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“.... per arrivare a Bosa dovrai attraversare l'inferno” Sono queste le esatte parole che ho detto a Max Aquila prima di incontrarci. Io, quell'inferno, lo avevo attraversato due giorni prima, il 29 luglio, con il mio amico Enzo. Ho quasi 63 anni e ancora non mi sono abituato. Sono nato con l'odore della legna bruciata che mi penetrava le narici e, come tutti i sardi, ci ho convissuto per tutta la vita, senza poter fare niente per impedire lo scempio. E ogni maledettissima volta il dolore è il medesimo, stessa intensità, stesso odore, sgradevole e insopportabile, di legna bruciata. E affiora sempre la stessa ferita sulla terra che mi ha dato i natali e mi ha fatto grande. Una terra meravigliosa che non riesco a proteggere. In quei giorni su Instagram sono fioccate centinaia di immagini crude, terribili, di animali carbonizzati. Cani fedeli al loro dovere morti con le greggi che dovevano proteggere a costo della vita; e ancora animali abituati a muoversi velocemente, volpi, gatti, cinghiali che mai sarebbero potuti essere veloci come il fuoco spinto dal vento. E in lontananza allevatori in lacrime che assistevano impotenti ai roghi delle loro stalle, straziati dai disperati lamenti degli animali intrappolati dalle fiamme. E viene male persino parlarne, ma per un solo istante ad immaginare, a figurarsi ciò che è stato quell'inferno, si riesce a provare quel dolore, quella disperazione e si stringe lo stomaco, tanto quanto il pugno di un bambino. Ed è allora che si capisce. Con Enzo abbiamo deciso di documentare. Niente immagini crude. Solo la devastazione. Tanto dovrebbe bastare. Contrariamente a ciò che vedrete, le immagini sono a colori. I colori del carbone e della cenere in un paesaggio che non riconosco, rimodellato dalle fiamme, intersecato da muretti a secco anneriti che si incrociano più e più volte delimitando spazi confinanti all'interno dei quali regna il nulla in un ordine sinistro, malsano. E' l'estetica del fuoco Dji Mavic Mini 2 - Copyright Enzo Cossu 2021 Dji Mavic Mini 2 - Copyright Enzo Cossu 2021 Non lasciatevi ingannare da alcune sparute macchie di colore, il fuoco ha superato l'orizzonte visibile, 20.000 ettari del Montiferru sono andati in fumo, cancellati da fiamme alte oltre trenta metri che hanno sviluppato temperature vicine ai 7000° con grande rischio non solo per le squadre di terra ma anche per Canadair ed elicotteri. Due domus de janas ai margini di un canalone, per tanto tempo invisibili, nascoste dalla vegetazione, oggi rivelate dal fuoco. Enzo dirige il drone La Panda 4x4, anche lei sofferente Mi muovo lentamente su un terreno soffice, impiego qualche secondo per assaporare la sgradevole sensazione che si prova a camminare sulla cenere, sollevandone piccole nuvolette ad ogni passo. Mi guardo le gambe, sono segnate dai rami carbonizzati. Un'altra dolorosa fitta allo stomaco. Sennariolo. Le fiamme hanno saltato la strada ma si sono fermate, improvvisamente, di fronte al cimitero. Non ci può essere niente per il fuoco in un luogo nel quale regna la morte. ----------------- I Know Why The Sun Shines, Judith Owen Copyright Enrico Floris 2021 per Nikonland
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Come ogni anno eccomi ancora qui per un piccolo bilancio di questo 2020 che si sta concludendo. Un anno anomalo, per non dire di peggio, per la pandemia che ci ha colpiti e che ha influito anche sul nostro fotografare e sulle occasioni e possibilità che abbiamo avuto per farlo dove e come di solito. O perlomeno è ciò che è successo a me. Perché amo scattare per strada cogliendo situazioni di vita curiose o che attraggono la mia attenzione ma, stante la situazione, in questi mesi non ho trovato quasi nulla di spensierato da fotografare nelle città in cui la gente si muove con il viso fasciato da protezioni di ogni foggia e colore, ricordando ognora al fotografo e all’osservatore delle sue immagini il motivo di quel triste mascheramento. Ciò nondimeno qualcosa sono riuscito a fare nei primi due mesi dell’anno, quando la situazione sanitaria non aveva ancora stravolto le vite e le abitudini di ciascuno … 1. 2. 3. 4. … e in estate, al mare. 5. 6. Così ho provato a fare di necessità virtù e, complici degli amici con cui ho condiviso alcune uscite per fotografare, ho provato a spostare il mio interesse verso la fotografia di natura e di paesaggio. Per me una sfida nuova ed interessante, che coniuga il piacere di frequentare bei luoghi alla possibilità di portare a casa qualche scatto. Come queste immagini raccolte sull’Appennino Tosco-Emiliano … 7. 8. 9. 10. … e sul massiccio del Pratomagno. 11. 12. Senza salire fin sulle montagne, la Toscana offre scorci altrettanto belli anche in zone assai più facili da raggiungere. Come nelle Crete Senesi… 13. 14. 15. 16. 17. … o in Val d’Orcia. 18. 19. 20. Il mio bilancio? Bah, viste le condizioni non è andata male, e anzi, sono contento per aver iniziato un percorso che può regalarmi qualche soddisfazione e, soprattutto, divertimento. Con la serenità che, come tutti, spero di avere nell’Anno che sta per venire. Grazie a chi è arrivato fino a qui, e a chi vorrà lasciare un commento.
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Sono appena rientrato a casa dopo una settimana di ricovero nella cardiologia del Ss Annunziata. Per fortuna (ma è solo per dire) si è reso necessario l'inserimento di un solo stent per rendere pervia una coronaria ostruita, ma ovviamente questo non mi infonde grande fiducia per il futuro. Dovrò migliorare la qualità della mia vita e smettere di fare il ragazzino. Non lo sono più da un pezzo. Non è stata una settimana facile e i vostri messaggi, sia pubblici sia privati, mi hanno sostenuto e dato coraggio. Nel momento più incerto della mia vita eravate presenti e la cosa mi ha molto commosso. Ho sempre considerato Nikonland un gruppo di amici. Frequentando questa comunità ho scoperto presto che erano tanti e importanti i valori aggreganti del gruppo e non solo la passione comune per la fotografia o per il brand. E nel momento del bisogno ne ho avuta piena conferma. Grazie. Grazie di cuore a tutti voi. Vi voglio bene Enrico ---------- PS - Un po' di tempo per riprendermi perchè anche se mi sento bene i medici sostengono che dovrò riposare per qualche settimana... io sostengo: non troppo. Ma per un po' sarò più presente su Nikonland visto che non potrò strapazzarmi troppo ad andare in giro.
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Se n'è andato ieri, all'età di 88 anni, Joaquín Salvador Lavado Tejón, detto Quino. Quino non ha bisogno di presentazioni, lo conosciamo come il creatore di Mafalda, la bambina tosta e politicamente impegnata, ma la sua produzione andava ben oltre. Non intendo qui scrivere una biografia di Quino, la trovate ovunque. Voglio solo parlare del mio personale sentimento verso di lui. Tattersal mi divertiva con Calvin & Hobbes, Schultz mi faceva sorridere con Charlie Brown e compagni, ma Quino lo amavo. E non tanto Per Mafalda, striscia peraltro molto bella che si è meritata il successo che ha avuto. Mi piaceva di più per il resto della sua produzione, soprattutto le fulminanti vignette singole. Di lui mi piaceva l'impegno, l'ironia, mai cattiva, le incursioni nel surreale, il silenzio (rarissimamente nelle sue vignette si parla e nel caso, pochissimo) e adoravo il suo tratto in apparenza semplice, e tondo, ma senza eccessi (come Mordillo, che non mi è mai piaciuto). L'avevo incontrato su Il Mago rivista a fumetti di ottima qualità, ma dalla vita troppo breve. E' stato un colpo di fulmine artistico. Mi sento come avessi perso un amico. Quando studiavo all'Università mi ero messo a disegnare strisce comiche a fumetti, e il mio modello per il tratto e per lo spirito era lui (ho smesso presto purtroppo, non per mancanza di capacità, ma di pazienza. Me ne pento).
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I bilanci di un anno si fanno spesso a dicembre, ma io ho atteso questo gennaio per sedermi a riflettere e a fare il punto della situazione sul mio personale 2019 appena trascorso. Proprio per il bel fine anno (fotograficamente parlando) passato dietro le mie fotocamere che ha un po’ mitigato l’insoddisfazione per quanto fatto – o meglio, non fatto - durante gli ultimi dodici mesi. Sì, perché in realtà il 2019 che mi sono messo alle spalle non è stato un granché dal punto di vista fotografico. Pochi scatti come mai in passato, poco tempo da dedicare alla ricerca di nuovi spunti e di nuovi progetti, e forse anche poca voglia di farlo se con la testa si è impegnati nel lavoro, si è distolti dagli imprevisti o non si ha abbastanza tempo libero. Eppure ad inizio agosto era arrivata la Z6 e la curiosità di conoscere e testarne pregi e potenzialità. No, non mi mancava l’entusiasmo per fotografare che la nuova macchina avrebbe dovuto riaccendere: come detto, è semplicemente mancata la possibilità di dedicarmi a pieno a cercare gli scatti che avevo in mente e che solitamente trovo quando ho tempo per farlo. In ogni caso quel poco che sono riuscito a “produrre” per certi versi mi ha soddisfatto, sebbene resti il rammarico per non aver potuto fare meglio e quantitativamente di più. Detto questo, voglio raccogliere di seguito alcuni scatti che hanno segnato il mio 2019 fotografico in termini di divertimento e soddisfazione. Chi vorrà aggiungere qualche commento sarà il benvenuto. 😉 Cominciamo dalle poche foto a colori che ritengo interessanti. Fra queste: 1. (che avete premiata nel contest "Nella penombra") 2. (pubblicata nel contest "Suburbia") 3. Ma il bianco e nero è più vicino alle mie corde, e in proporzione sono molto più numerosi questi scatti rispetto a quelli a colori ad avermi dato una qualche soddisfazione. A partire da quelli che nel 2019 appena trascorso ho cominciato a raccogliere per un progetto in controluce che probabilmente presenterò all’annuale mostra fotografica dei soci che il mio fotoclub organizza ogni primavera. Fra i quali: 4. (che avete premiato nel contest "La nostra estate in controluce") 5. 6. 7. Altro oggetto di ricerca fotografica sono scorci dove non sono presenti persone (generalmente per me imprescindibili negli scatti che cerco) ma che in qualche modo possono risultare interessanti. Fra questi, mi sono sembrati tali: 8. 9. 10. Alcune immagini interessanti le ho raccolte alla Fiera Antiquaria che, svolgendosi nella mia città ogni prima domenica del mese, costituisce (per me come per molti altri appassionati come me) una buona occasione per provare a portare a casa qualche scatto “di strada” singolare o almeno non banale: 11. 12. 13. Chiudo questo mio personale bilancio fotografico dell’anno appena passato con alcune istantanee di street photography come la intendo io, ovvero con le immagini che più mi sono piaciute e che vorrei riuscire a fare ogni volta che esco in strada a fotografare. Immagini che, con un po’ di fortuna, riuscirò sperabilmente a fare anche quest’anno. 14. 15. 16. 17. 18. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui.
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Sin da bambino sono sempre stato affascinato dal mare. E non sarebbe poi così tanto strano per chi è nato e vive su un'isola. Ha sempre alimentato il mio spirito d'avventura soprattutto attraverso la letteratura classica: Moby Dick, 20,000 leghe sotto i mari, Isole nella corrente e poi la storia dei grandi navigatori: Colombo, Magellano, Vespucci, Cook; per finire con le straordinarie avventure dei grandi velisti. Esiste una soglia, oltrepassata la quale non si vedono più i confini, solo un orizzonte. Distante e irraggiungibile. Ho sempre visto il mare come qualcosa di vivo, ho assistito ai suoi repentini cambiamenti d'umore: un minuto prima placido e assonnato e un minuto dopo infuriato, quasi infastidito dalla mia presenza. Qualche volta l'ho sfidato e mi ha insegnato cosa è la paura. Senza calcare troppo la mano però, perchè aveva ancora tanto da insegnarmi e io ho capito e ho imparato. ... il mare una volta era il solo re assolutamente libero La terra sorse dalle sue profondità usurpò il suo trono e da quella volta il povero vecchio, impazzito dal capo bianco di spuma si lamenta e geme senza fine... Così scriveva Rabindranath Tagore. Condivisibile o meno anche il grande scrittore lo vedeva come qualcosa di vivo, un'anima tormentata, umorale. Talvolta placido, amichevole, invitante... ...altre volte, irrequieto, disvela la tempesta che si addensa all'orizzonte … altre ancora mostra i muscoli e la sua inarrestabile ferocia Più spesso cupo, triste, dismette la veste turchese e indossa un velo color piombo mostrando quell'onda lunga, distanziata, ridondante... il respiro del Mediterraneo.... e pare quasi di sentirlo quel respiro. Pesante, affannato, stanco. Generoso, quando mostra il meglio di sé. Giochi d'acqua e di luci, colori che esplodono, disgregati all'istante sfiorandone appena la superficie. Un'onda lenta, stremata, alla fine della sua corsa. Era stata generata da una tempesta, forse in prossimità delle coste africane, non saprei. Ha attraversato il Mediterraneo con forza dirompente, ma ora è stanca, spossata, ha percorso tutte le sue miglia (direbbe Frost) e nel momento in cui “rompe”, prima di accasciarsi leggera sulla sabbia mostra per un breve istante una girandola di riflessi e luci inattese. E il mare, mio amico, sembra quasi volermi dire “io, se voglio, posso essere anche questo”. Per farla breve e scusandomi per l'eccesso di enfasi e per le citazioni ricorrenti, fotografo il mare da tutta la vita (da sopra, mai da sotto). Credo di aver fatto meglio di quello che state vedendo ma (ahimé) in analogico, esponendomi a parecchie docce impreviste in tempi nei quali le Nikon sopportavano veramente di tutto. Ho sentito la necessità di dare un senso a questo lavoro infinito rendendovi in qualche modo partecipi delle mie sensazioni e delle mie riflessioni. Ovviamente non finirà mai, certi temi non vedono mai un traguardo. Ma questo non mi spaventa, tutt'altro. Trovo piacevole e rilassante _ soprattutto durante i mesi invernali _ camminare per ore lungo le spiagge deserte o tra gli scogli con lo zaino leggero sulle spalle e la fotocamera tra le mani. (Un giorno o l'altro mi troveranno esanime riverso su una cozza. Nel senso di mitile)