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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 04/09/2017 in tutte le aree

  1. C'è un breve momento in cui tutto quello che c'è nella mente, nell'anima e nello spirito di una persona si riflette attraverso i suoi occhi, le mani, il suo atteggiamento. Questo è il momento di scattare. Guarda e pensa prima di aprire l'otturatore. Il cuore e la mente sono il vero obiettivo della fotocamera. In ogni uomo e donna é nascosto un segreto, come fotografo il mio compito é rivelarlo, se posso. Yousuf Karsh Yousuf Karsh suggerisce la postura delle mani a Papa Giovanni XXIII Yousuf Karsh è il più grande fotografo ritrattista del nostro tempo. La sua firma vale, con le dovute proporzioni dovute al differente mezzo, quella di Caravaggio o di Hayez o di Boldini per avvicinarci di più ai tempi nostri . Nel suo studio di Ottawa c'era la fila per farsi ritrarre. E lui poteva andare a ritrarre chi voleva. Nato in Armenia nel 1908, fuggito alle persecuzioni con la famiglia nella più tranquilla Aleppo, si ritrovò nel Quebec da uno zio che faceva il fotografo. Lo zio, viste le potenzialità di Yousuf, gli trovò un posto di apprendista presso un suo amico ritrattista di Boston. John Garo, che era anche un pittore, oltre che fotografo, lo iniziò alle tecniche di illuminazione in studio con la luce artificiale e lo introdusse nell'ambiente dei pittori. Una formazione che pose le basi di quella che sarà poi l'illuminazione drammatica di tanti ritratti del Karsh professionista. Fatti tre anni di apprendistato e frequentata anche la scuola d'arte serale, ritornò in Canada per aprire un suo studio nela capitale, Ottawa. La dedizione nel suo lavoro e la fortuna gli consentirono di introdursi negli ambienti governativi per fotografare i dignitari in visita nel suo Paese. La fortuna gli consentì di scattare il celeberrimo ritratto di Winston Churchill nel 1941 Yousuf Karsh : ritratto di Winston Churchill, Ottawa, 1941 uno scatto destinato a diventare un'icona del XX secolo e che gli valse la notorietà. Una foto importante (più tardi Karsh venne soprannominato "l'uomo che tolse il sigaro di bocca a Churchill") ma cui non si arriva certo per caso se guardiamo questa foto del 1936, che apparentemente sembra una istantanea ma che in realtà è un ritratto dell'epoca prebellica : il Presidente Roosevelt (con suo figlio) in visita nel Quebec a colloquio informale con il primo ministro canadese e il governatore generale del Quebec. Il modo più semplice per far sapere alla Corona Inglese cosa poteva pensare della situazione europea l''inquilino della Casa Bianca ? Per 67 anni ebbe la costanza di applicare il suo metodo al suo lavoro. Se deve alla fortuna la fama, questa si è certamente sviluppata solo per le sue capacità. Ogni suo ritratto è diverso dagli altri. Ma in tutti si riconosce la sua firma. E non c'è fotografo al mondo ancora oggi che, magari inconsciamente, non gli debba qualche cosa. Del resto, nei 67 anni di ininterrotta attività, Karsh annotò non meno di 15.278 sessioni fotografiche, lasciando qualche cosa come 150.000 lastre di grande formato scattate con il suo banco ottico, sviluppate personalmente e stampate a regola d'arte. Sono numeri impressionanti anche per il convulso mondo digitale odierno (una lastra in 20x28cm vale lo sforzo di centinaia di scatti in 35mm in digitale) che però non scalfiscono che la superficie di questo gigante della fotografia. Quale era il suo segreto ? Karsh osserva una lastra prima di caricarla in macchina. 1) mettere a proprio agio il soggetto Una persona sta meglio quando è comodamente seduta. Sembra banale ma permette già di raggiungere metà del risultato 2) conoscere il proprio soggetto Karsh si documentava sulla vita e le peculiarità di chi doveva fotografare. Ne arrivava a conoscere tanto i dettagli da poter poi guidare la conversazione su argomenti familiari che potessero alleviare la tensione di chi, non professionalmente, posa per un fotografo. Karsh a colazione con Albert Schweitzer per farlo si prendeva il tempo necessario, arrivando anche ad una relazione di familiarità con chi fotografava, quando possibile. basti vedere l'atteggiamento di confidenza con Ernest Hemingway. I due sono ripresi nella casa dello scrittore all'Havana, nel 1957. Certo non con tutti, ma volete dire che dal 1943 al 1984 i rapporti saranno rimasti freddi e distaccati ? Dall'espressione di Sua Maestà non si direbbe Sua Altezza Reale la Principessa Elisabeth Windsor nel 1943 Sua Altezza Reale la Regina Elisabetta II nel 1984 considerando che se uno scatto della Regina è diventato il francobollo standard di tutto l'Impero Britannico e che le fotografia ufficiali non posso che essere formali 1966, Londra, la Regina Elisabetta d'Inghilterra con il Principe Filippo di Edimburgo 1984 ma io noto nell'espressione la rilassetezza che si può provare solo davanti ad una persona di cui ci si fida anche in questo scatto con i figli dove anche il compassato Principe Carlo appare sorridente e rilassato Senza questa capacità di entrare in relazione e di cogliere l'attimo fuggente non si spiegherebbe altrimenti questa altra icona del XX secolo : il celeberrimo ritratto di Albert Einstein, del 1948 o questo, altrettanto fermo nella nostra memoria del già citato Hemingway a sinistra, Karsh in posa davanti alla sua camera, a destra mentre con un dito suggerisce la postura al soggetto inquadrato 3) essere pronto ad improvvisare traendo ispirazione dal soggetto e da quanto ti succede davanti lasci il soggetto libero di essere se stesso come in questo caso il cancelliere tedesco Willy Brandt oppure, se per esempio è un attore, gli dai uno spunto e poi lasci che sia lui ad interpretare il suo ruolo più congeniale con Alain Delon in studio magari lo lasci distrarre trafficando con le tue apparecchiature mentre gli parli e poi lo prendi sull'attimo, secondo come sei isprirato dal soggetto stesso. ancora Delon, stessa sessione Depardieu Woody Allen Bogart, 1948 Laurence Olivier Clark Gable, 1946 magari non gli dai il tempo giusto per sedersi, per vedere l'espressione che ha mentre si appoggia Alfred Hitchcock raggiungendo livelli di spontaneità diversamente inimmaginabili ... per un attore, come in questo splendido ritratto dell'altrettanto splendido Yul Brynner certo con gli attori é più facile come questo ispirato Gregory Peck che non aveva ancora conosciuto Moby Dick meglio ancora se hanno gli abiti di scena come lo straordinario Mosè interpretato da Charlton Heston un grande regista può anche essere molto ispirante è più complicato con persone differenti. Ma se poi ha un grand'uomo che è anche stato un attore, allora puoi lasciarlo recitare per te Ronnie Reagan, 1980 Karsh nel suo studio sistema le luci sul soggetto 4) la luce non è solo illuminazione appreso studiando pittura e seguendo il teatro, quanto sia importante la luce. Che non è solo illuminazione, nel senso di luce sufficiente a formare l'immagine sul materiale sensibile (sul sensore, oggi) ma il modo di esprimere, assecondare o sottolineare i tratti e i caratteri di un volto umano. Io ne vedo i risultati in particolare in questa carrellata di politici, ritratto stretto limitato al volto, di personaggi importanti, in grado di cambiare la storia e allo stesso tempo soli, nella solitudine di chi prende decisioni per gli altri. La luce svolge un ruolo fondamentale, così come la postura che la asseconda o la esalta (e viceversa) Ronnie Reagan e il suo antagonista Michail Gorbatchev Jimmy Carter Eisenhower. Qui Ike è scuro e duro come l'acciaio delle bombe e dei cannoni che hanno devastato la Germania dei suoi progenitori. JFK del quale vediamo una panoramica a 180° con le mani che svolgono il ruolo di smorzare la luce secca Karsh racconta di aver incontrato Reagan dopo che aveva discusso per due ore con il Segretario di Stato, pranzato con il Cancelliere Tedesco e ricevuto il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Stanco ma ancora in grado di raccontare barzellette ... Karsh ritratto ad una mostra di sue fotografie 5) la reputazione è importante per la riuscita di un ritratto sembra banale ma la reputazione del fotografo conta. Come e più del suo portfolio. Quando si ha a che fare con personaggi importanti, con una agenda piena, diffidenti o impegnati. Altrimenti non solo si fa fatica a farsi ricevere ma ci si trova di fronte un'istrice difficile da penetrare. Karsh racconta di essere riuscito a stento a far sedere Nelson Mandela, appena giunto dall'Africa all'Onu, stanco e teso per il viaggio e le preoccupazioni che solo dopo un pò di conversazione con un uomo di grande umanità come Karsh, riuscì a rilassarsi tanto da permettere questo istante di libertà dai pensieri sottolineato da una risata liberatoria e se sembra ansioso di mostrare la propria grinta Fidel Castro non lo è affatto il Crushev della scarpa sul tavolo figuriamoci l'impettito De Gaulle o quell'Harry Truman con ancora il gravoso fardello di essere stato l'unico Presidente della Storia ad autorizzare lo sgancio di due atomiche su civili inermi ... pensate che il Visconte di El Alamein (sic!) avrebbe permesso a qualunque fotografo di ritrarlo ? Guardate le mani (!) o Maggie Thatcher, impegnata nella sua guerra con il mondo ? Chiaramente non possono essere solo questi i segreti di Karsh. Sono le indicazioni che vengono dai tanti aforismi citati, dalla lunga carriera di una leggenda. Un uomo in fondo anche molto vanitoso che ha giustamente goduto in vita del suo successo. Ritirandosi solo nel 1998, alla tenera età di 90 anni suonati (morirà nel 2002). Gli altri restano nelle sue tante foto, nel garbo, nella grazia, nella forza di tanti scatti a persone della più diversa estrazione e livello. Personaggi famosi Dali Giovanni Paolo II Albert Einstein Jacques Cousteau Cassius Clay Andy Warhol Alfred Hitchcock Bernard Shaw Madre Teresa Picasso Di Picasso, Karsh racconta di essere andato a casa sua. E questi, visto il caos dei tanti figli che giocavano rincorrendosi per casa, suggerì di trovare un pò di pace nel suo studio. Ne venne fuori questa foto, un pò fuori dagli schemi anche per Karsh (l'ispirazione del momento) ma certamente a tema con lo stile del soggetto. Una frase di Karsh, poco politicamente corretta per lo stile di oggi che riporto in questa pagina dedicata alle attrici. Fotografare le belle donne è un peccato, perchè devi spegnere la luce solo quando se ne sono già andate via (per sviluppare le lastre, evidentemente) Audrey Hepburn ad inizio carriera Sophia Loren la giovane Liz Taylor appena arrivata in America l'incantevole Ingrid Bergman, anche essa appena giunta ad Hollywood ancora la Hepburn ai tempi di Sabrina Anna Magnani nei suoi anni hollywoodiani Karsh venne anche incaricato di immortalare l'evento rappresentato dalle nozze di Grace Kelly con Rainier di Monaco un soggetto tanto abbagliante quando ripreso bene come in questo scatto Anita Ekberg ai tempi della Dolce vita e Lauren Bacall emancipata dopo la morte di Bogart Ovviamente un fotografo di queste capacità, sebbene principalmente impegnato nel ritratto, poteva occuparsi di altro. Nel 1952 accettò un lavoro di approfondimento sulle condizioni del suo Paese di adozione - il Canada - nel periodo post-bellico. Riporto alcuni scatti altro non sono se non ritratti ambientati ma caratterizzati dall'opera, dal lavoro. Nei primi tempi di attività si dedicò anche al nudo in studio, di grande delicatezza Concludo con un mondo a me molto caro e che ai tempi di Karsh era l'epoca d'oro, i musicisti. Arthur Rubinstein il grande compositore finlandese Jean Sibelius Glenn Gould nel 1957, all'apice della carriera concertistica prima della decisione di dedicarsi esclusivamente alla sala d'incisione. Jasha Heifetz Jehudi Menuhin Potremmo continuare per giorni con le 150.000 lastre donate al museo da Karsh. Io trovo le sue immagini straordinarie anche se in un certo senso (in senso buono) confinate nel loro tempo. Palpitano di vita e di umanità, di garbo e di sensibilità. Sembra di vedere Karsh con i suoi grandi occhi indagatori che fissano i soggetti, invitandoli con infinita dolcezza a donarsi al suo otturatore, nell'atto di attendere il momento migliore per scattare. Sono tanti scrigni che racchiudono storie straordinarie. Alcune che restano nella nostra memoria al posto del nome del fotografo, ignoto ai più, altre che ci riportano ad un tempo di cui abbiamo smarrito il ricordo. Ho scelto di chiudere con due ritratti opposti ma legati dal vivo spirito di spontaneità, uno che guarda direttamente lui e non la camera il maestro Ansel Adams che nella vita non si è allontanato a più di 5 miglia dalla sua montagna che sorride bonariamente al maestro Yousuf Karsh che invece ha trasvolato l'Atlantico innumerevoli volte per immortalare i VIP di tutto il mondo. Due personaggi del tutto opposti, sebbene legati a stretto filo dalla loro arte e la grande tenerezza spontaneamente regalataci da Laurence Olivier nei confronti della moglie Vivien Leigh in uno degli oramai rari momenti di lucidità di questa, negli ultimi anni del loro matrimonio, entrambi incuranti della presenza del fotografo. Una foto impossibile per chiunque altro. Un altro segreto ? nessun segreto, se guardiamo questa foto, fatta a loro insaputa che li ritrae nella loro familiarità. Il fotografo e i suoi soggetti messi sullo stesso piano. Persone legate, non creature aliene ed estranee. ****************************************** Mi sono avvicinato con grande umiltà a questo articolo, pensandolo nell'ultimo anno. Sentendomi inadeguato a sondare un tale monumento di arte e umanità. Mi sono sentito alla fine in dovere di scriverlo perchè penso che non possa mancare su Nikonland, un tributo al più grande ritrattista del nostro tempo. Qualcuno che, con il cappello in mano e grande senso di inadeguatezza mi spingo a mettere vicino ai miei miti, Caravaggio, Velasquez e Vermeer, del tutto incapace di andare oltre nella mia modesta analisi dell'opera di un genio inarrivabile. Per chi volesse approfondire, segnalo, disponibile (ma non sempre) il libro : Karsh: A Biography in Images un libro biografico per immagini redatto dal curatore del Museum of Fine Arts di Boston che è scritto in modo tale che pare che Karsh vi racconti prima la sua vita e poi vi illustri egli stesso, per aneddoti, le sue foto più rappresentative. Un libro molto pregevole, secondo me. 200 pagine, 38 euro su Amazon. *** Il 21° secolo è l'era della superficialità. Non solo i personaggi pubblici non durano - c'è ancora la Regina Elisabetta che Karsh ha fotografato a 16 anni ma non ci sono altre donne di quella rilevanza, o sono morte oppure non sono ancora nate - mentre i fotografi famosi della nuova leva sono imbarazzanti sul piano culturale, vuoti sul piano morale e in quanto a sensibilità umana, mi verrebbe da voltarmi dall'altra parte. Ho letto una intervista ad un notissimo ritrattista di oggi (sui 40 anni scarsi, mica 70) che ... fa venire voglia di piangere. In quanto a Gandhi dubito sia mai entrato in uno studio fotografico. Ma ho trovato Indira Indira Gandhi di Yousuf Karsh e BB Avevo dimenticato ... Walt Disney con il suo sorriso contagioso e tra i musicisti Pablo Casals e Mstislav Rostropovich Karsh che osserva una delle sue innumerevoli lastre (autoritratto) Man Ray Marc Chagall Marcel Marceau e il mitico Rudy
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  2. L'ho scoperto qualche giorno fa. Si chiama Dave Sandford, è un fotografo canadese che professionalmente si occupa di fotografia sportiva. Invece, non professionalmente, indirizza le sue attenzioni verso la foto naturalistica. Devo essere sincero, sono rimasto affascinato dalla straordinaria energia di quelle immagini, soprattutto del lavoro "Montagne d'acqua", realizzato durante le tempeste sul lago Erie. Esiste su Youtube un filmato-intervista prodotto dai talentuosi cineasti della Big Great Story: e vi consiglio anche di visitare il suo sito https://www.davesandfordphotos.com/collections/ocean-waves Indubbiamente una delle migliori "scoperte" che ho fatto quest'anno. Non ne rimarrete delusi.
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  3. Ringraziamo non solo per la tempestività ma anche per la grande sensibilità Nital per averci concesso una delle pochissime macchine disponibili in Italia, ancora prima del lancio ufficiale del prodotto. Una cortesia che ricambiamo con un test realmente approfondito, sebbene condotto in tempi strettissimi. La macchina è già stata rispedita al mittente. Attenzione : non essendo ancora disponibile un programma di sviluppo ufficiale in grado di aprire i file NEF della Nikon D850, tutte le valutazioni del presente test hanno a base il jpg Fine* prodotto on-camera dalla D850, con impostazioni di Riduzione del rumore su Normal. Premessa altrettanto importante, le foto e le prove presentate in questo articolo sono funzionali allo scopo, provare questa fotocamera, non il fotografo. Ho avuto la fortuna e l'onore di poter provare in anteprima rispetto alla data di presentazione al pubblico e di inizio distribuzione, una delle primissime Nikon D850 di serie arrivate in Italia. Lo confesso, erano molti anni (dal 2008, annuncio della Nikon D3x) che l'arrivo di una nuova Nikon non mi rendeva così entusiasta e trepidante. Capirete quindi che pure la mia proverbiale freddezza non sia bastata e sulle prime, ma proprio le primissime foto scattate con questa nuova macchina, mi sia trovato in imbarazzo. Non sentivo bene la macchina che mi sembrava poco reattiva. Quasi restia a farsi portare ... ... ma non era la macchina, era il fotografo che doveva scaldarsi. Del resto l'avevo solo presa in mano e giusto il tempo di regolare data, ora, formato file e bilanciamento del bianco, mi trovavo con il mio amatissimo Nikkor 105/1.4E davanti ad una esuberante modella bionda di quasi due metri di altezza. eccola qui la nuova Nikon D850 in mano mia. la cinghia non fa nulla per nascondere l'identità. Infatti in autodromo tutti i nikonisti attenti mi hanno avvicinato per chiedermi se fosse proprio lei ... Questo modesto fotografo, alle prese con un sistema da sogno : la nuova Nikon D850 con il Nikkor 105/1.4E - certamente una unione decisa in cielo. E' una lunga parabola quella che ci ha portato dalla D1 alla D850. Ad ogni generazione qualche passo in avanti. Qualcuno importante (come per la D3 e la D700 e poi la D3x) e qualcuno un pò meno. Fino ad arrivare alla generazione 5, iniziata con D5 e D500 ad inizio 2016. Proseguita con la D7500 a metà 2017. E infine questa D850. la progressione della risoluzione in casa Nikon. Dalla D100 da 6 megapixel, alla Nikon D3 da 12 megapixel. I 20.8 megapixel di D5 e D500, i 24 megapixel della D3x (e della D750 e di moltissime DX), per finire con D810 (36 megapixel) e D850 (45.7 megapixel). Graficamente l'effetto é evidente. E certo passare oggi da una D3/D700 ad una D850 potrebbe far venire più di un dubbio. Ma le mie impressioni che manifesterò nel corso di questo test sono invece quelle di una macchina "docile", facile da portare dove si vuole. Purchè al timone ci sia un nikonista esperto. Alla fine tutti questi pixel servono. E il peso dei file, rispetto ad una D750 o ad una D850, non è così eccessivo. Insomma non preoccupatevi di dover cambiare il computer (magari il sistema di backup si, ma quello deve essere SEMPRE una priorità a prescindere dalla risoluzione della macchina che si usa). Ma se sapete guidare una Nikon, e allora anche questa Nikon non vi deluderà. L'autofocus Anche perchè l'aumento di risoluzione è, ai miei occhi, la ciliegina di una torta che contiene ben altro. E' da quando è uscita la Nikon D5 con il suo autofocus "chirurgico" che io ho relegato la mia Nikon D810 a macchina da studio per fotografie a diaframma chiuso. Tanta è la differenza che ho riscontrato con gli obiettivi dell'ultima generazione a diaframma luminoso, come il recente Nikon 105/1.4E. Con la D5 la percentuale di successo è del ... 99%, mentre con la D810 più vicina al 60%. E in più c'è il fattore fiducia nel mezzo. Ecco perchè per 18 mesi ho trepidato perchè arrivasse una macchina che prendesse l'eredità della D810 con le novità dell D5. Ed eccola qua. la copertura dei punti è decisamente più ampia, sebbene siamo lontani da quella consentita dalle mirrorless di ultima generazione. Ma qui abbiamo una reattività e una precisione a tutta prova, anche in raffiche continue a soggetti in rapido - e randomico - movimento. Il modulo autofocus della D850 è lo stesso di quello della D5. E' sensibilissimo, anche in condizioni di luminosità dove i nostri occhi fanno fatica a distinguere gli oggetti. Ed è anche piuttosto sofisticato - per una reflex - senza però diventare inutilmente complicato e ridondante come certe mirrorless che ho provato di recente. la logica di controllo dell'autofocus si basa su un chip separato che lavora in parallelo al processore principale, liberandolo da un compito particolarmente importante per una macchina a così alta risoluzione. Perchè è inutile avere tanti megapixel se poi la macchina non mette perfettamente a fuoco. Nikon D850, Nikon 105/1.4E, F1.4, 1/250'', 500 ISO. Tatjana@Wavemanagement. Un fuoco perfetto come me lo sarei aspettato dalla Nikon D5. ma la precisione non sarebbe nulla se non fosse a nostra disposizione anche con soggetti in rapido movimento, sempre perfettamente messi a fuoco anche se scattiamo a raffica, alla massima velocità consentita da questa macchina Qualifiche di F2, Autodromo Nazionale di Monza, Nikon D850 e Nikon MB-D18 con batteria EN-EL18, per nove scatti al secondo. e naturalmente non solo alla luce del sole ma anche al coperto o al buio. Grazie ai 99 punti a croce e alla sensibilità fino a -4EV. In questa foto, ancora Nikon D850, Nikon 105/1.4E, luce riflessa di un lucernario su una parete bianca, attraverso una porta nell'interrato dove c'è il mio studio. La raffica Lo confesso, non me lo aspettavo. E' la vera sorpresa che ci ha fatto Nikon con la D850. Fin dallo scorso anno io avrei puntato sull'uscita di due macchine contrapposte, una a bassa risoluzione - tipo D5 - e raffica rapidissima, una ad alta risoluzione ma raffica ridotta. Nikon ha fuso le due macchine in una. Ed è uscita con una macchina che riesce ad arrivare a 9 scatti al secondo a piena risoluzione. Perchè ridurre la risoluzione non serve ad aumentare le prestazioni. Per farlo si deve potenziare l'alimentazione. Perchè il corpo liscio arriva a 7 scatti al secondo. Una velocità più che sufficiente per chiunque. Per chiunque non faccia sport o fotografia di fauna selvatica. Ma per avere questa prestazione è necessario il battery-pack dedicato, il Nikon MB-D18 e la batteria della Nikon D5. ecco la Nikon D850 con il battery-pack Nikon MB-D18 in quest'ultima immagine, il Nikon MB-D18 - in primo piano - e il Nikon MB-D17 per la D500, in secondo piano. Sono quasi indistinguibili. Io mi domando perchè li abbiano differenziati ... L'alimentazione standard è data da una seconda Nikon EN-15a - la stessa della recente Nikon D7500. E in questo caso si aumenta solo l'autonomia. Ma con la batteria EN-EL18 della D5 si aumenta la tensione di alimentazione e con essa le prestazioni del motore della D850 che arriva così in raffica veloce fino a 9 scatti al secondo. In questo modo io mi sono permesso di farmi qualche migliaio di scatti durante le giornate del Gran Premio di F1 di Monza, capitato giusto a fagiolo durante il mio periodo di test della macchina Bottas su Mercedes Sebastian Vettel su Ferrari Kimi Raikkonen su Ferrari che qui affronta l'uscita della Variante Ascari Se la risoluzione una volta non era indispensabile nella fotografia sportiva, lo era sostanzialmente perchè si preferiva avere file molto leggeri per non appesatire il buffer della fotocamera e riuscire a mantenere alte cadenze di scatto. Ma adesso, pur con 45.7 megapixel - che consentono ampie possibilità di crop, oppure di avere dettagli fantastici ! - una macchina come la D850 ci permette di scattare praticamente in continuo. Perchè se abbiamo una scheda veloce di tipo XQD, come le Lexar 2933x, il buffer praticamente è sempre libero e la macchina non si ferma, riuscendo a scaricare sulla scheda di memoria le foto in parallelo alla cattura di nuove immagini. Devo ammettere che già dai primi scatti, se non fosse stato per la silenziosità di specchio e otturatore della D850, avrei potuto pensare di avere in mano una D5 e non una D850. un passaggio ravvicinato a 400mm, peraltro a 1800 ISO per mantenere uno scatto abbastanza rapido da congelare i dettagli. E' solo una delle 8 foto che ho scattato consecutivamente alla Ferrari di Raikkonen che accelerava alla Roggia. Sono tutti scatti in JPG ad alta risoluzione. Con la macchina in Matrix, ADL su normal. Picture Control Neutral con +2 di nitidezza, +1 di chiarezza e +1 di saturazione Il live-view Le modalità in live-view sono l'altra grande novità di questa macchina. Il funzionamento è di gran lunga più fluido delle macchine precedenti. Non ci sono tentennamenti o rallentamenti. L'immagine resta nitida anche se scattiamo al buio. Il sistema è così efficiente che ammetto di averlo usato tantissimo, in unione con lo schermo orientabile che permette anche di mettere a fuoco toccando con le dita lo schermo. Questo scatto al Leopardo Nebuloso è venuto così treppiedi, macchina in Live-view, 1/60'', ISO 1000, F5.6 con il Nikon 200-500/5.6 a 500mm. Inquadratura perfezionata sul monitor, scatto ... silenzioso. La grande novità permessa dalle modalità live-view della D850 è lo scatto silenzioso. La macchina scatta in singolo o a raffica utilizzando esclusivamente l'otturatore elettronico. Non si sente un rumore, nè una vibrazione. Praticamente non ci si accorge nemmeno che si sta scattando ... E' il caso dell'amico Watanabe che incredulo, mi guardava mentre io letteralmente gli sparavo addosso 64 scatti consecutivi senza un minimo rumore. ci sono naturalmente delle limitazioni ma ci si può convivere benissimo. In modalità ad alta risoluzione, la raffica arriva a sei scatti al secondo è il visore si oscura durante gli scatti. In modalità ad alta velocità, la raffica va all'esagerato valore di 30 scatti al secondo. Però è un crop in formato DX (3600x2400 pixel) con compressione "normal" da circa 3.6 megabyte. L'altra limitazione - più grave - è che AF e esposizione restano fissi al primo scatto. Per gioco ho voluto provare con le Formula 1. Questa è una sequenza di 16 scatti fatti a Raikkonen alla Ascari. I primi 12 sono a fuoco perchè ho tenuto un diaframma chiuso. Gli ultimi inevitabilmente sfuocati. ma se il soggetto collabora (si muove sul posto) ci si può divertire. Come in questo caso, una spettatrice della parata di auto storiche con i piloti di Formula 1 dall'altra parte della strada, dietro alle transenne. Nessuno poteva capire che stavo facendo sequenze continue di scatti. Oppure, in modalità guardone, con una coppia di ghepardi, intenti a farsi il petting mattutino, sotto le frasche, a 50 metri da me, con luce bassa tanto da richiedere 4500 ISO ancora in modalità SL2, da 30 scatti al secondo per letteralmente centinaia di scatti consecutivi ... Restando in tema di Liveview, ecco come si presenta lo schermo della D850 con la modalità di autofocus con rilevamento del volto attivata (si fa semplicemente cambiando la modalità di messa a fuoco, come si fa normalmente, tastino del selettore più rotazione ghiera anteriore) Charlize inquadrata in semioscurità. Muovendo la testa la messa a fuoco segue in modo fulmineo il soggetto, comunque si sposti. entro rotazioni ragionevoli anche se il soggetto è in 3/4 (ovviamente il volto deve essere visibile, immagino che il sistema cerchi gli occhi, il naso e la bocca). Purtroppo manca una indicazione dell'occhio. E nessuna selezione di quale occhio mettere a fuoco. Per quanto riguarda il punto di messa a fuoco in Live-View è regolabile per dimensioni per maggiore precisione il cursore in modalità PIN é di dimensioni ridottissime ed é di una duttilità fantastica. La precisione che ho riscontrato ad occhio nei miei esperimenti è encomiabile (sto parlando sempre del Nikon 105/1.4E ad F1.4). La modalità di stacking automatico Ovviamente a questo punto la curiosità mi ha portato a provare anche la nuova funzionalità di scatto automatico con variazione della messa a fuoco. In poche parole, il sistema funziona completamente in autonomia. Se ci sono limiti alla procedura, derivano dal fotografo (è il mio caso) e dal software di montaggio (io ho usato Photoshop CC 2017 che mostra sempre i suoi limiti). la schermata con le impostazioni. Ho usato un intervallo di 5 secondi per permettere la ricarica tranquilla del flash. 25 scatti probabilmente sono troppi. Ma comunque una volta partita la procedura è andata in porto. Montando i vari frame poi mi sono accorto che i primi non erano a fuoco e quindi il risultato è inaccettabile. Ma non avevo il tempo di verificare e poi ripetere la procedura. Sarà l'occasione per testare approfonditamente il procedimento quando avrò la mia macchina. tre automodelli, Nikon D850 e Nikkor 105/2.8VR Micro-Nikkor. Con uno scatto singolo a mala pena avrei avuto solo la prima Mercedes AMG GT a fuoco. Così il campo si estende su tutte le auto. L'ultimo scatto è sull'alettone della Porsche banca e blu. stesso discorso con le rose. Purtroppo qui la messa a fuoco iniziale è proprio inguardabile. Ma comunque apprezziamo la profondità di campo sui successivi boccioli. Faccio presente comunque che il software (oltre al fotografo) non esente da problemi. A parte che elaborare 25-30 fotogrammi da 46 megapixel significa impiegare oltre 10 gigabyte di RAM con swap su disco che rallenta ulteriormente la procedura. Su un soggetto complesso come la rosa bianca York, gli artefatti si sprecano. Detto questo, se questa funzionalità è carina, ben fatta e ben realizzata, oltre che affidabile, si tratta di una automatizzazione di una procedura che con la D850 viene facilissima anche in manuale. Immaginate la scena. Inquadrata in Live-View, componete, puntate con il dito dove volete il fuoco. Clack. Prima foto. Muovete il dito dove volete mettere a fuoco successivamente. Clack. Seconda foto. Eccetera, eccetera fino a fine sequenza. Poi è sempre una questione di software. Faccio presente anche che io ho qualche dubbio sul sistema perchè utilizza la messa a fuoco automatica. Come sappiamo questo sistema produce cambiamenti di focale che se anche impercettibili ad occhio per le corte distanze e cortissime differenze di distanza di messa a fuoco, implica comunque una differenza di focale effettiva tra scatto e scatto. Per lavori di grande precisione io preferirei sempre la messa a fuoco manuale, fissa, e poi lo spostamento della macchina con la slitta micrometrica (ma ci vuole una pazienza che io in generale non ho, quindi rimando queste operazioni a quando sarò uno spensierato pensionato !). Still Life In ogni caso, la Nikon D850 e le sue funzionalità Live View sono perfette per lo still-life. In questo caso ho usato il nuovo formato quadrato Nikon D850, Micro-Nikkor 105/2.8 VR, F8, 1/100'', flash Godox da 600 W/s idem uno scatto singolo. La sequenza di 30 scatti che ho fatto invece è stata rovinata da Photoshop. Dovrò studiarci meglio ... Alti ISO Ovviamente c'è rumore e rumore. Ed io potendo lavorare solo con i jpg prodotti on-camera non mi vorrei soffermare troppo su questo argomento. Giusto qualche scatto per affrontare la questione che poi approfondiremo quando ci saranno Capture NX-D e Adobe Camera Raw per la D850. luce LED 12.800 ISO luce mista all'aperto, 3200 ISO luce LED laterale, bassissima, 25600 ISO il teppista di casa : Fritz, sotto il portico, luce naturale, 5600 ISO luce LED giusta, 12800 ISO Ritratto Si va bene, però a me una macchina così interessa per lo più per fare ritratto in studio. E non c'è di che lamentarsi Ovviamente dovrete essere preparati a ... selezionare modelli perfetti oppure a lavorare con la luce migliore e poi a rifinire i vostri scatti in post-produzione se non volete poi dover sentire le giuste rimostranze dei soggetti ritratti. Perchè la macchina non è spietata. Di più ... Nikon 105/1.4E, F1.4, luce disponibile in studio, 400 ISO Nikon 70-200/2.8E ad F2.8, 200mm, luce disponibile in studio, 640 ISO Nikon 70-200/2.8E, F6.3, Flash idem idem idem idem Nikon 105/1.4E ad F1.4, ISO 64, 1/160'', luce disponibile in ambiente Sono tutte foto senza alcun intervento in PP, né sviluppo, né altro. Spero che Tatjana@Wavemanagent non se la prenda. Ma io le ho detto che è bellissima così come si alza al mattino. L'ho scelta per questo test proprio per questo motivo Blakey, luce naturale, Nikon 70-200/2.8E ad F2.8 Ok, vi sento sbadigliare com eil mio Blakey qui sopra, andiamo al dunque. Ultime considerazioni sulla macchina Il corpo è simile a quello della Nikno D500. L'ergonomia mi sembra migliorata. L'impugnatura è profonda, c'è un incavo per il dito medio che si trova subito perfettamente a posto. Il mirino è sontuoso. Meglio di quello della D5. E' come essere davanti alla televisione, solo che di là c'è la scena naturale e non una sua rappresentazione in pixel ! Che si usi al buio o in pieno sole è lo stesso. La visione è naturale. Questo mirino ha comportato una riprogettazione della calottina che copre il pentaprisma. Non c'è più il flash integrato (meno male), e la linea è anche più piacevole. Mettendo la D850 vicino alla D500, la prima svetta per il mirino più importante. Ma nulla che ne comprometta l'ingombro o la maneggevolezza. la ghiera di comando sulla sinistra è più inclinata, meno sfuggente e facile da utilizzare. il tasto ISO è stato spostato per coerenza con tutte le altre macchine della generazione 5 sulla destra (anche la D7500 ce l'ha a portata di indice). il famigerato ... appoggio del correttore diottrico che ha scatenato i sogni più mostruosamente proibiti della rete. E' semplicemente un riporto in fusione su cui è montata la ghiera di regolazione della correzione. Evidentemente dentro non c'era più spazio con quel mirino. vista d'insieme della parte superiore della macchina e del posteriore, sostanzialmente identico alla D500 il vano memorie. Rispetto alla D500 le due memorie sono parzialmente sovrapposte (nella D5 sono parallele. Nella D500 invece sono affiancate). Le memorie per la D850 sono importanti. Per avere la massima prestazione anche in raffica (o nel video) consiglio di non lesinare su questo punto. Io utilizzo per lo più XQD 2.0 da 2933xx. Ma un mio torture-test con una SD 1000x UHS-II in backup continuo mi ha permesso di verificare che anche scattando a raffica in autodromo le prestazioni non sono compromesse. Ma per favore, fatevi un favore : buttate via le vostre vecchie SD UHS-I da 8 gigabyte 233x regalatevi da zie e nipoti ... e compratevi le migliori memorie che offre il mercato. Un bel vestito, viene sempre valorizzato da un buon paio di scarpe ! il vano sinistro con le connessioni esterne. USB 3.0, ovviamente. E HDMI per il video, oltre a microfono e cuffia. La macchina ha ovviamente connettività WI-FI e BT (che io però non ho provato). il fondello. Made in Thailand come di consueto per questa categoria di macchine. accoppiata con il mio Nikkor 105/1.4E. Non si sarebbero mai separati, ho dovuto forzarli io ... Conclusioni Una macchina ad altissima risoluzione, buona anche per lo sport, come la cerimonia, la foto in studio, lo still-life, il paesaggio, il reportage ? Se me l'avessero detto tre mesi fa li avrei presi per pazzi. E invece Nikon ha fatto il miracolo ed è realtà. una pantera asiatica al parco faunistico La Torbiera siamo dietro al vetro, e a 18.000 ISO con il Nikon 200-500/5.6 ad F5.6 il vincitore del Gran Premio di Monza 2017, Lewis Hamilton che ha anche superato Michael Schumacher per numero di Pole Position. PRO altissima risoluzione, sensore ad alta dinamica, raffica fino a 9 scatti al secondo ? Fantascienza ! E' una macchina che ridefinisce il concetto di reflex moderna. autofocus allo stato dell'arte per quanto riguarda le macchine reflex : un vero benchmark per ora imbattibile. costruzione a tutta prova mirino ottico sontuoso, il migliore tra le reflex digitali Nikon velocità operativa in tutte le condizioni. Una macchina che realmente non si ferma mai in controtendenza con il mercato, l'autonomia, a parità di alimentazione, è aumentata, nonostante le prestazioni siano superiori alla macchina che va a sostituire disponibilità del battery grip MB-D18 che va ad estendere le possibilità operative e a migliorare l'ergonomia con ottiche lunghe (e consente di affrontare i maggiori consumi di video e fotografia silenziosa/live-view) funzionalità in Live-View realmente pratiche. E' la prima Nikon che mi invoglia ad utilizzarla ... come se fosse una mirrorless senza mettere nemmeno l'occhio sul mirino touch screen (esteso al menù) veramente allo stato dell'arte funzionalità evolute (come lo scatto silenzioso in due modalità e il focus-stacking) adatta letteralmente a tutti i generi fotografici : una soluzione universale. CONTRO autofocus in Live-View ancora a differenza di contrasto, senza le prestazioni (in video) di altri sistemi riconoscimento del volto molto efficiente ma senza l'indicazione dell'inseguimento dell'occhio. Nikon possiede questa tecnologia e l'ha implementata in passato. Mi aspetto che venga aggiunta con uno sviluppo successivo del firmware. Se posso suggerire, aggiungerei la possibilità di selezionare quale occhio seguire (destro, sinistro, oppure il più vicino) con un PIN verde che indica nel display il focus che segue l'occhio mentre il rettangolo giallo segue la faccia il battery grip MB-D18 - ben costruito e perfettamente solidale con la macchina - non è compatibile con il precedente MB-D17 per la D500. Secondo me sarebbe stato più elegante ripetere quanto concesso con D300/D700, anche perchè sono accessori non proprio a buon mercato (sebbene il prezzo sia in linea con quello della concorrenza) i due slot di memoria dovevano essere entrambi XQD come sulla D5. Capisco la scelta, dettata da ragioni di mercato ma ne soffriranno le prestazioni. Docile e duttile Passata l'emozione iniziale, dopo due giorni la macchina si è mostrata per quello che è. Docile nelle mani di un nikonista e in grado di assecondarlo in tutte le sue azioni. Tanto che mi sembrava di usarla correntemente già da due anni. E duttile, perchè in grado di fare veramente tutto quello che un nikonista può pensare di fare con la sua unica macchina. E' un passo in avanti epocale nella maturazione della reflex digitale. Prima, di fatto, eravamo obbligati a dotarci di due macchine differenti, una per l'azione e una per la precisione o la foto ragionata. Adesso con una macchina solo si può fare realmente tutto quello che si vuole. Anche di più. Questo significa fare veramente la differenza. La Nikon D5 ha, secondo me, ancora le sue motivazioni di acquisto, ma queste diventano sempre più di nicchia. Ritengo che un fotografo che faccia quasi esclusivamente sport, debba pensare più alla D5. Lo stesso, probabilmente, se si trova a fotografare in condizioni per lo più estreme dove il corpo monolitico della D5 può fare la differenza. Ma per tutto il resto, sarà più facilmente la D850, la macchina ad entrare nella borsa, anche solo per le sue possibilità di crop. Con la D5 che resterà a casa ad aspettare. Non so voi, ma credo che realmente io finirò per comperarmene due. Ciao Cara, mi spiace moltissimo che tu sia dovuta andare via così velocemente. Ma tornerai presto, vero ? Dopo non ci lasceremo mai I nostri ringraziamenti nell'ordine : - a Nital Spa per averci dato la macchina in visione in anteprima, quando ancora non è stata presentata ufficialmente né alla stampa, né ai rivenditori, nè al pubblico e ancora non è acquistabile in negozio - a Rossano Rinaldi dello Spazio Blu e alla Wavemanagent per averci concesso Tatjana il 30 agosto quando ancora tutta l'Italia era in ferie - all'Autodromo Nazionale di Monza - al Parco Faunistico La Torbiera
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  4. L'annuncio ... agognato della Nikon D850 ci permette di aggiornare finalmente la nostra guida all'acquisto della reflex Nikon , ferma sostanzialmente all'ottobre del 2014, quando uscì la Nikon D750. Sia chiaro che qui dibattiamo dell'acquisto di una reflex nuova, o di una reflex usata (possibilmente in garanzia) tra quelle ancora in listino che secondo il nostro soggettivo giudizio, è opportuno prendere in considerazione in questa ultima parte di 2017. E' chiaro che ci sono moltissime occasioni sul mercato, con generazioni e generazioni di reflex disponibili in tutte le fascie di prezzo di modelli a partire dal 2000. Ma per la maggior parte dei casi si tratta di oggetti superati, oppure che si possono valutare solo ed esclusivamente se il fattore costo è quello preponderante (e in questo viaggio noi saremmo restii ad accompagnarvi ...). Però ascoltateci, se pensate oggi di acquistare una nuova reflex, dovreste farlo con un orizzonte di mercato di almeno 36-48 mesi, per traghettare poi il vostro sistema verso una mirrorless Nikon già matura (vedremo i primi annunci nel 2018 ma non sappiamo in quale fascia e con quali peculiarità). Una reflex nuova, adesso, sarà facilmente la vostra ultima reflex (se non ci lavorate e ne consumate una o più l'anno ... !). Quindi sarà opportuno puntare al risparmio per privarsi di funzionalità dell'ultima generazione ? Solo voi potete deciderlo. Da parte nostra, ci limitiamo a soggettivissimi consigli. Macchine generiche, destinate alla più ampia fascia di fotografi che praticano fotografia generale La reflex definitiva secondo Nikon : la nuova Nikon D850 Sembrava una combinazione irrealizzabile e invece Nikon c'è riuscita. Unire l'altissima risoluzione e l'altissima dinamica della Nikon D810, alla velocità di scatto e alla tenuta agli alti ISO di D5 e D500, con un buffer adeguato a chi fa sport e, ciliegina sulla torta, il miglior sistema autofocus a sensore separato disponibile sul mercato. é appena stata presentata, sarà in negozio solo dalla seconda metà di settembre. Eppure si annuncia già come la macchina per tutti i nikonisti. Questa è la Nikon D850 : una macchina pensata per qualsiasi esigenza. Francamente non sapremmo a chi non consigliarla, salvo che la disponibilità del flash incorporato o un corpo (leggermente) più leggero non facciano per voi assolutamente premio. Che facciate paesaggio o ritratto, sport o wildlife, difficilmente la D850 vi deluderà. Noi ce ne doteremo appena possibile, certi di avere finalmente tutto ciò che D800 e D810 ci hanno promesso ma dato solo in parte ... perchè già solo il nuovo autofocus basterebbe come motivazione di acquisto ... alternative : se fate prevalentemente fotografia di studio o di paesaggio a diaframmi chiusi, la D810 rappresenta ancora una eccellente soluzione. Si può trovare nuova ad un prezzo interessante e, facilmente, nei prossimi mesi si troverà in grandi quantità sul mercato dell'usato se avete bisogno di un corpo compatto e leggero e l'alta risoluzione, l'autofocus più moderno e tutto quanto rendono sexy la D850 non vi scaldano l'anima di nikonista, la D750 offre un mix ancora oggi valido, anche se in un corpo di taglio amatoriale. Ma attenzione che CERTAMENTE nel 2018 uscirà la Nikon D760 ... se avete bisogno di un corpo a prova di impatto, per operare in "ambienti ostili", fotografate prevalentemente in luce naturale disponibile e quando la luce ancora non c'è, di notte, o al 99% fate sport, per voi fa premio l'assoluta affidabilità, due memorie XQD identiche, non vi è strettamente necessaria l'altissima risoluzione, la Nikon D5 offre ancora oggi cose che la D850 non vi potrà mai dare (proprio perchè, per quelle cose, in listino c'è la Nikon D5 ...) La reflex full-frame di fascia media secondo Nikon : la "vecchia" Nikon D750 Oramai si avvicina ai tre anni e facilmente nel 2018 ne uscirà un aggiornamento. Ci sarà certamente una Nikon D760 che sarà per la D850, ciò che è la D7500 per la D500. Ma intanto in negozio possiamo trovare la Nikon D750, il miglior mix al miglior rapporto prezzo/prestazioni del mercato delle full-frame. Buona sostanzialmente per tutto, in un corpo di impostazione amatoriale ma non troppo pesante e abbastanza più compatto di una D850. il sensore della D750 ha ancora la sua da dire, sia a basse che alte sensibilità. La raffica è adeguata alla sua fascia. Il buffer non è troppo capiente ma nessuno pensa che ci farete prevalentemente sport. Se vi serve avete il flash incorporato. Lo schermo posteriore non è touch ma è orientabile. E' abbastanza leggera ma sta bene in mano. Il suo acquisto vi permetterà di risparmiare qualche cosa da investire in obiettivi migliori. Il suo unico limite è anagrafico. Un modello più aggiornato, con un sensore Nikon più moderno e veloce, un buffer più capiente, il display touch, il video 4K, il wi-fi e il blutooth e tutto quanto Nikon è capace di mettere oggi in un corpo amatoriale, è quello che sarà presumibilmente la prossima Nikon D760 che ci attendiamo per la prossima primavera-estate. Ma adesso la D750 si trova a prezzi allettanti. E sarà facilmente scontata anche quando lo sarà la Nikon D850. alternative : se avete bisogno di un corpo professionale, valutate la D850. Vi darà di tutto e di più, ma ad un costo presumibilmente doppio. E' troppo ? Solo voi potete stabilirlo. D600, D610 ? Non potete pensarci seriamente ... ! Noooooooooooooooooooooooooooo ! La reflex APS-C di fascia media secondo Nikon : la nuova Nikon D7500 Praticamente indistinguibile sul piano delle prestazioni di immagine dalla Nikon D500 da cui deriva. La nuova Nikon D7500 è in pratica una Nikon D750, con il cuore della D500. Destinata al fotoamatore evoluto che possiede ottiche in formato DX e non è pronto per il salto al full-frame. Non è un ripiego. Le manca solo la parola. Se non avete bisogno di prestazioni più specializzate o più estreme, o del full-frame ... non c'è nulla di meglio sul mercato. alternative : se avete bisogno di prestazioni allo stato dell'arte, in luce scarsa e volete il massimo controllo della profondità di campo, dovreste pensare seriamente ad una macchina full-frame se avete bisogno di un corpo professionale, meglio considerare la Nikon D500 se praticate sport (o wildlife estremo dove è necessaria una raffica micidiale) ed avete bisogno delle massime prestazioni permesse in formato DX, meglio considerare la Nikon D500 se usate prevalentemente superteleobiettivi, meglio considerare la Nikon D500 se volete risparmiare e le novità della D7500 non vi allettano (ma rifletteteci su bene ...), allora ci sono in giro eccellenti Nikon D7200 a prezzi vantaggiosi Macchine specializzate, destinate ad una nicchia di fotografi con esigenze specifiche La reflex Nikon ognitempo e oltre ogni limite : la Nikon D5 Semper fidelis, l'abbiamo soprannominata, mutuando il motto dei Marines. La Nikon D5 è, come e più delle ammiraglie che l'hanno preceduta, la reflex Nikon che verrà con voi anche in capo al mondo, ad ogni latitudine e ad ogni longitudine. Sotto al sole e al gelo. Sempre a vostra disposizione, vi basterà scattare per avere foto perfette senza nemmeno la necessità di controllare il display. Pensata per la raffica e per scattare là dove la buona luce è un optional. Ha una risoluzione che oggi possiamo definire "scarsa" e una dinamica sotto agli 800 ISO non proprio esaltante. Pesa un chiloemezzo e quando andate in giro vi scambiano per un paparazzo a caccia di VIP. Ma per tutto il resto vi sorprenderà. Specie se siete soliti scattare a raffica, cento o duecentomila foto l'anno. facilmente verrà aggiornata nella primavera del 2018 per allinearla alle nuove potenzialità offerte dalla D850. E' normale per le ammiraglie un aggiornamento con un modello S. Ma chi se ne cura. Se vi sarà necessaria, poi la cambierete con quella. alternative : fate paesaggio ? Attenzione, la Nikon D5 attiva l'autodistruzione se la usate nel paesaggio fate fotoricordo ? Attenzione, la Nikon D5 attiva l'autodistruzione se la usate per fare un selfie fate slowfotography ? Attenzione, è facile che la vostra Nikon D5 cadrà addormentata e non basterà baciarla sul pentaprisma per risvegliarla avete bisogno di un corpo compatto e discreto ? ... ma dite sul serio ? avete un budget ridotto ? Andate al negozio di fronte. Hanno ottimi smartphone cinesi vi serve alta dinamica a 64 ISO e alta risoluzione per post-elaborazione di foto di studio ? Avete capito male. La Nikon D5 ha giurato fedeltà alla bandiera NIkon, mica alla Adobe ... La Nikon D5 è una fotocamera specializzata per esigenze ben specifiche. Non è uno status-simbol. Se non vi serve, non la comprate. Per tutto il resto c'è la Nikon D850 La reflex APS-C Nikon professionale : la Nikon D500 Ha un corpo professionale, può montare la batteria della D5 per fare più di 10.000 scatti a carica. Scarica sul bersaglio 10 scatti al secondo per 10 o 20 secondi consecutivi - dipende dal vostro stile di guida - e non si ferma mai a pensare o a svuotare il buffer. Ha il miglior autofocus a sensore separato del mercato. E' tale e quale ad una D5 ma in un corpo compatto, in formato APS-C che vi offre un effetto di teleconvertitore incorporato, ad un prezzo di un terzo di una D5. Volendo - ma non l'avrete mica comprata per andarci in vacanza ? - può esservi utile anche se non fate al 100% fotografia sportiva o wildlife. é una macchina come non c'è n'é un'altra (e facilmente non ce ne sarà un altra). E' stata messa un pò in ombra dall'uscita della nuova Nikon D850 che si permette persino di andare oltre (ma ad un prezzo decisamente superiore). alternative : se vi serve di più, riflettete su una Nikon D5 (per lo sport) o su una Nikon D850 (per avere il doppio della risoluzione e un'immagine complessivamente ... più bella) se vi serve di meno, riflettete su una Nikon D7500 se volete risparmiare, non avete molto ben chiaro in mente cosa vi serve. Una Nikon D300 ? Nel 2017. Ma fatemi il piacere ... **** Nikonland non considera nulla al di sotto della Nikon D7500, per tanti motivi che vanno oltre lo scopo di questa guida all'acquisto. Pensamo comunque che le macchine entry-level di Nikon, a differenza di quelle di un tempo, non aiutino il fotografo in un percorso di crescita ma, al contrario, lo chiudano in una gabbia fatta di automatismi e di funzioni disponibili solo nei menù che lo metteranno in difficoltà qualora si trovasse in mano una macchina superiore. E' per questo che speriamo che Nikon presto dismetta i modelli delle famiglie D3000 e D5000 per farne delle mirrorless, possibilmente con caratteristiche da fotografi. Per chi non vuole imparare a fotografare e vuole le cose facili, ci sono gli smartphone. Soffermiamoci invece a considerare un percorso di upgrade da modelli delle generazioni passate. Nikon D300 Sarà decisamente il caso di aggiornarsi. Se avete bisogno di prestazioni professionali e il fattore 1.5x vi continua a necessitare, puntate direttamente ad una D500. Se invece oggi fate altro, pensate alternativamente ad una Nikon D750 (e al passaggio al full-frame), oppure ad una Nikon D7500. Nikon D700 L'upgrade naturale è la nuova Nikon D850. Ma se vi spaventano i 46 megapixel (e in effetti da 12 a 46 è un salto eccezionale !) ma non vi spaventa un downgrade del corpo macchina, andate alla Nikon D750 Nikon D800/D800e L'upgrade naturale è la nuova Nikon D850. Già solo l'autofocus vi renderà felici. Il resto vi manderà in estasi. Nikon D810 Difficile stabilire in linea generale. Molte delle novità della D850 ne fanno un acquisto ideale. Ma dipende cosa fate con la D810. In studio resta imbattibile, anche se il vostro migliore amico ha la D850. Nikon D4/D4s/D3/D3s Se avete ancora bisogno di una ammiraglia pensata per l'azione, a bassa risoluzione, alte prestazioni di dinamica e tenuta del rumore ad alti ISO, ma scarsa malleabilità del file ai bassi ISO, la D5 è quello che fa per voi. Ma per tutto resto, Nikon D850 tutta la vita ! Nikon D7000/D7100 o modelli ancora più anziani (tipo D80, D90 etc.) Anche in questo caso, valutate se non siate pronti per il passaggio al full-frame. Per ogni genere di fotografia ne trarrete vantaggio. Se siete ancorati ad un corredo DX oppure ad un budget ristretto, la Nikon D7500 vi offrirà cose dell'altro mondo ! Buone scelte, buon divertimento e ... per ogni domanda, ci sono online i nostri test e prove. E noi siamo qui online per rispondervi. ______________________________________ L'allegrissima redazione di Nikonland
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  5. Ronald (Ronnie) Gaubert è stato uno dei maestri della fotografia ravvicinata, responsabile della sezione macrofotografia di naturephotographers.net., ma eccelleva anche nella fotografia naturalistica in generale. I suoi lavori sulle paludi della Louisiana sono una sintesi di natura e poesia, che tutti gli appassionati di fotografia naturalistica dovrebbero conoscere. La sua simpatia faceva il resto. Grande è stato il dolore nel mondo della fotografia naturalistica per la sua scomparsa, nel 2011, a causa di una malattia che non perdona. Naturephotographers.net riporta un commosso ricordo QUI Come Galen Burrel è stato uno dei maestri ispiratori per la mia fotografia naturalistica in generale, Ronnie Gaubert lo è stato per la Macrofotografia. Ripropongo un tributo alla sua memoria, riportando l'intervista che gli avevo fatto poco prima che la malattia si manifestasse. La traduzione dall'inglese è mia (anche le note fra parentesi in corsivo nel testo sono mie), le foto sono opera e proprietà di Ronnie Gaubert da lui concesse per l'intervista stessa.Vuoi dire qualcosa di te come presentazione?Mi chiamo Ronald Gaubert, ma quasi tutti mi chiamano Ronnie. Sono nato il 3 Ottobre 1951 nella cittadina di Destrehan, in Louisiana (USA), che si trova sulle rive del Mississippi. Fin da ragazzino ho cominciato ad esplorare la grande varietà della natura lussureggiante delle paludi enelle foreste umide che crescono lungo il fiume. La mia passione per la fotografia ha avuto inizio quando avevo più o meno 17 anni, quando ho cominciato a fotografare in bianco e nero. Da lì ho proseguito con la pellicola a colori e le diapositive. Dopo aver sperimentato fotocamere di molte marche, mi sono finalmente fermato sul sistema Nikon verso il 1975. Ho acquistato la mia prima reflex digitale, una D100, nel Dicembre del 2002. L’ho usata per quasi quattro anni, finché non sono passato alla D200 nell’Agosto 2006. Sebbene io sia conosciuto soprattutto per la mia fotografia ravvicinata, mi piace moltissimo anche la fotografia agli uccelli e di paesaggio. Quando hai cominciato con la macrofotografia? Hai avuto qualche maestro, ti sei ispirato a qualcuno?Il mio interesse per la macrofotografia, o meglio per quella che io preferisco chiamare fotografia ravvicinata (closeup photography, è una definizione più corretta, nelle sue foto Ronnie non scende mai a rapporti di riproduzione troppo spinti) risale a quando ho cominciato a fotografare, nel 1968. Non posso dire che un fatto o una persona abbiano realmente ispirato il mio stile fotografico. Non sono mai stato uno a cui piaceva leggere libri, infatti non ho mai letto un libro di fotografia. Per chissà quale motivo, la fotografia era nel mio DNA. Mi ha preso da giovane e non mi ha mai lasciato. Mi diverto addirittura di più oggi di quando ero ragazzo.Tu sei stato uno dei primi ad usare lunghe focali per le macro.Oggi si vedono sempre più fotografi usare lunghe focali per la fotografia ravvicinata. Anche se possiedo in 55mm ed un 105mm macro, li uso raramente per le mie foto. Trovo nella maggior lunghezza focale del 300mm (è il 300mm f4 AFS, usato spesso con tubi di prolunga, il PN11, a volte il Kenko da 36mm) una superiore flessibilità per il mio lavoro. Capisco che non per tutti potrà andar bene, ma per il mio stile di fotografia è perfetto. Bruco dell'Azalea Non ho mai provato il desiderio di fare foto al rapporto 1:1. Preferisco largamente riprendere soggetti più grandi. Il mio stile si basa soprattutto sulla composizione e la luce ambiente, quando fotografi al rapporto 1:1 o superiore, si deve usare soprattutto il flash e la composizione non è più un fattore così importante. Non ho nulla contro la fotografia a quegli ingrandimenti, infatti mi piace, ma non è il mio interesse principale. Cosa cerchi nella macrofotografia, quali emozioni, sensazioni o conoscenze, vuoi trasmettere alla gente con le tue foto macro?Questa è una domanda difficile, perché non ci ho mai pensato molto in quanto io fotografo per suscitare in me stesso emozioni e sensazioni. Quando fotografo, i pensieri di chi guarderà la foto non passano mai per la mia mente. Però credo che chi guarda le mie immagini provi le stesse sensazioni che ho provato io. Sono molto convinto di condividere le emozioni della maggior parte dei macrofotografi per quel che riguarda soggetti, composizione e luce. Questo fa di noi ( macrofotografi) una categoria molto particolare di fotografi. Adulto ed exuvia di Cicala Con l'attrezzatura che preferisci non puoi riprendere dettagli minuti dei tuoi soggetti.Sì, col mio set non riesco a riprendere dettagli ad un rapporto di riproduzione superiore ad 1:3. Come ho detto prima, non mi interessa. Mi sento a mio agio con soggetti più grandi, ho più flessibilità per quel che riguarda luce e composizione.Fai molta postproduzione o applichi dei ritagli significativi?Non ritaglio molto. Col 300mm non ho motivo per non riempire il fotogramma con il soggetto. Per questo è il mio obiettivo preferito, in quanto non devo avvicinarmi troppo al soggetto per riempire il fotogramma. Posso tenermi a distanza di sicurezza per non disturbare i soggetti.La postproduzione varia molto da immagine ad immagine. Per rispondere alla domanda direi che faccio un minimo di postproduzione sulle mie foto. Percorro grandi distanze per ottenere le migliori immagini possibili direttamente sul campo. Sono pronto a non fare lo scatto se le condizioni non sono favorevoli. Blue dasher (Pachydiplax longipennis) nella posizione "dell'obelisco". Le tue foto sono così belle anche per la luce stupefacente che riesci a cogliere.Il mio motto (lett. le parole per cui vivo) è: “Conta meno il soggetto e di più la luce e la composizione”. Sono molto esigente nelle preferenze riguardo le condizioni di luce. Il momento della giornata che preferisco è dalle prime luci a circa mezz’ora dopo l’alba. E’ un breve intervallo di tempo che ti mette sotto pressione nella ricerca dei soggetti.Fotografo anche nel tardo pomeriggio, ma normalmente il vento diventa un grosso ostacolo in quelle ore.La luce del primo mattino produce una luce indiretta e diffusa che secondo me non ha rivali. La luce diretta delle ore diurne semplicemente produce troppe ombre dure e chiazze luminose.Uso raramente il flash. Le sole volte in cui uso il flash è come luce di schiarita e uso solo il flash incorporato nella mia D200.Non uso flash esterni nel mio lavoro. Io personalmente credo non ci sia nulla di simile alla luce ambiente naturale. Un’altra ragione per l’eccellenza dei tuoi scatti è quella che definirei un’eleganza unica nella composizione, un sottile equilibrio tra forme e colori. Questa capacità di “vedere”, può essere imparata in qualche modo?Sono fermamente convinto che ciascun fotografo debba sviluppare il suo stile personale che lo soddisfi. Puoi imparare dagli altri, ma non devi tentare di imitarne lo stile.Sono convinto che il talento per la composizione, l’abilità di vedere, siano un dono naturale. Possono essere insegnati fino ad un certo punto, ma è compito dell’allievo raffinare ulteriormente le proprie abilità. Il miglior consiglio che mi sento di dare è di sperimentare e usare un' attrezzatura e soggetti semplici. Non cercate di fare i sofisticati con l’attrezzatura e con i soggetti. Riuscire nella macrofotografia non è così facile come può sembrare. Niente è peggio che spendere un mucchio di soldi duramente guadagnati e scoprire che non è cosa per te. Api longicorne in riposo Quanto tempo impieghi nella ricerca dei soggetti?Bella domanda, vorrei avere una bella risposta! Varia ad ogni uscita, Certe mattine i soggetti sembra che ti saltino addosso, altre invece sembra che non ci sia nulla di vivo nei campi. Per ogni insetto che trovo, sono convinto che ce ne siano altri 100 che non vedo. Gli insetti possono essere molto elusivi, ma è così che li ha progettati la natura. Fotografando nella luce tenue del primo mattino, trovarli diventa ancora più difficile perché i loro colori non sono enfatizzati dalla luce brillante che c’è durante il resto del giorno. Ci vuole allenamento.La mattina presto gli insetti sono ancora immobilizzati dall’aria fredda e dall’umidità portate dalla notte, per questo motivo non si muovono molto. Nel resto della giornata sono più schivi perché spaventati dalla nostra presenza.Se trovo 5 soggetti diversi in una sessione, lo definisco un successo. Darner (Anax junius) Un consiglio per chi volesse avvicinarsi alla fotografia ravvicinata?Il mio consiglio migliore per la macrofotografia non si applica a chi supera i sessant’anni a meno che non si sia tenuto in forma. Strisciare nel sottobosco fitto in luce fioca non è una cosa facile.Mi sto avvicinando ai sessant’anni e sta diventando sempre più difficile alzarsi dal letto molte ore prima dell’alba e guidare fino al sito dove fotografare. Dovete sapere che la Louisiana ha un clima tropicale con 80 gradi Farenheit (un po’ più di 30 °C) e 100% di umidità. Si spera che il clima sia più adatto agli anziani da altre parti.Per rispondere seriamente, come ho detto prima, semplicità. Non cercate di fare i sofisticati con ogni sorta di flash riflettori, diffusori e via dicendo: fate una prova con la tecnica delle lunghe focali. I vantaggi delle lunghe focali sono:- il non doversi avvicinare al soggetto come con le focali più corte;- la possibilità di isolare meglio i soggetti, avendo un angolo di campo minore.Questo ti permette di sfocare meglio lo sfondo. Con un 300mm si includono solo pochi gradi di visuale dello sfondo. Con una focale più corta si includerebbe una visuale più ampia, con il rischio di inserire elementi di sfondo che distraggono.Mi sforzo sempre di mantenere lo sfondo delle mie immagini pulito, privo di elementi di distrazione Tu vuoi che gli occhi di chi guarda si concentrino sul soggetto e non vengano deviati verso lo sfondo.Alcuni link alle foto di Ronnie Gaubert: http://www.photoportfolios.net/portfolio/pf.cgi?a=up&ns=1&pi=RONNIE http://www.naturephotographers.net/imagecritique/ic.cgi?a=up&pi=RONNIEGAUBERT&ns=1 Non mancate di guardare anche le sue foto alla fauna (uccelli ed alligatori soprattutto) e ai panorami della Louisiana che sono un vero spettacolo.
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  6. Pur essendo una figura centrale nella storia della fotografia e specialmente nella fotografia di strada, è ancora poco conosciuto dal grande pubblico.Garry Winogrand rifiutava la definizione di fotografo di strada, preferiva definirsi uno studioso dell’America. E infatti si ispirò alla fotografia sociale di Walker Evans e Robert Frank, con uno sguardo però più vitale e gioioso.Nel corso della sua vita realizzò una cronaca quotidiana della vita metropolitana americana, specialmente a New York, città in cui è nato e vissuto a lungo (nacque nel Bronx), ma anche sulla West Coast. Richard Nixon Campaign Rally. New York, 1960. New York, 1962. Garry Winogrand fotografava “per vedere a cosa somigliavano le cose una volta fotografate”. Non fotografa a progetto, rifiutava l’intellettualizzazione del proprio lavoro. Fotografa la vita davanti a se con il suo stile unico, di cui bisogna prendere tutto: l’eleganza, la vitalità, l’assenza di volgarità, l’umorismo, così come le inquadrature sbilenche, parti di immagini sovraesposte o messe a fuoco imprecise. Park Avenue. New york, 1959. Los Angeles, 1980-1983. Houston, 1964. New York, 1962. “Quando fotografo vedo la vita. E’ questo quello con cui ho a che fare”. Il suo sguardo curioso sul mondo che lo circonda è sempre molto democratico, ironico a volte, ma mai cinico. New York, 1968. El Morocco. New York, 1955. Usava una Leica M3-M4, focali corte, tipicamente 28 e 35mm. Questo significa che si avvicinava molto ai suoi soggetti. Dei filmati lo ritraggono mentre passeggia frenetico per la strada, si ferma, si gira, si guarda intorno inquieto con una mimica buffissima, poi scatta a dei passanti a pochi cm da loro, sfoderando il suo disarmante sorriso. Non faceva proprio niente per nascondersi, anzi, senza che le persone fotografate si risentissero o protestassero. Qui una sua celebre foto: Central Park Zoo. New York, 1967. E il "backstage": «A volte mi sembra che il mondo intero sia un teatro per cui ho comprato il biglietto. Un grande spettacolo a me destinato»: New York's World Fair, 1964. E la sensazione nella foto qui sopra è che si godesse proprio lo spettacolo! Un'immagine così apparentemente banale e intrigante al tempo stesso.Per non parlare di questa, assolutamente cinematografica: Los Angeles, 1964. Stroncato nel 1984 di un tumore fulminante, lascia un archivio sterminato che continuerà a sfornare capolavori inediti ancora per molti anni. Democratic National Convention. Los Angeles, 1960. Winogrand scrisse a margine del suo libro del 1960 "Women are beautiful" :"Io non so se tutte le donne in queste fotografie sono belle, ma so che tutte le donne sono belle in fotografia" “I think that those kind of distinctions and lists of titles like “street photographer” are so stupid.” animali e umani senza distinzione, pari dignità sostanzialmente ingiusto classificarlo dentro la gabbia del "fotografo di street", una definizione che va decisamente stretta ad un curioso che voleva vedere a cosa somigliavano le cose una volta fotografate rifiutando progetti, concettualizzazioni e intellettualità.
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