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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 22/02/2023 in Blog Entries

  1. Un pò Mardi Gras, un pò giorno dei Morti messicano. Un pò per gioco! Model Elettra
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  2. Questa è una barzelletta, di quelle da risate a denti stretti ... Ci sono un americano, un giapponese grosso e un giapponese smilzo ... apple, sony e nikon. Apple chiama sempre per telefono. Sony e Nikon si vedono sempre all'ultimo venerdì del mese, per il té dalla mamma di Nikon. 2015 Apple : Ciao Sony, mi servono 240.000.000 di sensori per l'iPhone 8. 30 milioni al mese per i primi tre mesi, consegna a partire dal 1° ottobre. Poi 10 milioni al mese. Me li mandi alla Foxconn di Shenzhen via nave. Te li pago 13 centesimi di dollaro l'uno. Se ritardi di un giorno mi fai il 10% di sconto. Eccoti lo schema da riprodurre esattamente tale e quale. Sony : va bene, ce la posso fare. Come mi paghi ? Apple : ti apro un conto alla BofA di San Francisco e ti accredito là ad ogni consegna Sony : Ciao Nikon, tua mamma mi ha detto che ti serve qualche cosa. Dimmi. Nikon : mah, sai, mi servirebbero dei sensori per la D600 ma non posso spendere tanto. Sony : quanti ne hai bisogno, 1.000.000, 5.000.000 ? Nikon : no, dai, 50.000 bastano. Sony : 50.000 ? Li ho in magazzino, te li metto da parte ? Nikon : si, ma hai anche i convertitori, gli amplificatori, i connettori, le matrici ? Sony : si, ho tutto. Ci penso io. Nikon : e per ... Sony : non ti preoccupare, te li scalo da quelli che ti devo dare io per gli scanner 2021 Apple : Ciao Sony, mi servono 300.000.000 di sensori per l'iPhone 12. Te li pago 10 centesimi l'uno, me li dai direttamente a stampate da 2000, spedisci in aereo a Shenzhen. Sony : va bene, pagamento solito ? Apple : certo Nikon : Ciao Sony, avrei bisogno che mi facessi un pò di questi sensori, eccoti il progetto. Sony : ganzo ma che bello che è questo sensore stacked. Sai, mio nipote ci gioca con queste cose ma non le fa così belle. Ti spiace se glielo faccio vedere ? Nikon : no, ci mancherebbe. Ma per quando me li puoi fare ? Sony : quanti ne vuoi, un milione ? Nikon : no, dai ancora devo consumare quelli dell'ultima volta che mi hai venduto nel 2015. E ci ho fatto la D600, la D610, la D750 e la Z5. Con gli ultimi, che se no, non riesco a svuotarti il magazzino, sto pensando di fare la Zf da vendere a quegli stupidotti di europei che si sentono sempre giovani come una volta ... altrimenti non li finisco più. Con questi al massimo ci faccio Z9 e Z8. Diciamo un 25.000 Sony : allora, possiamo fare così. Il 26 di agosto devo cambiare la matrice per finire di stampare gli iPhone 11 e cominciare gli iPhone 12. Se faccio in tempo, in un pomeriggio te li faccio. Va bene ? Per il prezzo ci mettiamo d'accordo. 2023 Apple : Ciao Sony, mi servono 200.000.000 di sensori per l'iPhone 15. Te li pago 9 centesimi l'uno, me li mandi in aereo a Ho Chi Min nella fabbrica nuova. Sony : in Vietnam ? Ma non avete fatto la guerra con quelli la ? Apple : cose passate in Gold We Trust ! Sai, mio Zio Joe ha comperato tutto il Vietnam per me. Pensa che adesso nei cunicoli dei Viet Cong ci alleviamo i grilli da dare da mangiare a quei grulli degli europei "green" mentre noi ci facciamo le costate di Black Angus irlandese. Sony : ah, va bene, condizioni solite ? Apple : per le spedizioni si. Ma il pagamento te lo accredito qui direttamente da noi, che siamo più sicuri. Quando ti serve qualche cosa te lo sblocco con uno swift Sony : eh, ma se c'è un embargo o le sanzioni ? Apple : tranqui - noi saremo sempre amici, no ? Vorrai mica che mio Zio Joe occupi ancora il Giappone e vi faccia lavorare per conto suo ... Sony : Gasp, va bene ... ho alternative ? Sony : Ciao Nikon, la mamma mi ha detto che stavi cercando qualche cosa per la Z6 III Nikon : si ma sono indeciso, tu che mi consigli ? Sony : ho questo sensore da 33 megapixel del 2021. Se no, se vuoi te ne faccio uno su tuo progetto. Nikon : io ho fatto questo disegno, guarda qua, per 10.000 pezzi quanto me lo fai ? Sony : 10.000 pezzi mi costa di più cambiare la matrice e i bagni di soluzione che stamparteli. Non so, ti devi mettere in coda. Magari primavera 2024. Ce la fai ? Nikon : ma si, posso andare avanti ancora con quello che ho, magari mi invento un'altra Z con la faccia da vintage color titanio. Ma per il prezzo ? Sony : allora, 35000 Yen l'uno ma te li scalo sempre dal conto che abbiamo, non ti preoccupare, non devi anticipare un centesimo. Nikon : sei sempre un amico. Sony : lo sai che senza la tua mamma io non sarei mai entrato in affari, vero ? Le devo tutto. Ma te li tengo in magazzino ? Nikon : no, lo Zio Joe mi ha fatto dire dalla mamma che non devo lasciare più i miei giocattoli in giro. Se li vedono quelli la, poi me li copiano. Vengo a prendermeli io con il furgoncino. Tanto in un Fiorino ci stanno, vero ? Sony : va bene, ti avviso quando puoi passare. Però devi avere pazienza ...
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  3. UNA narrazione semplice, teatrale originata da riti apotropaici propri delle antiche civiltà dell'area mediterranea. La ragione che deve dominare sull'istinto animale che alberga in ognuno di noi. La bestia (Boe, il bue) e l'uomo (Merdule*, il guardiano dei buoi). L'uomo tiene a bada la bestia con un bastone (su mazzoccu) e la lega a se con un laccio di cuoio (sa soca). La bestia resiste, si ribella e lotta con forza ma l'uomo ha la meglio e la sottomette. E' a questo punto che appare una terza figura a occupare la scena in questo immenso teatro che è la piazza e appare dal nulla, tra la gente. E' una figura femminile cupa, vestita di nero, Sa Filonzana** che stringe nella mano un fuso con avvolto un filo di lana, il filo della vita che lei sola ha il potere di spezzare, quindi ordina alla bestia di morire. Uno stato di morte apparente perchè poi la bestia si ridesta e ricomincia a lottare. Questo ci insegna che non è possibile uccidere la bestia senza uccidere anche l'uomo. Con i nostri peggiori istinti conviviamo tutta la vita ma sarà sempre la ragione a prevalere. Maschere inquietanti, ombre antiche che danzano intorno al fuoco, immerse nell'abbraccio di una folla festante, un altro Carnevale in Sardegna è iniziato. - La notte tra il 16 e il 17 gennaio segna l'inizio del Carnevale in Sardegna. Nei centri dell'isola si accendono i fuochi di Sant'Antonio e le maschere compaiono. Le maschere di Ottana sono queste, Boes, Merdules* e Sa Filonzana**. Amatissime dalla comunità ottanese che in questa notte si stringe attorno ad esse con gioiosa partecipazione. * Su Merdule. Si ipotizza che tale nome sia composto da due parole di origine addirittura nuragica mere (padrone) e ule (bue), quindi padrone del bue. Ma non esistono certezze perchè si va a ritroso nel tempo di alcune migliaia di anni forse all'epoca degli etruschi o forse prima. ** Sa Filonzana. E' sicuramente una figura inquietante e che in passato era particolarmente temuta: non è una figura propria della tradizione sarda ma si suppone sia stata importata da altre culture mediterranee, ricorda le Moire greche che avevano il potere di decidere del destino degli uomini. All'imbrunire l'accensione dell'immenso falò con un addetto della Protezione Civile che lancia un secchio di accelerante sulle fiamme (e un fotografo di passaggio che mi si para davanti all'improvviso) ... e inizia l'attesa, le fiamme dovranno essere ben alte Poi, un suono di campanacci ci avvisa che sos Boes stanno arrivando ... seguiti da sos Merdules Le bestie corrono e gli uomini tentano di trattenerle e tranquillizzarle ma una carezza non può bastare... ...si ribellano furiosamente tentando di liberarsi. La lotta ha inizio L'uomo ha la meglio, sottomette la bestia e improvvisamente, avvolta in un mantello nero, appare Sa Filonzana la quale, spezzando il filo della vita avvolto nel fuso che tiene in mano ordina alla bestia di morire Uno stato di morte apparente che dura pochissimo, quel tanto che basta perchè il calore del fuoco ridesti la bestia che riprende a lottare, inarrestabile. Ancora una volta. In un nuovo Carnevale a Ottana. Un evento che si ripete ogni anno. Uno spettacolo emozionante e una bella sfida per chiunque voglia documentarlo con una fotocamera tra le mani. Veramente incredibile la partecipazione popolare, soprattutto dei più giovani che non mostrano solo affetto nei confronti di queste maschere ma si sentono parte di questa storia antica. Sono per loro le ultime immagini di questo lavoro che finalmente, dopo tanti anni, sono riuscito a produrre. I ragazzi si avvicinano al fuoco e "rubano" pezzi di legno già carbonizzati con i quali si sporcano la faccia e li porgono anche ai bambini, con grande disperazione delle mamme che poi li dovranno lavare L'allegria di una ragazza, anche lei con la faccia sporca di carbone ... e uno sfondo nello smartphone non ce lo vogliamo mettere? Copyright Enrico Floris 2023 per Nikonland
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  4. D'inverno i Gufi si radunano di frequente in dormitori (i roost appunto) in aree cittadine perchè, grazie agli impianti di riscaldamento degli edifici la temperatura esterna è di qualche grado superiore rispetto a quella delle aree aperte. Di solito i luoghi migliori sono complessi di condomini che comprendono zone alberate di proprietà, per cui relativamente tranquille, dove i gufi scelgono i loro posatoi. A volte si tratta di complessi scolastici, monasteri, basta che ci sia calore, alberi e tranquillità. Di roost ce ne sono in tante città, ce n'era uno Milano in zona Ripamonti ed uno a Novara (vicino al Valerio Brustia), purtroppo entrambi abbandonati. Occorre andare un po' in periferia. Fare buone foto a un roost non è facile, perchè oltre a scegliere di solito alberi con rami intricati per mimetizzarsi, i roost per lo più sono in aree di proprietà privata, per cui si può fotografare solo dall'esterno. A meno che... qualche anima buona faccia entrare i fotografi Oggi è andata così. Siamo andati in un paesello dove sapevamo esserci un roost e speravamo che i gufi fossero sugli alberi più vicini alle recinzioni. Cosa curiosa, dove ho parcheggiato c'era questa... qui, Non dev'essere proprio un gufo, però sembrava molto a suo agio e girellava tranquilla, pur tenendoci d'occhio, fossimo mai dei maniaci degli arrosti. Ma torniamo ai gufi. Anche i più vicini non erano poi ...così vicini, ma soprattutto la luce era dalla parte sbagliata. L'idea di tornare di sera non allettava perchè la gente è più attiva ed è capitato ad alcuni fotografi in situazioni simili di suscitare curiosità, ma anche reazioni infastidite da parte dei residenti. Meglio orari tranquilli e permanenze brevi. In ogni caso, questo era il massimo ottenibile anche trafficando in postproduzione: Non ci arrendiamo però e ci mettiamo a girare intorno agli edifici per vedere se si riesce ad avere luce migliore. Un piccolo viottolo sterrato sembrava andare nella direzione giusta, rasentando l'inferriata dei condomini. Chiediamo ad un signore che stava lavorando ad uno degli orti interni se era permesso passare di lì. Lui ci squadra un momento e, sorpresa, ci invita ad entrare nel parco condominiale. Wow. Due volte Wow. Ringraziamo profusamente e entriamo. Le cose migliorano! E di molto. Due individui in particolare sono messi abbastanza bene. Ho scattato oltre 190 foto, giusto per sicurezza , ma ve ne propongo solo qualcuna: Il colore dello sfondo è dato dai muri degli edifici, ma secondo me le foto, pur non aspirando ad essere dei capolavori, sono ugualmente interessanti. Documentano una situazione di convivenza tra animali selvatici ed uomini in ambiente urbano. I Gufi non sono l'unico caso; falchi, civette, picchi, (per non nominare le ormai infestanti gazze e cornacchie) sono diventati inquilini più o meno "clandestini" di molti centri urbani. Vi lascio con un ritrattone (un certo crop eh, non sono andato così vicino, per non disturbare). A chi interessa: Nikon Z6, Sigma 150-600mm C, f8 e 1/2000s, Auto ISO, monopiede.
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  5. Model: Ellie Saul Valentine Ph: Mùdu
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  6. Junku Nishimura nasce nel 1967 in un piccolo villaggio minerario nella prefettura di Yamaguchi. Compiuti diciott'anni va al college a Kyoto dove studia economia dei paesi sudamericani. Una volta diplomato, per tre mesi va in giro per gli USA lavorando come DJ nei club, facendo il lavapiatti, il muratore. Alla fine trova lavoro in una fabbrica di cemento che costruisce tunnel dove è assunto come esperto di materiale cementizio. Fa questa vita per quasi vent'anni, poi si licenzia e dopo aver acquistato una Leica M6 usata, si mette a fotografare in giro per il mondo. Adesso è un fotografo freelance a Yamaguchi. Nishimura fotografa raramente anche a colori, ma molto di più in bianco e nero e continua ad usare soprattutto Leica con pellicole Kodak Tri-X. Trova che il fotografare a colori lo rallenti, mentre il bianco e nero gli risulta più immediato. Questa foto è stata scattata in Corea del Sud: una donna recita un incantesimo per attirare i pesci, così che la pesca sia abbondante. Le sue foto risentono dell'influenza dei maestri giapponesi di questo genere, come Moriyama, e per sua ammissione, di più dei fotogiornalisti Kyoichi Sawada e Akihiko Okamura. Ma Noshimura, fotografo completamente autodidatta, si sente si sente ispirato ancora di più dal cinema. E' fortemente attratto dai film di Kurosawa, Aki Kaurismäki, Kihachi Okamoto, ma anche non giapponesi come Billy Wilder, Angelopoulos, Lumet, e tanti altri. Le sue inquadrature infatti si dice abbiano hanno un taglio cinematografico. Ama vagabondare per le strade Ama la notte, i superalcolici e le ubriacature a tarda ora, tutto questo rivive nelle sue foto grezze e rudi. Nishimura sostiene che è la sua stessa natura ad averne fatto un fotografo di street. In alcune interviste racconta che quello che gli piace della fotografia di street è il fatto che ravviva la sua istintiva capacità di catturare il momento particolare nel mezzo di scene di vita quotidiana, ordinaria. A suo dire non pianifica nulla, la cosa lo bloccherebbe. Cerca invece di affidarsi al suo istinto. Per lui è come andare a caccia. Si sente attento, con i sensi all'erta ed ama quella sensazione. Quando incontra soggetti interessanti cerca di fondersi con loro e vedere il mondo attraverso i loro occhi. Si mette alla pari con loro e "lascia fare alla chimica". Da un'intervista trovata in rete (traduzione mia dall'inglese): "Uscendo di casa sento sento i morsi della fame e della sete, cerco dove mangiare. Una trattoria pieno di gente locale è quello che fa per me. Alcuni clienti, probabilmente operai, sono già ubriachi. Più tardi degli impiegati si aggiungono. Bevendo, ubriacandosi assieme, l'oscurità della notte strappa le maschere che portiamo durante il giorno. Parliamo come se ci conoscessimo da sempre. E' il modo migliore di conoscere una città. Quasi dimentico io stesso di avere una fotocamera, ma nessuno nè è infastidito (quando scatto). Esco dal locale e sono di nuovo per strada. Il tempo che trascorso là (nel ristorante) mi fa sentire parte di questo luogo. Alla fine trovo un bar. Vedo che ho fatto la scelta giusta, perchè ha dei dischi di vinile. Ordino del liquore forte." Foto prese da internet (C) Junku Nishimura o aventi diritto, ripubblicate a scopo divulgativo.
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