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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/01/2024 in tutte le aree

  1. "Ha fatto completamente dimenticare il pur bello 300/4E PF. Questo è di un altro pianeta". PRO Prestazioni ottiche allo stato dell'arte perfetto equilibrio tra dimensioni e pesi, senza nemmeno dover ricorrere ad elementi PF ma con le "semplici" lenti ordinarie un obiettivo per cui si può pensare di passare a Nikon ! surclassa largamente il 100-400/4.5-5.6 a 400mm e tutto sommato copre al 90-95% le prestazioni del 400/2.8 TC è il 400mm per il "resto di noi" CONTRO difetti ? Forse si potrebbe desiderare una costruzione più a prova di usura. Ma di questo parleremo tra qualche anno di utilizzo. Alzo la mano e lo ammetto. Io sono tra quelli che usava il 300/4E PF praticamente sempre duplicato con il TC14E II. E Nikon ha dichiarato senza troppi fronzoli di aver pensato per noi il nuovo 400/4.5 Che in poco più del peso e poco più della lunghezza fa tutto quello che faceva quel 420mm f/4 "sintetico" ma lo fa talmente bene che non ci pensi di avere in mano un 400mm E nemmeno chi ti guarda ci crederebbe ... nemmeno se glielo fai vedere. Contribuisce all'ampia scelta che Nikon ci ha messo a disposizione in nemmeno due anni sulle lunghe focali. Con una qualità "esilarante" come direbbero gli anglosassoni. Non nel senso che fa ridere ma che ti manda in brodo di giuggiole. E' inutile stare ad elencare i suoi meriti, sono assoluti. Anche il prezzo è giusto, considerando che il 300/4E PF lo pagai mica bruscolini ma 2000 euro tondi e che per averlo dovetti aspettare un semestre. Questo è un vero tele a cui si può chiedere qualsiasi cosa. E di fatto ha relegato il 100-400 allo zooming in ambito sportivo, mentre questo, in ancora meno di peso ed ingombro, si presta a qualsiasi tipo e genere di fotografia. Ritratto ? Fatto. Foto a distanza ? Fatto. Sport ? Fatto. Naturalistica ? Certamente. Sinceramente non trovo difetti. E se anche lo uso meno di quanto vorrei, proprio perché io faccio più o meno sempre quello ed ho anche troppi obiettivi per farlo, non credo di potermene separare. Un appunto sul 400/2.8 S TC che pure ho provato e per cui non ho provato alcuna invidia. E' oramai talmente elevato il livello di tutti gli obiettivi Nikkor S che un teleobiettivo eccezionale come quello per giustificarsi richiede di doverlo usare in condizioni talmente sfidanti che prima, si dovrebbe fare palestra per un anno. Invece chiunque può prendere vantaggio dal 400/4.5, anche fuori dall'uscio di casa, e senza doversi preparare fisicamente e spiritualmente. Molto ma molto prima di fare i conti sui costi in gioco. Ecco. Devo aggiungere altro ? Ometto le foto per una volta, mi perdonerete, perché le mie foto le trovate nelle gallerie dell'articolo.
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  2. Godox Xnano TTL per un centinaio di euro si ottiene un nuovo trigger "nano" con le seguenti caratteristiche : schermo touch di regolazione batteria al litio integrata ricaricabile via USB-C 48 grammi 40x48x39mm costo probabile ~100 euro (è $89 negli USA) altre informazioni qui
    7 punti
  3. Commercializzazione: Luglio 2022 Peso: 1245 grammi Diaframma: 9 lamelle Passo filtri: 95mm Messa a fuoco minima: 2.5m Dimensioni : 235x104mm (lunghezza e diametro) Schema ottico: 19 lenti in 13 gruppi di cui 1 ED, 2 Super ED, 1 SR, elementi trattati con Nano Crystal coat e lente frontale con trattamento al fluoro, dotato di O-ring anti umidità Stabilizzazione: presente Struttura di messa a fuoco IF All'inizio di Luglio 2022 viene annunciata la sua commercializzazione e ce ne impadroniamo non appena possibile. Si tratta del primo 400mm di media luminosità, stabilizzato, motorizzato (Stepper motors), dotato di piedino per treppiede, ma dal peso talmente limitato da risultare più leggero sia del più luminoso 70-200/2.8, sia addirittura del meno luminoso 100-400/4,5-5,6 Lo schema ottico parla di uno studio per prestazioni eccelse ed in effetti ciò riscontriamo fotografando a mano libera, eliminando anche il piedino (che è uguale a quello dei due zoom citati e del successivo 600/6.3) soggetti di tutti i generi e specie, accomunati dalla distanza operativa e dalle condizioni di luce disponibile che, come per ogni teleobiettivo, diventa la variabile qualitativa per giudicarne le prestazioni. A nostro giudizio non esiste sul mercato nessun altro 400mm di questa fascia assimilabile alla resa di questo parametro di focale: al di sopra per prestazioni soltanto i più luminosi f/2,8 superiori anche per peso e prezzo. Riteniamo relativamente privo di difetti questo tele, che non siano strettamente legati alla fascia di prezzo per contenerne il prezzo a livelli che in passato contraddistinguevano zoomoni nettamente perdenti rispetto la nitidezza, prontezza e maneggevolezza di questo Nikkor Z: ad esempio il paraluce in policarbonato per contenerne il peso, ma da usare con giudizio nel collocarlo sulla baionetta apposita delbarilotto, la mancanza (peccato veniale) della finestrella che potrebbe essere utile per valutare la distanza di ripresa, in alcuni generi da appostamento e di una custodia in cordura (peccato mortale) che ne consenta il trasporto, magari anche in abbinata al corpo macchina. Comunque tanto compatto da essere compatibile sia con quasi ogni zainetto foto, tanto quanto anche con le borse a tracolla sufficientemente capienti. Ideale per bilanciamento di pesi e dimensioni con un corpo Z9, ma sufficientemente maneggevole anche con una Z8 senza BG ed all'occorrenza, anche con i corpi di prima generazione Z: al più... chiede un semplice e sottile monopiede. Veloce e silenzioso grazie ai motori stepper, capace di esposizioni a mano libera con tempi ben al di sotto di quelli di sicurezza, grazie all'efficientissimo sistema di stabilizzazione a cinque assi, mutuato dal VR dell'obiettivo in abbinata a quello del sensore. Assolutamente compatibile con entrambi i moltiplicatori TC-Z, anche se consigliamo di limitarsi al tc 1,4x per evitare un calo di prestazione che col duplicatore è più evidente. Le foto degli articoli su Nikonland e nelle gallerie parlano eloquentemente di questo 400/4,5: unboxing quando dire game changer non è più un luogo comune Nikkor Z 400/4,5: il Parametro ! Z 400/4,5: aspettando il 180-600 180-600 e 400/4,5: l'uno e l'altro
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  4. Pro: prestazioni maneggevolezza a mano libera capacità di adattamento: serve sempre ! risolutivo nel reportage sportivo al 99% Contro: prezzo eccessivo calo di prestazioni percepibile se moltiplicato assenza di una custodia in cordura Ho avuto per alcuni mesi in prestito questo zoom e me ne ricordo ancora in maniera cristallina: è talmente eclettico da poter essere utilizzato davvero in ogni occasione, senza dover mai rimpiangere l'assenza di altro che un wide, nelle occasioni in cui quello possa servire. Dal ritratto allo sport, dal people al close-up, liscio, oppure gassato dal TC Z 1,4x (non consiglio il 2.0x) questo zoom si prende letteralmente la scena e mi prendeva letteralmente la mano... A mano libera (mai neppure un momento pensato di utilizzare il monopiede) in quei mesi in cui avevo l'opportunità anche del 400/4,5 me lo ha fatto colpevolmente trascurare. Lo ritengo il compagno ideale per un 800/6,3 o il recentissimo 600/6,3 in alto e per un 28-75/2,8 o qualunque cosa desideriate, in basso. Attenzione: dà dipendenza !
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  5. Cuffie acquistate presso HIFIMAN Europe via Amazon, pagate 629 euro spedite a casa. All'uscita, queste cuffie, nel 2018, costavano 1800 euro. Rappresentano la seconda edizione delle mitiche HIFIMAN HE6 del 2010, famose per essere voraci di corrente, tanto che parecchi appassionati le utilizzano collegate ad un amplificatore per casse, all'uscita di potenza, per il tramite di un adattatore di impedenza. Il diaframma delle HE6 originale è a bassa sensibilità, pesante, rigido. La nuova versione non è così complicata ma resta la bassa sensibilità (circa 83 dB) che sull'impedenza di circa 50 Ohm richiede almeno 2 Watt minimo. Meglio 4 ... Il diaframma è circolare ed è caratterizzato da armature placcate in oro (di qui il maggiore peso e costo di produzione). Pesano. Circa 500 grammi. La struttura è quella tipica delle cuffie HIFIMAN con padiglione circolare. archetto e marchietto la caratterizzazione del modello dall'alto l'oro riluccica ... attraverso la griglia di protezione i terminali da 3.5 mm, tipici dell'ultima produzione HIFIMAN Eccole al banco di prova sopra al miniDSP Ears dettaglio del cavo in dotazione con il terminale XLR Neutrik nella scatola, unico accessorio, un adattatore XLR->JACK da 6.3 mm manuali e garanzie la scatola che è simile a quelle dei modelli di fascia alta. Si apre verso l'alto con una fettuccia in similpelle marrone l'interno è rivestito in simil-seta l'esterno è identico a tutte le altre scatole HIFIMAN Le prime impressioni. Non sembra un modello di questa fascia di prezzo (pensando ai 1800 euro originari al lancio). I padiglioni sembrano presi dalle HE400, l'archetto è pari a tutti i modelli della sua generazione. Il cavo è decisamente cheap, e tutto stropicciaticcio ... Ci sono i diaframmi dorati e poco altro. *** Andiamo alle misure. Sulle prime l'EARS non ne voleva sentire di ... sentirle ma poi ho calibrato meglio l'uscita e ci sono riuscito. la risposta effettivamente è estesissima, quasi piatta a 20 Hz, non ci saranno che 2 dB di calo rispetto ai 30 Hz. Sopra ai 100 Hz sale di 2-3 dB verso gli 800. Dopo c'è un avvallamento " a dorso di mulo" sulle frequenze medio-alte fino a 3000 Hz. Quindi la tipica fascia travagliata con un pizzo già a 4.000 Hz e poi vari picchi più in alto. Un confronto con altre cuffie dimostra a colpo d'occhio la differente sensibilità. ho messo anche le AKG K371 per dare una idea. A questo livello sono andate in clipping ed ho dovuto abbassare il volume di 20 punti per riallinearle. La sensibilità di quelle cuffie - chiuse, dinamiche e decisamente economiche rispetto alle due HIFIMAN di confronto - é di 114 dB a 32 Ohm. La bellezza di 30 dB sopra le HE6 SE. Ma ci interessa di più il confronto con le Arya allo stesso livello di alimentazione : le mie Arya sono meno presenti a 20 Hz (ma c'è musica a 20 Hz ?) ma molto più lineari sopra fino a 6-7000 Hz e anche sopra, nonostante a quelle frequenze oramai non ci sia più molto segnale registrato. La differenza di sensibilità è evidente : 8dB ai canonici 1.000 Hz, che coincidono con i dati di targa (83 contro 92 dB). *** Ascolto Ma prima qualche nota autobiografica. Ho quasi 61 anni e certo il mio udito non è più quello dei venti anni. E' evidente. Ho conosciuto le prime cuffie hi-end con un contatto illuminante con un modello di base Stax nell'oramai lontanissimo 1984. Con i concerti di Brahms per la coppia Barenboim-ZioGianniBarbirolli. Me ne innamorai. Ma il mio budget di primo impiego non mi permetteva di arrivare a delle elettrostatiche vere con tanto di elevatore di tensione dedicato. Ripiegai sulle ibride AKG K340, elettrostatiche sulle alte e dinamiche sulle basse. Che il negoziante - di un negozio che non c'è più da secoli - mi assicurò di aver venduto personalmente al Maestro Giulini. Le pagai l'equivalente con l'inflazione di circa 600 euro di oggi (250.000 lire per l'esattezza). Ma nella realtà credo che oggi una cifra del genere sia più vicina ad un valore reale di 1.000 euro. Che ritengo sia la cifra massima che debbano costare delle cuffie. A parte questo, il suono, l'ariosità, l'apertura delle cuffie planari per me è un dato obbligatorio con tutta la musica serie. Specie nella gamma vocale. Cuffie che debbono essere aperte perché sia del tutto estrinsecato il funzionamento a pistone planare del grande diaframma piatto di questi sistemi. Dopo Stax, sono diventato un fan di HIFIMAN, marchio cinese molto attivo sia sulle magnetoplanari che sulle elettrostatiche, con intere dinastie e generazioni di cuffie. Ci ascolto tutto. Ma la mia passione è il barocco, con il pianoforte e la musica sinfonica/cameristica del tardo romanticismo per la restante parte. Jazz e rock coprono si e no il 3% del mio tempo di ascolto. Chiarito il mio profilo, le mie aspettative restano che l'ascolto con le cuffie deve simulare per il più possibile dei sistemi tradizionali di diffusori - per quanto possibile - con in più il dettaglio e la precisione timbrica e di suono consentita dalle cuffie grazie alla breve distanza dall'orecchio e dalla più semplice catena musicale (niente cross-over, niente pasticci, segnale+amplificazione+driver). Il suono attorno ai ... padiglioni auricolari dipende molto dalle riflessioni tra le nostre orecchie e i diaframmi delle cuffie. Le cuffie chiuse fanno un lavoro opposto a quelle aperte. E via spropositando con queste ovvietà, senza mai dimenticare che ognuno di noi ha un udito diverso, non solo un differente gusto musicale. Questo a mente per dire che è inutile giudicare questi apparecchi dalle recensioni degli altri. Salvo che non ci siano dei punti del tutto coincidenti con più di una recensione di modelli che noi stessi conosciamo molto bene, sarà inutile considerare il parere di un altro senza ascoltare di prima mano noi quelle cuffie. Di qui la curiosità per queste HE6se dopo tutto l'hype del modello originale e la grande considerazione per questa riedizione. Che è uscita di produzione rapidamente mentre HIFIMAN ha dato fondo agli ultimi driver dorati disponibili, prima di dare via le macchine per produrli, con una successiva versione V2, che eredita l'archetto delle Deva e la finitura del padiglione in un pessimo viola shocking. Ok, Mauro, ma come suonano ? Ecco, al netto del fatto che sono da rodare e sono piuttosto rigide e al netto anche della differente sensibilità che mi obbliga nel passaggio con le Arya a regolare il livello per avere lo stesso volume, sono una delusione completa. Intendiamoci, mica suonano male, e che avete capito ? Solo che - che ne so, prendiamo lo scherzo della Nona - il colpo di timpano con le Arya sembra più voluminoso, più sontuoso, più ampio che quello, fermo e preciso delle HE6. In generale il basso delle Arya sembra più interessante, mentre quello delle HE6 sembra più tecnico e composto. Sugli alti, le HE6 sono più secche, mentre le voci sono indietro rispetto alla piacevolezza delle Arya. Ma nell'immagine le HE6 non ci sono, da nessuna parte. Sembrano cuffie chiuse. Ma non è che si voleva con le HE6 strizzare l'occhio a chi ama le cuffie chiuse ? E poi quando HIFIMAN è riuscita a fare planari chiuse le hanno dismesse ? Perché la tendenza adesso è fare diaframmi sempre più leggeri (stealth, nano etc. etc.) per migliorare il dettaglio a differenza delle HE, dure e pesanti che invece dovevano favorire il volume alle basse frequenze. Nella sostanza sono cuffie one-off che devono trovare - secondo me - l'amatore che si ritrovi con questo tipo di suono, guadagnando in piccole nuance dove si perde in quella naturalezza e facilità di ascolto tipico delle magnetoplanari mainstream HIFIMAN. Con l'aggravante che queste HE6se hanno i padiglioni sovraaurali e che necessitano di essere schiacciati sulle orecchie per avere un carico adeguato (cosa verificata anche in sede di misura). A conseguenza di cui la fatica di ascolto si somma a quella di indossarle. In conclusione. Le sto restituendo. Le mie Arya (per non dimenticare le Jade II, cuffie di una fascia superiore ma non paragonabili a queste), sono per me molto più gradevoli in tutto. Qualche recensore dice che le HIFIMAN HE1000se e Stealth riescono a mutuare le caratteristiche delle Arya con le HE6. Può essere ma se non lo sento con le mie orecchie, sinceramente non mi fido.
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  6. Questi di Godox iniziano ad essere un po' irritanti
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  7. Ma entro fine marzo 2024 ci attendiamo gli aggiornamenti corposi per Nikon Z8 e Nikon Z9. Cordialmente.
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  8. Il nome Nikkor comparve nel 1932 e venne registrato come marchio di fabbrica. Questo nome deriva da quello di una regione del Giappone famosa per i templi e i santuari. L'area fa oggi parte di un parco nazionale che comprende anche la città di Nikko. I molti templi sono stati eretti tra l'VIII e i XIV secolo d.c. A Nikko venne aggiunta in fondo la lettera R tanto in voga all'epoca nella denominazione degli obiettivi tedeschi (Tessar, Unar, Elmar, Protar etc. etc.) per rendere il nome più pronunciabile. Comunque il marchio Nikko - già utilizzato in precedenza da Nikon e di fatto l'europeizzazione delle iniziali di Nippon Kogaku K.K. - continuò ad essere usato per le linee di binocoli e microscopi. Il primo obiettivo per fotocamera con il marchio Nikkor venne presentato il 18 marzo 1933 Un obiettivo medioformato per applicazioni aeree (ricognizione), marchiato Aero-NIKKOR. Il progetto di Heinrich Acht Aero-NIKKOR 50 cm F4.8 Quando venne fondata la Nikon (Nippon Kogaku KK), la maggior parte degli strumenti ottici di qualità superiore venivano importati dall'estero. La ragion d'essere di Nikon era creare strumenti ottici a livello nazionale. Tuttavia, mentre agli inizi dell'azienda Nikon aveva sviluppato un'eccellente tecnologia di produzione per i binocoli, i telemetri e i periscopi richiedevano una tecnologia molto più avanzata che l'azienda non disponeva all'epoca. Di conseguenza, molti dei suoi prodotti erano difettosi, al punto che ciò si ripercuoteva negativamente sulla gestione dell'azienda. Per superare questa situazione avversa, Nikon si rivolse a otto specialisti di ottica e ingegneria di precisione provenienti dalla Germania, che all'epoca si diceva fosse la numero uno al mondo. Dopo che gli ingegneri tedeschi si unirono all'azienda intorno al 1921, l'ingegneria dell'azienda iniziò a migliorare rapidamente. Uno degli ingegneri tedeschi, Heinrich Acht, progettò tutti i tipi di obiettivi, compresi quelli fotografici e quelli per microscopi. I dati di progettazione e il metodo di progettazione in stile tedesco lasciati da Acht divennero materiali di progettazione fondamentali per gli obiettivi fotografici che seguirono. Vista in sezione trasversale dell'Aero-NIKKOR 50 cm F4.8 Dopo il ritorno di Acht in Germania nel 1928, la progettazione e la produzione delle lenti continuarono sotto Kakuya Sunayama, direttore generale del dipartimento di progettazione delle lenti. Nello stesso anno, Sunayama iniziò a studiare obiettivi fotografici su larga scala per aerei dopo aver visitato l'Europa per osservare l'industria dell'ottica. Il suo rapporto sull'indagine era intitolato "La strategia ideale per Nippon Kogaku è realizzare un prototipo di obiettivo per la fotografia aerea come lo Zeiss f=50cm F4.8 Triplet", e si dice che abbia frugato nei negozi di obiettivi fotografici a Berlino fino a quando non ottenuto uno. L'obiettivo che Sunayama ha riportato in Giappone è stato utilizzato come riferimento per il progetto e da esso ha preso i dati del rilievo, lo ha smontato, misurato e testato l'assemblaggio, ispezionando attentamente l'obiettivo. La produzione dei prototipi iniziò quindi nel 1929 e si basavano su una versione leggermente rivista dei dati di progettazione ottica lasciati dall'ingegnere tedesco Acht. Tuttavia, l’astigmatismo era troppo ampio e i risultati erano insoddisfacenti. Dopo aver applicato alcuni ricalcoli fondamentali, fu prodotta la seconda fase di prototipi e intorno al 1930 fu realizzato un obiettivo vicino alle misurazioni di rilievo dell'obiettivo Zeiss. Inoltre, produzione del prototipo dell'Anytar tipo Tessor 50 cm F4,5, 12 cm F4. 5, così come gli obiettivi con lunghezza focale di 7,5 cm e 18 cm hanno avuto successo. Con queste prospettive per gli obiettivi fotografici si è deciso di farne una serie sistematica, e da ciò è nata la necessità di un nome unificante. Così è nato il marchio NIKKOR. richiesta ufficiale d'epoca per la registrazione del marchio Nikkor da parte di Nippon Kogaku I prodotti fabbricati per questa serie erano gli obiettivi fotografici generali di tipo Tessor NIKKOR da 7,5 cm, 10,5 cm, 12 cm e 18 cm; così come il tipo Triplet da 50 cm F4,8 e 70 cm F5 per la fotografia aerea. Gli obiettivi NIKKOR utilizzati per la fotografia aerea avevano il prefisso "Aero", riferito al cielo, e denominati "Aero-NIKKOR". I primi ordini arrivarono nel 1933 dall'aeronautica militare giapponese per l'obiettivo 70 cm F5 e per l'obiettivo NIKKOR 18 cm F4.5 per la fotografia aerea su piccola scala. Le lenti furono esposte anche all'esposizione tenutasi quell'anno e iniziò la vendita delle lenti. Poi, nel 1932, "NIKKOR", una combinazione di "NIKKO", l'abbreviazione di "Nippon Kogaku" e una "R" aggiunta alla fine, apparve come marchio di una linea di obiettivi fotografici. La vera storia degli obiettivi NIKKOR inizia, tuttavia, con l'“Aero-NIKKOR”, un obiettivo per fotografia aerea utilizzato per la creazione di mappe e fornito ai militari. Un obiettivo estremamente preciso è essenziale per creare mappe accurate e dettagliate. Per soddisfare questa richiesta, le prime lenti furono tutte realizzate a mano. Il risultato fu il lancio dell'Aero-NIKKOR 18 cm f/4.5 (1933), del 7.5 cm f/3.5 (1937) e del 10 cm f/5.6 (1939). Da questo inizio storico, NIKKOR ha continuato ad espandersi verso l'uso consumer e industriale, fino a diventare il marchio che conosciamo. *** Il periodo tra le due guerre fu caratterizzato da eventi di natura sia politica che naturale. Le due conferenze di Washington sulla limitazione del materiale d'armamento, cui il Giappone venne "costretto" ad adeguarsi fino al completo distacco dall'alleanza (nella Grande Guerra il Giappone era a fianco dell'Inghilterra contro la Germania) ma soprattutto il grande terremoto che colpì la regione di Kanto nel 1923 con centinaia di migliaia di morti. Ma il centro sperimentale ottico della Marina a Yokohama venne totalmente distrutto. Dipendenti ed incarichi vennero così passati a Nikon. La Marina fece costruire anche una seconda fornace da 500kg per Nikon. Ma tra le conseguenze della conferenza navale di Washington e la depressione causata dal terremoto del 1923, Nikon passò gli anni '20 in una situazione di semi-insolvenza, tenuta in vita solamente da piccole commesse navali. Nippon Kogaku era una impresa strategica e non si poteva lasciar fallire. A dispetto delle devastazioni del terremoto, la fabbrica di Ohi di Nikon non subì alcun danno e rimase chiusa solo per 17 giorni per mancanza di acqua e di elettricità. Nessuno dei dipendenti morì o fu ferito. Anzi, tutto il personale tecnico dell'arsenale navale venne trasferito ad Ohi così che si trovò per la prima volta concentrato nello stesso impianto. Nel 1923 ad Ohi lavoravano 900 addetti. Nel 1918 vennero effettuati i primi esperimenti per la messa a punto di una fonderia per il vetro ottico. Nel 1922 venne acquistata una smerigliatrice per vetro in Germania, in grado di molare le lenti sferiche. Nel 1923 la capacità di fusione per singolo versamento fu portata a 350 kilogrammi che nel 1927 arrivò a 500 chilogrammi di vetro ottico. Le prime fusioni venivano effettuate con una fornace a combustibile, solo negli anni '30 venne introdotto il forno elettrico, simile a quello per l'acciaio. Nel 1935 venne infine aggiunto un impianto di congelamento per raffreddare e forgiare il vetro appena fuso. Nonostante ciò, tra le due guerre Nikon acquistò con regolarità vetro ottico speciale tedesco sia da Zeiss che da Schott, entrambe di Jena. Ci furono anche contatti per formare una joint-venture con Zeiss, avversata dalla Germania. Durante una delle visite in Germania, il responsabile dello sviluppo di Nippon Kogaku - un ufficiale di marina - contattò alcuni tecnici Zeiss che per mancanza di lavoro, facevano letteralmente la fame. Li invitò a trasferirsi in Giappone con tutte le famiglie. Alcuni accettarono di buon grado, con un contratto a tempo determinato che venne prorogato fino al 1926. Dal 1921 collaborarono con Nippon Kogaku in questo impianto otto tecnici tedeschi : Heinrich Acht, ingegnere capo, responsabile di progetto, esperto di microscopi; Ernst Bernick, ingegnere meccanico; Hermann Dillmann, calcoli ottici; Max Lange, progetto lenti; Albert Ruppert, molatura e lucidatura prismi Adolf Sadtler, molatura e lucidatura lenti; Otto Stange, progettazione e disegno Kurt Weise, molatura e lucidatura lenti Acht rimase in Giappone fino al 1928, altri tecnici tedeschi si trattennero mentre alcuni tornarono in Germania nel 1926. I tedeschi - tutti tecnici anziani e veterani - misero tutta la loro esperienza per impiantare prodotti efficienti sugli standard europei, permettendo di raggiungere livelli qualitativi simili a quelli di Zeiss, Leitz e Schott. C'è un considerevole salto di qualità e di precisione tra tutti i prodotti giapponesi "autonomi", prima della guerra e dopo l'intervento dei tecnici tedeschi. Il telemetro da 4.5 metri di Fuji Lens del 1913 si rilevò molto impreciso, tanto da costringere l'ammiragliato a mandare due ufficiali navali in Inghilterra per studiare il design dei telemetri. Quelli costruiti da Nikon per le nuove navi da battaglia concepite dopo il 1930 invece si riveleranno di precisione pari a quelli tedeschi installati sulle Bismarck (Zeiss). Uno degli ultimi Aero-Nikkor prodotti, R-Aero-Nikkor 50 cm F5.6 #38352376, progettato per l'esercito nel 1944 sotto alle due viste dell'obiettivo, ci sono le stesse con il tappo anteriore e posteriore. Questo obiettivo consentiva riprese chiare anche da grande altitudine (oltre 10.000 metri di quota). La stessa fotocamera era costruita da Nikon (Aero-Camera per l'Esercito Imperiale Mod. I). Era a controllo elettrico con un telecomando da parte del copilota. Ne furono consegnate 600 pezzi. La fotocamera su cui era montato quell'ottica veniva usualmente installata sotto al muso di uno Mitsubishi Ki-46, aereo da ricognizione dell'Esercito Imperiale Giapponese, denominato DINAH dalle forze alleate. la versione III da ricognizione Hyakushiki Shitei in un modellino in scala 1/48 Tamiya sotto al ventre, in corrispondenza della postazione panoramica, c'era la fotocamera a rullo da da 18x24 cm. Gli altri obiettivi Aero-NIKKOR di cui si hanno notizia sono i seguenti : - 1932 : Aero-Nikkor 50cm F4.8 - 1932 : Aero-Nikkor 70cm F5 - 1933 : Aero-Nikkor 18cm F4.5 - 1937 : Aero-Nikkor 7.5cm F3.5 - 1939 : Aero-Nikkor 10cm F5.6 (grandangolo) - 1944 : R-Aero-Nikkor 50cm F5.6 formato 18x24 cm - 1944 : R-Aero-Nikkor 20cm F3.5 L'Aero-NIKKOR 20 cm F3.5 : e' quotato intorno ai 185 dollari. Questo é uno dei primissimi Nikkor consegnati, un 12cm F4.5, montato su una Pentax 6x7 tramite un Compur (apparecchio completamente funzionante ancora oggi !) : Più di un modello di questi Aero-Nikkor è conservato nel nuovo museo Nikon di Tokyo ma non è rarissimo trovarne qualcuno in giro per aste. *** Il marchio fu registrato nel 1932 ma come detto, i primi obiettivi Nikkor vennero consegnati a partire dal novembre 1933. che questo mese quindi festeggia i 90 anni di vita. 90 anni di storia, ognuno diverso. Fino all'ultimo obiettivo presentato (per ora), il Nikkor Z 135mm f/1.8 Plena.
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  9. Commercializzazione: Luglio 2021 Peso: 630 grammi Diaframma: 9 lamelle Passo filtri: 62mm Messa a fuoco minima: 29cm (= f/4,5) Rapporto di Riproduzione: fino ad 1:1 Dimensioni : 140x85mm (lunghezza e diametro) Schema ottico: 16 lenti in 11 gruppi di cui 3 ED e 1 asferica, elementi trattati con Arneo e Nano Crystal coat e lente frontale con trattamento al fluoro, dotato di O-ring anti umidità Stabilizzazione: presente Struttura di messa a fuoco IF All'inizio di luglio 2021 Nikon se ne esce con i suoi due nuovi obiettivi macro per baionetta Z, denominati Nikkor MC (invece del consueto Micro Nikkor) Di fatto questo Nikkor Z MC 105/2,8 viene a sostituire sul mercato il modello AFS del 2006 che già su reflex manifestava il segno del tempo trascorso dalla sua progettazione. Come la maggior parte delle ottiche Z è semplicemente sconvolgente: misura pochi cm in più di lunghezza del predecessore, ma pesa 120g meno dell'altro, pur essendo composto da uno schema ottico con due elementi di più. Ma i veri nuovi parametri sono la sconvolgente silenziosità dei suoi motori stepper rispetto gli stridenti SWM del predecessore, oltre alla velocità dell' AF stesso, quasi da obiettivo da ritratto, che migliorerebbe ancora se il limitatore di range di fuoco, prevedesse una ulteriore posizione da 0,5 ad infinito. Come si vede, possiede oltre alla ghiera di messa a fuoco programmabile (per compensazione di esposizione o variazione diaframmi) anche un pulsante funzione, programmabile. Ed è uno dei pochi obiettivi Z della serie S, dotato di display su cui far apparire, a scelta, oltre alla distanza del soggetto su cui si opera la messa a fuoco, anche il diaframma, oppure (molto utile su questo obiettivo) la scala di rapporto di riproduzione raggiunto. Dotato di stabilizzatore interno, che in combinazione con quello sul sensore delle Z FX, produce un eccellente sistema a cinque assi, capace di tempi molto inferiori a quelli di sicurezza, nell'utilizzo a mano libera, che questo obiettivo invoglia a gestire. Nitidezza, brillantezza cromatica, assenza di distorsioni prospettiche, antiriflesso da urlo, grazie all'azione combinata di SIC, Arneo e Nanocrystal coating. Assenza di aberrazioni cromatiche, fanno di questo mediotele macro un Riferimento per ogni produttore di obiettivi fotografici, indipendentemente dall'utilizzo a cui lo si possa destinare, per nulla limitato a soggetti piccoli, assolutamente orientato (con le ovvie distinzioni per la sua specialistica propensione) anche alla fotografia di ritratto e di ambiente. Una delle eccellenze ottiche del corredo Nikon Z che muovono gli indecisi a passare a mirrorless: utilizzabile con lo stesso profitto anche su corpi DX, grazie allo stabilizzatore incorporato, assente finora sul formato APS-C delle Nikon Z attuali. Il prezzo di questo obiettivo, spesso oggetto di sconti, è pienamente giustificato dalle sue prestazioni. Ricordarsi della caduta di luce (comune ad ogni obiettivo macro) procedendo verso il massimo RR, che ne fa un f/4,5 quando si arrivi 1:1 a 29cm dal piano focale La perdita di focale (focus breathing) che al RR 1:1 lo porta ad essere un 70mm effettivo o poco più, viene compensata dal raggiungimento del RR progettato e non comporta alcun genere di disvalore: in macrofotografia conta prima di ogni altra cosa il raggiungimento delle dimensioni desiderate del soggetto inquadrato. Questo obiettivo va utilizzato con tutte le prerogative consentite dall'altissimo livello di migliorie apportate rispetto ogni altro macro di questa focale per fotocamere Nikon! Gli articoli pubblicati su Nikonland relativi a questo obiettivo, portano la firma di tanti redattori, tutti entusiasti: anteprima test sul campo Nikkor Z MC 105/2.8: habemus macro ! Nikon MC 105 e MC 50: la prova Nikkor Z 105/2.8 vs Micro Nikkor AFS 105/2.8: attorno 1:1 horses for courses: macro con MC 105 o con 100-400 recuperare la focale effettiva
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  10. e se non lo senti con letue orecchie, perchè mai dovresti continuare a far finta di sentirlo? Quella risposta in frequenza così attenuata a confronto con le altre, parla certamente di una difficoltà iniziale, fin dall'inizio, per riuscire a riallacciarsi al loro trend. Può capitare: l'importante è riuscire sempre ad accorgersene che...
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  11. Gasp, non mi aspettavo una performanza così deludente.
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  13. Presentato ad inizio 2020 ma reso disponibile solo a settembre dello stesso anno (per ritardi causati dai blocchi COVID), zoom tele d'eccellenze, di caratteristiche prettamente professionali. 21 elementi in 18 gruppi (inclusi 6 vetri ED, 2 lenti asferiche, 1 lente alla fluorite e 1 elemento di lente SR, elementi con rivestimenti Nano Crystal e ARNEO e un elemento di lente anteriore con rivestimento al fluoro) diaframma a 9 lamelle distanza di messa a fuoco minima a 70mm di 0.5 metri e di 1 metro a 200mm passo filtri 77mm Circa 89 mm x 220 mm, 1.440 grammi con il collare del treppiede e 1.360 grammi senza collare per treppiede schema ottico complesso e ricco di lenti speciali, compreso un elemento a bassissimo indice di rifrazione e uno in fluorite MTF a 70 e a 200mm, sempre f/2.8 Obiettivo straordinario, sostanzialmente privo di difetti, riesce, seppur sembrava impossibile, ad andare oltre le prestazioni del già eccellente analogo obiettivo per reflex dell'ultima generazione. Veloce, nitido, stabilizzazione efficace, praticamente parafocale (non perde il fuoco mentre si segue il soggetto zoomando, sia in fotografia che in video). Nikkor Z 70-200/2.8 S su Nikon Z50, f/2.8, 200mm i nostri test dedicati a questo obiettivo : Nikkor Z 70-200/2.8 S (ed altri Zoom Z) con teleconverter Nikkor Z 70-200/2.8 S e TC 1.4x/TC 2.0x : unboxing Nikkor Z 70-200/2.8 S vs Nikkor F 70-200/2.8E FL : quale comprare ? Nikkor Z 70-200/2.8 S : video e sequenze Nikkor Z 70-200/2.8 S : l'obiettivo perfetto esiste ! (test/prova) Nikkor Z 70-200 e Z 100-400: gemelli separati alla nascita Nikkor Z 70-200mm f/2.8 VR S : L'anteprima di Nikonland e l'album dedicato :
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  14. "Mi ha fatto mettere da parte il 70-200!" Prima l'obiettivo con cui avevo più scatti all'attivo era il 70-200/2.8 nelle sue varie declinazioni. Ma da quando mi è arrivato il 100-400, complice la velocità della Z9, non c'è storia. E' in assoluto l'oggetto con più scatti all'attivo tra i miei tanti (troppi) obiettivi. Ho fatto sequenza di 50 scatti e più perfettamente utilizzabili di auto in evoluzione in pista. Anche cambiando la focale mentre scatto a 30 fps con l'auto che segue tre curve successive in direzioni opposte. Letteralmente centinaia e centinaia e centinaia di migliaia di scatti, nonostante intanto abbia avuto e provato tanti altri obiettivi. E comunque il primo obiettivo che esce con me se c'è da fare sport. Surclassa senza pensieri il precedente 80-400, obiettivo che non ho mai amato e che aveva - secondo me - un rapporto prezzo/prestazioni inaccettabile rispetto a questo. Che sebbene costi di più, ed è una cifra inconfessabile anche alla moglie più benevola, in termini di risultati è tanto ineccepibile da non farcisi pensare troppo. Se vogliamo trovare un difetto, non saprei dove cercarlo. Si, nella fotografia alle mire ottiche non è il più nitido dei teleobiettivi. E con il teleconverter cede abbastanza da non consigliarne troppo l'uso. Ma questo dipende da cosa riprendiamo. Piumati in posa o motociclisti in pista di cross ? Per me, numero #1 dietro alla rete, dietro alle recinzioni, e poi campo libero e poi ancora recinzione : sempre a tiro, sempre sul soggetto, anche se diluvia. Che spettacolo !
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  15. A distanza di un anno dal momento in cui scrissi queste note a avendo ascoltato altri modelli anche superiori alle Clear, mi sento di confermare queste prime impressioni. Le Clear sono delle eccellenti cuffie dinamiche, che colpiscono, oltre che per la linearità della risposta in frequenza e per la trasparenza del suono, anche per il grado di coinvolgemento che offrono all'ascoltatore, che definirei "viscerale". L'unica pecca rimane quella di una leggera attenuazione alle altissime frequenze, che in realtà in alcuni generi musicali manco si nota, mentre in altri potrebbe essere addirittura benefico.
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