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  1. Nuova puntata della miniserie sulla fotografia ravvicinata con il 300mm. Se il rapporto di riproduzione del solo 300mm f4 non basta (che sia l'AFS o il nuovo Pf è lo stesso) come conviene aumentarlo? TC 14 o tubo di prolunga? Che differenza c'è? Cosa conviene? Per raccontarvelo mi sono fatto prestare un set di tubi cinesi compatibili digitali, di quelli senza marca (o meglio venduti sotto moltissime marche, Neewer, Viltrox etc.), dal costo irrisorio (dai 30 ai 40 euro su Amazon a seconda della marca e del rivenditore). In pratica una versione più spartana dei Kenko Af DGX Pro ecc. Nonostante i tubi avessero un aspetto "cheap", con il 300mm f4 Pf funzionavano sorprendentemente bene sia l'autofocus che la trasmissione dei diaframmi , solo il Vr produceva ronzii preoccupanti e saltellava, per cui l'ho disattivato. Il 300mm f4 Af ED PF e "il" tubo. Ho confrontato l'ingrandimento ottenibile con il 300mm accoppiato con il tubo più lungo, quello da 36mm, rispetto a quello che si può ottenere con il 300mm più il TC 14. Montando tutti i tubi si potrebbero ovviamente ottenere ingrandimenti notevoli, ma a mio parere l'accrocchio diventa poco pratico, più complesso da gestire per via della perdita di f/stop di luce e della solidità dell'insieme. Con la combinazione 300mm più tubo da 36 mm si può ottenere un maggiore ingrandimento rispetto al 300mm più TC14, mentre la perdita di luminosità all'atto pratico è la stessa. 300mm più TC14 alla minima distanza di messa a fuoco (1,5m) 300mm più tubo da 36mm si arriva a 1m circa dal soggetto. NOTA: montando un tubo di prolunga si ha un ingrandimento maggiore che con il solo obiettivo anche senza avvicinarsi al soggetto, perchè la messa a fuoco sarà su distanze lunghe e quindi la riduzione della focale effettiva sarà minore (per capirci il 300mm f4 pf è un 220-230mm alla minima distanza di messa a fuoco, 1,4m, montando il tubo di prolunga, la ghiera di messa a fuoco andrà a posizionarsi a distanze maggiori, es 6m, mantenendo perciò una focale più vicina a quella effettiva). Questo l'ho spiegato bene in un mio vecchio articolo . Svantaggi della combinazione 300mm più tubo da 36mm rispetto al 300mm più TC14: Perdita della continuità di messa a fuoco. Montando il tubo si perde la possibilità di mettere a fuoco alle lunghe distanze. Con il Tc14 invece no. Non è un grosso problema, se si sta facendo prevalentemente fotografia ravvicinata, ma va tenuto presente. La gestione del flash è più complessa in quanto le distanze non sono quelle sulla ghiera di messa a fuoco quindi la trasmissione dati è erronea (i Kenko infatti evitano di trasmettere i dati sulla distanza di messa a fuoco).. La stabilizzazione può diventare poco affidabile, per cui ci vuole obbligatoriamente il cavalletto a meno di non avere una immobilità da statue. Con il Tc14 invece riesco a scattare a mano libera in molte più occasioni. Non so se con altri tubi più professionali (?) il Vr potrebbe funzionare meglio, però ho qualche dubbio. Conclusione? Sul campo, il vantaggio della continuità di messa a fuoco e del mantenimento della stabilizzazione mi fanno preferire l'uso del TC14 rispetto al tubo di prolunga, anche se ottengo ingrandimenti inferiori. Se però si avesse bisogno di ingrandimenti un po' più spinti, restando sempre a distanza dal soggetto, un tubo corto o medio (non più dei fatidici 5cm e qualcosa del Mitico Nikon PN11) può essere molto utile. Il grandissimo Ronnie Gaubert in fondo fotografava con il 300mm f4 AFS ed i tubi di prolunga. Le lenti addizionali? Nonostante siano la mia passione, devo dire che con il 300mm sono un po' al limite, il range di distanze e rapporti di riproduzione è molto piccolo e quelle da 77mm se di buona qualità sono anche care, quindi le eviterei (le ho provate e so quel che dico). Purtroppo il Tc 14 con il suo elemento anteriore sporgente non permette di usare la combinazione killer: montare il converter dietro al tubo, ossia fra il tubo e il corpo macchina. E' una combinazione molto più efficace che montare il duplicatore davanti e poi il tubo. Se trovo un Kenko Pro DG compatibile, prima o poi ve lo dimostro.
  2. Le lenti addizionali sono degli aggiuntivi ottici simili a dei filtri che si avvitano davanti all'obiettivo per diminuirne la distanza minima di messa a fuoco, permettendo così di avvicinarsi di più al soggetto, ottenendo ingrandimenti superiori a quelli consentiti dal solo obiettivo. Ho descritto estesamente come sono fatte e come funzionano le lenti addizionali soprattutto qui, e qui, ma anche qui. Per questo mi limito a riassumere solo i dati fondamentali: La capacità di ingrandire di una lente addizionale dipende dal suo valore diottrico e dall'obiettivo su cui è montata. Maggiore il valore diottrico, maggiore l'ingrandimento, maggiore la focale dell'obiettivo, di nuovo maggiore l'ingrandimento. Ma non ci si deve fare illusioni, le lenti addizionali più potenti di solito funzionano meglio su focali corte, su focali lunghe possono dare luogo ad aberrazioni e scarsa nitidezza. Inoltre raramente (o mai?) si ottengono buoni risultati con focali superiori ai 300mm Le lenti addizionali sono di due tipi, ad un elemento e a due elementi incollati (doppietti acromatici) questi ultimi sono molto più corretti e gli unici da usare se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti. La distanza di messa a fuoco massima è inversamente proporzionale al valore diottrico e il suo valore (in mm) si ottiene dividendo 1000 per le diottrie. una lente da 1 diottria metterà a fuoco a 1m dalla lente stessa (con l'obiettivo focheggiato ad infinito), una da 3 diottrie a 1000:3= 333mm e qualcosa ossia un po' più di 30cm. La distanza di messa a fuoco è indipendente dalla lunghezza focale dell'obiettivo, una lente da 3 diottrie metterà a fuoco a 33 cm circa con un 28mm come con un 200mm. Alla minima distanza di messa a fuoco si ha un maggiore ingrandimento, ovviamente , ma non di molto e la qualità può diminuire. Sul campo io preferisco usare lenti addizionali da 1,5 diottrie rispetto ad altre più potenti, perchè mi permettono una distanza maggiore dal soggetto (circa 65cm) con tutti i vantaggi che ne conseguono, che secondo me compensano la minore capacità di ingrandire. Le lenti addizionali sono particolarmente utili accoppiate ad uno zoom tele di qualità in quanto il poter disporre di una focale variabile ne aumenta moltissimo la versatilità. Con uno zoom 70-200mm o 70-300mm di apertura media (f4-5.6) e una lente addizionale di qualità (che sta in tasca) si ha un set che permette di passare dallo scorcio di paesaggio alla macro , senza avere necessità di caricarsi di altri obiettivi, cosa utile in un'escursione in montagna. Misumena vatia, Ragno granchio. Questo l'ho già pubblicato, quando l'ho fotografato stavo facendo una passeggiata ed avevo con me solo la D500, il 70-300AfP e uno zoom grandangolare, la lente da 1,5 diottrie mi ha permesso di ottenere questa immagine. Ho voluto testare il Nikon AfP 70-300mm f4.5-5.6 accoppiato ad una lente addizionale di buona qualità, la SIGMA AML da 1,5 diottrie, in pratica la versione SIGMA della Nikon 5T, da cui differisce per il diametro della filettatura filtri (58mm la SIGMA, 62 la Nikon 5T) ed il prezzo, mi è costata ben 7 euro e qualche centesimo (!) usata (è fuori produzione da decenni, era venduta come accessorio della prima versione del Sigma 70-300mm apo macro). Avrei preferito la Nikon 5T ma è introvabile, oppure venduta a prezzi irragionevoli. La SIGMA AML montata sul Nikon 70-300 AfP, ci sono voluti due anelli adattatori step down perchè lo zoom ha un diametro filtri da 67mm e la lente da 58mm, ma grazie anche al fatto che ho usato un corpo Dx, non ci sono stati problemi di vignettatura od altro. Il Nikon 70-300 AfP in sè ha una resa più che discreta anche a 300mm e decisamente buona fino a 200mm. Arriva da solo ad un rapporto di riproduzione di 1:5 (0.25x) a 1,25m a 300mm, il che vuol dire però che a quella distanza è la focale effettiva è di soli 180mm circa (!). La stabilizzazione è molto buona e mi ha permesso di scattare a mano libera anche con la lente addizionale. Argiope bruennichi ripresa con il solo 70-300mm a 300mm alla minima distanza di messa a fuoco. In realtà è come scattare con un 180mm. Fare fotografia ravvicinata con questo zoom e la Sigma AML permette di ottenere risultati più che soddisfacenti, anzi, davvero buoni, per diversi motivi oltre alla ovvia possibilità di ingrandire. Stesso soggetto con zoom e lente addizionale. Sta impacchettando una preda. La qualità ottica dello zoom più lente anche a 300mm è buona ed a 200mm è ottima. A 300mm il mio 70-300mm (sulla mia D500) soffre di leggero backfocus con e senza lente (il fuoco come vedete cade sull'ala dietro alla libellula mentre io avevo focheggiato sul tronco). A 300mm quindi conviene usare il live view, se possibile, eliminando il problema. Anax imperator che depone, focale 300mm + SIGMA AML, senza live view. Crop 100% sembra poco nitida, ma si tratta di backfocus, se guardate la base dell'ala dietro vedete che è molto nitida. Crocothemis erythraea ripresa a 200mm con la lente SIGMA AML. Niente backfocus. Crop 100%. Resa ottima per un non macro, osservate l'addome e i peli alla sua base. Usando il live view il problema scompare anche a 300mm: Calopteryx splendens femmina ripresa a 300mm in live view. Con la lente addizionale l'obiettivo è focheggiato ad infinito per cui la focale effettiva rimane 300mm anche a distanza ravvicinata permettendo anche di ottenere uno sfuocato migliore. NOTA. La ghiera di messa a fuoco del 70-300 AfP non ha una scala delle distanze, per cui non è immediato capire se il fuoco è ad infinito o no. Occorre farci la mano e usare un po' di attenzione; si può anche focheggiare ad infinito prima di montare la lente. Calopteryx splendens maschio ripreso a 300mm con lente addizionale, live view. Crop 100%. Niente male, no? Il principale vantaggio di usare la lente addizionale su uno zoom sta nella possibilità passare da inquadrature di dettaglio a soggetto intero senza spostarsi, semplicemente zoomando avanti e indietro per variare la lunghezza focale. Lo stesso esemplare della foto precedente, inquadrato intero, semplicementer zoomando da 300 a 120mm (+ lente SIGMA AML) senza dover spostare il cavalletto. In conclusione il nikon 70-300 AfP abbinato ad una lente addizionale di qualità da 1,5 diottrie forma un kit versatilissimo e di ingombro nullo, utile per quando non ci si può portare dietro un corredo più completo che comprenda focali fisse ed obiettivi macro. E' anche molto divertente da usare. Penso che su una mirrorless Z (premetto: come soluzione temporanea in attesa di un'ottica macro con attacco Z , o di uno zoom Z mount comparabile, non sparate sul pianista ) possa dare soddisfazione anche maggiori in quanto non ci sarebbero eventuali problemi di precisione di messa a fuoco da gestire. Lenti più potenti, ad essempio da 3 diottrie, come la Marumi 330 DHG o la Nikon 6T, accoppiate al 70 300 AfP permetterebbero di entrare nel mondo della vera macro, con ingrandimenti prossimi ad 1:1, ma si restringerebbe il range di utilizzo, richiederebbero più attenzioni nell'uso sul campo e bisognerebbe verificare se la resa dello zoom accoppiato a queste lenti più potenti rimane ugualmente buona. Se qualcuno si volesse cimentare nel test, lo leggerò con grande interesse . Per finire: Non intendo assolutamente affermare che lo zoom più una lente sia meglio di un macro, nè che sia l'unica soluzione alternativa, mi raccomando. Ho solo voluto mostrare un modo non troppo difficile, poco ingombrante, molto economico e abbastanza divertente per fare se non della vera macro, almeno della buona fotografia ravvicinata.
  3. Orthetrum brunneum, vede la femmina a terra, si lancia con foga e lei dopo qualche ritrosia.. ci sta.
  4. Cronache di un macrofotografo... Le libellule esistono in tre misure Small, Medium e Large (fuori d'Italia c'è anche qualche rara Extra Large). Le Small sono le Damigelle (Zigotteri) per le quali un qualsiasi tele macro da 105 in su di solito va più che bene. Per lo sfuocato, meglio un 180 o 200mm Ischnura elegans, Micro Nikkor 200mm f4 AfD ED. Ero a 70-80 cm circa. Per quelle Medium e Large, dipende da quanto sono confidenti, a volte basta un tele macro, ma più spesso, sia che siano delle sfacciate, come la Aeshna cyanea, (qui sotto) che ti arriva quasi in faccia per vedere cosa fai, se minacci il territorio (o se per caso ti si può mangiare), per poi schizzare via velocissima. O che siano più diffidenti, come l'Anax imperator che non si avvicina mai troppo, perennemente in volo, si posa raramente e quando lo fa spesso è a distanza di sicurezza, può essere difficile fotografarle con obiettivi macro . Il kit ideale del Fotografo di Odonati a mio parere deve comprendere due obiettivi: un macro lungo (180 o 200mm sono perfetti) per quando ci si riesce ad avvicinare ed un vero tele con messa a fuoco ravvicinata come il 300mm f4 AFS o PF, (a patto di avere un corpo con sensore Dx, perchè su formato pieno anche il 300mm si rivela spesso corto, a meno di avere tanti pixel per croppare) più un moltiplicatore 1.4x perchè anche sul formato Dx a volte 300mm non bastano. O meglio, a volte basterebbero, perchè i soggetti sono abbastanza vicini, ma la distanza di messa a fuco minima è troppo lunga e porta ad ingrandimenti non soddisfacenti. Rimpiango che non esista un equivalente moderno dei Sigma 300mm f 4 e 400mm f5.6 APO MACRO, che rappresentavano l'ideale per questo tipo di foto! Sia la Aeshna sopra che l'Anax sotto sono state riprese con un 420mm (300+TC14) su fotocamera con sensore Dx. Veniamo alla foto del giorno: Domenica scorsa trovo questo splendido maschio maturo di Anax imperator posato ... al di là del fosso. Ogni tanto ripartiva in volo, ma poi tornava sullo stesso posatoio. Escluso quindi di poter usare i macro, a meno di guadare e rischiare la sua fuga, prendo il il 300mm, monto il TC 14 EIII e faccio un primo tentativo: Troppo corto per i miei gusti! Non c'è che una soluzione, sporgersi sulla riva più che si può per guadagnare distanza. Ecco così più o meno ci siamo. Se notate, il posatoio prescelto è uno stelo secco probabilmente scelto perchè sottile, così da potersi aggrappare comodamente, peccato che così lo sfondo proprio dietro al soggetto sia quantomai spiacevole. Un tempo Nikon e Tamron facevano dei 500mm dalla messa a fuoco esageratamente corta, erano veramente dei quasi macro, ma... catadiottrici, ahimè, con tutte le ricadute sulla qualità di immagine che quegli obiettivi comportavano. Non che non si possano fare foto alle libellule Large con un macro Orthetrum albistylum, Nikon micro Nikkor 200mm f4 Af D ED (ottica ineguagliata!!!). Minima distanza di messa a fuoco (50cm) Ma con le focali dai 300mm in su, sono le più adatte per i ritratti a figura intera. Accoppiamento di Aeshna mixta 300mm + TC17 (550mm). Isolata nel mezzo del canneto. Se volete discutere di come fare foto di un certo tipo, cioè come queste, aspetto i vostri suggerimenti e scambi di opinioni nei commenti.
  5. Per la serie ogni scarraffone è bello a... gli Asilidi non sono certo dei mostri di bellezza (magari per molti di voi sono dei mostri e basta) ma a me piacciono perchè ... sono gli intercettori, i Mig 41 (incrociati con un elicottero Apache) degli insetti. Volatori velocissimi e predatori implacabili in grado di uccidere vespe e libellule molto più grandi di loro, il loro aspetto è espressione di questo design per la massima efficienza di volo e di predazione. Mi affascinano per cui li fotografo. John Shaw (fotografo naturalista famoso) ha scritto nella sua Guida alla Macrofotografia "se gli Asilidi fossero grossi come un cane barbone, nessuno oserebbe uscire di casa". Forse mi sono lasciato trasportare un po' dall'entusiasmo, ma io sono un naturalista che prova a fare il fotografo e non viceversa, abbiate pazienza . Torniamo alle foto. . In questa torrida giornata in cui chi mai penserebbe di uscire per fare macro (a parte me)... ne incontro uno: Questo è uno dei più grossi dalle nostre parti (più di 3 cm). Di Asilidi ce ne sono centinaia di generi e specie e ci vuole uno specialista per distinguerli con precisione, per cui anche io mi devo accontentare di chiamarlo Asilide e basta. Era posato su un tronco coperto di licheni questo spiega il colore del primo piano. Dietro c'era ombra. Ho usato: Nikon D500 il 105 AFS micro G, più il TC 14 EIII per avere una distanza di lavoro tale da non farlo scappare subito. Data la temperatura ambiente, era ben sveglio. Flash Godox V 860 con il suo pannellino diffusore (quello che allarga a 14mm) testa inclinata a circa 45° con estratto il diffusore bianco piccolo. Naturalmente su cavalletto. f14, 1/640s, 640 ISO F14 per avere massima profondità di campo ma senza entrare nel campo della diffrazione pesante. Il soggetto però non era verticale ma leggermente obliquo e, nonostante i diaframmi abbastanza chiusi, non c'era modo di avere contemporaneamente a fuoco la testa e l'estremità dell'addome. Non sapevo quanto sarebbe rimasto fermo e non era comodo con il tronco di mezzo angolarmi con precisione così ho optato per un mini stacking fai date. Ho fatto due scatti in live view con lo schermo touch, prima focheggiando la testa e poi l'addome come si vede sotto: Il risultato, che è la prima foto sopra, mi ha soddisfatto. Le zampe sono un po' fuori fuoco, è vero, .. dopo questi due scatti avrei voluto provare anche ad aggiungere scatti alle zampe, ma si è mosso e allora addio allineamento. Comunque sono contento. Concludo con una inquadratura frontale, occhi che vedono a 360°, nascosto tra i peli il micidiale pungiglione con cui l'Asilide prima scioglie e poi risucchia i tessuti della preda. Alla prossima, prometto animali più ... gradevoli.
  6. Primo esperimento casalingo. Unione di 37 foto con distanza 3 e diaframma f4 a 70mm intervallo di 1 secondo. Sopra una foto singola, sotto il risultato. Unione effettuata con Photoshop. Cliccare per aprire. Il sistema è vantaggioso e molto comodo, niente slitte micrometriche, niente oscillazioni laterali. Questo è un test solo per prenderci la mano. Spero di sperimentare con soggetti più significativi in futuro. Non mancherò di mostrarvi i risultati.
  7. Sta arrivando la primavera, il tempo migliore per la macrofotografia. Chi volesse esercitarsi dove può andare? Ci sono sicuramente soggetti particolari, interessanti, che si trovano solo in determinati ambienti e climi, se vogliamo fotografare quelli, dobbiamo per forza viaggiare per cercarli. Come ho raccontato in un altro Articolo , ho fatto 500km per fotografare una libellula. Però ho anche fatto delle foto macro che mi hanno dato molta soddisfazione anche nei parchi cittadini intorno a me, in periferia, nell'orto di mio suocero e persino sul balcone di casa! La macro si può fare sotto casa (a volte anche in casa!) ma, diversamente da quanto ho scritto per il fotografare gli animali sotto casa, la macro richiede comunque interesse, passione ed esperienza, perchè la macro naturalistica non è mai "tanto per". Di nuovo questo non vuole essere un tutorial su come fare macro (se siete interessati ne trovate uno qui ). Anche se qualche nota tecnica sulle foto la troverete, voglio soprattutto dimostrare con esempi come sia possibile trovare tutto un micromondo a pochi passi dalla propria casa, persino per uno che come me vive a ridosso di una metropoli. Uno dei vantaggi della macrofotografia è proprio che si possono avere soddisfazioni senza dover investire tempo e denaro in lunghi trasferimenti. Ecco gli esempi: Giardino della Villa Reale di Monza. Lungo il ruscelletto che vedete sopra (corredato di macrofotografo), è un paradiso per le libellule. Arrivando la mattina presto si possono trovare esemplari neosfarfallati vicini alla loro exuvia vuota Nikon D700, 200mm f4 micro nikkor AfD, f16, 1/80s, 1000 ISO, treppiede. 0.7 ev in sottoesposizione. Cavalletta Tettigonide fra le canne del minuscolo laghetto all'inizio del ruscelletto Nikon D300, micro nikkor 200mm f 4 AfD f11, 1/500s, 640 IS0, treppiede. Accoppiamento di Libellula fulva. Nikon D7100, Micro nikkor 200mm f4 AfD, f8, 1/1000s, 1250 ISO Sorpresa sorpresa, chi da' la caccia alle rane? Natrix natrix (Biscia dal collare). Nikon D800, Sigma 400mm f5.6 Apo Macro, f8, 1/1000s, 1400 ISO. Vista una volta sola, probabilmente ha fatto qualche cattivo incontro (cane o umano o tutti e due...). Una cosa che mi incuriosisce molto è che le libellule vanno ad annate, ci sono specie sempre presenti, ma altre le vedi una stagione e poi più. Ad esempio, dopo molti anni che frequentavo questo posto, l'anno scorso ho visto per la prima volta un Orthetrum albistylum. Nikon D500, Nikon 300mm f4 PF + Tc 14 EIII, f8, 1/320s, 900 ISO treppiede. Parco Nord Milano Anche qui, un anno è stato pieno di esemplari di Libellula depressa Nikon D610, 300mm f4, AfS + TC14, f11, 1/800s, 1250 ISO, treppiede. La femmina, stessa attrezzatura. Poi non ne ho più viste Anax imperator che depone. Nikon D7100, 200mm f4, f4, 1/800s, 560 ISO, appoggiato. Licenide, Nikon D7100, nikon 200mm f4 micro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Rana ridibunda, Nikon D800, 300mm f4 AFS + Tc 14E , f5.6, 1/1250s, 800 ISO, treppiede. Chiocciola ad inizio primavera. Nikon D500, Tamron 180 Macro, f8, 1/250s, 640 ISO, treppiede. Flash di schiarita. Sotto casa Questa mantide l'ha trovata mia moglie vicino ai box, conoscendomi, me l'ha portata. Fotografata sul balcone di casa per essere poi rilasciata in area protetta. Nikon D7100, 105 micro nikkor G VR, f11, 1/250s, treppiede, flash di schiarita. A fine estate gli insetti tendono ad avvicinarsi alle case perchè più calde, le mantidi sono più rare, ma è comunissimo trovare gli Anacridium, grosse cavallette simili a Locuste. Ogni anno ne trovo uno sul balcone o in cortile. Sul mio balcone. Sigma Sd quattro H, Sigma 105 macro OS, f8, 1/200s, 100ISO, treppiede. Ecco, spero di avere dato una piccola idea di quanta varietà di soggetti c'è vicino, anzi vicinissimo a noi che viviamo in città. Questo articolo è molto Milano (Monza) centrico, perchè parlo di "sotto casa" mia, ma invito (anzi amichevolmente sfido!) i nikonlander macrofotografi di questa ed altre province a mettere le piccole meraviglie che vivono da loro, qui di seguito !
  8. Il termine Wildlife di solito viene usato per indicare la fotografia agli animali "grandi", mammiferi ed uccelli, ma anche quelli piccolini sono wild, a volte very wild! Seriamente, per piccoli rettili, anfibi ed insetti di solito si parla di macrofotografia , quando i rapporti di riproduzione non sono troppo spinti anche di di fotografia ravvicinata o Close up photography. Io sono stato, e un po' lo sono ancora, un grande appassionato di macrofotografia (senza contare che la pratico spessissimo per lavoro). Perchè mi piace la macrofotografia? Ecco i motivi: 1) Curiosità, voglia di conoscere, di cercare specie rare, ma non esotiche, (cerco piccole perle nascoste nel mio paese), comportamenti interessanti, oppure scoprire particolari che non si possono vedere ad occhio nudo; una cosa da naturalisti insomma.. 2) Sottolineare con l'inquadratura, la luce e la composizione, la bellezza e l'eleganza di alcune di queste creature che vengono per lo più ignorate, sfuggite o perseguitate dall'ignoranza comune. 3) Giocare con i dettagli e la composizione. per ottenere foto d'effetto, curiose, simpatiche, oppure drammatiche, ma in qualche modo espressive, che colpiscano chi le vede perchè sono insolite. 4) cogliere azioni e momenti di vita proprio come per gli animali "grandi". Attenzione, questo articolo non ha lo scopo di insegnare la macrofotografia, non è un tutorial in senso tecnico, la mia intenzione è mostrare cosa ci trovo di bello in quel che faccio. Così può darsi che qualcun altro si incuriosisca o resti affascinato da quello che attrae me. Vediamo un po' di esempi e le differenze di metodo a seconda del motivo che mi spinge alla ripresa: 1) Curiosità naturalistica. In questo caso benchè presti la stessa attenzione a inquadratura e composizione che per le foto più "artistiche", qui che mi interessa è la particolarità del soggetto o dell'atteggiamento. Questa è una Cicindela, detta la tigre degli insetti. Da piccolino ero già naturalista (anche più di adesso) Sapevo tutto sugli animali che mi piacevano, dai dinosauri agli insetti ne leggevo ovunque, compresi gli inserti "scientifici" dei giornalini per ragazzi, in questo caso si trattava dell'Intrepido; e tra gli altri sognavo di vedere una Cicindela. Un cacciatore terribile, che correva veloce sulla sabbia in cerca di prede che afferrava con le sue mascelle a roncola. Inconfondibile la striatura sulle elitre. L'ho fotografata con grande gioia la prima volta a pellicola, molti anni fa, ma non molto bene. Poi mai più, finchè dopo decenni, un giorno che giravo per le rive del Ticino in cerca di libellule in un mattino di sole rovente, me le vedo correre qua e là nel loro inconfondibile modo a scatti. Non ero preparato a simile incontro e non avevo il tempo di predisporre nulla, nè di avvicinarmi, perchè avendo il sole alle spalle avrei proiettato la mia ombra su di loro, facendole sparire in un attimo. Non avevo il tempo di avvicinarmi col 200 micro e piazzare il cavalletto rasoterra. Per fortuna avevo al collo la D800 con montato il Sigma 400mm f5.6 ApoMacro, in caso avessi incontrato qualche libellula. Così mi sono messo a scattare a raffica a mano libera con tempi molto rapidi (il sole era fortissimo, quindi non c'erano problemi, ho scattato a 640 ISO ed 1/1600s con F11 per essere sicuro di "prenderla tutta" nell'area a fuoco); confidando sull'angolo dato dalla distanza consentita dal 400mm per migliorare il punto di ripresa. Dato che la Cicindela è piccola, ed anche alla minima distanza con il 400mm Sigma è difficile avere un ingrandimento soddisfacente ho dovuto ritagliare. Grazie però alla abbondanza di pixel della D800 ho potuto in pratica ritagliare fino a raddoppiare il rapporto di riproduzione pur restando un dignitoso file di 9-10 megapixel. Sono soddisfatto di questa foto, perchè ho "immortalato" (non catturato )) un insetto che cercavo da tempo, contestualizzandolo in modo giusto, ossia si percepisce il sole forte e si vede la sabbia su cui si muove di solito. Aromia moschata. Un bellissimo Cerambicide che mi riuscì di fotografare (malissimo) una volta sola con la mia prima reflex a pellicola la Pentax Mx. Come per la Cicindela, dopo anni, un incontro casuale, mentre cercavo.... Cormorani! Anche qui niente obiettivo macro, ma grazie al formato Dx ho ottenuto buoni risultati lo stesso: Nikon D7100, 300 f4 AFS + TC14, 1600 ISO, f11, 1/250s, flash di schiarita, treppiede. Su corteccia di salice,dove di solito si trova. Immagino che qualcuno potrebbe trovare questa fotografia un po' insipida perchè per la Cicindela (e magari per gli altri insetti) prova un interesse per così dire moderato, diciamo così, pari a quello che io provo per il calcio (inteso come sport). Questo insomma è un tipico caso di "ogni scarraffone (termine quanto mai appropriato qui) è bello a mamma sua", ma ad altri dice poco o nulla. Asilidi in accoppiamento. Anche in questo caso la bellezza è nell'occhio di chi guarda (oggi sono in vena di luoghi comuni); gli Asilidi sono anche loro feroci predatori e volatori velocissimi, hanno ciascuno il suo territorio di caccia e sono intolleranti verso i propri simili che sconfinano. Qui mi capitava l'occasione di documentare una situazione tipica. Durante l'accoppiamento la femmina è quasi sempre intenta a nutrirsi (in questo caso una farfallina, la cosina bianca), così da essere indifferente verso il maschio, che ne approfitta per accoppiarsi. E' vivamente consigliato al maschio di finire quel che sta facendo prima che la femmina finisca la "merenda" o le cose potrebbero farsi complicate. In zoologia si insegna che esistono due tipi di animali predatori, i sit and wait (quelli che aspettano nascosti che qualcosa capiti a tiro) e gli active foragers (quelli che pattugliano il territorio in cerca della preda, Come macrofotografo appartengo alla seconda categoria . Le condizioni rispetto alle Cicindela e all'Aromia erano molto diverse. Gli Asilidi erano impegnatissimi e fissi sullo stelo, incuranti di me, così, salvo fare grossolani errori, quali scuotere il cespuglio su cui stavano, avrei avuto il tempo per fare le cose come si deve. Con somma cautela ho posizionato il cavalletto il più vicino possibile. senza far vibrare i rami. Ho posizionato il 200 micro AfD cercando un orientamento tale da non avere rametti o steli in secondo piano che avrebbero creato del disturbo. Il 200 micro mi permette di stare più distante e di sfuocare di più, per cui è il mio obiettivo di elezione per la macro agli insetti. Grazie alla D700 ho potuto scattare a 1600 ISO senza rumore ad f11 ed 1/320s. Flash di schiarita. Ho usato la piastra Arca come slitta di messa a fuoco per far scivolare leggermente avanti il 200 micro senza muovere il cavalletto in modo da ingrandire ancora un po' i soggetti ed ho fatto diversi scatti verificando ogni volta il risultato sul display, quindi modificando l'inclinazione dell'obiettivo fino ad arrivare al perfetto parallelismo tra il sensore ed entrambi i soggetti. Cosa niente affatto facile. 2) La bellezza del soggetto. Qui il soggetto è importante, ma l'aspetto estetico lo è altrettanto, quindi non tanto una foto didattica, quanto una foto bella, elegante (per quel che riesco, ovviamente). Mantide religiosa. Uno degli insetti più eleganti che ci siano e uno di quelli che rimane bello anche ad ingrandimenti piuttosto spinti. Una raffinata signora dell'alta società, ma anche femme fatale! E' elegante intera, ma volevo rendere omaggio alla malia del suo sguardo. Ho scattato diverse foto di fronte e di profilo, di tre quarti, fino ad ottenere un'immagine soddisfacente. Nikon D700, 200mm micro nikkor AfD ED, f18, 1/60s, 800 ISO, luce ambiente, treppiedi. Crocothemys erytraea. Le libellule sono il mio soggetto macro preferito. Qui ho giocato sui colori e sugli sfuocati, ho usato il Nikon 300mm F4 AFS su D7100 a tutta apertura per avere uno sfuocato piacevole. 800 ISO, treppiede e luce ambiente. Massima attenzione al fuoco selettivo sugli occhi e le estremità delle ali. Bruco di Macaone, come sopra il concetto ispiratore è più "pittorico" che documentativo. Nikon D700 200mm f4 Micro Nikkor AfD ED, f16, 1/320s, 800 ISO treppiede, luce ambiente. Orthetrum fonscolombii femmina. In questo caso l'estetica e il documento si fondono, è tipico di molte libellule assumere la posizione "dell'obelisco", che le rende davvero stupende. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, f8, 1/1000s (c'era vento) , 400 ISO, treppiede, luce naturale 3) Giocare con i dettagli. In questo caso il soggetto in sè è meno importante, che conta è quel che ci tiro fuori, l'interpretazione deve suscitare una reazione in chi osserva, me per primo. Sono girato intorno a questa damigella camminando a quattro zampe, finchè ho notato che entrambi gli occhi si vedevano, anzi spiccavano, anche da dietro il fiore a cui si era aggrappata. Ho inquadrato nel mirino ed ho visto che l'immagine era sia graficamente piacevole che anche spiritosa. Ho aperto al massimo il cavalletto, mi sono sdraiato a terra ed ho scattato con il 200 micro AfD ad 1/10s, f 13, 640 ISO. A volte non serve nemmeno inquadrare un dettaglio. La suggestione grafica è lì. Ortethrum, Nikon D7100, Sigma 180 Macro, f8, 1/1250s, 900 ISO, treppiede, luce naturale. Oppure Un'immagine e il suo doppio, l'importante è cercare i soggetti, essere pazienti e sperimentare. A volte non si trova nulla, altre volte il limite è solo la nostra creatività. Nikon D7100, 300mm f4 AFS, f4, 1/400s, 220 ISO, treppiede, luce naturale. 4) Cogliere i soggetti in azione. Può essere più documentativa: Orthetrum coerulescens con preda. 200 micro Afd ED f14, 1/40s (da' l'idea del vibrare della preda tra le mascelle della libellula, ne ho un altra con la preda "fermata" da tempi rapidi, ma mi piace di meno). Bruco di sinfite che si alimenta. I Sinfiti non sono particolarmente affascinanti nè come bruchi nè come adulti però, in questo caso mi ha attratto il testolino a palla, con l'occhietto a spillo e la posizione del bruco in linea con la foglia che stava rosicchiando. L'ho intitolata "Ho fame". Nikon D700, 200mm f4 Micro nikkor Afd ED, f16, 1/160s 1000 ISO, treppiede, luce naturale. Bruco geometra. In questo caso la combinazione delle due foto dà il risultato. Nikon D700, 200mm f4 Micro nikkor Afd ED f14, 1/60s, 800 ISO, flash di schiarita, treppiedi. Azione e bellezza: le libellule in volo: Aeshna mixta. Nikon D300 (!), Sigma 300mm f4 APO MACRO (!!) f7.1, 1/1250s, ISO 1000. Luce naturale Somatochlora metallica. Nikon D7100, 300mm f4 AFS + TC14, f11, 1/1000s, 1000 ISO. Luce naturale. Aeshna cyanea. Nikon D500, 200mm f8 1/1250s, 1600 ISO, mano libera, (fondo buio perchè il soggetto era in ombra piena). Per queste foto occorre una focale lunga ed aspettare un momento di "surplace" del soggetto. Un appoggio di qualsiasi genere è di (grande) aiuto. Questo articolo è una versione aggiornata e modificata di due diversi articoli apparsi su Nikonland.eu (di cui uno suggeritomi a suo tempo da Max Aquila), che ripropongo in veste nuova per mostrare come la fotografia ravvicinata, benchè diversa per temi e suggestioni dalla "wildlife" classica, abbia lo stesso del fascino e possa dare soddisfazioni.
  9. Il lavoro del Paleontologo, l'ho già scritto, è molto simile a quello di un detective, con "casi" da risolvere che spesso hanno risvolti storici, oltre che scientifici. L'ultimo mio lavoro di ricerca, ora in corso di pubblicazione, ne fornisce un esempio. Durante una campagna di scavo in rocce del Triassico Medio (240-230 milioni di anni fa, milione più milione meno) sul versante svizzero del Monte San Giorgio (che sta a cavallo fra la provincia di Varese ed il Canton Ticino ed è patrimonio UNESCO dell'Umanità per l'importanza scientifica dei fossili che vi si ritrovano), il team del Museo cantonale di Storia Naturale di Lugano ha trovato, insieme a tante altre cose, un piccolo pesce apparentemente insignificante che però una volta preparato, ossia liberato dalla matrice di roccia si è rivelato essere il primo Celacanto ma i trovato in quella Formazione rocciosa (in altre erano già noti) nonostante ci si scavi da 160 anni! Per chi non avesse presente cos'è un celacanto riassumo: i Celacanti (sarebbe meglio dire Celacantiformi, ma in questo contesto non importa) fanno parte di un gruppo di pesci detti Sarcopterigi (pinne carnose), in cui le pinne sono sorrette da una serie di ossa rivestite da muscoli, anzichè da raggi come negli altri pesci ossei. Proprio l'essere "carnose" ed "ossute" ci indica (insieme ad altri caratteri ) che queste pinne sono i precursori delle zampe dei vertebrati terrestri, e che quindi è fra i Sarcopterigi che si trovano (e si sono trovate) le fasi del passaggio da pesce a vertebrato terrestre, cosa avvenuta oltre 300 milioni di anni fa. I Celacanti poi diventeranno via via più rari, tanto che si riteneva si fossero estinti una sessantina di milioni di anni fa, quando negli anni '30 una signora Inglese "esperta" ne vide uno sul banco del pesce di un villaggio delle isole Comore. Infatti l'ultimo rimasto dei Sarcopterigi, una specie di Celacanto chiamato poi Latimeria in onore di quella signora, che di cognome faceva Latimer, viveva (e vive ancora) nelle profondità dell'Oceano Indiano. Viene considerato "fossile vivente" perché fra altre cose, mantiene ancora quelle strutture nelle pinne che precorrono le ossa dei nostri arti. La sua importanza scientifica è enorme e si fanno sforzi per la sua conservazione. Il Celacanto attuale (Latimeria chalumnae), da Internet. Chiaramente le popolazioni delle Comore sapevano benissimo che il Celacanto non era estinto, ma non si occupavano di zoologia più di tanto... Nel Triassico, che è il periodo di tempo che interessa la mia ricerca, i Celacanti erano abbastanza diffusi con diverse specie ma i ritrovamenti sono poco frequenti o spesso gli esemplari molto incompleti. Per cui il "celacantino" nuovo, piccolo ma completo, è molto interessante, così mi è stato offerto in studio dal curatore del Museo, che è anche coautore dell'articolo scientifico per la parte geologica. Per prima cosa, come sempre, ho descritto l'anatomia, per avere i dati per confrontare l'esemplare con le altre specie note della sua epoca, sia nelle zone vicine che nel resto del mondo, per capire se si trattava di una specie nuova o invece apparteneva a specie già note. La SIGMA Sd Quattro H al lavoro. Ho osservato l'esemplare minuziosamente al microscopio binoculare, ma le foto per la pubblicazione le ho fatte con la SIGMA Sd Quattro H, perchè l'estrema nitidezza consentitami dal Foveon nelle giuste condizioni di illuminazione, non solo mi ha permesso di ottenere foto di qualità, da rivista scientifica, ma di ottenere immagini valide anche ritagliando pesantemente l'inquadratura originale, senza dover ricorrere a foto al microscopio. Là dove ritagliando dai 24 mpx di una dslr con matrice di Bayer avrei sicuramente avuto problemi di eccessiva morbidezza dell'immagine, con i 25 mpx (effettivi) del Foveon sono andato tranquillo anche interpolando un pochino. Inoltre in luce UV, quando la roccia ha le giuste caratteristiche, la resa è stata splendida. La coda del nuovo esemplare, ripreso in luce visibile ed in luce UV. La barra bianca è lunga 0,5cm. tutto l'esemplare è lungo circa 8 cm. SIGMA Sd quattro H su stativo, Sigma 105mm f2.8 macro OS, flash laterale e anello diffusore, 100 ISO. La conclusione è stata che il nostro "celacantino" condivide alcuni caratteri con Heptanema paradoxum, una specie "misteriosa" . Nota tramite due soli esemplari provenienti da rocce della Formazione di Perledo-Varenna (Lago di Como), più o meno contemporanee a quelle in cui è stato trovato in nuovo celacanto. Il problema è però che i fossili di Perledo sono stati trovati nel diciannovesimo secolo, sono mal conservati e così le descrizioni, specie di due secoli fa, spesso sono poco accurate. Ad esempio, il primo studioso addirittura descrisse a rovescio l'allora unico esemplare noto, prendendo la pancia per il dorso, tirandone fuori quindi delle caratteristiche bizzarre. Nel 1910 la specie fu ristudiata meglio, ma, non ci si poteva certo basare su quelle descrizioni e su delle litografie del 1910 pubblicate piccoline. Per un confronto, dovevo vedere gli esemplari originali. La tavola del 1910, l'unica immagine non disegnata esistente (finora) su Heptanema. La Seconda Guerra Mondiale. Gli esemplari di Heptanema in origine erano due. Lo studioso che ultimo li descrisse nel 1910 faceva riferimento ad un esemplare definito "Milano", ossia conservato al Museo di Storia Naturale di Milano. Corriamo a vederlo? No, ahimè il museo di Storia Naturale di Milano nel 1944, durante un'incursione aerea alleata, fu colpito da una bomba incendiaria che lo distrusse in gran parte. Andarono persi moltissimi reperti, fra cui ad esempio una splendida collezione di Mammiferi preistorici giganti sudamericani e moltissimi altri fossili, tra cui ahimè, proprio Heptanema. La SIGMA Sd Quattro H in trasferta. Ne rimaneva un unico esemplare, ma dove? Una rapida ricerca sulle fonti d'epoca mi indica che del materiale di Perledo era finito all'estero (in Germania) per studio negli anni prima della Guerra, e là era rimasto, in deposito presso il Museo di Storia Naturale di Francoforte (che in tedesco ha un nome lunghissimo, che vi risparmio ). Immediatamente contatto i colleghi tedeschi che mi confermano che sì, loro hanno l'esemplare originale, ma (oh, la legge di Murphy!) stanno spostando il deposito e quindi la maggior parte del materiale è imballato per il trasloco che prenderà .. mesi o probabilmente un anno o più. Con estrema cortesia si dichiarano però disposti a tirarmi fuori l'esemplare per un breve periodo di tempo purché vada subito a vederlo... Due giorni dopo ero in una stanza di un deposito del Museo di Francoforte, immerso fra le casse, con l'esemplare su su un tavolo, e sempre grazie alla grande cortesia dei colleghi, con un microscopio ed un vecchio stativo che avevano recuperato apposta per me. Mi metto all'opera, prima l' analisi al microscopio e poi le foto. Grande responsabilità questa, perchè sarebbero state le prime foto dettagliate al mondo di questo esemplare (!) e per un bel po' sarebbero rimaste le uniche. Anche qui la SIGMA Sd Quattro H ha fatto la sua parte, nonostante il soggetto fosse di quelli tragici: nero su nero e con una patina riflettente sull'esemplare. Ho fatto tantissimi tentativi, orientando flash e pannelli riflettenti, usando diffusori improvvisati (dal cellophane al fazzoletto di carta), ma alla fine ho ottenuto degli scatti accettabili, i primi a documentare fotograficamente le caratteristiche di questo esemplare. Di nuovo la qualità del Foveon mi ha permesso di fotografare anche i particolari, evitando di dover ricorrere al microscopio, (cosa che non avei potuto comunque fare), grazie alla resa in luce radente e la qualità che rimane anche nei ritagli (sempre in relazione agli standard qualitativi richiesti nelle riviste scientifiche). L'esemplare di Francoforte, la barra bianca è di 5cm. Sigma Sd Quattro H, Sigma 105mm f2.8 Macro OS, stativo, flash laterale, diffusore "artigianale" e pannello riflettente, 100 ISO. Dettaglio delle scaglie (è un crop di un'immagine più larga). Stessa attrezzatura. La barra di scala è lunga 0,5cm Così ho potuto portare a termine il lavoro. Se qualcuno fosse curioso sulle conclusioni dello studio, o volesse vedere altre foto, l'articolo si può leggere qui (accesso gratuito). Spero, come scrivo sempre di non avervi ann ... lo sapete , nè di sembrare oppressivo. PS Il vantaggio della SIGMA sta anche nel rapporto qualità prezzo,. Non dubito che con attrezzature "superiori" si potesse fare uguale o di meglio, ma i fondi sono quelli che sono e la SIGMA mi consente di ottenere risultati soddisfacenti, avendo impegnato un budget ragionevolissimo.
  10. Da appassionato di macrofotografia e di obiettivi macro, oltre che da utilizzatore professionale per la mia ricerca scientifica, ero molto curioso di provare il nuovo Sigma 70mm f2.8 DG Macro, che si fregia della prestigiosa sigla Art, indice di una progettazione senza compromessi. Grazie alla cortesia dell'importatore italiano Mtrading ho avuto la possibilità di provarlo sulla mia Sigma Sd Quattro H (non viene prodotto con l'innesto Nikon). Ecco le mie impressioni d'uso. As an enthusiast of macrophotography and of Macro lenses, as well as a professional user for my scientific research, I was really curious to try the new Sigma 70mm f2.8 DG Macro that bears the prestigiuous label "Art", meaning a design with no compromises. Thanks to the courtesy of Mtrading, the Italian dealer of SIGMA products, I had the chance to test it on my SIGMA Sd Quattro H (Nikon mount is not available). Here are my user impressions. Il 70mm f2.8 Macro DG Art su SIGMA Sd Quattro H su stativo. Ma prima i soliti dati tecnici (dal sito SIGMA). But first the specs: Schema ottico: 13 elementi in 10 gruppi Optical scheme: 13 lenses in 10 groups: Angolo di ripresa (35mm):34.3° Angle of view (35mm):34.3° Lamelle del diaframma: 9 (diaframma rotondo) Diaphragm with nine blades Apertura minima: F22 minimum aperture f22 Minima distanza di messa a fuoco: 25.8cm minimum focusing distance 25.8 cm Rapporto d’ingrandimento massimo: 1:1 Max reproduction ratio 1:1 Diametro filtri: ø 49mm filter size ø 49mm Dimensioni: (diametro x lunghezza):ø70.8mmx105.8mm Size (diameter x length) ø70.8mmx105.8mm Peso:515g Weight 515g L’obiettivo è compatibile con i converter Sigma 1.4x e 2x, con limitazioni dell'Af con l'1.4x, mentre con il 2x la messa a fuoco è solamente manuale. The lens is compatible with Sigma converters 1.4x and 2x, with some limitations for Af with the 1.4x and as a manual focus lens with the 2x. A corredo il paraluce di buona fattura e l'astuccio in cordura, come sempre. Lens hood (good) and lens poach provided as usual. Optical scheme (from SIGMAGlobal site) with two aspherical lenses and two ELD lenses. Costruzione ed ergonomia. Construction and ergonomy Solido, costruzione impeccabile e precisissima, senza giochi di alcun genere, il tutto unito ad un'aspetto raffinato da vero obiettivo Art. Robustezza da carro armato ma finiture da limousine. Sturdy, impeccable construction, with no plays, wobbles or anything, along with an refined finish. Solid like a thank but elegant like a limousine. Il 70mm macro Art (a destra) a confronto con il 105mm macro OS (a sinistra). The 70mm macro Art (right) compared with the 105mm macro OS (left) Come si vede dalle foto diversamente dagli altri Macro SIGMA di recente costruzione, che sono tutti IF (ossia non modificano la lunghezza del barilotto alle diverse distanze di messa fuoco) il nuovo 70mm Sigma si estende, e molto, alle brevi distanze. As it can be seen from the photos, and unlike other recent macro by SIGMA, which are all IF (=the lens barrel does not exted at short distances) the new 70mm SIGMA nearly doubles its length at minimum focusing distances. Questo ha alcune implicazioni: una, positiva è che la riduzione della focale effettiva alle brevi distanze è molto contenuta: al rapporto di riproduzione (RR) di 1:1 la focale effettiva è 64,5mm. Un'altra implicazione anch'essa positiva è che l'obiettivo è meno soggetto a fenomeni di fringing (io non ne ho visti affatto) rispetto ad un obiettivo IF. Una implicazione invece meno positiva è che la distanza di lavoro (distanza del soggetto dalla lente frontale) è molto scarsa, cosa poco rilevante in lavori di riproduzione e still life, ma può essere un problema con soggetti reattivi o in natura dove spesso ci si deve districare col treppiedi fra rami cespugli ragnatele e quant'altro. This has some implications: one, positive, is that the reduction of actual focal length at shorter distances is minor, with respect to IF macro lenses. At 1:1 reproduction ratio the actual focal length is 64.5mm, a very good value. Another positive implication is that the lens is less subject to fringing (I never saw in the photos) that an IF lens. A less positive implication is that the working distance (distance between the subject and the front lens) is scarce. This has little relevance for reproduction works, still life and the like, but may be a problem with skittish critters or on the field, where one has to deal with the tripod among twigs, spider webs, roots and so on. Confronto fra le distanze di lavoro ad 1:1 del 70 Macro Art (sopra) e del 105mm OD (sotto). Comparison between the working distances at 1:1 of the 70mm macro Art (above) and the 105mm macro OS (below). Nella camma interna del barilotto sono segnati i rapporti di riproduzione e le relative distanze di messa a fuoco in piedi e metri. On the inner cam are signed the reproduction ratios and the corresponding focusing distances in feets and meters. Autofocus. I macro, avendo una lunga escursione non sono mai dei fulmini, e nemmeno questo lo è, come è la norma, però la precisione sulla Sd Quattro H è notevole. Il limite è più il sensore della fotocamera, nel caso della Sigma Sd Quattro H, che necessita di un po' di luce e/o contrasto per agganciare. Macro lenses due to their focal excursion are never fast, and so is the 70mm, and it is normal, the mai limit is the camera sensor with the Sigma Sd Quattro H, however the autofocus is precise once there is enough light and/or contrast. Messa a fuoco manuale Manual focus. La ghiera di messa a fuoco è ampia e offre la giusta resistenza ma, attenzione, la messa a fuoco è "focus by wire", ossia la ghiera non movimenta alcun gruppo di lenti, ma manda dei segnali alla fotocamera che controlla il motore coreless. Quindi con l'obiettivo staccato dalla fotocamera la ghiera gira "a vuoto", lo stesso se montato sulla fotocamera spenta. La messa a fuoco manuale è possibile solo con la fotocamera accesa. Per questo sulla ghiera di messa a fuoco non sono segnate le distanze, perchè non avrebbero senso. Operativamente in ogni caso la messa a fuoco manuale grazie alla demoltiplicazione della ghiera e, sulla Sd Quattro H, grazie anche al focus peaking e la possibilità di ingrandire l'area di messa a fuoco è precisa. Direi che il focus by wire rende al meglio su una mirrorless. The focusing ring is wide and with the right resistance, but keep in mind that the focus is a "focus by wire", that is the focusing ring does not move any lens group, rather it sends inputs to the camera processor who regulates focusing electronically. This means that the focusing ring does nothing with the lens detached from the camera or with the camera "off". For this reason there are no distance markings on the focusing rings, they would make no sense. In any case manual focusing on the Sd Quattro H is good, thanks to the wide excursion of the focusing ring, to the focus peaking and the possibility to enlarge the focus area. I would say that focus by wire renders at its best on a mirrorless camera. Niente indicazioni delle distanze. No distance scale. Qualità di immagine. Image quality SIGMA scrive: "Per ottenere risultati di alto rilievo a qualsiasi distanza di ripresa, l’obiettivo presenta un meccanismo di messa a fuoco flottante basato su due gruppi. Tale soluzione riduce l’aberrazione e fornisce risultati di qualità a qualsiasi distanza di messa a fuoco." ed è vero. Questo 70 macro, da me provato su sensore Foveon, da' risultati eccellenti sia alle brevi distanze che a quelle lunghe senza percepibili differenze. The italian site of SIGMA reports as follow (translation is mine): "To gain hig quality results at any distance the lens offer a floating focusing mechanism based on two groups. This feature reduces aberration and allows quality results at any shooting distance". It is true, this lens shines. Tried on a Foveon sensor, results are nothing less than excellent both at short as well as at long distances, with no noticeable differences. Niente aberrazioni, nè fringing. No aberrations, no fringing. L'impressione che ho avuto è di una qualità veramente superiore, da infinito fino a rapporti di riproduzione vicini ad 1:1, dove rimane comunque ottimo. My impression is that this lens offers a really superior quality from infinite to reproduction ratios close to 1:1, where it remains anyway excellent. Ammonite (6cm) 100%crop. Stunning. Sezione di un osso. Section of a bone. 4cm ca. 100% crop Un ramo di corallo al RR di 1:1. A coral branch at 1:1 reproduction ratio E questo è il crop al 100%!. And this is the 100%crop! A distanze lunghe. At long shooting distance. Crop 100%. Probabilmente il Foveon fa la sua parte, ma è formidabile. Crop 100%. Probably the Foveon sensor plays a part in this, but the result is simply stunning. I am repeating myself, I know. Resa dei colori? Colour rendition? Eccellente anche l'omogeneità di resa fra centro e bordi anche a tutta apertura, perlomeno sul sensore APS-H della SIGMA SD Quattro. Ai bordi a f2.8 è meglio del cugino 105mm F2.8 OS, che è un'ottimo obiettivo. The quality remains the same (excellent) from the center to the border of the frame (on the APS-H sensor of my SIGMA Sd Quattro H) even at full aperture. Under this aspect it is better than the 105mm f2.8 OS, which is a great lens. Test image Conclusione: per chi fa lavori di riproduzione, still life, food, fiori, gioielli, minerali (e fossili!), è un obiettivo superlativo per nitidezza, specie se montato su una Sd Quattro o Quattro H. La sua versatilità lo rende un 70mm (84mm su APS-H) Ottimo anche per scorci di paesaggio. Se le vostre modelle non si irritano per la resa tagliente anche a f2.8, potreste anche farci dei ritratti. Unico limite la ridotta distanza di lavoro, che è esimile a quella di un 50mm macro, cosa che lo penalizza per la macro ad insetti o in generale sul terreno. Per il resto è un grande obiettivo. In conclusion: for still life, food, jewelry, mineral, flowers (and fossils!) , it is a superlative lens, especially on a SIGMA Sd Quattro/QuattroH. Excellent as well for some kind of urban photography/landscape. And... if your models do not get angry with you for the razor-sharp, unforgiving rendition of any skin imperfection, you might also use it for portait . The only limit I found is the same of all short macro lenses, the working distance is similar to that of a 50mm macro; it may be a problem for insects or on the field. For anything else is a great, great lens. I miei sentiti ringraziamenti a Mtrading, l'importatore italiano dei prodotti SIGMA per avermi concesso di provare questo obiettivo. My sincere thanks to Mtrading, the Italian dealer of SIGMA products for allowing me to try this lens.
  11. Ho già un cavalletto (Gitzo) robusto per la wildlife, ma lo trovo un po' ingombrante per la macro. Pensavo quindi di procurarmi un cavalletto più compatto per le uscite "solo macro". Deve essere compatto ma non "nano", solido ma non deve necessariamente essere adatto a portare carichi pesantissimi. Fondamentale è che possa apririsi fino a rasoterra, senza colonna centrale o con colonna eliminabile. Economico ma entro i limiti della qualità. Consigli? E dei Gorillapod cosa ne pensate? Grazie!
  12. In genere faccio macrofotografia sul campo con le focali più lunghe possibile, 180-200mm macro o, se è foto ravvicinata, anche il 300mm f4; lo sapete già perchè l'ho scritto molte volte. A parte la maggiore distanza di lavoro, ottengo sfuocati più piacevoli. Ma questo è un modo di fare macro, ce n'è un altro, diametralmente opposto, che trovo altrettanto interessante anche se l'ho sperimentato poco negli anni: la macro con i grandangoli. E' una macro ambientata. La differenza principale è che il soggetto risalta e contemporaneamente è contestualizzato, ossia guardando la foto si apprezza il soggetto e si capisce anche qual 'è l'ambiente in cui vive. E' una macro che mi piace anche se l'ho praticata molto poco, almeno finora. Ho intenzione di praticarla più spesso quando trovassi i soggetti adatti perchè devi praticamente ... andargli addosso, perciò ci vuole una certa malizia se sono soggetti mobili. Se si dispone di un grandangolo con distanza minima di mesa a fuoco sufficientemente corta (uno dei vecchi 28mm ai, forse anche qualche Af?, alcuni pregevoli 24mm Sigma, qualche zoom) si può fare, senza dover per forza sborsare cifre impegnative per i decentrabili o orientarsi su oggetti esotici come i Laowa. Per il formato Dx il Sigma 17-70 macro Contemporary a mio parere non è niente male sotto questo aspetto. Oggi ero sull'Appennino piacentino in cerca di rospi, che non ho trovato (se noni girini che posterò in altro topic). ma ho trovato delle orchidee spontanee, che in quanto vegetali, ti consentono di sperimentare senza fuggire. Ho così provato a fare macro ambientata con il 17-70 e secondo me lo zoom focheggiato sulle corte focali permette di fare buone macro ambientate. Ecco qui un'orchidea come la farei di solito, con il 300mm. Bella, isolata dallo sfondo, come sempre. Ed ecco invece delle orchidee ambientate, con il Sigma 17-70 macro (a 17mm alla distanza minima di messa a fuoco , f11 1/400s), Focale 17mm (26mm equivalente Fx) f11, 1/400s In questo modo si ha il soggetto e però si hanno anche informazioni sull'ambiente di vita, ma non solo, l'immagine ha anche una sua valenza estetica, è una macro che è anche un paesaggio. Appena possibile proverò con degli animali. Naturalmente bisogna mettersi al livello del soggetto (ero sdraiato a terra) altrimenti lo si inquadra "appiattito" sul terreno e viene 'na schifezza. A volte può essere utile un flash di schiarita. Commenti, consigli, opinioni, critiche, condivisioni di esperienze sono sempre sempre bene accetti, anzi, mi aiutano a credere che quel che scrivo interessa a qualcuno.
  13. Con il brusco rialzo delle temperature le prime damigelle si affacciano timide... alla finestra?, no allo stagno! Ischnura elegans, in realtà un "damigello", perchè è un maschio immaturo. Sigma Sd quattro H, Sigma 105mm f7.1, 1/160s, 100ISO esposizione manuale luce naturale, ho provato anche col flash, ma ce ne sarebbe voluto un altro sullo sfondo e non ce l'avevo. E' stato un esperimento per provare con mano la diversa modalità di utilizzo di una Sigma sul campo. La qualità è ottima anche in esterno, ma 1) deve esserci molta luce (o avere un bel set di flash) e 2) i soggetti devono essere assolutamente collaborativi, perchè il tutto è più ...meditato. Sarebbe perfetta per i fiori, ma io ...preferisco gli animali. La D500 in macro naturalistica è un piacere mai visto prima, però mi piacerebbe provare la D850 e... vedere l'effetto che fa, penso non sia facilissima sul campo, anzi dev'essere un cimento non da poco,ma credo che se si fa tutto per bene il risultato sia quanto mai appagante.
  14. ATTENZIONE, Questo articolo è completamente Spider free, ci sono fiori ed insetti, ma nessun ragno, quindi pienamente fruibile anche dagli aracnofobi Con l'arrivo imminente della primavera (si spera!) si entra nella stagione migliore per la macrofotografia. Supponiamo di aver deciso di darci seriamente alla macro, l'anno prima ci siamo letti degli articoli su nikonland, abbiamo giocato con tubi e lenti, abbiamo deciso che la macro è divertente e vogliamo finalmente fare il passo: acquistare un vero macro. La scelta è ampia in casa Nikon come altrove, come si può vedere dalla guida all'acquisto del nuovo da me redatta sempre qui su Nikonland, per non parlare dell'usato. Potremmo ugualmente avere il problema di quale lunghezza focale scegliere per il nostro macro: Lasciando da parte le questioni di prezzo, vista la possibilità di bilanciare i costi maggiori delle focali più lunghe rivolgendoci all'usato, concentriamoci invece sulle diverse caratteristiche che possono far preferire una focale all'altra. Non parliamo di perciò di specifici modelli ed il discorso vale indipendentemente dalla marca delle nostre fotocamere, che siano Nikon, Fuji Sony e... pure Canon . Non discutiamo nemmeno di schemi ottici o qualità di immagine. Quel che vogliamo è avere un'idea di come si comportano le diverse focali, per poter decidere quale è la più adatta ai nostri scopi. Prima di iniziare la discussione sono necessarie delle precisazioni, la prima è che quel che segue riguarda solo la macro naturalistica sul campo, non la macro in laboratorio nè lo still-life. La seconda è che come tutti anch'io ho opinioni e preferenze, per cui se alcuni dati sono indubbiamente oggettivi, alcune conclusioni sono influenzate dal mio modo di fare macro, voi potreste essere d'accordo oppure no. Le lunghezze focali. Salvo eccezioni, gli obiettivi macro si dividono in tre gruppi: I Normali (focale 50-60 mm) i Tele corti (90-105mm) e i Tele lunghi (180-200mm), esiste poi il Sigma 150 che è un po' particolare, a causa della variazione della focale effettiva con la distanza come resa dell'immagine è più vicino alle lunghe focali alle distanze medie mentre tende a somigliare ai tele corti alla minima distanza di messa a fuoco. Le caratteristiche variano un po' se abbiamo fotocamere a formato pieno o Aps-C, ma il discorso di base rimane sempre valido. I Normali da 50-60mm: Sono piccoli e relativamente leggeri, la focale da 50-60mm permette di contestualizzare il soggetto. Per contro a parità di copertura d'immagine la distanza è minore rispetto agli altri obiettivi, questo rende più laborioso gestire la luce, che sia naturale o flash, e dovendo avvicinarsi molto per avere dei rapporti di riproduzione soddisfacenti, si rischia di far fuggire soggetti vivi e reattivi. Non sto affermando che non si può usare un macro normale per far di tutto, solo che è più complicato. Inoltre l'angolo di campo più ampio fa sì che lo sfondo possa risultare più confuso, un problema se si vuole far risaltare il soggetto. Io non uso quasi mai obiettivi normali per la macro sul campo, soprattutto perchè faccio foto quasi solo ad animali. Per le foto ai fiori, con qualche accortezza si possono ottenere buoni risultati. Va tenuto presente che essendo vicini al soggetto vi dovete abbassare parecchio per non schiacciare il fiore sul terreno, che esteticamente non è gran risultato. Croco, con un 50mm macro Difficile avvicinarsi ai soggetti con i 50-60mm Ma non impossibile (Aromia moschata). Differenze nella resa dello sfondo a parità di rapporto di riproduzione alle diverse focali I tele macro da 90-105mm. Hanno dimensioni e pesi ancora ragionevoli, quelli nuovi sono stabilizzati, permettendo a volte di scattare a mano libera. Hanno una distanza di messa a fuoco (e di lavoro) superiore, per cui diviene tutto più agevole. Lo sfuocato diviene più gradevole che con i 50-60mm. Vanno molto bene per riprendere fiori ed insetti, anche piccoli, con un po' di accortezza, è anche possibile riprendere dettagli di soggetti più grandi (specialmente la mattina presto, quando gli insetti sono "freddi" e reagiscono lentamente) creando immagini d'effetto. Se non si hanno esigenze particolari sono probabilmente la scelta migliore. Qui sotto foto con dei 105mm Nikon e Sigma A mano libera. su cavalletto Con un po' di accortezza... cavalletto Stava "scaldando i motori", dopo qualche minuto si sarebbe involata. Appoggiato ad un tronco. I tele macro da 180-200mm. Sono i più grossi e piuttosto pesanti, nella maggior parte dei casi obbligano all'uso del cavalletto, anche se motorizzati sono (molto) lenti a mettere a fuoco; la maggior parte è fuori produzione o comunque difficile da trovare. Sono per gli irriducibili della macro. I vantaggi stanno nella maggiore distanza di messa a fuoco che permette molte cose: si può scattare a soggetti più grandi e reattivi come le farfalle e le libellule, ma anche gli anfibi e i rettili, con minori possibilità che fuggano, di avere rapporti di riproduzione soddisfacenti anche quando non ci si può avvicinare troppo ai soggetti perchè magari sono in mezzo ai cespugli fitti, dove avvicinarsi smuoverebbe i ramoscelli provocando la fuga del soggetto (pensiamo anche alle ragnatele, quanto possono vibrare se urtate inavvertitamente) .i soggetti sono inavvicinabili oltre un certo limite. Essendo più lontani la parallasse rende più facile portarsi all'altezza del soggetto. L'angolo di campo ristretto isola i soggetti in maniera molto più marcata, attenuando molto o addirittura facendo svanire lo sfondo. Anche se i tele macro oggi arrivano ad un rapporto di riproduzione di 1:1, ma per quanto ho scritto sopra, e anche perchè come tutti i macro riducono la focale effettiva con la distanza, a mio parere questi tele macro si sfruttano al meglio con soggetti "grossi" ed a rapporti di riproduzione inferiori. Non che si comportino male alle minime distanze, al contrario possono permettere anche immagini creative. Sono i miei macro preferiti. quelli che uso praticamente sempre anche perchè i soggetti che preferisco sono proprio quelli per i quali i tele macro danno il meglio. Il Sigma 150, è meno spinto, ma più gestibile, specialmente la versione OS. Foto scattate con 180mm e 200mm macro/micro Nikon e Sigma. Su treppiedi. Pieride al mattino presto Bruco di Macaone su stelo di Ombrellifera Cavalletta Tettigonide Cavalletta Acridide Libellula depressa maschio A proposito di sfondi : Immagine di Sympetrum appena uscita dalla ninfa Sympetrum fonscolombii femmina Si accoppiavano in mezzo alle canne, inavvicinabili senza smuoverle e farle fuggire. 200 micro da vicino Poi ci sono foto macro che non si possono fare con i macro, come ad esempio queste: Qui ci vuole una focale più lunga, ma che metta a fuoco abbastanza vicino, i tele da 300-400mm a messa a fuoco ravvicinata sono la soluzione ideale, spesso con montato un Tc14. Per non parlare dello sfuocato ...fantastico. C'è anche un altro tipo di macro, quella con i grandangoli, che può essere veramente spettacolare, ma... ne parleremo un'altra volta, se vi interessa il discorso. Spero di essere stato utile e, se ho dimenticato qualcosa, volete sapere di più, o avete dei dubbi, oppure non siete d'accordo , scrivetelo nei commenti che farò del mio meglio per chiarire. LINK UTILI TUTORIAL: La mia macrofotografia. Di Silvio Renesto http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/nat/la-mia-macrofotografia-new-edition-r245 GUIDA ALL'ACQUISTO dell'obiettivo macro per la nostra Nikon https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/guide-allacquisto/guida-allacquisto-dellobiettivo-macro-per-la-nostra-nikon-r32/ TEST OBIETTIVI Su nikonland.it: Nikon Micro 40mm f/2.8 G : il micro-macro. https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/obiettivi-nikon/nikon-micro-40mm-f28-g-il-micro-macro-r78/ Nikon Micro 85mm f/3,5 G ED VR DX . https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/obiettivi-nikon/nikon-micro-85mm-f35-g-ed-vr-dx-r79/ Nikon Zoom 70-180 Micro Nikkor, un macro tuttofare? https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/obiettivi-nikon/nikon-zoom-70-180-micro-nikkor-un-macro-tuttofare-r39/ Sigma 150mm f2.8 Apo Macro OS test approfondito. https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/obiettivi-sigma/sigma-150mm-f28-apo-macro-os-test-approfondito-r13/ Sigma 180mm f2.8 Macro OS, il Macrosauro (test sul campo) https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/obiettivi-sigma/sigma-180mm-f28-macro-os-il-macrosauro-test-sul-campo-r19/ Su nikonland.eu Nikon 200mm f4 AfD ED micro-nikkor e Sigma 180 APO Macro http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/biettivi/nikon-200mm-f4-afd-ed-micro-nikkor-e-sigma-180-r414 Nikon Micro 60mm f2.8G, test obiettivo (ma soggettivo) http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/biettivi/nikon-micro-60mm-f28g-test-obiettivo-ma-sogg-r116 Tamron SP Af Di 180mm f3.5 Macro, La terza via (test/prova) http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/biettivi/tamron-sp-af-di-180mm-f35-macro-la-terza-via-r959
  15. Pausa pranzo durante un congresso internazionale di Paleontologia. C'è un posto libero ad un tavolo accanto ad un collega che non vedevo da tanto tempo: Ciao Carissimo! Come va? E un sacco di tempo che non ci si vede... Eh, hai ragione oramai... solo ai congressi, e solo se ci sono i soldi per poterci andare... ma dimmi, come vanno le cose? (chiacchiere a carattere personale, famiglia, conoscenze comuni e così via) E la ricerca? sei sempre sui (nome gruppo di fossili) o hai variato? Anch'io ho un po' allargato gli orizzonti... dipende dal materiale a disposizione, comunque i gruppi di mio interesse sono sempre quelli; adesso ad esempio ho un progetto (le chiacchiere proseguono su temi specialistici)... A fine pranzo tiro fuori il laptop: Guarda queste foto, cosa ne pensi? Niente male, vero? Ma guardale al 100% , notevoli,non trovi? Merito anche della macchina fotografica che mi sono procurato. E' una Sigma Sd Quattro H. Eh, immaginavo che non la conoscessi, non sono in molti a sapere che c'è; eppure ti garantisco che per quelli come noi che fanno un sacco di foto macro a soggetti statici, sia per la ricerca che per la didattica, è eccezionale. La qualità del dettaglio che ti ha stupito è merito del sensore, è diverso da quello delle altre fotocamere, è un Foveon. Non te la faccio lunga, so che non sei poi tanto appassionato: Semplificando moltissimo, i fotorecettori di questo sensore hanno tutti tre strati di lenti sensibili ai tre colori anzichè un colore per pixel, questo fa sì che non ci sia interpolazione e la nitidezza è molto superiore, pari a quella di una fotocamera digitale "normale" con oltre il doppio dei pixel . Per la riproduzione dei fossili, ma io penso anche per i minerali od altri soggetti fermi, anche in archeologia ad esempio, secondo me è perfetta. Tu pensa che dopo aver visto le mie foto, in un museo straniero ne hanno subito presa una. E sono contenti. Scattando in sequenza e facendo un po' di stacking ottieni una bella tridimensionalità anche con soggetti molto piccoli. Ti dirò anche che ormai non disegno quasi più al microscopio, ma se posso preferisco usare le foto come base per ricalcare con la tavoletta grafica, tanta è la definizione, anche al 100% o 200%. Quanto costa? Questo secondo me è il punto di forza, è chiaro che risultati simili li potresti senz'altro ottenere anche con altre attrezzature, ma queste costerebbero come minimo tre volte tanto e non potresti giustificarne l'acquisto, visti i tempi che corrono. Questa fotocamera,invece, anche corredata di un macro, rientra in un budget più che ragionevole. Certo, come tutte le cose bisogna imparare ad usarla e ha dei limiti di utilizzo, ma per quello che ci devo fare io, che è più o meno quel che ci potresti fare tu, non ci sono problemi. Quali sono i limiti? Non è veloce, anzi è lenta in tutto, e va usata solo a basse sensibilità, io non la uso mai sopra i 100 ISO, poi bisogna imparare a gestire bene le luci. Non conviene scattare in jpeg, meglio in raw e poi convertire con il programma dedicato che si scarica gratis. Ma ti assicuro che una volta che ti abitui a questa resa, il resto non ti soddisfa più...(risata) no, non mi pagano per fare la pubblicità!! E' che ne sono veramente soddisfatto e sono convinto che potrebbe essere utile anche a te. (Ci alziamo entrambi) Mi ha fatto veramente piacere rivederti... quando fai il tuo speech (conferenza)? Domani mattina? Non mancherò di certo, mi interessano le novità della tua ricerca. A domani! N.B Il materiale fotografato è depositato presso musei e collezioni universitarie.
  16. Domenica scorsa pioveva e mi son preso un raffreddore, oggi piove e domani pioverà, di uscire a fotografare "all'umido" non mi va proprio, allora sfrutto l'occasione per qualche esperimento. Così prendo: La Sigma Sd quattro H, il Sigma 105mm Macro OS, un vecchio Nikon 50mm f1.8 af "vissuto", un anello adattatore per filtri 62-52, un anello di inversione 52-52, flash e trigger , illuminatore led come luce pilota, slitta macro, piedistalli per i flash e "carta da forno" come diffusore (Mauro docet ) L'attrezzatura usata, meno la carta da forno, i 20centesimi servono a stringere le viti e da scala per le dimensioni del soggetto, come vedrete L'idea è provare a fare macro spinta con il 50mm invertito sul 105mm. Il 50mm invertito equivale ad una lente addizionale (più che) acromatica da 20 diottrie. Risultati? La nitidezza è buona ma a 20 diottrie la profondità di campo scarsissima. E' necessario fare dello stacking Questa è la parte interna di uno schiaccianoci, fortemente concava, unione di 8 foto, ma non basta. Non ho voglia di fare decine di scatti ad uno schiaccianoci, proviamo con qualcosa di più interessante. Ad esempio una ammonite piccola, ma proprio piccola. Come vedete è proprio minuscola (foto scattata con compatta, ritagliata, non ridimensionata, per questo fa un po'... ribrezzo). Ecco cosa esce scattando con il 105mm focheggiato ad infinito: unione di 26 scatti con Zerene Stacker. Si nota una certa vignettatura dovuta al minore diametro del 50mm. Probabilmente sul formato APS-C si sarebbe notata meno, sul formato APS-H è più evidente . La profondità di campo è veramente minima, a f11 ecco come risulta con un singolo scatto: Sotto, focheggiando alla minima distanza di messa a fuoco, unione di 17 scatti, sempre con Zerene Stacker. La vignettatura è scomparsa Messa a fuoco manuale a distanza fissa, spostando il piano di messa a fuoco muovendo avanti/indietro la fotocamera tramite la slitta. La distanza del soggetto dalla lente frontale (del 50mm) con il 105 focheggiato ad infinito era di 5cm. La qualità direi che è soddisfacente. Anzi molto. Rimangono delle ombre indesiderate, colpa mia che essendo interessato soprattutto alla resa come incisione ho un po' trascurato questo aspetto. Riconosco inoltre che l'attrezzatura per l'illuminazione è un po' rudimentale, il flash è dedicato nikon non superlativo. Ho già in programma di dotarmi di un sistema di illuminazione come si deve, appena possibile e poi mi dedicherò a perfezionare anche questo aspetto .
  17. Alexander Semenov, è un biologo marino Russo che unisce la passione per la fotografia con quella per un particolare "mondo alieno", ossia le profondità del Mar Bianco, al largo della costa settentrionale della Russia, e gli animali che ci vivono. La difficoltà di raggiungere le gelide profondità di quel mare è compensata dalle splendide e strane creature che ha potuto fotografare. Meduse e Nudibranchi e Anemoni di mare, dai colori fantastici e dalle forme surreali. Alexander Semenov si è laureato nel 2007 all'Università di Mosca, specializzandosi nello studio del cervello dei calamari. Successivamente ha cominciato a lavorare alla Stazione Biologica del Mar Bianco, dove oggi dirige un team di subacquei e segue numerosi progetti che implicano immersioni. Agli inizi ha cercato di fotografare piccoli invertebrati marini per divertimento con una vecchia macchina fotografica, dopo molti insuccessi è riuscito ad ottenere alcune foto interessanti che hanno convinto lo staff ad acquisire un'attrezzatura più professionale, così ha potuto riprendere i suoi soggetti in profondità. Col tempo si è fatto un'esperienza, ha perfezionato la tecnica ed ora le sue immagini sono affascinanti. Ha passato due anni a realizzare un libro sulla flora e la fauna del Mar Bianco coinvolgendo un team di oltre dieci fotografi subacquei, più studiosi e specialisti che hanno contribuito a redigere i testi. Tutte le creature da lui ritratte vivono nei mari freddi del Nord. Alcune specie sono comuni, mentre altre sono rarissime. Molti di questi animali sono stati visti dal vero solo da pochi specialisti e da pochissimi (e coraggiosi) subacquei che affrontano l'acqua gelida. Come attrezzatura ha usato Canon 5Dm2 in scafandro Subal , Zeiss 21mm/f2.8 e Canon 100mm/f2.8L macro, flash Inon Z-240 strobe. Però, dopo aver provato la D800e ha riferito gli è piaciuta moltissimo e che potrebbe cambiare sistema. NOTA Tutte le foto sono (c) di Alexander Semenov qui riportate a scopo di illustrare la sua opera. DISCLAIMER All photos are (c) by Alexander Semenov, here shown only to illustrate his work.
  18. Queste foto hanno una storia particolare che ho raccontato qui e non la sto a ripetere per non annoiare. Dico solo che mi è capitato di fotografare un' Aromia moschata, insetto molto bello che avevo incontrato solo una volta trent'anni prima quando ancora avevo la Pentax Mx e non avevo più visto. Purtroppo essendo andato sul posto per fotografare cormorani, non avevo con me nemmeno un macro, ma mi sono arrangiato con il 300 f4 e tc14 e 80-200 AFS oppure 50mm più tubi Kenko Pro DGX su D7100. Complice la discreta dimensione del soggetto, qualcosa di buono ne è uscito ugualmente . Sono stato veramente contento. Quando l'abbiamo trovata era su un palo (80-200 AFS più tubi). Luce naturale. 50mm più tubi, flash di schiarita. Il palo non è un bel supporto e inoltre rende l'insetto molto visibile, facile preda di collezionisti umani e uccelli insettivori , così delicatamente lo sposto su un albero, dove potra offrirmi uno sfondo più naturale e trovare riparo. 300mm f4 Tc14 e flash di schiarita. Crop 100% Due parole sull'Aromia: E' un coelottero cerambicide tra i più grandi (lungo circa 4,5cm solo il corpo) e più belli per le iridescenze delle elitre . Oggi è piuttosto raro per distruzione dell'habitat e raccolte indiscriminate.Tra l'altro è famoso perchè nel passato Le Aromie venvano raccolte e ...tritate e si mescolavano al tabacco da fiuto per aromatizzarlo (hanno un discreto odore di muschio).
  19. Piotr Naskrecki è una figura particolare nel mondo della macrofotografia: scienziato e fotografo allo stesso tempo. Usa la fotocamera per documentare le sue ricerche, ma anche per trasmettere al mondo la bellezza delle piccole creature che ci circondano, troppo spesso sconosciute o trascurate. Ebbi modo di intervistarlo "telematicamente" qualche tempo fa e questo mio contributo è in parte basato sul nostro scambio di email. Naskrecki ha lavorato al Museum of Comparative Zoology (Museo di Zoologia Comparata) all’Università di Harvard, a Cambridge, Massachussets (USA) e all'Università del Connecticut. La sua ricerca è incentrata soprattutto sull’evoluzione degli insetti ma è anche coinvolto in numerosi progetti scientifici e di divulgazione correlati con la conservazione delle foreste pluviali tropicali. Il suo interesse per la macrofotografia è iniziato una ventina d'anni fa quando la moglie gli ha regalato per Natale una Nikon N 6006 (F601). Dall'uso della fotocamera come mezzo per illustrare gli organismi su cui lavorava al fare della fotografia una passione il passo è stato breve. Non è interessato fotografare uccelli o mammiferi, perché trova che il piccolo mondo che ci circonda sia molto più affascinante. Attualmente usa soprattutto fotocamere ed obiettivi Canon. Come fotografo cerca sempre di portare alla luce la bellezza di quei soggetti che sfugge ai nostri occhi per via delle dimensioni del mondo in cui noi siamo abituati a vivere. Rendendo i soggetti più grandi del reale, Naskrecki ci porta alla loro scala, permettendoci di vedere strutture, simmetrie e forme normalmente nascoste. Una splendida Mantide tropicale Nemia, un Neurottero tropicale Typophyllum un ortottero mimetico Nello stesso tempo cerca di ricreare la prospettiva e la tridimensionalità di questo microscopico mondo. Per questo usa spesso i grandangoli (15-35mm) con un tubo di prolunga corto, in modo da focheggiare molto vicino pur mantenendo una prospettiva ampia e notevole profondità di campo in modo da cogliere l’ambiente in cui vive il soggetto. Un ortottero del Mozambico, ambientato. Un altro ortottero tropicale In altri contesti usa obiettivi macro e, per soggetti molto piccoli, come le formiche lavora a rapporti di riproduzione molto elevati sfruttando il Canon MPE 65mm, che arriva a 5:1. Se vuole includere qualcosa di più del solo soggetto centrale, usa grandangoli tradizionali Le sue gallerie sono diverse (ma ugualmente spettacolari), rivelando posture insolite, oppure interazioni fra (minuscoli) organismi, che per venire ripresi, richiedono abilità ed esperienza. Per ottenere questi risulta occorre una grande conoscenza del soggetto. Ogni volta che inizia un nuovo progetto fotografico, comincia documentandosi approfonditamente in quanto una buona preparazione fondamentale se si è interessati al comportamento animale. Si può persino arrivare ad osservare e documentare comportamenti che nessun altro ha mai visto prima. Naskrecki rimane comunque prima uno scienziato e poi un fotografo. Usa la fotografia principalmente per documentare il suo lavoro e come strumento educativo alla comprensione del comportamento animale e alla conservazione della natura. Raganella tropicale, Papua Nuova Guinea Pronto al duello... Granchio del Costarica Ma a parte la documentazione scientifica, quando fotografa, il messaggio principale che Naskrecki cerca di trasmettere con le sue foto è che esiste un mondo bellissimo e complesso costituito da organismi di cui pochissima gente sa qualcosa. Si tratta invece di membri affascinanti, coloratissimi e di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle comunità biologiche. Spesso sono minacciati quanto i panda e le tigri, ma ricevono poca attenzione dal pubblico e dai conservazionisti, solo perché in pochi sanno della loro esistenza. Mostrarli da vicino è il primo passo per apprezzarli e proteggerli. Piotr Naskrecki, (dal sito Uconn Today) Non perdetevi il suo interessantissimo sito: http://www.insectphotography.com/ E il suo fantastico Blog: https://thesmallermajority.com/ NOTA: Tutte le foto sono (c) di Piotr Naskrecki, qui mostrate solo allo scopo di illustrare la sua opera ad esclusione del suo ritratto, preso dal sito Uconn Today. DISCLAIMER: All the photos shown here are (c) by Piotr Naskrecki, published here only to illustrate his work, apart for his portrait, taken from the site Uconn Today.
  20. Probabilmente è un argomento che interessa pochi, ma.. mi chiedo, non ci sono tubi di prolunga compatibili con i nuovi teleobiettivi ? Nikon è rimasta ancora ai tubi Pk e PN con baionetta Ai e lo sappiamo. Però... fino al 300mm f4 AFS e compagni era possibile usare dei Kenko PRO DGX e lavorare con tutte, o quasi, le funzionalità presenti. Con i nuovi tele come il 300 f4 P si può o no? Qualcuno ha provato? Un tubo medio-corto come il Kenko PRO DGX su un teleobiettivo come un 300, ma anche un 500, era comodo perchè con la perdita di uno stop di luce o poco più permetteva due cose: La più ovvia era avvicinarsi di più al soggetto. Non solo in macrofotografia, ma anche con soggetti particolari. Ad esempio le cince e i piccoli passeriformi possono essere timidi per riprenderli con un tele corto, ma nel contempo sono troppo piccoli per la distanza di messa a fuoco minima di un 500mm fisso. Avvicinarsi un po' grazie al tubo risolveva il problema. La seconda è che con il tubo corto si poteva ingrandire maggiormente alle brevi distanze anche senza avvicinarsi perchè si impostavano distanze di messa a fuoco maggiori, con una conseguente minore riduzione della focale effettiva. Ne avevo scritto a suo tempo ma riporto un esempio qui sotto per chiarire. Nikon 300mm f4 AFS alla distanza di 2,5m. Per i curiosi è un cranio di avvoltoio. Nikon 300mm f4 AFS con Tubo Nikon PN11 alla stessa distanza, anzi il sensore è 5cm più indietro per la presenza del tubo. Il guadagno si vede. Un nikonlander che per ora non si è trasferito nel nuovo sito, usava spesso il suo 500mm con un tubo Kenko da 36mm proprio per entrambi gli scopi. Io facevo lo stesso col 300mm. Magari mi ripeto, non interessa più, però... non era una brutta cosa avere la possibilità di usare dei tubi di prolunga anche al di fuori della macrofotografia in senso stretto. Ad esempio per "guadagnare senza spostarsi", come sopra. Forse, dato che adesso ci sono dei buoni converter... quanto sopra non ha più senso come una volta?
  21. Platicnemys pennipes, maschio e femmina, 300mm f4 su corpo Dx.
  22. Ronald (Ronnie) Gaubert è stato uno dei maestri della fotografia ravvicinata, responsabile della sezione macrofotografia di naturephotographers.net., ma eccelleva anche nella fotografia naturalistica in generale. I suoi lavori sulle paludi della Louisiana sono una sintesi di natura e poesia, che tutti gli appassionati di fotografia naturalistica dovrebbero conoscere. La sua simpatia faceva il resto. Grande è stato il dolore nel mondo della fotografia naturalistica per la sua scomparsa, nel 2011, a causa di una malattia che non perdona. Naturephotographers.net riporta un commosso ricordo QUI Come Galen Burrel è stato uno dei maestri ispiratori per la mia fotografia naturalistica in generale, Ronnie Gaubert lo è stato per la Macrofotografia. Ripropongo un tributo alla sua memoria, riportando l'intervista che gli avevo fatto poco prima che la malattia si manifestasse. La traduzione dall'inglese è mia (anche le note fra parentesi in corsivo nel testo sono mie), le foto sono opera e proprietà di Ronnie Gaubert da lui concesse per l'intervista stessa.Vuoi dire qualcosa di te come presentazione?Mi chiamo Ronald Gaubert, ma quasi tutti mi chiamano Ronnie. Sono nato il 3 Ottobre 1951 nella cittadina di Destrehan, in Louisiana (USA), che si trova sulle rive del Mississippi. Fin da ragazzino ho cominciato ad esplorare la grande varietà della natura lussureggiante delle paludi enelle foreste umide che crescono lungo il fiume. La mia passione per la fotografia ha avuto inizio quando avevo più o meno 17 anni, quando ho cominciato a fotografare in bianco e nero. Da lì ho proseguito con la pellicola a colori e le diapositive. Dopo aver sperimentato fotocamere di molte marche, mi sono finalmente fermato sul sistema Nikon verso il 1975. Ho acquistato la mia prima reflex digitale, una D100, nel Dicembre del 2002. L’ho usata per quasi quattro anni, finché non sono passato alla D200 nell’Agosto 2006. Sebbene io sia conosciuto soprattutto per la mia fotografia ravvicinata, mi piace moltissimo anche la fotografia agli uccelli e di paesaggio. Quando hai cominciato con la macrofotografia? Hai avuto qualche maestro, ti sei ispirato a qualcuno?Il mio interesse per la macrofotografia, o meglio per quella che io preferisco chiamare fotografia ravvicinata (closeup photography, è una definizione più corretta, nelle sue foto Ronnie non scende mai a rapporti di riproduzione troppo spinti) risale a quando ho cominciato a fotografare, nel 1968. Non posso dire che un fatto o una persona abbiano realmente ispirato il mio stile fotografico. Non sono mai stato uno a cui piaceva leggere libri, infatti non ho mai letto un libro di fotografia. Per chissà quale motivo, la fotografia era nel mio DNA. Mi ha preso da giovane e non mi ha mai lasciato. Mi diverto addirittura di più oggi di quando ero ragazzo.Tu sei stato uno dei primi ad usare lunghe focali per le macro.Oggi si vedono sempre più fotografi usare lunghe focali per la fotografia ravvicinata. Anche se possiedo in 55mm ed un 105mm macro, li uso raramente per le mie foto. Trovo nella maggior lunghezza focale del 300mm (è il 300mm f4 AFS, usato spesso con tubi di prolunga, il PN11, a volte il Kenko da 36mm) una superiore flessibilità per il mio lavoro. Capisco che non per tutti potrà andar bene, ma per il mio stile di fotografia è perfetto. Bruco dell'Azalea Non ho mai provato il desiderio di fare foto al rapporto 1:1. Preferisco largamente riprendere soggetti più grandi. Il mio stile si basa soprattutto sulla composizione e la luce ambiente, quando fotografi al rapporto 1:1 o superiore, si deve usare soprattutto il flash e la composizione non è più un fattore così importante. Non ho nulla contro la fotografia a quegli ingrandimenti, infatti mi piace, ma non è il mio interesse principale. Cosa cerchi nella macrofotografia, quali emozioni, sensazioni o conoscenze, vuoi trasmettere alla gente con le tue foto macro?Questa è una domanda difficile, perché non ci ho mai pensato molto in quanto io fotografo per suscitare in me stesso emozioni e sensazioni. Quando fotografo, i pensieri di chi guarderà la foto non passano mai per la mia mente. Però credo che chi guarda le mie immagini provi le stesse sensazioni che ho provato io. Sono molto convinto di condividere le emozioni della maggior parte dei macrofotografi per quel che riguarda soggetti, composizione e luce. Questo fa di noi ( macrofotografi) una categoria molto particolare di fotografi. Adulto ed exuvia di Cicala Con l'attrezzatura che preferisci non puoi riprendere dettagli minuti dei tuoi soggetti.Sì, col mio set non riesco a riprendere dettagli ad un rapporto di riproduzione superiore ad 1:3. Come ho detto prima, non mi interessa. Mi sento a mio agio con soggetti più grandi, ho più flessibilità per quel che riguarda luce e composizione.Fai molta postproduzione o applichi dei ritagli significativi?Non ritaglio molto. Col 300mm non ho motivo per non riempire il fotogramma con il soggetto. Per questo è il mio obiettivo preferito, in quanto non devo avvicinarmi troppo al soggetto per riempire il fotogramma. Posso tenermi a distanza di sicurezza per non disturbare i soggetti.La postproduzione varia molto da immagine ad immagine. Per rispondere alla domanda direi che faccio un minimo di postproduzione sulle mie foto. Percorro grandi distanze per ottenere le migliori immagini possibili direttamente sul campo. Sono pronto a non fare lo scatto se le condizioni non sono favorevoli. Blue dasher (Pachydiplax longipennis) nella posizione "dell'obelisco". Le tue foto sono così belle anche per la luce stupefacente che riesci a cogliere.Il mio motto (lett. le parole per cui vivo) è: “Conta meno il soggetto e di più la luce e la composizione”. Sono molto esigente nelle preferenze riguardo le condizioni di luce. Il momento della giornata che preferisco è dalle prime luci a circa mezz’ora dopo l’alba. E’ un breve intervallo di tempo che ti mette sotto pressione nella ricerca dei soggetti.Fotografo anche nel tardo pomeriggio, ma normalmente il vento diventa un grosso ostacolo in quelle ore.La luce del primo mattino produce una luce indiretta e diffusa che secondo me non ha rivali. La luce diretta delle ore diurne semplicemente produce troppe ombre dure e chiazze luminose.Uso raramente il flash. Le sole volte in cui uso il flash è come luce di schiarita e uso solo il flash incorporato nella mia D200.Non uso flash esterni nel mio lavoro. Io personalmente credo non ci sia nulla di simile alla luce ambiente naturale. Un’altra ragione per l’eccellenza dei tuoi scatti è quella che definirei un’eleganza unica nella composizione, un sottile equilibrio tra forme e colori. Questa capacità di “vedere”, può essere imparata in qualche modo?Sono fermamente convinto che ciascun fotografo debba sviluppare il suo stile personale che lo soddisfi. Puoi imparare dagli altri, ma non devi tentare di imitarne lo stile.Sono convinto che il talento per la composizione, l’abilità di vedere, siano un dono naturale. Possono essere insegnati fino ad un certo punto, ma è compito dell’allievo raffinare ulteriormente le proprie abilità. Il miglior consiglio che mi sento di dare è di sperimentare e usare un' attrezzatura e soggetti semplici. Non cercate di fare i sofisticati con l’attrezzatura e con i soggetti. Riuscire nella macrofotografia non è così facile come può sembrare. Niente è peggio che spendere un mucchio di soldi duramente guadagnati e scoprire che non è cosa per te. Api longicorne in riposo Quanto tempo impieghi nella ricerca dei soggetti?Bella domanda, vorrei avere una bella risposta! Varia ad ogni uscita, Certe mattine i soggetti sembra che ti saltino addosso, altre invece sembra che non ci sia nulla di vivo nei campi. Per ogni insetto che trovo, sono convinto che ce ne siano altri 100 che non vedo. Gli insetti possono essere molto elusivi, ma è così che li ha progettati la natura. Fotografando nella luce tenue del primo mattino, trovarli diventa ancora più difficile perché i loro colori non sono enfatizzati dalla luce brillante che c’è durante il resto del giorno. Ci vuole allenamento.La mattina presto gli insetti sono ancora immobilizzati dall’aria fredda e dall’umidità portate dalla notte, per questo motivo non si muovono molto. Nel resto della giornata sono più schivi perché spaventati dalla nostra presenza.Se trovo 5 soggetti diversi in una sessione, lo definisco un successo. Darner (Anax junius) Un consiglio per chi volesse avvicinarsi alla fotografia ravvicinata?Il mio consiglio migliore per la macrofotografia non si applica a chi supera i sessant’anni a meno che non si sia tenuto in forma. Strisciare nel sottobosco fitto in luce fioca non è una cosa facile.Mi sto avvicinando ai sessant’anni e sta diventando sempre più difficile alzarsi dal letto molte ore prima dell’alba e guidare fino al sito dove fotografare. Dovete sapere che la Louisiana ha un clima tropicale con 80 gradi Farenheit (un po’ più di 30 °C) e 100% di umidità. Si spera che il clima sia più adatto agli anziani da altre parti.Per rispondere seriamente, come ho detto prima, semplicità. Non cercate di fare i sofisticati con ogni sorta di flash riflettori, diffusori e via dicendo: fate una prova con la tecnica delle lunghe focali. I vantaggi delle lunghe focali sono:- il non doversi avvicinare al soggetto come con le focali più corte;- la possibilità di isolare meglio i soggetti, avendo un angolo di campo minore.Questo ti permette di sfocare meglio lo sfondo. Con un 300mm si includono solo pochi gradi di visuale dello sfondo. Con una focale più corta si includerebbe una visuale più ampia, con il rischio di inserire elementi di sfondo che distraggono.Mi sforzo sempre di mantenere lo sfondo delle mie immagini pulito, privo di elementi di distrazione Tu vuoi che gli occhi di chi guarda si concentrino sul soggetto e non vengano deviati verso lo sfondo.Alcuni link alle foto di Ronnie Gaubert: http://www.photoportfolios.net/portfolio/pf.cgi?a=up&ns=1&pi=RONNIE http://www.naturephotographers.net/imagecritique/ic.cgi?a=up&pi=RONNIEGAUBERT&ns=1 Non mancate di guardare anche le sue foto alla fauna (uccelli ed alligatori soprattutto) e ai panorami della Louisiana che sono un vero spettacolo.
  23. Il titolo si riferisce al nome inglese "Goldenring" che viene dato alle diverse specie del genere Cordulegaster, tutte caratterizzate da grosse dimensioni, corpo nero con vistosi anelli giallo dorato. La specie più comune in Italia Settentrionale è Cordulegaster boltonii. Anche se non particolare come la Lindenia, è pur sempre una Top Model fra le libellule. e fino all'anno scorso non l'avevo mai vista da vicino e tantomeno fotografata. Finalmente sono riuscito a vederla bene (la cosa più importante per me, l'emozione di incontrare un animale che ti interessa e non hai mai visto non ha uguali) e fotografarla "abbastanza bene". Tra l'altro è stato un incontro fortuito. Location: Parco del Curone, (tra Montevecchia e Rovagnate, provincia di Lecco). Località Ca' Soldato, dove c'è una serie di piccoli stagni alimentati da un ruscello. gli stagni sono circondati da staccionata per evitare che i gitanti sprovveduti ci caschino dentro, ma soprattutto per evitare che gli stagni vengano distrutti. Questo cartello la dice lunga sul senso civico (l'educazione) di molti frequentatori (e siamo in un Parco Naturale) C'è una bella diversità di libellule, fra cui le elegantissime Aeshna cyanea che volano in continuazione. Noto un piccolo ma frenetico agitarsi della superficie dell'acqua a proprio fianco della passerella, so cos'è: una libellula sta annegando. Capita che colpita in volo (combattimento o scontro violento con altre libelllule) qualche libellula cada in acqua. Se non riesce a prendere il volo subito è condannata perchè respirando attraverso fori sempre aperti nell'addome, non può impedire che l'acqua vi penetri e così affoga lentamente. Prendo un rametto secco e lo infilo sotto alla povera bestia e sollevo, Sentendo un appoggio inarca l'addome sopra l'acqua e ricomincia a respirare. Quando sollevo il rametto il fiato manca a me. E' un Cordulegaster boltonii! Mai vista da vicino e adesso ne salvo addirittura una dall'annegamento!Con delicatezza la afferro nei posti giusti (dove non si danneggia) e la appoggio ad un tronco dove può aggrapparsi. Le ripulisco le ali dalle foglioline di lenticchia d'acqua. Rimane immobile, esausto (è un maschio). Immobile lui, corro io (a prendere la borsa fotografica) e iniziano le riprese. Tre quarti, utile per l'identificazione. Di profilo. Dopo qualche minuto inizia a far vibrare le ali. E' un modo per "scaldarsi". La stanchezza e l'acqua hanno portato la sua temperatura al di sotto del livello minimo di attività, ma scaldata un pochino all'aria, ha alzato il metabolismo ed ora fa "girare i motori" per accelerare il recupero. Ogni tanto fa una pausa fra una serie di vibrazioni e l'altra. Ne approfitto per fare un ritrattone con il 105VR. Adesso è asciutto e "il motore è caldo". Ancora poco e dovrebbe riprendere il volo Così accade. Con un rumore da elicottero si invola di scatto e scompare. E io sono contento due volte: Ho salvato dall'annegamento questo splendido esemplare e ho colmato un vuoto nel mio portfolio.
  24. Ci sono i "naturalisti da campo", un tipo speciale di persone che amano la natura, ma sul serio.Fanno un lavoro "normale" ma nel contempo hanno una conoscenza minuziosa del territorio e di chi ci vive (animale e vegetale). Collaborano con Università ed altri enti per atlanti, censimenti, segnalazioni e così via, il loro lavoro è volontario, poco conosciuto ma preziosissimo. Ho la fortuna di conoscerne qualcuno che sapendo della mia passione per la fotografia naturalistica, mi chiama ogni tanto se pensa che ci sia qualcosa di interessante per me. Una volta li ho accompagnati in una zona di riproduzione del rospo smeraldino, un piccolo, simpatico anfibio, una specie protetta, nella Valle dell'Olona. I rospi si muovono di notte e fotografare al buio senza potenti fari che disturberebbero eccessivamente e farebbero anche scappare i soggetti non è così semplice, almeno per me. La soluzione è stata quella di girare con due lampade: una abbastanza fioca per individuare i soggetti senza allarmarli, una volta trovato mi sistemavo, mettevo a fuoco e poi il compare accendeva una torcia direzionale più potente per illuminare bene ed io scattavo col flash. Di notte rane e rospi sono molto attivi per cui fuggono subito. Occorre prontezza e si sprecano molti scatti. A dire il vero c'è chi li stanca (essendo animali a sangue freddo si fa in fretta) poi li prende e li posiziona, ma a me non va perchè o ci si bagna prima le mani con molta acqua o a mani nude il grasso della nostra pelle rischia di ledere il loro sottile rivestimento di muco creando una possibilità di infezioni da funghi. Siccome le foto migliori si fanno ad altezza del soggetto... avete idea di quanto è alto un rospo?Fotografavo sdraiandomi a terra col tele appoggiato ad una delle gambe del treppiede aperto quasi a 180 gradi per avere un minimo di stabilità.Essendo ambienti di acqua ferma di notte, c'erano milioni di zanzare felici che non volevano credere a tanta abbondanza di sangue... gli abiti cosparsi di biokill hanno fatto qualcosa, ma le mani... Come è andata? Da subito abbiamo incontrato centinaia di rospetti smeraldini appena metamorfosati (passati da girino ad adulto) grandi quanto l'unghia di un dito mignolo o forse meno, che ci saltavano via letteralmente da sotto le scarpe (la lampada a bassa intensità ci ha permesso di non schiacciarne nessuno) nel prato era troppo difficile ottenere un'immagine pulita per via della loro piccolezza e irrequietezza. Tanto per avere un'idea di quanto son piccoli. Ma sullo sterrato ne sono venute di simpatiche: Questo piccoletto credeva di essere mimetizzato perchè si era ricoperto di sabbia, così restava lì. Più tardi (dopo le 22.30) abbiamo incontrato gli adulti che si sono concessi per delle riprese sia sullo sterrato che in un contesto più ambientato.Un adulto è lungo dai 5 ai 7cm. L'ombra sotto la gola è dovuta ai movimenti della respirazione, velocissimi. Eccolo ambientato. Tre ore di sangue sudore, polvere ... e gran divertimento, con gente che ama e difende la natura. Un grande GRAZIE ai miei compagni di avventura, Andrea e Abramo.
  25. Forse ricorderete che lo scorso Maggio è stata inaugurata una mostra di mie fotografie intitolata "Segni dal Passato", in cui interpretavo graficamente la struttura di alcuni fossili grazie anche alla notevole tridimensionalità di immagine ottenibile con la Sigma Sd QUATTRO. La mostra di è conclusa a fine Luglio. QUI il reportage dell'inaugurazione. Vi propongo alcune foto non incluse nella mostra per motivi di spazio (più di tante non ce ne stavano). Le foto sono sempre state scattate con la Sigma Sd QUATTRO e il Sigma 50mm con lente Marumi 330 oppure il Sigma 150 Macro OS. Gentilmente offerti da Mtrading a Mauro Maratta e da Mauro Maratta a me. Molare di Orso delle Caverne rinvenuto in una grotta. Stelle (marine) cadute Mortalità di massa di pesci. Gambero incrostato dal deposito minerale di una sorgente termale Crinoidi e gamberetto Setti di conchiglia di ammonite La conchiglia (solo per capire da dove ho tratto il particolare) Alien rising (trilobite arrotolata). Questa l'avete già vista. A gentile richiesta inserisco anche le foto della mostra: Una Razza (il pesce) Foglia di Ginkgo Ammonite piritizzata (quel che sembra oro è un'incrostazione di solfuro di ferro, pirite appunto). Stromatoliti, rocce vecchie di oltre mezzo miliardo di anni formate dall'attività di batteri (se ne formano ancora oggi in ambienti molto particolari). Sezione di Ammonite riempita di cristalli. Sezione di osso di Dinosauro Trama delle suture interne di un Ammonite Coralli coloniali. Tronchetto conservato in Opale. Se non c'era una (quasi) libellula non era da me.
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