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  1. La fotografia di paesaggio, soprattutto se finalizzata ad ottenere immagini di elevata qualità in grado di essere stampate in grandi dimensioni, è un banco di prova estremamente severo per le lenti grandangolari. Per più di un motivo: - Occorre innanzi tutto che siano nitide, possibilmente in modo uniforme tra centro, bordi ed angoli: normalmente le composizioni più dinamiche, che sfruttano l'effetto dei grandangoli di accentuare il primo piano partono proprio da lì! - Serve che siano resistenti al flare, in quanto la luce più interessante per questo tipo di fotografia raramente arriva dalle spalle del fotografo in quanto è quella che meno scolpisce i soggetti. - Devono avere aberrazioni cromatiche molto controllate, in quanto spesso ci sono contrasti forti tra il cielo/sole e soggetti ricchi di dettaglio, come le piante. Certo, si possono "togliere con un click" nel nostro software di regolazione dei file.... ma nelle stampe grandi finiscono comunque per produrre aloni ed effetti indesiderati. - Devono avere poca distorsione, anche questa si può "togliere con un click".... ma lasciando sul campo la nitidezza, come dimostra il fratellino 14-30/4 - Devono essere filtrabili. Questo è un tema controverso, se ne è parlato molto anche qui su Nikonland all'annuncio di questa lente: per alcuni è un fatto marginale per altri addirittura dirimente per poterle utilizzare. Personalmente penso che il polarizzatore sia molto importante, spiegherò con un paio di esempi più avanti perché, e che i filtri Neutral Density siano molto utili. Mentre non uso più da tempo i filtri graduati, preferendo altre soluzioni nei rarissimi casi in cui la gamma dinamica dei moderni sensori sia inadeguata. Sul test di Max Aquila avete disponibilità di numerose immagini estremamente ben fatte di questa lente, per cui illustrerò l' articolo prevalentemente con fotografie realizzate con essa. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio vivamente: lo trovate qui. In ogni caso, la lente di cui parliamo è questa, montata su Z6II, con il paraluce portafiltri, un polarizzatore ed un ND64: Un paio di scatti per rompere il ghiaccio, è il caso di dirlo, così capiamo cosa fa questo signorino: Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/80" f11 ISO100 - A mano libera. Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/8" f8 ISO100 - A mano libera. Si, si inizia sulla neve: l'ho avuto da Max lo scorso dicembre. Ne scrivo solo ora perché non riuscivo a trovare difetti di cui parlare, ed allora ho pensato di doverci lavorare di più.... ma non c'è stato nulla da fare: non ne ho trovati. Ma andiamo con ordine. Primo punto: quanto è nitido? un sacco, è il miglior zoom grandangolare che io abbia mai provato. Con baionetta F non è mai esistito nulla che potesse produrre risultati del genere con la disinvoltura con cui lui riesce. Certo, il vecchio 14-24 AFS era una lente straordinaria per la sua epoca ma tra flare e scarsa planarità del piano di fuoco portare a casa belle foto non era semplice. Per non parlare del peso e della pena nel provare ad usarci i filtri! Con baionetta Z solo il 20/1.8S regge il confronto (e pure lo vince, nella sua specifica destinazione d'uso!). Punto. Guardate qui, questi sono alcuni scatti all'inizio di un'alba un po' livida, dello scorso 8 gennaio - praticamente dietro casa, il massimo raggiungibile all'epoca. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/40" f8 ISO100 a mano libera. I più attenti avranno notato "a mano libera". Già, con queste Z e lo scatto elettronico la necessità del treppiede è diventata sempre più rara, anche quando si sta testando la nitidezza di una lente. Questo il crop a pixel reali dell'angolo in basso a sinistra: Apritelo per vederlo non adattato. E così nitido che toglie il fiato. 14mm, f8, a mano libera. Pixel reali significa che, in dipendenza della risoluzione del vostro monitor, è probabilmente come guardare una stampa A2 con il lentino. E a 24mm? Z6II su 14-24/2.8S@24mm 1/60" f11 ISO100 a mano libera. E qui il crop, sempre a pixel reali, dell'angolino in basso a destra. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/30" f16 ISO100 a mano libera. E questo il crop, sempre pixel reali, dei rametti contro il cielo per verificare le aberrazioni cromatiche. Il file è postprodotto schiarendo abbondantemente le ombre, siamo in pieno controluce. Credo che questi siano esempi più eloquenti di qualsiasi commento io possa fare. Basta guardare, ma ricordatevi di aprire i file! Ma, in premessa, parlavo dei filtri. Cioè di questo: Che qui vedete montato sulla Z6II con basetta Meike, con il paraluce monta filtri su cui ho inserito il polarizzatore Nisi - I filtri Nisi sono stati la mia scelta per questa lente. Grande? si, grande. Ma nemmeno poi troppo. Ricordiamoci che il paraluce si avvita e svita a baionetta e che quindi occorre montarlo... solo quando serve! Nikon ne fornisce un'altro, più piccolo, per i casi in cui si fotografi in esterni senza necessità di filtri, così come, vale la pena ricordare, una piccola protezione dal sole è già presente e solidale al barilotto. In ogni caso, qui vedete il paraluce, con il suo tappo, i filtri polarizzatore e ND64, le custodie originali Nisi per i filtri (dimensione 14x14cm) ed un tappo standard da 77mm per confronto. Dico subito che all'inizio ero scettico, mi sembrava una soluzione complicata, costosa ed artificiale. Ma nell'uso sul campo mi sono ricreduto al 100%. Montare i filtri da 112mm sul paraluce è una trovata assolutamente geniale! Perchè? Innanzi tutto si ottiene un insieme che non vignetta assolutamente, nemmeno a 14mm e montandoli entrambi. Non serve sempre, ma quando serve è una manna! Z6II su 14-24/2.8@14mm 25" f16 ISO100, CPL ed ND64. Il polarizzatore è servito a togliere il riflesso dal mare e dai quarzi delle rocce, saturandone bene i colori, l'ND a togliere le ondine che la brezza produceva. Altro esempio: Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore "al minimo", senza sarebbe anche peggio (non l'ho tolto per far prima, e non avevo ancora chiara una cosa, ne parlo dopo). Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore. Z6II su 14-24/2.8S@18.5mm 1/80" f8 ISO100 - Polarizzatore. Il punto è: il polarizzatore, sui grandangoli spinti, non serve ad aumentare il contrasto tra cielo e nuvole (ambito d'uso dove anzi tende a far casino) ma a togliere i riflessi dall'acqua e da tutte le superfici molto riflettenti, come le foglie o le rocce, specie se bagnate! Ma dov'é la genialità della soluzione? beh, ci ho messo un po' a capirlo, come tutte le cose devi toccare con mano. Il fatto è che il paraluce si monta "a baionetta", quindi per mettere e togliere i filtri sul campo con il treppiede in posizione precaria non occorre più avvitare il filtro in posizioni assurde con il rischio di farlo cadere: basta togliere il paraluce, tenuto fermo dal blocco "a pulsante" comune a tutte le soluzioni "pro" di nikon e lavorarci con calma. E se non serve, perché si voleva toglierlo, si può coprire e mettere in tasca, pronto per il prossimo giro. Ed è fornito anche un normale tappo per la lente frontale. GENIALE!!! Mi spiego con un esempio, che serve ad introdurre anche un altro concetto: A che servono i grandangoli così spinti nella fotografia di paesaggio? non a fotografare una scena ampia - es. una catena di montagne - ma ad enfatizzare il primo piano. Che spesso deve essere letteralmente a pochi cm dalla lente frontale. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/4" f16 ISO100 - Polarizzatore. Come già avrete immaginato, quelli non sono enormi scogli tafonati, ma roccette alte, nel punto più rilevato, circa mezzo metro. La macchina stava sul treppiede a 30cm dall'acqua. Per avvitare o svitare il polarizzatore o aggiungere/togliere l'ND, in posizioni come quelle, occorre sia stare scomodi sia rischiare di avvitare male e fare cadere tutto in acqua. Lavorando così, da scogliere e su torrenti, ho perso per sempre più di un filtro! Ma ne abbiamo un'altra: il tappone da mettere sul paraluce. Questo. Geniale pure lui? Si. Mai fotografato sotto la pioggia o vicino ad una cascata? quanto vi siete rotti le scatole tra una fotografia e l'altra per ripulire la solita goccia dalla lente frontale? quante foto buttate perchè non vi siete accorti? o peggio, al mare controvento? Beh, basta il tappo king size, che pure lui si incastra a baionetta, ed il problema è risolto. E, ultimo aspetto, il tutto non è così grande come sembra: - 2 filtri da 112mm con la custodia, occupano uno spazio di cm 14x15x1 - Il "tappone" compreso paraluce è un cilindro di 12.5cm x 4cm di spessore. Il solo "tappone" 3cm di spessore. Ed il tutto sulla mia bilancia fa 300gr di peso. A portata di qualsiasi zaino. C'è poi un bonus ulteriore. Questo paraluce si può montare anche sul 24-70/2.8S e sul 70-200/2.8S. Insomma, con un set di filtri ci fai tutto. Ho provato e va anche sul 70-200/2.8 AFS FL, ma il montaggio non è sicuro (non blocca bene) per cui non lo consiglio. Ok, un mucchio di parole e di "crop da misuroni". Ora ci guardiamo qualche foto, se vi va. Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/800" f8 ISO100 Z6 su 14-24/2.8S@24mm 1/40" f16 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/1.6" f11 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5" f11 ISO100 Polarizzatore Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1.3" f16 ISO100 Polarizzatore. Conclusioni. Una lente di eccezionale ed inedita qualità, letteralmente il sogno del fotografo paesaggista impegnato al quale consente, con agilità e semplicità d'uso sorprendenti, di concentrarsi al 100% sulla fotografia, ottenendo sempre il massimo della qualità, sotto ogni profilo ed in ogni condizione. Questo vale, per effetto dei piccoli ingombri e pesi coinvolti, altro aspetto del tutto inedito, ovunque siano i suoi soggetti preferiti: dal mare a pochi passi dall'auto al cuore delle alpi raggiunto in ore ed ore di cammino. Parliamo di una lente che pesa 650gr, sostanzialmente ha peso ed ingombro del vecchio 16-35/4 AFS VR che questa meraviglia letteralmente distrugge sotto ogni profilo. Così come distrugge il precedente Re del mondo F, il 14-24/2.8 AFS che per peso, ingombro, uso problematico dei filtri e pure prestazioni ottiche è così lontano da essere inconfrontabile. Pregi: - Peso ed ingombro minimi, per il genere degli zoom grandangolari ma anche in assoluto considerato che pesa meno di 2 etti in più del 14-30/4S, che aveva fatto gridare al miracolo alla sua uscita. - Eccellente ergonomia, nell'uso normale e con i filtri. - Eccellenti prestazioni ottiche. - Eccellente qualità costruttiva. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti accessibili con un giro di ghiera. - Ottima luminosità: è più che adatto alla fotografia notturna. Difetti: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 27/6/2021.
  2. NonPlusUltra è il teleobiettivo top-end del catalogo Nikon, questo AF-S Nikkor 800mm f/5,6 presentato nel 2013, classificato E (a diaframma elettromagnetico) FL (dotato di due elementi alla fluorite che oltre ai vantaggi ottici abbassano drasticamente il peso del fruppo lenti) ED (tre elementi a bassa dispersione) VR (dichiarato utile ad abbassare di 4,5 stop il punto di sicurezza contro il mosso negli scatti...a mano libera) 4590 grammi di peso, schema ottico 20/13, diaframma a 9 lamelle, dimensioni (senza paraluce che misura altri 18cm) 46cm per 17,1 di larghezza, 3 gradi di angolo di campo (oppure 2,30 con l'aggiuntivo dedicato 1,25x che lo porta a 1000mm di focale) cassetto portafiltri da 52mm di diametro, distanza minima di maf: 5,90metri. MTF da slogatura alla mandibola Un regalo che Nital ha fatto a Nikonland nel consentircene la visione e la prova, approfittando di un periodo morto della stagione sportiva per la quale questo esemplare va in giro per piste ed autodromi, ma sopratutto un regalo personale a me, che raggiungo con la recensione di questo teleobiettivo da sogno, la mia personale Quota100 di articoli scritti per Nikonland 2.0 Nei giorni nei quali ne ho avuto disponibilità ho prodotto con esso più di 20mila scatti, alcuni dei quali, selezionati, trovate nella seguente galleria Non Plus Ultra non solamente per il prezzo di listino (solo il paraluce HK38 costa, come ricambio, mille euro) compreso nel quale troviamo però anche il classico bauletto in alluminio Nikon con l'interno preformato per l'obiettivo e con lo sportellino per gli accessori (tracolle, staffa sostitutiva dedicata ad un monopiede) tra i quali anche il comodissimo e funzionale moltiplicatore dedicato Nikon TC 800-1,25x con il quale si arriva ad una focale equivalente da 100mm f/7,1 (inferiore quindi ad uno stop intero) ma con un peso totale, tra obiettivo più bauletto ed accessori che supera i tredici chili, quindi utile per un trasporto passivo, negli spostamenti, ma necessariamente da sostituire per un uso da campo, come ho fatto io, utilizzando un eccellente zaino Lowe Pro AW600, specifico per teleobiettivi simili, fino a...600mm, che ho adattato facilmente per alloggiare questo gigante ottico Nikon. Notare come la maniglia da trasporto orizzontale sia decentrata a compensare il peso della testa dell'ottica in esso contenuta. Per dare il senso delle proporzioni, ho fotografato questo 800/5,6 col suo bauletto, a fianco del mio recente acquisto, il Nikon 500/4, che certo non sfigura al confronto, ma certamente dà il senso di ciò di cui stiamo discorrendo: si tratta di un mega teleobiettivo, progettato e realizzato per non avere proprio nulla da desiderare oltre: non plus ultra, appunto... Particolare del cassetto filtri posteriore, per elementi da 52mm, standard Nikon Veduta della parte superiore, con la targhetta identificativa, completa del seriale e della pulsantiera laterale, alla sinistra dell'obiettivo con i comandi di selezione (dall'alto) della priorità tra AF e MF, il selettore di fuoco a due posizioni, con la limitazione da 10metri ad infinito, che ho utilizzato molto, (tanto portare tra 10 metri e la minima maf a 5,9m un soggetto utile sarebbe un'impresa) il selettore VR tra Off, Normal e active, posizione in cui è lasciato libero dal VR un asse di scorrimento, per consentire le foto in panning, quindi il selettore che demanda ai quattro pulsanti di memoria disposti sul barilotto dell'obiettivo, la scelta tra la funzione di blocco dell'AF oppure il richiamo della posizione di memoria AF, preimpostata con il pulsante apposito sulla dx del barilotto, o ancora, l'attivazione dell'AF, infine, il selettore dell'avviso acustico di dell'aggancio della posizione di memoria del pulsante precedente. In attesa del suo arrivo, per non sfigurare di fronte all'opportunita concessa, mi sono organizzato: oltre alla mia Z6 che in FX ha i suoi 24Mpx ho pensato che mi dovesse servire anche un corpo macchina DX, dalla densità pixel adeguata: in assenza di una mirrorless adeguata allo scopo ed in rispetto alle fotocamere per le quali questo obiettivo nel 2013 è stato prodotto...mi sono ricomprato una reflex D500, l'unica che possedesse le caratteristiche utili a non mortificare le prerogative di questo obiettivo, per robustezza, dinamica di scatto e buffer nonchè per la disponibilità di un battery grip ben strutturato, per gestire al meglio le inquadrature verticali Quindi, nonostante il sicuramente efficiente VR in dotazione, avendo escluso a priori di maneggiare un tele da 20k euro (e cinque kg) a mano, la sezione di supporto con cui utilizzarlo, che mi ha portato verso un treppiede Leofoto Mountain LN364C Pro, con base livellante da 15° di menisco e gimbal per ottenere il massimo in termini di rotazione su tutti gli assi necessari, in orizzontale come in verticale. Treppiede in carbonio da 160cm di altezza massima alla crociera, più la testa, capace di 35 kg di carico, tra gruppo fotocamera/obiettivo e...zavorra per quando serva e quando tira vento forte, con un obiettivo del genere a fare da vela, la zavorra serve sempre ! A questo scopo diventa fondamentale il gancio per fissare la zavorra alla base del piattello, sotto alla crociera del treppiede La domanda che si pone alla base della mia richiesta a Nital di poter utilizzare questo super tele, si basa sulla mia peculiare disposizione a fotografare sport e nello specifico sport a mare, dove la focale più estrema si rivela sempre insufficiente a soddisfare contemporaneamente una serie di esigenze: nitidezza (rispetto l'eccesso di UV), brillantezza cromatica (rispetto la preponderanza del blu), robustezza ed impermeabilizzazione, luminosità... anche a discapito (come in questo caso) della maneggevolezza. Ed in questo senso il Nikon AF-S 800/5,6E penso sia da definirsi il Non Plus Ultra: perchè fatta la tara al peso ed alla trasportabilità, ritengo sia l'estremizzazione del concetto alla base della serie dei supertele Nikon, questi di ultima generazione con cui questo 800mm inaugurò diaframma elettromagnetico e dotati di rivestimenti speciali dell'antiriflesso ai Nano Crystal e di lenti alla Fluorite: ogni elemento in questo obiettivo sembra improntato ad ottenere il massimo del rendimento nelle condizioni di ripresa a me più congeniali: a mare, in mezzo al velo della radiazione UV quando c'è luce, rispetto al muro del controluce diretto, col sole in inquadratura o nelle immediate circostanze, con la sospensione di acqua tra i vetri delle lenti ed il soggetto inquadrato, nell'esigenza di riuscire a valutare anche l'incarnato del surfista nel bagno di blu che lo circonda, veloce di luminosità nonostante la focale, veloce di AF per consentirmi di scattare in AF-C/sequenza + veloce possibile/ISO Auto con i tempi di otturazione più consoni al soggetto ed alle sue evoluzioni. Bene...grazie a Lightroom posso riscontrare che sui 20k scatti effettuati (6800 con D500 e 14k con Z6) ben 18500 sono stati scattati con tempi impostati tra 1/2000 ed 1/5000, con buona pace del VR Inoltre che ho utilizzato il moltiplicatore dedicato TC800-1.25 in quasi 4mila scatti dei quali la metà a 1000mm-eq con la Z6 e l'altra metà a 1500mm-eq con la D500 (alcuni dei quali parzializzandone il sensore a 1,3X, quindi ottenendo 1950mm-eq) Un esempio? La luna piena della sera dell'8 febbraio ripresa con la D500+TC800-1.25, prima a 1500mm eq e poi diminuendo di 1,3x il formato... a 1950mm eq Ed il traghetto GNV che subito dopo è passato là sotto, nella sua scia scattando a 1950mm 1/80" f/8 ISO 51200... poco mancando di inquadrare anche un macchinista di poppa a cui fare ciaociao da un miglio di distanza Non plus ultra... Sia quando le riprese siano facilitate dal punto di ripresa e dalle condizioni meteo e di luce sia quando meteo, luce e vento diventano nemici del fotografo dove ogni dettaglio concorre al risultato e niente può esser dato per scontato, per esperienza.... Tanto da preferire di perdere qualche immagine sotto raffiche di scirocco potenti da 25/30 m/s tenendo abbracciati obiettivo e treppiede , nonostante il concio di calcestruzzo utilizzato dentro al sacco ikea come zavorra. 🤣 Perchè non si può mai sapere...😎 Il primo impulso che ci guida, disponendo di un teleobiettivo simile, è certamente il desiderio di avvicinare in inquadratura soggetti lontani e di fotografare persone che non abbiano idea di essere inquadrate/inquadrabili così da vicino. Anche in questo senso il nostro 800/5,6 è impareggiabile: trovato il giusto punto di ripresa per dare idea di essere li per fare tutto ciò che anche gli altri stanno facendo (foto del posto e del panorama circostante) ecco che si realizzano immagini altrimenti impossibili mai ottenuto un primo piano così ravvicinato di Santa Rosalia, patrona di Palermo nè della spiaggia della tonnara sottostante Monte Pellegrino ed è sorprendente la sensazione di tridimensionalità di quest'obiettivo pur da distanze così imponenti i ragazzi seduti sotto alla statua erano ai margini della zona di minima maf... Lo schiacciamento estremo dei piani prospettici è la cifra dei teleobiettivi di queste lunghezze focali E questa è una delle pochissime foto realizzate a mano libera ad un edificio, il castello Utveggio, posto su Monte Pellegrino, che ho sempre usato da test per le foto con i teleobiettivi che si sono avvicendati nelle mie mani: certo mai così definito e dettagliato come con questo 800mm (f/20 t/2000 ISO 1400) definizione che si apprezza anche su soggetti vicini e a tutta apertura non solo in luce, ma anche in controluce, sull' incarnato e sui colori complementari in controluce pieno elevatissima la cura dei dettagli fuori fuoco determinata dal diaframma a nove lamelle il colore del soggetto ha sempre la prevalenza rispetto lo sfondo Altro impulso naturale, utilizzando un simile tele, è certamente quello di inquadrare specie volanti: non rientra tra le mie abitudini, quanto tra le mie ambizioni...non avendo mai avuto a disposizione ottiche adatte allo scopo. E' comunque un'impresa... e se ci ho tentato, sentendomi come il Barone Rosso, mitragliando le cornacchie con un affusto su cui c'era un pezzo da 1500mm è stato qui che mi è venuta un'idea, grazie al passaggio di alcuni ragazzi con moto da enduro ...e me ne sono andato a cercare altri. La caratteristica peculiare di questo supertele è di certo la sua duttilità per ogni genere fotografico, nonostante si possa pensare ottimizzato per le lunghe distanze... poi si comporta eminentemente bene, comunque tanto quanto bene, anche alle brevi e brevissime anche quando in inquadratura sia praticamente impossibile percepire cosa ci sia dentro nel complesso lui lavora come lo si è impostato, con qualsiasi corpo macchina gli stia dietro: che sia la D500, figlia delle reflex per cui è stato progettato, o la Z6 + FTZ con la quale probabilmente sono il primo fotografo Nikon ad averlo testato, o quantomeno uno dei pochi. Non ci sono controindicazioni, a parte il prezzo ed il peso e...la sensazione, quando lo si scappucci dalla copertura in neoprene che gli fa da tappo e si metta in posizione il paraluce in fibra da 18cm, di essere individuati ed osservati dalle persone circostanti, se ve ne siano, ma la sua capacità di piegarsi ad ogni genere, se il fotografo che lo curi abbia almeno un'oncia dell'entusiasmo con il quale me lo sono portato appresso per tre settimane, fa sì che i fortunati proprietari siano persone che lo hanno scelto proprio per questo: per che si tratta del Non Plus Ultra e chi lo compra lo sa già e si aspetta dal Nikon AF-S 800/5,6E FL, niente di meno di quello che nelle mie mani è stato capace di produrre. Il mio bilancio di 20806 scatti? Non ho mai trovato flare o ghosts in controluce Non ho mai riscontrato distorsione apparente Non ho avuto mai impuntamenti del motore SWM dell' AF, peraltro silenziosissimo Non ho riscontrato cali significativi di resa con il suo moltiplicatore dedicato Non ho avuto nessun problema di compatibilità con la mia Z6 e l'adattatore FTZ La prima conseguenza del suo utilizzo? ... Che sono corso a comprarmi un Nikon AF-S 500/4G del quale presto parlerò... Intanto rinnoviamo a Nital i nostri migliori ringraziamenti per questa e le altre opportunità concesse a Nikonland. Che speriamo di aver ricambiato parlando con le mie foto e con questo articolo di un grande (per qualità) teleobiettivo del quale fin qui si era letto e visto poco o nulla. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
  3. Background. La fotografia di natura presuppone l’uso di lunghe focali, l’appostamento da capanno fisso e l’arrangiamento della composizione gestendo le poche variabili disponibili. Ma io, sempre più spesso, trovo piacere nel godere del contatto con la natura e nel cercare immagini capaci di raccontare la situazione oltre che ritrarre il soggetto. È una trasformazione in atto da tempo nel mio modo di vedere e di fotografare. Per questo, sto sempre meno in capanno e sempre più giro per boschi, fiumi, monti ... e sempre più apprezzo viaggi all’estero immersivi nella natura piuttosto che indirizzati a ritrarre lo specifico animale. Un modo diverso di indirizzare le uscite, quindi, ma anche un modo diverso di “vedere” le immagini. C’è un facile trucco, che ho imparato casualmente tanti anni fa. Sostanzialmente è questo. Guarda quello che vuoi fotografare, chiudi gli occhi e riepiloga nella mente cosa ti ha colpito e cosa rende speciale quello che hai visto. Poi riapri gli occhi e concentra la tua fotografia nel ritrarlo, impostando composizione, diaframma, fuoco ecc.. per renderlo al meglio, includendo ciò che serve ed escludendo tutti gli elementi di disturbo. D5 su 180-400@400 1/1000 f4 ISO800, quando la neve inizia a sciogliersi gli stambecchi scendono molto in basso... D5 su 180-400@400 1/640 f4 ISO100 D5 su 180-400@500 1/1000 f5.6 ISO200 Bene, per fare un esempio, io sempre più, invece di “che bel camoscio” penso “fantastico quel camoscio in mezzo alla pietraia, piccolo piccolo sotto la montagna con quella cima aguzza”. Beh, così è molto enfatizzato, ma rende il senso. Ovviamente, sempre su quel binario, non vuol dire che non scatto più immagini “chiuse”. Ma che le apprezzo entrambe.Da quanto sopra, due forti spinte per valutare uno zoom prestazionale come il 180-400. Per capire, nella sostanza, se nella maggior parte delle situazioni in cui fotografo – in Italia e all’estero, da capanno e in esplorazione – possa essere effettivamente più adatta questa meraviglia piuttosto che la coppia fatta da 500/4E FL e 70-200/2.8E FL o 80-400/5.6G (uno o l’altro a seconda dei casi, ma questa è un’altra storia – il test del 80-400G lo trovate qui). Ma la mia storia di fotografo di natura inizia parecchi anni fa: il mio primo supertele fu proprio il 200-400/4 AF-S VR. Non ci siamo mai amati, l’ho sostituito dopo poco con il 300 2.8 ed i moltiplicatori…. Ma poi, visto cosa ci faceva Unterthiner, giusto per citare qualcuno proprio bravo, lo ricomprai…. Per confermare che non ci amavamo e cambiarlo con il 500/4. Ma era il 2008! Capirete quindi come il prezzo molto elevato e questi precedenti mi abbiano reso incerto e fatto cercare innanzitutto la possibilità di una prova. Prova che Nital e Mauro, ringrazio moltissimo entrambi, hanno reso possibile in questi mesi e della quale racconto con piacere qui su Nikonland. Com’è fisicamente. Parlavo di supertele, il 180-400/4E FL rientra a pieno titolo in questa definizione. Meccanicamente è costruito in maniera eccellente, come potete vedere dalle ottime immagini che Mauro ha realizzato durante l’unboxing. Io non so fare niente di neanche lontanamente così bello, ma è questo. Però vi faccio vedere com’è rispetto agli obbiettivi che ho citato poc'anzi. Il 70-200/2.8E FL, evidentemente, appartiene ad altra categoria ed è nel gruppo solo per dare un’idea. L’80-400/5.6G è qui per far capire che c’è 400 e 400, e che la ricerca della qualità ed uno stop in più di luce cambiano completamente i progetti ottici. Il 180-400 è il secondo da sinistra. Vedete che è poco più piccolo del 500/4; L'80-400 a 80 Il peso è importante, 3840gr sulla mia bilancia (con paraluce e piastra ARCA). Mentre il 500/4E FL pesa “solo” 3410gr (quindi 430gr in meno!), l’80-400/5.6G 1610gr ed il 70-200/2.8E FL 1460gr. Tutto trasuda qualità ed eccellenza meccanica e ottica, le ghiere sono perfette. Il moltiplicatore built-in semplicemente geniale. 80-400 a 400 E le lenti frontali Come si confrontano quei 4. Le foto ai muri di mattoni o alle mire ottiche non sono il mio forte, ma ho chiesto ad una vecchia amica di farmi da modella, per dare un’idea. Giusto un’idea di quali sono le differenze in nitidezza, vicino al centro del fotogramma, ma è fondamentale tenere conto che questo è solo uno dei parametri da valutare e, spesso, nemmeno il più importante nella resa complessiva dell’immagine. Per me sono più importanti il micro contrasto, le transizioni tra zone a fuoco e fuori fuoco, la resa nelle diverse condizioni di luce. Ma c’è molto "rumore" in giro sulla presunta inadeguatezza qualitativa di questa lente, in parte arrivato anche qui, e quindi ho voluto portare qualche elemento di valutazione. Come vedrete sotto veramente tanto rumore... per nulla. Personalmente trovo questo zoom letteralmente fantastico. 500/4E FL+TC14 – 700mm f5.6 500/4E FL – 500mm f4 180-400/4E FL +TC – 500mm f5.6 180-400/4E FL – 400mm f4 80-400/5.6G – 400mm f5.6 180-400/4E FL – 200mm f4 80-400/5.6G – 200mm f5.3 70-200/2.8E FL – 200mm f2.8 Le immagini sono fatte con la Z6, da distanze diverse, in modo da ritrarre il soggetto alla stessa dimensione sul sensore. Ho fatto 5 scatti di ognuna in modo da evitare che errori in ripresa inquinassero il risultato. Ho usato il treppiede, lo scatto elettronico e messo a fuoco con il pinpoint sull’occhio sinistro (quello al centro della foto). Le immagini sono a tutta apertura, regolate in LR nello stesso identico modo (stesso bilanciamento del bianco, nessuna regolazione a luci, ombre, contrasto ecc. esclusi i profili built-in delle lenti). La nitidezza è regolata per tutte allo stesso modo così come la riduzione rumore. Tutte le lenti migliorano, in misura diversa, diafframmando un po'. Questo è quindi il worstcase, in particolare per le immagini moltiplicate e per l'80-400@400mm. Come vedete, alla faccia di chi pensa che gli zoom siano sempre meno nitidi dei fissi, l’immagine più nitida è quella a 400mm fatta con il 180-400/4E FL. Non tantissimo, ma visibilmente. E che, molto più intuitivamente, a 500mm il 500/4 liscio è più nitido del 180-400/4E FL moltiplicato. Anche qui, non tantissimo ma visibilmente. E che quello che perde il 500/4E FL inserendo il moltiplicatore è molto simile a quello che perde il 180-400/4E FL moltiplicandolo. Sempre restando nell’ovvio, a dire che il moltiplicatore built in è… un moltiplicatore. A 400mm: Il 180-400/4E FL è più nitido del 80-400/5.6G che però si difende e non esce a pezzi. Scendendo ancora, a 200mm: Il 180-400/4E FL continua ad essere il più nitido. Ma, ovviamente, lo stacco del soggetto dallo sfondo, che pure è lontanissimo, del 70-200/2.8E FL è irraggiungibile dagli altri. Nota a margine: Io sono sempre più convinto di avere un esemplare straordinariamente ben riuscito dell’80-400/5.6G! A chi ritiene che la Z6 non abbia abbastanza risolvenza da mettere in crisi queste lenti e che, quindi, che avrei dovuto usare la Z7 o la D850 rispondo dicendo che questi sono supertele pensati per un certo tipo di fotografia, per la quale nessun produttore (Nikon – D5/D6, Canon - 1DX, Sony A9) ha superato i 24mpix. Come va? È molto molto nitido, sempre. A tutte le focali e anche moltiplicato. Ovviamente moltiplicato perde qualcosa. Non problematico l'uso con il TC inserito alle focali inferiori alla massima. D850 su 180-400@550 1/800 f7.1 ISO900 Crop a pixel reali L' autofocus è molto veloce, sui massimi livelli. D5 su 180-400@550 1/2000 f5.6 ISO100 D5 su 180-400@550 1/3200 f5.6 ISO400 D5 su 180-400@550 1/2000 f5.6 ISO400 Ben contrastato, tende a chiudere le ombre un po di più del 500/4E FL ma niente di problematico anche con soggetti scuri. D5 180-400@400 1/500 f4 ISO100 Lo stabilizzatore è molto molto efficace. Non mi sono dedicato a calcolare gli stop, ma quello sotto è uno scatto fatto a 400mm con tempo 1/10 di secondo. Z6 su 180-400@400 1/10 f4 ISO280 Si avete letto bene: 1/10. Per cui diciamo che, considerata la destinazione d’uso, funziona così bene da non porre al fotografo nessun limite pratico. Certo, anche la Z6 con lo scatto elettronico e l'Ibis aiuta. Anche lo sfocato, con o senza moltiplicatore, e pure con sfondi problematici come questi è bello. Valutate voi. Senza difetti? No. Innanzitutto, vignetta. In maniera molto significativa, soprattutto alle focali corte. Qui uno scatto a 180mm. D5 su 180-400@180 1/3200 f4 ISO100 Ma è un problema gestibile con la correzione automatica, come vedete sotto. D5 su 180-400@180 1/2000 f4 ISO100 E che si riduce, senza sparire, diaframmando o andando alle focali più lunghe. Inoltre, come visto, pesa veramente tanto. Questo è il primo problema pratico rilevante, per la mia destinazione d’uso. Non inatteso, basta leggere la brochure per saperlo. Ma quanto impatta, ad esempio, fotografando in montagna. Occorre provarlo con il proprio genere di fotografia. Io in montagna vado più lontano, più in alto o su terreni più difficili di quello che la maggior parte degli escursionisti fa. Beh, qui non sono molto in alto e neppure molto lontano... ma la terra finisce di botto pochi cm alla mia destra e riprende alcune centina di metri sotto. La sintesi è che riesco benissimo a usarlo fotografando a mano libera, ma l’impatto pratico è che sono molto meno mobile sui terreni difficili. Più o meno come quando porto il 500/4E FL, che per la cronaca a mano libera è per me molto più usabile del 180-400/4E FL, ma senza coprire così bene le lunghe focali che il 500 mi consente. Ed allo stesso tempo 180mm sono un poco lunghi per ambientare efficacemente in certi tipi di fotografia. Quindi, in montagna, l’80-400, almeno se ne avete uno perfetto come il mio, o il 500/4, se servono focali lunghe, sono preferibili. Ma in tutte le situazioni dove il peso e l’ingombro non impattino in maniera significativa ed il range di focali 180-400 sia appropriato – considerando di fare un uso occasionale del moltiplicatore, non teme confronto con nessuna altra lente. E anche moltiplicato resta molto molto buono. Di fatto il moltiplicatore built-in, capacità unica nel catalogo nikon e comune solo ad un’altra lente della concorrenza ormai datata, è una importante freccia al suo arco. Perché moltiplica la flessibilità prima che le focali. Immaginate di fotografare in condizioni avverse, climatiche o ambientali, o di avere tempi ristretti: consente di fare una vera e propria magia. Immaginate, fotografando dal gommone, o mentre nevica…. Beh, impagabile. Peccato che non ho avuto modo di andare a fotografare con quelle condizioni! D5 su 180-400@390 1/500 f5.6 ISO100 (con TC inserito) D5 su 180-400@500 1/2000 f5.6 ISO400 Z6 su 180-400@560 1/2000 f5.6 ISO400 (curiosità: La focale massima trasmessa a LR dalla D5 e dalla D850 è 550 mentre dalla Z6 è 560) Ma purtroppo, da noi, 400mm sono sempre pochi e, a volte, anche 500mm lo sono. E, nonostante le incredibili prestazioni ISO delle macchine attuali, tra f4 e f5.6 c’è un salto notevole vicino all’alba ed al tramonto. Ma lo zoom, ed il TC, sono utili anche in un'uscita nel bosco vicino casa. Due caprioli, 370mm Z6 su 180-400@370 1/500 f4 ISO1000 Stringo sul maschio, 560mm Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2500 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2200 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2800 Z6 su 180-400@400 1/500 f4 ISO1250 Z6 su 180-400@560 1/500 f4 ISO2800 Questa orribile stagione, ed il COVID-19 (dita incrociate perché la situazione migliori presto!), hanno ostacolato la prova. Anche i viaggi che ho nei prossimi mesi sono molto a rischio - è per equipaggiarmi al meglio per quelle situazioni che ho molto pensato a questa lente. Ma credo di avere comunque avuto l’opportunità, nelle diverse uscite fatte, di provarlo adeguatamente e di farmene un’idea precisa. Conclusioni. Un ennesimo esempio delle capacità di Nikon di realizzare strumenti straordinari e capaci di supportare al meglio il fotografo. Ma questa prova non era finalizzata a verificare se il 180-400 fosse effettivamente in grado di realizzare immagini di qualità, quello lo sapevo già. Ho la fortuna di conoscere diversi fotografi molto bravi che lo usano con enorme soddisfazione e che lo hanno adottato sostituendo diversi teleobiettivi, contemporaneamente. E che me lo hanno consigliato senza riserve. A me serviva capire se, anche per me come per loro, avrebbe potuto sostituire il 500/4E FL. Stresso per me, perché gli strumenti che usiamo non si scelgono in base alle brochure, o a quello che ne pensano gli amici. Da li si parte, ma poi occorre provare e scegliere quello che agevola la nostra visione ed il nostro modo di fotografare. Con le parole di Silvio, cercavo la risposta a questa domanda: questo 180-400 può essere la mia Katana? È una risposta difficile ma, di pancia prima che con il cervello, credo di no. Non perché sia, riprendendo il titolo, un Jack of all trades... master of none. Il 180-400 è indiscutibilmente il master di un ambito, in fotografia naturalistica, molto specialistico. È il caso in cui contemporaneamente si abbiano soggetti abbastanza grandi o avvicinabili, necessità di cambiare spesso e rapidamente focali, in particolare in condizioni climatiche avverse (polvere, pioggia, neve) ed avendo difficoltà ad usare 2 corpi macchina su due diverse lenti (o necessitando addirittura di un terzo). Ma, per come, cosa e dove fotografo io, non sarebbe in grado di sostituire le lenti - in particolare il 500/4 - con le quali l’ho ritratto all’inizio del test, potrebbe solo affiancarsi. Ed il costo, non potendo sostituire altri oggetti, diventerebbe esorbitante. Quindi, dopo la prova e valutata l’usabilità nelle diverse condizioni in cui amo fotografare, considero che per me la miglior combinazione resti avere 70-200 o 80-400 su un corpo e 500 sull’altro. Avessi la fortuna di andare più spesso all’estero, in safari o in zone artiche o in zone dove gli animali sono grandi o confidenti, e meno la necessità di fotografare ai confini del giorno, sarebbe la lente perfetta! Pro: • Qualità costruttiva • Prestazioni ottiche • Stabilizzatore • Autofocus • Versatilità d’uso Contro: • Peso • Prezzo (*) (*) ma solo nel caso non si riesca ad adottarlo come unico supertele Massimo Vignoli per Nikonland © 14/3/2020
  4. Il vero tester sarà Massimo Vignoli che lo condurrà per fiumi e monti. Ma io non potevo certo lasciarlo imballato. Eccolo qua ! Unboxing Doppia scatola di cartone. Esterna : con tutti i sigilli del caso E interna : con sigillo di garanzia e talloncino Nital Vip l'interno è ulteriormente protetto da un altro foglio di cartone che protegge la sacca in nylon che contiene l'obiettivo : avvolto nel cellophane Eccola qui, liberata dall'involucro, con tutti i manuali d'uso in bella mostra all'interno, altro cellophane protettivo la cinghia e la custodia per i filtri finalmente riesco a liberare l'obiettivo che si presenta con il paraluce in carbonio montato all'inverso. La classica cappa copripolvere di protezione è identica a quella degli altri superteleobiettivi Nikkor il dettaglio del piedino del treppiedi con marchiata la focale obiettivo e paraluce : dettagli del paraluce in carbonio. Tutto made in Japan in bilico, la lente anteriore sposta il peso sull'anteriore dettaglio della ghiera di zoom e della targhetta con le caratteristiche dell'obiettivo il complesso e robusto piede del treppiedi con il suo collarino mobile. Il maniglione è abbastanza comodo anche per il trasporto e nella parte interna ha una placca in materiale morbido per le dita la bottoniera con le funzioni di base, modalità di autofocus, dello stabilizzatore integrato, del richiamo delle memorie e della limitazione di messa a fuoco che può partire dai 6 metri di distanza il cassettino portafilitri che all'origine contiene un vetro trasparente ma può essere sostituito con filtri ND o un polarizzatore il suo vano, aperto. eccolo in posa artistica con la mia D5 perfettamente bilanciata dietro il baricentro è esattamente calibrato per mantenere in perfetto equilibrio il complesso di obiettivo con paraluce e corpo macchina ma ho lasciato per ultimo la funzione principale di questo obiettivo, ovvero il teleconverter TC14 integrato, che si può innestare o disinnestare con un dito, tenendo l'occhio sul mirino (a condizione che sia disarmato il blocco, ovviamente !) ultima immagine "artistica" con l'obiettivo montato su una testa Manfrotto 400 *** COME VA SUL CAMPO Giusto pochi scatti. Ho approfittato della riapertura del Parco Faunistico Le Cornelle di Valbrembo per andare a trovare i miei amici quadupedi e fare quattro scatti di prova, prima di dare la parola a Massimo Vignoli che vedrò domani. Un saggio dell'escursione focale : paesaggio a 180mm dettaglio a 400mm superdettaglio a 560mm La zoomata è incredibilmente fluida e l'utilizzo dell'obiettivo totalmente intuitivo per ogni nikonista. Si avverte una qualità complessiva, sia costruttiva che qualitativa ben superiore al vecchio Nikon 200-400/4 che io ho usato per un paio d'anni senza mai riuscire ad innamorarmene. Qui devo ammettere che l'esperienza è abbastanza ... destabilizzante. Se non fossi costretto - per mera questione di disponibilità economica - a guardare il cartellino del prezzo, lo ordinerei già oggi stesso. Ed io ho avuto sostanzialmente ogni grosso calibro Nikon, con l'esclusione del solo 800/5.6 ... Mi immagino quale potrebbe essere la reazione di chi si deve accontentare del pur onesto Nikon 200-500/5.6 o, peggio, di qualche zoomone Sigma o Tamron f/6.3 ... Ma andiamo a quella che non esito a definire una esperienza mistica, come quella che i credenti devono provare andando in Tibet ... (immagino). Siamo con l'occhio al mirino, stiamo inquadrando un soggetto. Abbiamo sbloccato in anticipo il blocco del teleconverter. Allunghiamo il dito anulare della mano destra .... e .... con una dissolvenza degna del miglior John Ford, l'immagine si ingrandisce otticamente davanti ai nostri occhi e passiamo da 400 a 560mm. Non vi sto prendendo in giro, davvero, Io la descrivo ma provarla diventa totalmente naturale ma al contempo da ... assuefazione. Ok, mi sono dilungato abbastanza con le chiacchiere. Ecco l'album con un pò di foto dei miei amici : Le mie considerazioni sommarie e non scientifiche dopo veramente una brevissima prova di contatto che spero di bissare il mese prossimo quando riaprirà la stagione in autodromo. PRO obiettivo di classe superiore, che rivaleggia con 400/2.8 e 600/4 ultima serie flessibilità assoluta resa ancora più pratica dalla possibilità di andare da 180 a 560mm con un solo obiettivo, senza dover montare teleconverter (quindi immaginiamo chi fotografa in condizioni estreme, d'inverno, con il freddo, con i guanti, oppure in barca o in situazioni pericolose e non può avere due corpi macchina con due ottiche complementari) costruzione di livello assoluto in casa Nikon e non solo prestazioni ottiche (nitidezza, sostanziale assenza di aberrazioni, distorsioni, vignettatura) CONTRO il prezzo ne fa un oggetto per pochi, se non per pochissimi, anche perchè non è detto che possa essere l'unico obiettivo di cui uno necessita, spesso è solo un complemento ad uno o più superteleobiettivi fissi in questa fascia di prezzo ci stanno i migliori superteleobiettivi Nikkor (io sarei in forte dubbio se comprare questo o un 400/2.8 FL, per esempio !) Nikon dovrà decisamente convincersi che lo standard per gli attacchi delle teste dei treppiedi è quello Arca Swiss. Montare la piastra sotto al piedino è una rottura di scatole e potenzialmente un rischio come per il caso del Nikon 200-400/4, la sacca in dotazione è bella, anzi, fantastica, imbottita, comoda da trasportare. Ma Santiddio che cavolo ci vuole a farla leggermente più alta così che possa contenere anche una D5 già montata sull'obiettivo ? Per valutazioni più approfondite, in vero ambiente wildlife e non allo ZOO che è il massimo che può offrirvi il sottoscritto, e confronti con altri obiettivi di questa classe, dovrete però attendere le prove che farà il nostro Massimo Vignoli. Intanto tutti i ringraziamenti a Nital Spa, distributore italiano dei prodotti Nikon, per il prestito di questo superzoom. Senza la sua benevolenza nei confronti di Nikonland, questi articoli non sarebbero stati possibili.
  5. Bene, eccoci arrivati al primo quesito che il neo acquirente Nikon Z si pone, in relazione all'acquisto dello zoom transtandard, del quale dotare la propria mirrorless Z che il negoziante ci ha appena messo sul bancone del negozio. E ciò grazie all'inaspettata presentazione del 24-70/2,8 inizialmente previsto per essere presentato più avanti nel 2019 e certamente in concorrenza fin da subito con l' f/4 presentato in bundle con Z7 e Z6 nei kit che hanno fin qui alimentato il mercato Nikon Z, fin dalla presentazione dello scorso agosto 2018. Abbiamo parlato a lungo su Nikonland di entrambi gli zoom e scritto anche diversi articoli che potete trovare nella sezione del sito dedicata. Ma grazie alla fruttuosa collaborazione col distributore nazionale Nital, che ci ha consentito di utilizzare il neo presentato Nikon 24-70mm f/2,8S per un periodo sufficiente a formulare delle valutazioni oggettive, mi posso permettere di esternare il mio parere in proposito, avendo utilizzato i due 24-70mm sulla mia Z6 in situazioni differenti allo scopo di evidenziarne pregi ed eventuali difetti. Gli elementi da considerare per confrontare due zoom di questo range di focali, quello nel quale probabilmente scattiamo la parte più rilevante delle nostre immagini usuali, tanto da poterlo considerare uno degli strumenti fondamentali per tutti coloro che non fanno nel loro fotografare una questione specialistica all'nterno di ambiti precisi e delineati, sono al solito alcuni parametri, quali: maneggevolezza e peso nitidezza e contrasto efficienza del motore AF caratteristiche complementari (distorsione, vignettatura, aberrazioni cromatiche) Come tradizionalmente su Nikonland scriviamo, teniamo in nessun conto il rapporto qualità/prezzo in quanto lo riteniamo assolutamente soggettivo, in termini della differente disponibilità economica di ognuno di noi e, sopratutto, in funzione delle diverse (anche opposte tra loro) motivazioni all'acquisto, se distinguessimo utenti fotoamatori da utenti professionisti. La maneggevolezza distingue questi due zoom per ovvii motivi: ingombri e posizionamento delle ghiere sono diversi e soddisfano due esigenze differenti, inconciliabili, quella di scegliere lo strumento di riferimento di un sistema per prestazioni e dotazioni, oppure quella di dotarsi di un obiettivo facile da trasportare e utilizzare senza neppure guardare il barilotto: queste sono le caratteristiche che separano il Nikon 24-70/2,8S dall' f/4. Inappuntabile la cura costruttiva ed i materiali impiegati per entrambi: anche il design, per quanto diverso ha i suoi perchè per ognuno dei due zoom. Prezzo, peso e dimensioni distinguono profondamente questi due zoom, che costano (tenendo conto il valore dell' f/4 all'interno dei kit) uno dal doppio al quadruplo dell'altro, pesano uno mezzo chilo e l'altro 800 grammi, misurano diametri ben differenti e sono equipaggiati in modo ben differente, spartano il meno luminoso, dotato di due ghiere (una programmabile) e del solo selettore AF-MF, addirittura tre ghiere sul più luminoso, oltre a due pulsanti: l'inedito tasto display per leggere sull'apposito display digitale, alternativamente, diaframma, lunghezza focale, distanza di maf e scala di pdc, oltre ad un tasto funzione programmabile da menù fotocamera. Motorizzazione AF silenziosissima in entrambi gli zoom, affidata agli stepper passo-passo: ideali per il video (costanti e silenziosi) eccezionali in fotografia. Due obiettivi della stessa focale, differenziati quindi da una diversa impostazione di utilizzo, da una diversa dotazione comandi (inedita non solo per Nikon), ergo... anche da una diversa resa ottica? Aspettate un attimo, direi... non è ancora finita ! Schemi ottici ben differenti: 17/15 per l' f/2,8 14/11 per il meno luminoso f/4 strutturalmente molto diverso negli elementi e per la loro disposizione in gruppi determinano però una resa ottica mediamente simile sulle distanze medio-lunghe e a diaframma chiuso, come f/11 per entrambe le foto a seguire (metterò sempre per primo lo scatto con l' f/2,8 e poi quello con l' f/4) così come ad f/16 dove si notano le differenze tra i due zoom è naturalmente alle aperture maggiori, sia per le maggiori potenzialità del diaframma in più del più luminoso, sia per i potenziali problemi di vignettatura che a parità di diaframma potrebbero affliggere il meno luminoso f/2,8 TA @ 2,8 f/2,8 @ 4 f/4 TA @ 4 dove ci si dovrebbe aspettare che a TA il meno luminoso dei due zoom possa vignettare più del fratellone allo stesso diaframma di f/4...ma questa affermazione di principio non trova riscontro, a mio vedere, quanto invece il più luminoso deve sopportare alla sua massima apertura, per motivi legati alla maggior dimensione della sua lente anteriore f/4 per entrambi in queste due immagini, dove il meno luminoso, qui sotto è quindi a TA ancora f/11 per entrambi Sappiamo inoltre come gli obiettivi per Nikon Z oggi collaborino con il software di sviluppo per la risoluzione già on camera delle principali istanze legate alle caratteristiche complementari quali appunto vignettatura e distorsione e per tutta la durata del confronto ho avuto la netta sensazione che i dati promananti dal più luminoso dei due zoom vengano come...interpolati meno di quelli del 24-70/4 come a demandare alla successiva determinazione del fotografo, almeno una parte della postproduzione. Se così fosse, il 24-70/2,8S diventerebbe lo zoom prediletto dai fotografi professionisti (cui intrinsecamente è già ovviamente dedicato) lasciando la palma dello zoom più easy al meno luminoso f/4 la cui fascia di prezzo parla in via generale di obiettivo allround per tutti. Aspettando conferme ufficiali a questa mia impressione epidermica, proseguo con le coppie di foto, presentando per ognuno dei nostri due zoom, un ...ritratto prima a TA e poi a quegli f/11 che mi sembrano la soglia immediatamente prima del pericolo di diffrazione, pur potendo chiudere entrambi fino a f/22 f/2,8 f/11 prima il più prezioso e poi lo zoom da kit... f/4 f/11 ed ancora, faticando non poco con...l'eccesso di luce solare e di bianco, ma sempre nella considerazione di nitidezze e contrasti f/2,8 entrambi a tutta apertura f/4 (con le relative prestazioni di nitidezza e stacco dallo sfondo, frutto della diversa apertura iniziale dei due zoom) Insomma, se il valore aggiunto della maggiore apertura a f/2,8 del più importante dei due zoom è chiaramente una prestazione di rilievo a mio avviso è f/4 il diaframma di eccellenza del 24-70/2,8 (in termini dello stacco tra soggetto e sfondo) dove comunque a tutta apertura, il più smart dei due zoom non sfigura per niente Per mettere ancora più in crisi questi due zoom in condizioni di luce così contrastata e diretta, provo anche il controluce diretto per considerare la risposta a f/22 in totale diffrazione, a causa dei raggi solari diretti senza pietà sulle lamelle del diaframma elettronico (9 lamelle il più costoso, 7 l'altro) e qui le differenze emergono, a vantaggio, come ci si aspetta, del più coerente dei due zoom, molto più corretto dal suo trattamento speciale antiriflesso (Arneo), dai nanocristalli del suo coating e per ultimo, anche dallo specifico trattamento al fluoro di alcune delle sue lenti anteriori e posteriori Siamo ai difetti ed alla loro correzione automatica (o meno...) Proprio per quanto lungamente già scritto nelle nostre anteprime sul sistema Z e sugli articoli già pubblicati su fotocamere ed obiettivi per Z, mi soffermerò brevemente a parlare solamente della distorsione, che in questi due zoom appare in entrambi appena percettibile con un leggerissimo e regolare barilotto che si riesce a percepire unicamente alla focale più corta, i 24mm come potete osservare in queste due immagini scattate entrambe da un metro di distanza dal soggetto bello tarare la distanza sul display del 24-70/2.8S ! che si traduce poi in una ineccepibile resa sul soggetto, (astenendosi dal fotografare improbabili muri di mattoni rossi) preferendo a questo scopo utilizzare soggetti usuali dai quali, croppando come nell'immagine qui sotto, si deriva anche la grande risolvenza di questi obiettivi, sui particolari anche i più minuti Tale livello di correttezza (...correzione?) a livello di distorsione, ben si attaglia con la possibilità di utilizzare questi due zoom alle distanze brevi di messa a fuoco loro consentite (la minima per l'f/2,8 sta a 38cm e solamente 30cm per l'f/4 ) nella riproduzione di originali, per esempio, alla quale con le focali intermedie si prestano particolarmente. E se a f/2,8 ci desse fastidio la palese vignettatura, sempre in agguato in situazioni di ripresa similari, basta collocarsi, come da manuale, alle aperture intermedie: qui f/8 e a seguire, f/8 anche sul meno luminoso dei due, ma decisamente orientato ad essere un prezioso strumento in ogni occasione di close-up photography così come lo stiamo utilizzando da mesi con grande profitto e soddisfazione, noi della Redazione di Nikonland ! spesso anche in unione alle nostre lenti addizionali ipercorrette, come i doppini acromatici di Maruti, almeno fino a quando Nikon non ci ridisegnerà le sue analoghe sui diametri filtro che si usano ai nostri giorni, oppure, direttamente, un bell'obiettivo macro per il sistema Z (anche due o tre...) Qui la differenza tra i due zoom si vede propria tutta tutta ed è nettamente a favore del miglior RR del 24-70/4S... e della sua propensione a queste brevissime distanze 70mm f/16 (prima foto sempre il più luminoso dei due zoom) qua sotto invece tre diverse interpretazioni date dal diverso diaframma del 24-70/4 Altra caratteristica in comune ai due zoom, unitamente al sensore della mia Z6, la grande vivacità cromatica, indipendentemente dalla luce disponibile, anche nelle peggiori condizioni di illuminazione... come la oscura navata di una chiesa barocca crop al centro immagine avvicinandosi zoomando, a dispetto dei più lenti tempi di otturazione, salvaguardati solamente dal VR del sensore (ancora nessuna ottica Z stabilizzata sul mercato) 35mm entrambe (t/20) 60mm entrambi qua davvero al buio più totale, a 30mm circa, 6400 ISO... volevate stupirci con effetti speciali ??? Beh, in Nikon ci sono riusciti : al buio, a mano libera, ISO elevatissimi, contrasto luminoso nullo, correzioni automatiche per distorsione, aberrazioni cromatiche, vignettatura e stabilizzazione sensore: si può fare di più ? Forse si, ma direi che se stiamo parlando a 9 mesi dalla presentazione dei primi due pezzi della serie (Z7 e 24-70/4) di cose così... il parto ha avuto successo: aspettiamo che la creatura cresca per poterne parlare ancora più compiutamente. di fatto questo range di focali si presta già nel breve spazio da 24 a 35mm a realizzare inquadrature così diverse su soggetti simili da rendersi insostituibile se di elevata qualità così come avviene con l'ultimo nato della serie per Nikon Z, questo f/2,8 dalle prestazioni ottiche assolutamente ineccepibili .. da un diaframma al suo opposto Allo stesso tempo penso che la resa dei due zoom segue un percorso quasi sovrapponibile fin dalle caratteristiche a TA come già diaframmando di un solo stop, dove entrambi trovano probabilmente il miglior diaframma cui lavorare (rispettivamente f/4 ed f/5,6) Nel frattempo ho materializzato alcune convinzioni rispetto la domanda espressa nel titolo di questo articolo: la domanda su quale dei due zoom sia da scegliere è falsamente posta... La risposta è chiara: verrà scelto quello dei due più adatto alle esigenze di ripresa personali. Il prezzo non determina solamente la potenzialità d'acquisto, ma sopratutto la soddisfazione di un'esigenza e in questo senso comprerà il 24-70/2,8 S chi : sentirà il bisogno del diaframma di luminosità in più, per esempio tra i 50 ed i 70mm dove ai fini della pdc la differenza tra TA a f/2,8 oppure a f/4 ha il suo perchè (e non è detto che sia in direzione del diaframma più aperto) troverà nel display dell'obiettivo una novità irrinunciabile non solamente per la sua più importante accezione, ossia la scala delle distanze di ripresa (orrendamente assente ormai nella maggior parte degli obiettivi moderni, di ogni livello di prezzo) e quella, ancora più sfiziosa, della pdc (che sarà oggetto del terzo articolo che scriverò su questo obiettivo) consideri un valore aggiunto la presenza del tasto funzione programmabile da menù fotocamera in 21 modi differenti e della terza ghiera sul barilotto che riporta sull'obiettivo, volendo, la ghiera dei diaframmi, regolabile elettronicamente a step di 1/3 o programmabile anch'essa per esempio con la regolazione dell'esposizione desideri un obiettivo meno incline degli altri Z ad aggiustare tutto da solo una volta infornati nel sw di sviluppo, perchè vuole metter mano lui nell'apportare o meno le dovute correzioni scarichi il prezzo per lavoro e quindi trovi in questa motivazione all'acquisto un criterio di vantaggio fiscale maggiore rispetto all'acquisto del meno costoso f/4 Comprerà (se non l'ha già fatto) il 24-70/4 S chi: ha comprato un kit con questo zoom e si è trovato in possesso del miglior zoom transtandard entry level mai venduto in bundle con una fotocamera ha comprato una Nikon Z solo corpo oppure body + FTZ e poi si è posto il problema di scattare foto con tutta la tecnologia Nikon del "mirrorless reinvented" Z a disposizione, concentrata in unico barilotto, senza dover spendere i 2500 euro necessari per acquistare l'altro prodigio chi comprerebbe subito un Nikon Z Macro per scattare con RR da 1:5 fino ad 1:3 , ma Nikon non glielo ha ancora progettato e noi di Nikonland gli consigliamo seriamente di comprare questo zoom, molto più indicato dell'altro in termini di resa alle brevi distanze di ripresa chi desideri uno zoom transtandard da portarsi in giro dappertutto senza problemi di alcun genere: non vistoso, non pesante, non inferiore al più uminoso per la maggior parte dei parametri che ho preso in considerazione chi compra una Nikon Z6 e la consideri per lo strumento che è: una mirrorless che quando la linea Z sarà completa, rappresenterà il middle level, corrispondente per destinazione d'uso in ambito reflex alla vendutissima D750 Ringrazio nuovamente Nital per la gentile disponibilità ad averci affidato in prova il Nikon 24-70/2,8 S oggetto di questo confronto con l'altro mio Z-oom Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  6. Primo esemplare arrivato in negozio da New Old Camera di Milano, mi avvisano che mi aspetta. Mi "precipito" a prenderlo. L'attenzione per i clienti di Ryuichi Watanabe e del suo ottimo staff è impagabile e quindi i ringraziamenti non bastano. Per tutto il resto c'è la Visa Non ho voluto aprirlo fino a casa. Qui avevo appena rotto il sigillo di garanzia Nital. ho lasciato il bollino con il prezzo di NOC per ricordo. Ma apriamo con impazienza la scatola. Che è del tutto analoga a quella del Nikon 70-200/2.8. I due oggetti non hanno nemmeno una lontana parentela ma alcune similitudini l'astuccio morbido, ben conosciuto manuali, garanzia internazionale, cinghietta apriamo ancora per liberare il gioiello dalle tante protezioni che lo tengono al sicuro dai corrieri ed eccolo qui ! il paraluce è fasciato e costretto al suo posto da imbottiture in spugna sintetica. Paraluce e obiettivo, niente più. il tappo da 95mm è uguale a quello del Nikon 200-500/5.6E made in Cina come tutto il resto su un lato c'è il blocco di sicurezza, come sul 70-200/2.8 matricola 1754. Insomma ne stanno producendo un pò ! Eccolo qui con il paraluce montato bilanciato sull'attacco del treppiedi l'ultima lente è molto interna il supporto del collarino è marchiato 500mm. Perchè per tutto il resto è del tutto identico a quello del 70-200/2.8 l'obiettivo ha diversi pulsanti di memoria che si impostano con il comando principale posto all'inizio del fusto la bottoniera è complessa ma del tutto analoga a tutti gli altri supertele Nikon. Il limitatore della messa a fuoco parte da 8metri (la distanza minima è di 3m) la classica piastrina con le caratteristiche dell'obiettivo e la scala delle distanze uno dei bottoni delle memorie di messa a fuoco vista di 3/4 i due primi obiettivi a diffrazione (Phase Fresnel) di Nikon : a sinistra il 300/4E PF con il suo paraluce il paraluce del 300mm è di passo 77mm e sta comodamente dentro a quello del 500mm a confronto con il Nikon 70-200/2.8E FL e il trio di obiettivi che saranno i miei compagni di gioco nei prossimi anni. ancora un dettaglio del sistema per il treppiedi del 500/4E PF. Purtroppo è identico a quello del 70-200/2.8 quindi non compatibile Arca Swiss. Per fortuna è identico a quello del 70-200/2.8 e quindi il piedino si può facilmente sostituire con uno aftermarket (20 euro da Amazon) perfettamente compatibile con l'obiettivo e con le teste Arca Swiss. a confronto dimensionale con il mio 500/4 : hanno solo la forma analoga ma il 500/5.6E PF quasi scompare dentro al solo paraluce del 500/4 ! Capirete la differente mole quando messo in batteria ... ancora sulla mia Nikon D5 il piedino del 500/5.6 e quello del 70-200/2.8E. Adesso non so più quale sia l'uno e quale l'altro ! La D5 in bilico finalmente in mano mia. Montato e preso in mano è compatto e leggero come da attese. Praticamente come un 70-200/2.8. Fattore di cui bisogna tener conto quando lo si usa, perchè ... è talmente leggero che bisogna trattenere il respiro per non far ballare l'inquadratura. Alcuni scatti di prova, seguirà poi un test più approfondito (domani mattina si va in autodromo). Dalla finestra f/5.6, 1/250'', VR su Normal, ISO 100 vari diaframmi, da f/5.6 ad f/22 e ritorno, ISO da 110 a 1800, sempre 1/250'' a mano libera stabilizzatore, a mano libera in interni, auto-iso, luce LED, da 1/30'' ad 1/250''. sempre ad f/5.6 tre scatti di prova in luce LED, F/5.6, 1/100'', auto-iso Primo giudizio sommario. - bellissimissimo ! - del tutto simile per ingombro ad un 70-200/2.8 con un TC-14 montato dietro, salvo il paraluce - peso del tutto simile a quello del 70-200/2.8 - sta benissimo in mano anche con la D850 senza battery-grip - nessuna fatica d'uso - l'autofocus sembra adeguatamente veloce (ma proverò in pista) - lo stabilizzatore è efficiente ma a tempi molto lenti, in raffica ... non è sufficiente, bisogna dargli il tempo di intervenire - nitidezza elevata a distanze brevi e medie, poi interviene la qualità dell'aria (come per tutti i superteleobiettivi) - bisogna ricordarsi di aver in mano ... un 500mm per altre considerazioni vi rimando al prossimo test più completo. Fino ad allora ... .... Sayonara !
  7. Obiettivo ricevuto in visione dal distributore ufficiale italiano che è stato restituito a fine test. Attenzione in questo articolo sono presenti molte immagini di nudo. Chi se ne sentisse offeso è pregato di terminare la lettura. Interpreti principali : Nikon 28/1.4E, Nikon D5, obiettivo prevalentemente ad F1.4 PRIMO ATTO “Non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario, perché per me tu sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?” Fine primo atto : Applausi Intervallo il nuovo 28/1.4E non è grandissimo, sta bene in mano se lo si monta su una Nikon professionale. Ma è certamente più importante di un 50/1.8G componenti consueti. Il passo filtri è da 77mm. Il paraluce è di pregevole fattura e molto efficace. la parte anteriore è ben protetta da guarnizioni iscrizioni in rilievo dorate per il bellissimo Nikon 28/1.4E l'unico comando - peraltro inutile perchè l'autofocus è molto efficiente - è l'innesto del motore interno di tipo AF-S attraversato dalla luce contattiera di ultima generazione made in Japan giusto per cambiare Ometto i consueti grafici, dati di costruzione, etc. etc., perchè questo è uno strumento per artisti, non per ingegneri ! Secondo atto una via di Como, la mattina di ferragosto, tutta apertura, messa a fuoco sull'angolo del muro, sfuocato degno di un teleobiettivo. Ovviamente a tutta apertura nella stessa situazione, un soggetto al centro del fotogramma reso con la massima nitidezza. Ovviamente a tutta apertura .... che poi si allontana mosso, tra tanta nitidezza. Ovviamente a tutta apertura .... interno di una vetrina, attraverso il vetro, reso come se queste creature potesse realmente mettersi a parlare e dirmi che cosa popola i loro sogni. Ovviamente a tutta apertura .... ripresa con la correzione della distorsione. che francamente al naturale è quasi impercettibile. Io non me ne sono curato. il Duomo di Como sfuocato. In primo piano un gioco d'acqua.Ovviamente a tutta apertura .... la mano di Valerio sul suo Nikon 200-400/4. Ovviamente a tutta apertura .... nello sfuocato ci sono Paolo e Roberto. Del tutto disciolti. Ovviamente a tutta apertura .... Valerio a fuoco, nitidissimo. Paolo no. Ovviamente a tutta apertura .... sole nel fotogramma. Esposizione a punto centrale preserva le alte luci. Program. Sole pieno di agosto. Ma sembra la mezza notte nel bosco dei sogni di Shakespeare ... l'unico modo per metterlo in difficoltà. Ma francamente siamo oltre il limite dell'insensato. Echissene ! di notte (sul serio). I punti di luce sono i lampioni della strada. In primo piano un coppo francese. Ovviamente a tutta apertura .... 800 ISO il lato del Duomo di Como. Ovviamente a tutta apertura .... La fronte del Duomo di Como. Ovviamente a tutta apertura .... la piazza laterale. Correzione esemplare. ancora il lato del Duomo. Linee verticali a piombo. Colori netti. Leggibilità assoluta. Ovviamente a tutta apertura .... Ovviamente a tutta apertura .... "Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita." Ovviamente a tutta apertura .... in studio in controluce ma colpo di flash da 600 W/s Flash con ombrello da 185 cm. Controluce del sole. Scena completamente onirica. Ovviamente a tutta apertura .... Ovviamente a tutta apertura .... eppure tutti i dettagli perfettamente nitidi (tanto da aver dovuto rimuovere le imperfezioni della pelle della modella ...) Fine secondo atto : Applausi Le ultime parole Nikon D5, Nikon 28mm F1.4E ad F1.4, luce disponibile Nikon D5, Nikon 105mm F1.4E ad F1.4, luce disponibile Considero il Nikon 105mm F1.4E già una leggenda (in vita). Questo Nikon 28mm F1.4E destinato a percorrere la stessa strada, quasi fosse un teleobiettivo da ritratto costretto entro una focale di un terzo. Non c'è molto altro da aggiungere. Forse una sola cosa, il prezzo - non certo popolare - ne farà un oggetto per pochi. Meglio così, questo è un obiettivo molto particolare destinato a palati sopraffini che non deve involgarirsi a nessun costo, nemmeno di chi ne ha tanti da poterli sprecare. E' un obiettivo da usare prevalentemente tutto aperto e quando l'occasione lo richiede, come se fosse uno champagne invecchiato cinquanta anni. Per tutte le altre circostanze meno impegnative, i paesaggi e le cartoline, ci sono altre soluzioni, meno costose, più abbordabili. Più semplici sotto tutti gli aspetti. Perchè questo obiettivo entra di prepotenza nel novero dei migliori disponibili per il corredo ideale per la nostra Nikon. Insieme a pochi altri selezionati esempi di raffinata ingegneria ottica messa al più umile servizio dei nostri sogni. E scordatevi quel pachiderma tedesco a fuoco manuale dal nome esotico che ricorda un gufo triste. Triste perchè non se ne venderà più uno con questo capolavoro sul mercato. Grazie Nikon ! Ringraziamo ancora il distributore ufficiale Nikon in Italia : senza la sua cortesia non avremmo mai potuto testare questo autentico capolavoro.
  8. La novita' del mercato 2017 e' certamente la Nikon D850, la DSLR da 45,7 Mpx presentata ufficialmente in Italia dal distributore Nital in due incontri, quello di Milano del 15 e 16 settembre e quello di Roma appena conclusosi, che in maniera del tutto speculare alla convention di Milano, ha dedicato il venerdi' 22 alla stampa ed ai commercianti, riservando il sabato 23 al pubblico dei circa 1300 iscritti, che hanno fatto di buon grado la fila, per riservarsi i venti minuti di utilizzo della nuova reflex con uno degli obiettivi, a scelta, presenti. - Nikon tiene molto alla D850. - Noi Nikonisti teniamo molto al fatto che la Nikon si sia risollevata al livello di questa D850 - Ma se c'e' qualcuno che tiene ancora di piu' alla Nikon D850 ed alla sua riuscita (come tutto promette), quello e' di certo NITAL, che si e' preparata a questa presentazione con uno sforzo assolutamente percepibile nelle parole spese dalle persone intervenute, nel materiale messo a disposizione, fotografico e didascalico, nel programma della manifestazione che ha dedicato una parte soltanto al discorso di presentazione ufficiale, presente tutto lo staff organizzativo e didattico, presidente Aldo Winkler compreso, in entrambe le giornate, quindi non solo per accogliere giornalisti e commercianti (e questo voler condividere col pubblico l'entusiasmo del sabato e' a mio avviso un ulteriore valore aggiunto), con il livello dei professionisti invitati ad entrambi gli eventi di Milano e Roma i quali hanno onorato l'invito esibendosi nei rispettivi generi con un impegno (e fatica) encomiabili, dato lo strabordante numero di persone convenute, specie a Roma dove le sale congresso dell' Hotel NH Leonardo da Vinci, presso cui si e' svolta la kermesse, erano state allestite forse sottostimando il numero dei potenziali visitatori. Nikonland e' stata invitata ufficialmente ad entrambi i vernissage, così a Milano dove si e' recato Mauro Maratta, quanto a Roma, dove sono andato a fare il reporter, approfittandone anche per fare una breve intervista a Giuseppe Maio, Product Manager Nikon DSLR e responsabile della manifestazione, il cui contenuto troverete piu' avanti in questo articolo. All'arrivo alle 13 all'NH hotel di Roma sono stato subito accolto e taggato col badge della stampa alla reception dove mi sono subito salutato con Marco Rovere (Capo Ufficio Stampa Nital) e con Roberto Bachis (Training Specialist), con il quale pure mi sono confrontato, al termine della presentazione, per delineare importanti aspetti collaborativi con Nikonland (no davvero, concretamente collaborativi ) Raramente mi e' capitato di vedere iniziare una conferenza stampa con un lunch break, ma anche questo e' importante segnale di distensione e compenetrazione negli animi dellle persone intervenute da mezza Italia, con un orario di inizio come le 13, per agevolare chi come me venga da veramente lontano. (Nikonland arriva da lontano...) Leggo sulla carpettina appena consegnatami alla reception che Nital si e' affidata (nonostante la lunga esperienza in materia) ad uno studio di consulenza esterna per la comunicazione... ed anche questo mi pare sia una grande novita' quindi cominciamo dai ravioli e dai saluti di benvenuto ai rappresentanti della stampa e dei piu' importanti negozi di fotografia del centro-sud, Giuseppe Maio in un impeccabile giallonero Nikon (grazie anche alle scarpe) per arrivare al D850 live show! Nulla durante la presentazione e' stato trascurato, a partire dal materiale didattico, contenuto nelle sacche/zainetto Nital che ognuno ha trovato sul proprio tavolino, contenenti appunto due brochure ben differenti da quelle pubblicitarie alle quali avremo d'ora in poi accesso, il primo un vero e proprio prontuario fototecnico di quasi 90 pagine per quei generi, paesaggio, sport, fashion/wedding, video, time lapse, con i quali utilizzare le funzioni piu' avanzate della Nikon D850, insieme ai consigli sugli obiettivi Nikkor piu' adatti allo scopo. Il secondo, in italiano, il riassunto delle slides proiettate nelle due giornate durante la presentazione della D850, fondamentale condensato di motivazione commerciale per i diretti interessati, i quali all'arrivo, hanno avuto seduta stante consegnata la propria D850 promo da utilizzare al loro ritorno in sede, nei negozi che abitualmente frequentiamo in tutta Italia. Ho seguito la conferenza di presentazione di entrambi i giorni e ne riporto due aspetti fondamentali la durata e' stata ideale, ne troppo ne poco, toccando tutti gli aspetti di forza della nuova ammiraglia Nikon, ma contemporaneamente tutti i punti di potenziale criticita', spiegandone sviluppi e contrasto: un perfetto connubio di consapevolezza dei pregi e dei possibili limiti...e del loro superamento concreto, con i "Piani B" che questa Nikon D850 possiede all'interno del suo menù la presentazione e' stata identica nei due giorni: indice del fatto che Nikon/Nital non fa due pesi e due misure con la D850 ! Non e' cosa da poco, considerato il panorama attuale di mercato. I relatori si sono alternati per tenere vispo l'auditorio e hanno dimostrato concretamente il loro entusiasmo per questa ennesima dimostrazione della capacita' tecnologica di Nikon la quale continua a stupirci con le sue alternanze di silenzio e di uscite come questa D850. All'ingresso nella sala dimostrazione, con gli stand per i workshop diversi da quelli in sala di posa, piena vista sul parco ottiche e fotocamere, davvero imponente, presente all'appello: quasi tutto a livello ottico, salvo alcuni pezzi di pregio come il 105/1,4 recente, che con la D850 deve essere considerato il MUST ! calma apparente nella prima giornata, nulla al confronto di come sarebbe stata la stessa scena 24 ore dopo Apprezzatissimo lo stand di Alberto Ghizzi Panizza, fotografo a tutto campo ma con la predilezione particolare per la macrofotografia piu' interessante che negli ultimi tempi mi sia stato dato di osservare, (qui spiega il "focus stacking" on camera, novita' assoluta D850) cosa della quale gliene ho dato atto, presentandomi (conosce Nikonland) e facendo quindi la sua conoscenza gli ho anche scattato un ritratto, approfittando del Nikon PF 300/4 su una D850 con cui ho scattato qualche foto per iniziare a comprenderne il potenziale. Di fronte al suo stand, quello di Simone Arena e Paolo Scalerandi, ossia l'agenzia creativa SIMPOL, con le loro luci fluo che hanno cambiato la temperatura colore della manifestazione, anche nei volti dei presenti... con la loro scenografia da bar, col barman fluorescente e i cocktail ...geneticamente modificati? Due postazioni con D4s (perche' mai non D5...?) che montavano un 400/2,8 ed un 500/4, inducevano in tentazione i presenti a scattare ai malcapitati passanti e tutto considerato la prima giornata sarebbe potuta essere semplicemente un successo solo per Nital, se non mi fossi soffermato a parlare di Nikonland con Giuseppe Maio e poi anche con Roberto Bachis ... Con Roberto Bachis siamo andati anche oltre l'intervista di qui sopra, perche' abbiamo conversato di argomenti che riguardano il suo ruolo in Nital, strettamente legato a Nikon School, per delle iniziative che non potranno che rendere piu' ricco per entrambi il patrimonio delle rispettive conoscenze in ambito fotografico. Ma di questo scrivero' quando riusciremo a riprendere il discorso: spero quindi molto presto. Sabato 23 settembre ore 9,30 si apre al pubblico. 1300 iscritti (gratuitamente) attraverso il sito Nital, col duplice intento di vedere e toccare la D850, ma anche di ottenere i vantaggi di acquisto riservati ai partecipanti alla kermesse. ECCOLI.....: Vi ricordate quanti obiettivi e fotocamere erano sul tavolo prima del passaggio delle cavallette?... Ecco dopo mezzora dall'ingresso: dopo fila anche di mezzora, tre quarti si ottiene una D850 (o altro corpo, come in tanti, esaurite le 850 disponibili, richiedevano) con un obiettivo a scelta (tra quelli disponibili al momento) per un tempo di venti minuti, previa consegna di documento e firma di un foglio di consegna poi si va a fotografare in ogni cm libero... libero...??? diciamo libero... Il "peggio" avviene nelle sale del piano di sotto, quelle allestite per i set di ritratto, dove si alternano in orari a turno Mimmo Basile, Damiano Andreotti e Francesco Francia con le modelle non sono sale piccole, l'NH e' un hotel per conferenze, ma la fotografia appassiona piu' del commercio... scusate la modella "bruciata" ma il soggetto era lo stormo delle cavallette, alcuni pure col ...cavalletto... No, cosi' non si impara e non si riesce neppure soltanto ad ascoltare le nozioni interessanti elargite dai fotografi sul set. Ma questo e' un concetto che non tutti ancora riescono a cogliere. Io ovviamente non ho neppure tentato di varcare quella soglia, eppure mi sarebbe piaciuto ascoltare. Nel frattempo anche la presentazione (identica a quella del giorno prima) aveva luogo con gli instancabili oratori e le loro slide, decisamente efficaci bravi a rimarcare gli aspetti piu' innovativi della bellissima 850 qui in particolare, finalmente, il formato quadrato ideale nel wedding per riempire la pagina dell'album, ove sia quadrato esso stesso Nital I AM ... nemmeno a farlo apposta tutti stanchi, ma felici (e ci credo, con questa reflex) Allora, prima di salutare e ringraziare, sono tornato al piano di sopra e ho potuto impossessarmi nuovamente di una 850 su cui, montato un 14-24/2,8 ho fatto qualche altro scatto prima di restituirla, soddisfatto, e andar via... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
  9. Anche i medici della mutua lo sanno: contro l'infestazione da zoom entry level si prescriva una sana dose di 50mm f/1,8 come principio base.Nel prontuario dei farmaci standard esistono diverse etichette e tutte con lo stesso schema,perlopiu' sette lenti in sei gruppi, Nikon non fa eccezione e la sua ultima versione (2011) di questo obiettivo normale (in quanto copre un angolo di campo di 46° simile a quello medio dell'occhio umano) oltre ad incorporare un motore SWM discretamente efficiente, pur se non fulmineo, possiede un elemento asferico, (il penultimo prima della lente posteriore) e concentra in 72mm di diametro (filtro da 58), 52 di lunghezza (eccetto il paraluce) e soli 185 grammi di...leggerezza tutto il contenuto di cui al titolo di questo articolo, quello cioe' di essere rimedio principe contro le intossicazioni da zoometti (18-55) zoomini (18-70) e zoomoni (18-105) di primo equipaggiamento, normalmente poco luminosi, per nulla contrastati e carenti in termini di coerenza cromatica oltre che in tutti i parametri ottici che diano il senso di un obiettivo. Con meno di 200 euro ci si porta a casa una buona medicina: quella che ci riportera' a utilizzare i piedi al posto di una ghiera zoom, avvicinandoci ed allontanandoci dal soggetto quanto basta per ottenere l'inquadratura migliore. E questa palestra non e' per nulla inutile: serve a fare imparare ai fotografi in erba a quale distanza porsi dal soggetto prima ancora di sollevare macchina ed obiettivo verso di lui. Il Nikon 50/1,8 G possiede oltre alla ghiera di messa a fuoco manuale, sufficientemente larga, quindi, solamente lo slider di abilitazione della stessa, sul lato sinistro ,la finestrella dei valori in metri e piedi di distanza di maf (e un ridicolo simulacro di indice di pdc, limitato ad f/16...) e nulla di piu'. Il paraluce, HB47, all plastics made in China anch'esso, e' piuttosto ingombrante rispetto all'obiettivo, ma va utilizzato il piu' possibile per dare ulteriore contrasto alla lente frontale, aiutata dal trattamento antiriflesso SIC, ma certamente non dotata di nanocristalli di sorta, a causa della classe decisamente economica dell'obiettivo. La messa a fuoco minima e' la solita , fissata a 45cm dal piano focale, il diaframma economico, a sette lamelle, chiude da f/1,8 fino a f/16. L'aspetto complessivo fa pensare che la costruzione sia addirittura eccessiva rispetto la sostanza ottica dell'obiettivo e la sua estrema leggerezza porta a pensare che il vetro in uso sia talmente poco da consentire a questo barilotto di galleggiare se solo ci si tentasse!!! Ma non e' questo cio' che conta... Ho utilizzato questo 50mm per alcuni mesi tra la fine del 2013 e la meta' del 2014, con tre reflex ben differenti per sensore, come la D3, la D800 e la Df.Il motivo per cui ne parlo a questa distanza di tempo e' principalmente per colmare la lacuna tra i test di Nikonland riguardo un obiettivo che sta tra i best buy del corredo entry level di un nikonista, nuovo o anziano che sia. Un 50mm si usa principalmente in tutte quelle situazioni nelle quali il fotografo desideri ricreare una proporzione tra gli elementi dell'inquadratura e la distanza che li separano dalla fotocamera, il piu' possibile armonica e rilassante per la percezione dell'osservatore. Questo 50mm ovviamente non fa eccezione alla bisogna.Io l'ho utilizzato spesso in fotografia di cerimonia, per esempio, per ritrarre gruppi o coppie di persone in un'ambientazione di impatto ridotto (rispetto a quello che potrebbe generare un grandangolare) ma ancora percepibile, (rispetto l'isolamento che genera solitamente un mediotele) ma basta avvicinarsi fino quasi alla distanza minima possibile, per fare di un 50mm un obiettivo che in qualche modo, comunque, riesca ad isolare un soggetto dallo sfondo... come?... ...ma aprendo il diaframma!!! Cosa non possibile con uno zoom entry level come il 18-55 che a 50mm possiede come diaframma piu' luminoso un inutile (a questo scopo) f/5,6 Ed anche senza avvicinarsi eccessivamente ai soggetti, utilizzare questo 50mm alla sua massima apertura di f/1,8 serve a dare rilievo a parti definite dell'inquadratura, senza escludere il resto dalla percettibilita' della situazione in cui si fotografa Chiaramente uno degli usi piu' frequenti di un obiettivo standard consiste nel riprendere qualsiasi cosa colpisca la nostra attenzione nel momento in cui luce, colori, ambiente ci forniscano opportunita' ed interessee questo Nikon pur nella sua semplicita' risulta capace di registrare sfumature leggere e contrasti notevoli di luce e colori al tempo stesso La sua postproduzione e' facile perche' una volta bilanciato correttamente il bianco, non presenta eccessivi slittamenti cromatici se non nelle tonalita' piu' fredde della luce (tendenti quindi al blu) come si nota nelle precedenti immagini, ben caratterizzate pero' proprio da questo difetto veniale... Magari non sarebbe lo stesso riprendendo dipinti con l'esigenza di salvaguardare il realismo. Ma per lavori di quel genere non sarebbe certo questo lo strumento piu' indicato. La nitidezza, non certo eccezionale, consente pero' una quota di morbidezza nei dettagli dell'incarnato che aiuta a proteggere dalle imperfezioni della pelle, specie fotografando con sensori esigenti come quello della D800 distorsione e vignettatura sono nella norma per un obiettivo corretto come e' in genere ogni 50mm. In buona sostanza, questo Nikon AF-S 50mm f/1,8G e' un buon acquisto per tutti coloro che stiano cercando una decisa miglioria alle attrezzature cui sono stati costretti, per esempio, per averle trovate in bundle con il corpo macchina.Non e' certamente un obiettivo da lavoro: il materiale costruttivo, purtroppo una costante negli ultimi anni per Nikon, e' davvero fragile e a mio parere anche molto sensibile alle dilatazioni termiche (e per chi ami stare in spiaggia o sulle piste da sci, questo potrebbe alla lunga essere un serio problema). Pero' un obiettivo cosi' luminoso e' il primo gradino da affrontare per chi decida di iniziare un percorso interpretativo in Fotografia.E la decisione e' facile, grazie al prezzo davvero abbordabile a cui viene venduto. Lo consigliamo pertanto a chi ne sia ancora sprovvisto e non sia contento dei risultati fin qui ottenuti! Max Aquila photo © per Nikonland 2017
  10. tre obiettivi: lo stesso schema per 30 anni!!! gli antenati: AiS Nikkor 20mm f/2.8s 10/1984 - 12 elements 9 groups 0.25 m 62mm Ai-S, CRC, AF-Nikkor 20mm f/2.8 02/1989 - 12 elements 9 groups 0.25 m 62mm AF, CRC AF-D Nikkor 20mm f/2.8 03/1994 - 12 elements 9 groups 0.25 m 62mm AF-D, CRC Trent'anni dopo ecco a voi un nuovo wide da 94° di campo su FX: Nikon AF-S Nikkor 20mm f/1,8 G ED che in queste pagine accostero' per dovere di cronaca al suo predecessore, quel 20mm AFD sulle scene da vent'anni (e nella mia borsa da quasi altrettanto) caratterizzato da uno schema di lenti identico, come anche la resa complessiva, ai due precursori vecchi cinque (AF) e dieci anni di piu' (AiS) La differenza fisica tra i due obiettivi non passa inosservata, transitando dal passo filtri da 77mm invece che 62 del piccolo AFD alle ben differenti dimensioni del barilotto che parlano della luminosita' del nuovo arrivato, maggiore di 1,3 stop, ma dovuta anche alla tendenza invalsa per Nikon di realizzare ciccioni dal peso poi non cosi' differente (377 g il nuovo AFS contro i 286 del vecchio AFD), nonostante uno schema rinnovato da ben 13 lenti in 11 gruppi, con due elementi ED e due lenti asferiche, nanocristalli e trattamento SIC antiriflesso tutti elementi che parlano a gran voce di migliorie in termini di correzione delle distorsioni, aberrazioni e vignettatura da cui il vecchio AFD, progettato per pellicole di certo meno planeari di un sensore, soffriva. Elementi che sommati alla grande apertura relativa ed alla diminuita distanza minima di messa a fuoco (20cm invece dei 25 del vecchio schema) fanno pensare a supremazia e ...sorpasso ------------------------------------------------------------------- Chi spende 750 euro ed oltre per un obiettivo come questo 20mm f/1,8come il mio commercialista Massimo Nelli che me lo ha prestato per questa veloce prova sul campo,(grazie da Nikonland, essendo il primo utente che conosciamo ad impadronirsene)certamente vuole sperimentare l'ebbrezza di una cosi' grande apertura, mettendo in relazione elementi prospettici anche piuttosto distanti tra loro AFS ad f/1,8 AFS a f/2 AFS a f/8 e' cosi' che comincia una sequenza di immagini, alcune delle quali effettuate in parallelo anche con il mio AFD, per un fugace e superficiale "confronto" sia sfruttando la diversa distanza minima di messa a fuoco AFS f/1,8 @ 20cm maf AFD f/2,8 @ 25cm maf AFS f/1,8 AFD f/2,8 ma anche utilizzando diaframmi piu' chiusi per una maggiore pdc AFS f/11 AFD f/11 AFS f/8 AFD f/8 sia valorizzando la ben diversa cromia e bokeh dei due obiettivi AFS f/1,8 AFD f/2,8 AFS f/5,6 AFD f/5,6 Altro cruccio dei wide over angolo retto sono la potenzialita' di flare e ghost (riflessi indesiderati)che in questo 20/1,8 sembrano finalmente esser stati debellati, con il concorso di un trattamento antiriflesso robusto (per quanto anche l' AFD godesse del trattamento SIC antiriflesso) ma qui anche dei due elementi asferici e delle due lenti ED a bassa dispersioneAFS f/16 controluce diretto AFD f/16 AFS f/5,6 AFD f/5,6 AFS fill-in flash AFD fill-in flash AFS f/5,6 AFD f/5,6 (notevoli flares e ghosts) L'ingombrante paraluce HB-72 a petalo, fornito in dotazione, influisce non cosi' tanto come ci si aspetterebbe dalle sue importanti dimensioni, quanto gli elementi ottici costitutivi, gia' menzionati con paraluce senza paraluce(sicuramente pero' usare il paraluce agevola nel contrasto generale dell'immagine) -------------------------------------------------------------------------------------- Altro pallino di chi spenda tanti soldi per un obiettivo consiste nella ricerca di rimedio al rischio di distorsioni a cuscinetto o a barilotto anche tenendo l'obiettivo in buon parallelismo rispetto il soggetto e questo AFS risulta essere davvero piu' efficace del precedente AFD (guardate il termosifone a sx e l'infisso a dx) AFS AFD ma secondo me, alla correzione di questo parametro, concorre anche una piccola differenza di focale reale del nuovo AFS che (ve ne potreste gia' essere accorti nelle precedenti immagini) parrebbe essere piu' un 21mm che un 20 AFS su treppiede, 1 metro dal pavimento AFD...stesse condizioni Mi piace molto anche la resa del nuovo 20 mm Nikon per quanto riguarda il suo utilizzo sia con luce mista (fill-in flash o slow-sinc) sia in totale luce flash AFs con tubo di prolunga da 12mm In conclusione sono rimasto colpito da questo obiettivo per un elemento meccanico prima ancora di ogni altra caratteristica ottica:ineccepibili di certo nitidezza, contrasto, distorsione e correzione delle altre caratteristiche complementari, ma sopra ogni altra cosa sono rimasto strabiliato dalla capacita' reattiva del motore SWM che caratterizza questo obiettivo come AFS appunto.A mio parere il piu' veloce movimento AF tra le ottiche Nikon, di certo molto piu' performante di ogni altra ottica fissa f/1,8 e anche f/1,4 (come i bradipici 50 ed 85 AFS) di molte altre ottiche zoom f/2,8 Grazie anche alla limitatissima escursione della ghiera di messa a fuoco manuale (morbida, ampia, comoda) che si estende per appena 15 gradi contro i 60 gradi del precedente obiettivo AFDCerto questo a scapito della precisione per chi voglia affinare a mano la messa a fuoco: ma nei trecento scatti in cui l'ho utilizzato sulla mia Df non ho scartato una sola foto per errori di maf, nemmeno a f/1,8 Insomma...lo voglio!!! e voi? Max Aquila per Nikonland 2015 ©
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