Col ritorno sulla Nikon Z del selettore di modo di scatto, sulla torretta di sinistra, ho notato recentemente un discreto numero di fotografi orgogliosamente dichiaranti che:
Io scatto solo in M !
Oppure. ancora:
Per avere il totale controllo delle funzioni della macchina fotografica, bisogna fotografare in Manual mode !
Non posso, ogni volta che sento o leggo queste affermazioni, non pensare a tutte quelle volte che ho dovuto rieducare persone che da anni praticavano (e predicavano) queste credenze, frutto di remote necessità operative su macchine fotografiche essenziali che non consentivano molto altro:
una di queste e tra le più diffuse (per il basso prezzo di acquisto, ovviamente) fu la famigerata Yashica FX3 Super2000 dei primi anni 80 del secolo scorso
la quale sul ponte comandi, possedeva unico selettore a dx, provvisto di tempi di esposizione e scelta della sensibilità film (la ghiera dei diaframmi allora stava sull'obiettivo)
L'utente Yashica aveva poi a disposizione nel mirino, ben 3 led di controllo dell'esposizione, i quali ruotando le due ghiere di tempo e diaframma, gli consentivano di stabilire una corretta oppure sovra/sotto esposizione della scena inquadrata...
ma solamente...
tenendo schiacciato il pulsante di scatto (perchè al suo rilascio si spegneva ogni led)
Per cui, i fautori del Modo M (unico disponibile) di queste fotocamere, in realtà tendevano quasi sempre a realizzare una collimazione "ideale" dell'esposizione, praticamente quindi come se lavorassero a priorità dei diaframmi o dei tempi, a seconda di quella delle ghiere che per ovvi motivi, dovendo tenere schiacciato a metà corsa il pulsante di scatto, veniva lasciata fissa su di un valore...
Ugualmente, ed in tempi molto più recenti, è stato complesso far capire a molti fotografi (non solo alle prime armi) che il fatto di far coincidere sulla scala graduata del mirino il riferimento di corretta esposizione con la rotazione dei comandi di tempo e diaframma ... non fosse altro che seguire pedissequamente la stessa indicazione che l'esposimetro di quella fotocamera avrebbe chiaramente replicato se solo si fosse girata la ghiera del modo di scatto su A (Aperture: priorità ai diaframmi) oppure S (Shutter: priorità all'otturatore).
Il fatto che continuiamo a trascurare e che invece non è di poco conto, ma che con l'avvento del digitale è la vera rivoluzione rispetto il tempo delle emulsioni fotografiche, è che il sensore della nostra epoca, a differenza di quello delle primissime DSLR, possiede una capacità magica per chi aprisse gli occhi solo oggi al digitale :
l'enorme capacità di amplificazione elettrica del segnale che ci consente di variare scatto dopo scatto la sua sensibilità, tra valori ISO che partono da livelli bassissimi, fino ad altezze siderali come i 50-100mila ISO che ormai molte fotocamere di marchi differenti consentono di praticare, fatta la tara agli aggiustamenti da dover ancora apportare (ma in gran parte risolti via software già on camera, come sulle attuali Nikon Z)
Questo fatto ci mette di fronte alla considerazione che ormai abbiamo completamente disponibile anche il primo dei parametri dell'esposizione, sempre gli stessi da che esiste la Fotografia:
- Sensibilità ISO
- Tempo di otturazione
- Diaframma dell'obiettivo
Ossia, mentre ai tempi delle fotocamere a pellicola la variabilità della sensibilità dell'emulsione si poteva realizzare esclusivamente trattando poi la pellicola con le dovute correzioni di tempo/temperatura/agitazione in fase di sviluppo, impedendo di fatto di poter esporre sullo stesso rullino a sensibilità differenti
(una sola eccezione: la pessima Kodak BW400CN, del tutto priva degli estremi di gamma)
rendendo di fatto fisso il parametro della sensibilità, del quale non poter tenere conto in termini assoluti.
La prima fase del digitale non si discostò poi troppo in questo senso da quella delle emulsioni, fino a quando, con fotocamere del calibro delle Nikon D3/700 si cominciarono a riconsiderare le modalità di scatto, in molti settori della fotografia professionale ed anche amatoriale.
Di fatto oggi, oltre alla priorità ai diaframmi e alla priorità ai tempi, (lasciando da parte Program e modalità preconfezionate, presenti su fotocamere di livello basso e medio), forse la più importante innovazione nelle modalità possibili di ripresa, andrebbe chiamata, con apposito riferimento tra i modi di scatto:
- priorità agli ISO
Invece da parecchi anni viene indicata come ISO Auto e regolarmente nascosta all'interno dei meandri del menù delle fotocamere che ne dispongono:
su Nikon nel menù di ripresa, all'interno della riga di comando delle... Impostazioni sensibilità ISO (bisogna ricordarselo, oppure spostarla nel menù personalizzato, come faccio sempre io)
Una volta selezionata ON, si regolano i parametri che desideriamo, quali della sensibilità massima alla quale vogliamo scattare (e alla massima nelle riprese con il flash) quindi...un elemento importante in alcuni casi (vedremo quali) del tutto ininfluente in altri, ossia il tempo di posa minimo al quale si desideri scattare.
(qui su una Z6)
Naturalmente, così congegnata, la priorità agli ISO può essere utilizzata con ogni altro modo di scatto, A/S/P/M, ma tutto sommato, nelle modalità A/S/P non è poi tutta questa eccezionale novità, limitandosi (per impostazione progettuale) a dare SEMPRE prevalenza agli ISO più alti impostati, pur di riuscire a contenere il mosso (in funzione dell'obiettivo in uso).
In queste modalità, il rigo di comando del tempo di posa minimo ha un valore relativamente importante, specie in S.
La modalità nella quale priorità agli ISO assume la dignità della rivoluzione di cui Nikonland parla da anni è invece proprio M !
Perchè se impostiamo ISO Auto con la fotocamera impostata in M con i parametri di tempo e diaframma che più ci aggradano, ecco che finalmente la funzione di priorità agli ISO comincia a funzionare esattamente come si deve: e a mio parere con una graduazione di gran lunga più fine di quella a terzi di stop degli altri due parametri di A ed S.
E' a questo punto che il fotografo contemporaneo che abbia pienamente compreso il valore di questa funzione, se poi mi casca di nuovo nel sostenere di stare lavorando in M, mi porta a ripensare ai vecchi cultori della Fx3 di cui sopra
Eh no... oggi è veramente improprio sostenere di lavorare fotograficamente in totale manualità: con ISO Auto abbiamo la immensa comodità di fissare (e poter variare durante le riprese) ben due parametri come tempo e diaframma, quando fino a non molto tempo fa potevamo fissarne uno solo, non potendoci fidare della fluttuazione libera degli ISO, che oggi invece non ci dà più alcuna preoccupazione entro limiti decisamente ampi.
E vogliamo anche ricordare come la presenza del mirino elettronico ci consenta (pur soggettivamente) una valutazione immediata, magari anche con istogramma in diretta, dell'esposizione reale della scena? Stando...comodamente in M mode...
Ed ancora...quando accendiamo sulla slitta di una Nikon Z un flash o un trigger, stando in M, invece di trovare il mirino elettronico oscurato da una coppia tempo/diaframma che non consentirebbe la visione della scena (per esempio in studio) la grande novità dello shift automatico ad una visione indipendente dalle impostazioni Manuali inserite, che ci consente una valutazione a mirino magari in condizioni che nemmeno ad occhio nudo sarebbero altrettanto facilitate?
No...
per quanto faccia piacere pensarlo, oggi è ben difficile che un fotografo, professionista o meno, abdichi ad ognuna di queste opportunità per tornare a condurre delle valutazioni obiettive ed indipendenti, in difformità dalle numerosissime e sempre più obiettive, indicazioni fornite dall'intelligenza delle nostre fotocamere.
Non offendiamole, vi prego...
Di certo il modo M puro e semplice esiste e continua a mantenere la sua ragion d'essere, nella consapevolezza di avere disponibile un modo per uscire da ogni altro automatismo di quelli che utilizziamo ad ogni scatto, spesso dimenticandocene , ma con l'onestà intellettuale di riuscire a rinunciare ad ogni parallela facilitazione: per resettare e ricominciare il ragionamento.
O anche no, facendo finta che l'enorme percorso da quella Yashica all'antagonista sua attuale, la Z50 appena presentata, possa essere passato senza lasciare segno.
Max Aquila per Nikonland 2019 (c)
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