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Greta Van Fleet : Starcatcher


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Greta Van Fleet : Starcatcher
Republic Records, 21 luglio 2021, via Qobuz in 96/24

***

Largamente anticipato, anche con singoli lanciati negli ultimi tre mesi.
Il terzo disco dei Greta Van Fleet non si può ascoltare una sola volta.

La prima volta sembra che Jon Anderson sia rimasto appeso ad un Oceano Topografico del 1973 e cerchi aiuto.
Esaurito il deja vu viene voglia di riascoltarlo.

E come per il disco precedente, ti prende.

Fino a diventare esplosivo.

In un certo qual modo i tre fratelli Kiszka del Michigan con il loro amico Danny Wagner, tornano alle loro origini, quali che siano.

E se Plant e Page restano nell'aria, veniamo proprio invitati in un tempio dedicato alla conservazione del progressive. Nel 2023 !

Solo che Josh canta come se facesse assoli di chitarra e quando non ci arriva, improvvisa con l'armonica. Mentre il suo gemello Jake fatica a stargli dietro.

E' una scalata verso qualche cosa che è più di un revival, in 42 minuti senza l'aiuto di lunghe ballate sinfoniche (21 minuti meno dell'album del 2021, decisamente più "psichedelico" e un filo più "fanfarone"), con brani brevi e secchi.

Il loro sound è diventato decisamente più maturo. Il disco ha richiesto due anni. Probabilmente troppi ... perché in certi momenti si nota un eccesso di sofisticazione (riverberi, distorsioni) che fanno apprezzare di più le loro performance dal vivo, decisamente più genuine e dirette.
Il disco è registrato decisamente forte e il volume di suono non fa certo rimpiangere nulla.

Fin dal pezzo d'inizio "Fate of The Faithful" per arrivare al "Farewell" finale, una sorta di sospensione in attesa del prossimo passaggio evolutivo.
Passando per puro rock come The Falling Sky o Frozen Light, inframezzati senza respiro da The Indigo Streak.

Non ho capito chi sia il "Master" che devono o dovremmo incontrare ma i testi certamente fanno pensare che abbiano trovato un taccuino dimenticato del già citato Jon Anderson.

In conclusione e in attesa del loro ritorno dopo la tourné in corso, avviatasi in questi giorni e che toccherà anche l'Italia in novembre, una prova estremamente convincente che vi invito ad ascoltare.
Una volta. E poi un'altra volta. Per tornarci poi qualche giorno dopo. Se avete passato da tempo gli 'anta come me, qualche cosa alla fine sentirete. Vi sentirete vivi.

Bravi !

 

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8 Commenti


Commenti Raccomandati

  • Amministratori

E' un periodo nero per il rock.
C'è chi si sta ritirando per raggiunti limiti d'età, i più stanno sugli ottanta anni suonati.
C'è chi si è ritirato e adesso esplora gli oceani del Paradiso o dell'Inferno a seconda di ciò in cui ha creduto.
E la tradizione tutta rockettara di non riprendere la musica degli altri senza essere accusati di tutto il peggio che si possa dire non aiuta.

Questi ragazzi sono spudorati e non si vergognano di riprendere stile, sound e concetti dei loro ... nonni. Lo fanno bene e in modo originale.
In una intervista Plant si è lamentato solo di non avere più la loro età, non del fatto che questi continuano la "loro" musica.
Sono come i difensori della fede.

Lunga vita al loro rock.

 

 

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  • Nikonlander Veterano

Ah ma allora non sono solo io ad aver nasato del "buono" da sti 4 pistola americani. 

Onestamente ho visto in tv un loro live che mi ha spento un po' di entusiasmo: tanta scena e poca sostanza. Ma credo possano fare meglio. 

Una apparizione uscita male non merita giudizio eterno.

 

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  • Nikonlander

A me non dispiacciono.
Scoperti su Virgin Radio, di cui sono accanito ascoltatore quando guido, per qualche tempo ascoltando uno dei primi pezzi che passavano in radio ho pensato di ascoltare qualcosa a dei Led Zeppelin me sconosciuto .
Ci sanno fare e vedo continuità nei nuovi album, insomma non sono spariti dopo due canzoni azzeccate, malgrado non trasudino originalità.
Cosa che peraltro al giorno d'oggi non è facile avere nel mondo del rock.

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