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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 17/06/2022 in tutte le aree

  1. Tornati alla strada Forestale si torna verso valle dove il tramonto ci accompagna, tra impianti da sci e vedute lontane verso la Val di Fiemme Manca un Classico visitabile con una deviazione di 15 Minuti , Baita Segantini, uno dei luoghi più belli e fotografati delle Dolomiti, ma era completamente chiusa dalle nuvole Qualche nota aggiuntiva, andate durante la settimana se potete , è sempre pieno di gente, o fuori stagione il tutto con D810 e sigma 24-105 , no filtri ,cavalletto etc.. Ps , ne avevo molte altre da mettere, ma credo questi pochi scatti rendano l'idea della bellezza del luogo
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  2. A metà gennaio con alcuni amici appassionati di fotografia, abbiamo deciso di dedicare una giornata ai territori intorno Siena e finire la giornata all’Abbazia di San Galgano. Confidando nel periodo non climaticamente clemente, per trovare la chiesa sconsacrata poco frequentata e vuota al suo interno. Ciò, perché nei mesi che vanno da aprile a settembre vi si possono incontrare matrimoni, oppure l’interno invaso da sedie per le rassegne di concerti notturni. Certo che ascoltare la musica in quel tipo di teatro dovrebbe essere un'esperienza particolare. Lungo la strada poco dopo Rosia s’incontra il ponte della Pia, che merita una sosta per osservare la struttura. Il ponte, risale ai primi anni del XIII secolo, è costituito da un'unica arcata e collega le rive del torrente Rosia; in passato ha svolto un ruolo importante lungo il percorso della antica Via Massetana che collegava Siena alla Maremma, in particolare alle Colline Metallifere ed a Massa Marittima. Una volta attraversato il ponte ci ritroviamo dall'altro lato della gola dove scorre il torrente e dove si trova la strada, detta “manliana”, ricostruita del corso del XV secolo, che conduce all'Eremo di Santa Lucia a Rosia. Secondo la tradizione il suo nome deriverebbe dalla nobildonna senese Pia De' Tolomei, moglie di Nello d'Inghiramo, che aveva sposato dopo essere rimasta vedova. Quest'ultima, nominata anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, non potendo avere figli con il suo secondo marito, venne da quest'ultimo accusata di tradimento e dopo essersi anche invaghito di un'altra donna, l'avrebbe uccisa gettandola dalla rupe su cui sorgeva il Castel di Pietra in Maremma. Secondo la tradizione, la rupe si chiama “il Salto della contessa”. La leggenda vuole che il fantasma di Pia de' Tolomei appaia sul ponte nelle notti di luna piena, completamente vestita di bianco e pare lo attraversi senza toccare terra. Dopo un breve tratto di strada si giunge nella pianura che ospita l’Abbazia di San Galgano, sovrastata da una collina che ospita L’Eremo di Monte Siepi dov'é conservata la spada che, secondo la leggenda, il cavaliere Galgano conficcò miracolosamente nella roccia e si fece eremita. La spada nella roccia esiste davvero e siccome poteva essere liberamente estratta, nel 1924, per prevenire un eventuale furto, il parroco di allora bloccò la lama versando del piombo fuso nella fessura. Negli anni '60 la spada fu spezzata da un vandalo, dopodiché il moncone fu risistemato sulla roccia e poi protetto con un’orrenda copertura di plastica rigida. Comunque, recenti ricerche compiute dall'Università di Siena hanno evidenziato che i due margini della spada coincidono perfettamente, per cui si può ritenere che la parte spezzata appartiene alla spada originale. Inoltre, la lega metallica della spada è quella tipica delle spade nel XII secolo. Subito dopo morte di Galgano, avvenuta nel 1181, attorno alla spada nella roccia fu costruita la Rotonda, che appare in tutta la sua semplicità ed essenzialità. L' Abbazia di San Galgano fu costruita tra il 1212 ed il 1288 dai cistercensi, che si insediavano vicino ai fiumi (siamo nelle pianure che costeggiano il fiume Merse) ed alle grandi vie di comunicazione (qui passava la strada Maremmana Romana). Da allora fu il centro economico, culturale e politico di tutta la zona, ma nel XIV secolo la situazione iniziò a peggiorare: prima la carestia del 13328 poi la peste del 1348, che vide i monaci duramente colpiti dal morbo, portò all'arresto dello sviluppo. Nella seconda metà del secolo l'abbazia, come tutto il contado senese, venne più volte saccheggiata dalle compagnie di ventura, che scorrazzavano per il territorio. Tali vicende portarono ad una profonda crisi nella comunità monastica, tanto che alla fine del secolo essa si era ridotta a sole otto persone. La crisi continuò anche nel XV secolo. Nel 1474 i monaci fecero edificare a Siena il cosiddetto Palazzi di San Galgano e vi si trasferirono, abbandonando il monastero. Nel 1503 l'Abbazia venne affidata ad un abate commendatario, una scelta che accelerò la decadenza e la rovina di tutto il complesso. Il governo degli abati commendatari si rivelò scellerato, tanto che uno di loro, alla metà del secolo, fece rimuovere per poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa: a quel punto le strutture deperirono rapidamente. Oggi questa enorme e possente Abbazia, priva del tetto e delle finestre, emana un fascino incredibile, forse perché stimola il contatto sacro con la natura circostante tipica dei templi pagani. La navata centrale Le navate laterali Verso l'imbrunire rientrano i piccione e si rintanano negli anfratti dei muri. La sala capitolare Lo scriptorium Dopo il tramonto si accendono le luci. Peccato che la bancata destra era non funzionante, a causa di infiltrazioni d'acqua piovana. L'abside Il Chiostro Senza le luci interne al tramonto Con le luci interne dopo il tramonto Il posto merita una visita, anche per i meravigliosi posti che caratterizzano il paesaggio senese (dalle crete, alla Val d'Orcia, ecc.)
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  3. Dopo poco più di un mese di utilizzo della Nikon Z 7 ed un migliaio di scatti, scrivo le mie osservazioni, anzi meglio i miei primi appunti sul viaggio intrapreso con la nuova creatura e l’obiettivo 24-70/4 S (presente nel Kit), note da utilizzatore non professionale, ma molto molto normale. Premetto che quanto già scritto già da Mauro (Z 7) e Max (Z 6) è “SCIENZA" ed anche più comprensibile del manuale d’uso, anche se la lettura di quest’ultimo resta necessaria. Io con questo blog ho buttato giù due righe terra terra, attesa la differente esperienza e professionalità, oltre alla diversa mole di scatti effettuati con Z 7 dal sottoscritto (la mia non ha ancora completato il rodaggio) e da Mauro. La sua, se fosse un’auto, avrebbe già sostenuto il primo tagliando. Ergonomia: la macchina cade in mano bene, le dita stanno comodamente sull’impugnatura ed anche lavorando a lungo con il 70-200/4 più FTZ (non ho ottiche più lunghe e neppure più pesanti), l’insieme non stanca, seppure la ghiera delle focali non sia posizionata nella parte anteriore a quella del fuoco, come nelle ultime creazioni. Mentre con il compatto 24/70 è una meravigliosa compagna di viaggio. Sarà perché ho le mani lunghe ed affusolate, ma per me le dimensioni sono giuste. D’altronde io mi sono trovato benissimo con l’F.3 e pure bene con la Df, come non potevo trovare confortevole anche la Z 7. Riporto le misure dei tre corpi per giustificare quanto sopra detto: F3 – 148,5x115x7,1 Df – 143,5x110x66,5 Z 7 – 134x100,5x67,5. Come si può notare le differenze sono minime, specie in altezza e profondità. Mirino: è semplicemente eccezionale, chiaro, grande, nitido. Sembra un mirino ottico che però non si scurisce quando fa buio. Inoltre, la sua conformazione (sporge circa 2 cm. dal corpo macchina), consente ai portatori di lenti ed a quelli come il sottoscritto che inquadra con l’occhio sinistro ed è pure dotato di una discreta proboscide, di vedere comodamente il 100% dell’area inquadrata e di lavorare con il pollice della mano destra senza colpire il naso o la lente degli occhiali. Da questo punto di vista il mirino è superiore a quello già ottimo della D850 (sempre per coloro che hanno i soliti miei problemi nell’inquadrare, per gli altri è eccezionale). Una nota negativa riguarda l’orizzonte artificiale, che seppure a colori e facile da mettere in bolla, invade completamente il centro del mirino ed ostruisce in maniera significativa la scena inquadrata. E’ utile solo per livellare la macchina sul cavalletto. Avrei preferito che fosse stata adottata la soluzione utilizzata per la D850, dove abbiamo due cursori ai lati del mirino che non danno alcun fastidio ed utilizzabili anche a mano libera. Posto le foto dei mirini (quello della D850 ripreso dal manuale) per rendere meglio l’idea. Z 7 D850 - I riferimenti della livella sono i n. 1 e 5 Quindi, per evitare le linee cadenti operando a mano libera con la Z 7 è adoperabile solo il reticolo. Comandi principali e tasti funzione: dopo i primi scatti ho cercato di assegnare ai tasti programmabili tutte le mie funzioni preferite, cercando di riportare, seppure lontanamente, la funzionalità della D850. Utile è anche il menù selezionabile con il tasto “i”, anche se la manovra non è così immediata ed ancora stento ad operare correntemente, tanto che ricorro ai tasti funzione anteriori (facili da usare), a quelli posti vicino al pulsante di scatto (ho programmato anche quello destinato a video) e quelli posti sul retro, limitatamente al Joystick, al pulsante AF/ON e DISP. Gli altri con l’occhio sinistro al mirino non sono molto comodi da utilizzare. La torretta di sinistra non è confortevole e rapida come quella della D850, però lavorando quasi sempre in manuale, la uso poco. Comunque, è utile la selezione “U1/U2/U3”, dove si può personalizzare le impostazioni più diverse senza lavorare con i menù. Ad esempio ho settato sulla posizione “U1” le impostazioni che uso quando metto la macchina sullo stativo, per cui ho disattivato il VR interno alla macchina, ho impostato l’automatismo a priorità di diaframmi e la sensibilità ISO in manuale (64). Tale sistema mi consente con un solo clic di settare la macchina senza dimenticare qualche variazione necessaria quando uso il treppiede e con un altro clic torno ad operare a mano libera con le impostazioni preferite. Autofocus: Dell’autofocus dico solo che mi manca la messa a fuoco a gruppi, non ho ancora capito con cosa sostituirla, per il resto occorre leggere quanto già scritto da Mauro, ma per me è già ottimo così. Infatti, utilizzo raramente la raffica, in quanto i miei soggetti sono per lo più statici o non veloci (auto d’epoca), per cui non ho incontrato problemi. Le rare incertezze che per ora ho potuto verificare, le ho notate puntando il cursore dell’autofocus sui cofani delle auto, specie quelli piatti senza modanature. Comunque, è stato sufficiente spostare il punto di fuoco sulle intersezioni fra il cofano e il parafango o il frontale ed il gioco è fatto. Peraltro, una delle qualità sufficienti all’acquisto di tale macchina, è la possibilità di mettere a fuoco da un angolo all’altro del mirino, senza dover spostare l’inquadratura, bloccare la messa a fuoco, ricomporre l’inquadratura e scattare. Qui basta spostare il cursore con il joystick, mettere a fuoco il soggetto ed il gioco è fatto. Buffer: non parlo del buffer perché non scatto a raffica, ma ho notato, scattando in raw a monitor con Lexar 2933, che la spia di segnalazione della registrazione della foto si illumina solo per un battito di ciglia. Modi di scatto (otturatore elettromeccanico o elettronico): quando scatti la macchina non vibra neppure con l’otturatore meccanico, che è dotato pure di un suono molto soft ed usabile perfino a teatro. In modalità silenziosa è notevole. A proposito di quest’ultima modalità operativa, mi auguro che i progettisti quando installeranno sulle future mirrorless solo l’otturatore elettronico, inseriscano la possibilità di abbinare allo scatto un suono simile al rumore dell’otturatore meccanico, magari con il volume del “clic” regolabile. Inoltre, grazie alla modalità silenziosa ed alla sua forma, la fotocamera passa abbastanza inosservata, per cui tenendola ad altezza ombelico con il monitor leggermente aperto, si scatta che è una meraviglia senza destare sospetti o curiosità. stand-by: Una cosa particolare e un po’ fastidiosa è quando la macchina va in stand-by, perché non operativa. In questo caso il tempo di riattivazione è superiore a quello, brevissimo, che occorre passando da “Off” ad “On” con l’interruttore posto a corona del pulsante di scatto. Per ottimizzare i tempi morti dello stand-by, come ha già suggerito Mauro, basta avere l’accortezza di premere leggermente il pulsante di scatto o più comodamente il tasto “af/on” a portata di pollice e nel mentre si porta all’occhio, la Z 7 è già attiva. Tengo, tuttavia, a sottolineare che se perdo una foto è solo per colpa mia non della macchina. Batteria: La batteria in dotazione prima di chiedere di essere sostituita ha fatto 750 scatti, con un uso intenso del monitor, dello scatto silenzioso e di numerose foto eseguite con alti ISO. L’obiettivo: per ora il solo Nikkor Z 24-70/4 S Line del Kit. E’ un ottimo zoom direi pari al mio Sigma 24-35/2 anche se paga due stop di luminosità. E’ compatto, silenzioso e rapido nella messa a fuoco. Di seguito posto alcune immagini ed i relativi ingrandimenti di particolari al 100%, dove si può notare la nitidezza dell’ottica anche ai bordi. Speriamo, comunque, che i prossimi zoom non mantengano la necessità di essere sbloccati per attivare la ripresa, come accadeva anche con gli zoom della serie One. E’ solo un’inutile passaggio in più. Aston Martin Le Mans del 1933 (Focale 26,5 - F. 5,6 - ISO 1800 - 1/100) Crop 100% Aston Martin DB4 del 1959 (focale 41 - F. 5,6 - ISO 280 - 1/100) Crop 100% Ferrari 365 GTC 4 del 1971 (Focale 53 - F. 5,6 - ISO 140 - 1/100) Crop 100% Stand Porsche – auto restaurate in attesa di premiazione (Focale 28,5 - F. 5,6 - ISO 320 - 1/100) Crop 100% Motore Ferrari V12 Tipo 125 di 2953cc montato su una Ferrari 250 GT Boano del 1956 (Focale 24 - F. 5,6 - ISO 5000 - 1/100) Crop 100% Alfa Romeo Giulia Sprint Speciale del 1964 (Focale 70 - F. 5,6 - ISO 720 - 1/100) Crop 100% Maserati 3500 GT del 1960 (focale 48 - F. 5,6 - ISO 640 - 1/100) Crop 100% Motore Maserati 8V 4200 del 1963 che equipaggiava la Maserati Quattroporte del 1963 (Focale 29,5 - F. 5,6 - ISO 7200 - 1/100) Crop 100% Le foto sono state effettuate tutte a mano libera FTZ: una sola parola, efficientissimo. Non fosse per il rumore del VR del 70/200 non avverti differenze prestazionali. Ottimo anche con il Sigma. La Z 7 è divertente e facile da usare anche in modalità manual focus, ma di una cosa sono certo, non ci monterò i miei cari AIS, che resteranno nella vetrina della mia stanza dei giochi in bella mostra con la F 3. Per cui avanti con lo zoom dedicato, il 24-35/2 ed il 70-200/4 “effetizzati”. Resto, comunque, in attesa che Nikon mantenga gli impegni presi con la roadmap, ad iniziare dal 50/1,8 (previsto per dicembre) e successivamente del 20/1,8 e del 70/200 (previsti per il 2019), per mandare in pensione l’FTZ, seppure stia dimostrando tutta la sua efficacia. Non è previsto nella roadmap, ma confido anche in un 105 micro, per completare le necessità e le voglie. Tramonto a Volpaia (24/70 - focale 24 - F. 5,6 - ISO 160 - 1/100) Tramonto a Volpaia (24/70- focale 70 - F. 5,6 - ISO 200 - 1/100) Vallombrosa - la foresta (24/70 - focale 64 - F. 5,6 - ISO 64 - 15 Sec.) Limone selvatico (70/200 - focale 200 - F. 5,6 - ISO 64 - 1/320) Fiore di Cardo selvatico (70/200 - focale 200 - F. 5,6 - ISO 560 - 1/160) Loc. Casa Maggio (70/200 - focale 120 - F. 5,6 - ISO 64 - 1/160) Evoluzioni di storni (70/200 - focale 70 - F. 5,6 - ISO 640 - 1/160) (70/200 - focale 70 - F. 5,6 - ISO 400 - 1/160) (70/200 - focale 70 - F. 5,6 - ISO 560 - 1/160) (70/200 - focale 70 - F. 5,6 - ISO 640 - 1/160)
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  4. Infatti la calibrazione dovrebbe durare al massimo 6 ore, chissà che cosa ha combinato
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  5. ...quello giusto: l'unico a disposizione per il PalermoCalcio di lasciare l'inferno dei campionati di calcio inferiori e riapprodare alla serie B Dopo tre anni di vicissitudini, iniziate con un fallimento simulato, con una vendita finta, con delle fidejussioni che arrivarono fuoritempomassimo e con la conseguente radiazione e ricostituzione. Tutto questo tra la fine del 2018 ed oggi, in una coincidenza di circostanze che personalmente hanno cambiato anche la mia vita, pur se su un binario parallelo a quello della squadra di calcio della mia città. E oggi, di mattina si votava il sindaco nuovo (...nel senso di diverso dal vecchio), mentre di sera, a seggi ancora aperti, Palermo-Padova finale dei play off per trovare tra 28 squadre, l'unica che si aggiungerà alle vincenti dei tre gironi della regular season, conclusasi da più di un mese. In questo spareggio devastante, tra squadre che mai si erano incontrate prima, stasera il Palermo ha messo il suggello con un calcio di rigore che ha doppiato il risultato dell'andata fuori casa. Allo stadio della Favorita, oggi intitolato al presidente degli anni 70, Renzo Barbera...quello della penultima promozione in serie A, prima di quella di Zamparini, per la quarta partita di seguito erano presenti 34mila paganti... (per la prima volta nella sua storia una partita di serie C sulla RAI in diretta) I palermitani sono fuori per strada, pazzi di gioia: sono andato al centro di Palermo, piazza Politeama, dove si sono riuniti, provenienti dallo stadio e da tutte le parti della città. Non siamo brasiliani nè argentini: ma preferiamo sapere di questo risultato, piuttosto di che sindaco sia stato eletto. Siloso: siamo un pò burritos...asinelli da soma. Ma chi non salta... chiare le ambizioni future fin da stasera... sembrava di essere alle notti dei Mondiali del 1982 (io c'ero) e del 90 sullo sfondo il teatro Politeama di piazza Castelnuovo... bandiere rosanero e fumogeni rossi, buio di mezzanotte, illuminato dai fari delle auto e dei motorini provenienti da ovunque Nikon Z9 e Nikkor Z 24-200/4-6,3 a TA ed ISO fino a 25.600, tempi attorno ad 1/100"...la messa a fuoco, non sempre agevole... come in ... un colpo solo ! FORZA PALERMO !!! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
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  6. Venerdì 27 ottobre ho colto l'occasione di andare a vedere la "fiera" delle Auto e moto d'epoca a Padova. Una manifestazione di grande spessore con una notevole quantità di modelli in mostra ed anche in vendita (con il valore dei mezzi esposti si potrebbe fare una finanziaria). Un padiglione era riservato alla casa d'asta Bonhams, dove erano in attesa di essere battute all'asta numerose auto di rara bellezza. Gli unici difetti della manifestazione erano rappresentati dalla gran massa di visitatori e, ad eccezione degli stand delle casa automobilistiche (Porsche, Mercedes, Audi, ecc,) che esponevano auto dei loro musei, gli spazi concessi agli altri espositori erano alquanto limitati, o a causa dei loro numerosi prodotti, l'esposizione degli stessi era molto sacrificata. Nell'insieme la giornata è corsa via veloce ed è stata interessante ed istruttiva. Nell'occasione ho portato a casa molte foto, alcune delle quali le posto di seguito a queste poche righe, sperando sappiano dare un'immagine dell'evento. Noterete, molte auto e poche motociclette, ma la mostra era fortemente sbilanciata a favore delle quattro ruote. Le foto sono state tutte eseguite con una Nikon D850 ed il 24/35 Sigma, senza ausilio di flash, nonostante un miscuglio di luci non proprio ideale. Lancia Aurelia B20 (1958) Alfa Romeo 6C 1750 GS - Zagato (1930) Harley Davidson 1200 cc (1925) Pompe Shell Diatto 20S Bateau E. Mouche & C. 4C. 1995cc. (1923) Diatto 15/20 CV 4C 2920cc (1909) Fiat 501 Sport (1924) Fiat 525 SS 6C 3739cc (1931) Alfa Romeo 6C 1750 GS (1933) Bugatti Tipo 37 4C 1496cc (1926) Bugatti Tipo 37 4C 1496cc (1926) Fiat 500B Furgone (1949) Indian Chief Black Hawk bicilindrica 1200cc (1947) Porsche 356 1300 Super (1954) Lancia B20 Conrero Sport (1954) Lancia Aurelia B24 Spider (1955) Lancia Aurelia B20 (1958) Jaguar XK 120 Roadster (1953) Jaguar D Type 6C 3442cc (1955) Mercedes Benz 300 SL 6C 3 litri (1953) Mercedes Benz 300 SL 6C 3 litri roadster (1958) Mercedes Benz 300 SL 6C 3 litri (1960) Fiat Abarth 1000 Record Pininfarina - La Principessa - (1960) Pompe Gulf e Texaco Ferrari 250 GTO competizione 12V 3000cc (1964) Alfa Romeo Tipo 33/3 Le Mans (1970) Alfa Romeo Tipo 33/3 (1971) Lancia Stratos 6V 2418cc - colori dello sponsor Alitalia (1974) - allo stand, come di può vedere in alto nella foto, era presente Daniele Audetto (ex Direttore sportivo Fiat/Abarth, Lancia, Ferrari) March Leyton House F1 - ex Ivan Capelli (1987) Auto Union Type D - V12 2990cc Kompressor (1938) Audi R18 e-Tron (2016) Porsche 911 GT1 (996) - (1997) Porsche 919 Hybrid (2017) Se questi soggetti vi hanno appassionato, posso eseguire una seconda cernita.
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  7. tra una cosa e l'altra non son mai riuscito ad andare a vedere questa manifestazione,spero quest'anno.Complimenti per la bella serie di immagini! belle le macchine ma altrettanto belle le pompe di benzina coloratissime! oggigiorno son tutti scatolotti anonimi.....
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  8. Cercate Maggiolini? Vanno bene anche se un po' Kitsch? Festa dei Motori, Milano settembre 2019. Dal mio blog sull'evento. Spero di essere stato utile.
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  9. Dopo, chiederemmo il passaggio della capitale a Palermo
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  10. Da Padovano DOC non posso che essere rammaricato, ma nelle 2 partite vi siete meritati il passaggio, non oso immaginare uno scudetto vinto al Palermo
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