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  1. Le piccole, deliziose Licenidi sono per me tra i soggetti più difficili da riprendere bene. Piccole come sono sei costretto ad avvicinarti ed è difficilissimo avere a fuoco sia il corpo che tutte e due le ali (intendo il paio anteriore e quello posteriore). Vivaci già di loro se ti avvicini troppo o fai cadere un po' d'ombra si involano. Insomma ho sempre fatto fatica a fotografarle. Oggi mi sono messo di impegno, con il 105 mi dovevo avvicinare troppo, per cui ho fotografato con il 300mm f4 PF su D500 e il Tc 14 E III, poi ho provato anche con un tubo Neewer di media lunghezza (2cm circa), in grado di mantenere af e esposzione, ma togliendo il TC se no il tutto impazziva. Il rapporto di riproduzione è circa lo stesso come vedrete, quello che cambia è la gestione della luce (ero in Auto ISO). Non ho ritagliato l'immagine per far vedere l'effettivo rapporto di riproduzione si Nikon D500. Entrambe ad F14 e 1/1000s . 300mm più TC 14 EIII, 300mm + tubo da 21mm. Con il tubo da 36mm avrei potuto ingrandire di più ma a prezzo di perdere altri stop di luce.
  2. Nello scorso articolo avevo illustrato l'uso della lente addizionale SIGMA AML da 1,5 diottrie, del tutto paragonabile alla Nikon 5T, ed avevo concluso che le lenti addizionali rendevano al meglio ed erano più versatili con gli zoom medio tele come il 70-300mm af P. All'epoca, John Shaw nella sua "Guida pratica alla Macrofotografia" (Editrice Reflex) suggeriva infatti di usare la Nikon 5T con l'80-200 f4 AiS. Quelli erano i tempi in cui gli zoom di qualità più diffusi avevano apertura massima f4 e diametro filtri da 62mm. Oggi quasi tutti usano invece zoom di apertura f2.8 e diametro filtri da 77mm. Esistono lenti di potenza non esagerata con quel diametro, che abbiano anche buona qualità? Certo ma bisogna affidarsi ad altre marche, esattamente a Canon che produce un'ottima lente addizionale acromatica (a due elementi) la Canon 500D, che viene proposta con diversi diametri fra cui anche 77mm. Massimo Vignoli mi ha gentilmente prestato la sua Canon 500D per farne un breve test. Io non ho uno zoom 70-200 f2.8 (che sarebbe la morte sua), per cui l'ho provata sul Nikon 300mm f4 Pf che comunque rimane entro il range di utilizzo suggerito (Canon garantisce una buona resa dai 70mm fino ai 300mm). Come è fatta e come funziona. La 500D di diametro 77mm è piuttosto costosa, ma è fatta bene. La costruzione è impeccabile, solido metallo e vetro. E' una lente da due diottrie quindi intermedia fra la Nikon 5T (1,5 diottrie) e la 6T o le Marumi 330 (3 diottrie). questo significa che la sua distanza massima di messa a fuoco (cioè con obiettivo ad infinito) è pari a 50cm (si calcola così: distanza max di messa a fuoco in mm = 1000/n. diottrie). Come tutte le lenti addizionali il suo rapporto di riproduzione è tanto maggiore quanto maggiore è la focale dell'obiettivo su cui viene montata (ci sono varie formule, la più semplice è Ingrandimento= n. diottrie x lunghezza focale obiettivo in metri) per un 300 mm si ha quindi Ingrandimento=2x0.3=0.6 ossia poco più di 1:2 a 50cm dalla lente frontale, non dal sensore. Questo con l'obiettivo ad infinito. alla minima distanza di messa a fuoco si hanno ingrandimenti ancora più spinti. Le foto che seguono sono state scattate con la Nikon D500 che ha un sensore APS-C quindi il "ritaglio" porta ad inquadratura pari quasi ad un rapporto di riproduzione di 1:1 (0,9). Niente male. Copertura d'immagine del 300mm f4 P alla minima distanza di messa a fuoco, sensore APS-C Copertura d'immagine del 300mm f4 P, messa a fuoco ad infinito con la lente Canon 500D, sensore APS-C. Copertura d'immagine del 300mm f4 P alla minima distanza di messa a fuoco con la lente Canon 500D, sensore APS-C. Sul campo. Versione breve: si possono ottenere risultati molto buoni, ma non è semplice. Vediamo perchè. Occorre scattare a diaframma chiuso almeno ad f8 sia per avere un minimo di profondità di campo che soprattutto perchè a f4-5.6 la resa è eccessivamente morbida e a questo si aggiunge che ogni minima imprecisione della messa a fuoco viene amplificata. Il range di messa a fuoco è estremamente limitato. Si va da 50cm a circa 35cm dalla lente frontale. quindi non si ha molto spazio di manovra per aggiustare il fuoco e regolare l'ingrandimento.. Questo per me è il problema maggiore, specialmente con un 300mm fisso, con uno zoom sicuramente si avrebbe più agio di gestire l'inquadratura. Spiego meglio: con il 300mm si ha un rapporto di ingrandimento poco variabile, con uno zoom invece pur rimanendo alla stessa distanza si ha la possibilità di variare molto l'ingrandimento variando la focale, con un 70-200 si andrebbe da 1:7 a oltre 1:2. Con un po' di impegno però i risultati si avvicinano a quelli di un vero macro. Come ho già scritto sopra un sensore APS-C la copertura di immagine è pienamente paragonabile a quella degli obiettivi macro. Le foto sono state scattate a diaframmi fra f8 e f16. Queste Licenidi sono lunghe da due a tre centimetri. Ape su fiore Crop 100% l'immagine è stirata dal browser se cliccate sopra e la aprite sarà più nitida. Soffre anche via di un po' di rumore dovuto agli ISO elevati, ma si vedono gli ommatidi (le cellette degli occhi composti). Crop 100%, vale il discorso precedente, cliccateci sopra per aprirla. Come vedete, la nitidezza può essere sorprendente. Conclusione: La Canon 500D è una buona opzione per uscite come un' escursione in montagna, in cui ci si porta ad esempio un teleobiettivo lungo per la fauna ed uno zoom 70-200 f2.8 per le foto ambientate, ma si vuole ugualmente essere in grado di poter riprendere anche un soggetto da vera macrofotografia se capitasse l'occasione, senza doversi sobbarcare il peso di un altro obbiettivo, semplicemente trasformando il 70-200 in un macro tramite un aggiuntivo che pesa ed ingombra poco più di un filtro. Per la fotografia ravvicinata (al di sotto di 1:3) oppure per uscite dedicate alla macrofotografia, invece ci sono soluzioni migliori. Grazie a Massimo Vignoli per avermi prestato la sua lente per il test.
  3. Nuova puntata della miniserie sulla fotografia ravvicinata con il 300mm. Se il rapporto di riproduzione del solo 300mm f4 non basta (che sia l'AFS o il nuovo Pf è lo stesso) come conviene aumentarlo? TC 14 o tubo di prolunga? Che differenza c'è? Cosa conviene? Per raccontarvelo mi sono fatto prestare un set di tubi cinesi compatibili digitali, di quelli senza marca (o meglio venduti sotto moltissime marche, Neewer, Viltrox etc.), dal costo irrisorio (dai 30 ai 40 euro su Amazon a seconda della marca e del rivenditore). In pratica una versione più spartana dei Kenko Af DGX Pro ecc. Nonostante i tubi avessero un aspetto "cheap", con il 300mm f4 Pf funzionavano sorprendentemente bene sia l'autofocus che la trasmissione dei diaframmi , solo il Vr produceva ronzii preoccupanti e saltellava, per cui l'ho disattivato. Il 300mm f4 Af ED PF e "il" tubo. Ho confrontato l'ingrandimento ottenibile con il 300mm accoppiato con il tubo più lungo, quello da 36mm, rispetto a quello che si può ottenere con il 300mm più il TC 14. Montando tutti i tubi si potrebbero ovviamente ottenere ingrandimenti notevoli, ma a mio parere l'accrocchio diventa poco pratico, più complesso da gestire per via della perdita di f/stop di luce e della solidità dell'insieme. Con la combinazione 300mm più tubo da 36 mm si può ottenere un maggiore ingrandimento rispetto al 300mm più TC14, mentre la perdita di luminosità all'atto pratico è la stessa. 300mm più TC14 alla minima distanza di messa a fuoco (1,5m) 300mm più tubo da 36mm si arriva a 1m circa dal soggetto. NOTA: montando un tubo di prolunga si ha un ingrandimento maggiore che con il solo obiettivo anche senza avvicinarsi al soggetto, perchè la messa a fuoco sarà su distanze lunghe e quindi la riduzione della focale effettiva sarà minore (per capirci il 300mm f4 pf è un 220-230mm alla minima distanza di messa a fuoco, 1,4m, montando il tubo di prolunga, la ghiera di messa a fuoco andrà a posizionarsi a distanze maggiori, es 6m, mantenendo perciò una focale più vicina a quella effettiva). Questo l'ho spiegato bene in un mio vecchio articolo . Svantaggi della combinazione 300mm più tubo da 36mm rispetto al 300mm più TC14: Perdita della continuità di messa a fuoco. Montando il tubo si perde la possibilità di mettere a fuoco alle lunghe distanze. Con il Tc14 invece no. Non è un grosso problema, se si sta facendo prevalentemente fotografia ravvicinata, ma va tenuto presente. La gestione del flash è più complessa in quanto le distanze non sono quelle sulla ghiera di messa a fuoco quindi la trasmissione dati è erronea (i Kenko infatti evitano di trasmettere i dati sulla distanza di messa a fuoco).. La stabilizzazione può diventare poco affidabile, per cui ci vuole obbligatoriamente il cavalletto a meno di non avere una immobilità da statue. Con il Tc14 invece riesco a scattare a mano libera in molte più occasioni. Non so se con altri tubi più professionali (?) il Vr potrebbe funzionare meglio, però ho qualche dubbio. Conclusione? Sul campo, il vantaggio della continuità di messa a fuoco e del mantenimento della stabilizzazione mi fanno preferire l'uso del TC14 rispetto al tubo di prolunga, anche se ottengo ingrandimenti inferiori. Se però si avesse bisogno di ingrandimenti un po' più spinti, restando sempre a distanza dal soggetto, un tubo corto o medio (non più dei fatidici 5cm e qualcosa del Mitico Nikon PN11) può essere molto utile. Il grandissimo Ronnie Gaubert in fondo fotografava con il 300mm f4 AFS ed i tubi di prolunga. Le lenti addizionali? Nonostante siano la mia passione, devo dire che con il 300mm sono un po' al limite, il range di distanze e rapporti di riproduzione è molto piccolo e quelle da 77mm se di buona qualità sono anche care, quindi le eviterei (le ho provate e so quel che dico). Purtroppo il Tc 14 con il suo elemento anteriore sporgente non permette di usare la combinazione killer: montare il converter dietro al tubo, ossia fra il tubo e il corpo macchina. E' una combinazione molto più efficace che montare il duplicatore davanti e poi il tubo. Se trovo un Kenko Pro DG compatibile, prima o poi ve lo dimostro.
  4. Le lenti addizionali sono degli aggiuntivi ottici simili a dei filtri che si avvitano davanti all'obiettivo per diminuirne la distanza minima di messa a fuoco, permettendo così di avvicinarsi di più al soggetto, ottenendo ingrandimenti superiori a quelli consentiti dal solo obiettivo. Ho descritto estesamente come sono fatte e come funzionano le lenti addizionali soprattutto qui, e qui, ma anche qui. Per questo mi limito a riassumere solo i dati fondamentali: La capacità di ingrandire di una lente addizionale dipende dal suo valore diottrico e dall'obiettivo su cui è montata. Maggiore il valore diottrico, maggiore l'ingrandimento, maggiore la focale dell'obiettivo, di nuovo maggiore l'ingrandimento. Ma non ci si deve fare illusioni, le lenti addizionali più potenti di solito funzionano meglio su focali corte, su focali lunghe possono dare luogo ad aberrazioni e scarsa nitidezza. Inoltre raramente (o mai?) si ottengono buoni risultati con focali superiori ai 300mm Le lenti addizionali sono di due tipi, ad un elemento e a due elementi incollati (doppietti acromatici) questi ultimi sono molto più corretti e gli unici da usare se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti. La distanza di messa a fuoco massima è inversamente proporzionale al valore diottrico e il suo valore (in mm) si ottiene dividendo 1000 per le diottrie. una lente da 1 diottria metterà a fuoco a 1m dalla lente stessa (con l'obiettivo focheggiato ad infinito), una da 3 diottrie a 1000:3= 333mm e qualcosa ossia un po' più di 30cm. La distanza di messa a fuoco è indipendente dalla lunghezza focale dell'obiettivo, una lente da 3 diottrie metterà a fuoco a 33 cm circa con un 28mm come con un 200mm. Alla minima distanza di messa a fuoco si ha un maggiore ingrandimento, ovviamente , ma non di molto e la qualità può diminuire. Sul campo io preferisco usare lenti addizionali da 1,5 diottrie rispetto ad altre più potenti, perchè mi permettono una distanza maggiore dal soggetto (circa 65cm) con tutti i vantaggi che ne conseguono, che secondo me compensano la minore capacità di ingrandire. Le lenti addizionali sono particolarmente utili accoppiate ad uno zoom tele di qualità in quanto il poter disporre di una focale variabile ne aumenta moltissimo la versatilità. Con uno zoom 70-200mm o 70-300mm di apertura media (f4-5.6) e una lente addizionale di qualità (che sta in tasca) si ha un set che permette di passare dallo scorcio di paesaggio alla macro , senza avere necessità di caricarsi di altri obiettivi, cosa utile in un'escursione in montagna. Misumena vatia, Ragno granchio. Questo l'ho già pubblicato, quando l'ho fotografato stavo facendo una passeggiata ed avevo con me solo la D500, il 70-300AfP e uno zoom grandangolare, la lente da 1,5 diottrie mi ha permesso di ottenere questa immagine. Ho voluto testare il Nikon AfP 70-300mm f4.5-5.6 accoppiato ad una lente addizionale di buona qualità, la SIGMA AML da 1,5 diottrie, in pratica la versione SIGMA della Nikon 5T, da cui differisce per il diametro della filettatura filtri (58mm la SIGMA, 62 la Nikon 5T) ed il prezzo, mi è costata ben 7 euro e qualche centesimo (!) usata (è fuori produzione da decenni, era venduta come accessorio della prima versione del Sigma 70-300mm apo macro). Avrei preferito la Nikon 5T ma è introvabile, oppure venduta a prezzi irragionevoli. La SIGMA AML montata sul Nikon 70-300 AfP, ci sono voluti due anelli adattatori step down perchè lo zoom ha un diametro filtri da 67mm e la lente da 58mm, ma grazie anche al fatto che ho usato un corpo Dx, non ci sono stati problemi di vignettatura od altro. Il Nikon 70-300 AfP in sè ha una resa più che discreta anche a 300mm e decisamente buona fino a 200mm. Arriva da solo ad un rapporto di riproduzione di 1:5 (0.25x) a 1,25m a 300mm, il che vuol dire però che a quella distanza è la focale effettiva è di soli 180mm circa (!). La stabilizzazione è molto buona e mi ha permesso di scattare a mano libera anche con la lente addizionale. Argiope bruennichi ripresa con il solo 70-300mm a 300mm alla minima distanza di messa a fuoco. In realtà è come scattare con un 180mm. Fare fotografia ravvicinata con questo zoom e la Sigma AML permette di ottenere risultati più che soddisfacenti, anzi, davvero buoni, per diversi motivi oltre alla ovvia possibilità di ingrandire. Stesso soggetto con zoom e lente addizionale. Sta impacchettando una preda. La qualità ottica dello zoom più lente anche a 300mm è buona ed a 200mm è ottima. A 300mm il mio 70-300mm (sulla mia D500) soffre di leggero backfocus con e senza lente (il fuoco come vedete cade sull'ala dietro alla libellula mentre io avevo focheggiato sul tronco). A 300mm quindi conviene usare il live view, se possibile, eliminando il problema. Anax imperator che depone, focale 300mm + SIGMA AML, senza live view. Crop 100% sembra poco nitida, ma si tratta di backfocus, se guardate la base dell'ala dietro vedete che è molto nitida. Crocothemis erythraea ripresa a 200mm con la lente SIGMA AML. Niente backfocus. Crop 100%. Resa ottima per un non macro, osservate l'addome e i peli alla sua base. Usando il live view il problema scompare anche a 300mm: Calopteryx splendens femmina ripresa a 300mm in live view. Con la lente addizionale l'obiettivo è focheggiato ad infinito per cui la focale effettiva rimane 300mm anche a distanza ravvicinata permettendo anche di ottenere uno sfuocato migliore. NOTA. La ghiera di messa a fuoco del 70-300 AfP non ha una scala delle distanze, per cui non è immediato capire se il fuoco è ad infinito o no. Occorre farci la mano e usare un po' di attenzione; si può anche focheggiare ad infinito prima di montare la lente. Calopteryx splendens maschio ripreso a 300mm con lente addizionale, live view. Crop 100%. Niente male, no? Il principale vantaggio di usare la lente addizionale su uno zoom sta nella possibilità passare da inquadrature di dettaglio a soggetto intero senza spostarsi, semplicemente zoomando avanti e indietro per variare la lunghezza focale. Lo stesso esemplare della foto precedente, inquadrato intero, semplicementer zoomando da 300 a 120mm (+ lente SIGMA AML) senza dover spostare il cavalletto. In conclusione il nikon 70-300 AfP abbinato ad una lente addizionale di qualità da 1,5 diottrie forma un kit versatilissimo e di ingombro nullo, utile per quando non ci si può portare dietro un corredo più completo che comprenda focali fisse ed obiettivi macro. E' anche molto divertente da usare. Penso che su una mirrorless Z (premetto: come soluzione temporanea in attesa di un'ottica macro con attacco Z , o di uno zoom Z mount comparabile, non sparate sul pianista ) possa dare soddisfazione anche maggiori in quanto non ci sarebbero eventuali problemi di precisione di messa a fuoco da gestire. Lenti più potenti, ad essempio da 3 diottrie, come la Marumi 330 DHG o la Nikon 6T, accoppiate al 70 300 AfP permetterebbero di entrare nel mondo della vera macro, con ingrandimenti prossimi ad 1:1, ma si restringerebbe il range di utilizzo, richiederebbero più attenzioni nell'uso sul campo e bisognerebbe verificare se la resa dello zoom accoppiato a queste lenti più potenti rimane ugualmente buona. Se qualcuno si volesse cimentare nel test, lo leggerò con grande interesse . Per finire: Non intendo assolutamente affermare che lo zoom più una lente sia meglio di un macro, nè che sia l'unica soluzione alternativa, mi raccomando. Ho solo voluto mostrare un modo non troppo difficile, poco ingombrante, molto economico e abbastanza divertente per fare se non della vera macro, almeno della buona fotografia ravvicinata.
  5. Orthetrum brunneum, vede la femmina a terra, si lancia con foga e lei dopo qualche ritrosia.. ci sta.
  6. Cronache di un macrofotografo... Le libellule esistono in tre misure Small, Medium e Large (fuori d'Italia c'è anche qualche rara Extra Large). Le Small sono le Damigelle (Zigotteri) per le quali un qualsiasi tele macro da 105 in su di solito va più che bene. Per lo sfuocato, meglio un 180 o 200mm Ischnura elegans, Micro Nikkor 200mm f4 AfD ED. Ero a 70-80 cm circa. Per quelle Medium e Large, dipende da quanto sono confidenti, a volte basta un tele macro, ma più spesso, sia che siano delle sfacciate, come la Aeshna cyanea, (qui sotto) che ti arriva quasi in faccia per vedere cosa fai, se minacci il territorio (o se per caso ti si può mangiare), per poi schizzare via velocissima. O che siano più diffidenti, come l'Anax imperator che non si avvicina mai troppo, perennemente in volo, si posa raramente e quando lo fa spesso è a distanza di sicurezza, può essere difficile fotografarle con obiettivi macro . Il kit ideale del Fotografo di Odonati a mio parere deve comprendere due obiettivi: un macro lungo (180 o 200mm sono perfetti) per quando ci si riesce ad avvicinare ed un vero tele con messa a fuoco ravvicinata come il 300mm f4 AFS o PF, (a patto di avere un corpo con sensore Dx, perchè su formato pieno anche il 300mm si rivela spesso corto, a meno di avere tanti pixel per croppare) più un moltiplicatore 1.4x perchè anche sul formato Dx a volte 300mm non bastano. O meglio, a volte basterebbero, perchè i soggetti sono abbastanza vicini, ma la distanza di messa a fuco minima è troppo lunga e porta ad ingrandimenti non soddisfacenti. Rimpiango che non esista un equivalente moderno dei Sigma 300mm f 4 e 400mm f5.6 APO MACRO, che rappresentavano l'ideale per questo tipo di foto! Sia la Aeshna sopra che l'Anax sotto sono state riprese con un 420mm (300+TC14) su fotocamera con sensore Dx. Veniamo alla foto del giorno: Domenica scorsa trovo questo splendido maschio maturo di Anax imperator posato ... al di là del fosso. Ogni tanto ripartiva in volo, ma poi tornava sullo stesso posatoio. Escluso quindi di poter usare i macro, a meno di guadare e rischiare la sua fuga, prendo il il 300mm, monto il TC 14 EIII e faccio un primo tentativo: Troppo corto per i miei gusti! Non c'è che una soluzione, sporgersi sulla riva più che si può per guadagnare distanza. Ecco così più o meno ci siamo. Se notate, il posatoio prescelto è uno stelo secco probabilmente scelto perchè sottile, così da potersi aggrappare comodamente, peccato che così lo sfondo proprio dietro al soggetto sia quantomai spiacevole. Un tempo Nikon e Tamron facevano dei 500mm dalla messa a fuoco esageratamente corta, erano veramente dei quasi macro, ma... catadiottrici, ahimè, con tutte le ricadute sulla qualità di immagine che quegli obiettivi comportavano. Non che non si possano fare foto alle libellule Large con un macro Orthetrum albistylum, Nikon micro Nikkor 200mm f4 Af D ED (ottica ineguagliata!!!). Minima distanza di messa a fuoco (50cm) Ma con le focali dai 300mm in su, sono le più adatte per i ritratti a figura intera. Accoppiamento di Aeshna mixta 300mm + TC17 (550mm). Isolata nel mezzo del canneto. Se volete discutere di come fare foto di un certo tipo, cioè come queste, aspetto i vostri suggerimenti e scambi di opinioni nei commenti.
  7. Per la serie ogni scarraffone è bello a... gli Asilidi non sono certo dei mostri di bellezza (magari per molti di voi sono dei mostri e basta) ma a me piacciono perchè ... sono gli intercettori, i Mig 41 (incrociati con un elicottero Apache) degli insetti. Volatori velocissimi e predatori implacabili in grado di uccidere vespe e libellule molto più grandi di loro, il loro aspetto è espressione di questo design per la massima efficienza di volo e di predazione. Mi affascinano per cui li fotografo. John Shaw (fotografo naturalista famoso) ha scritto nella sua Guida alla Macrofotografia "se gli Asilidi fossero grossi come un cane barbone, nessuno oserebbe uscire di casa". Forse mi sono lasciato trasportare un po' dall'entusiasmo, ma io sono un naturalista che prova a fare il fotografo e non viceversa, abbiate pazienza . Torniamo alle foto. . In questa torrida giornata in cui chi mai penserebbe di uscire per fare macro (a parte me)... ne incontro uno: Questo è uno dei più grossi dalle nostre parti (più di 3 cm). Di Asilidi ce ne sono centinaia di generi e specie e ci vuole uno specialista per distinguerli con precisione, per cui anche io mi devo accontentare di chiamarlo Asilide e basta. Era posato su un tronco coperto di licheni questo spiega il colore del primo piano. Dietro c'era ombra. Ho usato: Nikon D500 il 105 AFS micro G, più il TC 14 EIII per avere una distanza di lavoro tale da non farlo scappare subito. Data la temperatura ambiente, era ben sveglio. Flash Godox V 860 con il suo pannellino diffusore (quello che allarga a 14mm) testa inclinata a circa 45° con estratto il diffusore bianco piccolo. Naturalmente su cavalletto. f14, 1/640s, 640 ISO F14 per avere massima profondità di campo ma senza entrare nel campo della diffrazione pesante. Il soggetto però non era verticale ma leggermente obliquo e, nonostante i diaframmi abbastanza chiusi, non c'era modo di avere contemporaneamente a fuoco la testa e l'estremità dell'addome. Non sapevo quanto sarebbe rimasto fermo e non era comodo con il tronco di mezzo angolarmi con precisione così ho optato per un mini stacking fai date. Ho fatto due scatti in live view con lo schermo touch, prima focheggiando la testa e poi l'addome come si vede sotto: Il risultato, che è la prima foto sopra, mi ha soddisfatto. Le zampe sono un po' fuori fuoco, è vero, .. dopo questi due scatti avrei voluto provare anche ad aggiungere scatti alle zampe, ma si è mosso e allora addio allineamento. Comunque sono contento. Concludo con una inquadratura frontale, occhi che vedono a 360°, nascosto tra i peli il micidiale pungiglione con cui l'Asilide prima scioglie e poi risucchia i tessuti della preda. Alla prossima, prometto animali più ... gradevoli.
  8. Primo esperimento casalingo. Unione di 37 foto con distanza 3 e diaframma f4 a 70mm intervallo di 1 secondo. Sopra una foto singola, sotto il risultato. Unione effettuata con Photoshop. Cliccare per aprire. Il sistema è vantaggioso e molto comodo, niente slitte micrometriche, niente oscillazioni laterali. Questo è un test solo per prenderci la mano. Spero di sperimentare con soggetti più significativi in futuro. Non mancherò di mostrarvi i risultati.
  9. Il termine Wildlife di solito viene usato per indicare la fotografia agli animali "grandi", mammiferi ed uccelli, ma anche quelli piccolini sono wild, a volte very wild! Seriamente, per piccoli rettili, anfibi ed insetti di solito si parla di macrofotografia , quando i rapporti di riproduzione non sono troppo spinti anche di di fotografia ravvicinata o Close up photography. Io sono stato, e un po' lo sono ancora, un grande appassionato di macrofotografia (senza contare che la pratico spessissimo per lavoro). Perchè mi piace la macrofotografia? Ecco i motivi: 1) Curiosità, voglia di conoscere, di cercare specie rare, ma non esotiche, (cerco piccole perle nascoste nel mio paese), comportamenti interessanti, oppure scoprire particolari che non si possono vedere ad occhio nudo; una cosa da naturalisti insomma.. 2) Sottolineare con l'inquadratura, la luce e la composizione, la bellezza e l'eleganza di alcune di queste creature che vengono per lo più ignorate, sfuggite o perseguitate dall'ignoranza comune. 3) Giocare con i dettagli e la composizione. per ottenere foto d'effetto, curiose, simpatiche, oppure drammatiche, ma in qualche modo espressive, che colpiscano chi le vede perchè sono insolite. 4) cogliere azioni e momenti di vita proprio come per gli animali "grandi". Attenzione, questo articolo non ha lo scopo di insegnare la macrofotografia, non è un tutorial in senso tecnico, la mia intenzione è mostrare cosa ci trovo di bello in quel che faccio. Così può darsi che qualcun altro si incuriosisca o resti affascinato da quello che attrae me. Vediamo un po' di esempi e le differenze di metodo a seconda del motivo che mi spinge alla ripresa: 1) Curiosità naturalistica. In questo caso benchè presti la stessa attenzione a inquadratura e composizione che per le foto più "artistiche", qui che mi interessa è la particolarità del soggetto o dell'atteggiamento. Questa è una Cicindela, detta la tigre degli insetti. Da piccolino ero già naturalista (anche più di adesso) Sapevo tutto sugli animali che mi piacevano, dai dinosauri agli insetti ne leggevo ovunque, compresi gli inserti "scientifici" dei giornalini per ragazzi, in questo caso si trattava dell'Intrepido; e tra gli altri sognavo di vedere una Cicindela. Un cacciatore terribile, che correva veloce sulla sabbia in cerca di prede che afferrava con le sue mascelle a roncola. Inconfondibile la striatura sulle elitre. L'ho fotografata con grande gioia la prima volta a pellicola, molti anni fa, ma non molto bene. Poi mai più, finchè dopo decenni, un giorno che giravo per le rive del Ticino in cerca di libellule in un mattino di sole rovente, me le vedo correre qua e là nel loro inconfondibile modo a scatti. Non ero preparato a simile incontro e non avevo il tempo di predisporre nulla, nè di avvicinarmi, perchè avendo il sole alle spalle avrei proiettato la mia ombra su di loro, facendole sparire in un attimo. Non avevo il tempo di avvicinarmi col 200 micro e piazzare il cavalletto rasoterra. Per fortuna avevo al collo la D800 con montato il Sigma 400mm f5.6 ApoMacro, in caso avessi incontrato qualche libellula. Così mi sono messo a scattare a raffica a mano libera con tempi molto rapidi (il sole era fortissimo, quindi non c'erano problemi, ho scattato a 640 ISO ed 1/1600s con F11 per essere sicuro di "prenderla tutta" nell'area a fuoco); confidando sull'angolo dato dalla distanza consentita dal 400mm per migliorare il punto di ripresa. Dato che la Cicindela è piccola, ed anche alla minima distanza con il 400mm Sigma è difficile avere un ingrandimento soddisfacente ho dovuto ritagliare. Grazie però alla abbondanza di pixel della D800 ho potuto in pratica ritagliare fino a raddoppiare il rapporto di riproduzione pur restando un dignitoso file di 9-10 megapixel. Sono soddisfatto di questa foto, perchè ho "immortalato" (non catturato )) un insetto che cercavo da tempo, contestualizzandolo in modo giusto, ossia si percepisce il sole forte e si vede la sabbia su cui si muove di solito. Aromia moschata. Un bellissimo Cerambicide che mi riuscì di fotografare (malissimo) una volta sola con la mia prima reflex a pellicola la Pentax Mx. Come per la Cicindela, dopo anni, un incontro casuale, mentre cercavo.... Cormorani! Anche qui niente obiettivo macro, ma grazie al formato Dx ho ottenuto buoni risultati lo stesso: Nikon D7100, 300 f4 AFS + TC14, 1600 ISO, f11, 1/250s, flash di schiarita, treppiede. Su corteccia di salice,dove di solito si trova. Immagino che qualcuno potrebbe trovare questa fotografia un po' insipida perchè per la Cicindela (e magari per gli altri insetti) prova un interesse per così dire moderato, diciamo così, pari a quello che io provo per il calcio (inteso come sport). Questo insomma è un tipico caso di "ogni scarraffone (termine quanto mai appropriato qui) è bello a mamma sua", ma ad altri dice poco o nulla. Asilidi in accoppiamento. Anche in questo caso la bellezza è nell'occhio di chi guarda (oggi sono in vena di luoghi comuni); gli Asilidi sono anche loro feroci predatori e volatori velocissimi, hanno ciascuno il suo territorio di caccia e sono intolleranti verso i propri simili che sconfinano. Qui mi capitava l'occasione di documentare una situazione tipica. Durante l'accoppiamento la femmina è quasi sempre intenta a nutrirsi (in questo caso una farfallina, la cosina bianca), così da essere indifferente verso il maschio, che ne approfitta per accoppiarsi. E' vivamente consigliato al maschio di finire quel che sta facendo prima che la femmina finisca la "merenda" o le cose potrebbero farsi complicate. In zoologia si insegna che esistono due tipi di animali predatori, i sit and wait (quelli che aspettano nascosti che qualcosa capiti a tiro) e gli active foragers (quelli che pattugliano il territorio in cerca della preda, Come macrofotografo appartengo alla seconda categoria . Le condizioni rispetto alle Cicindela e all'Aromia erano molto diverse. Gli Asilidi erano impegnatissimi e fissi sullo stelo, incuranti di me, così, salvo fare grossolani errori, quali scuotere il cespuglio su cui stavano, avrei avuto il tempo per fare le cose come si deve. Con somma cautela ho posizionato il cavalletto il più vicino possibile. senza far vibrare i rami. Ho posizionato il 200 micro AfD cercando un orientamento tale da non avere rametti o steli in secondo piano che avrebbero creato del disturbo. Il 200 micro mi permette di stare più distante e di sfuocare di più, per cui è il mio obiettivo di elezione per la macro agli insetti. Grazie alla D700 ho potuto scattare a 1600 ISO senza rumore ad f11 ed 1/320s. Flash di schiarita. Ho usato la piastra Arca come slitta di messa a fuoco per far scivolare leggermente avanti il 200 micro senza muovere il cavalletto in modo da ingrandire ancora un po' i soggetti ed ho fatto diversi scatti verificando ogni volta il risultato sul display, quindi modificando l'inclinazione dell'obiettivo fino ad arrivare al perfetto parallelismo tra il sensore ed entrambi i soggetti. Cosa niente affatto facile. 2) La bellezza del soggetto. Qui il soggetto è importante, ma l'aspetto estetico lo è altrettanto, quindi non tanto una foto didattica, quanto una foto bella, elegante (per quel che riesco, ovviamente). Mantide religiosa. Uno degli insetti più eleganti che ci siano e uno di quelli che rimane bello anche ad ingrandimenti piuttosto spinti. Una raffinata signora dell'alta società, ma anche femme fatale! E' elegante intera, ma volevo rendere omaggio alla malia del suo sguardo. Ho scattato diverse foto di fronte e di profilo, di tre quarti, fino ad ottenere un'immagine soddisfacente. Nikon D700, 200mm micro nikkor AfD ED, f18, 1/60s, 800 ISO, luce ambiente, treppiedi. Crocothemys erytraea. Le libellule sono il mio soggetto macro preferito. Qui ho giocato sui colori e sugli sfuocati, ho usato il Nikon 300mm F4 AFS su D7100 a tutta apertura per avere uno sfuocato piacevole. 800 ISO, treppiede e luce ambiente. Massima attenzione al fuoco selettivo sugli occhi e le estremità delle ali. Bruco di Macaone, come sopra il concetto ispiratore è più "pittorico" che documentativo. Nikon D700 200mm f4 Micro Nikkor AfD ED, f16, 1/320s, 800 ISO treppiede, luce ambiente. Orthetrum fonscolombii femmina. In questo caso l'estetica e il documento si fondono, è tipico di molte libellule assumere la posizione "dell'obelisco", che le rende davvero stupende. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, f8, 1/1000s (c'era vento) , 400 ISO, treppiede, luce naturale 3) Giocare con i dettagli. In questo caso il soggetto in sè è meno importante, che conta è quel che ci tiro fuori, l'interpretazione deve suscitare una reazione in chi osserva, me per primo. Sono girato intorno a questa damigella camminando a quattro zampe, finchè ho notato che entrambi gli occhi si vedevano, anzi spiccavano, anche da dietro il fiore a cui si era aggrappata. Ho inquadrato nel mirino ed ho visto che l'immagine era sia graficamente piacevole che anche spiritosa. Ho aperto al massimo il cavalletto, mi sono sdraiato a terra ed ho scattato con il 200 micro AfD ad 1/10s, f 13, 640 ISO. A volte non serve nemmeno inquadrare un dettaglio. La suggestione grafica è lì. Ortethrum, Nikon D7100, Sigma 180 Macro, f8, 1/1250s, 900 ISO, treppiede, luce naturale. Oppure Un'immagine e il suo doppio, l'importante è cercare i soggetti, essere pazienti e sperimentare. A volte non si trova nulla, altre volte il limite è solo la nostra creatività. Nikon D7100, 300mm f4 AFS, f4, 1/400s, 220 ISO, treppiede, luce naturale. 4) Cogliere i soggetti in azione. Può essere più documentativa: Orthetrum coerulescens con preda. 200 micro Afd ED f14, 1/40s (da' l'idea del vibrare della preda tra le mascelle della libellula, ne ho un altra con la preda "fermata" da tempi rapidi, ma mi piace di meno). Bruco di sinfite che si alimenta. I Sinfiti non sono particolarmente affascinanti nè come bruchi nè come adulti però, in questo caso mi ha attratto il testolino a palla, con l'occhietto a spillo e la posizione del bruco in linea con la foglia che stava rosicchiando. L'ho intitolata "Ho fame". Nikon D700, 200mm f4 Micro nikkor Afd ED, f16, 1/160s 1000 ISO, treppiede, luce naturale. Bruco geometra. In questo caso la combinazione delle due foto dà il risultato. Nikon D700, 200mm f4 Micro nikkor Afd ED f14, 1/60s, 800 ISO, flash di schiarita, treppiedi. Azione e bellezza: le libellule in volo: Aeshna mixta. Nikon D300 (!), Sigma 300mm f4 APO MACRO (!!) f7.1, 1/1250s, ISO 1000. Luce naturale Somatochlora metallica. Nikon D7100, 300mm f4 AFS + TC14, f11, 1/1000s, 1000 ISO. Luce naturale. Aeshna cyanea. Nikon D500, 200mm f8 1/1250s, 1600 ISO, mano libera, (fondo buio perchè il soggetto era in ombra piena). Per queste foto occorre una focale lunga ed aspettare un momento di "surplace" del soggetto. Un appoggio di qualsiasi genere è di (grande) aiuto. Questo articolo è una versione aggiornata e modificata di due diversi articoli apparsi su Nikonland.eu (di cui uno suggeritomi a suo tempo da Max Aquila), che ripropongo in veste nuova per mostrare come la fotografia ravvicinata, benchè diversa per temi e suggestioni dalla "wildlife" classica, abbia lo stesso del fascino e possa dare soddisfazioni.
  10. Sta arrivando la primavera, il tempo migliore per la macrofotografia. Chi volesse esercitarsi dove può andare? Ci sono sicuramente soggetti particolari, interessanti, che si trovano solo in determinati ambienti e climi, se vogliamo fotografare quelli, dobbiamo per forza viaggiare per cercarli. Come ho raccontato in un altro Articolo , ho fatto 500km per fotografare una libellula. Però ho anche fatto delle foto macro che mi hanno dato molta soddisfazione anche nei parchi cittadini intorno a me, in periferia, nell'orto di mio suocero e persino sul balcone di casa! La macro si può fare sotto casa (a volte anche in casa!) ma, diversamente da quanto ho scritto per il fotografare gli animali sotto casa, la macro richiede comunque interesse, passione ed esperienza, perchè la macro naturalistica non è mai "tanto per". Di nuovo questo non vuole essere un tutorial su come fare macro (se siete interessati ne trovate uno qui ). Anche se qualche nota tecnica sulle foto la troverete, voglio soprattutto dimostrare con esempi come sia possibile trovare tutto un micromondo a pochi passi dalla propria casa, persino per uno che come me vive a ridosso di una metropoli. Uno dei vantaggi della macrofotografia è proprio che si possono avere soddisfazioni senza dover investire tempo e denaro in lunghi trasferimenti. Ecco gli esempi: Giardino della Villa Reale di Monza. Lungo il ruscelletto che vedete sopra (corredato di macrofotografo), è un paradiso per le libellule. Arrivando la mattina presto si possono trovare esemplari neosfarfallati vicini alla loro exuvia vuota Nikon D700, 200mm f4 micro nikkor AfD, f16, 1/80s, 1000 ISO, treppiede. 0.7 ev in sottoesposizione. Cavalletta Tettigonide fra le canne del minuscolo laghetto all'inizio del ruscelletto Nikon D300, micro nikkor 200mm f 4 AfD f11, 1/500s, 640 IS0, treppiede. Accoppiamento di Libellula fulva. Nikon D7100, Micro nikkor 200mm f4 AfD, f8, 1/1000s, 1250 ISO Sorpresa sorpresa, chi da' la caccia alle rane? Natrix natrix (Biscia dal collare). Nikon D800, Sigma 400mm f5.6 Apo Macro, f8, 1/1000s, 1400 ISO. Vista una volta sola, probabilmente ha fatto qualche cattivo incontro (cane o umano o tutti e due...). Una cosa che mi incuriosisce molto è che le libellule vanno ad annate, ci sono specie sempre presenti, ma altre le vedi una stagione e poi più. Ad esempio, dopo molti anni che frequentavo questo posto, l'anno scorso ho visto per la prima volta un Orthetrum albistylum. Nikon D500, Nikon 300mm f4 PF + Tc 14 EIII, f8, 1/320s, 900 ISO treppiede. Parco Nord Milano Anche qui, un anno è stato pieno di esemplari di Libellula depressa Nikon D610, 300mm f4, AfS + TC14, f11, 1/800s, 1250 ISO, treppiede. La femmina, stessa attrezzatura. Poi non ne ho più viste Anax imperator che depone. Nikon D7100, 200mm f4, f4, 1/800s, 560 ISO, appoggiato. Licenide, Nikon D7100, nikon 200mm f4 micro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Rana ridibunda, Nikon D800, 300mm f4 AFS + Tc 14E , f5.6, 1/1250s, 800 ISO, treppiede. Chiocciola ad inizio primavera. Nikon D500, Tamron 180 Macro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Sotto casa Questa mantide l'ha trovata mia moglie vicino ai box, conoscendomi, me l'ha portata. Fotografata sul balcone di casa per essere poi rilasciata in area protetta. Nikon D7100, 105 micro nikkor G VR, f11, 1/250s, treppiede, flash di schiarita. A fine estate gli insetti tendono ad avvicinarsi alle case perchè più calde, le mantidi sono più rare, ma è comunissimo trovare gli Anacridium, grosse cavallette simili a Locuste. Ogni anno ne trovo uno sul balcone o in cortile. Sul mio balcone. Sigma Sd quattro H, Sigma 105 macro OS, f8, 1/200s, 100ISO, treppiede. Ecco, spero di avere dato una piccola idea di quanta varietà di soggetti c'è vicino, anzi vicinissimo a noi che viviamo in città. Questo articolo è molto Milano (Monza) centrico, perchè parlo di "sotto casa" mia, ma invito (anzi amichevolmente sfido!) i nikonlander macrofotografi di questa ed altre province a mettere le piccole meraviglie che vivono da loro, qui di seguito !
  11. Il lavoro del Paleontologo, l'ho già scritto, è molto simile a quello di un detective, con "casi" da risolvere che spesso hanno risvolti storici, oltre che scientifici. L'ultimo mio lavoro di ricerca, ora in corso di pubblicazione, ne fornisce un esempio. Durante una campagna di scavo in rocce del Triassico Medio (240-230 milioni di anni fa, milione più milione meno) sul versante svizzero del Monte San Giorgio (che sta a cavallo fra la provincia di Varese ed il Canton Ticino ed è patrimonio UNESCO dell'Umanità per l'importanza scientifica dei fossili che vi si ritrovano), il team del Museo cantonale di Storia Naturale di Lugano ha trovato, insieme a tante altre cose, un piccolo pesce apparentemente insignificante che però una volta preparato, ossia liberato dalla matrice di roccia si è rivelato essere il primo Celacanto ma i trovato in quella Formazione rocciosa (in altre erano già noti) nonostante ci si scavi da 160 anni! Per chi non avesse presente cos'è un celacanto riassumo: i Celacanti (sarebbe meglio dire Celacantiformi, ma in questo contesto non importa) fanno parte di un gruppo di pesci detti Sarcopterigi (pinne carnose), in cui le pinne sono sorrette da una serie di ossa rivestite da muscoli, anzichè da raggi come negli altri pesci ossei. Proprio l'essere "carnose" ed "ossute" ci indica (insieme ad altri caratteri ) che queste pinne sono i precursori delle zampe dei vertebrati terrestri, e che quindi è fra i Sarcopterigi che si trovano (e si sono trovate) le fasi del passaggio da pesce a vertebrato terrestre, cosa avvenuta oltre 300 milioni di anni fa. I Celacanti poi diventeranno via via più rari, tanto che si riteneva si fossero estinti una sessantina di milioni di anni fa, quando negli anni '30 una signora Inglese "esperta" ne vide uno sul banco del pesce di un villaggio delle isole Comore. Infatti l'ultimo rimasto dei Sarcopterigi, una specie di Celacanto chiamato poi Latimeria in onore di quella signora, che di cognome faceva Latimer, viveva (e vive ancora) nelle profondità dell'Oceano Indiano. Viene considerato "fossile vivente" perché fra altre cose, mantiene ancora quelle strutture nelle pinne che precorrono le ossa dei nostri arti. La sua importanza scientifica è enorme e si fanno sforzi per la sua conservazione. Il Celacanto attuale (Latimeria chalumnae), da Internet. Chiaramente le popolazioni delle Comore sapevano benissimo che il Celacanto non era estinto, ma non si occupavano di zoologia più di tanto... Nel Triassico, che è il periodo di tempo che interessa la mia ricerca, i Celacanti erano abbastanza diffusi con diverse specie ma i ritrovamenti sono poco frequenti o spesso gli esemplari molto incompleti. Per cui il "celacantino" nuovo, piccolo ma completo, è molto interessante, così mi è stato offerto in studio dal curatore del Museo, che è anche coautore dell'articolo scientifico per la parte geologica. Per prima cosa, come sempre, ho descritto l'anatomia, per avere i dati per confrontare l'esemplare con le altre specie note della sua epoca, sia nelle zone vicine che nel resto del mondo, per capire se si trattava di una specie nuova o invece apparteneva a specie già note. La SIGMA Sd Quattro H al lavoro. Ho osservato l'esemplare minuziosamente al microscopio binoculare, ma le foto per la pubblicazione le ho fatte con la SIGMA Sd Quattro H, perchè l'estrema nitidezza consentitami dal Foveon nelle giuste condizioni di illuminazione, non solo mi ha permesso di ottenere foto di qualità, da rivista scientifica, ma di ottenere immagini valide anche ritagliando pesantemente l'inquadratura originale, senza dover ricorrere a foto al microscopio. Là dove ritagliando dai 24 mpx di una dslr con matrice di Bayer avrei sicuramente avuto problemi di eccessiva morbidezza dell'immagine, con i 25 mpx (effettivi) del Foveon sono andato tranquillo anche interpolando un pochino. Inoltre in luce UV, quando la roccia ha le giuste caratteristiche, la resa è stata splendida. La coda del nuovo esemplare, ripreso in luce visibile ed in luce UV. La barra bianca è lunga 0,5cm. tutto l'esemplare è lungo circa 8 cm. SIGMA Sd quattro H su stativo, Sigma 105mm f2.8 macro OS, flash laterale e anello diffusore, 100 ISO. La conclusione è stata che il nostro "celacantino" condivide alcuni caratteri con Heptanema paradoxum, una specie "misteriosa" . Nota tramite due soli esemplari provenienti da rocce della Formazione di Perledo-Varenna (Lago di Como), più o meno contemporanee a quelle in cui è stato trovato in nuovo celacanto. Il problema è però che i fossili di Perledo sono stati trovati nel diciannovesimo secolo, sono mal conservati e così le descrizioni, specie di due secoli fa, spesso sono poco accurate. Ad esempio, il primo studioso addirittura descrisse a rovescio l'allora unico esemplare noto, prendendo la pancia per il dorso, tirandone fuori quindi delle caratteristiche bizzarre. Nel 1910 la specie fu ristudiata meglio, ma, non ci si poteva certo basare su quelle descrizioni e su delle litografie del 1910 pubblicate piccoline. Per un confronto, dovevo vedere gli esemplari originali. La tavola del 1910, l'unica immagine non disegnata esistente (finora) su Heptanema. La Seconda Guerra Mondiale. Gli esemplari di Heptanema in origine erano due. Lo studioso che ultimo li descrisse nel 1910 faceva riferimento ad un esemplare definito "Milano", ossia conservato al Museo di Storia Naturale di Milano. Corriamo a vederlo? No, ahimè il museo di Storia Naturale di Milano nel 1944, durante un'incursione aerea alleata, fu colpito da una bomba incendiaria che lo distrusse in gran parte. Andarono persi moltissimi reperti, fra cui ad esempio una splendida collezione di Mammiferi preistorici giganti sudamericani e moltissimi altri fossili, tra cui ahimè, proprio Heptanema. La SIGMA Sd Quattro H in trasferta. Ne rimaneva un unico esemplare, ma dove? Una rapida ricerca sulle fonti d'epoca mi indica che del materiale di Perledo era finito all'estero (in Germania) per studio negli anni prima della Guerra, e là era rimasto, in deposito presso il Museo di Storia Naturale di Francoforte (che in tedesco ha un nome lunghissimo, che vi risparmio ). Immediatamente contatto i colleghi tedeschi che mi confermano che sì, loro hanno l'esemplare originale, ma (oh, la legge di Murphy!) stanno spostando il deposito e quindi la maggior parte del materiale è imballato per il trasloco che prenderà .. mesi o probabilmente un anno o più. Con estrema cortesia si dichiarano però disposti a tirarmi fuori l'esemplare per un breve periodo di tempo purché vada subito a vederlo... Due giorni dopo ero in una stanza di un deposito del Museo di Francoforte, immerso fra le casse, con l'esemplare su su un tavolo, e sempre grazie alla grande cortesia dei colleghi, con un microscopio ed un vecchio stativo che avevano recuperato apposta per me. Mi metto all'opera, prima l' analisi al microscopio e poi le foto. Grande responsabilità questa, perchè sarebbero state le prime foto dettagliate al mondo di questo esemplare (!) e per un bel po' sarebbero rimaste le uniche. Anche qui la SIGMA Sd Quattro H ha fatto la sua parte, nonostante il soggetto fosse di quelli tragici: nero su nero e con una patina riflettente sull'esemplare. Ho fatto tantissimi tentativi, orientando flash e pannelli riflettenti, usando diffusori improvvisati (dal cellophane al fazzoletto di carta), ma alla fine ho ottenuto degli scatti accettabili, i primi a documentare fotograficamente le caratteristiche di questo esemplare. Di nuovo la qualità del Foveon mi ha permesso di fotografare anche i particolari, evitando di dover ricorrere al microscopio, (cosa che non avei potuto comunque fare), grazie alla resa in luce radente e la qualità che rimane anche nei ritagli (sempre in relazione agli standard qualitativi richiesti nelle riviste scientifiche). L'esemplare di Francoforte, la barra bianca è di 5cm. Sigma Sd Quattro H, Sigma 105mm f2.8 Macro OS, stativo, flash laterale, diffusore "artigianale" e pannello riflettente, 100 ISO. Dettaglio delle scaglie (è un crop di un'immagine più larga). Stessa attrezzatura. La barra di scala è lunga 0,5cm Così ho potuto portare a termine il lavoro. Se qualcuno fosse curioso sulle conclusioni dello studio, o volesse vedere altre foto, l'articolo si può leggere qui (accesso gratuito). Spero, come scrivo sempre di non avervi ann ... lo sapete , nè di sembrare oppressivo. PS Il vantaggio della SIGMA sta anche nel rapporto qualità prezzo,. Non dubito che con attrezzature "superiori" si potesse fare uguale o di meglio, ma i fondi sono quelli che sono e la SIGMA mi consente di ottenere risultati soddisfacenti, avendo impegnato un budget ragionevolissimo.
  12. Da appassionato di macrofotografia e di obiettivi macro, oltre che da utilizzatore professionale per la mia ricerca scientifica, ero molto curioso di provare il nuovo Sigma 70mm f2.8 DG Macro, che si fregia della prestigiosa sigla Art, indice di una progettazione senza compromessi. Grazie alla cortesia dell'importatore italiano Mtrading ho avuto la possibilità di provarlo sulla mia Sigma Sd Quattro H (non viene prodotto con l'innesto Nikon). Ecco le mie impressioni d'uso. As an enthusiast of macrophotography and of Macro lenses, as well as a professional user for my scientific research, I was really curious to try the new Sigma 70mm f2.8 DG Macro that bears the prestigiuous label "Art", meaning a design with no compromises. Thanks to the courtesy of Mtrading, the Italian dealer of SIGMA products, I had the chance to test it on my SIGMA Sd Quattro H (Nikon mount is not available). Here are my user impressions. Il 70mm f2.8 Macro DG Art su SIGMA Sd Quattro H su stativo. Ma prima i soliti dati tecnici (dal sito SIGMA). But first the specs: Schema ottico: 13 elementi in 10 gruppi Optical scheme: 13 lenses in 10 groups: Angolo di ripresa (35mm):34.3° Angle of view (35mm):34.3° Lamelle del diaframma: 9 (diaframma rotondo) Diaphragm with nine blades Apertura minima: F22 minimum aperture f22 Minima distanza di messa a fuoco: 25.8cm minimum focusing distance 25.8 cm Rapporto d’ingrandimento massimo: 1:1 Max reproduction ratio 1:1 Diametro filtri: ø 49mm filter size ø 49mm Dimensioni: (diametro x lunghezza):ø70.8mmx105.8mm Size (diameter x length) ø70.8mmx105.8mm Peso:515g Weight 515g L’obiettivo è compatibile con i converter Sigma 1.4x e 2x, con limitazioni dell'Af con l'1.4x, mentre con il 2x la messa a fuoco è solamente manuale. The lens is compatible with Sigma converters 1.4x and 2x, with some limitations for Af with the 1.4x and as a manual focus lens with the 2x. A corredo il paraluce di buona fattura e l'astuccio in cordura, come sempre. Lens hood (good) and lens poach provided as usual. Optical scheme (from SIGMAGlobal site) with two aspherical lenses and two ELD lenses. Costruzione ed ergonomia. Construction and ergonomy Solido, costruzione impeccabile e precisissima, senza giochi di alcun genere, il tutto unito ad un'aspetto raffinato da vero obiettivo Art. Robustezza da carro armato ma finiture da limousine. Sturdy, impeccable construction, with no plays, wobbles or anything, along with an refined finish. Solid like a thank but elegant like a limousine. Il 70mm macro Art (a destra) a confronto con il 105mm macro OS (a sinistra). The 70mm macro Art (right) compared with the 105mm macro OS (left) Come si vede dalle foto diversamente dagli altri Macro SIGMA di recente costruzione, che sono tutti IF (ossia non modificano la lunghezza del barilotto alle diverse distanze di messa fuoco) il nuovo 70mm Sigma si estende, e molto, alle brevi distanze. As it can be seen from the photos, and unlike other recent macro by SIGMA, which are all IF (=the lens barrel does not exted at short distances) the new 70mm SIGMA nearly doubles its length at minimum focusing distances. Questo ha alcune implicazioni: una, positiva è che la riduzione della focale effettiva alle brevi distanze è molto contenuta: al rapporto di riproduzione (RR) di 1:1 la focale effettiva è 64,5mm. Un'altra implicazione anch'essa positiva è che l'obiettivo è meno soggetto a fenomeni di fringing (io non ne ho visti affatto) rispetto ad un obiettivo IF. Una implicazione invece meno positiva è che la distanza di lavoro (distanza del soggetto dalla lente frontale) è molto scarsa, cosa poco rilevante in lavori di riproduzione e still life, ma può essere un problema con soggetti reattivi o in natura dove spesso ci si deve districare col treppiedi fra rami cespugli ragnatele e quant'altro. This has some implications: one, positive, is that the reduction of actual focal length at shorter distances is minor, with respect to IF macro lenses. At 1:1 reproduction ratio the actual focal length is 64.5mm, a very good value. Another positive implication is that the lens is less subject to fringing (I never saw in the photos) that an IF lens. A less positive implication is that the working distance (distance between the subject and the front lens) is scarce. This has little relevance for reproduction works, still life and the like, but may be a problem with skittish critters or on the field, where one has to deal with the tripod among twigs, spider webs, roots and so on. Confronto fra le distanze di lavoro ad 1:1 del 70 Macro Art (sopra) e del 105mm OD (sotto). Comparison between the working distances at 1:1 of the 70mm macro Art (above) and the 105mm macro OS (below). Nella camma interna del barilotto sono segnati i rapporti di riproduzione e le relative distanze di messa a fuoco in piedi e metri. On the inner cam are signed the reproduction ratios and the corresponding focusing distances in feets and meters. Autofocus. I macro, avendo una lunga escursione non sono mai dei fulmini, e nemmeno questo lo è, come è la norma, però la precisione sulla Sd Quattro H è notevole. Il limite è più il sensore della fotocamera, nel caso della Sigma Sd Quattro H, che necessita di un po' di luce e/o contrasto per agganciare. Macro lenses due to their focal excursion are never fast, and so is the 70mm, and it is normal, the mai limit is the camera sensor with the Sigma Sd Quattro H, however the autofocus is precise once there is enough light and/or contrast. Messa a fuoco manuale Manual focus. La ghiera di messa a fuoco è ampia e offre la giusta resistenza ma, attenzione, la messa a fuoco è "focus by wire", ossia la ghiera non movimenta alcun gruppo di lenti, ma manda dei segnali alla fotocamera che controlla il motore coreless. Quindi con l'obiettivo staccato dalla fotocamera la ghiera gira "a vuoto", lo stesso se montato sulla fotocamera spenta. La messa a fuoco manuale è possibile solo con la fotocamera accesa. Per questo sulla ghiera di messa a fuoco non sono segnate le distanze, perchè non avrebbero senso. Operativamente in ogni caso la messa a fuoco manuale grazie alla demoltiplicazione della ghiera e, sulla Sd Quattro H, grazie anche al focus peaking e la possibilità di ingrandire l'area di messa a fuoco è precisa. Direi che il focus by wire rende al meglio su una mirrorless. The focusing ring is wide and with the right resistance, but keep in mind that the focus is a "focus by wire", that is the focusing ring does not move any lens group, rather it sends inputs to the camera processor who regulates focusing electronically. This means that the focusing ring does nothing with the lens detached from the camera or with the camera "off". For this reason there are no distance markings on the focusing rings, they would make no sense. In any case manual focusing on the Sd Quattro H is good, thanks to the wide excursion of the focusing ring, to the focus peaking and the possibility to enlarge the focus area. I would say that focus by wire renders at its best on a mirrorless camera. Niente indicazioni delle distanze. No distance scale. Qualità di immagine. Image quality SIGMA scrive: "Per ottenere risultati di alto rilievo a qualsiasi distanza di ripresa, l’obiettivo presenta un meccanismo di messa a fuoco flottante basato su due gruppi. Tale soluzione riduce l’aberrazione e fornisce risultati di qualità a qualsiasi distanza di messa a fuoco." ed è vero. Questo 70 macro, da me provato su sensore Foveon, da' risultati eccellenti sia alle brevi distanze che a quelle lunghe senza percepibili differenze. The italian site of SIGMA reports as follow (translation is mine): "To gain hig quality results at any distance the lens offer a floating focusing mechanism based on two groups. This feature reduces aberration and allows quality results at any shooting distance". It is true, this lens shines. Tried on a Foveon sensor, results are nothing less than excellent both at short as well as at long distances, with no noticeable differences. Niente aberrazioni, nè fringing. No aberrations, no fringing. L'impressione che ho avuto è di una qualità veramente superiore, da infinito fino a rapporti di riproduzione vicini ad 1:1, dove rimane comunque ottimo. My impression is that this lens offers a really superior quality from infinite to reproduction ratios close to 1:1, where it remains anyway excellent. Ammonite (6cm) 100%crop. Stunning. Sezione di un osso. Section of a bone. 4cm ca. 100% crop Un ramo di corallo al RR di 1:1. A coral branch at 1:1 reproduction ratio E questo è il crop al 100%!. And this is the 100%crop! A distanze lunghe. At long shooting distance. Crop 100%. Probabilmente il Foveon fa la sua parte, ma è formidabile. Crop 100%. Probably the Foveon sensor plays a part in this, but the result is simply stunning. I am repeating myself, I know. Resa dei colori? Colour rendition? Eccellente anche l'omogeneità di resa fra centro e bordi anche a tutta apertura, perlomeno sul sensore APS-H della SIGMA SD Quattro. Ai bordi a f2.8 è meglio del cugino 105mm F2.8 OS, che è un'ottimo obiettivo. The quality remains the same (excellent) from the center to the border of the frame (on the APS-H sensor of my SIGMA Sd Quattro H) even at full aperture. Under this aspect it is better than the 105mm f2.8 OS, which is a great lens. Test image Conclusione: per chi fa lavori di riproduzione, still life, food, fiori, gioielli, minerali (e fossili!), è un obiettivo superlativo per nitidezza, specie se montato su una Sd Quattro o Quattro H. La sua versatilità lo rende un 70mm (84mm su APS-H) Ottimo anche per scorci di paesaggio. Se le vostre modelle non si irritano per la resa tagliente anche a f2.8, potreste anche farci dei ritratti. Unico limite la ridotta distanza di lavoro, che è esimile a quella di un 50mm macro, cosa che lo penalizza per la macro ad insetti o in generale sul terreno. Per il resto è un grande obiettivo. In conclusion: for still life, food, jewelry, mineral, flowers (and fossils!) , it is a superlative lens, especially on a SIGMA Sd Quattro/QuattroH. Excellent as well for some kind of urban photography/landscape. And... if your models do not get angry with you for the razor-sharp, unforgiving rendition of any skin imperfection, you might also use it for portait . The only limit I found is the same of all short macro lenses, the working distance is similar to that of a 50mm macro; it may be a problem for insects or on the field. For anything else is a great, great lens. I miei sentiti ringraziamenti a Mtrading, l'importatore italiano dei prodotti SIGMA per avermi concesso di provare questo obiettivo. My sincere thanks to Mtrading, the Italian dealer of SIGMA products for allowing me to try this lens.
  13. In genere faccio macrofotografia sul campo con le focali più lunghe possibile, 180-200mm macro o, se è foto ravvicinata, anche il 300mm f4; lo sapete già perchè l'ho scritto molte volte. A parte la maggiore distanza di lavoro, ottengo sfuocati più piacevoli. Ma questo è un modo di fare macro, ce n'è un altro, diametralmente opposto, che trovo altrettanto interessante anche se l'ho sperimentato poco negli anni: la macro con i grandangoli. E' una macro ambientata. La differenza principale è che il soggetto risalta e contemporaneamente è contestualizzato, ossia guardando la foto si apprezza il soggetto e si capisce anche qual 'è l'ambiente in cui vive. E' una macro che mi piace anche se l'ho praticata molto poco, almeno finora. Ho intenzione di praticarla più spesso quando trovassi i soggetti adatti perchè devi praticamente ... andargli addosso, perciò ci vuole una certa malizia se sono soggetti mobili. Se si dispone di un grandangolo con distanza minima di mesa a fuoco sufficientemente corta (uno dei vecchi 28mm ai, forse anche qualche Af?, alcuni pregevoli 24mm Sigma, qualche zoom) si può fare, senza dover per forza sborsare cifre impegnative per i decentrabili o orientarsi su oggetti esotici come i Laowa. Per il formato Dx il Sigma 17-70 macro Contemporary a mio parere non è niente male sotto questo aspetto. Oggi ero sull'Appennino piacentino in cerca di rospi, che non ho trovato (se noni girini che posterò in altro topic). ma ho trovato delle orchidee spontanee, che in quanto vegetali, ti consentono di sperimentare senza fuggire. Ho così provato a fare macro ambientata con il 17-70 e secondo me lo zoom focheggiato sulle corte focali permette di fare buone macro ambientate. Ecco qui un'orchidea come la farei di solito, con il 300mm. Bella, isolata dallo sfondo, come sempre. Ed ecco invece delle orchidee ambientate, con il Sigma 17-70 macro (a 17mm alla distanza minima di messa a fuoco , f11 1/400s), Focale 17mm (26mm equivalente Fx) f11, 1/400s In questo modo si ha il soggetto e però si hanno anche informazioni sull'ambiente di vita, ma non solo, l'immagine ha anche una sua valenza estetica, è una macro che è anche un paesaggio. Appena possibile proverò con degli animali. Naturalmente bisogna mettersi al livello del soggetto (ero sdraiato a terra) altrimenti lo si inquadra "appiattito" sul terreno e viene 'na schifezza. A volte può essere utile un flash di schiarita. Commenti, consigli, opinioni, critiche, condivisioni di esperienze sono sempre sempre bene accetti, anzi, mi aiutano a credere che quel che scrivo interessa a qualcuno.
  14. Ho già un cavalletto (Gitzo) robusto per la wildlife, ma lo trovo un po' ingombrante per la macro. Pensavo quindi di procurarmi un cavalletto più compatto per le uscite "solo macro". Deve essere compatto ma non "nano", solido ma non deve necessariamente essere adatto a portare carichi pesantissimi. Fondamentale è che possa apririsi fino a rasoterra, senza colonna centrale o con colonna eliminabile. Economico ma entro i limiti della qualità. Consigli? E dei Gorillapod cosa ne pensate? Grazie!
  15. Con il brusco rialzo delle temperature le prime damigelle si affacciano timide... alla finestra?, no allo stagno! Ischnura elegans, in realtà un "damigello", perchè è un maschio immaturo. Sigma Sd quattro H, Sigma 105mm f7.1, 1/160s, 100ISO esposizione manuale luce naturale, ho provato anche col flash, ma ce ne sarebbe voluto un altro sullo sfondo e non ce l'avevo. E' stato un esperimento per provare con mano la diversa modalità di utilizzo di una Sigma sul campo. La qualità è ottima anche in esterno, ma 1) deve esserci molta luce (o avere un bel set di flash) e 2) i soggetti devono essere assolutamente collaborativi, perchè il tutto è più ...meditato. Sarebbe perfetta per i fiori, ma io ...preferisco gli animali. La D500 in macro naturalistica è un piacere mai visto prima, però mi piacerebbe provare la D850 e... vedere l'effetto che fa, penso non sia facilissima sul campo, anzi dev'essere un cimento non da poco,ma credo che se si fa tutto per bene il risultato sia quanto mai appagante.
  16. Pausa pranzo durante un congresso internazionale di Paleontologia. C'è un posto libero ad un tavolo accanto ad un collega che non vedevo da tanto tempo: Ciao Carissimo! Come va? E un sacco di tempo che non ci si vede... Eh, hai ragione oramai... solo ai congressi, e solo se ci sono i soldi per poterci andare... ma dimmi, come vanno le cose? (chiacchiere a carattere personale, famiglia, conoscenze comuni e così via) E la ricerca? sei sempre sui (nome gruppo di fossili) o hai variato? Anch'io ho un po' allargato gli orizzonti... dipende dal materiale a disposizione, comunque i gruppi di mio interesse sono sempre quelli; adesso ad esempio ho un progetto (le chiacchiere proseguono su temi specialistici)... A fine pranzo tiro fuori il laptop: Guarda queste foto, cosa ne pensi? Niente male, vero? Ma guardale al 100% , notevoli,non trovi? Merito anche della macchina fotografica che mi sono procurato. E' una Sigma Sd Quattro H. Eh, immaginavo che non la conoscessi, non sono in molti a sapere che c'è; eppure ti garantisco che per quelli come noi che fanno un sacco di foto macro a soggetti statici, sia per la ricerca che per la didattica, è eccezionale. La qualità del dettaglio che ti ha stupito è merito del sensore, è diverso da quello delle altre fotocamere, è un Foveon. Non te la faccio lunga, so che non sei poi tanto appassionato: Semplificando moltissimo, i fotorecettori di questo sensore hanno tutti tre strati di lenti sensibili ai tre colori anzichè un colore per pixel, questo fa sì che non ci sia interpolazione e la nitidezza è molto superiore, pari a quella di una fotocamera digitale "normale" con oltre il doppio dei pixel . Per la riproduzione dei fossili, ma io penso anche per i minerali od altri soggetti fermi, anche in archeologia ad esempio, secondo me è perfetta. Tu pensa che dopo aver visto le mie foto, in un museo straniero ne hanno subito presa una. E sono contenti. Scattando in sequenza e facendo un po' di stacking ottieni una bella tridimensionalità anche con soggetti molto piccoli. Ti dirò anche che ormai non disegno quasi più al microscopio, ma se posso preferisco usare le foto come base per ricalcare con la tavoletta grafica, tanta è la definizione, anche al 100% o 200%. Quanto costa? Questo secondo me è il punto di forza, è chiaro che risultati simili li potresti senz'altro ottenere anche con altre attrezzature, ma queste costerebbero come minimo tre volte tanto e non potresti giustificarne l'acquisto, visti i tempi che corrono. Questa fotocamera,invece, anche corredata di un macro, rientra in un budget più che ragionevole. Certo, come tutte le cose bisogna imparare ad usarla e ha dei limiti di utilizzo, ma per quello che ci devo fare io, che è più o meno quel che ci potresti fare tu, non ci sono problemi. Quali sono i limiti? Non è veloce, anzi è lenta in tutto, e va usata solo a basse sensibilità, io non la uso mai sopra i 100 ISO, poi bisogna imparare a gestire bene le luci. Non conviene scattare in jpeg, meglio in raw e poi convertire con il programma dedicato che si scarica gratis. Ma ti assicuro che una volta che ti abitui a questa resa, il resto non ti soddisfa più...(risata) no, non mi pagano per fare la pubblicità!! E' che ne sono veramente soddisfatto e sono convinto che potrebbe essere utile anche a te. (Ci alziamo entrambi) Mi ha fatto veramente piacere rivederti... quando fai il tuo speech (conferenza)? Domani mattina? Non mancherò di certo, mi interessano le novità della tua ricerca. A domani! N.B Il materiale fotografato è depositato presso musei e collezioni universitarie.
  17. Domenica scorsa pioveva e mi son preso un raffreddore, oggi piove e domani pioverà, di uscire a fotografare "all'umido" non mi va proprio, allora sfrutto l'occasione per qualche esperimento. Così prendo: La Sigma Sd quattro H, il Sigma 105mm Macro OS, un vecchio Nikon 50mm f1.8 af "vissuto", un anello adattatore per filtri 62-52, un anello di inversione 52-52, flash e trigger , illuminatore led come luce pilota, slitta macro, piedistalli per i flash e "carta da forno" come diffusore (Mauro docet ) L'attrezzatura usata, meno la carta da forno, i 20centesimi servono a stringere le viti e da scala per le dimensioni del soggetto, come vedrete L'idea è provare a fare macro spinta con il 50mm invertito sul 105mm. Il 50mm invertito equivale ad una lente addizionale (più che) acromatica da 20 diottrie. Risultati? La nitidezza è buona ma a 20 diottrie la profondità di campo scarsissima. E' necessario fare dello stacking Questa è la parte interna di uno schiaccianoci, fortemente concava, unione di 8 foto, ma non basta. Non ho voglia di fare decine di scatti ad uno schiaccianoci, proviamo con qualcosa di più interessante. Ad esempio una ammonite piccola, ma proprio piccola. Come vedete è proprio minuscola (foto scattata con compatta, ritagliata, non ridimensionata, per questo fa un po'... ribrezzo). Ecco cosa esce scattando con il 105mm focheggiato ad infinito: unione di 26 scatti con Zerene Stacker. Si nota una certa vignettatura dovuta al minore diametro del 50mm. Probabilmente sul formato APS-C si sarebbe notata meno, sul formato APS-H è più evidente . La profondità di campo è veramente minima, a f11 ecco come risulta con un singolo scatto: Sotto, focheggiando alla minima distanza di messa a fuoco, unione di 17 scatti, sempre con Zerene Stacker. La vignettatura è scomparsa Messa a fuoco manuale a distanza fissa, spostando il piano di messa a fuoco muovendo avanti/indietro la fotocamera tramite la slitta. La distanza del soggetto dalla lente frontale (del 50mm) con il 105 focheggiato ad infinito era di 5cm. La qualità direi che è soddisfacente. Anzi molto. Rimangono delle ombre indesiderate, colpa mia che essendo interessato soprattutto alla resa come incisione ho un po' trascurato questo aspetto. Riconosco inoltre che l'attrezzatura per l'illuminazione è un po' rudimentale, il flash è dedicato nikon non superlativo. Ho già in programma di dotarmi di un sistema di illuminazione come si deve, appena possibile e poi mi dedicherò a perfezionare anche questo aspetto .
  18. Queste foto hanno una storia particolare che ho raccontato qui e non la sto a ripetere per non annoiare. Dico solo che mi è capitato di fotografare un' Aromia moschata, insetto molto bello che avevo incontrato solo una volta trent'anni prima quando ancora avevo la Pentax Mx e non avevo più visto. Purtroppo essendo andato sul posto per fotografare cormorani, non avevo con me nemmeno un macro, ma mi sono arrangiato con il 300 f4 e tc14 e 80-200 AFS oppure 50mm più tubi Kenko Pro DGX su D7100. Complice la discreta dimensione del soggetto, qualcosa di buono ne è uscito ugualmente . Sono stato veramente contento. Quando l'abbiamo trovata era su un palo (80-200 AFS più tubi). Luce naturale. 50mm più tubi, flash di schiarita. Il palo non è un bel supporto e inoltre rende l'insetto molto visibile, facile preda di collezionisti umani e uccelli insettivori , così delicatamente lo sposto su un albero, dove potra offrirmi uno sfondo più naturale e trovare riparo. 300mm f4 Tc14 e flash di schiarita. Crop 100% Due parole sull'Aromia: E' un coelottero cerambicide tra i più grandi (lungo circa 4,5cm solo il corpo) e più belli per le iridescenze delle elitre . Oggi è piuttosto raro per distruzione dell'habitat e raccolte indiscriminate.Tra l'altro è famoso perchè nel passato Le Aromie venvano raccolte e ...tritate e si mescolavano al tabacco da fiuto per aromatizzarlo (hanno un discreto odore di muschio).
  19. Alexander Semenov, è un biologo marino Russo che unisce la passione per la fotografia con quella per un particolare "mondo alieno", ossia le profondità del Mar Bianco, al largo della costa settentrionale della Russia, e gli animali che ci vivono. La difficoltà di raggiungere le gelide profondità di quel mare è compensata dalle splendide e strane creature che ha potuto fotografare. Meduse e Nudibranchi e Anemoni di mare, dai colori fantastici e dalle forme surreali. Alexander Semenov si è laureato nel 2007 all'Università di Mosca, specializzandosi nello studio del cervello dei calamari. Successivamente ha cominciato a lavorare alla Stazione Biologica del Mar Bianco, dove oggi dirige un team di subacquei e segue numerosi progetti che implicano immersioni. Agli inizi ha cercato di fotografare piccoli invertebrati marini per divertimento con una vecchia macchina fotografica, dopo molti insuccessi è riuscito ad ottenere alcune foto interessanti che hanno convinto lo staff ad acquisire un'attrezzatura più professionale, così ha potuto riprendere i suoi soggetti in profondità. Col tempo si è fatto un'esperienza, ha perfezionato la tecnica ed ora le sue immagini sono affascinanti. Ha passato due anni a realizzare un libro sulla flora e la fauna del Mar Bianco coinvolgendo un team di oltre dieci fotografi subacquei, più studiosi e specialisti che hanno contribuito a redigere i testi. Tutte le creature da lui ritratte vivono nei mari freddi del Nord. Alcune specie sono comuni, mentre altre sono rarissime. Molti di questi animali sono stati visti dal vero solo da pochi specialisti e da pochissimi (e coraggiosi) subacquei che affrontano l'acqua gelida. Come attrezzatura ha usato Canon 5Dm2 in scafandro Subal , Zeiss 21mm/f2.8 e Canon 100mm/f2.8L macro, flash Inon Z-240 strobe. Però, dopo aver provato la D800e ha riferito gli è piaciuta moltissimo e che potrebbe cambiare sistema. NOTA Tutte le foto sono (c) di Alexander Semenov qui riportate a scopo di illustrare la sua opera. DISCLAIMER All photos are (c) by Alexander Semenov, here shown only to illustrate his work.
  20. Piotr Naskrecki è una figura particolare nel mondo della macrofotografia: scienziato e fotografo allo stesso tempo. Usa la fotocamera per documentare le sue ricerche, ma anche per trasmettere al mondo la bellezza delle piccole creature che ci circondano, troppo spesso sconosciute o trascurate. Ebbi modo di intervistarlo "telematicamente" qualche tempo fa e questo mio contributo è in parte basato sul nostro scambio di email. Naskrecki ha lavorato al Museum of Comparative Zoology (Museo di Zoologia Comparata) all’Università di Harvard, a Cambridge, Massachussets (USA) e all'Università del Connecticut. La sua ricerca è incentrata soprattutto sull’evoluzione degli insetti ma è anche coinvolto in numerosi progetti scientifici e di divulgazione correlati con la conservazione delle foreste pluviali tropicali. Il suo interesse per la macrofotografia è iniziato una ventina d'anni fa quando la moglie gli ha regalato per Natale una Nikon N 6006 (F601). Dall'uso della fotocamera come mezzo per illustrare gli organismi su cui lavorava al fare della fotografia una passione il passo è stato breve. Non è interessato fotografare uccelli o mammiferi, perché trova che il piccolo mondo che ci circonda sia molto più affascinante. Attualmente usa soprattutto fotocamere ed obiettivi Canon. Come fotografo cerca sempre di portare alla luce la bellezza di quei soggetti che sfugge ai nostri occhi per via delle dimensioni del mondo in cui noi siamo abituati a vivere. Rendendo i soggetti più grandi del reale, Naskrecki ci porta alla loro scala, permettendoci di vedere strutture, simmetrie e forme normalmente nascoste. Una splendida Mantide tropicale Nemia, un Neurottero tropicale Typophyllum un ortottero mimetico Nello stesso tempo cerca di ricreare la prospettiva e la tridimensionalità di questo microscopico mondo. Per questo usa spesso i grandangoli (15-35mm) con un tubo di prolunga corto, in modo da focheggiare molto vicino pur mantenendo una prospettiva ampia e notevole profondità di campo in modo da cogliere l’ambiente in cui vive il soggetto. Un ortottero del Mozambico, ambientato. Un altro ortottero tropicale In altri contesti usa obiettivi macro e, per soggetti molto piccoli, come le formiche lavora a rapporti di riproduzione molto elevati sfruttando il Canon MPE 65mm, che arriva a 5:1. Se vuole includere qualcosa di più del solo soggetto centrale, usa grandangoli tradizionali Le sue gallerie sono diverse (ma ugualmente spettacolari), rivelando posture insolite, oppure interazioni fra (minuscoli) organismi, che per venire ripresi, richiedono abilità ed esperienza. Per ottenere questi risulta occorre una grande conoscenza del soggetto. Ogni volta che inizia un nuovo progetto fotografico, comincia documentandosi approfonditamente in quanto una buona preparazione fondamentale se si è interessati al comportamento animale. Si può persino arrivare ad osservare e documentare comportamenti che nessun altro ha mai visto prima. Naskrecki rimane comunque prima uno scienziato e poi un fotografo. Usa la fotografia principalmente per documentare il suo lavoro e come strumento educativo alla comprensione del comportamento animale e alla conservazione della natura. Raganella tropicale, Papua Nuova Guinea Pronto al duello... Granchio del Costarica Ma a parte la documentazione scientifica, quando fotografa, il messaggio principale che Naskrecki cerca di trasmettere con le sue foto è che esiste un mondo bellissimo e complesso costituito da organismi di cui pochissima gente sa qualcosa. Si tratta invece di membri affascinanti, coloratissimi e di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle comunità biologiche. Spesso sono minacciati quanto i panda e le tigri, ma ricevono poca attenzione dal pubblico e dai conservazionisti, solo perché in pochi sanno della loro esistenza. Mostrarli da vicino è il primo passo per apprezzarli e proteggerli. Piotr Naskrecki, (dal sito Uconn Today) Non perdetevi il suo interessantissimo sito: http://www.insectphotography.com/ E il suo fantastico Blog: https://thesmallermajority.com/ NOTA: Tutte le foto sono (c) di Piotr Naskrecki, qui mostrate solo allo scopo di illustrare la sua opera ad esclusione del suo ritratto, preso dal sito Uconn Today. DISCLAIMER: All the photos shown here are (c) by Piotr Naskrecki, published here only to illustrate his work, apart for his portrait, taken from the site Uconn Today.
  21. Probabilmente è un argomento che interessa pochi, ma.. mi chiedo, non ci sono tubi di prolunga compatibili con i nuovi teleobiettivi ? Nikon è rimasta ancora ai tubi Pk e PN con baionetta Ai e lo sappiamo. Però... fino al 300mm f4 AFS e compagni era possibile usare dei Kenko PRO DGX e lavorare con tutte, o quasi, le funzionalità presenti. Con i nuovi tele come il 300 f4 P si può o no? Qualcuno ha provato? Un tubo medio-corto come il Kenko PRO DGX su un teleobiettivo come un 300, ma anche un 500, era comodo perchè con la perdita di uno stop di luce o poco più permetteva due cose: La più ovvia era avvicinarsi di più al soggetto. Non solo in macrofotografia, ma anche con soggetti particolari. Ad esempio le cince e i piccoli passeriformi possono essere timidi per riprenderli con un tele corto, ma nel contempo sono troppo piccoli per la distanza di messa a fuoco minima di un 500mm fisso. Avvicinarsi un po' grazie al tubo risolveva il problema. La seconda è che con il tubo corto si poteva ingrandire maggiormente alle brevi distanze anche senza avvicinarsi perchè si impostavano distanze di messa a fuoco maggiori, con una conseguente minore riduzione della focale effettiva. Ne avevo scritto a suo tempo ma riporto un esempio qui sotto per chiarire. Nikon 300mm f4 AFS alla distanza di 2,5m. Per i curiosi è un cranio di avvoltoio. Nikon 300mm f4 AFS con Tubo Nikon PN11 alla stessa distanza, anzi il sensore è 5cm più indietro per la presenza del tubo. Il guadagno si vede. Un nikonlander che per ora non si è trasferito nel nuovo sito, usava spesso il suo 500mm con un tubo Kenko da 36mm proprio per entrambi gli scopi. Io facevo lo stesso col 300mm. Magari mi ripeto, non interessa più, però... non era una brutta cosa avere la possibilità di usare dei tubi di prolunga anche al di fuori della macrofotografia in senso stretto. Ad esempio per "guadagnare senza spostarsi", come sopra. Forse, dato che adesso ci sono dei buoni converter... quanto sopra non ha più senso come una volta?
  22. Ai tempi in cui le focali fisse dominavano incontrastate e gli zoom "lunghi" (abbordabili) erano rari e guardati con sospetto, perchè alla massima focale di solito le prestazioni non erano entusiasmanti, Sigma aveva in catalogo due ottimi telobiettivi un 300mm f4 un 400mm f5.6 denomimati APO MACRO perchè possedevano lenti a bassa dispersione e una distanza di messa a fuoco minima veramente ridotta (1,2m il 300mm, 1,6m il 400mm) rispetto a focali simili di altre marche. I "veterani" Sigma 300mm f4 e 400mm f5.6 APO MACRO La dicitura APO era forse un po' troppo ottimistica, pur essendo lenti di buona qualità, La definizione Macro se non precisa, in quanto il rapporto di riproduzione massimo era 1:3 per entrambi gli obiettivi, però indicava la possibilità di fare foto ravvicinate a grossi insetti, anfibi, rettili, fiori ed altri piccoli soggetti, staccandoli perfettamente dallo sfondo e mantenendo una distanza di sicurezza (per noi o per il soggetto, dipende :)) considerevole. Montati su una reflex digitale APS-C si arrivava, grazie al "fattore di crop" ad avere ingrandimenti "equivalenti" quasi macro (quasi 1:2) con una qualità di immagine molto buona. Foto scattata con il Sigma 300mm f4 APO MACRO Purtroppo oltre ad essere usciti di produzione prima dell'avvento del digitale, la compatibilità con i corpi macchina digitali era scarsa, soprattutto per quanto riguarda la precisione di messa a fuoco, alcuni esemplari presentavano minimi errori correggibili con la regolazione fine della messa a fuoco, ma molti altri avevano back o front focus estremi, assolutamente incorreggibili. A questi teleobiettivi si sono succeduti degli zoom economici da 70-300mm sia in casa Sigma che Tamron, che arrivano addirittura ad 1:2 ma la qualità dell'immagine specie su corpi macchina con sensori nemmeno troppo densi, non è accettabile. Ed ecco che Sigma ci sorprende con il 100-400mm f 4-6.3 Contemporary dalle prestazioni eccellenti, come già illustrato da Mauro Maratta nei suoi articoli. Oltre alle qualità descritte da Mauro, il 100-400 Sigma ha una distanza minima di messa a fuoco identica al vecchio 400mm f 5.6 APO MACRO, ossia circa 1,6m. Il che mi ha suscitato la curiosità di provarlo nella fotografia ravvicinata (close-up photography). Il Sigma 100-400 è maneggevolissimo anche nella fotografia ravvicinata. Foto di RobyC. Ad illustrare le differenze tra il vecchio 400mm e il nuovo zoom (a parte il fatto ovvio che uno è zoom e l'altro no) nella fotografia ravvicinata si fa presto, anzi prestissimo: La qualità di immagine dello zoom è notevolmente superiore al fisso (!) mentre il rapporto di riproduzione (a 400mm) è inferiore (1:4 lo zoom; 1:3,3 il fisso). Quest'ultimo aspetto è dovuto ad una maggiore riduzione della focale effettiva col diminuire della distanza (focus breathing); in pratica lo zoom a 400mm alla minima distanza di messa a fuoco è un 256mm effettivi, mentre il vecchio teleobiettivo era un 330mm effettivi, la differenza si vede, anche se non è molta. Quindi la possibilità di fare fotografia ravvicinata è relativamente inferiore, specialmente su corpi con sensore a pieno formato (FX). Per soggetti relativamente grandi non ci sono problemi: Focale 400mm, qui è sufficiente. Per questa Licenide il rapporto di riproduzione è un po' piccolo (a sinistra un insettino in volo). Focale 400mm La musica cambia (e molto) se si monta lo zoom su un corpo Dx, il fattore di crop aiuta molto e si possono ottenere inquadrature più che soddisfacenti. Differenza di campo inquadrato a 400mm Crop 100% della foto scattata con la D7100. Nitidezza esemplare. Volucella (l'insetto) ripresa con la D610 a 400mm, non siamo alla distanza minima di messa a fuoco, ma in natura non si può sempre gestire tutto. Volucella ripresa con la D7100 dalla stessa posizione, sempre a 400mm. Orthetrum ripreso con la D610 a 400mm Orthetrum ripreso con la D7100 a 400mm Crop 100% della foto precedente Questo non vale solo per la fotografia ravvicinata, penso che un 200-600 equivalente su un corpo Dx prestante come la D500 sia una combinazione perfetta per il BIF (mamma, che è? Bird in Flight, fotografare uccelli in volo). Birds (Ibis) non proprio in flight, ma comunque in ambiente non controllato. Sigma 100-400 su Nikon D7100. Focale 400mm. E se ci mettessimo una lente addizionale? Un modo per aggirare il minor rapporto di riproduzione, è usare una lente addizionale acromatica con lo zoom impostato alle focali intermedie (200-300mm) dove la combinazione può dare il meglio di sè. Ho usato la lente addizionale Canon 500D da 2 diottrie che unisce una ottima qualità ad una potenza non esagerata. I risultati sono stati entusiasmanti proprio su corpi Fx, anche a mano libera e in af. Exuvia (spoglie abbandonate della larva) di libellula, Zoom 100-400 (alla focale 210mm) con lente addizionale Canon 500D e corpo Nikon D610. Formica a sinistra. Mano libera. Libellula fulva ripresa con lo zoom Sigma 100-400 (alla focale 210mm) con lente Canon 500D su corpo Nikon D610. Crop 100% della foto precedente, si vedono gli ommatidi (cellette dell'occhio composto). In queste foto la messa a fuoco era all'infinito (distanza reale dalla lente frontale 50cm) , regolando la messa a fuoco su distanze minori si può entrare nel campo della macro, specialmente alal focale di 300mm. Però conviene accontentarsi perchè più ci si avvicina, più è difficile gestire la profondità di campo, lo stesso se si aumenta la focale. Comunque l'accoppiata zoom più lente è entusiasmante. E siamo con un corpo FX. In conclusione. Nel campo della fotografia ravvicinata lo zoom su corpo FX permette riprese soddisfacenti a fiori ed animali non troppo piccoli, ma è un po' limitato per soggetti di dimensioni minori, mentre è soddisfacente su corpi Dx. In alternativa accoppiandolo ad un accessorio per nulla ingombrante quale una lente addizionale (mi raccomando acromatica) si ha un kit estremamente versatile per per la fotografia ravvicinata e naturalistica in generale, indipendentemente dalle dimensioni del sensore che si usa. Ringrazio Mauro Maratta per avermi prestato l'obiettivo per il test (anche se così mi ha fatto venire voglia di comprarlo...) Ringrazio Mtrading per aver messo cortesemente a disposizione l'obiettivo per i test.
  23. Platicnemys pennipes, maschio e femmina, 300mm f4 su corpo Dx.
  24. Fino a qualche anno fa avevo (ce l'ho ancora, confesso) il desiderio di farmi un portfolio di foto il più possibile belle, di tutte le libellule italiane. Anche perchè a fotografare sempre les tesse specie dopo un po' si arriva a sazietà. Mi ero così messo in testa di fotografare una libellula molto rara da noi e forse la più bella libellula europea. Per me è la più bella che ci sia. Una sola specie al mondo: Lindenia tetraphylla.E' grande ed è fra le specie più rare d'Italia, forse la più rara, presente in una manciata di siti nel nostro paese e sporadica in pochi altri paesi del Mediterraneo orientale.Minacciata da collezionisti senza scrupoli e da una gestione poco intelligente di certe aree umide.Così dopo accurate ricerche sui possibili siti, e dopo aver ricevuto alcune "dritte" sono riuscito ad organizzare la mia "spedizione", il sito era a 500km più o meno da casa mia.Un esperto naturalista del luogo, persona di grande simpatia e dalla conoscenza profondissima del suo territorio (apparso anche su Nikonland.1 col suo nome di battaglia... ciao Tarkus! dove sei finito?), nonchè ottimo macrofotografo, mi ha accompagnato ad uno dei siti, mostrandomi gli spot (i "dove" si hanno le maggiori possibilità di incontro), perchè non basta sapere il luogo, la libellula non è un elefante, se ti sposti di 100m puoi non trovarla affatto benchè si sia in una delle zone in cui è segnalata. Visto che siamo in un contesto più fotografico che naturalistico, ecco qualche dettaglio sul come e cosa: Ha dei posatoi preferiti, da cui sorveglia il territorio, o su cui si riposa, sarebbero ottime occasioni per fotografarla ma chiaramente nel suo ambiente ci sono molte altre specie di libellule, quasi tutte territoriali, per cui è un continuo scacciarsi a vicenda e spesso si hanno pochi secondi per inquadrare e scattare. In questo contesto dinamico il cavalletto può aiutare ma per la prima volta ho sentito il bisogno della versatilità del monopiede.In questi casi una volta trovati gli spot migliori, è un po' come pescare o la foto da capanno. conviene sedersi ed aspettare piuttosto che seguire il soggetto, perchè si otterrebbe l'effetto di allontanarlo sempre di più dato che è sensibilissimo ai movimenti. Ecco un'immagine del set fotografico (a destra il 400 Sigma) e delle distanze di partenza, poi con il "passo del giaguaro" si cerca di arrivare sempre più vicino, col cavalletto o a mano libera cercando appoggi di fortuna.La libellula indicata dalla freccia non è una Lindenia. E' solo indicativo. Quando si posa, bisogna inquadrare con calma e se il soggetto non è ben parallelo, aggiustarsi con estrema lentezza e senza movimenti bruschi, pena la fuga. Una lunga focale, in questo caso il 400mm F5.6 Sigma Apo Macro, è utilissima, sia per non spaventare il soggetto che perchè tra me e il soggetto poteva esserci di tutto, compresa in un caso una pozza di acqua bassa in cui si abbeveravano decine e decine di vespe. Avessi avuto più tempo o l'occasione giusta avrei provato anche con il 200 micro.La D800 si è rivelata una macchina perfetta allo scopo. Ha sopportato insieme a me il sole diretto (32 e passa all'ombra, non so quanti al sole), Anche il Sigma se l'è cavata benissimo.Ho impostato Auto ISO, esposizione manuale, tempi il più breve possibile e diaframmi chiusi il giusto per avere il soggetto nitido e lo sfondo non invadente. Ma veniamo alle foto. Mentre aspettavo la Lindenia faccio un incontro interessante: Trithemis annulata, una specie africana, non tanto grande, che da qualche anno ha colonizzato la fascia mediterranea. L'unica libellula viola (il maschio) d' Europa. Poi... Finalmente Lindenia! Un maschio maturo, per cui piuttosto scuro. Un altro maschio, questo abbastanza "nuovo" per cui più chiaro. L'eleganza di questo insetto secondo me è senza eguali, con quei "flap" all'estremità dell'addome. Un'eleganza che si moltiplica quando si assiste alla sua efficienza nel volo. Mi fa venire in mente i più bei caccia moderni (o elicotteri d'assalto...). La Lindenia tetraphylla è anche fra le pochissime libellule in cui la femmina è più appariscente del maschio (putroppo l'ho vista sfrecciare lontana una sola volta). Quell'estate mi sono fatto quasi 500Km, ho passato tre mattinate a lessare al sole più che mediterraneo.. africano, ma ne sono stato felice. E adesso? Ogni tanto mi ripiglia il desiderio di "finire il lavoro", ma ho molte meno possibilità di andare in giro a giocare, purtroppo. E sì che di libellule più o meno rare (o che "mi mancano") ce ne sarebbero ancora tante! La più rarissima è un'altro invasore africano, bello e grosso: Zygonyx torridus: è stato segnalato in un paio di posti misteriosi in provincia di Trapani. Il mio altro grande desiderio vive in due o tre laghetti della Val D'Aosta (l'ho vista, ma non stava ferma un attimo) , la più vicina sarebbe La libellula "spettro", Boyeria irene, sta anche dalle parti di Valerio Brustìa, ma non sono ancora riuscito a vederla (è uno spettro appunto), Valerio se la incontri fammi un fischio!!!. Spero che questi miei ricordi e sogni (un po' anche desideri) vi siano sembrati interessanti, o almeno vi abbiano divertito e non annoiato.
  25. Ronald (Ronnie) Gaubert è stato uno dei maestri della fotografia ravvicinata, responsabile della sezione macrofotografia di naturephotographers.net., ma eccelleva anche nella fotografia naturalistica in generale. I suoi lavori sulle paludi della Louisiana sono una sintesi di natura e poesia, che tutti gli appassionati di fotografia naturalistica dovrebbero conoscere. La sua simpatia faceva il resto. Grande è stato il dolore nel mondo della fotografia naturalistica per la sua scomparsa, nel 2011, a causa di una malattia che non perdona. Naturephotographers.net riporta un commosso ricordo QUI Come Galen Burrel è stato uno dei maestri ispiratori per la mia fotografia naturalistica in generale, Ronnie Gaubert lo è stato per la Macrofotografia. Ripropongo un tributo alla sua memoria, riportando l'intervista che gli avevo fatto poco prima che la malattia si manifestasse. La traduzione dall'inglese è mia (anche le note fra parentesi in corsivo nel testo sono mie), le foto sono opera e proprietà di Ronnie Gaubert da lui concesse per l'intervista stessa.Vuoi dire qualcosa di te come presentazione?Mi chiamo Ronald Gaubert, ma quasi tutti mi chiamano Ronnie. Sono nato il 3 Ottobre 1951 nella cittadina di Destrehan, in Louisiana (USA), che si trova sulle rive del Mississippi. Fin da ragazzino ho cominciato ad esplorare la grande varietà della natura lussureggiante delle paludi enelle foreste umide che crescono lungo il fiume. La mia passione per la fotografia ha avuto inizio quando avevo più o meno 17 anni, quando ho cominciato a fotografare in bianco e nero. Da lì ho proseguito con la pellicola a colori e le diapositive. Dopo aver sperimentato fotocamere di molte marche, mi sono finalmente fermato sul sistema Nikon verso il 1975. Ho acquistato la mia prima reflex digitale, una D100, nel Dicembre del 2002. L’ho usata per quasi quattro anni, finché non sono passato alla D200 nell’Agosto 2006. Sebbene io sia conosciuto soprattutto per la mia fotografia ravvicinata, mi piace moltissimo anche la fotografia agli uccelli e di paesaggio. Quando hai cominciato con la macrofotografia? Hai avuto qualche maestro, ti sei ispirato a qualcuno?Il mio interesse per la macrofotografia, o meglio per quella che io preferisco chiamare fotografia ravvicinata (closeup photography, è una definizione più corretta, nelle sue foto Ronnie non scende mai a rapporti di riproduzione troppo spinti) risale a quando ho cominciato a fotografare, nel 1968. Non posso dire che un fatto o una persona abbiano realmente ispirato il mio stile fotografico. Non sono mai stato uno a cui piaceva leggere libri, infatti non ho mai letto un libro di fotografia. Per chissà quale motivo, la fotografia era nel mio DNA. Mi ha preso da giovane e non mi ha mai lasciato. Mi diverto addirittura di più oggi di quando ero ragazzo.Tu sei stato uno dei primi ad usare lunghe focali per le macro.Oggi si vedono sempre più fotografi usare lunghe focali per la fotografia ravvicinata. Anche se possiedo in 55mm ed un 105mm macro, li uso raramente per le mie foto. Trovo nella maggior lunghezza focale del 300mm (è il 300mm f4 AFS, usato spesso con tubi di prolunga, il PN11, a volte il Kenko da 36mm) una superiore flessibilità per il mio lavoro. Capisco che non per tutti potrà andar bene, ma per il mio stile di fotografia è perfetto. Bruco dell'Azalea Non ho mai provato il desiderio di fare foto al rapporto 1:1. Preferisco largamente riprendere soggetti più grandi. Il mio stile si basa soprattutto sulla composizione e la luce ambiente, quando fotografi al rapporto 1:1 o superiore, si deve usare soprattutto il flash e la composizione non è più un fattore così importante. Non ho nulla contro la fotografia a quegli ingrandimenti, infatti mi piace, ma non è il mio interesse principale. Cosa cerchi nella macrofotografia, quali emozioni, sensazioni o conoscenze, vuoi trasmettere alla gente con le tue foto macro?Questa è una domanda difficile, perché non ci ho mai pensato molto in quanto io fotografo per suscitare in me stesso emozioni e sensazioni. Quando fotografo, i pensieri di chi guarderà la foto non passano mai per la mia mente. Però credo che chi guarda le mie immagini provi le stesse sensazioni che ho provato io. Sono molto convinto di condividere le emozioni della maggior parte dei macrofotografi per quel che riguarda soggetti, composizione e luce. Questo fa di noi ( macrofotografi) una categoria molto particolare di fotografi. Adulto ed exuvia di Cicala Con l'attrezzatura che preferisci non puoi riprendere dettagli minuti dei tuoi soggetti.Sì, col mio set non riesco a riprendere dettagli ad un rapporto di riproduzione superiore ad 1:3. Come ho detto prima, non mi interessa. Mi sento a mio agio con soggetti più grandi, ho più flessibilità per quel che riguarda luce e composizione.Fai molta postproduzione o applichi dei ritagli significativi?Non ritaglio molto. Col 300mm non ho motivo per non riempire il fotogramma con il soggetto. Per questo è il mio obiettivo preferito, in quanto non devo avvicinarmi troppo al soggetto per riempire il fotogramma. Posso tenermi a distanza di sicurezza per non disturbare i soggetti.La postproduzione varia molto da immagine ad immagine. Per rispondere alla domanda direi che faccio un minimo di postproduzione sulle mie foto. Percorro grandi distanze per ottenere le migliori immagini possibili direttamente sul campo. Sono pronto a non fare lo scatto se le condizioni non sono favorevoli. Blue dasher (Pachydiplax longipennis) nella posizione "dell'obelisco". Le tue foto sono così belle anche per la luce stupefacente che riesci a cogliere.Il mio motto (lett. le parole per cui vivo) è: “Conta meno il soggetto e di più la luce e la composizione”. Sono molto esigente nelle preferenze riguardo le condizioni di luce. Il momento della giornata che preferisco è dalle prime luci a circa mezz’ora dopo l’alba. E’ un breve intervallo di tempo che ti mette sotto pressione nella ricerca dei soggetti.Fotografo anche nel tardo pomeriggio, ma normalmente il vento diventa un grosso ostacolo in quelle ore.La luce del primo mattino produce una luce indiretta e diffusa che secondo me non ha rivali. La luce diretta delle ore diurne semplicemente produce troppe ombre dure e chiazze luminose.Uso raramente il flash. Le sole volte in cui uso il flash è come luce di schiarita e uso solo il flash incorporato nella mia D200.Non uso flash esterni nel mio lavoro. Io personalmente credo non ci sia nulla di simile alla luce ambiente naturale. Un’altra ragione per l’eccellenza dei tuoi scatti è quella che definirei un’eleganza unica nella composizione, un sottile equilibrio tra forme e colori. Questa capacità di “vedere”, può essere imparata in qualche modo?Sono fermamente convinto che ciascun fotografo debba sviluppare il suo stile personale che lo soddisfi. Puoi imparare dagli altri, ma non devi tentare di imitarne lo stile.Sono convinto che il talento per la composizione, l’abilità di vedere, siano un dono naturale. Possono essere insegnati fino ad un certo punto, ma è compito dell’allievo raffinare ulteriormente le proprie abilità. Il miglior consiglio che mi sento di dare è di sperimentare e usare un' attrezzatura e soggetti semplici. Non cercate di fare i sofisticati con l’attrezzatura e con i soggetti. Riuscire nella macrofotografia non è così facile come può sembrare. Niente è peggio che spendere un mucchio di soldi duramente guadagnati e scoprire che non è cosa per te. Api longicorne in riposo Quanto tempo impieghi nella ricerca dei soggetti?Bella domanda, vorrei avere una bella risposta! Varia ad ogni uscita, Certe mattine i soggetti sembra che ti saltino addosso, altre invece sembra che non ci sia nulla di vivo nei campi. Per ogni insetto che trovo, sono convinto che ce ne siano altri 100 che non vedo. Gli insetti possono essere molto elusivi, ma è così che li ha progettati la natura. Fotografando nella luce tenue del primo mattino, trovarli diventa ancora più difficile perché i loro colori non sono enfatizzati dalla luce brillante che c’è durante il resto del giorno. Ci vuole allenamento.La mattina presto gli insetti sono ancora immobilizzati dall’aria fredda e dall’umidità portate dalla notte, per questo motivo non si muovono molto. Nel resto della giornata sono più schivi perché spaventati dalla nostra presenza.Se trovo 5 soggetti diversi in una sessione, lo definisco un successo. Darner (Anax junius) Un consiglio per chi volesse avvicinarsi alla fotografia ravvicinata?Il mio consiglio migliore per la macrofotografia non si applica a chi supera i sessant’anni a meno che non si sia tenuto in forma. Strisciare nel sottobosco fitto in luce fioca non è una cosa facile.Mi sto avvicinando ai sessant’anni e sta diventando sempre più difficile alzarsi dal letto molte ore prima dell’alba e guidare fino al sito dove fotografare. Dovete sapere che la Louisiana ha un clima tropicale con 80 gradi Farenheit (un po’ più di 30 °C) e 100% di umidità. Si spera che il clima sia più adatto agli anziani da altre parti.Per rispondere seriamente, come ho detto prima, semplicità. Non cercate di fare i sofisticati con ogni sorta di flash riflettori, diffusori e via dicendo: fate una prova con la tecnica delle lunghe focali. I vantaggi delle lunghe focali sono:- il non doversi avvicinare al soggetto come con le focali più corte;- la possibilità di isolare meglio i soggetti, avendo un angolo di campo minore.Questo ti permette di sfocare meglio lo sfondo. Con un 300mm si includono solo pochi gradi di visuale dello sfondo. Con una focale più corta si includerebbe una visuale più ampia, con il rischio di inserire elementi di sfondo che distraggono.Mi sforzo sempre di mantenere lo sfondo delle mie immagini pulito, privo di elementi di distrazione Tu vuoi che gli occhi di chi guarda si concentrino sul soggetto e non vengano deviati verso lo sfondo.Alcuni link alle foto di Ronnie Gaubert: http://www.photoportfolios.net/portfolio/pf.cgi?a=up&ns=1&pi=RONNIE http://www.naturephotographers.net/imagecritique/ic.cgi?a=up&pi=RONNIEGAUBERT&ns=1 Non mancate di guardare anche le sue foto alla fauna (uccelli ed alligatori soprattutto) e ai panorami della Louisiana che sono un vero spettacolo.
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