Vai al contenuto

Tutte le Attività

Questo flusso si aggiorna automaticamente

  1. Ieri
  2. Il mio viaggio nella Puna Argentina (del quale una sintesi fotografica vedrà la luce nel numero 12 del nostro Magazine) ha avuto inizio e fine nella capitale dello Stato sudamericano - Buenos Aires - e non potevano mancare due brevi e rapide escursioni. Soprannominata La Regina del Plata o La Parigi del Sudamerica, e nota anche con l'abbreviativo Baires. Oltre ad essere la città più popolosa del paese, è anche una delle più grandi metropoli sudamericane, è suddivisa in 15 comuni e in 48 barrios, è uno dei più importanti centri politici, culturali e finanziari dell'economia nazionale e, in virtù della fitta rete di nodi stradali e autostradali che si diramano lungo la metropoli, funge da principale punto di convergenza per i trasporti di tutta l'America meridionale. Al suo centro si trova Plaza de Mayo, circondata da edifici signorili del XIX secolo tra cui la Casa Rosada, il celebre palazzo presidenziale con balconi, il Cabildo di Buenos Aires, che oggi ospita il Museo Storico Nazionale del Consiglio e della Rivoluzione di Maggio, la Cattedrale. Nel mezzo della piazza, La Piramide de Mayo, un monumento storico, alta 19 metri e realizzata nel 1811 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione di Maggio, e il Monumento equestre al generale Manuel Belgrano., alla cui base (contenuti da un recinto trasparente) si trovano i sassi lasciati dalle madri dei desaparecidos con i nomi dei loro figli dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983. Il Puente de la Mujer (Ponte della Donna), è un'opera dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava che si trova nel Dock 3 di Puerto Madero. Questa è una delle due realizzazioni di Calatrava in America Latina, l'altra è il Museo del Domani a Rio de Janeiro. Il quartiere più italiano e colorato di tutta Buenos Aires è il Barrio La Boca, una tappa obbligata in Argentina, nato come porto naturale sul Riachuelo. Dal 1870, il Barrio iniziò a ricevere un gran numero di immigrati, soprattutto italiani (in particolare genovesi), che costruivano le loro case con lastre di zinco e le dipingevano con le vernici lasciate dalle officine del porto, motivo per cui erano molto colorate, un’usanza che è ancora mantenuta in alcune parti del quartiere. Le case, che erano chiamate "conventillos", erano abitazioni collettive in cui vivevano numerose famiglie all’interno di spazi comuni. Furono proprio un gruppo di giovani italiani originari di Genova che il 3 aprile 1905 si incontrarono nella casa di Esteban Baglietto (vi parteciparono altre quattro persone, Alfredo Scarpatti, Santiago Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga, costoro originari di Muro Lucano) per fondare un club di calcio, il CABJ ovvero il Club Atlético Boca Juniors. Il Caminito è un museo all'aperto lungo quasi 150 metri che vede nella sua estensione le tipiche case popolari in lamiera di diversi colori. Il suo tracciato sinuoso è dovuto al fatto che segue il corso di un torrente che scorreva lungo di esso fino all'inizio del XX secolo e, per molto tempo, la zona ha fatto parte della linea ferroviaria per Ensenada, fino a quando, nel 1928, la diramazione fu chiusa e il binario divenne un vicolo abbandonato. È stato grazie all'iniziativa di alcuni vicini che, negli Anni 50, il terreno è stato recuperato e trasformato nella strada museo, dove è possibile ammirare il “Filateado”, uno stile artistico unico che si è sviluppato a Buenos Aires. È caratterizzato da colori vivaci, linee curve e composizioni creative, solitamente utilizzate per decorare insegne e case. L'arte di strada espone i sentimenti delle persone emarginate che hanno abitato il quartiere fin dalle sue origini. Gli impressionanti graffiti murali mostrano la grande passione e la mitologia di La Boca. Oggi questa piccola strada è il simbolo delle origini del tango e della forte personalità di questa parte della città. Su Avenida Santa Fe nel barrio di Recoleta, nella zona di Barrio Norte, sorge un edificio progettato dagli architetti Peró e Torres Armengol per l'impresario Max Glücksmann e fu inaugurato con il nome di Teatro Gran Splendid nel maggio 1919. Realizzato in stile eclettico, presenta affreschi sul soffitto dipinti dall'artista italiano Nazzareno Orlandi. Alla fine degli anni Venti il teatro fu trasformato in cinema e nel 1929 proiettò i primi film sonori in Argentina. Nel febbraio 2000 l'antico teatro è stato trasformato nella Libreria El Ateneo Gran Splendid, le poltrone del cinema sono state rimosse e al loro posto sono stati installati scaffali per libri. In tutto l'edificio sono stati installati posti a sedere per i clienti, compresi i palchi del teatro ancora intatti, e sul retro di quello che era il palcoscenico è stata creata una caffetteria. Il soffitto, gli intagli ornamentali, il sipario cremisi, l'illuminazione dell'auditorium e molti dettagli architettonici sono rimasti. Nonostante i cambiamenti, l'edificio conserva ancora l'aspetto del grande teatro che era un tempo e ogni anno oltre un milione di persone varcano le sue porte.
  3. Ho avuto in prestito questo obiettivo per circa 2 mesi dal negoziante dove ho acquistato la Z9, in attesa di ricevere il il 24-120 f4 Z. Devo dire che tutto sommato non è andato male, anzi in tante situazioni il risultato è stato, a mio modesto avviso, meglio delle aspettative ... considerando il prezzo di listino e il fatto che sia piuttosto "buio". Forse, riguardando le foto scattate in quel periodo, ho l'impressione che a 50mm sia un pelino più mobido ..... PRO: qualità ottica più che accettabile; compatto e leggero. CONTRO: escursione limitata (24-50mm); "buio" .. a 50mm f/6.3 mi sembra veramente poco luminoso.
  4. Attendo di vedere il Viltrox 16, mi interessa e potrebbe sostituire il mio 14-30. Unica perplessità è l’assistenza.
  5. metto le mie 3 senza scomodare il passato 39 comando io 40 aperitivo a gratis 41 cucu
  6. 36 Irripetibile - 21 luglio 2020 37 Doccia imprevista - 31 agosto 2020 38 Sotto/Sopra - 10 ottobre 2020
  7. M&M

    Viltrox AF 16mm f/1.8 per Nikon Z

    Body skin autoadesiva.
  8. Lanciato nella primavera del 2022, restato in lista di attesa per mesi. Per prestazioni e costruzione un unicum, come lo è nella sua relativa compattezza (per la focale). La luminosità è solo un terzo di stop inferiore al principesco 800/5.6 da reflex che ha relegato subito al mercatino dell'usato (a meno di metà prezzo dal lancio). In mano ai paparazzi, ai fotonaturalisti e a chi ha già un arsenale completo di teleobiettivi ed ha bisogno dell'obiettivo super-lungo ma super-leggero, è "l'arma finale". Tutto sommato non costa tantissimo, anche se non è alla portata di tutti. Il fotografo che lo vuole, si interroghi se poi saprà valorizzarlo. Di suo ha tutto quello che serve per fare foto eccezionali. Quindi non ci saranno alibi. caratteristiche salienti : focale 800mm full-frame diaframma da f/6.3 ad f/32 a 9 lamelle stabilizzatore integrato : SI motore passo-passo, messa a fuoco interna distanza minima di messa a fuoco : 5 metri 22 lenti in 14 gruppi, 3 ED, 1 SR, 1 PF, Nano Crystal Coat e lente anteriore con rivestimento al fluoro paraluce in plastica sacca CL-L£ peso 2385 grammi, 385mm di lunghezza per 140mm di diametro massimo compatibile con TC-1.4x e 2.0x guarnizioni a tenuta di polvere e acqua teleconverter, obiettivo pensato per la Nikon Z9 schema ottico complesso ma prestazionale come evidenziato dal grafico MTF che ha linee praticamente coincidenti ad ogni distanza dal centro articoli su Nikonland.it : Ottocento ! OTTOCENTO Nikkor Z 800mm f/6,3S : quando il gioco si fa duro... galleria immagini su Nikonland.it
  9. Annunciato il 18 novembre 2021, si caratterizza per essere disponibile in due versioni differenti per estetica ma identiche per specifiche ottiche. caratteristiche essenziali : 28mm autofocus gestito da due motori passo-passo distanza minima di messa a fuoco 19cm (0.2x) diaframma a 7 lamelle 9 lenti in 8 gruppi, 2 elementi asferici passo filtri a vite da 52mm 155 gramm 43 mm di lunghezza per 70mm di diametro schema ottico semplice ma che non manca di utilizzare completamente l'attacco Z, pur partendo da una lente di ingresso risibilmente dimensionata. Si notato i due elementi in fusione di composito che caratterizzano l'insieme e che proiettano l'immagine sulle due lenti finali, una piano-concava e una complessa disegnata al computer. Schemi del genere in obiettivi così compatti sono resi possibili solo dai simulatori computerizzati che permettono di ipotizzare la resa ottica senza bisogno di prototipi reali. Il diagramma MTF anticipa prestazioni non brillanti ma comunque abbastanza omogenee, vista la classe di appartenenza dell'obiettivo. Si tratta di un oggetto di primo equipaggiamento, pensato per rendere meglio dello zoom 16-50 ad aperture del diaframma più elevate. Nei fatti l'obiettivo ma meglio di quanto ci si aspetterebbe, con vignettatura contenuta dalla scelta, onesta, di non esagerare con l'apertura massima e la focale solo moderatamente grandangolare. Utilissimo in tante circostanze, ha il pregio di occupare un solo vano della borsa fotografica anche impilato con il fratellino 40/2 che condivide impostazione e doppia versione. ovviamente costruito in Cina, ha baionetta in plastica, soluzione già sfruttata da Nikon per altri progetti economici ed in linea con un utilizzo atteso, non intensivo. Esattamente come il 40/2 nell'uso si dimostra meglio delle aspettative, anche se vediamo che viene trascurato in termini di predisposizione all'acquisto. la distanza focale ne fa un buon obiettivo anche per riprese ravvicinate. E su macchine in formato DX (Zfc, Z50, Z30) un tuttofare di focale semi-normale. articoli su Nikonland.it : Nikkor Z 28mm f/2,8 SE: aria di famiglia... Nikkor Z 28mm f/2,8SE in full format: come ai vecchi templi... Il mio Z 28/2,8SE e i suoi... 19cm galleria dedicata su Nikonland.it :
  10. grazie Mauro. E' stato un piacere ascoltare e condividere. Ho davvero riscoperto (o scoperto ex novo) "cose che che voi umani..."
  11. Uno dei primi Nikkor Z presentato sul mercato a fine 2018, ha caratteristiche di targa e costruttive similari al coevo 50/1.8 S. compresa la tenuta assicurata dalle guarnizioni interne le specifiche : 35mm, full frame stabilizzatore integrato : NO autofocus con motore passo-passo, schema retrofocus f/1.8 - f/16 11 elementi in 9 gruppi, due lenti ED e 3 asferiche, trattamento Nano Crystal 25 cm di distanza minima di messa a fuoco passo filtri a vite da 62mm diaframma a 9 lamelle dimensioni 73x86mm (diametro massimo per lunghezza senza paraluce) circa 370 grammi in dotazione tappo anteriore e posteriore, paraluce HB-89 e custodia pieghevole CL-C1 il diagramma MTF non promette meraviglie nonostante l'ampio utilizzo di lenti speciali che ne fanno certo lievitare il prezzo Nel complesso è un obiettivo onesto, anche se otticamente è affetto da vignettatura e una certa aberrazione cromatica assiale. La distorsione è ben controllata elettronicamente e in termini di contrasto siamo su livelli sempre interessanti. Probabilmente il rapporto prezzo/prestazioni non lo vede un campione anche se è possibile alle volte trovarlo in outlet in offerta. Sul mercato è uscito un concorrente, il Viltrox 35/1.8 AF che offre un migliore rapporto di prestazioni in confronto al costo richiesto. Naturalmente si tratta di un'ottica cinese che non può vantare lo stesso livello di garanzia e rete di assistenza nazionale. Resta atteso un 35mm di fascia superiore, inserito a suo tempo in roadmap e probabilmente il prossimo ad essere presentato. obiettivo da ritratto ambientato, da cerimonia, da luce disponibile o mista, buono per il reportage e come alternativa al "normale" tradizionale. Ricordiamo che in catalogo esistenza anche il compatto 40/2, che ha il pregio di essere molto più leggero, piccolo ed economico. test su Nikonland : Nikkor Z 35mm f/1.8 S : il wide Z fisso e luminoso galleria immagini :
  12. Ultima settimana
  13. Posseggo le HE1000 Stealth da una decina di giorni, prese da Mauro insieme all'Audio GD R28. Un breve background. Ascolto musica da quando ho l'uso delle orecchie, ma, come presumo accada a molti, le velleità giovanili riguardo "l'hi-fi" si sono scontrate presto con la (scarsa) disponibilità di denari e, più avanti, con le esigenze familiari. Ergo, la mia grande raccolta di vinili prima e di CD poi, giace inutilizzata da qualche secolo, i primi per l'alienazione dell'ultimo giradischi quando Clinton era presidente e internet emetteva i primi vagiti, i secondi per l'assenza di un impianto di riproduzione serio e la loro susseguente trasformazione in file "liquidi", proni ad un utilizzo più flessibile (auto, aerei, viaggi di lavoro...). Questa flessibilità finora ha avuto il sopravvento, relegando sempre in un futuro imprecisato l'acquisizione di un sistema solido per l'ascolto "stanziale". Ho quindi usato sostanzialmente DAP portatili, come i top line di iBasso, con o senza amplificatori aggiuntivi, come l'Hugo2. Le due configurazioni mi consentivano di ascoltare con auricolari seri, come gli Shure SE846 o con le cuffie Focal Stellia, over-ear elettrodinamiche chiuse a basso carico, con una sensibilità pari a 106dB...pilotabili anche con poca potenza. Le Stellia sono delle gran belle cuffie, che trovai usate, perchè all'epoca 3K€ per un paio nuove, da accoppiare a un DAP portatile, pur se spinto da un HUGO 2 (privo però di un'uscita bilanciata!), mi parevano un'esagerazione (e lo penso, a maggior ragione, ancora oggi). Mi mancava però qualcosa, così quando ho letto su queste pagine le varie recensioni di Mauro e Giovanni su amplificatori hi end per cuffie e sulle magnetoplanari aperte Hifiman e soprattutto le loro caratteristiche sonore, ho pensato che potessero darmi quel qualcosa in più che mi mancava. Mi si è risvegliata così la scimmia ed eccomi qui con due nuovi coinquilini, nominati all'inizio. La sorgente è il mio catalogo audio su Roon, che comprende i miei file FLAC o Hi Res da HD esterni, con Tidal e Qobuz, trasferiti dal mio MAC nella presa USB dell'Audio GD R28. La prima impressione è stata un enorme WOW! Un misto di sorpresa e di gioia, per la fedeltà, il dettaglio, la ricostruzione della scena sonora, in una parola il godimento assoluto dei suoni prodotti! Ho spaziato in questi giorni tra diversi generi musicali, e le impressioni ve le riporto qui di seguito, cercando di non esagerare e facendo necessariamente delle scelte. 1) Partiamo dall'alternative new-age/pop dei redivivi Japan, qui in Versione Rain Tree Crow, con la voce di David Sylvian ben in evidenza, una meravigliosa batteria appena dietro ed elettronica a riempire lo spazio sonoro nel pezzo Blackwater. La pulizia, in uno spazio sonoro comunque abbastanza rarefatto, è stupefacente. 2) I bassi "sub" elettronici e non che vanno tanto negli ultimi anni, sono riprodotti con dinamica e presenza, ma con grande pulizia, mantenendo dettagliate le altre linee sonore medie e alte (non posso dire altrettanto delle Stellia ad esempio), testate in alcuni brani di varia provenienza: Max Richter di Three Worlds, musica per balletto ispirata a scritti di Virginia Woolf, in "Mrs Dalloway: Meeting Again" (che tanto deve all'Arvo Pärt di Spiegel Im Spiegel) e "War Anthem", col violoncello davanti a prendersi forse anche troppo la scena, ma è colpa dei tecnici DG, non di ampli/cuffia. 3) per proseguire con Billie Eilish e le sue minimaliste "listen before I go" e "goodbye" da "When we all fall asleep where do we go?". Rumori, sirene, schiamazzi, sullo sfondo, ma ben distinguibili nello spazio sonoro, con un pedale di bassi (specie nel secondo pezzo), a mettere in crisi i muscoli dell'amplificatore, se non si ha qualche Watt a disposizione, pur se il canto della nostra è molto avanzato nella scena e solo sussurrato/ansimato, giocato con una grande intimità 4) L'ultimo Peter Gabriel di Panopticom (Bright Side Mix) da I/O, ottimamente reso per dinamica, in una registrazione con la parte ritmica sempre molto "scura", come sua abitudine da decenni (non usa i piatti della batteria dagli anni 80, se ricordo bene). Soprattutto mi colpiscono, di nuovo, la chiarezza e la separazione, in una registrazione che appare subito congestionata, specie nel ritornello, ascoltata altrove (Focal Stellia compresa, anche con l'R28 come DAC/ampli) 5) Muovendosi sulla classica, è incredibile distinguere ogni palpito e vibrazione delle corde, delle dita, dell'archetto nella Sonata per Cello solo di Kódaly di Alisa Weilerstein su Decca. Strumento grande ma non invadente 6) Ho trovato esaltante questa Sacre ripresa live, con Salonen alla sua prima registrazione come Direttore della LA Philharmonic: bassi granitici, grancassa e timpani così reali, ottoni ed archi evidenti ma non trapananti, scena sonora perfetta. Bellissimo anche il "Mandarino" di Bartok, nella stessa pubblicazione. Soprattutto, la dinamica è fantastica, e credo esistano registrazioni che potrebbero metterla in evidenza anche meglio. 7) Un salto rapido in ambito jazz, anche se qui i pezzi provengono dal rock. Ancora separazione perfetta dei piani, ottima resa di una voce non semplicissima, una bellissima cornetta con sordina sulla sinistra del palco, un po' indietro, in Love is Blindness, cover degli U2, in questo disco di Cassandra Wilson. Ancora meglio la Versione di Harvest Moon di Neil Young con triangoli che sfidano la parte alta dello spettro e quella delle mie orecchie, riprodotti con perfetta accuratezza, IMHO, senza asperità alcuna, in un arrangiamento che è un tripudio di gusto per il suono. 8) In un altro disco della Wilson (Closer to You, Can't stand the rain) ho trovato quella leggera asprezza di suono nel canto cui si riferiva Mauro nella sua recensione delle HE1000. Non so quanto sia colpa delle cuffie o della registrazione, dato che non ho avuto la stessa impressioni in altri ascolti. 9) Chiudo, perchè mi rendo conto che il post sta diventando indigesto e probabilmente noioso per lunghezza, con una composizione che per me ( e non solo, credo) è nell'olimpo della produzione musicale della civiltà occidentale, e cioè la 4° Sinfonia di Brahms. La sua Passacaglia finale è semplicemente sublime. Dispiace che la versione di Carlos Kleiber, meravigliosa, sia registrata dai tecnici della DG quasi senza bassi. Mi accontento (si fa per dire, essendo anche questa una lettura eccezionale) della registrazione di Abbado con i Berliner, dotata, al contrario, di un suono forse fin troppo in primo piano e con un palcoscenico non particolarmente ampio. I tempi sono abbastanza lenti, ma la dinamica emerge in tutta la sua potenza e la coda della Passacaglia è una meravigliosa possente chiusura di quella che ritengo la più grande sinfonia mai scritta dopo Beethoven. Potrei andare avanti per molto con l'elenco dei pezzi risorti a nuova vita con le HE1000 Stealth e l'Audio GD, ma mi fermo qui, avendo pietà del lettore. Per chi non ha possibilità di ascoltare la musica dal vivo, o, come me, riprodotta in un ambiente consono (che ti faccia ascoltare anche con la "pancia" e non solo con le orecchie), di solito l'ascolto in cuffia è un compromesso da accettare, con i suoi indubbi pregi - e i suoi difetti. Questa soluzione non è affatto un compromesso, è una soluzione degna di stare tra le top disponibili (almeno per le mie orecchie). Riproduce un suono di elevatissima qualità, è una scoperta continua di dettagli e nuances, il suono si amplia al di fuori dei padiglioni auricolari espandendosi nella stanza, per quanto possa sembrare strano, e aiutando molto a definire una distribuzione spaziale corretta o molto verosimile. E, se la registrazione aiuta, il livello di dettaglio è veramente impressionante. Non vi ammorbo oltre e ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a qui. Buona musica!
  1. Caricare più attività
×
×
  • Crea Nuovo...