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Esa-Pekka Salonen : Beethoven e Strauss


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Richard Strauss : Metamorphosen (1945)
Beethoven : Sinfonia n.3 Eroica (1804)
Sinfonia Grande au Lac
diretta da Esa-Pekka Salonen

Alpha 2019, formato 96/24

***

Bene, e che ci azzecca l'ultimo lavoro sinfonico dell'ultimo sinfonista tedesco con l'opera di apertura del sinfonismo tedesco moderno ?

Verrebbe da rispondere direttamente un bel nulla se non fosse che Strauss nella sua Metamorphosen fa citazioni del Beethoven "eroico", dalla 5a Sinfonia e dalla marcia funebre della 3a sinfonia.

Ed ecco qua combinato un bel programma a tema, che può stimolare i più annoiati.

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Salonen e l'Orchestra Sinfonia Grande au Lac.

Diciamo che però le cose non funzionano del tutto.

Metamorphosen è un lavoro introspettivo, mortalmente triste, mortalmente lungo, parzialmente autobiografico, velleitariamente "in memoriam" di Beethoven o non si sa bene chi ... e in fondo quasi una trentina di minuti di noia mortale per soli archi in una combinazione bizzarra.

Alla fine dei quali uno troverà certamente sollievo in uno squillo di tromba e in tutta la vivacità del Beethoven più autontico.

Purtroppo è così solo in parte.

Perchè se i tempi nel complesso ci stanno, non ci stanno i ritmi.
E quella che viene fuori è la terza sinfonia di Salonen e non proprio quella di Beethoven che ho in mente io.
Quella i cui squilli echeggiano le fanfare della cavalleria che si scontra sulle alture del Pratzen di fronte ad Austerlitz.

La terza è una apoteosi di ritmi, di cambiamenti di velocità, di frizzanti melodie ballabili, a volte pacchiane, a volte liriche, con in mezzo una marcia funebre messa li a posta per rompere ...

Per la sensibilità nordica di Salonen - direttore e compositore della mia generazione, tra i più genuini ed originali, dotato di un grande senso del ritmo e di cui io sono acceso fan - deve essere troppo.

Intendiamoci, alla fine oltre ad essere un sollievo è pure un bel sentire.

L'orchestra è validissima, la registrazione all'altezza.

Ma manca una firma riconoscible. Manca la vitalità popolare di quel Beethoven. Resta sempre troppo garbo. Troppa eleganza. Troppo Salonen.

Per alcuni non sarà un male, anzi. Ed è certamente questione di punti di vista.

Ma dopo tanti ascolti io non riesco a promuovere questo disco. 
28 minuti sprecati nella prima parte e poi solo in parte riscattati.

Sarà per la prossima volta, magari con Sibelius, Nielsen o ... Salonen stesso.

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