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  1. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Debussy rideva quando lo definivano "impressionista" o anche "espressionista".
    Lui si diceva semplicemente un compositore e un musicista francese e nella sua musica ha sempre prevalso il gusto - tipicamente del suo Paese - di rivalsa nei confronti degli esterofili, sforzandosi di recuperare i tratti della tradizione francese, specialmente nelle sue radici barocche, in contrapposizione con la moda post-wagneriana e comunque romantica imperante, intrisa di cultura e modelli musicali tedeschi.
    La beffa è stata, per Debussy, morire a Parigi, durante un bombardamento tedesco in seguito all'ultima campagna del 1918.
    Ma sto divagando. Questo è un disco tipicamente francese. Di musica francese registrato da (ottimi) musicisti francese.
    Ci sono nomi noti (come Capucon, il violinista, manca il fratello, violoncellista, e Pahud ottimo flautista di fama mondiale) e meno noti. Ma comunque legati dal piacere di fare musica insieme, non di concludere in fretta un catalogo.
    Non c'è nulla di inedito in queste pagine, sebbene il trio - giovanile, composto negli anni di studio - sia stato da poco ritrovato.
    Per il mio gusto, questo rappresenta il Debussy più interessante, forse perchè - a parte la sonata per flauto solo "Syrinx" - è quello meno sperimentale. Ma non per questo tradizionale.
    Come si intende già nelle prime battute della splendida sonata per violoncello accompagnato dal pianoforte (Debussy scriveva che il pianoforte non deve lottare contro il violoncello ma assecondarlo : tutto l'opposto delle sonate per pianoforte e un altro strumento del germanissimo Brahms).
    E' una sonata molto intensa, a tratti addirittura veemente e selvaggia, con soluzioni nuove, originali.
    Debussy, proprio per il suo essere tipicamente francese, non ha avuto discepoli. Ma probabilmente è anche vissuto in un'era in cui tutto si è dissolto.
    E se è pieno di timbri ed echi che si rifanno a Fauré o a Gounod, Saint Saens, Franck (scegliete voi chi altri) il giovanile trio, la straordinaria sonata per flauto, viola ed arpa non ha - a mio parere - eguali.
    Riesce ad essere all'unisono moderna e tradizionale.
    Intendiamoci, non è che possa mai sembrare la musica di uno dei maestri citati sempre un pò ... a sproposito da Debussy (io nella maniera di Rameau o di Couperin di Debussy ci ho sempre trovato Debussy, mai uno dei grandi settecenteschi maestri francesi).
    Salvo che nella libertà di ritmo e di armonia. Di leggero piacere di fare semplicemente musica e non di voler dimostrare a tutti i costi che nella musica c'è incisa in nuce la matrice piramidale dell'essenza stessa del creato ...
    In sintesi, un disco splendido, splendidamente suonato ensemble da splendidi musicisti che ho già ascoltato innumerevoli volte e che non mi stanco mai di ascoltare e quando, arrivato all'ultimo brano inciso, il trio prorompe in un brillante (e romantico) Finale "appassionato", mi viene voglia di riascoltarlo da capo.
    Registrazione di grande qualità, in formato ad alta risoluzione 96/24, presso la Salle Colonne e lo Studio Davout di Parigi tra il settembre 2016 e il marzo 2017. Edito da Erato, gloriosa etichetta francese, Gruppo Warner.
    Disco della settimana a pieno diritto !
  2. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Bartòk, Poulenc, Ravel
    Patrizia Kopatchiskaja, violino
    Polina Leschenko, pianoforte
    Alpha, 2018, formato 96/24
    ***

     

     



     
     



    Sinceramente trascurerei l'aneddotica riportata nel libretto.
    Ciò che lega i brani in programma di questo strepitoso disco non sono le radici folkloristiche, né l'Ungheria ideale sognata da Ravel o quella reale vissuta dall'oscuro Bartòk. Non è la trascrizione magistrale di Donhanny del walzer di Coppelia di Delius.
    Il Duo, Deux del titolo sono le due folli protagoniste musicali descritte perfettamente dalle foto del libretto.
    La pazza Patrizia che suona a piedi nudi e ogni tanto si straia a terra a guardare il soffitto ha trovato una partner che non dovrebbe lasciarsi scappare.
    La Leschenko è una delle protette di Martha Argerich con la quale ha suonato pezzi di grande virtuosismo.
    E qui tiene perfettamente testa al folletto moldavo con un pianismo che è ben lungi dall'accompagnare ma è protagonista, in ogni nota, non solo nella personalissima interpretazione del walzer.
    In questo disco ci sono tesori. La più coinvolgente e palpitante interpretazione della Tzigane di Ravel, un brano di difficoltà inusitata e di grande vivacità tematica.
    La focosa sonata per violino e pianoforte di Poulenc.
    L'ombrosa sonata per violino e pianoforte n.2 di Bartòk.
    Da ogni nota Patrizia trova qualche cosa di originale da dire. Le risponde con carattere Polina.
    Due vulcani liberi, capaci di coinvolgere l'ascoltatore per tutti i 52 minuti del disco, meravigliosamente registrato dai tecnici Alpha.
    Difficile trovare un disco dell'anno 2018 più personale, bello e vivo di questo, confezionato con assoluta naturalezza da due musiciste integrali che vivono di musica.
    Patrizia, Polina, non lasciateci attendere troppo una seconda puntata !
  3. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Strangers in PARadISe
    musiche di Ravel, Enescu, Ysaye, Prokofiev
    Diana Tishchenko, violino
    Zoltan Fejervari, pianoforte
    Warner Classics 2019, formato 96/24
    ***
    Non ancora trentenne, questo è il suo primo disco a quanto ne so io.
    L'ucraina Diana Tishchenko vanta però già una lunga carriera alle spalle, essendo stata violino concertatora della Orchestra Giovanile Europea Gustav Mahler e poi della Orchestra da Camera di Monaco.
    Ha partecipato a diversi concorsi internazionali vincendo il Mendelssohn nel 2017, l'Isaac Stern di Shanghai l'anno scorso, più diversi altri.
    Adesso è in stagione nelle principali sale europee dopo il debutto con il Primo Concerto di Shostakovich a Berlino.
     

    Suona un Camillus Camilli del 1731 prestatole da un fondazione tedesca.
    Il programma di questo disco - sorvoliamo sul titolo per nulla azzeccato di stranieri di passaggio a Parigi - è estremamente brillante.
    La celeberrima sonata n. 2 Op. 77 di Ravel con le sue atmosfere esotiche è condotta con piglio e personalità, ben coadiuvata dal pianista Feyérvàri.
    Di grande atmosfera la sonata n.3 di Enescu.
    Potente ma non troppo tenebrosa la Sonata n.1 Op. 80 di Prokofiev.
    In mezzo i quasi sette minuti di violino solo della Ballade di Ysaye



    Tishchenko mostra personalità oltre a grandi doti tecniche e per nulla intimorita da un repertorio impegnativo come questo, quando per l'esordio avrebbe anche potuto scegliere una terna di concerti di Mozart.
    Ma guardando i programmi dei concerti che sta affrontando si capisce immediatamente quali siano le sue inclinazioni e che genere di musica nelle sue corde.
    E' un disco molto intenso, con un bel suono e una esecuzione che non si presta ad alcuna critica. Anzi.
    Bella prova e sono sicuro che il bello deve ancora venire : la terremo d'occhio  sperando che non trascuri il disco come alcune sue colleghe.
    Registrazione fantastica, con un piano possente e un violino cristallino.
    Consigliatissimo.

  4. M&M
    Dimitri Shostakovich : 24 preludi e fughe op. 87 / Hannes Minnaar, pianoforte
    Challenge Classics, formato SACD, disponibile via Qobuz in 48/24
    ottobre 2022
    ***
    Trascuriamo la genealogia di quest'opera, capitale per tutta la musica occidentale ... nonostante Shostakovich sia russo e non a caso tacciato di eccessivo legame ai canoni estetici d'oltre cortina dal regime sovietico.
    Il legame profondo con il Clavicembalo ben Temperato di Bach va oltre l'occasione, il bicentenario della morte di Bach celebrato nella "sovietica" Lipsia nel 1750, cui partecipò come giudice Dimitri, premiando Tatyana Nikolayeva per la sua performance.
    Perchè ci sono citazioni e tributi a Bach, a cominciare dall'accordo iniziale del primo preludio che è la sintesi dell'arpeggio del celeberrimo primo preludio in do maggiore del tedesco ma altrettante soluzioni si ritrovano anche in altri preludi e in fughe successive.
    Ovviamente Shostakovich è molto più estremo nella sua polifonia, specie nei preludi che per Bach, sono "solo" preludi alle successive fughe. Mentre per il russo sono vere e proprie composizioni sinfoniche ridotte al pianoforte, mentre le fughe sono più rigorose ed asciutte, sebbene di una profondità spesso trascendente le capacità ... dell'ascoltatore.
    Composizione impegnativa, sono due ore e trenta minuti e pochi sono in grado di eseguirla tutta insieme, più volte registrata da grandi pianisti.
    Io l'ho conosciuta per alcuni pezzi sciolti proposti in epoca sovietica da Richter e Gilels che purtroppo non hanno lasciato l'integrale.
    E ovviamente almeno due delle registrazioni della Nikolayeva.
    Qui l'olandese Hannes Minnaar, pianista molto legato alla tradizioni contrappuntistica e polifonica, come da tradizione del suo Paese ce ne dà una lettura che secondo me diventa il nuovo standard da cui ripartire.
    E' compatta, rigorosa, densa, veloce ma raggiunge vette di profondità che - sono sicuro - avrebbero meravigliato Dimitri in persona.
    Non fa mancare le punte - a volte eccessive - del sarcasmo tipico del compositore ma siamo ad un livello talmente elevato che quasi ... si perdonano.
    Ovviamente in osservanza del segno che, come dice Minnaar nelle note del libretto rispondendo alle domande dell'editore, segue la trama senza perdere nemmeno una nota, essendo ognuna essenziale per lo sviluppo della costruzione polifonica di tutti i 24 preludi e fughe.
    Confesso che - lo avrete capito - è una delle mie composizioni preferite di tutti i tempi e che riesco a digerirmela tutta (a differenza di quanto faccio, solo a puntate, col Clavicembalo ben Temperato, sia esse eseguito al cembalo o al piano) e qui riesco a lavorare mentre lo ascolto pur seguendo perfettamente ogni voce, ogni raddoppio, ogni accento.

    non mi dilungo se non per ribadire che questo è il mio nuovo riferimento (lo preferisco al più ... indigesto Igor Levit che secondo me è proprio andato ... all'altro mondo con DSCH), più di qualunque altra edizione.
    Registrazione pulita e dinamica. Mi piacerebbe avere il master SACD.
  5. M&M

    Recensioni Audio
    Quando ero ragazzo, nel secolo scorso, mi costruivo da solo i diffusori. Costruivo alla buona i mobili in legno, poi mi mettevo col saldatore ad improvvisare - dopo approfonditi calcoli al computer - i filtri per separare le varie vie con condensatori, induttanze e resistenze.
    I risultati erano decenti, spendevo una frazione di quanto sarebbero costati i diffusori commerciali che desideravo e che mai mi sarei potuto permettere di avere.
    Ma io sono nato digitale e non ho mai amato avere cose che non si possano programmare. Un diffusore "analogico" tradizionale nasce per rimanere come è nato per sempre. E quando supera la barriera dell'età e non si può più riparare, finisce in discarica.
    Inoltre le reti analogiche (i filtri fatti di componenti reattivi) sono difficoltosi da progettare, da costruire, costano un botto, sono poco flessibili, consentono tagli limitati. Non si possono adattare a esigenze troppo sofisticate se non a costi esorbitanti che spesso superano quello degli altoparlanti.
    E a me piacciono le cose complesse, meglio se a tante vie. Grandi, imponenti, con una prospettiva sonora la più realistica possibile.
    Mentre oramai non mi piacciono più "le casse" di legno. In natura esistono solo per contenere cose ma nessuno "strumento sonoro" naturale ha la cassa chiusa.
    A metà degli anni '90 ho per la prima volta provato la costruzione di un sistema aperto, un dipolo. Le "vedove" come le chiamava mio padre per la configurazione estetica "in gramaglie" (due pannelli in nero e amaranto alti 204 cm e larghi 60) sono ancora in casa, sebbene da una decina di anni non suonino più (ma è previsto un loro revival secondo le nuove possibilità che descriverò in questa pagina).
    L'impatto con un sistema aperto composto da una molteplice quantità di driver sovrapposti è stato come volare per la prima volta.
    Non più rimbombi di nessun tipo, prospettiva aperta e spaziale, ricostruzione sonora realistica.
    Io ascolto al 99% musica unplugged, per lo più musica dal primo barocco al primo '900. Credo che solo i sistemi aperti (come questi, ovvero, i dipoli o le trombe) diano una naturale risposta. Perchè é così che sono prodotti i suoni che noi conosciamo.
    Ma ci sono problemi strutturali legati ad un dipolo specie per la tenuta della riproduzione delle prime ottave basse della banda audio. Risolverli per via analogica mi ha comportato l'ideazione di un sistema estremamente complicato da pilotare con un carico sulla prima via molto impegnativo tale da richiedere un amplificatore non comune (uno dei vari AM Audio in classe A che possiedo ancora). Una specie di termosifone da 80 chilogrammi capace di pilotare anche un pezzo di ferro arrugginito ma che scalda come una piccola centrale a vapore.
    Modulare quella risposta senza strumenti era impresa ... empirica. Ne ero soddisfatto perché erano mie creature ma ho sempre saputo che avrei potuto fare di meglio con gli strumenti adatti.
    Il nuovo secolo per fortuna ha portato una svolta in questo campo con la democratizzazione dei processi digitali - un tempo tecnologie sofisticate e costose a disposizione solo dei militari - con apparecchi a DSP in grado di svolgere compiti via programmazione in campo audio.
    E poi abbiamo anche strumenti di misura e controllo che non costano più migliaia di euro.
    Come questo microfono USB, del costo di meno di 100 euro che viene fornito addirittura con una curva di calibrazione per singolo apparecchio che ne livella la risposta 

    l'UMIK-1 di miniDSP, società cinese specializzata in dsp per hobbysti.
    ****
    Andiamo al progetto, riepilogando prima i concetti di base
    sistema aperto a dipolo (ovvero radiazione diretta anteriore, radiazione riflessa posteriore, nessuna cassa ma un semplice pannello) 4 vie separate divisione delle 4 vie effettuata tramite crossover elettronico a DSP amplificazione separata per le 4 vie controllo del sistema via computer da remoto livellazione della risposta e correzione ambientale tramite DSP i sistemi a dipolo sono caratterizzati da una frequenza di taglio passa alto sulle basse frequenze che è diretta relazione della larghezza del pannello.
    Il pannello si comporta come una sorta di filtro passa alto nei confronti dell'emissione posteriore. Questa a fase invertita rispetto a quella diretta emessa frontalmente, viene riflessa dalla parete della stanza e riportata in fase ma ritardata rispetto a quella diretta.
    Alla frequenza di taglio la risposta dell'altoparlante sul basso comincia a ridursi di 6 db ottava fino ad un punto caratteristico dove questa attenuazione diventa più ripida.
    Normalmente queste frequenze per pannelli di dimensioni compatibili con un normale ambiente di ascolto sono piuttosto elevate rispetto ai sistemi chiusi (sospensione pneumatica o bass reflex) per cui un sistema a dipolo in generale ha un contenuto di bassi di potenza nettamente inferiore a quella di una "cassa".
    Ma esistono sistemi per riportare in linea la banda passante del basso.
    Uno è quello di usare woofer con fattore di merito elevato (anche superiore ad 1), un altro è quello di usare più woofer fatti emettere insieme per aumentare la potenza emessa in ambiente, l'altro ancora è quello di equalizzare la risposta sul basso in modo da aumentare la potenza elettrica applicata rispetto alle altre vie.

    Il mio vecchio sistema (The Widows) usava il secondo metodo, impiegando 5 woofer contro un solo midrange ed un solo tweeter (via delle medie frequenze e via delle altre frequenze).
    Il mio nuovo sistema invece usa i tre metodi insieme.

    il primo disegno di massima del pannello dei DIP21.
    Le quattro vie sono così distribuite :
    basso : 2 woofer Focal in vetro Utopia 38W da 15 pollici medio-basso : 2 woofer Focal in vetro Utopia 27W da 11 pollici medio-alto : 4 driver planari B&G da 10 pollici alto : 1 tweeter planare B&G da 3 pollici in questi anni ho imparato ad apprezzare la risposta dei planari, attribuendole le migliori caratteristiche di fedeltà di risposta e di naturalezza di emissione, essendo caratterizzati da membrane grandi rispetto ai tradizionali altoparlanti dinamici per le vie medie alte ma al contempo estremamente leggere e dal movimento omogeneo e non caratterizzato da un flusso di forza che dal centro si sposta verso la periferia.
    Per questo ho scelto dei planari per le vie oltre i 300 Hz.

    eccoli qui, in primo piano i due medio-bassi B&G NEO10 da 10 pollici capaci di risposta dipolare da circa 200 Hz fino a 8000 Hz, e il tweeter B&G NEO3 da 3 pollici, specializzato in frequenze più alte, da ~1000Hz in su.
    L'impiego di pannelli multipli, connessi in serie-parallelo, oltre ad aumentare la tenuta in potenza ha costituito un array lineare di circa 120cm di altezza, capace di riprodurre tutte le frequenze più importanti del segnale acustico.
    Il taglio impostato è di circa 300 Hz per il basso e 3500 Hz per l'alto


    dettaglio del NEO3 che in questo caso viene usato con la cupola posteriore montata per limitare il suono solo sulla parte anteriore.
    Sui bassi ho impiegato altoparlanti Focal, dinamici, ovviamente, perchè i planari non hanno tenuta in potenza alle frequenze più basse, di derivazione auto.
    Sono tutti subwoofer con membrana in doppio vetro frammezzo con schiuma sintetica. Rigido come metallo ma molto più leggero e caratterizzati da gruppi magnetici in neodimio con configurazione a "fiore".

    l'11 pollici a sinistra, il 15 pollici a destra. I complessi magnetici e le bobine di questi woofer sono tali da reggere potenze nell'ordine del kilowatt ciascuno.
    Il loro Q è elevato, intorno a 0.57, adatti allo scopo. Il VAS è elevato, sostanzialmente sono pensati per essere usati in aria libera o in casse piene di assorbente acustico di enormi dimensioni.
    Ne ho usati 2+2 per cassa per aumentare la diffusione, il Q complessivo, il volume spostato e la riflessione alle varie altezze.
    I pannelli sono alti circa 170cm e il driver sono distribuiti sull'intera superficie.

    la differenza di proporzioni tra i driver in gioco.
    Uno dei woofer da 15 pollici pesa da solo 14 chilogrammi. Il piccolo, circa 10. I medi pesano un chilogrammo.
    Un pannello con i driver montati arriva ad 85 chilogrammi. Ovviamente sono dotati di rotelle.

    i pannelli durante la fase di costruzione. E' comune legno di pino rivestito da listelli per pavimentazione ricoperti di "finta" quercia.

    qui in fase di verifica delle aperture

     
    queste fasi sono lavorazioni manuali : fresature, tagli, levigature. Cose noiosette ed impegnative sul piano fisico.

    i due pannelli in studio fotografico

    montaggio degli altoparlanti.

    non so quante viti ci sono volute

    montaggio completato

    dettagli dei morsetti delle quattro vie di un canale


    cablaggio rigorosamente volante con cavo di grande sezione avvitato ai morsettoni dei woofer.
    Per le vie alte che non reggono la saldatura, solo faston dorati.


    sul tweeter ho saldato un condensatore da 5 microfarad per sicurezza in caso di incauto collegamento.

    foto d'insieme con i primo impianto di pilotaggio.

    poi ridotto ad una versione più mininal : DSP e 4 finali Crown-Audio

    che ha poi raggiunto l'attuale configurazione ancora più concentrata con due finali a 4 canali, costruiti appositamente su mie specifiche da un artigiano romano.
    ***
    Fin qui la prima fase di costruzione. Nella prossima puntata altri approfondimenti sulle logiche di funzionamento, collegamento, controllo, prima di addentrarci in quella di correzione della riposta del sistema e dell'ambiente.
  6. M&M

    Tematiche Audio
    Bene, parliamo di un argomento che va a braccetto con i tempi moderni ma che farà arricciare le narici e raddrizzare i peli ai puristi.
    Puristi di che ?
    Non so, vedete voi.
    Io sono passato da tempo al 100% al Computer Audiofilo e quindi sinceramente di certe argomentazioni tardo ottocentesche me ne infischio.
    In fondo credo siano battaglie di retroguardia e non voglio nemmeno perdere troppo tempo a rintuzzare i contrattacchi del nemico in fuga.
    Che continuino a pascersi nelle loro incertezze.
    Qui le cose sono molto più chiare.
    Dismesso l'elettrodomestico musicale (il lettore CD) da lustri e passato tutto in digitale puro con un software che fa da lettore dentro ad un bel computer, non vedo perchè legarsi le mani evitando di andare oltre.
    Avete presente la risposta dei vostri bellissimi diffusori in camera anecoica con cui vi siete convinti di fare l'acquisto ideale a suo tempo ?
    Tutte balle, valide solo in quell'ambiente.
    Ma nel vostro, bene che vi vada, tra riflessioni, risonanze, rimbalzi, vetri e finestre, le cose saranno di gran lunga differenti.
    E quindi il suono che sentirete e a cui vi abituerete sarà ben diverso da quello che il progettista ha immaginato e ... vi ha venduto.
    Non ci credete ? Dotatevi di un microfono USB da poche decine di euro (come il miniDSP UMIK-1 che uso io) e un programma di misurazione free come REW e lo vedrete in pochi minuti.
    Poi vi farete domande sciocche che non meritano grandi risposte.
    E' così e non ci si può fare molto. Tappeti, trappole per i bassi, sofà e controsoffitti non vi aiuteranno molto a rendere lineare, pulita e coerente la risposta dei vostri diffusori in ambiente.
    Tenete conto che sicuramente sarà diversa la risposta dei due diffusori tra loro. E che difficilmente vi riuscirà di sistemarla semplicemente spostando un diffusore avanti o indietro.

    questa è la risposta dei due canali dei miei nuovi DIP 2, due affari enormi di cui sto parlando su queste pagine.
    Li ho concepiti, progettati, costruiti e regolati io me medesimo da solo.
    Utilizzando la tecnologia che il 21° secolo ci mette a disposizione.
    Fa spavento, vero ?
    Eppure sarà facilmente simile anche quella dei vostri, purchè non abitiate in una camera anecoica o in un teatro greco.
    Che si può fare ?
    Si può ricorrere all'equalizzatore. Vi ricordate quei cosi in voga negli anni '70 e '80 del secolo scorso pieni di cursori ?
    Quelli belli si chiamavano parametrici e consentivano di fare correzioni oculate. Normalmente ad orecchio.
    E chi ha un orecchio tarato bene ?
    Per di più su un numero limitato di frequenze.
    Oggi ci sono strumenti digitali che ci consentono di intervenire manualmente sulle singole gamme di frequenza inserendo filtri precisi con un fattore di merito adeguato alla bisogna.
    Ma su una figura così tormentata vi immaginate quanto tempo ci vorrà ?
    E cosa fare, per esempio, sulla figura impulsiva, così ... smorta ?

    o sul ritardo delle varie gamme di frequenza.
    E sulla differenza tra i canali sul punto di ascolto ?
    Appunto, lavoro improbo, soggetto a ... soggettività, lungo e sempre troppo artigianale per una mente aperta ma che sul piano dell'audio bada al suono : bello, pulito, preciso, nitido. Come da progetto delle mie DIP21 (leggetevi gli altri articoli al riguardo ... quando saranno in linea, se vi va).
    E allora ?
    E allora si fa intervenire l'intelligenza artificiale, si chiamano gli specialisti e si lavora alla radice del problema.
    Una società svedese ha preso il nome di un grande fisico inglese, Paul Dirac, autore di una equazione che è diventata famosa come ... l'equazione dell'amore (parliamo di meccanica quantistica applicata ai fermioni) ed ha sviluppato un sistema di correzione automatico della risposta in ambiente che viene applicata all'ascolto domestico, agli studi di registrazione, agli auditorium e alle automobili.
    La trovate a questo indirizzo. Collabora con grandi case (BMW, Bentley, Rolls Royce, Theta, Nad, Oppo, Huawei ...) ma rende disponibile il suo sistema anche ai privati come noi.
    Il suo software - Dirac Live Room Correction - é disponibile in due versioni : quella normale stereo (cui farò riferimento in questo articolo) e quella più evoluta ad 8 canali per il theather (tematica che non mi sfrizzola moltissimo).
    Il sistema si compone di due parti, uno che si occupa delle misure, ed uno che si occupa di applicarle alla periferica audio utilizzata per la riproduzione della musica.

    Come funziona ?
    Sulle prime viene richiesto di individuare l'ambito e la periferica di uscita.
    Il campionamento disponibile va dal formato CD (44100 Hz) a 192.000 Hz, più che sufficienti per i normali usi (per frequenze più elevate sarà necessario sottocampionare).

    quindi il microfono, necessario per le misurazioni :

     
    si dovranno impostare i livelli opportuni perchè la misurazione sia compatibile con il sistema regolando i cursori in dotazione :

    io ho montato il mio microfono (acquistato online da Audiophonics di Bordeaux) su un normale treppiedi da studio fotografico, con lo spike a vite da 3/8''.
    L'ho regolato perchè l'altezza dosse pari a quella della mia testa (altezza orecchie) nella normale posizione di ascolto (poltroncina a rotelle da ufficio : siamo nel mio studio, non nella sala d'ascolto).
    A questo punto si passa nella fase di effettiva misurazione.
    E' possibile scegliere tra sedia, sofa e auditorium.
    A seconda dei casi saranno proposte più misurazioni in posizioni differenti.
    Ad ogni passaggio si farà una misurazione e poi si sposterà il microfono come proposto.
    Il sistema ad ogni misurazione emette un segnale a tutta banda (dalle frequenze più basse a quelle più alte) di circa 12 secondi, dopo di che elabora il segnale e lo accantona.
    Vi consiglio di tapparvi le orecchie perchè dopo un pò dà fastidio ! Il mio cane infatti mi ha lasciato infastidito al secondo fischio ad alta frequenza.

    nella parte bassa della finestra qui sopra vedere la figura della forma d'onda nei vari impulsi.
    Finite le misurazioni si potrà procedere e verrà visualizzato il responso finale.
    Qui c'è una rappresentazione mediata della risposta in ambiente dei due canali sovrapposti (modulati dalle diverse risposte intorno ai due diffusori, l'asimmetricità della stanza, la presenza a sinistra della finestra, a destra di un mobile davanti alla parete, io medesimo messo da qualche parte, etc. etc.).
    E' la figura in azzurrino sullo sfondo blu.
    Terribile, vero ?
    Un basso profondo a picco fino a sensibilità esagerate che poi precipita e recupera solo nel medio basso, per poi decrescere con una ondulazione impossibile da correggere a mano.
    Il medio è quasi esemplare ma la variabilità è comunque elevata.
    L'alto è a doppia campana con un avvallamento all'incrocio tra i midrange e il tweeter che da manuale non ci dovrebbe essere ma, peggio, una differenza tra i due canali che fa paura.
    In arancione viene proposta una risposta in frequenza ideale, detta di target, cui il sistema vorrebbe allineare i diffusori.

    é possibile modificarla a mano secondo le proprie necessità.
    Io sapendo che il grosso delle registrazioni di musica è pensato per chi possiede minidiffusori senza woofer o, peggio, cuffie e cuffiette con risposte sui bassi ridicole, ho modulato i bassi sotto ai 150 Hz un pò all'ingrosso, come era da propositi del mio progetto delle DIP21 : avere un basso possente su un medio articolato e pulito.
    A queto punto si dice al sistema di regolare l'ottimizzazione del sistema che viene normalizzato così :

    per quanto riguarda la risposta. Il punto flat del basso è a 24 Hz, ben al di sopra della media dei diffusori migliori al mondo.
    E l'impulso è questo, molto, molto realistico, considerando che stiamo parlando di 2 pannelli che sommano quasi 3 mq di superficie con 18 driver complessivi e che, soprattutto, emettono da entrambe le superfici.

    Salviamo il filtro e il progetto per poterlo utilizzare.

    Insomma, banalmente che cosa ha fatto il nostro Dirac ?
    Ha creato una serie di filtri (un elevato numero, anche migliaia) piccoli e ravvicinati, che vanno a manipolare la risposta dei due diffusori, allineando al contempo anche i due canali e la loro risposta nel tempo.
    Tenendo conto di tutti i parametri effettivamente misurati nel mio ambiente nelle mie condizioni di ascolto.
    Ok, bello. Ma come si utilizza questo filtro ?
    Dirac Audio Processor
    C'è un altro tool messo a disposizione da Dirac che si installa automaticamente all'avvio del computer e che va ad impossessarsi della periferica audio (in questo caso un DAC Audio-GD) per manipolarne in tempo reale la risposta in frequenza.
    Si presenta con questa finestrella qui.

    e si possono caricare fino a 4 filtri differenti, selezionando quale poi utilizzare.
     

    ho chiamato il mio semplicemente UNO, immaginando in queste settimane di messa a punto del mio sistema ne progetterò diversi e mi piacerà confrontarli tra loro.
    Il DAP può essere regolato in modo fine per ottenere aggiustamente ad orecchio in caso sentissimo la necessità di farlo (non è, per ora, il mio caso).

    in termini di risposta tra i due canali e di intervento del processore

    come sia, da questo momento la risposta in frequenza del sistema sarà quella imposta e non più quella effettiva.
    Ad una prima prova di ascolto ho riscontrato in modo netto ed evidente la differenza di qualità, pulizia e, soprattutto di sensazione di ricostruzione tridimensionale della scena sonora, praticamente con tutti i genere musicali, anche quelli - non ci avrei creduto - più beceramente "elettronici".
    Ne riparlerò quando descriverò nel complesso le DIP21 ma in questo articolo monografico mi premeva parlare del Dirac Live Room Correction, un must have secondo me, quanto lo sono oramai la riproduzione musicale digitale direttamente da computer, i DAC, i cross-over digitali e i collegamenti bilanciati tra le elettroniche.
    Il prezzo di acquisto è sensibile (389 euro cui aggiungere i 79 del microfono) ma secondo me ne vale la pena.
    Sicuramente ne guadagnerà il vostro sistema di ascolto molto più che cambiando .... tutti i componenti secondo quella malattia che a più riprese colpisce tutti gli audiofili.
    Ma su questo sito siamo musicofili e quindi cerchiamo la via migliore per ottenere il massimo da quello che abbiamo deciso di utilizzare.
    Alla prossima !

     
  7. M&M

    Recensioni Audio
    Seconda puntata della descrizione del mio sistema da studio, una coppia di diffusori a dipolo controllati da DSP e amplificati via per via, senza filtro passivo.
    Ho parlato della costruzione del mobile qui :
     
    qui ci dedichiamo più alla parte elettronica.
    Partendo dallo schema a blocchi :
     

     
    1) il segnale audio digitale viene inviato al processore DSP miniSDP SHD Studio che funge da preamplificatore digitale (in pratica il solo controllo di volume) ed applica la correzione ambientale Dirac calcolata automaticamente tramite misurazioni con il microfono UMIK-1.
    2) Il segnale - sempre digitale - in uscita viene condotto via cavo d'argento al DAC, in questo caso la sola parte di conversione di un Audio-GD R28 che impiega 4 convertitori analogici R2R (e un ulteriore DSP interno per controllarli).
    3) dal dac escono due cavi XLR da 10 metri che vanno al controller XILICA SP-4080, un potente processore di controllo per diffusori programmabile che provvede alla ripartizione delle frequenze tra le quattro vie. Questo apparecchio viene usato come cross-over digitale.
    4) dal cross-over i due canali in ingresso diventano 4+4 e vengono indirizzati ai due finali specializzati, prodotti per me dalla romana Rouge Audio Srl, sempre via cavi XLR (un finale ha due moduli Icepower da 1200 W per i bassi, l'altro ha 4 moduli differenti hypex ncore per le vie alte : sono finali digitali)
    5) dai due finali partono i cavi per i singoli diffusori, una coppia per ogni via per un totale di 8+8 cavi di potenza in rame da 4mm, terminati con banane dorate e connessi ai diffusori su connettori a vite, altrettanto dorati.
    Dovrebbe apparire chiaro dal concetto di base, che non è possibile collegare un amplificatore direttamente ai diffusori, in quanto ce ne vogliono 4, stereo, io qui ne uso due a 4 canali.
    E che ogni amplificatore necessita di due coppie di ingressi con le frequenze già separate.
    Ma anche così, senza il processore DSP iniziale, il suono non avrebbe nemmeno la parvenza di quello che è ciò che avevo in mente.
    Parleremo del miniDSP in una prossima puntata, perché le regolazione del sistema Dirac lo richiedono, ma qui abbiamo lo spazio per illustrare cosa fa invece l'altro DSP, quello che si incarica di ripartire le frequenze tra le vie.
    Il canadese Xilica XP-4080 (gli altri processori sono cinesi ma con DSP interni di produzione USA) impiega un DSP a 40 bit che opera con errori infinitesimali con una conversione interna a 96 Khz e 24 bit.
    E' stato lanciato nel 2009 e per anni ha rappresentato una delle migliori scelte per il controllo dei diffusori da palco e da studio fino a 4 canali di ingresso e 8 di uscita.


    ovviamente, essendo una apparecchio professionale, ha solo ingressi e uscite XLR.
    Ha una interfaccia grafica integrata controllata via cavo USB :

    da questa si può programmare la configurazione, quella che vedete sopra è la mia, con a sinistra i due canali attivi (gli altri due sono muted) mixati poi a destra con guadagni e ritardi individuali per le 8 vie separate.
    Ogni singola via può essere poi modulata per frequenze ed eventuali filtri :

    questa è la mia configurazione attuale - ma mai finita - che prevede tagli a 48 decibel per ottava di tipo Linkwitz.
    I tagli selezionati sono di 23-80 Hz per i woofer bassi, 80-250 Hz per i woofer, 250-4000 Hz per i planari dei medi e 4000 Hz per i tweeter.
    Sui bassi è applicata una enfatizzazione che tiene già conto della perdita per interferenza sulle frequenze sotto alla soglia di funzionamento del pannello dei diffusori (ricordo che sono dei dipoli con una figura di risposta sul basso molto dolce ma con una frequenza di taglio sui 60-80 Hz dopo di che la risposta decade di 6-12 decibel per ottava).
    Questa figura delle vie è del tutto teorica, in quanto applicata elettricamente. In fase di misura in ambiente, la risposta è tutta diversa.
    Ma la vedremo poi nella puntata dedicata alla messa a punto.
    Qui vorrei sottolineare i vantaggi e gli svantaggi della soluzione che ho scelto.
    Vantaggi :
    il dipolo secondo le mie esperienze è il sistema di riproduzione più naturale che ci sia : manca semplicemente il rimbombo dovuto alla cassa e la ricostruzione tridimensionale è unica l'uso di altoparlanti planari per le vie medi ed alte senza cassa permette loro di offrire il massimo della risposta l'uso di elettroniche di controllo, che schiferà i puristi, consente di evitare l'impiego di filtri passivi per il taglio delle frequenze, limitati nella flessibilità e nella capacità di filtro, che introducono componenti reattive nel segnale, rendendo più complicato il pilotaggio degli altoparlanti da parte dell'amplificatore. Qui ogni amplificatore vede una sola frazione dello spettro audio ed è connesso direttamente all'altoparlante vedendo un carico praticamente resistivo il controllo dei DSP avviene via computer tramite interfacce grafiche, facile e lineare, modificabile sempre (modificare un filtro passivo a 4 vie è operazione che può richiedere mesi ed sempre complicata oltre che limitata nelle possibilità di intervento : vai a progettare un filtro che esalta la gamma di frequenze a 30 Hz e poi dimmi che bobine ci vogliono ...) il controllo finale della risposta in ambiente, viene determinato ancora una volta per via elettronica, tramite misura dal vero con microfono dedicato, fasi e ritardi allineati temporalmente in tempo reale da un processore dedicato dinamica, pulizia, potenza : tutto ai massimi livelli (per le specifiche del progetto ed avendo in mente musica acustica, per lo più strumentale, non programmi da giostraio) Svantaggi :
    complessità del sistema costo delle elettroniche (ma non pensiate che un filtro passivo a 4 vie con componenti di pregio costi di meo) necessità di un amplificatore per via il sistema a dipolo resta poco adatto per la musica elettronica, l'heavy metal etc. (ma comunque questo si difende in ogni campo) Bene non ho voluto dilungarmi troppo, sperando di aver catturato la curiosità di qualcuno.
    Nella prossima puntata vedremo come suona "al naturale" questo sistema e come lo trasforma il DSP.
  8. M&M

    Recensioni : Novità dell'anno
    Segnalazioni del venerdì di uscite di nuovi dischi o di uscite precedenti sfuggite con due parole di presentazione.
    I dischi più promettenti poi saranno, eventualmente, recensiti approfonditamente.
     




  9. M&M
    No, non sto dicendo che siete analfabeti e che quindi, non sapendo leggere, guardate le figure.
    Ma - ricordo che qui siamo nel blog POLITICAMENTE SCORRETTO - mi capita di vedere una pioggia di COPPE, LIKE e d'Accordo, negli articoli con tante belle foto - invariabilmente quelli con belle scene di paesaggio o di animalscapes.
    Mentre altri articoli con immagini meno gratificanti, tipo la sezione di un sensore o lo spaccato di un obiettivo, ricevono a mala pena qualche attenzione, pure se sono alle volte delle prime mondiali (e su Nikonland, almeno in campo Nikon, spesso offriamo articoli in prima mondiale).
    Mi viene da pensare che una scorsa superficiale - poi lo leggerò con la dovuta calma è la classica formula con cui viene risposto ... come dire, adesso non ho voglia, magari se mi capita e mi ricordo, poi lo leggo - consente di formulare un giudizio positivo "se le figure" sono belle, mentre dove è necessario proprio soffermarsi sulle righe di testo, non si è disposti a concedere la stessa fiducia nei confronti dell'autore.
    Senza alcuna volontà di essere caustico e senza riferimento alcuno ma mi è venuto spontaneo questo quesito.
    Che per avere la dovuta audience corredo di un paio di figure delle mie, della più amata tra le mie muse fotografiche.

    Ah, si, ve lo ricordo ancora dopo questo scatto.
    Mi piacerebbe che rispondeste al quesito formulato nel titolo.
    Come ... quale sarebbe ? L'ho scritto sopra ... 
  10. M&M
    Dora Pejačević : Piano Concerto, Op. 33, Symphony in F-Sharp Minor, Op. 41
    Peter Donohoe, pianoforte
    BBC Symphony Orchestra diretta da Sakari Oramo
    Chandos 29 aprile 2022, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Dora Pejačević è stata una enfant prodige croata, nata sul finire dell'impero asburgico in Ungheria.
    La sua musica - ne è rimasta parecchia - è decisamente tardo-romantica, un misto tra Elgar e Korngold se vogliamo identificarla.
    O Rachmaninov senza la stessa inventiva tematica.
    A tratti si può lamentare qualche limite di orchestrazione - si dice che ne capisse poco di fiati - ma il concerto per pianoforte è del 1913, e lei aveva 28 anni all'epoca, mentre la sinfonia è del 1917.
    Chandos ha fatto un lavoro egregia sia nella scelta della compagine che nella registrazione che è opulenta come suo solito, con dinamiche elevate.
    Il corno inglese, di cui la compositrice sembra innamorata ha un grande risalto in questa musica, specie nella sinfonia.
    Ed effettivamente sembra un programma adattissimo per una compagine britannica.
    Lei era di famiglia nobile - figlia di conte e baronessa e sposata con un conte - e certamente si sarà trovata bene alla corte si San Giacomo.
    Nel concerto, scritto a quanto si sente per un grande pianista indefinito, Peter Donohoe si impegna al massimo nei tre movimenti del concerto (allegro - adagio poetico - allegro con fuoco).
    Delle due composizione effettivamente è il concerto che mi ha colpito di più, è veramente notevole.
    Vi segnalo questo disco come curiosità, per chi non vuole farsi mancare nulla.
  11. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Britten : Quartetti per archi n. 1, 2 e 3, 3 divertimenti
    Purcell : 5 fantasie a quattro voci
    Doric String Quartet
    Chandos 2019, formato 96/24
    ***
    Bastano poche note e non c'è molto da aggiungere.
    Il Doric Quartet si è formato nel Suffolk a pochi passi dal mondo interiore di Benjamin Britten.
    L'ultimo grande compositore inglese con un amore particolare per la musica del suo illustre predecessorie, Mr. Henry Purcell.
    Ed Helene Clement, la violista della formazione, suona la viola che Frank Bridge regalò al suo allievo Benjamin quando questi partì per il suo soggiorno negli USA nel 1939.
    E' uno strumento milanese del 1843 di Francesco Giussani.
    Britten compositore molto raffinato e con un stile estremamente personale fatto da ritmi vivaci e con una polifonia complessa, ha scritto tanta musica da camera. Il programma di questo disco, insieme alla Simple Symphony e le suite per violoncello lo rappresentano perfettamente per tutto l'arco della sua vita matura. Sebbene in gioventù abbia scritto tanta altra musica preparatoria oggi non in repertorio.
    Fa contrasto ma non troppo perchè i toni non sono esageratamente distanti, il barocco italo-francese di Purcell, altro musicista molto raffinato e peculiarmente inglese.
    Le cinque fantasie - sostanzialmente composizioni libere e sciolte - qui selezionate sono tutte in tono minore.
    Presentano nella loro armonica polifonia a volte leggere dissonanze e idealmente guidano al quartetto n. 2 di Britten che chiude questo doppio disco (dura quasi due ore) che inizia con un "allegro calmo senza rigore" molto elegiaco e si chiude con una chaconne che, pur alla maniera di Britten, vuole rappresentare la tradizione seicentesca musicale inglese.

    la formazione che ha registrato questo disco (il gruppo ha avuto diverse composizioni prima)
     
    Il Doric String Quartet non ha una vera e propria specializzazione ma la sua intonazione è perfetta per questo repertorio e per quello moderno in generale.
    Il loro suono è chiaro, terso, le sovrapposizioni precise.
    Il disco per quanto riguarda Britten, a mio modesto avviso si pone vicino e sullo stesso piano della esemplare interpretazione del Belcea.
    Registrazione secondo la tradizione Chandos, che è come dire eccezionale, priva di qualsiasi difetto o rumore.

  12. M&M
    fosse sfuggito, lo ricordo. Siete su Nikonland, la casa italiana dei nikonisti.
    Nikonland si occupa di tutto ciò che ruota attorno al mondo Nikon.
    Oggi, ieri, domani, sempre.
    It's a Nikon, it's an ... icon
    non è uno slogan, è un modo di essere.
    Nikon come retaggio storico



    Nikon come presente

    glorie di oggetti irraggiungibili ma che ancora oggi possono dire la loro

    ma anche straordinari strumenti fotografici che, pur a prezzo di qualche sacrificio, molti di noi hanno potuto usare o usano correntemente

    un sito come il nostro è nato con lo scopo di favorire lo scambio di opinioni, di esperienze ma anche semplicemente di conoscenze, di ricordi, di racconti personali, aventi come fulcro, centro, scopo, Nikon.
    Non è una questione di tifoseria, c'è il pieno rispetto per ogni altro produttore fotografico al mondo. Ma altro non è il nostro, il nostro è Nikon.
    Per questo vi ricordo che questo sito si chiama Nikonland, la terra di Nikon.
    Chiunque è bene accetto. Purchè si ricordi di essere nikonista.
    Dicendo qualche cosa di Nikonista agli altri.
    Ogni giorno. Secondo quello che sa o che può.
    Niente di più ma nemmeno nulla di meno.
    Excelsior !
    _______________________________________
    Il Sorridente
  13. M&M
    Oramai anche i meno interessati sanno che sta arrivando l'inarrestabile Nikon Z9

    ne attendiamo il lancio a giorni (il 28 ottobre ?) e probabilmente poi - almeno per i primi fortunati - non si farà attendere.
    Sappiamo che non tutti sono interessati - per tante condivisibili ragioni - alla Z9.
    Ma siamo più che certi che dalla Z9 ci saranno ricadute tecnologiche sulle prossime generazioni di Nikon Z.
    Crediamo che Z6 III e Z7 III - attesa ipoteticamente per la fine del 2022 - incorporeranno quello che della Z9 può scalare verso il basso su sensori non stacked.
    Costituendo così corpi definitivi per la gran parte dei fotografi.
    Mentre è sicuro che ci saranno anche proposte con sensori stacked a prezzi inferiori alla Z9 (pensiamo sia ad una APS-C Z90 che ad una FX Z8 con caratteristiche che deciderà Nikon secondo la sua convenienza e la sua visione del mercato).
    Intanto usciranno gli obiettivi previsti dalla roadmap. E certamente Nikon non si fermerà li ma amplierà il corredo Z cercando di soddisfare la maggior parte dei nostri bisogni fotografici.
    Quindi nell'arco di 15-24 mesi ognuno sarà facilmente appagato, se in grado di spendere le cifre necessarie per dotarsi di quanto gli serve.
    Insomma, non ci saranno più alibi.
    E poi ?
    La lettera Z è l'ultima lettera di tutti gli alfabeti "occidentali", dopo non c'è più nulla. Sinceramente con i miglioramenti generali del sistema Z dubitiamo che Nikon possa offrire all'orizzonte un sistema successivo altrettanto "rivoluzionario" in termini di prestazioni da "obbligarci" ad un successivo cambio di corredo.
    E quindi ?
    Immaginiamo tre soluzioni anche senza consultare il Mago Sylvan
    1)

    ognuno potrà passare il tempo a cullare la propria Z con sopra montato il proprio Nikkor Z preferito, come se fosse il/la proprio primogenito
    2)

    si potranno popolare scaffali, vetrinette e reliquiari in cui mantenere intonsa "in maniera maniacale" la propria attrezzatura fotografica per conservarla per nipoti che non saranno affatto interessati ad altro che rottamare il tutto (vetrinetta e contenuto)
    3)

    la cosa più banale da fare con una Nikon : usarla per fotografare, tanto, spesso, e volentieri.

    e quindi stampare un pò di queste fotografie, magari anche sotto forma di libri e riviste, da fare insieme qui agli amici di Nikonland.
    Noi siamo qui per convincervi che la vostra presenza su Nikonland possa essere utile per il punto 3, mentre non vi possiamo in alcun modo aiutare per i punti 1 e 2 che dovrete assolvere necessariamente ed onanisticamente da soli.
    La nostra raccomandazione, passata la stagione delle novità "necessarie ed impellenti" anche delle Nikon Z è sempre quella : fotografate, gente, fotografate.
    E perché no, partecipando alle iniziative di Nikonland (contest e libri/riviste fatte con amore) che periodicamente ci vengono in mente.
    Sayonara !
  14. M&M

    Scherzi a parte
    con il trattato di Fontainebleau, nell'aprile del 1814, Napoleone abdicava dal trono, concludendo la sua lunga parabola alla testa della Francia, prima rivoluzionaria e poi imperiale.
    Poiché le potenze alleate hanno proclamato che l'imperatore Napoleone è l'unico ostacolo al ristabilimento della pace in Europa, l'imperatore Napoleone, fedele al suo giuramento, dichiara di essere pronto a lasciare il trono, ad allontanarsi dalla Francia ed anche a dare la sua vita per il benessere del suo paese che è inseparabile dai diritti di suo figlio, da quelli di reggenza dell'imperatrice e dal mantenimento delle leggi dell'impero. Dettato dal nostro palazzo di Fontainebleau, il 4 aprile 1814.
    Napoleone

    Dopo il periodo di esilio con l'imbarazzante titolo di Re dell'Isola d'Elba, la parentesi dei 100 giorni, la resa incondizionata e la prigionia a Sant'Elena sono da considerarsi solo appendici. Il tempo di Napoleone era finito. La sua eredità pesante.
    ***
    Il vantaggio di studiare il passato è, qualche volta, quello di poter anticipare i tempi.
    Nella realtà era previsto che accadesse da anni, giusto tra qualche mese. Aprile di quest'anno o poco più in la.
    Poco importa se è adesso. I tempi sono maturi.
    Non ho intenzione di andare all'Elba né tantomeno a Sant'Elena. In quanto a Waterloo, nelle simulazioni ho vinto non so quante volte, inducendo alla fuga Wellesley e Blucher.
    No, resterò nel mio ritiro, godendomi le mie passioni e le mie poche amicizie.
    Per Nikonland sarò una sorta di Lecturer fuori ruolo, o Professore Emerito, come si usa ad Oxford.
    Articoli, blog. Fotografie. Modi di fare.
    E poco più.

     

  15. M&M

    Artisti
    E' mancato l'altro ieri il pianista renano Lars Vogt che avrebbe compiuto cinquantadueanni domani.

    pianista solido e anche direttore d'orchestra negli ultimi tempi, ne abbiamo parlato nelle nostre recensioni, sempre con un occhio di riguardo per la qualità delle sue interpretazioni.
    La malattia, incurabile, gli è stata diagnosticata nel febbraio dell'anno scorso, ma ciò non gli ha impedito di pubblicare ancora alcuni dischi, l'ultimo dei quali, è in programma per il prossimo 22 ottobre :

    qui lo vogliamo inoltre ricordare per la lunga collaborazione con il connazionale Christian Tetzlaff, violinista eccezionale, nel repertorio più importante per i loro strumenti, spesso anche con Tania Tetzlaff alla viola.

    questo disco li vede insieme è dell'ottobre 2021.
    In marzo, ho scritto del suo disco di Mendelssohn che mi è molto piaciuto

    ma soprattutto questo, il "mio" Brahms :
     
     
     
    vola ancora più alto Lars, e salutami tanto Hannes. Non abbiamo avuto occasione ma ci vedremo, presto o tardi e berremo un boccale di quella buona.
  16. M&M
    Nell'editor del sito, se si va semplicemente a capo
    (cioé si preme soltanto INVIO) si ottiene una interlinea doppia.
    Che può essere utile alle volte quando si vuole separare un paragrafo dal successivo.
    Ma se vogliamo scrivere all'interno dello stesso paragrafo con interlinea semplice ?
    Facilissimo : basta ricordarsi di premere il maiuscolo (lo shift, la freccia a sinistra della tastiera) appena prima di premere l'invio :
    e l'interlinea sarà semplice.

  17. M&M
    Elgar Viola Concerto - Bloch Suite per viola e orchestra
    Timothy Ridout, viola
    BBC Symphony Orchestra diretta da Martyn Brabbins
    Harmonia Mundi, 13 gennaio 2023, formato 192/24, via Qobuz
    ***
    Il disco comprende due composizioni coeve - circa 1919 - pensate durante la Grande Guerra, completate appena dopo.
    Il celeberrimo concerto per violoncello ed orchestra di Elgar, opera dolorosa e pesantemente influenzato dalle conseguenze della guerra rappresenta un'opera complessa e di rottura nei confronti della pomposa produzione d'anteguerra, quella usata per le celebrazioni dell'impero.
    La trascrizione per viola e orchestra è autorizzata dall'autore, a cura del violista inglese Lionel Tertis che la eseguì alla prima nel 1930, sotto la direzione di Elgar stesso.
    Alcune parti sono state trasposte di un'ottava ma la viola comunque non riesce ad offrire la ricchezza tonale del violoncello e lo stesso Ridout afferma di aver fatto alcuni ritocchi per questa registrazione.
    Sinceramente non mi ha colpito più di tanto, anzi, la ritengo una operazione abbastanza superflua, capisco che il repertorio per la viola sia ridotto ed ogni occasione sia bene accetta ma, aggiungo io, purché il risultato valga lo sforzo.
    E non mi sembra questo il caso.
    All'opposto, la suite di Marc Bloch è un lavoro originale per la viola - Bloch ha composto spesso per il suo strumento - nato in America in versione con accompagnamento al pianoforte, poi orchestrato negli anni successivi.
    Per non farsi mancare nulla, Bloch ne pubblicò anche una versione per violoncello e pianoforte. Le tre edizioni sono tutte del 1920.
    E' una composizione complessa, di circa 30 minuti, in quattro movimenti - lento/allegro/lento/molto vivo - con la viola sempre protagonista, continui cambi di ritmo, atmosfere orientaleggianti e richiami tematici chiaramente ebraici.
    Ridout dà il meglio di se - é un eccellente virtuoso della viola - sia negli assoli che nelle cadenze, il suo è un ruolo di mattatore su una partitura particolarmente sfidante.
    Credo sia il motivo per ascoltare questo disco. La suite è ricca e stimolante, l'orchestra eccellente, le dinamiche di registrazione letteralmente stupefacente, lui è eccezionale.

  18. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Schubert, opere per pianoforte
    Elisabeth Leonskaja, pianoforte
    Warner Classics 26 agosto 2022, formato 96/24
    ***
    Oggi è l'8 marzo, festa della donna.
    Sarebbe stato facile celebrarlo con un mazzolino di mimose.
    Ancora più comodo recensire il disco di una giovane violista che interpreta solo brani di compositrici contemporanee.
    Oppure il solito disco con musiche di Clara e Fanny.
    Invece volevo fare ammenda e celebrare una pianista che io ho sempre ingiustamente snobbato, alle prese con l'integrale di Schubert - nove ore e rotti - che alla non più tenera età che si porta appresso (è del 1945, pochissimo più giovane della mia mamma) ancora suona dal vivo nei teatri di tutto il mondo.

    in cartellone, lo scorso gennaio ma programmi pieni fino all'estate 2023
    Premiata in gioventù, "scappata" come altri suoi colleghi a fine anni '70 - prima della glasnost - dall'Unione Sovietica (lei è georgiana), grande amica del suo mentore Richter, altro personaggio capace di ricreare dal niente di pagine semplicissime, come quelle del primo Mozart o del primo Schubert, misteriosi universi sonori che sfuggivano ai più.
    Conoscevo i dischi di Schubert registrati con la vecchia Teldec, non mi avevano convinto tantissimo. Elisabeth ha sempre avuto questo approccio olimpico, compassato, io mi emozionavo solo dello Schubert di Brandel cui devo la poca frequentazione per questo autore per me un pò troppo complicato nella sua eccessiva semplicità.
    Queste sono nuove registrazioni. Brillanti, con un suono molto presente e ravvicinato che permettono di apprezzare la digitazione precisa e ben scandita - quasi gouldiana - di Elisabeth.
    Il risultato - che resta nel solco richteriano - è scolpito, marmoreo, pur nei tratti che sono sempre caratterizzata da calma compassata.
    Tanto che i rari momenti di cambio di ritmo un pò sorprendono.
    Il lirismo di Schubert, tutto ritornelli e ripetizioni ossessive, si presta alla ripresa al di fuori delle - scarne - indicazioni del testo.
    Così come si sprecano le occasioni di abbellimento con inclusione di interi movimenti in quelle che vengono considerate sonate incompiute (prassi che io non incoraggerei troppo, chi siamo noi per dire che Schubert ha interrotto una cosa anziché considerarla finita così fuori dalle regole classiche ?).
    Mani pesanti e braccia ancora fortissime al servizio di una sensibilità acuta e un grande senso dell'interpretazione che nel corso della carriera si è andata evolvendo ma senza formali dogmatismi o tante delle convinzioni granitiche di suoi eminenti colleghi.
    Schubert per me è una sorta di malia, come Wagner, a priori ne farei sempre a meno, ma se comincio ad ascoltarli e l'interprete fa la differenza, poi non posso più smettere fino alla fine.
    E' questo il caso, almeno in questo otto di marzo duemilaventitré con la signora Leonskaja che ha un programma di interventi a concerti per tutto l'anno.
    Non fittocome la Yuja Wang o la connazionale Khatia Buniatishvili ma segno di uno stato di forma ancora invidiabile.
    Come dimostra questa nuova integrale, preziosa e interessante, pur se totalmente personale, lontana da esasperazioni drammatiche e contrasti terrificanti.
    Del resto il cofanettone si chiude con due limpide sonate in tono maggiore che si staccano dalle atmosfere oscure e beethoveniane della #19 in do minore.
    Forse la narrazione su Schubert ci porta troppo spesso oltre la realtà.
    Di mio vi consiglio di ascoltare con curiosità questa integrale. Che non sostituisce il "mio Brendel" ma che è altrettanto preziosa.


  19. M&M
    Cuffie che passione   La mia (lunga) frequentazione con le cuffie é una storia di amore-odio.
      Sinceramente non trovo mai del tutto appagante l'ascolto in cuffia. Per mia fortuna non ho problemi "ambientali" e quindi posso ascoltare a volume normale dai diffusori la mia musica ad ogni ora del giorno.
    Le cuffie le impiego quando voglio isolarmi oppure quando cerco nuance e sfumature difficili da ritrovare nella musica riprodotta dai diffusori.
    Ma c'è una peculiarità delle cuffie che, lo concedo, anche per me è impagabile.
    Ogni cuffia ha un suono suo, diverso dalle altre. Non solo modelli differenti, anche esemplari differenti dello stesso modello.
    Diversa intonazione, diverso scopo, diverso carattere.
    Diverse tecnologie, aperte, chiuse, semichiuse, dinamiche, elettrostatiche, ortodinamiche.
    Di scuola europea, giapponese, americana.
    Alta impedenza, bassa impedenza.
    C'è da divertirsi.
    E poi le cuffie costano molto meno di una coppia di diffusori dello stesso livello.
    Occupano poco spazio, si possono collezionare.
    E poi scegliere secondo l'estro quelle che ci piacciono di più in quel momento.
    E' bello anche parlarne alle volte e discuterne come facciamo su queste pagine.
    Ma non tutte le cuffie escono perfette dalla scatola, a volte ci sono cose che piacerebbe correggere, almeno a livello di risposta globale o particolare.
    Una volta questi interventi potevano essere fisici. Modificando materialmente a mano le cuffie stesse.
    Cambiando i padiglioni, aumentando o togliendo l'imbottitura interna. Chiudendo parzialmente l'apertura esterna. Passando da sbilanciato a bilanciato.
    E via spropositando. Modifiche per lo più permanenti e non sempre reversibili.
    Oggi per fortuna la moderna tecnologia ci rende la vita più facile e si possono fare interventi soft via ... software, per modificare, addolcire, linearizzare, riplasmare la risposta delle cuffie.
    Capiamoci bene, un modello impostato per dare il massimo per la musica elettronica o i mix spinti non potrà diventare miracolosamente adatta all'opera barocca.
    E le cuffie elettrostatiche resteranno sempre confinate più o meno nell'ambito della musica acustica a bassa energia.
    Ma nel mezzo ci sono tante possibilità di intervento.
    Prendiamo per esempio questa riposta in frequenza :

     
    continua su VariazioniGolbderg.it
  20. M&M
    Cuffie che passione   La mia (lunga) frequentazione con le cuffie é una storia di amore-odio.
    Sinceramente non trovo mai del tutto appagante l'ascolto in cuffia. Per mia fortuna non ho problemi "ambientali" e quindi posso ascoltare a volume normale dai diffusori la mia musica ad ogni ora del giorno.
    Le cuffie le impiego quando voglio isolarmi oppure quando cerco nuance e sfumature difficili da ritrovare nella musica riprodotta dai diffusori.
    Ma c'è una peculiarità delle cuffie che, lo concedo, anche per me è impagabile.
    Ogni cuffia ha un suono suo, diverso dalle altre. Non solo modelli differenti, anche esemplari differenti dello stesso modello.
    Diversa intonazione, diverso scopo, diverso carattere.
    Diverse tecnologie, aperte, chiuse, semichiuse, dinamiche, elettrostatiche, ortodinamiche.
    Di scuola europea, giapponese, americana.
    Alta impedenza, bassa impedenza.
    C'è da divertirsi.
    E poi le cuffie costano molto meno di una coppia di diffusori dello stesso livello.
    Occupano poco spazio, si possono collezionare.
    E poi scegliere secondo l'estro quelle che ci piacciono di più in quel momento.
    E' bello anche parlarne alle volte e discuterne come facciamo su queste pagine.
    Ma non tutte le cuffie escono perfette dalla scatola, a volte ci sono cose che piacerebbe correggere, almeno a livello di risposta globale o particolare.
    Una volta questi interventi potevano essere fisici. Modificando materialmente a mano le cuffie stesse.
    Cambiando i padiglioni, aumentando o togliendo l'imbottitura interna. Chiudendo parzialmente l'apertura esterna. Passando da sbilanciato a bilanciato.
    E via spropositando. Modifiche per lo più permanenti e non sempre reversibili.
    Oggi per fortuna la moderna tecnologia ci rende la vita più facile e si possono fare interventi soft via ... software, per modificare, addolcire, linearizzare, riplasmare la risposta delle cuffie.
    Capiamoci bene, un modello impostato per dare il massimo per la musica elettronica o i mix spinti non potrà diventare miracolosamente adatta all'opera barocca.
    E le cuffie elettrostatiche resteranno sempre confinate più o meno nell'ambito della musica acustica a bassa energia.
    Ma nel mezzo ci sono tante possibilità di intervento.
    Prendiamo per esempio questa riposta in frequenza :

    e il medione tra le risposte dei due canali delle Sennheiser HD700, viceammiraglia di casa di qualche anno fa, un modello da 1000 euro poco meno.
    Lineare come la schiena di un mulo. L'ascolto lo conferma.
    Eppure la forma dei padiglioni e i driver derivano da quelli dell'ammiraglia HD800, proposta a prezzo molto più alto.
    Con qualche potenzialità inespressa, secondo me, considerando che la tenuta in potenza è esemplare.
    Quindi che fare ?
    Ma equalizzare, è ovvio.
    Le orecchie 
    Certo, si può fare ad orecchio finchè il risultato ci soddisfa. Ma se possiamo prima misurarle e poi allinearle ad un ideale perchè fare le cose a casaccio ?


    ci viene in aiuto miniDSP che ha messo in commercio un paio di anni fa una ... specie di testa di misura ad un costo amatoriale.
    Le teste sono sul mercato da anni ma costano ... un occhio della testa.
    EARS di miniDSP costa poco più di 200 euro e si può impiegare collegato ad un normale pc, via cavo USB, impiegando peraltro un programma di pubblico dominio.

    Le mie AKG K712 Pro al banco di misura nel mio studio.
     
    In breve, le cuffie vanno collegate al normale amplificatore che usiamo per ascoltare la musica. All'amplificatore si manderà un segnale generato sinteticamente da un programma di misura che riceverà dal cavo USB la risposta delle cuffie mediante due microfonini messi all'interno delle orecchie finte del dispositivo di misura.
    Una cosa tutto sommato banale da mettere in atto.
    Il programma che impiego io è REW Room EQ Wizard. Un programma che è nato proprio per ottimizzare la risposta in ambiente dei diffusori ma può essere allo stesso modo impiegato anche per le cuffie.
    REW - Room EQ Wizard
    Non sono qui per fare una guida di questo bel programma, gentilmente offerto dal suo creatore John Mulcahy e quindi salto i passaggi.
    Vi dico che è questione di minuti caricare la calibrazione dei microfoni e poi effettuare la misura, ottenendo un grafico come questo :

     
    una risposta che manifesta una carenza sulle basse frequenze sotto ai 100 Hz (sono cuffie aperte), un avvallamento esagerato intorno ai 2500 Hz e poi un andamento molto tormentato ed eccessivamente crescente oltre i 3000 Hz.
    Possiamo decidere di tenerci queste cuffie come sono, oppure provare a renderle più dolci.
    Impiegando la parte di equalizzazione di REW si può far modellare un filtro secondo un target prescelto.
    Questo target rappresenta l'ideale, non necessariamente il massimo.
    E deve tenere conto della tenuta in potenza delle cuffie, nonchè della facilità di implementazione nell'equalizzatore.
    Modellando la risposta su una linea perfettamente retta potremmo avere cuffie molto neutre, non necessariamente caratterizzate da un buon suono.
    Ma potrebbe essere semplicemente una base di partenza.
    Personalmente io preferisco una curva target tipo quella Harman che prevede un andamento decrescente verso l'aumento della frequenza, con basse in evidenza e alte in ritirata.
    Ma ci sono teorie che si basano sulla sensibilità delle nostre orecchie in relazione alla potenza acustica che vorrebbero invece una risposta più a U, con basse e alte in evidenza.
    A me le alte e altissime non interessano troppo perchè nella musica che ascolto non ci sono. Chi predilige la musica sintetica avrà altri orientamenti. E' bello poter giocare con queste cose proprio perchè si può andare a gusto.
    Quindi utilizzando REW si può avere una correzione con un certo numero di filtri parametri.

    i fitri parametrici sono caratterizzati da tre grandezze : la frequenza di intervento, l'entità del guadagno (che può essere negativa) e la forma dell'intervento, ovvero il Q del filtro.
    Esistono poi altri filtri che possono intervenire anzichè su una singola frequenza (i picchi o gli avallamenti che vediamo nella risposta più sopra), su una gamma di frequenza da quella in avanti oppure fino a quella data frequenza.

    in questo caso il Q se omesso, sottintende che il guadagno sia applicato sommando l'intervento per ogni ottava di frequenze (ovvero, partendo da una data frequenza di 1000 Hz, se il guadagno è di +3 dB, avremo un incremento di 3 decibel per ogni raddoppio di frequenza a partire da 1000 Hz).
    Le due immagini che vedete sono di esempio e si riferiscono ad un DSP elettronico della miniDSP.
    Ma noi qui utilizzeremo esclusivamente un DSP software.
    Quindi, tornando alle nostre Sennheiser HD700 e alla loro complicata risposta, applichiamo un target massimamente piatto :

    la linea quasi retta è il target. Quella verdolino è la risposta in frequenza misurata con EAR, quella in azzurrino è la risultante dell'applicazione dei filtri.
    Magico, no ? Attenzione che si tratta di una simulazione, non di una misurazione. Attendibile ma comunque teorica.
    Data dall'applicazione di questi filtri.

    che intervengono in queste 12 frequenze superiori a 245 Hz.
    Personalmente poi applicherei un guadagno di +3 dB da 120 HZ a 0 e un guadagno di -3 dB da 3000 Hz in su. Ma questo secondo i miei gusti.
    Bene, ma che fare adesso di questi filtri e come impiegarli ?
    JRiver Media Center
    Io uso JRiver ma immagino che altri player software (tipo Foobar) abbiano moduli di equalizzazione.
    JRiver ha l'equalizzatore parametrico inserito dentro al modulo DSP e questo contiene ogni tipo di filtro correttivo.

    Questo è un esempio, esattamente l'equalizzazione che ho applicato alle mie AKG K712 Pro per avere una risposta "Harman".
    Sono bastate 8 correzioni ma poi ho inserito (qui non evidenziato) anche un filtro sulle frequenze basse sotto ai 120 Hz con un guadagno di 3 dB.
    Ottenendo cuffie molto più piacevoli da ascoltare.
    Il bello di questo modulo è che si può inserire e disinserire in tempo reale mentre ascoltiamo la musica, potendo quindi avere un monitoraggio in tempo reale con le nostre orecchie di quello che succede alla risposta della cuffie.
    E' possibile apportare tante modifiche quante ne vogliamo e confrontarle tra loro.
    Le correzioni vengono apportate in dominio digitale ad alta frequenza (64 bit) senza alcun artefatto salvo un lievissimo lag che però è del tutto trasparente dal punto di vista sonoro e dipende dalla potenza del vostro computer.
    Con un processore veloce non noterete niente. E in ogni caso nessun degrado sonoro audibile.
    Si possono salvare più equalizzazioni e richiamarle a piacere, quando si cambiano cuffie.
    Ed è anche divertente giocarci 
     
    Vediamo un altro esempio per chiudere.

    Le AKG K701 sono abbastanza lineari ma molto, troppo, "chiare".
    Secondo me la linearizzazione, abbastanza facile, non basta :


    e si deve proprio ridurre la risposta sopra ai 1000 Hz.
    Ma lascio alle vostre orecchie valutare il risultato.
    Lo ripeto, ogni modello e ogni esemplare di cuffie ha una storia a se e non necessariamente la ricetta andrà bene per tutte e, soprattutto, per tutte le orecchie.
    Ho voluto mantenere questa mia "trattazione" volutamente sul semplice per non spaventare nessuno ed invogliare altri a provarci.
    Per approfondimenti vi rimando al sito miniDSP (qui) e all'articolo su Wikipedia relativo all'equalizzazione e al loudness con le curve Fletcher-Munson
    Oltre, ovviamente, alla madre di tutte le curve di equalizzazione, il target Harman.
    Mi raccomando, linearizzare una risposta, non è necessariamente la cosa migliore da fare. Qui ho solo voluto mostrare un metodo.
    Fatemi sapere se avete osservazioni o domande da fare. L'argomento è vasto e non è una scienza esatta !
  21. M&M
    Erno Dohnanyi : Ruralia Hungarica, Humoresken in Form einer Suite, Pastorale su una canzone natalizia ungherese
    Valentina Tòth, piano
    Challengerecords, aprile 2018
    Disponibile in formato 192/24
    ***
    Erno Dohnanyi (o Ernst Von Dohnanyi) è stato un raffinato compositore, esponente della scuola nazionale ungherese del '900 ma in realtà un compositore tardo-ottocentesco, una sorta di discendente ungarico di Johannes Brahms.
    Pianista eccelso, suonava regolarmente le sue composizioni.
    Qui abbiamo due composizioni molto differenti. La prima è una raccolta di melodie rurali ungheresi, elaborate al pianoforte.
    La raccolta è una sorta di suite, se la vogliamo vedere così ma i brani sono totalmente slegati.
    La seconda è un'altra raccolta di "humoresken", come dire brani di genere indefinito, organizzati in suite con definizioni "barocche", marcia, pavane, toccata, pastorale, fuga. Termini non tutti calzanti, salvo per la fuga che inequivocabilmente un fuga.
    Il programma di oltre 62 minuti si completa con una "pastorale" su una canzone natalizia ungherese.
    Valentina Tòth (classe '94) è olandese ma di famiglia originaria dell'Ungheria e cerca di mettere in questa musica qualche cosa della sua eredità culturale.
    Se non avessimo il riferimento registrato dallo stesso Donhanyi, potremmo prendere per buona la sua visione della Ruralia che è complessivamente molto tenera e dolce anche nei vivace, con tempi generalmente più lenti e una lettura più ... moderata di questa musica.
    Quindi molto tenero é in effetti molto, molto tenero, quando per il compositore é un sincopato che sembra venire da una filastrocca per bambini.
    Morale, Donhanyi era certamente il meno ungherese della scuola ungherese ma la Tòth é certamente più olandese che ungherese, e certamente i suoi nonni non conoscevano queste filastrocche.
    Si ascolta molto volentieri e la musica è bella, ma la lettura originale mostra tutto un altro mondo.
    All'ascoltatore il giudizio non deve sembrare severo, né qui si vuol far passare il principio secondo cui l'interpretazione dell'autore debba sempre essere superiore a quella degli interpreti. Se fosse così oggi Rachmaninov non lo suonerebbe più nessuno.
    Questa Ruralia della Tòth è struggente dove quella di Donhanyi è più estroversa e disinvolta.
    Molto più interessante la Suite successiva, più strutturata e certamente più "tedesca". Qui la lettura è ottima, in particolare nel finale.
    Probabilmente perché finisce il pretesto folkloristico e la musica diventa decisamente più brahmsiana.
    Veramente fiabesca l'ultima pastorale che invita a rischiarare la mente da ogni nube grigia.
    Complessivamente un bel disco che vi invito ad ascoltare, di un compositore troppo trascurato dal repertorio corrente.
    Registrazione di buon livello con pianoforte non troppo in primo piano come piace a me.
  22. M&M

    Recensioni : orchestrale
    Richard Strauss : Metamorphosen (1945)
    Beethoven : Sinfonia n.3 Eroica (1804)
    Sinfonia Grande au Lac
    diretta da Esa-Pekka Salonen
    Alpha 2019, formato 96/24
    ***
    Bene, e che ci azzecca l'ultimo lavoro sinfonico dell'ultimo sinfonista tedesco con l'opera di apertura del sinfonismo tedesco moderno ?
    Verrebbe da rispondere direttamente un bel nulla se non fosse che Strauss nella sua Metamorphosen fa citazioni del Beethoven "eroico", dalla 5a Sinfonia e dalla marcia funebre della 3a sinfonia.
    Ed ecco qua combinato un bel programma a tema, che può stimolare i più annoiati.

    Salonen e l'Orchestra Sinfonia Grande au Lac.
    Diciamo che però le cose non funzionano del tutto.
    Metamorphosen è un lavoro introspettivo, mortalmente triste, mortalmente lungo, parzialmente autobiografico, velleitariamente "in memoriam" di Beethoven o non si sa bene chi ... e in fondo quasi una trentina di minuti di noia mortale per soli archi in una combinazione bizzarra.
    Alla fine dei quali uno troverà certamente sollievo in uno squillo di tromba e in tutta la vivacità del Beethoven più autontico.
    Purtroppo è così solo in parte.
    Perchè se i tempi nel complesso ci stanno, non ci stanno i ritmi.
    E quella che viene fuori è la terza sinfonia di Salonen e non proprio quella di Beethoven che ho in mente io.
    Quella i cui squilli echeggiano le fanfare della cavalleria che si scontra sulle alture del Pratzen di fronte ad Austerlitz.
    La terza è una apoteosi di ritmi, di cambiamenti di velocità, di frizzanti melodie ballabili, a volte pacchiane, a volte liriche, con in mezzo una marcia funebre messa li a posta per rompere ...
    Per la sensibilità nordica di Salonen - direttore e compositore della mia generazione, tra i più genuini ed originali, dotato di un grande senso del ritmo e di cui io sono acceso fan - deve essere troppo.
    Intendiamoci, alla fine oltre ad essere un sollievo è pure un bel sentire.
    L'orchestra è validissima, la registrazione all'altezza.
    Ma manca una firma riconoscible. Manca la vitalità popolare di quel Beethoven. Resta sempre troppo garbo. Troppa eleganza. Troppo Salonen.
    Per alcuni non sarà un male, anzi. Ed è certamente questione di punti di vista.
    Ma dopo tanti ascolti io non riesco a promuovere questo disco. 
    28 minuti sprecati nella prima parte e poi solo in parte riscattati.
    Sarà per la prossima volta, magari con Sibelius, Nielsen o ... Salonen stesso.
  23. M&M
    Eugen d'Albert : Bach, trascrizioni per pianoforte - Hyperion serie Vol. 8
    Piers Lane, pianoforte
    Hyperion 2010, formato CD
    ***
    Eugen d'Albert (1864-1932) è soprattutto noto come pianista, a ragione o a torto considerato discepolo di Liszt.
    Di fatto figlio di un italo-francese sposato con una inglese, cresciuto in Scozia, studi fatti a Londra, formato come pianista britannico ma che si considerava tedesco per elezione o autoproclamazione.
    Compositore con all'attivo musica pregevole oggi quasi totalmente fuori repertorio (tra cui un'opera lirica che si dice fosse la preferita da Adolf hitler, anche sopra Wagner).
    Ma qui ci interessa soprattutto come devoto trascrittore di musica per organo di Bach, come il suo contemporaneo Ferruccio Busoni (1866-1924) anche egli italiano di sangue ma tedesco d'elezione.
    Le trascrizioni di Busoni di Bach sono passate alla storia tanto che sono oggi in repertorio tanto quanto lo erano con lui che le eseguiva (la moglie di Busoni veniva addirittura chiamata Frau Bach-Busoni).
    Ma al tempo lo erano anche quelle di d'Albert e con riconoscimento da parte di Busoni tanto che questi arrivò a dedicargli la celeberrima trascrizione della Ciaccona in Re minore.
    Cui d'Albert rispose dopo un anno con grande scorno di Busoni che comincio ad apostrofare il collega come d'Alberich (dal nome del nano dell'Anello del Nibelungo) per la sua bassa statura.
    D'Albert non solo non ringraziò della dedica Busoni ma lo criticò per l'eccesso di sovrastruttura aggiunta in una composizione sostanzialmente monodica pensata per violino.
    L'essenza stessa di questa visione mostra la divergenza delle trascrizioni di d'Albert che troviamo in questo disco.
    Tessitura chiara, leggera, essenziale. Dove Busoni cercava di raggiungere una orchestrazione in grado di simulare un grande organo romantico in una cattegrale gotica, d'Albert andava alla struttura armonica delle parti di Bach, quasi trasponendole in monodie sovrapposte.
    Sostanzialmente il processo opposto.
    Ma stiamo parlando dei due più grandi e celebri trascrittori del Sommo Bach post-Liszt.
    Questo disco rende giustizia a d'Albert sin dalla prima composizione, una Passacaglia e Fuga esageratamente leggera, per uno che come me è abituato ad organi possenti in ambienti enormemente riverberanti.
    Eppure infine funziona.
    Funziona di più nei successivi Preludi e Fughe dall'Orgel Buchlein.
    Naturalmente il problema con un solo pianoforte (o pianista) è sempre il solito, sostituire il pedale che in questi preludi e nelle toccate è assolutamente prepotente.
    Ecco, dove Busoni impone accordi esageratamente estremi, l'approccio virtuosistico di d'Albert li simula con l'arpeggio dell'accordo stesso.
    Intendiamoci, si tratta di dare l'idea ma lo sforzo dei due compositori è permettere l'ascolto e lo studio al pianoforte, rispettando si il segno originale ma ricostruendone ed adattandone la polifonia nel complesso.
    Ascoltiamo, ad esempio, la fuga della toccata Dorian, sempre molto fredda e solenne all'organo, divenire umana e insolitamente toccante sopo la cura di d'Albert.
    Ma le voci ci sono tutte, c'è lo stesso ritmo, la durata solo lievemente accelerata.
    Merito pure del pianista Piers Lane che sia in questo che nel disco della stessa serie Hyperìon dedicato alle trascrizioni di Granger, Friedman e Kabaleswsky arriva a sciropparsi due toccate e fuga BWV565, passacaglia, Dorian, un pezzo di Brandeburghese, un concerto da Vivaldi etc. etc.
    L'approccio dell'interprete mi pare che premi al massimo l'impostazione musicale dell'autore.
    In questa serie Hyperìon c'è ovviamente non un disco dedicato anche alle trascrizioni di Busoni, ma due, interpretati da Nikolai Demidenko.
    Ed è simpatico confrontare il Preludio e Fuga BWV 532 presenti per entrambi gli autori.
    E scoprire che d'Albert vince a mani basse nella fuga dove invece Busoni lo sotterra nel preludio.
    Cavolo, andateveli a sentire 

    il pianista australiano Piers Lane perfetto anfitrione di questo viaggio nell'arte delle trascrizioni da Bach di Eugen d'Albert
  24. M&M

    Recensioni : Musica da Camera
    Felix e Fanny Mendelssohn : musica da camera per violoncello e pianoforte
    Johannes Moser e Alasdair Beatson
    Pentatone 2019, formato 96/24
    ***
    I fratelli Mendelssohn avevano la stessa inclinazione musicale. Le consuetudini del tempo però sfavorivano la composizione per le giovani.
    Fu il caso, oltre che di Fanny, anche di Clara Wieck e di altre giovani donne in età Vittoriana.
    E' un peccato perchè Fanny aveva gusto e un equilibro musicale che apriva più a Brahms di quanto il fratello abbia mai potuto fare nella sua breve vita.
    Uniti a stretto filo, anche dopo il matrimonio di entrambi, dal primo all'ultimo giorno di vita (spirati, entrambi, per lo stesso male, a pochi mesi di distanza l'una dall'altro), lo erano anche nella scelte musicali.
    Questo bel disco intriso di puro primo romanticismo ne è la prova.
    E sebbene sia in larghissima parte fatto di musica di Felix (le due sonate, le variazioni concertanti, uno dei tanti lied senza parole), ci regala una meravigliosa interpretazione della Sonata-Fantasia in Sol Minore di Fanny che veramente sono sicuro sarà tanto piaciuta a Johannes Brahms se avrà avuto modo di ascoltarla, cosa di cui dubito.
    Di grandissimo respiro anche il Capriccio in La bemolle, più brillante ma sempre intensissimo.
    Condivido la scelta di chiusura del disco, l'Assai Tranquillo in Si minore di Felix, quasi un commiato dei due, nel loro stile pacato e sinceramente tenero che si chiude quasi in un respiro, un sussurro.
    Grande affiatamento dei due interpreti, cosa necessaria in questa musica, con pari peso dei due strumenti che rappresentano idealmente le due voci del cuore del musicista.
    Il violoncello, caldissimo è un Guarneri del 1694 mentre il pianoforte è un Erard 1839, scelta assolutamente felice, per il suono caldo e mai invadente che riesce esprimere, perfettamente immerso nell'epoca in cui sono state scritte queste pagine.
    La registrazione è altrettanto calda ed asseconda perfettamente lo stile della musica e il tono dei due strumenti.
    Grandissimo disco, nonostante il repertorio possa apparentemente sembrare poco attraente.
     

  25. M&M

    Recensioni : Pianoforte
    Fantasies and Trascriptions
    Stijn De Cock, pianoforte
    Centaur 6/1/2023, formato 96/24, via Qobuz
    ***
    Disco molto interessante con un programma raffinato.
    Diciamo che il legame tra le musiche scelte non esiste, è quindi più la traccia di un recital.
    Che comincia con la celeberrima trascrizione del Preludio e Tripla Fuga BVW 552 di Bach fatta da Busoni (oggetto di disamina su queste pagine) e finisce con Bernstein al lavoro sul suo maestro Coplan (El salon Mexico), passando per la trascrizione della Totentanz di Liszt, attraverso due fantasia opposte per carattere, quella in Fa# di Mendelssohn e quella in Si- di Skriabin.
    Pianista eccezionale secondo me, si esalta con Liszt e Skriabin, probabilmente per la libertà massima della loro musica.
    Estremamente interessante il Copland/Bernstein, ricco di sfumature umoristiche.
    Meno convincente la lettura di Mendelssohn ma comunque di altissimo livello, in equilibrio tra i caratteri mozartiani e biedermeier tipici della scrittura di Felix.
    Su Bach, beh, io sono molto legato a quella composizione, credo che non sia abbastanza possente e abbastanza frizzante ma comunque personale.
    Va bene così, è oltre un'ora di musica molto impegnativa (15 minuti Bach e 16 Liszt, autentici spaccapolsi per la potenza da applicare alla tastiera).
    E' un disco che vi raccomando anche per la registrazione chiara del pianoforte da parte di una etichetta probabilmente nota negli States ma che io qui non ricordavo.

     
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