Un altro anno è finito, tempo di bilanci...
... e di nuovi propositi!
Il mio 2018 è stato schizofrenico, fotograficamente sostenuto da un numero di viaggi e di giornate sul campo a fotografare decisamente superiore alla mia media con a contrasto impegni lavorativi asfissianti ed interminabili giornate in ufficio. Uno insegue l'altro perché se è vero che la stanchezza data dal troppo lavoro e la materiale mancanza di tempo tende a rallentare ed ostacolare tutto, è anche vero che appena possibile mette ancora più voglia e bisogno di staccare la spina per... sopravvivere!
Gennaio in Canada, a fotografare gli splendidi gufi delle nevi.
Poi in Sardegna, a Pasqua, per fare seascapes ed un po' di relax familiare nella costa sud occidentale.
Fine aprile, alcuni giorni a Parigi, un po' di street.
Poi Portogallo, agosto è tempo di vacanze - uno splendido giro on-the-road in camper tra Porto e l'Algarve, con le mie ragazze!
Per finire, ieri sono rientrato da Istanbul, dopo 5 giorni di zingarata a zonzo tra strade, moschee, bazar e localini, con le ragazze, Simona e Leo.
Per non parlare delle decine di migliaia di metri di dislivello fatti in montagna (come qui andando per ungulati) e di tutte le ore passate in natura.
Last-but-not-least quest'anno 10 giornate in studio/loft, tutte fantastiche.
Ho ricordi bellissimi, non solo molti file negli hard disks!
In totale:
- 66 giorni di fotografia - secondo il catalogo di Lightroom, almeno quelli nei quali ho portato a casa foto da non cestinare.
- 13.138, immagini per l'esattezza (io cancello moltissimo, anche se per motivi di tempo quest'anno non ho ancora terminato la selezione - quelli scattati in totale sono stati 34mila).
- La D5 è la regina, con 9.651 immagini. Seguono, con enorme distacco, la D810 con 2996 e la D500 con 491.
- Tre le ottiche più usate, che insieme fanno oltre l'85%, sostanzialmente nelle stesse quantità perché ciascuna di queste ha un numero di file compreso tra 3.500 e 4.000 - sono: 50, 70-200 e 500.
Già qui una mezza rivoluzione, perché nel 2017 con il 500 avevo fatto il 65% delle fotografie.
Dicevo che è tempo di bilanci. Ma questo non è un post sui numeri, oltre a quelli che poc'anzi ho usato per riepilogare le giornate sul campo e le immagini fatte, e neppure sugli strumenti usati per fotografare. Bensì uno focalizzato sulla fotografia o, meglio, sul modo di fare fotografia che in questi anni e soprattutto nel 2018 sto imparando.
La cosa più importante, il centro di tutto, è la definizione del Progetto. L'idea, cioè, da sviluppare fotograficamente. Questa è una cosa che ovviamente viene più alla mente pensando alla fotografia in studio - il regno della creatività perché li l'unico limite è la fantasia e l'unico ostacolo la capacità tecnica di realizzare quello che si è sognato. Ma non è, nei fatti, una cosa limitata a questo ambito perché se è vero che fotografando in natura è la natura a stabilire molto di quello che è possibile fare, è anche vero che è il fotografo a decidere quando andare, cosa fotografare, come comporre e via dicendo.
Aiuta molto, nel pensare a cosa e come fotografare, ispirarsi a Maestri della fotografia. Personalmente trovo che sfogliare il libro di un fotografo che amo sia ogni volta un' esperienza nuova, perché ogni volta scopro aspetti diversi. Altrettanto efficace valuto la visione delle immagini di diversi di noi qui su Nikonland. Grazie a Mauro, qui, ci si è spinti ancora più avanti. Organizzando un corso sulle luci e numerose occasioni per condividere sessioni di scatto. Momenti che sono stati la colonna portante della mia crescita fotografica in quell'ambito. Si, direi che dopo Progetto la seconda parola chiave di quest'anno è stata Condivisione. È la Condivisione che in questo 2018 mi ha fatto crescere nella fotografia in studio e con il tramite della fotografia di studio anche negli altri generi che pratico, facendomi acquisire la consapevolezza della necessità di ragionare la fotografia come costruzione e non come reazione e cattura. Ricordo, Nikonland 1.0, una discussione di qualche anno fa tra fotografia attiva e passiva: proprio quello, per chi la ricorda, intendo.
Come detto, progetto significa innanzi tutto pensare a cosa e come fotografare, poi viene la scelta dell'attrezzatura per farlo. Spesso sento/leggo richieste di consigli sul materiale e sul modo di sfruttarlo al meglio senza indicare a quale fine questo debba essere impiegato. Stesso ragionamento circa le modalità più tecnologiche con le quali impiegarlo, come la scelta del diaframma più nitido e via dicendo.
Io sono sempre più convinto che una bella foto dipenda esclusivamente dalla Visione del fotografo. Il materiale fotografico è asservito alla Visione, è il mezzo per realizzarla e non il fine. Questo, ovviamente, non significa che non siano utili ottime lenti e corpi prestazionali ma che, semplicemente, se una fotografia non trasmette non inizierà a farlo perché è stata scattata con l'obiettivo più nitido sul mercato. Questa cosa è ricorrentemente osservabile semplicemente mostrando le nostre fotografie a persone che non fotografano: Nessuno di loro guarda quanto sono nitide ciglia/piume/foglie ma tutti guardano l'espressione dei nostri soggetti, il contesto, la luce. Cercano insomma il messaggio, il perché della fotografia.
Quindi, l'attrezzatura giusta è quella che ci consente di assecondare la nostra visione. In questo senso, ci sono alcune scelte semplicissime, che quasi si fanno da sole - per fotografare l'azione con poca luce c'è bisogno di lenti luminose e corpi con sensori che reggano bene gli alti ISO e siano molto reattivi - altre da basare sullo stile personale - per fotografare in giro per la città si può optare per un paio di fissi leggeri e poco ingombranti o uno o più zoom, ma la scelta non deve essere fatta cercando la copertura di tutte le focali ma la disponibilità di quelle che servono con i diaframmi necessari a costruire le immagini desiderate. E questo non vale solo per corpi e lenti ma anche, banalmente, per treppiede, flash e quant'altro. E, di nuovo, torna il nostro forum perché qui su Nikonland sono condivise informazioni basate sull'esperienza sul funzionamento di elementi chiave dell'attrezzatura che consentono di orientare meglio le nostre scelte. Alcuni esempi sono la copertura delle nuove Z, o i test dei sigma Art o.....
Per me, il risultato più importante di questo 2018 appena concluso non sono le tante fotografie fatte quanto questa presa di coscienza, che considero per me un importante passo avanti sotto il profilo artistico.
Ma oggi è il primo dell'anno, un 2019 nuovo di zecca davanti a noi. E' quindi tempo dei buoni propositi per il futuro.
Fotograficamente, questi i miei:
- Proseguire la ricerca nella fotografia alle persone, non tanto nel ritratto da studio o nel nudo - anche se una cosa che vorrei molto fare è del nudo alla Angels di Russel James - quanto in quello ambientato, in un contesto come lo street fatto ai navigli o le immagini fatte nei loft del Cross Studio nel 2018.
- Dedicare più tempo, in particolare alla fotografia di paesaggio, urbano o naturale, genere che negli ultimi 2 anni ho molto trascurato.
- Ma anche uscire a fare street vicino casa, non solo se sono in vacanza in qualche posto particolarmente stimolante.
- Stampare, stampare, stampare. Perché la foto è di carta e già vederla uscire dalla stampante è una emozione, la chiusura del cerchio.
Ovviamente non abbandonerò il Wildlife, finché potrò voglio continuare ad andare in montagna e regalarmi un viaggio esclusivamente fotografico ogni anno. Per il 2019 è già fissato il British Columbia per fotografare l'ecosistema della Great Bear Rainforest ed i suoi abitanti non umani, ma vorrei proprio, finalmente, riuscire ad organizzarmi per fotografare l'orso polare nel 2020, prima che sia troppo tardi!
Ma ce n'è un altro: Contribuire di più alla vita di Nikonland.
Massimo
1/1/2019
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