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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 30/07/2020 in tutte le aree

  1. Io amo visceralmente la montagna e per questo sono costantemente alla ricerca, per la mia attrezzatura, delle migliori prestazioni all'interno di attrezzature leggere. Ma quanto valgano per me le prestazioni nella ricerca del miglior compromesso con il peso si può dedurre dal fatto che il mio precedente grandangolo da montagna era il 14-24/2.8 AFS! Già, precedente, perché dopo una giornata con questo Z 20/1.8 S ho potuto finalmente voltare pagina. E non per una scelta di compromesso: questo 20mm è il miglior grandangolo che io abbia mai usato, una spanna sopra a qualsiasi cosa più corta di 50mm sia stata montata su una delle mie Nikon! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/30 f16 ISO100 Sulle caratteristiche fisiche molto hanno detto e fatto vedere Mauro e Max: non occorre ripetere, rimando gli interessati ai loro articoli. Le cose importanti per me? Parliamo di un grandangolo molto luminoso, f1.8, e quindi a priori adatto sia ad intenti fotografici basati su profondità di campo molto limitate sia, ed è il caso di alcune delle mie modalità d'uso, alla fotografia notturna. Il tutto in 500gr di peso ed in dimensioni fisiche non troppo importanti, parliamo di pochi cm in più del 24-70/4 per fare un esempio. Nota importante per la mia modalità d'uso: la lente è dotata di un normalissimo attacco filtro da 77mm, che consente, direi finalmente, di montare tutti i filtri che un paesaggista può desiderare. Senza svenarsi e portare in giro vetri di dimensione A5 o peggio. Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/80 f8 ISO100 Come va? l'articolo rischia di diventare subito monotono: io non sono stato in grado di trovare nessun significativo difetto. I pregi, invece, sono innumerevoli. Innanzi tutto va benissimo a tutti i diaframmi, con estrema nitidezza fino agli angoli anche alle più ampie aperture. Certo, chiudendo migliora..... ma significa che da ottimo diventa eccellente, anche negli angoli del formato FX. Sostanzialmente è un grandangolo con il quale chiudere il diaframma ha esclusivamente l'utilità di aumentare la profondità di campo, finiti i tempi di diaframmi chiusi 2 o 3 stop per tirare su i bordi! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/8 f16 ISO200. Ed in coppia alla Z6 consente, tra stabilizzatore e possibilità di alzare gli ISO senza penalizzazioni, di fotografare quasi tutto anche lasciando a casa il treppiede. Un enorme vantaggio. Che ad un fotografo amante della montagna della mia generazione, cresciuto sognando di fotografare la Sierra come Galen Rowell, consente, insieme alla Z6 ed al 70-300 AFP, di costruire un kit leggero ed estremamente performante come quello che amava usare il Maestro. E non solo, nel senso che in questa gita in montagna ho portato con me la Z6, questo straordinario 20mm e l'altrettanto straordinario 500PF.... ma il secondo sarà protagonista di un altro articolo! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/60 f11 ISO100 Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/40 f16 ISO100 Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/40 f11 ISO100 Ma se nella luce mediocre di giornate plumbee è capace di restituire immagini dai colori intesi e dall'eccellente contrasto, con il sole si esalta, senza rischiare ombre troppo dense, anche nel pieno sole di questa tarda mattinata in quota. E riproducendo fedelmente il blu incredibile di questo cielo, senza necessità di ricorrere al polarizzatore! Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/250 f11 ISO100 Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/250 f11 ISO100 La svizzera, subito oltre il Passo della Rossa - Z6 su Z 20/1.8S - 1/500 f8 ISO100 Panoramica di 5 scatti verticali a mano libera, la soluzione semplice semplice quando si vorrebbero angoli di campo infiniti senza sacrificare l'imponenza delle montagne! E capacità di fotografare alti contrasti su dettagli minuti senza sostanzialmente incorrere in nessun problema di aberrazione cromatica. Fino agli angoli estremi del fotogramma. Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/15 f8 ISO100 E sempre con la possibilità di montare il polarizzatore, giusto quel tanto da governare al meglio i riflessi. Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 1/15 f13 ISO100 Ma dopo tanti paesaggi a diaframmi medi o chiusi viene l'ora di aprire tutto, aspettando che lo scoglio più nobile si avvicini alla via lattea.... Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2 ISO1600 Devo dire che la fotografia notturna è stata per lungo tempo, con questi nuovi Z, il loro focus-by-wire ed il fatto che le Z resettino la messa a fuoco ad ogni spegnimento, una delle mie preoccupazioni. La ricetta è semplice: Occorre approcciare le novità con fiducia ed apertura mentale. Quindi, come si fa a mettere a fuoco di notte quando nel mirino non si vede nulla? Io, tra le molte possibilità, ho consolidato due modi: Facile, se nell'inquadratura c'è qualcosa di molto luminoso - ed in questa notte avevo il faro della stazione della funivia e pure diversi pianeti, che a f1.8 sono abbastanza luminosi per mettere a fuoco con il pinpoint della Z6 senza nessun problema. Delicato: si spegne e si riaccende la fotocamera. Automaticamente va su infinito, ma nel mio caso, non so se scelta o tolleranza di produzione, è uno zic più indietro del perfetto infinito che serve per le stelle. Quindi? Quindi basta girare pochissimo la ghiera con la lente in manual focus, capendo quanto grazie all'ausilio a monitor (torno indietro di una tacca dall'icona della montagna verso il fiore che appare impostando il manual focus....e vado avanti del doppio!) Ho provato a lungo, volevo essere sicuro: funziona sempre, ma consiglio a ciascuno di provare per trovare il "proprio zic". Ricordo, dopo lo scatto, che per verificare che la messa a fuoco sia perfetta basta verificare che le stelle non abbiano color fringing magenta! Notare, su tutte le immagini, come a fronte di una notevole saturazione e contrasto di giorno, la notte riesca a rendere perfettamente le diverse gradazioni delle zone scure, senza bloccare i neri come altre ottiche blasonate ma meno prestazioni finiscono spesso per fare. Dicevo che questo 20 ha prestazioni straordinarie già a tutta apertura ed a tutti i diaframmi... Questi, per gli amanti del genere, sono 3 crop pixel reali dell'angolo in alto a sinistra. Uno è a f1.8, uno a f2, uno a f2.5 da 1600 a 3200 ISO, sempre 15". Capite qual'è a tutta apertura e quale chiuso uno stop? ed i 1600 rispetto ai 3200 ISO? Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2.2 ISO3200 - la stellina sul faro è prodotta da un po' di condensa sulla lente frontale. Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2 ISO1600 - Stellisee e fotografi di fronte a sua Maestà! Quindi, in sintesi i pro che ho riscontrato: Prestazioni elevatissime, praticamente nessun difetto ottico impattante la pratica fotografica Leggero, ma con costruzione meccanica solida ed affidabile Dimensioni relativamente contenute (non è minuscolo ma nemmeno enorme, ed ha filettatura filtri 77mm standard) Paraluce efficace ed ottima resistenza ai riflessi AF istantaneo MF molto sensibile e precisa I contro: Un po' di vignettatura alle massime aperture, ma ditemi voi guardando le immagini sopra se ha un impatto pratico... Costo relativamente elevato, ma economico se si considera il livello delle prestazioni Per me, estremamente consigliabile! Massimo per Nikonland (C) 29/7/2020.
    15 punti
  2. Abbiamo giocato e come in ogni gioco si scherza e ci si prende in giro. Cosa che l'ha aiutata, sopratutto nella seconda parte, a sciogliersi ed a collaborare più attivamente.
    2 punti
  3. Avevo già pubblicato il primo di due shooting di ritratto ambientato in campo di lavanda. Per completezza li includo entrambi. Sara, mia cara amica e modella occasionale, è una ragazza timida, carattere che non ho voluto stravolgere, anche perché l'ambientazione a mio parere si prestava. Il campo è veramente piccolo, quindi ho preferito le medie e lunga focali per immergere completamente il soggetto nei filari di lavanda. Dal 105 1,4 al 70/200 2,8 FL.. Raramente il vecchio 24/70 2,8, che coi 24 MP se la cava ancora bene alle focali intermedie.
    1 punto
  4. Ho messo diverse immagini di aerei qui nel blog,ritengo quindi possa essere di interesse per molti,una piccola disamina su come si affronta questa particolare tematica fotografica.Al di la della foto finale,come per tanti altri settori fotografici,c'è un gran lavoro da compiere e spesso le situazioni che si possono vivere sono frustranti.Ad esempio,pianificate da molto tempo,un evento aeronautico e quando giunge il momento,tutta una serie di imprevisti,dal meteo alla logistica all'attrezzatura alle condizioni fisiche,vi impediscono di viverlo e goderlo appieno.Queste situazioni sono più comuni di quanto si possa credere.Bene,detto ciò,spiego alcuni aspetti di questo mondo basandomi sulle mie esperienze personali ; arriva il momento di partecipare,quindi già da tempo avete pianificato l'aspetto logistico con pianificazione dei voli o spostamenti via terra,hotel cibarie etc etc. La sveglia al solito sarà antelucana per poter evitare le file e i controlli all'ingresso della base o quantomeno,ridurre i tempi di attesa che coi nuovi controlli antiterrorismo si son allungati, quindi scegliere il posto migliore per piazzarvi a fare le foto e godervi lo spettacolo.Una volta entrati e posizionata la vostra attrezzatura nel luogo prescelto ,approfitterete del tempo precedente l'esibizione dinamica per fotografare la statica dei velivoli,in genere sono transennati e le transenne sono vicine,ragion per cui un grandangolo è d'obbligo anche se l'ottica ideale sarebbe il 50mm per la sua resa più naturale.In questa fase,è preferibile essere in due o più persone,perchè mentre voi state fotografando nel piazzale,è necessario che ci sia qualcuno nei pressi del punto in cui dovrete poi fare le foto dinamiche.Non è infatti consigliabile lasciare zaino viveri scaletta e attrezzatura fotografica incustodita.Essere in due o più in questo caso aiuta.Soffermiamoci su quanto solitamente si trasporta.Io e altri amici abbiamo con noi lo zaino/borsa fotografica,monopiede o treppiede,zaino viveri,scaletta in alluminio, cappellino, sedia ed ombrello con Kway. In sostanza, dato che al meteo non si comanda, è bene essere previdenti sia col sole che con il cattivo tempo.I viveri ,portateli con voi perchè,se è vero che ci son dei venditori di panini e bibite all'interno della base,è anche vero che nel momento in cui vi spostate per acquistare qualcosa,sicuramente perderete qualcosa di interessante,la legge di Murphy è sempre in agguato.Oltre a Murphy,naturalmente sarà in agguato il pubblico dietro di voi che spingerà alle spalle per rubarvi il posto o intrufolarsi con la scusa del bambino a cui far vedere i piloti.... in questa prima immagine il sottoscritto con treppiede ottica e materiale vario Ci sono vari airshow in giro per il continente oppure eventi a chiamata in cui la base organizza un evento a numero chiuso in cui è richiesta l'iscrizione ed eventualmente il pagamento di un piccolo obolo,che comunque tutti gli appassionati del genere son ben contenti di pagare.A livello airshow,a mio avviso,il migliore rimane sempre l'Air Tattoo che viene organizzato nel mese di luglio presso la base aerea inglese di RAF Fairford. L'organizzazione dell'evento,ormai rodata da anni è sempre all'altezza delle aspettative e in questo caso i costi son si elevati ma giustificati dalla qualità di ciò che andate a vivere.Ci son opportunità per tutte le tasche ,dal pacchetto quasi settimanale al biglietto giornaliero e all'interno della base c'è tutto ciò di cui avete bisogno. ecco qui un paio di immagini delle tribune al Tattoo,ecco,se qualcuno si fosse mai chiesto dove finivano tutti i tele e superzoom,qui c'è la risposta..... Se non si partecipa ad un airshow,solitamente,gli appassionati si mettono lungo le recinzioni o la strada che porta alla base per fare foto,in Italia vigono ancora delle restrizioni in base ad un Regio Decreto,comunque il paese più aperto in questo senso,è l'Inghilterra dove frotte di appassionati stazionano sempre attorno alle basi,vedi foto sottostanti..... come si può notare spesso le recinzioni non ci sono e al più c'è una piccola steccionata con una siepe in quanto si fa affidamento al senso civico delle persone,cosa questa impensabile in Italia..... Se invece la recinzione è presente e pure alta,come qui a RAF Conigsby,allora si scelgono scalette un po' più alte...... Da qualche anno inoltre,c'è la tendenza,sempre in UK ,ma ora pure in USA nei deserti del sud ovest,di andare in cima alle colline e scattare ai velivoli che passano bassi durante l'addestramento alla navigazione a bassa quota,in questo caso l'impegno fisico è maggiore in quanto si tratta di salire sulle cime delle colline in condimeteo spesso avverse ed imprevedibili,ragion per cui un buon abbigliamento tecnico è necessario così come spesso si necessita di una piccola tenda igloo con cui ripararsi dal vento freddo che spira da quelle parti,altro ausilio è una radio scanner con cui sintonizzarsi sulle frequanze usate dai velivoli così da aver un'idea di quando e dove passano,può capitare di sbagliare collina e sprecare una giornta dato che i velivoli magari passano sul versante opposto o in altra zona,lo stesso vale per il Star War canyon negli USA,solo che li bisogna tenere gli occhi aperti anche sul terreno che è popolato di crotali..... A livello di attrezzatura,come si è visto nelle precedenti immagini,son necessarie ottiche lunghe,il minimo sindacale è il 400mm,un tempo con la pellicola il must era il 300mm f2.8 in quanto la maggior parte dei fotografi utilizzava il mitico Kodachrome 64 e quindi con sensibilità così basse,in presenza di meteo avverso,una grande luminosità faceva la differenza tra il fare o meno la foto.Oggi col digitale e le prestazioni delle moderne fotocamere,questa esigenza è venuta un po' meno e la maggior parte delle ottiche viaggia con aperture f5.6 ; personalmente preferisco sempre il 2.8 perchè a mio avviso i risultati son migliori anche si pagano in termini di manovrabilità e peso dell'attrezzatura,ovviamente poi ognuno farà le proprie scelte in base alle specifiche esigenze e disponibilità. .A livello di marche fotografiche,va detto che la maggioranza delle persone che scatta in ambito aeronautico utilizza il sistema Canon con l'onnipresente 100-400 mentre Nikon che dall'introduzione del sistema EOS di Canon ha perso quote,ora sembra risalire un po' la china,la maggior parte dei fotografi è oggigiorno su zoom tuttofare a discapito delle ottiche fisse che un tempo erano prevalenti. E' mio parere però,che le nuove focali fisse compatte possano trovare impiego proprio in ambito aeronautico,coniugando,qualità e portabilità .
    1 punto
  5. Ecco alla prova dei fatti la freschissima Nikon Z5 che abbiamo in visione (E' in esemplare ancora di preserie, quindi non chiedeteci i soliti test di rumore sottoesposti di 1.000.000 di stop perchè non vi accontenteremo) Perchè è uscita abbastanza in sordina ma tra meno di un mese sarà in negozio e sarà il caso di parlarne, no ? Domenica ho detto al mio amico Rossano Rinaldi, professionista abituato a dirigere set con più modelle, "lascia la tua D750 in borsa ed usa questa macchina nuova". Lui usa Nikon da 15 anni ma tutta la sua esperienza con le Nikon Z è stata una mezz'ora con la Z50 e il Nikkor Z 50/1.8S. Qui invece ha avuto a disposizione oltre alla Z5, il Nikkor Z 70-200/2.8 S, il Nikkor F 70-200/2.8E FL, il Nikkor Z 24-70/2.8 S, il Nikkor Z 24-70/4 S e persino il Nikkor Z 24-50/4-6.3 in dotazione alla Z5. La nuova Nikon Z5 accetta schede SD, due schede SD per ridondanza o per backup, sia UHS-II che UHS-I "Ma aspetta", mi chiede," la mia scheda qui dentro non ci va, vero ?" "Sbagliato, guarda", gli dico io aprendo il vano memorie della Z5, "c'è già dentro la mia SD, aggiungi la tua che la macchina è già impostata per fare il backup in automatico ad ogni scatto". Abbiamo due ore di noleggio al Cross+Studio di Milano, usiamo luce naturale dai grandi finestroni e in qualche caso la schiarita di un LED con un ombrello gigante. Rossano mi chiede qualche informazione sulle modalità di messa a fuoco. Gli dico di non insistere con le sue abitudini e di sfruttare le caratteristiche della macchina, per lo più il riconoscimento dell'occhio e le qualità delle ottiche. Lui scatta in manuale puro e generalmente ha impostata la visualizzazione dello scatto appena fatto con la D750. Qui non ne ha bisogno perchè vede la foto ancora prima di scattare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S "Guarda", gli dico io, "puoi cambiare la sensibilità con questa ghiera interna dell'obiettivo" (nei due zoom f/2.8) così se ti serve puoi schiarire o scurire il tono dell'immagine senza toccare tempo e diaframma. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S Dopo una decina di minuti lo lascio da solo mentre io mi dedico all'altra modella. Ogni tanto mi chiede qualche altra cosa ma vedo che ci si mette d'impegno. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S Morale niente del suo corredo esce dalla sua borsa e fotografa solo con la Z5 e perlopiù con i Nikkor Z. Ci spostiamo all'esterno, per qualche scatto di fashion per strada. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 120mm Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 44mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 50mm Il risultato non programmato e non commissionato potrebbe tranquillamente essere pubblicato in un editoriale su una rivista senza troppi problemi. La mano c'è ma gli strumenti lo seguono anche nella lettura "a prima vista". Alla fine ci fermiamo per qualche considerazioni insieme. Sulle modalità di uso della macchina. - il riconoscimento dell'occhio va bene e le foto vengono quasi sempre perfettamente nitide anche in condizioni abbastanza al limite. Ma riusciamo a mettere in difficoltà la macchina facendo foto "creative" attraverso un plexiglass. Il limite del sistema però è l'instabilità della messa a fuoco che oscilla tra un occhio e l'altro, a seconda - immagino io - della ricerca del miglior contrasto tra i due. Sarebbe indispensabile per avere risultati omogenei, che la macchina si fissasse sempre su quello visibile più prossimo al fotografo e all'osservatore perchè è proprio brutto avere foto con il primo occhio sfuocato mentre il secondo è nitidissimo - il corpo macchina è compatto, l'otturatore è silenzioso, tutto sommato i comandi ci sono ma qualche combinazione porta a fare strani contorsionismi innaturali. Ma soprattutto mancano un paio di centimetri sotto per avere una presa più comoda. Il battery-pack aiuta (ce l'ho io sulla Z6 e glielo faccio provare) ma la mancanza dei comandi è un handy-cap Niente altro da dichiarare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 24mm Tanto che andiamo sui consigli per gli acquisti. "I miei clienti mi chiedono oramai quasi sempre il video in formato 4K60p, é diventato standard". "Per farlo stavo pensando di acquistare una videocamera (Panasonic) ed affiancare una Nikon Z per tutto il resto con cui sostituire la mia D750, che oramai non è più all'altezza" Quale scegliere a questo punto non dovrebbe essere un problema, ma ... : - Nikon Z5 in modo da non dover spendere gli ulteriori soldini per una o due schede CFExpress e il relativo lettore (uno scherzo da 400 euro ai prezzi attuali) che pur non avendo formati video evoluti, si integra bene con la videocamera - oppure Z6 ma ad un costo superiore e nella prospettiva che in autunno esca una Z6s con il video 4K60p che né la Z6 né la Z5 fanno ? La Z5 sul video va bene ma limitandosi al formato 2K, mentre il 4K è croppato e anche abbastanza malamente. Per il resto il buffer, la "raffica", l'autofocus, sono sufficienti tranne situazioni particolarmente limite per il genere di lavoro che fa Rossano. Solo, gli raccomando io, "abituati - tu e le tue modelle - ad impiegare l'otturatore elettronico, perchè un pò per sicurezza un pò perchè la macchina ti invita, scatterai tanto di più, appena avrai comprato una Z e gli obiettivi che ti servono" Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S a 55mm [foto (c) Rossano Rinaldi 2020, conversione on-camera dei jpg dal NEF, profilo Portrait]
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  6. A me, invece, quasi l'opposto: sono così entusiasta di questo da non vedere l'ora di provare il 14-24. Peraltro sono oggetti molto diversi e funzionali a scopi che credo solo parzialmente sovrapponibili. Spiego meglio. La premessa è: Quando accendi la macchina, indipendentemente dalla modalità di focheggiatura selezionata, l'obiettivo si porta su infinito. Dalle mie prove, con soggetti "normali", quello è un ottimo infinito (immaginiamo l'iperfocale: con un 20mm essere a fuoco a 100mt o a 200mt è irrilevante: quello che è a 1km risulterà comunque perfettamente nitido). Ma le stelle, per la loro dimensione e forma ed il fatto che sono così chiare su sfondo scuro, sono un soggetto molto particolare: serve l'infinito perfetto e non una distanza che lo copra grazie all'iperfocale (beh, più o meno....), altrimenti fanno color fringing ed escono fuori colorate di magenta. Perché il metodo dei due ZIC? Perché provando a spostare direttamente la messa a fuoco verso avanti, dopo aver acceso, fatico a capire di quanto devo farlo. Ma se, prima, la sposto indietro di quel tanto che basta a rendere lo spostamento evidente sulla scala distanze a monitor (quella che va dal fiore alla montagna), lo "zic", la mano riesce a riportare indietro semplicemente ripetendo il gesto al contrario ed a proseguire di tanto uguale. Ecco, quello nel mio caso è quanto basta. Ed è stato, per tutta la notte, quanto necessario. Senza sbagliare mai. E, prima di farlo in quota, avevo provato a casa: sempre lo stesso risultato. La mia valutazione è quella che sia una tolleranza di produzione nel montaggio dell'AF della lente, con la stessa identica logica per cui, sul vecchio 14-24 AFS, avevo l'infinito perfetto per le stelle non al centro del simbolo di infinito nella finestrella sul barilotto, ma spostato verso il bordo. Anche in quel caso, sempre li. Per questo non posso escludere a priori che altri 20 siano perfettamente all'infinito appena accesi o che necessitino di delta diversi. Ma penso che ciascuna ottica abbia lo stesso ripetibile funzionamento che, una volta imparato, ne consenta l'uso senza problemi. Sempre se non c'è nulla di ben luminoso in cielo: a f1.8 mette a fuoco in AF cose che il 14-24AFS a f2.8 si sognava (come il pianeta che vedete in basso a sinistra nei crop: quello andava a fuoco in AF sempre e senza problemi di sorta). Chiaro così?
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  7. Palermo 19/07/2020, via Mariano D'Amelio: Lui si chiama Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e da 28 anni cerca giustizia e verità sulla strage di via Mariano D'Amelio del 1992, dove insieme a suo fratello vennero trucidati cinque agenti della sua scorta: il sesto, miracolato, è l'uomo sullo sfondo accanto al cartonato di Paolo Borsellino. Lei si chiama Luana Ilardo, ha 40 anni e appena sedicenne ha assistito all'assassinio di suo padre Luigi, pentito di mafia e collaboratore di giustizia, che oltre a parlare dei suoi delitti aveva portato gli inquirenti al covo segreto di Bernardo Provenzano, già nel 1996 (ma verrà arrestato poi solo dieci anni dopo). Nonostante la sua collaborazione non fosse stata ancora resa pubblica, Luigi Ilardo venne trucidato subito dopo, evidentemente tradito dagli stessi soggetti cui aveva affidato le sue confessioni. Luana da 24 anni cerca giustizia e verità su questo tradimento ed il riconoscimento della conversione del padre prima del suo assassinio. Max Aquila photo (C)
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  8. Ho acquistato la Nikon Z6 a novembre dell'anno scorso (2019). Appena comprata ho fatto soprattutto delle foto "casual" per strada e degli esperimenti in casa, giocherellando con il focus stacking, ma tutto sommato ero rimasto freddino, convinto che andasse bene più che altro per al macro statica e lo street, che per me è un genere occasionale. Anche Vincent non era molto convinto. Passato il lockdown, ho inziato ad usarla un po' di più per il genere fotografia che preferisco, ed è allora che ho cominciato a "scaldarmi" nei confronti di questa piccola grande fotocamera e capire meglio tutto quello che mi può dare (e quello che non posso pretendere). Non mi metterò a scrivere un articolo sulle caratteristiche, pregi e difetti della Z6, ripeterei solo quanto hanno fatto a più riprese Mauro Maratta e Max Aquila in modo più che esauriente, preferisco fare qualcosa di simile alle experience di foto notturna e di street di Massimo Vignoli, portando delle foto di esempio e commentandole. Sono un naturalista fotoamatore, anche se mi piace provare altri generi è nella fotografia in natura, soprattutto agli animali che mi diverto davvero. Di questo scriverò. Primo impatto? Avendo usato praticamente solo reflex, al mirino elettronico ho dovuto farci l'abitudine, perchè anche se è ottimo e la resa dell'immagine è molto vicina alla realtà, rimane a volte un lieve scostamento dal punto di vista dell'esposizione verso la sovraesposizione, cosa che ho imparato a tenere presente ed ora non ho problemi. Per il resto, sul campo la Z6 è confortevole, specialmente con la basetta smallrig e usata con ottiche compatte come il 300mm f4 Pf anche accoppiato a dei converter, non si hanno problemi a mano libera. Inoltre, come tutte le nikon di un certo livello, non ti "sta tra i piedi", comandi accessibili e ergonomia sperimentata. La Nikon Z6 e il suo 24-70mm f4 S sono un'accoppiata formidabile. Questa foto sembra una macro fatta con un buon obiettivo macro, no? Invece no! E' un minuscolo crop al 100% di una foto ambientata!!!. questa: Nikon Z6 24-70mm f4 a 28mm, f11, 1/1600s 2000 ISO. La vedete la libellula sulla destra, quant'è piccola? Questo per me dice tutto quello che c'è da dire sulla qualità nei dettagli di questa accoppiata ed è uno dei motivi della mia riscoperta della Z6. Non è solo il fatto che si può mettere a fuoco più o meno su tutto il campo inquadrato, lo fanno tutte le mirrorless, qui c'è di più. Lo ripeto risultati di questo genere di solito si hanno con dei tele macro. Amazing, dicono gli inglesi. Naturalmente come tutti gli altri 24-70mm si presta a fare dei paesaggi "normali" con ottimi risultati, Nella fotografia ravvicinata e in quella di natura non ho dubbi quale sarà d'ora in poi la mia fotocamera d'elezione, anche sul campo, salvo soggetti erratici. In attesa di focali native un po' più lunghe, il 300mm da solo con Tc e/o lenti addizionali funziona e molto bene: In questo "animalscape" ho usato il 300mm, ho composto l'inquadratura e scattato dal display col dito. Se il soggetto è relativamente tranquillo, non ci sono problemi anche per le soggettive: Anche se il soggetto si muove a velocità ragionevole secondo una traiettoria prevedibile non ci sono troppi problemi, t scatto silenzioso, a mano libera e soggetto indifferente: Nella fotografia close-up la qualità è eccellente: 70-300mmP a 210mm con lente addizionale 300mm f4 Pf + TC14 Eiii. Ancora: Posso scattare in condizioni di luce molto sfavorevoli, con ottime possibilità di recupero nelle ombre. Questi scoiattoli erano nel bosco fitto dove ad occhio nudo era ... buio pesto. Anche qui a Torrile giornata di pioggia... luce pessima, eppure.. Per non bruciare il cigno, che non era fermo, quindi non permetteva esposizioni multiple, ho dovuto sottoesporre, Ma è bastato pochissimo per recuperare le ombre. Infine, basta back-front focus, i miei nikon ora sono tutti "tarati", o meglio non devo tarare più nulla. L'accoppiata 300mm più TC 14 sulla m D500 tendeva a funzionare in modo alterno. A volte andava benissimo, altre non azzeccava il fuoco e come da consigli ricevuti, dovevo spegnere smontare e rimontare il tutto. Questi sono cropo 100% di due foto scattate con la D500, il 300mm f4 Pf e il TC 14: due giorni diversi due rese diverse. Smonta e rimonta poi il tutto è tornato a funzionare, però non è entusiasmante, se sei in attesa che succeda qualcosa non è il massimo, perchè di solito succede mentra stai armeggiando con l'atttrezzatura. Se poi osavo accoppiare il 300mm al TC 17... addio, il fuori fuoco era garantito: Con la Z6, come cantava Lucio Battisti, tutto questo non c'è più: Nikon 300mm f4 Pf Tc 17, crop 100% Alti ISO? ecco qui tempo grigio e 7000 ISO! Crop 100%: Tutte rose e fiori? Naturalmente no, per quel che faccio io, vedo soprattutto due punti di miglioramento e riguardano l'autofocus: come per la maggior parte delle mirrorless le manca un po' di reattività. Questi cigni in volo li ha presi, ma soggetti più veloci o più erratici sono spesso un problema, al contrario di auto e moto, con gli animali non è possibile prevedere la traiettoria e predisporsi allo scatto in un punto prefissato. L'altro punto è la tendenza a perdersi nello sfondo più delle mie DSLR, anche se devo dire che credevo peggio. In qualche situazione occorre "aiutare" l'autofocus. Sfondo terribilmente confuso ed elementi di disturbo in primo piano, ma con un po' di malizia, soggetto centrato! Non so se il fatto che si usino teleobiettivi F tramite adattatore possa in qualche modo accentuare il problema, si vedrà quando ci saranno teleobiettivi S nativi. Dopo novemila scatti posso dire di essere contento della Z6, sono convinto che se si sa come usarla e quando, i risultati sono ottimi. Adesso anche Vincent ne è convinto, tanto da autorizzarmi a mettere un crop al 100% di un suo ritratto Scattato con... (musica da suspense)... UN VECCHIO CIMELIO!! Con la Z6 ci si può divertire, il relativamente contenuto numero di pixel aiuta a perdonare qualche segno di vecchiaia presente in queste lenti d'epoca. In conclusione, la Z6 mi piace, ho iniziato ad apprezzarne le qualità e conto di usarla sempre di più. Ultima nota: Questa l'avete già vista, la ripropongo perchè è la migliore foto che ho fatto quest'anno, con la Z6 a mano libera in presenza di vento. Silvio Renesto per Nikonland.
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