La Quinta di Chaikovsky di Manfred Honeck
Chaikovsky : Quinta sinfonia
Schulhoff : cinque pezzi per quartetto trascritti per grande orchestra
Manfred Honeck alla testa della Pittsburgh Symphony Orchestra
Reference Recordings 28 luglio 2023, formato SACD multicanale e 96/24 stereo, via Qobuz
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A Manfred piace vincere facile.
Nel 2006 si è presentato in America con la sua interpretazione passionale della Quinta di Chaikovsky e sull'effetto suscitato è stato invitato a diventare il direttore musicale e artistico dell'Orchestra di Pittsburgh, fresca orfana di Sir Andrew Davis.
Dopo 16 anni l'orchestra è - se possibile - sua quanto lo era la Filarmonica di Leningrado per Mravinsky.
Quindi si ripresenta in disco con quella quinta, coadiuvato da una registrazione dal palcoscenico immenso e dinamica eccezionale apparecchiata da RR !
la precedente prova, uscita all'epoca, registrazione monobit in DSD, introvabile.
Il disco del 2020 con la quarta di Petya, da RR
di cui ho parlato su queste pagine con un giudizio un pò misto :
nelle note del disco, molto estese e dettagliate, Honeck parla delle peculiarità della sinfonia, "quasi" battuta per battuta, aggiungendo aneddoti personali e del difficile rapporto tra Chaikovsky e la sua nuova creatura, composta solo 11 anni dopo la quarta sinfonia.
Piuttosto singolare l'aver riportato una lettera dell'autore in cui parla del parere espressogli dall'amico Johannes Brahms dopo la prima del 1888 ad Amburgo.
A Brahms la sinfonia piacque molto (come piace a me) tranne l'ultimo movimento (a me piace soprattutto l'ultimo movimento).
Per Chaikovsky la sinfonia era a giorni orribile e a giorni magnifica. Ma con il crescere delle critiche positive aumentò la sua autostima e di conseguenza anche la valutazione della nuova sinfonia, il cui carattere parte dalla declamazione del fato che si presenta alla porta (un richiamo della ... quinta di Beethoven) e si chiude in trionfo (esattamente come la quinta di Beethoven) con fanfare che molti direttori fracassoni hanno nel tempo trasformato in cacofonie inascoltabili.
Per questa sinfonia ci vuole polso, gusto, moderazione ma anche smodata passione per la musica ispirata dall'anima.
Dall'"andante con anima" al "tumultuoso" e più che fortissimo "energico" finale passando per più che pianissimo continui, sussurrati che diventano "prestissimo con fuoco", c'è tutta l'anima del Brahms russo (Piotr e Johannes sono nati nello stesso giorno di anni differenti).
Honeck sente tutta questa lava, la filtra con la sua "tranquilla" visione alpina (è nato e vive in un villaggio delle alpi austriache) ma ne rappresenta puntigliosamente tutte le dinamiche.
L'orchestra di Pittsburgh con la sua guida ha veramente raggiunto livelli straordinari, la sua capacità di dialogo tra le sezioni è eccezionale.
In particolare i bassi sono chiarissimi e gli ottoni superlativi ma è l'insieme a suscitare meraviglia, tanto che una composizione che conosco a memoria, nota per nota, mi ha offerto momento "inauditi" e frammento del tutto nuovi.
Pazienza, passione e capacità di distaccarsi dalle vicende extramusicali, sopra e fuori dal podio hanno permesso al Maestro di raggiungere questi risultati, tanto che la Sua orchestra è di fatto la migliore del Nord America e l'unica inclusa nella classifica ideale per il 2022.
Complessivamente questa quinta è la migliore che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi decenni.
E se non raggiunge i livelli irraggiungibili delle tante esibizioni di Mravinsky non importa, questa è diversa ma trasuda della stessa passione viscerale, sostituisce l'incedere inesorabile imposto dal russo, con un punto di vista più luminoso e piacevole, tagliando via una parte dell'angoscia che penso sia bene lasciare da parte per la sesta.
Della registrazione ho già detto, prima classe assoluta.
Versione alternativa di riferimento, questa del 1982 :
per nulla casualmente unita alla quarta di Brahms del 1961
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