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Blog Entries pubblicato da M&M

  1. M&M

    Recensioni : Masterpieces
    Bernstein : The Final Concert
    Britten : Four Sea Interludes
    Beethoven : Settima Sinfonia
    Boston Symphony Orchestra
    Deutsche Grammophon, 1 gennaio 1992, formato CD. Acquistato ... a suo tempo
    ***

     
    Fu con i Pops l'11 luglio 1941 che Bernstein fece il suo debutto con un'orchestra professionale. Rimarrà strettamente identificato con i Pops e la Boston Symphony Orchestra fino alla sua morte nel 1990.
    Protégé del leggendario direttore della BSO Serge Koussevitzky, Bernstein si esibì per la prima volta con la BSO alla Symphony Hall il 18 febbraio 1944.
    E l'ultimo concerto, questo.
     

     
    una lunghissima e vissutissima testimonianza diretta da The Last Trombone che merita di essere letta per intero qui
    In particolare riporto :
    "Lenny ha diretto “Four Sea Interludes” di Benjamin Britten dalla sua opera Peter Grimes . L'inclusione del pezzo nel programma è stata davvero un "Nella mia fine è il mio momento di inizio". Lenny aveva diretto la prima americana di Peter Grimes a Tanglewood nel 1946 con la Berkshire Music Center Orchestra. E ora, in quello che si rivelò essere il suo Concerto Finale, stava dirigendo Peter Grimesdi nuovo a Tanglewood. La direzione di Lenny era laboriosa; i suoi gesti di direzione all'inizio del primo movimento possono essere meglio descritti se immagini qualcuno che impasta lentamente la pasta del pane. Nessun ictus definito alla sua conduzione. Ma in qualche modo, sapevamo come dargli ciò che voleva e questo ha tenuto insieme. Il quarto movimento degli Intermezzi, "Tempesta", è stato sbalorditivo. Lenny ha raccolto le sue forze durante il concerto e l'orchestra ha suonato sopra la sua testa e ha offerto l'esibizione di una vita.

    Non ci sono tromboni nella Sinfonia n. 7 di Beethoven e mentre molti dei miei colleghi che non hanno suonato il pezzo si sono precipitati fuori dal palco durante l'intervallo e sono corsi alle loro macchine per tornare a casa prima della calca del traffico che ci aspettava sempre alla fine di uno dei concerti di Lenny, sono rimasto. Ho camminato intorno al Tanglewood Music Shed e mi sono fermato accanto ad altri membri del pubblico, inchiodato a quello che stava succedendo sul palco. Lenny stava chiaramente lottando per tutto il tempo. Durante il terzo movimento, lo scherzo, Lenny ebbe un attacco di tosse. Smise di dirigere - l'orchestra non perdeva un colpo poiché tutti gli occhi erano puntati sul primo violino Malcolm Lowe che teneva unita l'orchestra - e Lenny si aggrappò alla ringhiera in fondo al podio. Pensavamo davvero che sarebbe morto sul podio. Tossì e tossì ma alla fine si riprese e finì il concerto.
     
    Era finito. Sapevamo tutti che era finita. La fotografia di Walter H. Scott di Lenny che esce dal palco alla fine del concerto - è apparsa come ultima pagina nell'uscita in CD della performance della Deutsche Grammophon (sopra) - è straziante. Ero in piedi in modo da poter vedere la faccia di Lenny. Era il volto di un uomo che sapeva che era finita. 
    Quel pomeriggio, Leonard Bernstein annullò il programmato tour europeo con la Tanglewood Music Center Orchestra. Gli studenti erano schiacciati dalla loro delusione. Ma non c'era altra opzione. Lenny non stava bene. Il suo cancro stava progredendo e nessuna quantità di antidolorifici poteva impedirgli di soffrire. Un mese dopo, si ritirò "ufficialmente" dalla direzione, anche se il suo concerto a Tanglewood era l'ultimo che avrebbe mai diretto e sapevamo tutti che non ce ne sarebbe stato più. Poi, il 14 ottobre 1990, morì a casa nel Dakota di New York City.
    Con lui è morta un'era, quella del direttore d'orchestra superstar. "

    ***
    Il 25 agosto sarà il compleanno di Leonard Bernstein che anche se non è più tra noi da più di 30 anni ci accompagna tutti i giorni con le sue composizione, le sue esibizioni, i suoi programmi televisivi, le sue registrazioni.
    Questo disco è un tributo come lo è questa "non recensione".
    Conosco queste due composizioni così diverse tra loro a memoria. I Quattro Interludi dal Peter Grimes di Bernstein (già nella precedente edizione con la NY) rivaleggiano con quella di Britten. E poche volte la settima di Beethoven è stata così straordinaria.
    Che altro aggiungere ?
  2. M&M
    Ho scritto questo articolo su Nikonland.eu nell'ormai lontano ottobre del 2013. L'ho scritto con il cuore - come mi commentò all'epoca Silvio Renesto - perché allora credevo. Oggi non più.
    Ciononostante, è possibile che presto o tardi il vecchio sito salti per aria per obsolescenza incurabile e mi spiacerebbe che si perdesse per sempre.
    Per cui, per i pochi che lo leggeranno, eccolo qui, parola per parola. E' una copia conforme al netto del differente format della piattaforma.
    ***
    Quegli occhi di Alida Valli in quel particolare ritratto mi hanno sempre affascinato.
    Molto ma molto prima di conoscere l'autore.
     
    Lo dico senza timore, invidio molto Arturo Ghergo per la possibilità che ha saputo conquistarsi di fotografare il meglio dei volti italiani dell'epoca d'oro.
    I suoi ritratti sono icone o i personaggi da lui ritratti sono diventati icone.
    E' lo stesso, tanto è il significato nella nostra memoria collettiva delle sue fotografie di tanti e tanti personaggi, specialmente femminili tra gli anni trenta e cinquanta del passato secolo.
     
    Non andrei oltre a parlarne e mi fermerei per ore a discutere anche semplicemente di questi tre straordinari ritratti :
     

    Alida Valli
     

    Luciana d'Avack
     

    Rossana Martini (prima miss Italia nel 1948)
     
    Un fondale in gesso, due luci fisse da 500 W. Pose lunghe con un banco ottico in legno e lastre da 18x24.
     
    Che guardino in camera mentre siedono (o fingano di guardare altrove)  :
     

    ancora una splendida Alida Valli
     
    o guardino altrove mentre sono distesi :

    un conturbante Massimo Girotti all'apice della carriera
     
    le pose sono dinamiche e trasmettono forza, passione, vita, la tensione di un'epoca.
    Non sono naturali come ce le potremmo aspettare da persone di tutti i giorni ma nemmeno ingessate e di maniera come erano ritratti i divi del cinema dell'epoca.
     
     
    Certo, direte, facile far posare una attrice, è il suo mestiere.
    Ma da Ghergo andavano anche celebrità ed aristocratici della società più in vista dell'epoca :
     

    la Principessa Marella Caracciolo, poi Agnelli
     

    Papa PIO XII
     
    "Santo Padre, dovreste provare a benedire utilizzando solo tre dita, per la Santa Trinità" , fu il suggerimento che Arturo Ghergo diede al Papa prima di questo ritratto.
    E da quel giorno divenne normale per quel Papa benedire in quel modo, come il suo ritratto di Ghergo ricordava ogni giorno.
    Sono innumerevoli i ritratti di celebrità di Arturo Ghergo. La figlia Cristina ha curato due mostre pubbliche a Milano e a Roma nel 2012, con 350 ingrandimento degli originali sia in bianco e nero che a colori.
    Ci sono tra gli altri Sophia Loren, Silvana mangano, Gina Lollobrigida, Alida Valli ma anche Alcide De Gasperi, Papa Pio XII, Luigi Einaudi, l'Aga Khan, Pietro Badoglio, perfino Giulio Andreotti. Ma anche Edda Ciano Mussolini, il Duca Marco Visconti, Francesca Ferrara Pignatelli di Strongoli, i fratelli Bulgari, le sorelle Fontana.
     
    ***
     

     
    Se fosse andato in America probabilmente Arturo Ghergo avrebbe raggiunto fama planetaria e le sue "creazioni" pubblicate su Vogue ed Harpers Bazaar. Forse avrebbe fatto amicizia o sarebbe stato in concorrenza con Irving Penn.
     
    Ma veniva dalla provincia italiana (era nato a Montefano, Macerata nel 1901) e il suo punto di arrivo e di svolta fu Roma, dove si svolse tutta la sua carriera.
    Non gli vanno certo bene le cose all'inizio. Nel 1929 la crisi arriva anche nell'Italia fascista che ancora non aveva superato le difficoltà del dopoguerra. Sono anni difficili ma la scelta di prendere il già noto e centralissimo studio di Via Condotti al n. 61 lo premiano con il tempo.
    Lui lavora per i suoi clienti, per chi lo cerca per avere un ritratto nello stile originale e ricercato di Ghergo. In quell'Italia autarchica non c'erano riviste di moda e dell'America di Hollywood arrivavano solo le cartoline dei divi e qualche raro numero di Variety di contrabbando.
    Là era la produzione che controllava anche le immagini delle celebrità. Un ritrattista stipendiato eseguiva ritratti già durante le fasi di ripresa dei film, negli stessi set.
     

    il tipico ritratto hollywoodiano sponsorizzato da Camel : Gary Cooper, 1936
     
    Non possiamo sapere cosa sapesse di quel mondo a Ghergo che comunque si inventa autonomamente la via italiana per il glamour, fatta di sessioni estenuanti in studio e ancora più estenuanti fasi di post-produzione.
     
    Già perchè se l'immagine in ripresa è costruita ad arte con la luce e si studia il soggetto finchè la luce non lo interpreta come lui vuole interpretarlo ... è in camera oscura, in stampa e in ... quella che oggi chiameremmo post-produzione che si crea l'immagine di Ghergo.
     

    Eleonora Rossi Drago
     
    Senza Photoshop ma usando acidi e lamette per lisciare il negativo, mascherature e bruciature in stampa, e poi ancora pennelli ed inchiostri direttamente sul lavoro stampato, Ghergo e poi il suo stampatore di fiducia, puliscono la pelle, tolgono le imperfezioni, stringono la figura, alzano e curvano, piegano.
    Aggiungono ombre che non ci sono, accentuano luci che appena si intuiscono.
    Gli occhi scintillano, le forme vengono intagliate ...
     

    Marella Agnelli Caracciolo
     

    Marina Berti
     
    set e sfondi semplicissimi, addirittura spogli ma attenzione agli accessori e all'abbigliamento.
    Nelle foto di Ghergo c'erano i gioielli e gli abiti degli atelier più famosi, come quello delle celebri sorelle Fontana
     

     
    qui immortalate dallo stesso Ghergo e che inventarono il pret-a-porter italiano vestendo le più eleganti donne del mondo (Grace kelly, Audrey Hepburn, l'abito di Linda Christian nel matrimonio con Tyrone Power a Roma, Soraya, Ava Gardner)
     
    Come in questa serie :
     

    Consuelo Crespi

    Mariella Lotti

    Francesca Strongoli

    una aristocratica di cui mi sfugge il nome in abito da sposa
     
    ma certamente il suo massimo apice lo raggiunge nel glamour dove anche dive note per il carattere angelico diventano sensuali :
     

    come la protagonista del film di Blasetti "Quattro passi tra le nuvole", Adriana Benetti, nota come "fidanzatina d'Italia" tra il 1938 e il 1946
     

    Rossella Falk
     

    Elli Pravo
     

    Elisa Cegani
     

    Valentina Cortese
     

    Isa Pola
     

    Francesca Pignatelli di Strongoli
     
    ma soprattutto Isa Miranda, trasformata in una Marlene Dietrich all'italiana :

     
    Probabilmente l'alchimia con Alida Valli, trasferitasi a Roma durante la guerra deve essere stata particolare.
    Entra nello studio con il suo volto e ne esce con 20 fotografie che raprpesentano 20 donne diverse.
     
    Le due già presentate sopra :
     



     
    e queste :

    oggi diremmo casual o fitness utilizzando termini inglesi
     

    ma è una dea incorporea quella che indossa questo abito da sera
     

    elegantemente sensuale
     

    e misteriosa anticipando il Senso di Luchino Visconti
     
    Tornando alla mondanità più austera e ai personaggi pubblici.
     

    Giannalisa Feltrinelli con le figlie
     

    le duchesse d'Aosta-Aimone
     

    Edda Ciano Mussolini
     

    il giovane Giulio Andreotti ai suoi primi passi in politica
     

    Alcide De Gasperi
     

    Luigi Einaudi
     

    il giovane Re Hussein di Giordania
     
     
    Trascuro le foto dell'era a colori della Dolce Vita romana (Sofia Loren, Lollobrigida & Co.) e le foto per pubblicizzare le pellicole della Ferrania che appartengono ad un periodo meno originale dell'attività di Ghergo che alternò alla fotografia anche la pittura di tipo cubista, per mettere ancora due ritratti in b&n, differenti nello stile ma sempre con una impronta evidente :
     

    Monica Vitti a inizio carriera
     

    l'attrice berlinese Vera Bergman
     
    Io continuo a restare ammaliato dagli occhi di Alida Valli cui il pennello del grande Arturo Ghergo, antesignano e maestro dei fotografi glamour nostrani di oggi, ha dato forma e vita immortale :
     

     

     
    segnalo che i due cataloghi delle mostre romane e milanese sono in vendita presso Amazon ma in via di esaurimento ...
     
    Ghergo è morto nel 1959 dopo trenta anni di attività romana di cui non si perderanno mai le tracce.
    Lo studio è stato mantenuto aperto dalla figlia Cristina fino al 1999. MI ricordo di averlo notato nel mio periodo romano di fine anni '80. Una vetrina misteriosa che nascondeva sogni.
  3. M&M

    Recensioni : orchestrale
    MOMENTUM 1
    Walton : concerto per violino e orchestra
    Respighi : sonata per violino e pianoforte
    Liya Petrova, violino
    Royal Philarmonic Orchestra diretta da Duncan Ward
    Adam Laloum, pianoforte
    Mirare, 19 maggio 2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Disco che avevo riposto da qualche parte e poi ho ripreso quando ho visto che, toh, una volta tanto, anche quelli di Gramophone ..
    E' il primo volume, ne uscirà un secondo l'anno prossimo, MOMENTUM 2, giusto per non essere troppo originali :

    con Kantorow come pianista ad accompagnare Liya Petrova, emergente violinista bulgara.
    Il disco in esame ha l'impossibile missione di unire due cose incompatibili, l'inglesissimo anglosassone Walton con il mediterraneo Respighi, e la sua italianità.
    Il trait d'union però è proprio questo, Walton si ritirava quando poteva ad Ischia e il suo concerto per violino - 1937 - è intriso di italianità, tarantelle, ritmi e suoni ... addirittura profumi, delle nostre coste.
    Di contro la sonata di Respighi - del 1917 - è più neoclassica, a tratti cervellotica, ma di una lirica operistica.
    Che la Petrova interpreta con il temperamento incandescente della gente dei balcani, mettendoci la sua passione per cementare quel MOMENTUM che, al solito, nel titolo, mi ha fatto storcere il naso.
    Almeno fino a quando non ho ascoltato il disco.
    Lei fa cantare il suo violino su tutti i registri e con tutte le dinamiche. Ha un medio eccezionale, specie quando non sale troppo di volume e il suo cantabile è perfettamente operistico.
    In Walton toglie un pò di quella melanconia tutta british a cui siamo abituati mettendoci "un pizzico di follia" che non guasta per nulla.
    E in Respighi spiana i toni più spigolosi per presentarci la musica in modo più melodico.
    Il risultato è veramente uno dei dischi più interessanti dell'anno.
    Aggiungo che l'orchestra è veramente di ottimo livello, così come la direzione.
    Nulla da dire del pianista che è assoluto partner paritetico nella sonata.
    A questo punto aspetto con grande curiosità Korngold+Strauss, fusion ancora più improbabile ...
     



  4. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Sabine Meyer (clarinetto), Lars Vogt (piano), Alban Gerhardt (violoncello), Antje Weithaas (violino), Isabelle Faust (violino), Natalie Clein (violoncello), Stefan Fehlandt (viola), Christian Tetzlaff (violino), Gustav Rivinius (violoncello), Daniel Jemison (fagotto), Diemut Schneider (clarinetto), Jochen Ubbelohde (corno), Ulrich König (oboe), Boris Pergamenschikow (violoncello), Tanja Tetzlaff (violoncello), Kornelia Brandkamp (flauto), Julia Fischer (violino ), Tatjana Masurenko (viola), Kim Kashkashian (viola), Hartmut Rohde (viola), Heinrich Schiff (violoncello)
    8 ore e 10 minuti
    20 giugno 2023

    Lars Vogt (pianoforte), Christian Poltéra (violoncello), Peter Riegelbauer (contrabbasso), Andrea Lieberknecht (flauto), Anette Behr-König (violino), Isabelle Faust (violino), Sharon Kam (clarinetto), Gregor Bühl (xilofono) , Mihaela Ursuleasa (piano), Stefan Fehlandt (viola), Tatiana Komarova (glockenspiel), Antje Weithaas (violino), Claudio Bohórquez (violoncello), Boris Pergamenschikow (violoncello), Christian Tetzlaff (violino), Kim Kashkashian (viola), Nikolai Schneider (violoncello), Tanja Tetzlaff (violoncello), Diemut Poppen (viola), Alban Gerhardt (violoncello), Isabelle van Keulen (violino), Michael Collins (clarinetto), Konrad Beikircher (narratore)
    23 giugno 2023
    6 ore e 24 minuti
    Warner Classics, formato CD, via Qobuz
    ***
    Il compianto Lars Vogt ha fondato ed organizzato il Festival di Heimbach circa 25 anni e quest'anno il 18-25 giugno c'è stata la prima edizione senza la sua presenza.
    Si tratta di una manifestazione di musica da camera tra amici, simile a quelle organizzate in varie parti d'Europa da Martha Argerich.
    Sono svariate le registrazioni già sul mercato ma qui escono per Warner Classics due raccolte estensive con oltre 14 ore di registrazioni dal vivo.
    Il primo volume contiene musica più "classica" da Haydn a Brahms passando per Mozart. Il secondo invece si spinge fino al contemporaneo.
    Compaiono gli amici di sempre con cui ha registrato integrali e raccolte e altri grandi solisti europei.
    L'ascolto è sempre molto piacevole ma soprattutto "solare" come l'ambiente in cui si svolge la manifestazione, una vecchia centrale idroelettrica su un laghetto, in netto contrasto con la tristezza e il vuoto lasciato (in tutti noi) dalla scomparsa di Lars.
    Da ascoltare a pezzi o durante la giornata. Il livello è sempre altissimo.
    Warner ha fatto benissimo a pubblicare questi due volumi che vi consiglio caldamente.
    Dalle note dell'editore :
    Lo Spannungen Festival che si tiene a Heimbach prende il nome dalla sua sede molto particolare, una bellissima centrale idroelettrica Jugendstil. Il 18 giugno segnerà l'apertura dell'edizione 2023, la prima ad essere organizzata dalla scomparsa del suo fondatore Lars Vogt, che era anche un esecutore regolare con colleghi strumentisti come Julia Fischer, Christian Tetzlaff, Isabelle Faust o Kim Kashkashian.
    Secondo volume della nostra raccolta di brani da camera eseguiti da Lars Vogt e compagni partecipanti allo Spannungen Festival di Heimbach (l'edizione di quest'anno, la prima organizzata dalla morte del suo fondatore, si chiuderà il 25 giugno). Questo volume è dedicato principalmente alla musica francese e slava (più una versione adattata di Quadri di un'esposizione di Mussorgsky intrecciata con la poesia tedesca recitata da Konrad Beikircher) e presenta artisti come Sharon Kam, Christian Tetzlaff e Isabelle Faust.
    ***


  5. M&M

    Composizioni
    l'edizione di riferimento, quella con l'autore sul podio della Philarmonia.
    Cofanetto di 4 CD che contiene anche il concerto per viola e quello per violino con Yehudi Menuhin
    ***
    "Questa sinfonia è un'eruzione vulcanica di passione oscura e sensuale che parla con potenza immediata fin dalla prima battuta. Il primo movimento è una delle esperienze più inesorabilmente intense e delle strutture più straordinarie nella musica del XX secolo; lo scherzo è un Presto "con malizia" pungente e amaro ("con malizia"); il movimento lento è un malinconico dolore di dolore cromatico; e il quarto movimento è l'apoteosi in chiave maggiore dell'opera, un controverso (anche criticato, per alcuni) finale ottimista che canta, corre trionfante e grida di gioia."
    Nel 1934 Walton aveva una trentina d'anni. E voleva dare la paga a tutti gli altri compositori inglesi.
    Il periodo che va fino al 1940 é l'epoca d'oro della musica inglese di tutti i tempi, l'epoca vittoriana si chiude nell'ordalia della Grande Guerra. I musicisti inglesi ne sono permeati ma rifuggono le influenze continentali.
    La loro musica diventa tipica, iperromantica, con una strutturazione di colori tardo-crepuscolari, tonalità e tessiture complesse, intricate, ma sostanzialmente armoniche.
    I loro compositori sono i più attendibili testimoni di un'epoca che si è definitivamente chiusa con la nuova guerra.
    Walton è ancora praticamente sconosciuto ma in possesso di solidi mezzi compositivi.
    La sua prima sinfonia ha una genesi complessa. Praticamente arriva a definire completamente i primi tre movimenti in un tutt'uno.
    Sono influenzati dalla burrascosa fine della sua relazione con la baronessa Imma Von Doernberg, personaggio certamente particolare che lo lasciò di punto in bianco per un medico ungherese.

    Come ammise in seguito Walton, una musica di tale bruciante intensità proveniva dal profondo della sua anima. Questa sinfonia in si bemolle minore ha davvero avuto la sua ispirazione negli eventi della vita personale di Walton. Di solito è pericoloso per un compositore attingere all'immediatezza delle proprie vite emotive, trasformare quei materiali oscuri e grezzi nelle fondamenta di un'enorme struttura sinfonica. Ma nei primi tre movimenti – e quello di apertura più di tutti – Walton riesce esattamente a questo, e la musica è una devastante ferita emotiva che è al tempo stesso incandescente nella sua intensità e ferocemente avvincente come struttura sinfonica. Il pezzo trasmuta la frustrazione e le paure di Walton, i suoi dubbi e la sua rabbia al termine della sua relazione con Imma von Doernberg: quel Presto malizioso è una tempestosa faida tra i due amanti. Ma il finale è stato composto più tardi, Alice Wimborne , una viscontessa di 22 anni più vecchia di Walton entra nella sua vita.
    Non è così semplice come mappare il dolore emotivo e il conseguente piacere sulla struttura della sinfonia, ma quella narrazione è una parte cruciale di come il pezzo è stato concepito.
    Solo che si avvicinava il momento prefissato per la prima esecuzione e il finale non era pronto. Il concerto dovette essere annullato.
    Poi ripreso l'anno dopo, rimandato, per poi essere eseguito con i soli tre movimenti finiti, perché il finale aveva prologo ed epilogo completi ma Walton non aveva idea di come legarli insieme.
    Si arriva al novembre del 1935 per la prima della sinfonia completa, anche se la precedente esecuzione era già stata un trionfo.
    La stampa avviene solo nel 1936 e Walton sceglie di mantenere la dedica ad Imma, segno che ... il segno era rimasto ben profondo.
    Ci interessa tutto sommato poco, perché è come tutto ciò si traduce nella musica che conta.
    Armonicamente parlando, il movimento di apertura è costruito su un'instabilità che risuona proprio all'inizio negli accordi che vengono prodotti dall'ostinato negli archi bassi e nei corni prima che la melodia dell'oboe inizi il suo acuto progresso
    Il movimento presenta due tipi contraddittori di movimento ed emozione allo stesso tempo : questa musica è allo stesso tempo uno dei primi movimenti più irrequieti e trainanti della storia sinfonica, eppure tutte le sue grandi melodie hanno il carattere di un lamento.
    È musica che è fermamente ambientata in un mare di instabilità, se non è troppo paradossale; e la tensione implicita nei mondi emotivi e armonici della musica produce alcuni climax sconvolgenti e strazianti, intorno due terzi del percorso e la monumentale processione di dolore che segna la fine del movimento.
    Tutto però è sostenuto da un ritmo ostinatamente tenuto e un impertinente tono che poi trova sfogo nel successivo presto, lo scherzo "con malizia".
    Dopo l'energia frammentaria e cupamente eccitante dello Scherzo, che esplode in un climax che é forse ancora più sconvolgente di quelli del primo movimento poiché sembra meno motivato e più casuale, il movimento lento esprime un genuino e intimo rimpianto. La melodia di apertura era originariamente prevista per il primo allegro; rallentando la melodia sprigionava la sua vera forza espressiva, e questo movimento racchiude la musica più toccante, lirica e malinconica della sinfonia.
    Tutta questa intensità e angoscia personale fa invece sembrare il finale una brano preso da un'altra composizione.

    Dove c'era dolore e follia, arriva una eloquenza esteriore, quasi formale,  come se il dolore e il dolore dei tre movimenti precedenti fossero stati esorcizzati dai precedenti grandi scontri sinfonici o improvvisamente dimenticati.
    In un certo senso il finale sembra un poco "ruffiano" ma ascoltato dopo l'introduzione iniziale che poi sfocia un brillante fugato l'ultimo movimento diventa il colto momento della sinfonia.
    Si, a tratti celebrativa, quasi da incoronazione (era il momento del passaggio da Giorgio V a Giorgio VI attraverso la breve apparizione di Edoardo VII e la sua Lady Simpson).

    Questione di gusti, in fondo vediamolo come una rivendicazione del viaggio sinfonico di Walton che chiude il suo sforzo in modo trionfante, per avere dato effettivamente la paga ai suoi contemporanei.
    Ma resta probabilmente la conclusione della sinfonia britannica più bruciante ed emozionante fino ad allora (e ad oggi) composta.
    ***
    Fin qui la storia e la descrizione della composizione.
    Vale la pena di ascoltarla ? Ma per la miseria, si.
    E dopo la versione giurata, del compassato Sir William che io ho conosciuto da ragazzo per le musiche dei film shakesperiani di Sir Lawrence Olivier (Enrico V e Riccardo III), ci sono altre possibilità.
    La prima, forse ancora la migliore, quella "lavish" di André Previn con la LSO

    la registrazione è stata fatta a Londra da tecnici Decca per conto di RCA. L'edizione è quella originale (Walton ci rimise le mani nel 1953 ma non troppo a proposito).
    Ed è di una vivacità senza pari.
    Ci sono altre edizioni storiche, come quella di Pritchard e di Haitink ma la nouvelle vague degli ultimi direttori inglesi ha prodotto versioni interessanti con un suono sontuoso.

    io scelgo quella Chandos con Edward Garner e la BBC Symphony che include anche il concerto per violino con la bravissima Tasmin Little.
    Ma, volendo, se ne possono esplorare altre edizioni, se vi va.
     
  6. M&M

    Recensioni : orchestrale
    dopo che ho pubblicato la mia recensione entusiastica sulla ristampa dei concerti di Rachmaninov di Byron Janis, ho ricevuto una lettera piccata della Van Cliburn Society che mi smentisce, intimandomi di fare ammenda.
    Con il capo chino, mi scuso e faccio quanto richiesto. 

    Chaikovsky, primo concerto per pianoforte, 1958
    Kirill Kondrashin dirige la RCA Symphony
    Rachmaninov, secondo concerto per pianoforte, 1962
    Fritz Reiner alla testa della sua Chicago Symphony
    Van Cliburn, pianoforte
    versione CD a 44/16 via Qobuz
    del disco esiste la riedizione rimasterizzata su SACD


    disponibile sia in DSD nativo che in alta risoluzione.
    ***
    Van Cliburn è la quintessenza del pianista americano, quello che mandava in visibilio le folle come fosse una rockstar.
    Vincitore del premio Chaikovsky a Mosca nel 1958, primo occidentale, capace da solo di sgelare i rapporti "musicali" est-ovest.
    A lui è intitolato un concorso internazionale pianistico.
    Ci sono le registrazione dei suoi concerti con i più grandi direttori della sua epoca.
    In effetti ... anche io quando penso a "Quando la moglie è in vacanza" (film del 1955, celeberrimo), immagino che sia Van Cliburn (aveva 21 anni) a suonare il concerto di Rachmaninov su cui Marilyn Monroe cade in visibilio tra le braccia dell'improvvisato vicino/playboy.
    Quindi, prima di Biron Janis, pianista di elevata sensibilità ma certo minore presenza e carisma.
    Questo disco, sensazionale, racchiude due concerti che erano tra i suoi cavalli di battaglia.
    Ascoltarli è un pò come prendere la macchina del tempo e tornare indietro a quando ancora non si erano visti i viaggi spaziali di Star Trek per entrare nella leggenda.
    Complice la qualità del suono assolutamente cristallina del riversamento in SACD, Van Cliburn è qui che incide alla Horowitz con le sue ottave generose ma al tempo stesso olimpiche, concedendosi tutto il tempo necessario a catturare l'uditorio.
    Si capisce che all'epoca sia stato il primo best-seller di musica classica a superare il milione di copie vendute.
    La registrazione con Kondrashin è di una chiarezza impareggiabile, il russo lo segue come se non avesse fatto altro nella vita e lui entra nelle pieghe del concerto come un grande neurochirurgo .
    Non c'è spazio per inutili sentimentalismi ma l'operazione non viene svolta con sommaria irruenza, tutt'altro.
    E' ancora più sottile la lettura del concerto di Rachmanivo, complice il grandissimo Fritz Reiner che lo asseconda avvolgendolo con il suo - memorabile - di quella Chicago Symphony.
    Non ci sono forzature né sbavature, l'atmosfera è quella che deve essere, nulla di più, nulla di meno.
    Chiaro e distinto, pulito e potente.
    Straordinario, nella sua espressività ma soprattutto, suonato, non sparato in faccia all'ascoltatore.
    Inarrivabile per chiunque.
  7. M&M

    Recensioni : orchestrale
    Chaikovsky : Quinta sinfonia
    Schulhoff : cinque pezzi per quartetto trascritti per grande orchestra
    Manfred Honeck alla testa della Pittsburgh Symphony Orchestra
    Reference Recordings 28 luglio 2023, formato SACD multicanale e 96/24 stereo, via Qobuz
    ***
    A Manfred piace vincere facile.
    Nel 2006 si è presentato in America con la sua interpretazione passionale della Quinta di Chaikovsky e sull'effetto suscitato è stato invitato a diventare il direttore musicale e artistico dell'Orchestra di Pittsburgh, fresca orfana di Sir Andrew Davis.
    Dopo 16 anni l'orchestra è - se possibile - sua quanto lo era la Filarmonica di Leningrado per Mravinsky.
    Quindi si ripresenta in disco con quella quinta, coadiuvato da una registrazione dal palcoscenico immenso e dinamica eccezionale apparecchiata da RR !

    la precedente prova, uscita all'epoca, registrazione monobit in DSD, introvabile.
    Il disco del 2020 con la quarta di Petya, da RR

    di cui ho parlato su queste pagine con un giudizio un pò misto :
     
     
     
    nelle note del disco, molto estese e dettagliate, Honeck parla delle peculiarità della sinfonia, "quasi" battuta per battuta, aggiungendo aneddoti personali e del difficile rapporto tra Chaikovsky e la sua nuova creatura, composta solo 11 anni dopo la quarta sinfonia.
    Piuttosto singolare l'aver riportato una lettera dell'autore in cui parla del parere espressogli dall'amico Johannes Brahms dopo la prima del 1888 ad Amburgo.
    A Brahms la sinfonia piacque molto (come piace a me) tranne l'ultimo movimento (a me piace soprattutto l'ultimo movimento).
    Per Chaikovsky la sinfonia era a giorni orribile e a giorni magnifica. Ma con il crescere delle critiche positive aumentò la sua autostima e di conseguenza anche la valutazione della nuova sinfonia, il cui carattere parte dalla declamazione del fato che si presenta alla porta (un richiamo della ... quinta di Beethoven) e si chiude in trionfo (esattamente come la quinta di Beethoven) con fanfare che molti direttori fracassoni hanno nel tempo trasformato in cacofonie inascoltabili.
    Per questa sinfonia ci vuole polso, gusto, moderazione ma anche smodata passione per la musica ispirata dall'anima.
    Dall'"andante con anima" al "tumultuoso" e più che fortissimo "energico" finale passando per più che pianissimo continui, sussurrati che diventano "prestissimo con fuoco", c'è tutta l'anima del Brahms russo (Piotr e Johannes sono nati nello stesso giorno di anni differenti).
    Honeck sente tutta questa lava, la filtra con la sua "tranquilla" visione alpina (è nato e vive in un villaggio delle alpi austriache) ma ne rappresenta puntigliosamente tutte le dinamiche.
    L'orchestra di Pittsburgh con la sua guida ha veramente raggiunto livelli straordinari, la sua capacità di dialogo tra le sezioni è eccezionale.
    In particolare i bassi sono chiarissimi e gli ottoni superlativi ma è l'insieme a suscitare meraviglia, tanto che una composizione che conosco a memoria, nota per nota, mi ha offerto momento "inauditi" e frammento del tutto nuovi.
    Pazienza, passione e capacità di distaccarsi dalle vicende extramusicali, sopra e fuori dal podio hanno permesso al Maestro di raggiungere questi risultati, tanto che la Sua orchestra è di fatto la migliore del Nord America e l'unica inclusa nella classifica ideale per il 2022.
    Complessivamente questa quinta è la migliore che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi decenni.
    E se non raggiunge i livelli irraggiungibili delle tante esibizioni di Mravinsky non importa, questa è diversa ma trasuda della stessa passione viscerale, sostituisce l'incedere inesorabile imposto dal russo, con un punto di vista più luminoso e piacevole, tagliando via una parte dell'angoscia che penso sia bene lasciare da parte per la sesta.
    Della registrazione ho già detto, prima classe assoluta.
    Versione alternativa di riferimento, questa del 1982 :

    per nulla casualmente unita alla quarta di Brahms del 1961
  8. M&M
    Sergei Rachmaninov, concerti per pianoforte e orchestra n. 2 e n.3
    preludi in do# op. 3/2 e mib op. 23/6
    Byron Janis al pianoforte
    Antal Dorati, direttore d'orchestra
    LSO per il 3° concerto, Minneapolis SO per il 2°.
    Registrazioni del 1960 (2°) e del 1961 (3°)

    Mercury Records, 14 luglio 2023, formato 192/24
    ***
    Già disponibili da sessanta anni ovviamente, precedentemente pubblicati insieme in un singolo SACD, escono nuovamente i due più famosi concerti di Rachmaninov nella memorabile e meravigliosa interpretazione dell'americano Byron Janis con l'ungherese Antal Dorati alla testa di due compagini completamente differenti.
    Byron Janis rappresenta l'anima della musica americana, fragile e muscolare allo stesso tempo. Umile e mite anche nella presenza, bambino prodigio, si formò con i mitici coniugi Levinhe e poi con Alfred Cortot. Horowitz, ascoltandolo, sedicenne, in concerto, lo volle come allievo per perfezionarlo.
    Horowitz non accettava allievi, non aveva la vocazione. Mentre Janis probabilmente non aveva bisogno di un maestro tanto differente da lui ma sentiva di doverne approfittare.

    La sua carriera, folgorante, é stata minata per quasi tutto il tempo da una forma di artrite, alleviata solo con un intervento chirurgico.
    In America è una istituzione, è stato il pianista scelto per il primo scambio culturale con l'Unione Sovietica nel 1960 (Janis contro Richter, scusate se è poco), come Glenn Gould (nel 1957 ma in quota canadese).
    Il suo pianismo è l'opposto di quello di oggi. I muscoli sono al servizio di una sensibilità naturale, che esprime con un tocco delicato.
    Le ottave alla Horowitz ci sarebbero anche, a parte i dolori dell'artrite, ma senza esibizionismo.
    Ne da prova in queste due memorabili interpretazione dove accordi granitici arrivano senza alcuno sciovinismo ma soprattutto con "satinata delicatezza".
     
    Janis comincia con modestia, quasi sottotono e poi si impadronisce della scena grazie a Dorati che lo asseconda con eleganza d'altri tempi.

    Tra le due orchestre, certamente meglio la magnifica LSO rispetto alla Minneapolis dove si ascoltano in certi momenti asprezze non intonate con la lettura voluta da pianista e direttore.
    I nastri originali analogici contengono 3 tracce registrate con il celebre metodo Mercury. In questo riversamento non so come siano stati utilizzati ma posso testimoniare la totale scomparsa del sibilo e del fruscio originale (conosco questi dischi fin dai tempi del vinile : posso dire di essere cresciuto con loro).
    La dinamica è stata allargata al massimo delle possibilità del supporto (sto ascoltando in cuffia, via connessione tutta bilanciata a livelli inusitati con le mie Hifiman Arya).
    I tecnici hanno mantenuto l'impostazione originale possente ma senza eccessi. Il pianoforte è in primo piano ma non staccato dall'orchestra che suona nel suo pieno.
    In conclusione, se non doveste conoscere questi due dischi vi invito a colmare questa lacuna al più presto.
    Ci sono realmente poche interpretazioni in grado di competere a questo livello. E si tratta della lettura più distante che ci sia da certe prove tutte muscoli (e tette, almeno in un caso !) in tendenza nella nostra epoca.
    Un salto negli sfolgoranti anni '60 che vale la pena di ripetere più spesso di questi tempi.
  9. M&M

    Rock
    Greta Van Fleet : Starcatcher
    Republic Records, 21 luglio 2021, via Qobuz in 96/24
    ***
    Largamente anticipato, anche con singoli lanciati negli ultimi tre mesi.
    Il terzo disco dei Greta Van Fleet non si può ascoltare una sola volta.
    La prima volta sembra che Jon Anderson sia rimasto appeso ad un Oceano Topografico del 1973 e cerchi aiuto.
    Esaurito il deja vu viene voglia di riascoltarlo.
    E come per il disco precedente, ti prende.
    Fino a diventare esplosivo.
    In un certo qual modo i tre fratelli Kiszka del Michigan con il loro amico Danny Wagner, tornano alle loro origini, quali che siano.
    E se Plant e Page restano nell'aria, veniamo proprio invitati in un tempio dedicato alla conservazione del progressive. Nel 2023 !
    Solo che Josh canta come se facesse assoli di chitarra e quando non ci arriva, improvvisa con l'armonica. Mentre il suo gemello Jake fatica a stargli dietro.
    E' una scalata verso qualche cosa che è più di un revival, in 42 minuti senza l'aiuto di lunghe ballate sinfoniche (21 minuti meno dell'album del 2021, decisamente più "psichedelico" e un filo più "fanfarone"), con brani brevi e secchi.
    Il loro sound è diventato decisamente più maturo. Il disco ha richiesto due anni. Probabilmente troppi ... perché in certi momenti si nota un eccesso di sofisticazione (riverberi, distorsioni) che fanno apprezzare di più le loro performance dal vivo, decisamente più genuine e dirette.
    Il disco è registrato decisamente forte e il volume di suono non fa certo rimpiangere nulla.
    Fin dal pezzo d'inizio "Fate of The Faithful" per arrivare al "Farewell" finale, una sorta di sospensione in attesa del prossimo passaggio evolutivo.
    Passando per puro rock come The Falling Sky o Frozen Light, inframezzati senza respiro da The Indigo Streak.
    Non ho capito chi sia il "Master" che devono o dovremmo incontrare ma i testi certamente fanno pensare che abbiano trovato un taccuino dimenticato del già citato Jon Anderson.
    In conclusione e in attesa del loro ritorno dopo la tourné in corso, avviatasi in questi giorni e che toccherà anche l'Italia in novembre, una prova estremamente convincente che vi invito ad ascoltare.
    Una volta. E poi un'altra volta. Per tornarci poi qualche giorno dopo. Se avete passato da tempo gli 'anta come me, qualche cosa alla fine sentirete. Vi sentirete vivi.
    Bravi !
     


  10. M&M

    Recensioni : clavicembalo
    Frescobaldi e il sud : Francesco Corti
    Arcana, 7 luglio 2023, formato 96/24, via Qobuz e Presto Music
    ***
    "Intendami chi può, che m'intend'io"
    Eccentrico, aristocratico, musicalmente evoluto ben più del suo tempo, Frescobaldi si rese conto di dovere ai suoi interpreti, la cortesia d'urgenza di fornire le chiavi di lettura della sua opera.
    Ma si rivelò altrettanto enigmatico come pubblicista e insegnante. E l'avvertimento "Intendami chi può" ne è la chiara sintesi.
    Di crescita tradizionale del settentrione, in quella culla artistica che fu Ferrara prima di essere inglobata nel regno papale, praticamente romano, avendo tenuto l'organo di San Pietro ininterrottamente, si trovò al crocevia delle influenze musicali di tutta la penisola, sublimando la sperimentazione melodica napoletana nell'intreccio contrappuntistico veneziano.
    E' questa la chiave di lettura, che viene proposta dall'interprete in questo disco - mirabile è poco dire - che compendia la Toccata con la canzone e la danza.
    Francesco Corti considera indispensabile la contestualizzazione del lavoro di Frescobaldi nella sua epoca, come rielaborazione sistematica delle diverse tradizioni musicali della penisola.
    Una riflessione che però - lo confessa Corti nel libretto - lo porta a seguire l'incoraggiamento dell'autore stesso di dare una interpretazione fortemente personale a quello che si legge nei pentagrammi.
    Un partita che cerca, quanto riuscendoci non sappiamo, di risolvere il rebus costituito dalla musica del fervido seicento in una sorta di "gioco" tra compositore e musicista interprete sullo stesso piano.
    Partendo dalle "raccomandazioni" pubblicate dallo stesso autore alla fine della sua lunga vita e carriera musicale con le pubblicazioni avvenute a Venezia nel 1635, testamento musicale del ferrarese.
    Messer Girolamo era considerato - in vita - dai suoi contemporanei il più grande musicista italiano ed europeo ma probabilmente ne vedevano solo la superficie.
    Modestamente, considero Frescobaldi il più grande musicista italiano in assoluto. Nella sua musica leggiamo echi precoci che ritroveremo in Busoni e in Ligeti, musicisti che hanno con il nostro ben più legami che non quello con Mozart o Beethoven.
    Ma la conferma del suo lavoro di sintesi in questo disco viene dall'inclusione nel programma di composizioni estremamente raffinate di altri autori.
    Qui ci sono parti come il "Capriccio sopra Re, fa, mi, sol" di Giovanni de Macque che avranno soluzioni inattese solo trecento anni dopo (Busoni).
    Mentre la "Terza Ricercata" di Rocco Rodio richiama l'omonima Musica di Ligeti.
    Ma su tutti si pone Frescobaldi, che non cerca affatto di portare ordine in tanta inventiva, lasciando all'interprete scelte assolute, come quella di aggiungere "l'obbligo di cantare la quinta parte senza toccarla" in un suo straordinario Ricercare.
    E se "non senza fatica si giunge al fine" - sottotitolo della Nona Toccata - c'è ancora spazio per la Passacaglia di Luigi Rossi ("seign. Louigi" nel titolo) mentre il disco si chiude con la miniata e brevissima Prima Gagliarda di Giovanni de Macque, tastierista francese cresciuto alla scuola napoletana.
    Corti da una prova straordinaria in questo disco, giacché non c'è nulla di inedito ma c'è tutt'altra arte di toccare il cembalo che ancora non avevo ritrovato in altre esplorazioni del periodo.
    Disco prezioso che però vedo indirizzato solo a chi é capace di intendere ciò che in esso si dice.

  11. M&M
    Bach : Variazioni Goldberg BWV 988
    Oliver Schnyder, pianoforte
    Prospero Classical, 23 giugno 2023, 96/24, 1h e 14 minuti
    Jean-Luc HO, clavicembalo a due manuali
    L'Encelade 9 giugno 2023, 96/24, 1 h e 26 minuti
    via Qobuz
    ***

    Clavicembalista e organista francese, specialista di Bach e del barocco classico, Jean-Luc HO, a sinistra; pianista svizzero poliedrico con un repertorio quanto mai vasto, Oliver Schnyder, a destra
     
    HO ha studiato con Blandine Verlet insieme a Jean Rondeau e rappresentano insieme la "nouvelle vague" del clavicembalismo d'oltralpe.
    Ha registrato le partite di Bach, oltre a Couperin.
    Schnyder è invece alla prima incursione in territorio barocco, avendo un esperienza più romantica.
    Non avendolo molto ben presente sono andato a sentirmi il suo Mozart e l'ho trovato molto alla Haskil il che è un complimento detto da me.
    Queste due registrazioni escono a poca distanza l'una dall'altra e rappresentano probabilmente due poli opposti.
    Un clavicembalo a due manuali che esegue in modo canonico le variazioni Goldberg, come la tradizione europea vuole. Ripetizioni complete, pochi abbellimenti, giusto il necessario.
    Tempi "giusti", forse un filo troppo lenti.
    Uno strumento piuttosto secco, a tratti fastidioso sulle frequenze alte.
    Pianismo frizzante - a parte l'aria iniziale, molto lenta - con un particolare gusto per le modulazioni, gli abbellimenti, le acciaccature, le fioriture, per lo svizzero che recupera con tempi non proprio alla Gould ma relativamente liberi.
    Elegante e scorrevole proprio dove il clavicembalo mostra un pò di pesantezza. Lo fa con la fantasia tanto che uno come me che le Goldberg le può cantare per intero, riesce a farsi sorprendere da qualche nota nuova, messa li dove sta bene.
    Il chiaroscuro è la sua chiave di lettura e gli accenti che mette là dove serve sono i punti di luce.
    Insomma, conservativo e accademico Jean-Luc, impegnato tutti i giorni in questo repertorio, fantasioso e con il gusto della trovata e della novità, in questa improvvisata bachiana, Oliver.
    Tendo epidermicamente a preferire la versione al piano proprio per la sua freschezza e per la sua luce.
    Di versione come quella di HO al clavicembalo ne abbiamo tante. E se non richiamiamo proprio la sua maestra Verlet o il suo maestro Leonhardt, magari ci ritroviamo con una lettura alla Huguette Dreyfuss.
    Naturalmente le Variazioni Goldberg di Bach sono quelle al clavicembalo a due manuali (per facilitare la rapidità di incrocio delle braccia) e Bach non ha scritto sul frontespizio "riempite tutti gli spazi con fioriture, invenzioni e abbellimenti" e forse una via di mezzo sarebbe l'ideale.
    Ma dopo Gould e Leonhardt, se un tastierista di oggi vuole lasciare il segno con questo mausoleo della musica occidentale le strade sono obbligate.
    In conclusione ve le consegno come due curiosità. Probabilmente non vi faranno cambiare la vostra edizione preferita.
    Ma ammetto che Schnyder è stata una bella scoperta (per capirci, dopo Mozart e Beethoven, sto ascoltando il Winterreise in versione per pianoforte e trio).
      
     
    non che Jean-Luc HO si faccia mancare niente. Solo che lui sa cosa gli piace di più  
      
  12. M&M

    Recensioni : orchestrale
    Giuseppe Cambini, concerto per pianoforte n. 3 Op.15; Claudio Abbado al pianoforte, Orchestra d'Archi di Milano diretta da Michelangelo Abbado
    Bach, concerto per 4 clavicembali (Vivaldi); Tagliavini, Canino, Ballista e Abbado, clavicembali, Orchestra dell'Angelicum diretta da Alberto Zedda
    Tartini, concerto per violino archi e continuo in Re maggiore, Op. 1 N.4, in Fa maggiore D64, in La minore D115; Franco Gulli, violinno, Orchestra dell'Angelicum, direttore Claudio Abbado
    Maison de Mutualité 1954, Parlophone 1962. Rimasterizzazione Warner Classics, 2019
    Via Qobuz
    ***
    Oggi è il 26 giugno e Claudio Abbado avrebbe compiuto 90 anni.
    La sua mancanza nel panorama musicale rimane inalterata a 9 anni dalla morte, considerando le vette che aveva raggiunto la sua arte fino agli ultimi giorni di attività.
    Ma non lo celebriamo in questo compleanno virtuale non con l'ultimo Beethoven o il Mahler di Lucerna.
    Ripeschiamo questo documento rarissimo pubblicato nel 2019 da Warner che ci mostra Claudio Abbado appena diplomato al Conservatorio di Milano alle prese ... come pianista con il concerto di Giuseppe Cambini sotto la direzione del padre Michelangelo.
    E' una registrazione del 1954 fatta a Milano, quando di anni ne aveva 21.
    Con questo concerto e con l'orchestra fondata e diretta dal padre si esibirà in una tourné per il mondo, ascoltato a New York anche dal vecchio Toscanini.
    In quegli anni Abbado cominciava gli studi di direzione d'orchestra ma si perfezionava anche al pianoforte con Gulda a Vienna.
    Il repertorio è tutt'altro che avanguardistico, a parte il concerto di Cambini che sembra fosse il suo cavallo di battaglia, c'era il concerto in re minore di Bach e il quarto di Beethoven, amati peraltro da Gulda.
    La sua interpretazione di un concerto oggi fuori programma è brillante, chiara, aperta, operistica mi verrebbe da dire. E la registrazione buona nonostante i 70 anni di età.
    Nel disco è stato poi inserito il concerto per quattro clavicembali di Bach, trascritto dall'Estro Armonico di Vivaldi.
    E qui, sebbene la prima parte sia a carico di Tagliavini, specialista dell'epoca e le altre parti principali siano in mano a Canino e Ballista, quello che non ti aspetti è che Abbado suoni il clavicembalo.
    Questa esecuzione oggi non dice molto, ha tempi molto compassati e quella tendenza dell'epoca a saturare l'aria attorno agli strumenti con sovrapposizioni e volumi eccessivi.
    Ricordo questa prassi, pre-filologica, con Abbado alla direzione al Conservatorio a fine anni '70, con me ragazzo, in platea.
    La seconda parte vede già il giovane Abbado direttore d'orchestra che accompagna in un programma di concerti di Tartini, il grande Franco Gulli.
    Questi concerti erano stati da poco rivisti e pubblicati da Michelangelo Abbado che alla direzione d'orchestra univa una grande attività musicale in senso più generale, dalla rivisitazione di partiture dimenticate di maestri italiani, all'insegnamento, alla pubblicazione di manuali di tecnica violinistica (era un eccellente violinista).
    Queste registrazioni sono del 1962 e sono stereo. Anche qui il lavoro di rimasterizzazione è egregio.
     

    Claudio Abbado già avviato alla carriera di direttore d'orchestra nel 1962, di li a poco avrebbe iniziato il lavoro come direttore artistico della Scala

    il giovane pianista Claudio Abbado
    Insomma, una riscoperta, un documento storico e una testimonianza tutto insieme.
    Non nascondo una certa commozione.
    Allego, non me ne vorrà Warner, il libretto originale del CD, in italiano per approfondimenti.
     
    000129041.pdf
  13. M&M
    Yuja Wang : il suo recital di debutto al Festival di Verbier (2008)
    DG con Verbierfestival
    formato 44/16, 23 giugno 2023
    ***
    Esce solamente adesso per la collaborazione diretta tra il festival e l'etichetta gialla per cui la Wang registra in esclusiva.
    Alcune cose sono già note, altre inedite (almeno in disco, non so in video), per quanto io ricordi.
    Il repertorio spazia. Si comincia con due studi di Ligeti e si arriva al La Valse di Ravel, passando per la sonata in si minore di Liszt e la sonata fantasia di Skriabin insieme a quelli che potrebbero essere dei bis ma sono di fatto parte integrante del recital (lo scherzo dal Sogno di Mendelssohn, il Vocalize di Rachmaninov e il Volo del Calabrone ri Rimskj Korsakov trascritto da Rachmaninov per il pianoforte).
    Sono passati 15 anni e potrebbe essere Yuja in diretta che suona adesso in diretta.
    Il disco è elettrizzante dalla prima all'ultima nota.
    Contiene una delle più convincenti Seconda sonata di Skriabin ma persino ... l'indigesto Liszt è di elevato livello.
    Ligeti è fantastico e i tre brani di riempimento valgono da soli il biglietto.
    La Valse è un pezzettino fuori dalla portata della comune ventunenne. Ma non per Yuja Wang, la Wonder Woman del pianoforte.
    Ma possibile mai che l'abbiate tenuto nel cassetto fino ad oggi un recital del genere ?
    [Ok, ok, con Yuja Wang io sono sempre di parte. Perdonatemi]
  14. M&M
    Purtroppo è un'epoca in cui sono più gli amici che se ne vanno, quelli che hanno caratterizzato la nostra era, piuttosto che quelli che salutiamo per il nuovo che stanno proponendo.
    Ha raggiunto il Sorridente (Stan Lee) il nostro amato John Romita, illustratore italo americano nato a Brooklyn nel 1930, morto l'altro ieri. 
    Ricorderò sempre il giorno in cui comprai a 200 lire, il numero 33 dell'Uomo Ragno Corno, un numero mitico a dir poco, che mi fece conoscere il suo tratto opulento ed inconfondibile.
    Era il 1971 e il numero originale era uscito negli States nel 1966.
    Io sono nato con Topolino ma cresciuto con l'Uomo Ragno e Devil.
    Ed ammetto che una volta apprezzato il disegno di John Romita me ne sono innamorato così tanto da smettere di acquistare quei fumetti una volta che lui ha abbandonato via via che le sue testate sono passate ad altri disegnatori.
    Mi sono innamorato dei suoi personaggi, delle sue fantastiche pinup. Per me quello è stato il momento d'oro della Silver Age. John Romita è stato e resta un monumento e non morirà mai.

    autoritratto con moltissimi dei suoi migliori personaggi degli anni '60

    le sue pinup indimenticabili (io avevo 8 anni ...)

    e queste tavole erano del 1966-1968.

    questa è la tavola inchiostrata da cui la copertina del numero 33 URC

    e l'originale dell'agosto 1966
    Purtroppo cresce la lista degli amici che dovrò andare a salutare quando toccherà anche a me.
    Ma sono tutti qui con me, ad ogni ora del giorno, come i miei più cari affetti.

    John era praticamente coetaneo di mio padre. E ricordo di averle sempre visto così sorridente.

    qui, John Romita a destra, e a sinistra Stan Lee che discutono della serie a strisce in bianco e nero, ideata per le puntate giornaliere sui quotidiani (1981-1982)
  15. M&M

    Scherzi a parte
    Sinceramente non so se oggi i nonni raccontano ancora le storie ai loro nipotini.
    O se lo fanno i loro padri e mamme, impegnati come sono con i loro smartphone, le loro call e gli orari di lavoro.
    Io da bambino, con mio fratello, ho avuto la fortuna di avere un nonno con una grande fantasia.
    E un papà che amava le fiabe quanto me.
    E il supporto - limitato, perché i soldi erano pochi - di Arnoldo Mondadori Editore, casa cui sono rimasto legato per quei libri illustrati pieni di animali coraggiosi ed eroi senza tempo. E subito dopo Topolino con il quale ho imparato a leggere.
    Sono cresciuto così e devo molto a tutta quella fantasia e a quel tempo passato ad ascoltare storie. E più avanti a fantasticare le mie. Che continuo ad inventare appena chiudo gli occhi.
    ***
    Finito l'amarcord, qui siamo su Nikonland e parliamo di fotografia o di argomenti attigui.
    Qualche giorno fa l'Admin ha pubblicato un articolo sulla Versione 24.6 di Photoshop che include il riempimento generativo ereditato da Adobe Firefly, la piattaforma di generazione automatica di immagini con motore di Intelligenza Artificiale.
     
    ne ho sperimentato le potenzialità e mi è venuto in mente che avrei potuto saggiarne a fondo le potenzialità solamente usandolo per illustrare una fiaba tutta mia.
    Non c'è alcuna fotografia, i fotografi presenti non se la prendano e non invochino il garante delle arti e dei mestieri. E non si preoccupino nemmeno gli illustratori.
    Un mio caro amico che fa l'illustratore di professione, fattura intorno ai 700-800 euro per ogni tavola fatta a mano.
    Ho visto che un suo collega australiano sta vendendo gli artbox fatti ad olio per una nota casa di modellismo a 7-8000 dollari l'una.
    La mia fiaba di tavole ne ha tante. E nasce per essere gratuita, un dono del cuore fatto da me ... ai papà e ai nonni che non sanno raccontare le storie.
    Più che ai bambini di oggi che non conosco e che non avrò mai l'occasione di conoscere.
    Quindi, lo giuro, nessuno perderà il lavoro a causa del mio test. Avrei potuto illustrarla da me ?
    Si, probabilmente si. Ma mi ci sarebbero voluto probabilmente 2 o 3 anni.
    Mentre qui ho impiegato 4 giorni a fare tutto ... !
    ***
    Due parole tecniche prima di presentare le tavole della storia che uscirà come uno dei numeri di Nikonland Magazine, e quindi stampabile on-demand liberamente e senza copyright.

    Ho pensato al soggetto.
    Poi ho generato con il prompt di Adobe Firefly tante, tantissime illustrazioni mano a mano che pensavo ai dettagli della storia.
    Quindi ho scelto quelli più adatti che ho modificato, ingrandito, riquadrato, corretto, montato usando la versione beta di Photoshop.

    Adobe Firefly ha una tecnologia interessante e con un grande potenziale ma è anche estremamente acerbo.
    Diciamo almeno 18 mesi dietro ai concorrenti. Che pure hanno ancora del potenziale da recuperare.
    Soprattutto nelle scene dinamiche, negli arti, nelle mani e nei volti, occhi. Etc.
    Tutti quei dettagli che invece fanno premio sulla qualità delle illustrazioni.
    Ma nel complesso io sono soddisfatto e curioso di vedere cosa potrò fare nel 2025. Con un computer più potente, server più potenti, tecnologia più sviluppata e ... speriamo, magari finalmente con la fibra in casa (manca quel metro dal pozzetto davanti al cancello fino dentro a casa mia. Ma sembra che sia la distanza più complicata da colmare ...).
    ***
    George e l'avventura nel bosco.
                 Soggetto, testo e illustrazioni del sottoscritto. Senza alcuna finalità commerciale (come consentito dal contratto di Adobe Firefly).
















     
    ***
    Spero vi possa essere utile o di spunto. Se non altro, per curiosità.
    (PS : io sono un bambino cresciuto per questioni anagrafiche. Nella realtà sono rimasto idealmente in età prescolare. No, non sono malato, é che sono felice solo quando posso giocare liberamente)
  16. M&M
    Handel : le 16 suite per clavicembalo - Erìc Heidsieck pianoforte

    rimasterizzazione del 5 agosto 2021 in formato 44/16
    Alexandre Bak - Classical Music Reference Recording
    ***
    Erìc Heidsieck - classe 1936 - è il decano dei pianisti francesi.
    Ha studiato con Cortot e con Ciampi (rispettivamente studente di uno studente di Chopin e studente di Debussy) e poi si è perfezionato con Kempff per Beethoven.
    Già a fine anni 50 era pluripremiato ed ha registrato più di 100 dischi in carriera.
    Di gusto raffinato, tocco leggero ed elegante. Vecchia scuola si direbbe oggi ma con un tratto perfettamente personale e distintivo.
    L'ho riscoperto in questo che una volta avremmo chiamato "cofanetto", riedizione di materiale di stereo di più di 60 anni fa ma che sembra registrato nei nostri giorni

    uno degli LP originali, riediti poi da EMI e adesso da Warner Classics.
    Si tratta di una integrale su 71 tracce e per più di 3 ore di durata che lascia il segno.
    Le suite di Handel non sono famose come quelle di Bach, ingiustamente.
    Probabilmente perché non sono né inglesi né sassoni e certamente non sono francesi né italiane.
    Ma contengono la summa dell'arte contrappuntistica che fanno di Handel uno dei massimi musicisti barocchi.
    "Il migliore di tutti noi", come diceva Brahms, uno dei suoi più grandi estimatori.
    Insieme a parecchie danze banali e mediocri, riempitivi per completare il pezzo e darlo in mano ad un allievo.
    Le prime 8 (HWV 426-433) risalgono al 1720, le altre 9 (HWV 434-442) sono del 1733.
    «Sono stato costretto a pubblicare alcune delle seguenti lezioni perché copie errate di esse sono apparse all'estero a mia insaputa. Ne ho aggiunte molte altre per rendere il lavoro più utile, sperando in una ricezione favorevole da parte del pubblico. Continuerò a pubblicare altri pezzi, perché considero mio dovere, con il mio modesto talento, servire un Paese dal quale ho ricevuto così generosa protezione. GF Händel.»
    Scriveva Handel di suo pugno per la prima raccolta.
    Che comprende arie sublimi, variazioni e fughe, note o arcinote come il celeberrimo "Armonioso maniscalco" e, a dispetto della durata, anche ascoltate di seguito, non pesano mai.
    Se ad interpretarle c'è un raffinato pianista come Eric Heidsieck che mi ha illuminato la via.
    Ho scoperto questa raccolta che mi era sconosciuta grazie ad una segnalazione di Qobuz e negli ultimi giorni l'ho ascoltata e riascoltata decine e decine di volte.
    Il tratto è clavicembalista alla francese, senza abbellimenti e poco o niente pedale di espressione.
    I tempi sono elastici ma sempre perfettamente intonati.
    Anche nei momenti meno densi di ... tensione artistica per mancanza di ispirazione dell'autore, sempre indaffarato con cento iniziative in qualità di impresario di successo o di ... imminente fallimento, intento a reinventarsi secondo il gusto e l'estro della moda londinese, Heidsieck non viene meno a se stesso, offrendo il massimo.
    E con la sicurezza di chi sa che la pagina successiva porterà il massimo.
    Ci sono brani celeberrimi in queste pagine, ripresi anche orchestralmente, da Handel e da altri nei secoli successivi.
    Non riesco a segnalare i momenti migliori di una integrale che merita - da chi sappia di poterla apprezzare - di essere ascoltata tutta di seguito.
    Forse la fuga della terza suite e il finale, la giga dell'ultima suite del secondo volume, suonata a velocità iperbolica.
    Rimasterizzazione di qualità commovente, vista l'età del materiale d'origine.
  17. M&M
    Mi perdonerete ma io sono cresciuto con il suo Mozart.
    E la sua omnipresenza nei cofanetti del grande Henryk Szering come straordinaria accompagnatrice in Bach, Beethoven e naturalmente Mozart.
    Di tocco elegante, fluido, mai aspro io la ricordo sempre sorridente.
    E quei primi concerti per pianoforte di Mozart, accanto ai coevi, brillanti di Brendel, per me sono un fondamento per la mia cultura musicale.
    Frau Mozart per me, lei che si è formata al Mozarteum di Salisburgo, suonando nelle sale che videro infanzia e giovinezza di Amadeus.
    Si è spenta l'altro ieri a quasi 94 anni (era nata qualche mese dopo mio padre, morto 17 anni fa) ma lascia una eredità indelebile
    Addio Ingrid, e grazie.
    Alcune sue incisioni (ma ne trovate a decine)






  18. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    C.P.E. Bach: sonate per tastiere e violino
    Rachel Podger, violino
    Kristian Bezuidenhout, clavicembalo e fortepiano
    Channel Classics, 28 aprile 2023, formato 192/24
    ***
    Forse a torto considero Emanuel Bach tra i più importanti ed influenti musicisti della sua epoca.
    Un'epoca di mezzo, disunita, caratterizzata dal rapido mutare del gusto musicale europeo e senza il dominio dei titani appena precedenti (Bach, Handel) e seguenti (Mozart, Beethoven).
    Lo stesso Mozart, peraltro, considerava suo padre spirituale il Bach di Berlino (nella realtà non ebbe modo di frequentarlo ma il valore musicale della sua opera era indubbio).
    Già grande quando il padre era nel pieno della maturità musicale, si formò a Lipsia alla Thomaskirche e all'Università di Lipsia e giovanissimo componeva già sotto la guida del padre.
    Più tardi il suo effettivo sviluppo alla corte del Re di Prussia, il colto Federico.
    Il repertorio presente in questo bel disco lo rappresenta perfettamente.
    La sonata in Sol minore iniziale, potrebbe (e in effetti lo è stata) essere scambiata per un'opera del padre, tanto è brillante ed eloquente.
    Mentre la seguente, in do minore, col fortepiano al posto del cembalo, è più intimista e personale ma anche allo stesso tempo più "galante" ma piena di stile proprio.
    L'adagio centrale, lunghissimo, potrebbe sembrare di Mozart (Amadeus aveva composto praticamente tutte le sue sonate per violino e pianoforte con Emanuel in vita).
    Mentre la danza finale, vivace ha un carattere imitativo tra i due strumenti che fa un salto all'indietro nel tempo in un batter d'occhio.
    L'arioso con variazioni è delizia salottiera, probabilmente composto per dilettanti di alto livello, musicisti che non mancavano nelle case aristocratiche della Germania Centrale.
    La seguente sonata in Si minore ricorda i tanti concerti per strumento solista dell'autore con le due parti che si intersecano in modo molto raffinato.
    Qui lo stile galante è più presente, con ritmi e tempi e tempi variati. Scherzo il finale alla Siciliana.
    L'ultima sonata, in quattro movimenti, torna ancora indietro nel tempo nel suono ma lo stile è già quello di metà del '700.
    Insomma, disco analitico, splendidamente eseguito e con una scelta del repertorio perfettamente rappresentativo di uno dei compositori forse troppo sottovalutato probabilmente a causa del chiamarsi Bach ma non Sebastian.

  19. M&M
    Forse l'ho già scritto ma mi ripeto.
    Se fossi un compositore sarei Johannes Brahms.
    Le due anime - quella formale e austera del devoto edificatore di perfette cattedrali armoniche contrappuntistiche e quella dell'incurabile romantico nostalgico e melanconico - mi si attagliano perfettamente.
    Io sono così, e sono un tenace e testardo costruttore, uomo del fare a tutti i costi.
    Sono altrettanto convinto che i nati nello stesso periodo dell'anno (lui il 7 maggio, io il 22 aprile) specie nella prima fase lunare, siano più simili che differenti.
    E in effetti abbiamo molti altri connotati simili che se sottolineassi, scivolerei troppo nell'autobiografico.
    Questo invece vuole essere un buon compleanno al mio amico Hannes. Domenica saranno 190 anni esatti dalla sua nascita ad Amburgo.
    E siccome non sono certo di essere qui a celebrare i 200, mi porto avanti.
    Quindi Sacher Torte (il cioccolato, i dolci, la pancia, il vestire trasandato sono altre cose che ci legano : ma giuro ho cominciato a studiare Brahms che ero già adulto e già irreparabilmente così !) e bollicine imperiali per tutto il week-end.
    Ancora auguri, amico mio, Tu non sai quanto mi hai fatto sentire meno solo !
  20. M&M
    Qualche tempo fa vi ho riportato che per la rete, il marchio Nikon è un marchio da boomer.

    Ovvero il preferito dei nati durante il boom delle nascite (1946-1964) seguente la fine della Seconda Guerra Mondiale.
    Che sia vero oppure no, quando un si dice circola sulla rete, finisce per essere ripetuto ed amplificato finché citazione, dopo citazione, viene certificato, asseverato e scolpito nell'immaginario collettivo.
    Non è finita qui, perché c'è un corollario.

    Per la rete, il tipico fotografo Nikon è un wildlife photographer di mezza età, affermato professionista oppure affermato professionista, fresco pensionato.
    Soprattutto con un reddito elevato.

    John Krampl, Ontario
    quest'uomo non cerca semplicemente la fotografia, cerca la sfida.
    Non esibisce la sua foto più bella, ma quella più faticosa o difficile che ha fatto in vita sua.
    Per questo partecipa a viaggi impegnativi ai confini del mondo (andrebbe anche nello spazio se fosse già possibile "a livello turistico").
    Si dota dell'attrezzatura più importante, non solo a livello fotografico ma anche come accessoristica

    un tipico fotonaturalista alla macchia con ogni possibile dotazione trasportabile
    e fa parte di un ristretto circolo internazionale in cui si conoscono tutti e tutti sanno dove è stato il tal tipo quest'anno, dove andrà la prossima volta

    Moose Peterson, decano dei wildphotographer statunitensi Nikon
    Insomma, è a metà strada tra un eroe e un pioniere, impegnato ad esplorare le sue potenzialità, prima ancora che quelle della fotografia.
    Per lo più solo, per cammini di decine e decine di miglia esposti alle condizioni climatiche più sfidanti.
    Ed è, attualmente, il tipo di cliente su cui conta Nikon per fare il suo conto economico, come dimostrato dall'enfasi data ai superteleobiettivi (non è finita, tenete da parte i risparmi perché nei prossimi anni usciranno ancora oggetti di tentazione nel campo delle focali lunghe). Si giustificano così i prezzi in espansione del corredo Nikon (fate una media ponderata [prezzo unitario]/[numero dei modelli Nikkor in catalogo] e avrete una cifra piuttosto elevata).
    Sembrerebbe peraltro un fenomeno che crea un certo tipo di imitazione, perché anche soggetti che nella vita sono persone tranquille e non frequentano campi di calcetto o di padel, hanno intrapreso invece nei week-end e nelle vacanze, percorsi di formazione in questa impegnativa disciplina, alla ricerca dell'ignoto, per andare là, dove non sono mai stati prima.
    ***
    Non leggete ironia in quello che ho scritto ma viva e sincera ammirazione. Io non potrei far parte di questa tendenza anche per questioni fisiche e di indole.
    Ma soprattutto, è per lo più grazie a loro - piuttosto che per i professionisti, oramai ridotti in miseria - che Nikon ci sta dando vere perle di super-teleobiettivi.
    Mentre, vi giuro posando la mano su una pila di manuali di manutenzione di reflex Nikon, che come per il boomer, anche questo "si dice" è realmente di tendenza sui social internazionali, non è oggetto della mia fantasia.
    Nikon è un marchio per boomer o X-Generation, danarosi impegnati nella fotografia naturalistica. Lo dice la rete 
  21. M&M
    Premesso che Nikonland.it ha raggiunto il suo minimo di partecipazione e condivisione e confronto (cit. Bimatic) ad inizio 2023 e che io di conseguenza mi sono inkazzato come un canguro privato delle carote ...
    ci sono tre/cinque cose da metabolizzare e sono queste e spero di riuscire a trasmetterle :
    1
    Se non succede che :
     
    "So che pochi leggeranno questo editoriale. E che molti di questi faranno spallucce, pensando che non li riguardi.
    Bene, sappiano questi che un giorno l'edicola Nikonland.it chiuderà, è inevitabile.
    Evitarlo è possibile ? Si ma sta tutto a voi, iscritti e non iscritti.
    se non siete iscritti ma ci leggete assiduamente, iscrivetevi e lasciate un segno ci sono articoli/foto/Blog letti a decine di migliaia di volte ma con 3 like. Questi articoli/foto/blog dovrebbero avere 50-100-150 like e commenti, sia concordi che discordanti. Chi scrive sul nostro sito si nutre di riscontri, non può accontentarsi di aver scritto una cosa.
    Se non legge risposte, commenti, domande, like, la prossima volta sarà autorizzato a chiedersi "perché scrivere ancora ?" Nikonland Magazine è una forma di assicurazione sulla vita del sito. Sia in termini di backup - a termine sarà una traccia indelebile, stampata di quello che invece con un click potrebbe trasformare 17-20 anni della nostra storia in un pallido ricordo che si perderà tra i bit del web ... - sia di stimolo a tenere in vita anche tutta l'architettura che ci sta attorno. scrivete, pubblicate foto, fateci sentire che esistete e che tenete a questo sito, non una volta l'anno, tutte le volte che passate di qui non fate chiudere questo sito. Non fate chiudere Nikonland Magazine, comperate Nikonland Magazine tutti i mesi, altrimenti non mi vedrete più su queste pagine.
    Non pensiate che perché è gratis possa esistere per sempre e che possiate continuare a frequentarla senza mai pagare un biglietto.
    Non è così, non è mai stato così. Solo che sinora il biglietto lo abbiamo pagato noi, per voi. "
    PS : da tutti, non iscritti, iscritti, nikonlander, senior nikonlander, redattori e non redattori. Persino da Bimatic e Valerio Abbrustia !"
    il sottoscritto leva le tende e lascia sbiancare al sole come il teschio della proverbiale vacca nei giornaletti di Tex, Nikonland.it
    ... quindi a buon intenditor, nessun'altra parola
    2
    vacca miseria, la mia generazione ha fallito.
    Noi siamo siamo venuti al mondo con il mito di Marylin Monroe, di Raquel Welch e di Brigitte Bardot e cresciuti con Laura Antonelli, Edwige Fennec e la mamma di Alessandro Borghese.
    Con le riviste ci siamo masturbati e con i giornalini abbiamo imparato a leggere e a scrivere (o, almeno, io ho imparato a leggere ... leggendo Topolino prima ancora di andare a scuola).
    La mia generazione ha fallito cullandosi nel mito della disintermediazione.
    Dal tempo del lancio del primo telefonino, trenta anni fa, siamo diventati paperless per finta e ci siamo dimenticati che la fotografia è carta stampata bene.
    E con questo non abbiamo trasmesso ai nostri figli e nipoti il valore del valore che non muta nel tempo.
    Adesso per contrappasso ci becchiamo la "cancel culture", dove ci sono Achille, Anne Boleyn e Cleopatra interpretati da africani e si emendano i testi di classici di Shakespeare, Agatha Christie ed Ernest Hemingway perché non sono politicamente corretti.
    E stiamo tutti su un sito che da un momento all'altro potrebbe essere bannato da un accidenti come una leggina firmata Fonderlaien/Borrrell che vieta al privato di fare cultura o un incremento di tasse che rendano impossibile continuare a spesare Nikonland.
    O solo un accidente informatico che fulmini tutto quanto e l'impossibilità di utilizzare bakkap !
    Avete dato un'occhiata a Nikonland.eu ? E' vecchio solo di 6 anni (lo abbiamo lasciato per incompatibilità solo 6 anni fa e adesso è già quasi impraticabile).
    3
    Nikonland sul telefonino fa cagare. Ma fa cagare anche sul compiuter che mi spanna le foto cambiandone la risoluzione quando magari quella risoluzione non c'è.
    Io ho monitor 4K da 32 pollici e la maggior parte delle foto pubblicate fanno schifo.
    Eppure quando ricevo certe foto da certi fotografi per la rivista resto incantato. E non posso fare a meno di metterle tutte a due pagine, fanculo la mancanza di spazio.
     
    4
    ecco che Nikonland Magazine e Nikonland Review assumono un valore eversivo.
    Ben lungi da me l'idea di fare la transumanza da Nikonland.it a Nikonland Magazine, le due riviste diventano in uno :
    l'unico posto dove rendere giustizia alle fotografie migliori io mi sono stufato di pubblicare foto su pagine compresse, ingessate, impastate. E mi sono stufato di non ricevere i giusti meriti e credo che anche altri la pensino allo stesso modo ho il timore che tutto quanto un giorno o l'altro sparisca e quindi le riviste diventano il backup dove salvare - per sempre ! - il meglio di Nikonland anzi, andare anche oltre.
    Facendo, per quanto possiamo : CULTURA ! Ecco, potrei andare avanti per ore a parlare del valore di fare una rivista.
    Impostare il lavoro non per la fotina casuale, ma con l'obiettivo di essere pubblicato.
    Fotografare in modo avveduto e accorto con una finalizzazione.
    E ottenere come premio l'essere pubblicato.
    Avere tante riviste bellissime di fotografie bellissime che sul sito non sarebbero valorizzate che per un decimo del loro valore.
    Di ogni genere e tipo, non di un tipo solo, ovviamente.
    Ma con le fotografie in mezzo agli occhi e in testa.
    5
    nessun timore.
    Come spendere i propri soldi continuerebbe ad essere trattato con assoluta dovizia su Nikonland.
    E ogni articolo aridamente tecnico starebbe ben lontano da Nikonland Magazine.
    Mentre intanto Nikonland Review diventerebbe il recipiente di tutti i test - FOTOGRAFICI - pubblicati dal 2017 ad oggi su Nikonland.it, salvati per sempre ad imperitura memoria, su carta.
    Per tutti quelli che ne capiscano il valore ed abbiano piacere di sfogliarne le pagine, assaporarne il significato, farsi travolgere dalla passione che le hanno animate.

    Mostrarle agli altri orgogliosi : GUARDA, MI HANNO PUBBLICATO UN ARTICOLO/UNA FOTOGRAFIA.
    C'E' IL MIO NOME SULLA RIVISTA DEL MIO SITO !
    ECCHECCAZZO se uno non capisce queste cose, io ho sprecato 17 anni della mia vita e meriterei di essere decollato con una taglierina da ufficio ...

    la copertina del nuovo Segretissimo Mondadori. Su carta, ve lo giuro, è un'altra cosa. Viene voglia di mettere la mano là ... esattamente là in mezzo.
    Nikonland Magazine è lo stesso. Fa venire voglia di andare fuori a fotografare, e a fare fotografie degne di essere esibite, non dimenticate in una scheda di memoria da due soldi !
  22. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Alexander Melnikov, strumenti vari a tastiere
    7 Compositori - 7 Fantasie
    Harmonia Mundi, 28 aprile 2023, formato 96/24 - via PrestoClassical Streaming
    ***
    "La citazione più famosa di Albert Einstein dice che "la separazione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione, anche se ostinata".
    Lo scorrere del tempo è infatti intuitivamente chiaro, anche se un concetto inafferrabile, come nel caso in cui queste parole vengono applicate alla tradizione culturale europea. ,che non necessariamente coincidono. Un turista a Venezia fonderà felicemente l'architettura del XIV secolo con l'arte rinascimentale del XVI, e naturalmente con la musica di Vivaldi del XVIII secolo, in un 'mix veneziano'. Per la musica occidentale, il punto di riferimento di fondamentale importanza è la figura di Johann Sebastian Bach, che continua a influenzare i compositori trecento anni dopo e, anzi, oltre. Come veicoli per questo gioco, sono stati utilizzati diversi strumenti e anche i confini tra loro sono sfocati. Quegli oggetti meravigliosi sono davvero una sorta di macchine del tempo e, anche se non sappiamo come usarle, continuano a suscitare genuina ispirazione e curiosità."

    Alexander Melnikov
     
    Ho riportato le parole di commento dello stesso Melnikov nel libretto di questo disco appena uscito.
    Il programma è fedelmente la trasposizione musicale di queste parole (oppure sarebbe più corretto dire il contrario).
    Escludiamo lo Schnittke finale - per me quella non è nemmeno musica - la scelta è completamente condivisibile.
    Illusione e scorrere del tempo.
    Dal 1723 - anno ultimo in cui potrebbe essere stata composta la fantasia cromatica e fuga di Bach - al 1968, anno in cui Schnittke ha composto su commissione del ministero competente dell'Unione Sovietica la sua Improvvisazione e fuga per pianoforte, ci sono due soli secoli, un sacco di spazio in mezzo, tante rivoluzioni. Una unica illusione fantastica.
    Che Melnikov conduce tra Bach e Schnittke passando per Emmanuel Bach, il suo figlioccio Mozart, Mendelssohn e Busoni, tutti cresciuti bevendo quell'acqua. Senza dimenticare Chopin con la sua fantasia in do minore.
    Colpo di teatro, Melnikov, musicista oltre che colto anche eclettico, parte da un clavicembalo a due manuali, splendido, passa ad un pianoforte tangenziale e via via segue il flusso del tempo e della sua fantasia, adattando lo strumento alla musica eseguita, fino ad uno Steinway dell'altro ieri.
    Ma era l'altro ieri, oppure era oggi ?
    Lettura impressionante e raccolta. Rispettosa e allo stesso tempo personale. Bel disco.
    Sottolineo le sue parole "occidentale", "fantasia".

  23. M&M
    Premesso, questa è una non recensione.
    Non ho mai visto né preso in mano una di queste luci LED.
    Prima che Mtrading le prendesse in distribuzione non avevo mai sentito nominare nemmeno questo marchio.
    Quando mi è arrivata la newsletter le ho guardate con un minimo di curiosità, perché di led COB sul mercato ce ne sono decine.
    Ma poi, improvvisamente, una montagna di recensioni più che entusiastiche é comparsa contemporaneamente su Youtube (la migliore luce sul mercato, rivoluzionaria, luce potente e compatta etc. etc. etc. con punti esclamativi e entusiasmo a gogo).
    Ma a decine e decine, in tutte le lingue del mondo ...


     
    ho deciso di approfondire e mi sono letto bene le specifiche, poi i prezzi su Amazon. Infine qualcuno di questi video.
    Cosa sono ?


     
    come si capisce bene, sono due illuminatori led che possono funzionare sia a corrente di rete che a batteria.
    Nominalmente una da 60 W e una da 100 W.
    Con un aspetto fashion di rottura rispetto alle altre presenti sul mercato.
    Svariate funzionalità facili da attivare.
    Soprattutto molto, molto compatte. Anche troppo.
    Il trucco sarebbe - a detta loro - in una ventilazione forzata stile quella delle schede video dei computer.
    ***
    Ma non è tutto oro quello che luccica.
    Partiamo dalle caratteristiche. La luce promessa nella realtà non è nemmeno lontanamente quella di targa.
    Quei 60 W sono al più 20 e quei 100 W sono al più 40.
    Che peraltro si abbattono al 40% se si usano a batteria.
    Perché è inutile farle così piccoline se poi ti devi portare in giro un alimentatore grosso il doppio, no ?
    Una potrebbe anche funzionare con un power bank PD da 100 W ma mi immagino le prestazioni.
    E in effetti si parla di 30 minuti circa di autonomia a tutta potenza.
    Il riflettore è minuscolo e fa luce puntiforme. Se si vuole mettere un modificatore gli ingombri e i volumi di trasporto rendono inutile la loro compattezza.
    Ma soprattutto NON SONO COSTRUITI per durare, sono di plastica, sono pieni di aperture che mettono in comunicazione l'interno con l'esterno per motivi di raffreddamento (ma oltre all'aria invitano anche polvere e liquidi ad entrare).
    E poi costano un botto ! 289 euro per la luce base più 200 euro per la batteria.
    Ma con quei soldi ti ci compri un LED da studio con affusto serio ed attacco Bowens da 300 Watt veri.
    Quindi ?
    ***
    Bel marketing. Fai un paio di attrezzini belli da vedere e soprattutto che strizzano l'occhio a chi lo vuole piccolo-piccolo che più piccolo non si può.
    Ne imbarchi una nave per l'OVEST.
    Ne mandi un tot a tutti gli influencer Youtube noti e meno noti non così esperti e nemmeno così deontologicamente rigorosi ...
    Quindi registri le vendite.
     
    E poi ? 
    La morale è sempre quella : diffidare sempre dei super-hype e ragionare con la propria testa.
    Il mio pensiero mi è stato confermato da un recensore di cui mi fido e che ha provato praticamente tutte le luci che ci sono sul mercato.
    Ma dalla mia esperienza e dalle cantonate che ho già preso personalmente avevo già capito da che parte girava il fumo.
    E poi, la luce è energia : se non si ha una carica adeguata, non ci potrà mai essere luce adeguata.
    LED a batteria ? Si, forse, per usare lo smartphone o per effetti, non per fare fotografie serie ...
    Mentre se vi serve una cosina per fare video "cinematici" oscuri come di tendenza oggi, mica vorrete spendere quelle cifre, vero ? Giusto per averlo tanto piccolino ?
  24. M&M
    Dimitri Shostakovich : 24 preludi e fughe op. 87 / Hannes Minnaar, pianoforte
    Challenge Classics, formato SACD, disponibile via Qobuz in 48/24
    ottobre 2022
    ***
    Trascuriamo la genealogia di quest'opera, capitale per tutta la musica occidentale ... nonostante Shostakovich sia russo e non a caso tacciato di eccessivo legame ai canoni estetici d'oltre cortina dal regime sovietico.
    Il legame profondo con il Clavicembalo ben Temperato di Bach va oltre l'occasione, il bicentenario della morte di Bach celebrato nella "sovietica" Lipsia nel 1750, cui partecipò come giudice Dimitri, premiando Tatyana Nikolayeva per la sua performance.
    Perchè ci sono citazioni e tributi a Bach, a cominciare dall'accordo iniziale del primo preludio che è la sintesi dell'arpeggio del celeberrimo primo preludio in do maggiore del tedesco ma altrettante soluzioni si ritrovano anche in altri preludi e in fughe successive.
    Ovviamente Shostakovich è molto più estremo nella sua polifonia, specie nei preludi che per Bach, sono "solo" preludi alle successive fughe. Mentre per il russo sono vere e proprie composizioni sinfoniche ridotte al pianoforte, mentre le fughe sono più rigorose ed asciutte, sebbene di una profondità spesso trascendente le capacità ... dell'ascoltatore.
    Composizione impegnativa, sono due ore e trenta minuti e pochi sono in grado di eseguirla tutta insieme, più volte registrata da grandi pianisti.
    Io l'ho conosciuta per alcuni pezzi sciolti proposti in epoca sovietica da Richter e Gilels che purtroppo non hanno lasciato l'integrale.
    E ovviamente almeno due delle registrazioni della Nikolayeva.
    Qui l'olandese Hannes Minnaar, pianista molto legato alla tradizioni contrappuntistica e polifonica, come da tradizione del suo Paese ce ne dà una lettura che secondo me diventa il nuovo standard da cui ripartire.
    E' compatta, rigorosa, densa, veloce ma raggiunge vette di profondità che - sono sicuro - avrebbero meravigliato Dimitri in persona.
    Non fa mancare le punte - a volte eccessive - del sarcasmo tipico del compositore ma siamo ad un livello talmente elevato che quasi ... si perdonano.
    Ovviamente in osservanza del segno che, come dice Minnaar nelle note del libretto rispondendo alle domande dell'editore, segue la trama senza perdere nemmeno una nota, essendo ognuna essenziale per lo sviluppo della costruzione polifonica di tutti i 24 preludi e fughe.
    Confesso che - lo avrete capito - è una delle mie composizioni preferite di tutti i tempi e che riesco a digerirmela tutta (a differenza di quanto faccio, solo a puntate, col Clavicembalo ben Temperato, sia esse eseguito al cembalo o al piano) e qui riesco a lavorare mentre lo ascolto pur seguendo perfettamente ogni voce, ogni raddoppio, ogni accento.

    non mi dilungo se non per ribadire che questo è il mio nuovo riferimento (lo preferisco al più ... indigesto Igor Levit che secondo me è proprio andato ... all'altro mondo con DSCH), più di qualunque altra edizione.
    Registrazione pulita e dinamica. Mi piacerebbe avere il master SACD.
  25. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Variations : Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Brahms
    Sarah Beth Brigs, pianoforte Steinway
    Nimbus 24/3/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Io sono malato di variazioni. Lo sono stati anche i miei compositori preferiti. E il più grande autore di variazioni è stato il mio Brahms.
    Anche la "northunbra" Sarah Beth Brigs evidentemente lo è.
    L'ho già incontrata in una rilassata ma virtuosa "Handel" di Brahms dove ha registrato, anche, in prima assoluta, tre brani inediti di Britten.
    Vincitrice di premi nazionali ed internazionali, pianista colta, assolutamente british.
    Il disco potrebbe non sembrare originale.
    Ma c'è un legame profondo che parte dalle prime, semisconosciute variazioni su un minuetto di Duport di Mozart ed arriva a Brahms.
    Giocando alla cavallina, dalle didascaliche e amatoriali variazioni di Mozart si passa alle variazioni sul tema del celeberrimo inno inglese di Beethoven, "God Save The King" del 1803, scritte da Ludwig per "dimostrare agli inglesi il tesoro che hanno nel loro inno", pensato per amatoriali di alto livello, quelli che - cito le note del libretto - si vedono nei romanzi di Jane Austen, ambientati nell'Inghilterra rurale della Reggenza.
    Beethoven è cresciuto nella luce di Mozart e le sue variazioni sono assolutamente mozartiane.
    Ma sale di livello con quelle Op. 34 su tema originale. Quelle 6 variazioni aprono la strada a quelle sull'Eroica e poi alle più potenti Diabelli.
    Quindi abbiamo il legame Mozart e Beethoven.
    Un doppio legame vincola Mendelssohn, i cui due amori musicali sono stati Bach e Beethoven, i due autori precedenti, alle sue celebri Variazioni "Seriose".
     
    Mendelssohn si pone a cavallo tra classicismo e romanticismo sia nella sua opera di direttore d'orchestra che di compositore.
    Ma è profondamente romantico, pur con la sua cultura musicale sconfinata e specialmente rinascimentale e barocca, di Johannes Brahms.
    Che a 21 anni si permette prendere un tema del suo "scopritore" Robert Schumann per portarne la trama fino ai limiti possibili di quel materiale, con citazioni canonicamente e strutturalmente pre-romantiche in una atmosfera triste e angustiata dallo scampato tentativo di suicidio del maestro ed amico Robert.
    ***

    Briggs - come si usa dire oggi - interpreta in questa esatta sequenza questo programma di 74 minuti che ci porta dal 1783 al 1854 : anni densi di musica ed avvenimenti storici che si rivedono in queste pagine se non altro per i mutamenti di attitudine, di consuetudine alla musica.
    Brahms decisamente non è alla portata dell'amatore, anche raffinato che invece può interpretare Mendelssohn con buona possibilità di non fare brutta figura con gli amici radunati attorno al pianoforte, in uno di quei saloni illuminati da candelabri fumosi.
    Ma anche in Mozart e nel Beethoven giovanile - queste pagine sono state scritte tutte da pianisti giovani - c'é sensibilità appassionata.
    Mi piace il suo tocco e il garbo gentile con cui legge, quasi fosse la prima lettura di Jane Eyre, agli amici.
    Dall'inno inglese, fino alla potente e ritmata, "ballata" che chiude le variazioni Schumann di Brahms e conclude con una modulazione originalissima e commovente del tema iniziale. Fa#
    Applausi.

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