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Una sosta a Buenos Aires


Giuseppe Paglia

133 visite

Il mio viaggio nella Puna Argentina (del quale una sintesi fotografica vedrà la luce nel numero 12 del nostro Magazine) ha avuto inizio e fine nella capitale dello Stato sudamericano - Buenos Aires - e non potevano mancare due brevi e rapide escursioni. 

Soprannominata La Regina del Plata o La Parigi del Sudamerica, e nota anche con l'abbreviativo Baires. Oltre ad essere la città più popolosa del paese, è anche una delle più grandi metropoli sudamericane, è suddivisa in 15 comuni e in 48 barrios, è uno dei più importanti centri politici, culturali e finanziari dell'economia nazionale e, in virtù della fitta rete di nodi stradali e autostradali che si diramano lungo la metropoli, funge da principale punto di convergenza per i trasporti di tutta l'America meridionale.

Al suo centro si trova Plaza de Mayo, circondata da edifici signorili del XIX secolo tra cui la Casa Rosada, il celebre palazzo presidenziale con balconi, il Cabildo di Buenos Aires, che oggi ospita il Museo Storico Nazionale del Consiglio e della Rivoluzione di Maggio, la Cattedrale. Nel mezzo della piazza, La Piramide de Mayo, un monumento storico, alta 19 metri e realizzata nel 1811 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione di Maggio, e il Monumento equestre al generale Manuel Belgrano., alla cui base (contenuti da un recinto trasparente) si trovano i sassi lasciati dalle madri dei desaparecidos con i nomi dei loro figli dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983.

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Il Puente de la Mujer (Ponte della Donna), è un'opera dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava che si trova nel Dock 3 di Puerto Madero. Questa è una delle due realizzazioni di Calatrava in America Latina, l'altra è il Museo del Domani a Rio de Janeiro.

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Il quartiere più italiano e colorato di tutta Buenos Aires è il Barrio La Boca, una tappa obbligata in Argentina, nato come porto naturale sul Riachuelo. Dal 1870, il Barrio iniziò a ricevere un gran numero di immigrati, soprattutto italiani (in particolare genovesi), che costruivano le loro case con lastre di zinco e le dipingevano con le vernici lasciate dalle officine del porto, motivo per cui erano molto colorate, un’usanza che è ancora mantenuta in alcune parti del quartiere. Le case, che erano chiamate "conventillos", erano abitazioni collettive in cui vivevano numerose famiglie all’interno di spazi comuni. Furono proprio un gruppo di giovani italiani originari di Genova che il 3 aprile 1905 si incontrarono nella casa di Esteban Baglietto (vi parteciparono altre quattro persone, Alfredo Scarpatti, Santiago Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga, costoro originari di Muro Lucano) per fondare un club di calcio, il CABJ ovvero il Club Atlético Boca Juniors.

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Il Caminito è un museo all'aperto lungo quasi 150 metri che vede nella sua estensione le tipiche case popolari in lamiera di diversi colori. Il suo tracciato sinuoso è dovuto al fatto che segue il corso di un torrente che scorreva lungo di esso fino all'inizio del XX secolo e, per molto tempo, la zona ha fatto parte della linea ferroviaria per Ensenada, fino a quando, nel 1928, la diramazione fu chiusa e il binario divenne un vicolo abbandonato. È stato grazie all'iniziativa di alcuni vicini che, negli Anni 50, il terreno è stato recuperato e trasformato nella strada museo, dove è possibile ammirare il “Filateado”, uno stile artistico unico che si è sviluppato a Buenos Aires. È caratterizzato da colori vivaci, linee curve e composizioni creative, solitamente utilizzate per decorare insegne e case. L'arte di strada espone i sentimenti delle persone emarginate che hanno abitato il quartiere fin dalle sue origini. Gli impressionanti graffiti murali mostrano la grande passione e la mitologia di La Boca.

 

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Oggi questa piccola strada è il simbolo delle origini del tango e della forte personalità di questa parte della città.

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Su Avenida Santa Fe nel barrio di Recoleta, nella zona di Barrio Norte, sorge un edificio progettato dagli architetti Peró e Torres Armengol per l'impresario Max Glücksmann e fu inaugurato con il nome di Teatro Gran Splendid nel maggio 1919. Realizzato in stile eclettico, presenta affreschi sul soffitto dipinti dall'artista italiano Nazzareno Orlandi. Alla fine degli anni Venti il teatro fu trasformato in cinema e nel 1929 proiettò i primi film sonori in Argentina. Nel febbraio 2000 l'antico teatro è stato trasformato nella Libreria El Ateneo Gran Splendid, le poltrone del cinema sono state rimosse e al loro posto sono stati installati scaffali per libri. In tutto l'edificio sono stati installati posti a sedere per i clienti, compresi i palchi del teatro ancora intatti, e sul retro di quello che era il palcoscenico è stata creata una caffetteria. Il soffitto, gli intagli ornamentali, il sipario cremisi, l'illuminazione dell'auditorium e molti dettagli architettonici sono rimasti. Nonostante i cambiamenti, l'edificio conserva ancora l'aspetto del grande teatro che era un tempo e ogni anno oltre un milione di persone varcano le sue porte.

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4 Commenti


Commenti Raccomandati

  • Nikonlander Veterano

Bel lavoro, prima o poi voglio andare in Argentina.
Non sapevo della libreria, molto bella, davvero un posto da vedere.
Tu hai potuto girare con la fotocamera per le strade tranquillamente?
Sapevo che occorre una certa attenzione anche nelle zone più sorvegliate della città.

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  • Nikonlander

Buenos Aires resta una metropoli e di turisti ce ne sono tanti davvero, personalmente non ho avuto problemi a muovermi con l'attrezzatura al collo. :36_1_11: 

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  • Nikonlander Veterano

Hai raccontato Buenos Aires molto bene in parte con le parole ma soprattutto con le immagini che trovo veramente molto belle. Una città straordinaria con una storia terribile, di grande sofferenza. Pochi lo sanno ma esiste un filo sottile che lega Buenos Aires alla mia Sardegna ed è proprio il suo nome. L'etimologia è piuttosto interessante, anche questa è la nostra storia.

https://en.wikipedia.org/wiki/Buenos_Aires

 

Ottimo lavoro :36_1_55:

 

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  • Nikonlander

Enrico, 

grazie per i complimenti.

Io avevo letto le notizie sulla fondazione di Buenos Aires ma le mie righe volevano accompagnare le immagini senza scendere troppo in profondità. Visto però che hai mosso le acque,  raccontiamo l'aneddoto sull'etimologia del nome.
L'attuale Buenos Aires fu fondata due volte, la prima nel 1536 (ma fu subito distrutta per un attacco subito da parte delle popolazioni indigene) e la seconda nel 1580, in entrambi i casi per volere di due esploratori spagnoli. La prima volta era stata chiamata Città dello Spirito Santo e Porto Santa Maria della Buona Aria ( Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre ), la seconda volta, quella definitiva, Città della Santissima Trinità e Porto della Nostra Signora delle Buone Arie ( Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires ). 
Il filo sottile di cui parla Enrico è che entrambe le volte le maestranze a servizio del Regno di Aragona che aveva finanziato le esplorazioni erano Sardi, in quanto la Sardegna era annessa proprio al predetto Regno e la seconda parte del nome con il quale era stata battezzata la città onorava la Madonna di Bonaria a Cagliari.

:leo:

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