personale [personale] Il mare, mio amico
Sin da bambino sono sempre stato affascinato dal mare. E non sarebbe poi così tanto strano per chi è nato e vive su un'isola. Ha sempre alimentato il mio spirito d'avventura soprattutto attraverso la letteratura classica: Moby Dick, 20,000 leghe sotto i mari, Isole nella corrente e poi la storia dei grandi navigatori: Colombo, Magellano, Vespucci, Cook; per finire con le straordinarie avventure dei grandi velisti. Esiste una soglia, oltrepassata la quale non si vedono più i confini, solo un orizzonte. Distante e irraggiungibile.
Ho sempre visto il mare come qualcosa di vivo, ho assistito ai suoi repentini cambiamenti d'umore: un minuto prima placido e assonnato e un minuto dopo infuriato, quasi infastidito dalla mia presenza. Qualche volta l'ho sfidato e mi ha insegnato cosa è la paura. Senza calcare troppo la mano però, perchè aveva ancora tanto da insegnarmi e io ho capito e ho imparato.
... il mare una volta era il solo re
assolutamente libero
La terra sorse
dalle sue profondità
usurpò il suo trono
e da quella volta
il povero vecchio, impazzito
dal capo bianco di spuma
si lamenta e geme senza fine...
Così scriveva Rabindranath Tagore. Condivisibile o meno anche il grande scrittore lo vedeva come qualcosa di vivo, un'anima tormentata, umorale. Talvolta placido, amichevole, invitante...
...altre volte, irrequieto, disvela la tempesta che si addensa all'orizzonte
… altre ancora mostra i muscoli e la sua inarrestabile ferocia
Più spesso cupo, triste, dismette la veste turchese e indossa un velo color piombo mostrando quell'onda lunga, distanziata, ridondante... il respiro del Mediterraneo.... e pare quasi di sentirlo quel respiro. Pesante, affannato, stanco.
Generoso, quando mostra il meglio di sé. Giochi d'acqua e di luci, colori che esplodono, disgregati all'istante sfiorandone appena la superficie.
Un'onda lenta, stremata, alla fine della sua corsa. Era stata generata da una tempesta, forse in prossimità delle coste africane, non saprei. Ha attraversato il Mediterraneo con forza dirompente, ma ora è stanca, spossata, ha percorso tutte le sue miglia (direbbe Frost) e nel momento in cui “rompe”, prima di accasciarsi leggera sulla sabbia mostra per un breve istante una girandola di riflessi e luci inattese. E il mare, mio amico, sembra quasi volermi dire “io, se voglio, posso essere anche questo”.
Per farla breve e scusandomi per l'eccesso di enfasi e per le citazioni ricorrenti, fotografo il mare da tutta la vita (da sopra, mai da sotto). Credo di aver fatto meglio di quello che state vedendo ma (ahimé) in analogico, esponendomi a parecchie docce impreviste in tempi nei quali le Nikon sopportavano veramente di tutto.
Ho sentito la necessità di dare un senso a questo lavoro infinito rendendovi in qualche modo partecipi delle mie sensazioni e delle mie riflessioni. Ovviamente non finirà mai, certi temi non vedono mai un traguardo. Ma questo non mi spaventa, tutt'altro. Trovo piacevole e rilassante _ soprattutto durante i mesi invernali _ camminare per ore lungo le spiagge deserte o tra gli scogli con lo zaino leggero sulle spalle e la fotocamera tra le mani.
(Un giorno o l'altro mi troveranno esanime riverso su una cozza. Nel senso di mitile)
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