saturo in luce anche a TA, da ...evitare di utilizzare in controluce: probabilmente nei suoi 70 anni di età avrà perso il coating originario... Il mio esemplare deve andare a fare un...tagliando, perchè noto un allentamento del gruppo ottico anteriore che potrebbe avere influenza anche sulla nitidezza ai bordi... Nikkor-P.C 8,5cm f/2 del 1953, 5 lenti in 3 gruppi III serie dell'obiettivo originario del 1948, (quello subito adottato da DDD in Corea) Classicamente mediotele da ritratto ambientato, si presta a molti altri usi, grazie alla sua elevata luminosità e nitidezza già a TA, senza eccessivo accenno di vignettatura. eccezionale bokeh, quello che fece innamorare di questo obiettivo tanti fotografi famosi oggi facilitato dal Megadap nella conferma del fuoco a TA e per la eccellente stabilizzazione indotta dal sensore della mia Nikon Z6II E in compagnia di un doppietto acromatico Nikon da 2,9 diottrie... non è fichissimo...?!? Nikkor-Q 13,5cm f/3,5 del 1956, 4 lenti in 3 gruppi, IV serie dal capostipite del 1950 Nikon ha una lunga tradizione su questa lunghezza focale, apparsa fin dalle origini a delimitare il massimo della base telemetrica concessa dalle sue fotocamere, senza dover fare ricorso alle cassette reflex, per mettere a fuoco a mano sui teleobiettivi ulteriori. Questo mio 13,5cm è senza dubbio uno di quelli meno rari e più frequenti da trovare ancora sul mercato dell'usato, cionondimeno è caratterizzato da una validità di progetto, immutata negli anni, che ce lo porta sulle mirrorless attuali, su sensori iper esigenti, a rendere il soggetto ancora ben definito e contrastato, nonostante i lustri trascorsi. Va da sè che la notevole escursione dell'elicoide non permette al Megadap di gestire tutto il range di maf, se non aiutato, portando a mno la ghiera dell'obiettivo vicina al punto di fuoco, che poi il sistema combinato di adattatore e fotocamera, trasformerà in un preciso ed attendibile autofocus: stabilizzato of course !!! Il Megadap funziona con tutti i modi AF, compreso ovviamente l' AF-C: ...anche con obiettivi in età da pensione come questo meraviglioso esemplare... Una bellissima scoperta questo Gabale Megadap MTZ-11 per fornire riviviscenza a progetti ottici ancora interessanti. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  2. Il mio contributo per il Centenario dalla fondazione di Nikon e' gia' online da ben 11 anni ed e' relativo all'Inizio della Storia che la riguarda. Un inizio non facile, perche' si trattava di una riconversione industriale post bellica, di una guerra che il Giappone aveva perso e che lo vedeva paese occupato e smilitarizzato. Una bella storia, di ripresa economica ed industriale che ci ha portato fin qui, nel nuovo secolo del nuovo millennio a parlare ancora di Nikon Kaizen indica il miglioramento continuo nella vita personale, privata, sociale, professionale.Quando e’ applicato al posto di lavoro, kaizen significa miglioramento continuo che coinvolge dirigenti, quadri, operai allo stesso modo.All'interno dell'industria, il kaizen si applica in pratica come risoluzione immediata dei problemi che si presentano.Si deve accertare con sicurezza il luogo, gli oggetti, i contenuti che hanno a che fare con un problema. Si ritiene inopportuno, infatti, fare analisi a tavolino senza osservare come si svolgano i fatti nella realta’.Infine, la continuita’ e’ la principale caratteristica del kaizen che si oppone, in questo modo, al kakushin (innovazione).Da qualsiasi angolazione lo si osservi, e’ questo il concetto-guida che ha portato alla nascita, alla crescita esponenziale ed in tempi recenti anche alla eclissi della prevalenza delle imprese sorte nel secondo dopoguerra del XX secolo in Giappone: da dovunque lo legga, questo concetto, mi suona Nikon! E’ alla fine del 1945 che la societa’ Nippon Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha, che durante il secondo conflitto mondiale era arrivata ad impiegare ben 23000 persone per la costruzione autarchica del vetro ottico necessario alla macchina bellica giapponese, si ritrovo’ in un Giappone occupato dagli americani a dover riconvertire all’industria civile il know-how accumulato, ridimensionata all’estremo, con una forza lavoro di appena 1400 persone.Vennero costituiti all’interno dell’azienda una Commissione ed un Comitato con lo scopo di effettuare dei sondaggi di mercato per definire la possibilite’ di produrre fotocamere e soprattutto per valutare di che tipologia.Le opzioni erano varie ed alcune molto rischiose: l’industria fotografica dell’epoca parlava prevalentemente tedesco ed i modelli obbligati si chiamavano Rolleiflex, Leica, Contax.Superata una prima fase di sperimentazione biottica gia’ nella primavera del 1946 il gruppo di studio guidato da Masahiko Fuketa indirizzato sulle 35mm Leica a vite e Contax, inizia la progettazione di una fotocamera a telemetro e baionetta Contax dall’inconsueto formato di 24x32mm progettato sia per esigenze di risparmio (di spazio e di pellicola) ma anche perche’ proporzionalmente piu’ adatto ai formati in pollici (anglosassoni) della carta da stampa: insomma un perfetto rapporto 4:3 !Gia’ nel settembre del 1946, in anticipo sui tempi preventivati, la preproduzione della nuova fotocamera e’ ultimata, ma una serie di disguidi organizzativi fanno slittare di un anno la fase di produzione in serie, ed e’ cosi’ che nel novembre 1947 vedono la luce i primi prototipi e poi, nel marzo del 1948, che inizia la produzione continuativa del progetto classificato come ’6FB’: Nell'immagine in alto il progetto dell'otturatore a piano focale, mutuato invece che dalla tendina metallica a scorrimento verticale Contax, da quella di tessuto a scorrimento orizzontale della Leica che sembrava offrire maggiori garanzie di uniformita’ di esposizione; gli viene attribuito a questo punto il nome, operando una crasi del nome NIppon Kogaku, evitando il gia’ precedentemente utilizzato nome Nikko in favore del piu’ agile Nikon che suona cosi’ tanto Nippon e, aggiungo, assomiglia cosi’ da vicino al notorio marchio Ikon, proprieta’ della celebre Zeiss, tanto da procurare una serie di fastidi non proprio da poco al momento (successivo) della commercializzazione europea del marchio. Nikon I - 1948 Il risultato e’ quello di un apparecchio a telemetro, strutturato con un otturatore in seta gommata appunto a scorrimento orizzontale e con velocita’ da 1 secondo ad 1/500 piu’ le pose B e T La regolazione dell’otturatore, come sulla totalita’ delle macchine fotografiche dell’epoca, e’ separato in due ghiere concentriche, una dedicata ai tempi veloci, dal 1/500 al 1/20, l’altra in basso, da 1/20 ad 1’’, con un manettino da collimare nel passaggio dai tempi veloci a quelli lenti.Il formato, come detto da 24x32, consente l’effettuazione di 40 pose su di una pellicola 135.Il telemetro a sovrapposizione di immagine ha una base di 60mm (effettiva da 36mm) ed e’ collegato ad un mirino galileiano che copre l’ 85% soltanto del campo inquadrato da un obiettivo di 50mm.Alle due estremita’ del tettuccio della fotocamera i due bottoni zigrinati per l’avvolgimento ed il riavvolgimento della pellicola.Alcuni esemplari (rari e di valore!) della Nikon I vengono realizzati con baionetta a vite 39x1 Leica, ma presto questa soluzione viene abbandonata in favore della meno comune baionetta rapida Contax, per evitare la possibilita’ di usare ottiche non Nikon sulla fotocamera.Non e’ la sola baionetta ad essere copiata dalla Contax II bensi’ tutta la struttura del frontale della Nikon I, ivi compresa la rotellina di messa a fuoco rapida posta a portata di indice destro e la forma stessa della macchina,escluso il tettuccio del tutto ridisegnato, con il pulsante di scatto arretrato (stile Leica), il contapose coassiale alla ghiera di avvolgimento e, decentrata sulla sinistra, la staffa porta accessori (come questo elegante e ricercato mirino folding multiformato). L’obiettivo standard e’ un Nikkor 5cm f/2 a sei lenti ed in montatura rientrante, copia dell’equivalente Sonnar Contax, con il quale la nuova fotocamera arriva a pesare 765 grammi. I primi numeri di serie, identificativi della data di progetto cominciano per 609xx(dove 6 e’ l’ultima cifra dell’anno 1946 e 09 indica il mese di settembre):la prima matricola non prototipo sembra essere la 60922 E’ a questo punto che si innesta la vicenda piu’ interessante della moderna storia della Fotografia che mi ha stimolato a ricercare e a procurarmi le protagoniste di un cantuccio della Storia degli Uomini e delle loro guerre: parlo delle similitudini dettate dall'andamento delle trattative di Pace del secondo dopoguerra che portarono Nikon a costruire una telemetro basata (e molto somigliante) a quella Contax II che era stata la protagonista dell'informazione bellica in mano non soltanto ai tedeschi ma sopratutto all'eccellenza dei reporter alleati, quel Bob Capa che se la porto’ appresso dall'Africa alla Sicilia e fino al D-Day in Normandia e nei giorni della Liberazione di Parigi, ma che per gli eventi connessi all'armistizio e alla spartizione di Berlino, cadde con tutte le maestranze e le officine in mano sovietica e continuo’ ad essere prodotta in Ucraina a Kiev, con le stesse linee di produzione che ne avevano decretato un successo universale in Germania.Tre macchine a telemetro, la Contax prodotta fino alla fine della guerra, la Nikon tra il 1948 ed il 1959, la Kiev fino quasi alla caduta del muro di Berlino, nel 1989, probabilmente il piu’ longevo esempio di imitazione pedissequa di un manufatto... effettivamente ben riuscito, ma non certo benchmark della categoria come invece la coeva Leica a vite.Mi riservo di approfondire nello specifico, avvalendomi dei lavori gia’ pubblicati in proposito da piu’ autorevoli e documentati storici come Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, questa affascinante storia di persone sconosciute le une alle altre, ma accomunate nel progettare e costruire un unico strumento .Nel mio piccolo tentero’ di mostrare come la passione mi abbia condotto, nel cercare di recuperare le vestigia di questo abbastanza recente passato, sebbene cosi’ radicalmente rimosso. Ma agli americani occupanti il Giappone (MIOJ=Made In Occupied Japan compare su molte flange di obiettivi e piastre macchina) non piacque il formato "monco" 24x32 della Nikon I, tanto quanto invece erano piaciuti i grandangolari 2.5, 2.8 e 3.5 alcuni dei quali costruiti anche con montatura a vite 39x1, e sopratutto i medio tele 8.5 e 13.5, quest'ultimo costruito anche con baionetta per reflex Exakta (tutte le lunghezze focali sono ovviamente espresse in cm) e pertanto commissionarono presto una seconda telemetro con lato lungo piu’ vicino possibile al formato Leica :Nikon M - 1949la Nikon M da 24x34 cm di formato, utile compromesso per non gettare alle ortiche il progetto originario, vide la luce nell'ottobre del 1949 e resto’ in produzione pochissimo, fino alla fine dell'anno seguente.Si distingue dalla Nikon I per la lettera "M" anteposta al numero di serie (primo di produzione il M609760): il primo lotto di macchine non ha le prese di sincronizzazione flash S ed F che vengono inserite sul fianco sinistro (prese a banana) a partire dal S/N 6092350 costituendo una variante, detta MS che pero’ non viene mai riportata ufficialmente sul corpo macchina o altrove: ne vengono prodotte in un anno 3300 esemplari, prevalentemente in silver-chrome: alcuni piccoli lotti vengono colorati in nero per le esigenze dei fotografi di guerra americani in Corea. Insomma, nell'arco di appena due anni dalla commercializzazione del modello I, questo ibrido tra una baionetta Contax e un otturatore Leica, fortemente voluto dai reporter di guerra americani, per evitare di dover fare ricorso alle (odiate tedesche) Leica ed Exakta, si avvia a prendere forma di marchio universalmente riconosciuto in forza delle vincenti scelte ingegneristiche e avvantaggiato dall'essere uno dei pochissimi produttori (e fornitori) di vetro ottico di pregio.Sono infatti le ottiche NK a dare la spinta piu’ forte al passo successivo, la produzione in grande serie del modello S del 1950, il piu’ moderno del progetto originario, l'ultimo con l'anomalia del formato limitato a 24x34mm. Nikon S - 1950 La sigla "S" forse indica la sincronizzazione flash ormai di serie su questo modello, con due coppie di prese a banana, contrassegnate da F ed S per Fast e Slow in relazione alle velocita’ di otturazione in uso ed alle conseguenti diverse lampade flash da utilizzare. Il primo numero di serie della Nikon S e’ 6094101 e la produzione di questo modello si protrae per cinque anni, dal gennaio '50 al gennaio '55, con una produzione totale di oltre trentaseimila pezzi, fino alla matricola 6129520, ma essendo passata per numeri anche di otto cifre, fino a 60911215, pur di mantenere il prefisso iniziale 609... continuita’ e miglioramentonella tradizione= kaizen! Tutte le S costruite entro l'8 settembre 1951, data del ritiro delle truppe di occupazione americane, portano la scritta MIOJ (made in occupied Japan) incisa sul fondello, successivamente soltanto Japan o Made in Japan. La gran parte delle S prodotte viene esportata e per questo motivo tale modello ha un valore piuttosto limitato sul mercato collezionistico: pur non essendo stato il modello piu’ prodotto e’ sicuramente risultato il piu’ popolare! Se due persone diedero impulso alla Nikon S esse furono sicuramente David Douglas Duncan, reporter di guerra per la rivista LIFE, il quale gia’ nel Maggio del 1950, dopo aver avuto a disposizione per mezzo di un corrispondente giapponese di LIFE, Miki JUN, dei negativi particolarmente interessanti per incisione e dettaglio, realizzati con il primigenio 8,5cm f/2 decise di provare tale obiettivo ed il 5,0cm f/1,5 sulle proprie Leica ed in un secondo momento, direttamente sulla S, coinvolgendo molti altri colleghi nella felice sperimentazione, fino a creare una linea diretta con la stessa Casa madre alla quale vennero spesso fatte realizzare delle modifiche ad uso e consumo esclusivo dei reporter di LIFE. La seconda persona, chiave del successo commerciale di Nikon, fu l'importatore ufficiale americano, Joe Ehrenreich che succedette nel 1953 alla Nikon Camera Company di San Francisco, impiantando invece la propria sede a New York nella Fifth Avenue (EPOI: Ehrenreich Photo Optical Industries, con un catalogo marchi diviso tra Nikon e nomi come Mamiya, Bronica, Sinar, Broncolor, Durst, Metz, Kindermann, Sigma ed altro).Fu questo imprenditore a decretare il successo commerciale della Nikon S e delle sorelle che la seguirono, fino alle piu’ famose reflex, grazie anche alla vasta serie di contatti con fotografi ed editori, in tutti i settori, dal reportage alla moda.La guerra in Corea duro’ giustappunto nell'arco di tutto il periodo di sviluppo del modello S, fino al 1953, quando i prototipi del modello successivo erano gia’ pronti per essere immessi sul mercato. Il peccato originale si chiamava formato ridotto...!Motivo per cui, la Nikon S, per quanto osannata e benvoluta restava pur sempre "quella" strana telemetro diversa dalle altre...Se poi si voleva proprio paragonarla a Contax che gia’ da anni forniva come prestazione dell'otturatore addirittura il 1/1250, beh... il 1/500 sembrava un po' pochino e se in sovrappiu’ ci si mette Leica che nel 1954 sforna la sua bellissima M3 con leva di carica rapida ed un telemetro ampliato di base, accoppiato a un mirino multifocale che in confronto all'oblo’ della S sembra un televisore... ecco che il prototipo Nikon gia’ pronto nel 1953, viene con qualche indugio modificato e nel dicembre del 1954 viene presentata la:Nikon S2 - 1954 Se per passare dal formato 24x32 della I al 24x34 della M e della S era bastato a M. Fuketa & company eliminare un piolo nell'asse di avvolgimento pellicola lasciando immutato il progetto originario, adesso l'otturatore della S2 viene totalmente rivisto allo scopo di raggiungere i fatidici 24x36mm intanto la velocita’ delle tendine viene portata fino a 16 ms, quindi, per contenere i "rimbalzi" delle tendine accelerate, viene progettato un nuovo freno di tipo a pendolo, che ne smorza le vibrazioni, causando una particolare sonorita’ di questo otturatore.(Pensate che lo stesso tipo di tecnologia e’ stato applicato alla moderna Nikon F5 per lo smorzamento delle vibrazioni dello specchio reflex!)La nuova Nikon adesso pesa meno della precedente S, grazie all'utilizzo di nuove leghe metalliche, nonostante le dimensioni della S2 siano leggermente accresciute rispetto la S.La scala dei tempi (che finalmente arriva al millesimo di secondo) si giova della moderna sequenza geometrica, sempre a due livelli: coi tempi rapidi (1000-500-250-125-60-30) e quelli lenti (15-8-4-2-1) piu’ pose B e T; la velocita’ di sincronizzazione si porta a 1/50" e compare sul fianco sinistro un unico contatto sincro pc standard. Il grande progresso nell'estetica complessiva si nota in relazione all'elegante gradino che divide in due il tettuccio tra la zona di sinistra con la ghiera di aggiustamento dei millisecondi della sincronizzazione flash con la la manovella di riavvolgimento coassiale e quella di destra dedicata ai comandi principali con la ghiera di selezione dei tempi, il pulsante di scatto e, finalmente, la grande novita’ costituita dalla leva di avvolgimento rapido che va a sostituire il pur agevole ruotone zigrinato delle precedenti RF, come da innovazione Leica sulla neonata M3. Altra innovazione sicuramente il mirino, sempre rotondo ma notevolmente piu’ luminoso sia in entrata sia in uscita rispetto a quello della S, purtroppo ancora ottimizzato soltanto per la focale di 50mm, rendendo cosi’ necessario utilizzare mirini esterniIl fattore d'ingrandimento 0,9x lo rende finalmente "lifesize" rispetto al ridotto potere del vecchio mirino della Nikon S. Di Nikon S2 vennero prodotti quasi 57.000 esemplari, a partire dal S/N 6135001 del 10 dicembre 1954 fino al S/N 6198380 del 1958, divenendo pertanto la telemetro Nikon costruita nel maggior numero di esemplari.A partire dal 1956 vengono presentati dei prototipi sui quali viene sperimentato l'impiego di un motore elettrico di avanzamento, anche se tali esemplari non raggiungono mai la produzione di serie.Al contempo viene sviluppato il progetto ottico che porterà alla luce quella meraviglia ottica che e’ il 5cm f/1.1 ... ci si prepara ad ulteriori novita’... qui dentro...ecco dove Nippon Kogaku conserva tre anni di attivita’ progettuale indirizzata fin dall'inizio del 1955 contemporaneamente su due fronti:-migliorare la S2 (impresa possibile)-innovare il sistema a telemetro (kaizen!) Ma in che modo si puo’ migliorare la S2 ?Guardando la concorrenza si puo’ obiettare che il mirino multifocale sarebbe una risposta utile al lavoro dei professionisti che devono cambiare spesso ottica sulla propria macchina, che la predisposizione al collegamento di un motore elettrico sarebbe un plus gradito a chi scatta parecchio, che inserire finalmente un autoscatto porterebbe all'acquisto molti fotoamatori, che rinnovare un'estetica "old style" alle soglie degli anni '60 parrebbe anche un buon marketing. E' per questo che da quella scatola con la scritta dorata balza fuori per prima la telemetro per i professionisti,la Nikon SP - 1957SP come S Professional, dotata di quanto auspicato prima e di molto di piu’, giacche’ con essa si gettano i ponti che porteranno solo due anni piu’ tardi alla commercializzazione della seconda parte del progetto iniziale, la reflex che spazzera’ di un sol colpo il mercato da tutte le telemetro ancora presenti (tranne una...), la Nikon F, strutturalmente identica a questa stupenda SP che non sostituisce ma affianca soltanto la S2, definendo per la prima volta in casa Nikon una bipartizione di utenza di destinazione: la Nikon SP e’ un prodotto di nicchia! Possiede un otturatore a scorrimento orizzontale prima con tendine di stoffa gommata, poi, a partire dal maggio 1959, in titanio; ha una velocita’ di traslazione delle tendine leggermente diminuita rispetto la S2 per ridurre i rischi di disuniformita’ di esposizione, un selettore delle velocita’ non piu’ sdoppiato, che finalmente non ruota durante lo scatto, una sincronizzazione flash fino al 1/60" una scala cromatica identificativa dei tempi di scatto, anche in bassa luce, grazie alla vernice verde fluorescente,ed un'estetica da urlo... che ne fa a parer mio la piu’ bella rangefinder camera mai costruita da chicchessia (parola di RFSP)! La grande innovazione e’ costituita dall'enorme mirino multifocale provvisto di selettore sul tettuccio per le focali 5 8,5 10,5 e 13,5 cm che si sovrappongono nel mirino le une alle altre, fino alla 13,5 con la quale compaiono contemporaneamente tutte e quattro All'interno della montatura unica del mirino, una seconda finestra provvede a mostrare l'inquadratura per il 2,8cm e la cornice del 3,5cm Anche la SP possiede un unico contatto sincro standard selezionabile tra X ed FP, ma a differenza della S2 possiede anche un sincro diretto sulla staffa portaaccessori Il contapose e’ adesso ad azzeramento automatico e rende possibile preselezionare rulli da 20 o 36 pose.Il frontale della macchina, completamente ridisegnato, ha costretto a decentrare il marchio e pur misurando in larghezza e profondita’ gli stessi 136mm per 43,5 della S2 adesso l'altezza e’ aumentata di poco, fino a 81mm. Le rifiniture in nero aumentano, fino a colorarne la corona esterna alla baionetta di innesto ottiche, il peso arriva a 720 grammi col 5cm f/1.4 montato. Altra innovazione non da poco, la predisposizione all'attacco del motore S36, alimentato da sei batterie da 1,5V contenute in un portabatteria separato, capace della bellezza di tre scatti al secondo con velocita’ di otturazione superiore al 1/30": da solo costava 50.000 yen da aggiungersi ai 98.000 che servivano per SP con 5cm f/1.4 La Nikon SP e’ la macchina a telemetro con la quale NK raggiunge l'apice del successo come oggetto tecnologico nella sua categoria, ma con la quale al tempo stesso gli uomini di Nippon Kogaku si rendono conto che a causa delle insormontabili difficolta’ ingenerate specie con i teleobiettivi piu’ lunghi della base telemetrica disponibile, l'era di questi apparecchi e’ rapidamente trascorsa ed e’ giunta l'ora di pensare allo sviluppo del progetto temporaneamente accantonato ma che vedra’ nella reflex F l'apoteosi della Casa di Tokio.Viene costruita in tutto in appena 22.000 esemplari a partire dal 19 settembre 1957 (S/N 6200001) per concludersi a giugno 1960 col ne’ 6232150. Nel gennaio 2005 Nikon annuncia una produzione limitata di 2500 Nikon SP riedite col Nikkor 35mm f/1.8: Ma non parliamo del prezzo, per favore... E' soltanto nel 1958 che la Nikon decide di dare una rinverdita al progetto(vincente) della S2.Il risultato e’ quello di una macchina che si affianca alla SP, portando avanti lo stesso tipo di produzione differenziata in funzione del target di clientela, secondo lo stesso presupposto che negli anni successivi vedre’ nascere le Nikkormat accanto alle Nikon F ed F2, le FM e le FE accanto alla F3 e cosi’ via. Nikon S3 - 1958 Il risultato e’ quello di una macchina che nasce attorno allo stesso otturatore della SP, lo stesso selettore dei tempi e leva di autoscatto, nonche’ le stesse predisposizioni per il collegamento col flash e con i motori elettrici.L'unica differenza degna di nota e’ contraddistinta dal mirino (fiore all'occhiello della SP), che nella S3 offre un rapporto di ingrandimento 1:1, e’ molto luminoso e copre quasi l'intero campo inquadrato da un obiettivo da 3,5cm: le uniche tre cornici ppresenti sono appunto quella per il 3,5 e quelle per il 5 ed il 10,5 cm.La finestra anteriore del mirino e’ diversa da quella della SP e consente di riallineare al centro il marchio NikonAnche peso e dimensioni sono del tutto paragonabili a quelle della SP (peraltro quasi indistinguibile anche dalla S2) Ovviamente sul tettuccio della S3 manca la ghiera di variazione delle cornici luminose che qui sono fisse nell'unico mirino. I prezzi sono analoghi a quello della S2 prima che venisse messa fuori produzione, quindi intorno agli 86.000yen col 5cm f/1.4 al momento della sua uscita sul mercato.Viene costruita in poco piu’ di 14.000 esemplari a partire dal marzo 1958 col S/N 6300001 fino al marzo 1961 quando, in conseguenza del forte successo di vendite della reflex Nikon F, la S3 viene bruscamente messa fuori produzione. Proprio a causa di questa politica commerciale, volta a favorire il lancio della reflex F, nel marzo del 1959 viene affiancato alla Nikon S3 un ulteriore semplificazione del concetto: Nikon S4 - 1959 in sostanza una S3 senza la leva dell'autoscatto, il contapose automatico, la predisposizione per il motore e la cornice per il 3,5cm... un salto nel passato per diminuire fino a 52.000yen il prezzo di vendita col 5cm f/2Purtroppo la concomitanza del lancio della Nikon F fa rifiutare al magnate Ehrenreich di importare negli USA la S4, decretandone anzitempo il suo avvenire, che si concretizza mestamente in appena seimila esemplari costruiti, tutti cromati, a partire dal S/N 650001 Bisogna ovviamente citare anche la versione speciale della S3 del 1960, modificata per ottenere su rullino standard 72 pose, con un formato da 17,5x24mm molto simile all'APS-C di molte reflex digitali dei giorni nostri... se non fosse per l'orientamento verticale del fotogramma! Nikon S3M - 1960 Tale macchina nasce per assecondare le esigenze dei fotografi sportivi al fine di ottenere un numero maggiore di scatti in sequenza rispetto quelli ordinarii.Le caratteristiche complementari di questa ultima telemetro Nikon sono assolutamente identiche a quelle della S3, mirino e cornicette comprese.Della S3M vengono pero’ costruiti appena duecento esemplari a partire dal S/N 660001 Ringraziamenti e citazioni: alla pazienza e conoscenza di storici della fotografia moderna quali Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, le cui opere mi hanno guidato ed ispirato nella realizzazione di queste pagine. Insieme alla copiosa quantita’ di immagini per le quali ho attinto avidamente a siti basilari per la conoscenza di queste tematiche quali: Nikon Corporation (jp) mir.com Nikon Historical Society Stephen Gandy 's CameraQuest che se non ci fossero.... dovrebbero inventarli! e ci piacerebbe un giorno lo dicessero di NOI Max Aquila (RFSP) per Nikonland 2006 (C)
    4 punti
  3. Ci sono pomeriggi in cui il lago è così placido, immobile, silenzioso che sembra incantato. 1. Il sole al tramonto colora tutto di arancio, totale assenza di vento, neanche un'onda che increspa l'acqua, nessun rumore che possa turbare quello che sembra un mondo sospeso, un paesaggio irreale, quasi fiabesco. 2. 3. Nell'aria solo qualche lontano starnazzare di anatre, il garrito di un gabbiano che vola solitario e poi di nuovo il silenzio, mentre il sole si corica sull'orizzonte e la luce si fa via via più tenue. 4. 5. Due pescatori gettano le reti, e il piccolo motore del loro barchino risuona appena nell'aria per poi perdersi di nuovo nella quiete del grande lago adesso quasi addormentato. 6. Buon riposo, Trasimeno.
    1 punto
  4. Se vi trovate in provincia di Treviso dalle parti di Refrontolo, non potete non visitare uno dei luoghi più suggestivi della Marca Trevigiana: il Molinetto della Croda. Si tratta di un antico mulino, risalente al 1630 ubicato nella valle del Lierza. Stiamo parlando di un edificio rurale in mattoni e legno, addossato alla roccia ai piedi di una cascata alta 12 metri le cui acque permettevano il movimento della ruota di legno collegata alla macina. Proprio alle acque del Lierza sono legate alcune delle difficoltà della vita in questo luogo: spesso erano insufficienti per macinare con costanza e profitto o, al contrario, potevano diventare eccessivamente abbondanti impedendo comunque il lavoro del mugnaio, fino a danneggiare sia la ruota che le parti esterne del mulino. Rimasto in attività fino al 1953, a causa del cambio delle abitudini alimentari della popolazione che iniziò a preferire il pane alla polenta, è stato poi dismesso ed è rimasto in stato di abbandono fino a fine secolo quando il Comune ne ha acquistato la proprietà ed ha provveduto ad un accurato restauro, trasformandolo in un museo. Oltre ad essere museo della molitura, l’edificio ospita periodicamente mostre prevalentemente etnografiche sulla cultura popolare della Marca e del Veneto. Nel corso del restauro sono stati ricostruiti fedelmente sia gli ingranaggi che la grande ruota in legno. All’interno dell’edificio è possibile vedere l’impianto funzionante con la macina e le stanze dell’abitazione occupata dalle famiglie che nel corso del tempo lo hanno gestito. La camera da letto, trovandosi sopra alla stalla, era l’unica stanza riscaldata grazie al calore degli animali; ma era anche quella più malsana per il fatto che il muro posteriore era sempre umido se non addirittura bagnato e il soffitto presentava spifferi e pertugi. La stanza ospitava quattro letti ma ogni tanto poteva aggiungersi qualche parente. Raggiunto il piano più alto, uscendo dal retro, si può arrivare alla sommità della cascata. Molte sono le opere pittoriche realizzate da artisti veneti rimasti affascinati da questo luogo e anche il cinema lo ha utilizzato come scenario. Ricordiamo il film Mogliamante, con Marcello Mastroianni e Laura Antonelli, girato nel periodo di abbandono della struttura. In quell’occasione furono ambientate alcune scene all’interno del molinetto trasformato in locanda. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da: Molinetto della Croda - Wikipedia Molinetto della Croda a Refrontolo, (magicoveneto.it) alla scoperta del molinetto della croda e dei suoi colli Eventi a Treviso (trevisotoday.it) Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con in breve filmato montato da me (è uno dei primi che faccio per cui la qualità è quella che è...) Al prossimo articolo! ciao! PhotographyWord
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  5. Ma si Gabriele, in linea di principio siamo tutti d'accordo che non è giusto fare la guerra, si devono gettare i rifiuti nei cestini, attenti alla raccolta differenziata, non lasciar scorrere inutilmente l'acqua del rubinetto e non sprecare benzina se non é necessario. Ma di fronte ad una offerta così, perchè c'è disponibilità, come si finisce dalla parte del torto ? dovremmo educare la ragazza che queste cose non si fanno, non si propongono nemmeno e non farle assolutamente ? E un master non dovrebbe in nessun caso far entrare - anche implicitamente - temi "sensuali" in un workshop, ovvero tutti a fotografare statue di marmo forzatamente asessuate ? Ti immagini la corsa a prenotarsi ad un master di riproduzione di manichini ? Guai a fotografare una maggiorata perchè già quella, anche vestita, potrebbe fare indignare più di un parrocchiano. E una ragazza che si succhia il pollice ? Ahiahiahi ! Nell'articolo se ne fa una questione di educazione, da parte di fotografi affermati che, pur di vendere, venderebbero la merce non loro, in modo da attrarre fotografi arrapati. Praticamente dei ... sensali. E insomma ! A me è capitato di vedere uno che non si comportava come si deve e dargli il cartellino rosso, invitandolo cortesemente a prendere la via della fuga. Chiaramente, sono d'accordo con quanto hai scritto, voglio solo dire che è facile dire cose apparentemente condivisibili su una cosa che facilmente non ti interessa : io potrei parlare male per anni della caccia e di tutte le sue implicazioni. Ma perché dovrei ?
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  6. Ho letto il pezzo, e ho avuto l'impressione che se pur finisca nel solito perbenismo, la partenza è per me condivisibile. L'autore si lamenta di come venga proposto un workshop, facendo leva più sull'aspetto erotico/sensuale che su quello didattico. Che poi, per carità, sappiamo tutti che è quello che tira. Nel tempo mi sono reso conto di come nell'ambiente della fotografia amatoriale/semiprofessionale in Italia ci siano tanti di quegli scappati di casa da far venir voglia di andare a fotografare i pali della luce. Senza piaggerie, un professionista come Rossano è più unico che raro, e lo dico perché sono passato anche da workshop di fotografi che passavano per il top ma francamente ho pensato "questo è più maiale di me" (ed è un bel dire, credetemi ). Io confesso che ho smesso da tempo di farmi domande sull'arte e i massimi sistemi quando fotografo le modelle, tendo a fare quello che mi piace (se la modella è d'accordo) e bon. Anzi, sono ancora un po' frenato perché mi è capitato quello che è successo a te Mauro, e cioè che modelle che viste su internet in determinati servizi poi con me si sono rifiutate. Vedi la russa stronza col marito, per dirne una, che si è rifiutata di fare un banale nudo integrale. Per me l'importante è avere patti chiari all'inizio, stabilire i confini della prestazione ed il conseguente compenso, in questo modo nessuno può poi lamentarsi. Riguardo ad altre questioni sollevate che mi vengono in mente, devo dire che io un po' di emotività negli shooting ce la metto. Se percepisco che la modella vorrebbe essere da tutt'altra parte, un po' mi smonto. Se invece sento che c'è un po' di feeling (che poi magari non è vero, è solo una mia impressione), allora mi sembra anche di fare foto migliori. Ammiro Mauro quando dice A me qualche volta è successo, credo sia umano. Così come credo di essermi comportato in maniera impeccabile nonostante questo, e non penso che Ross abbia mai ricevuto lamentele dalle modelle nei miei confronti. Una volta, sempre tramite Ross, ho fatto uno shooting erotico, e non mi sembra di aver maltrattato la modella, né di averla sminuita come donna. Eravamo d'accordo sia come tema che come compenso, e di conseguenza sapevamo tutti e due cosa stavamo facendo. Anzi, se proprio vogliamo, quello più a disagio ero io, dato che era la prima volta. Prima volta che poi è restata l'unica, ha lasciato un po' il tempo che ha trovato. La modella è un fornitore, io un cliente: ci si accorda e si lavora. Nessuno è obbligato a fare alcunché, quindi i discorsi di pruderie americana mi rimbalzano abbastanza. Bon, altro a seguire quando riorganizzo le idee.
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  7. Si, identica ma aggiornata nella capacità e nella possibilità di ricarica via USB. In modo del tutto analogo a quanto successo con le Z5-Z6-Z7 e la EN-EL15c. Rispetto a quella, la EN-EL18 ha 3 elementi da 3.6 V anziché 2 e quindi la tensione passa da 7.2 V a 10.8 V a tutto vantaggio della potenza installata.
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  8. Càspita che forza che ha questa immagine. Potrei consigliarla al mio collega da mettere nella la sua presentazione. Per la mia sono troppo giovani, hanno senz'altro meno di trenta...mila anni! La tua lettura è molto interessante, profonda, una locandina, anzi un manifesto, molto bello verrebbe combinando la foto proposta da Toni (aborigeno più cranio) per la mia parte con la tua idea di mettere personaggi "veri" delle varie etnie per la parte di genetica. Come ho scritto a Toni, qualcosa del genere sarebbe da tenere presente in caso di una conferenza aperta. Come ho scritto nel messaggio originale, la locandina è già stata fatta, il mio post è una specie di sondaggio di opinione su come avreste fatto voi e si sta rivelando interessantissimo. Non sono sicuro di capire cosa intendi per "distribuzione", la locandina, quella già fatta, la distribuisce la direzione del Liceo, ma posso darti un pdf se ti interessa. Le conferenze invece sono riservate agli studenti del Liceo che le ha chieste, non so se ci sarà uno streaming per via che ci sono dei minori che intervengono. Nel caso ti so dire.
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  9. Nikon viene da lontano e i suoi obiettivi di allora, continuano ad esprimersi ancora oggi
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  10. Formato già presente peraltro nell'ampia scelta consentita dalle Sigma SD Quattro /H Non demordo nel sostenere che Yamaki sia rimasto vittima della sua stessa ambizione: Prima gli stava stretta la Sigma di suo padre e l'ha trasformata in un laboratorio di idee. Poi ha creduto che gli utenti di quella baionetta in consorzio, potessero aver bisogno di lui, mentre: Leica sente solo Leitz... + Panasonic...chi fa da sé fa per tre... = Yamaki al palo!
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  11. Questi invece "dovrebbero" essere dati ufficiali perchè arrivano dall'associazione dei produttori di fotocamere giapponesi e riguardano l'intera produzione del 2020 : Canon : 1.050.000 mirrorless e 1.710.000 reflex = 2.760.000 pezzi Sony : 1.150.000 mirrorless Nikon : 250.000 mirrorless e 650.000 reflex = 900.000 pezzi nel complesso la produzione di mirrorless è scesa del 25,9% mentre quella di reflex del 47.3% Resta la composizione interna che per Canon e Sony vede ai primi posti mirrorless APS-C di modelli precedenti all'ultimo (M50 per Canon e a6400 + a6100 per Sony) mentre per le reflex i modelli più venduti sono le varie Canon EOS Kiss APS-C e le D3x00 e D5x00 per Nikon. Restando alle mirrorless, con questi numeri e visto il mix di prezzo unitario, Nikon dovrebbe avere una quota di mercato di circa il 5% in volume e del 10% in valore.
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  12. Definita la Nikon Z9, io sogno per la Z8 due tagli diversi, come a suo tempo pensavo avrebbero fatto bene per la macchina che è diventata poi la D850. una Z8 con lo stesso sensore della Z9 ~45 megapixel (e l'8K), da 20 scatti al secondo nel 2022, molto costosa ma a prezzo "umano" una Z8x con un sensore ad alta risoluzione ~96 megapixel (e il 12K) da 10 scatti al secondo, nel 2023-2024, di prezzo "inavvicinabile" per le persone sensate sotto la Z6 III che prenderebbe un sensore da 45 mpx aggiornato non stacked e un processore finalmente all'altezza. Z5 II con il vecchio sensore della Z6 II (se ne avanzano).
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  13. Grazie Alberto, mi hai fatto tornare per qualche attimo ad alcuni anni fà, quando andare per mulini era la mia occupazione , a torto o a ragione abituale.. ora, non sarebbe nemmeno pensabile.. ma gli scatti fatti restano, e i momenti si possono ricordare ed anche rivivere.. in queste attuali " nostre prigioni "
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  14. Da Photorumors.com La prossima fotocamera mirrorless RF ad alta risoluzione di Canon potrebbe superare i 100 MP "A quanto pare, l'obiettivo ora è quello di essere a nord di 100 mp, per fornire una separazione ancora maggiore tra i 45 mp di EOS R5 e il nuovo sensore ad alta risoluzione. La stessa fonte afferma anche che non sarà semplicemente un corpo EOS R5 con un sensore a risoluzione più elevata, ma una fotocamera orientata ai fotografi di paesaggi e in studio ". parliamo della futura Canon ad alta risoluzione. Quindi 45 mpx é la base, 100 mpx, la macchina da studio/paesaggio. La competizione sta su questi livelli.
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  15. come descritto da Max Aquila qui : è un attimo rendere autofocus un obiettivo che ha poco meno della mia età. E riprendere con quello un ritratto fatto oltre 10 anni fa con un Nikkor 135/2 DC che poi tanto più veloce e preciso di autofocus non era ... Il mio Megadap MTZ11 è distribuito da Nital : che è stata così gentile da inviarmi il primo esemplare arrivato in Italia. Gli altri li trovate in negozio Lo scatto è stato fatto a mano libera in luce ambiente, in modalità autofocus con riconoscimento di volto e occhio in modalità continua. A tutta apertura e ad ISO 100, scattando ad un tempo di 1/40'' approfittando della stabilizzazione offerta dalla Z6 II anche ad un coso concepito quando la stabilizzazione l'avevano solo i sottomarini e gli aerei stratosferici e l'autofocus ... una parolaccia !
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  16. Questo poi, è ancora più vecchio di entrambi... Roba da matti, un obiettivo del 1957 nato per una senzaspecchio della Guerra di Corea, diventa AF e stabilizzato sulla mia Z6II
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  17. "SIGMA fp L utilizza uno speciale sensore di tipo pixel effettivo da 60,75 megapixel denominato IMX513BQR di Sony-Semiconductor per sostituire il sensore instabile Foveon X3. nella modalità di output da 30 megapixel, i pixel possono essere completamente campionati, il che gli conferisce la stessa qualità dell'immagine del Foveon X3. in modalità 120 megapixel, fp L fornisce la massima risoluzione nel mondo dello scatto singolo a pieno formato. Il nuovo sensore CMOS di sigma fp L ha un CFA come il Super CCD di fujifilm. Sigma ottiene un sensore BSI senza LPF full frame personalizzato da 61 megapixel con pixel a zig-zag e array di filtri a colori bayer ruotati di 45 °, il cui design pixel si basa sulla serie Exmor R 3.76um più popolare di Sony-semi. Questo speciale array di pixel era chiamato "Q67" o "ClearVid" nel discorso di Sony, è stato utilizzato nella telecamera cinematografica F65RS. Questo sensore di pixel a zig-zag da 61 megapixel può emettere un'immagine del canale verde da 30 megapixel senza alcuna interpolazione e colorare l'immagine come il Foveon X3 Quattro. Quindi può essere la versione piatta di Foveon X3, ma salva l'ISO alto. Inoltre, questo sensore personalizzato utilizza lo stesso filtro colore del PhaseONE IQ3 100MP Trichromatic. Ha la migliore riproduzione dei colori anche migliore del vecchio Foveon X3." Ricordo ai puristi del sensore Foveon, che lo stesso sensore Foveon X3 Quattro non è a tutti gli effetti un tri-strato perfetto come i precedenti, perchè lo strato verde è completo, mentre gli altri due colori lo sono parzialmente e c'è una parziale interpolazione di dati per ottenere l'immagine a colori finale.
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  18. Vi ho seguito fino a qui con una certa diffidenza... ma come ho già scritto, la zona rossa aiuta a smontare i pregiudizi. Il file è da Z6II, con 70-200/2.8FL@160mm 1/1000 f2.8 400ISO Ingranditi tutti quanti a 12.096x8048, cioè 4 volte e quindi da 24mpix a 96mpix. O, se preferiamo, parliamo di vedere i pixel reali di una stampa lunga un poco più di un metro. Questo è quello che, da solo, Capture One 21 è capace di fare con il suo motore di ingrandimento per la stampa (non ho idea di quale algoritmo usi). Questo l'ho ottenuto convertendo in tiff il file, sempre con C1, e facendo l'ingrandimento agli stessi 12.096x8048 pixel con ON1 Resize 2017, il SW che uso per casi come questi. E questo è quello che Camera Raw 13.2 ha fatto da solo La differenza di risultato è tanto evidente che non occorre commentare, credo. Per dimensionarla in termini numerici posso dire che questi file, ritagliati alle stesse dimensioni di 1000x1000 e convertiti in jpg compresso 90 hanno rispettivamente queste dimensioni: 286KB, 321KB, 341KB. Altro aspetto interessante? Il file di CaptureOne è sviluppato con il profilo prostandard, quello di Camera Raw con il Camera Standard.
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  19. Ieri è bruciato un reparto dello stabilimento Renesas dove si fanno i wafer da 300mm con cui si producono microchip per tutto il mondo. Fa il paio con l'incendio di due mesi fa. Con le fonderie del Texas bloccate dalle tormente di neve. E con la portacontainer grossa come una portaerei che si è arenata ai bordi del Canale di Suez bloccando tutto il traffico merci intercontinentale. Se tra qualche giorno succede qualche cosa al Porto di Rotterdam comincio a preoccuparmi sul serio che ci sia dietro qualche cosa di più delle coincidenze ma un piano per sovvertire l'ordine europeo. In ogni caso aspettiamoci penuria di tutto e prezzi in crescita su praticamente ogni genere che impieghi un chip elettronico al suo interno.
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  20. La fate facile voi : quello ci sta rimettendo la salute !
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