Vai al contenuto

Viandante

Nikonlander
  • Numero contenuti

    615
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    14

Tutti i contenuti di Viandante

  1. Bravo a rendere giustizia anche a questi splendidi bruchi e non solo alle farfalle...l'ultima è proprio bella! Confermo, anche se non ce ne sarebbe bisogno, che basta individuare le piante del finocchio selvatico per trovare con relativa facilità i bruchi del Macaone nella stagione giusta. Le piante sono ben visibili essendo spesso alte anche un metro con fiori gialli e steli abbastanza carnosi e robusti.
  2. Pensa che l'Ameles sembra sia di casa in quel posto, mi ci ha portato un amico dicendomi che l'anno prima l'avevano fotografata in quel posto...l'abbiamo ritrovata lì. Se e quando passi dimmelo che magari posso esserti utile
  3. Bell'idea Silvio, in effetti si possono trovare soggetti ovunque, senza scomodare viaggi appositi a grandi distanze. Io vivo in una zona di campagna e la quasi totalità delle mie foto macro sono state fatte in un area raggiungibile al massimo in 30 min di auto (molto spesso 15). Posto 3 foto fatte al Parco della Piana (FI) che è distante da casa mia un'oretta ma è praticamente alle porte di Firenze, poche centinaia di metri dalla pista dell'Aeroporto di Peretola e un chilometro dalla città di Sesto Fiorentino...insomma il raccordo autostradale FI nord - Peretola si vede dal parco a qualcosa come 200 mt. Andrea
  4. Ok grazie, quindi sì, sono adattatori per montare queste lenti su corpi Nikon Z.
  5. Io non so cosa siano le lenti Zeiss ZM ma quà si parla di adattatore Voigtlander per montare lenti Voigtlander VM e Zeiss ZM su corpi Nikon Z e di adattatore Voigtlander per montare lenti Sony E sempre su Nikon Z. Non so aiutare meglio perché la mia compagna giapponese non sa niente di termini fotografici e meglio di cosi non può fare
  6. Oddio, è uno degli argomenti che mi sta più a cuore e da anni sto impostando la mia vita anche in base all'impatto complessivo che ha sul pianeta (con tutti i miei limiti faccio del mio meglio comunque)...non inizio nemmeno a parlare di queste cose quà perchè se dici che qualcuno potrebbe linciare te per quello che hai scritto, sicuro che a me verrebbero a trovarmi a casa e non per un caffè Bravo comunque ad esternare questi pensieri, solo avendoli in testa ogni giorno e mettendoli al primo posto quando facciamo (o non facciamo) qualcosa, compriamo (o non compriamo) qualcosa ecc. potremo davvero fare qualcosa di concreto per questo povero pianeta e per i miliardi di esseri viventi che ci abitano da molto prima che noi arrivassimo a distruggerlo. Andrea
  7. A questo punto dico la mia, ho iniziato a partecipare a questi contest solo da pochissime settimane ed ho notato che i precedenti erano comunque tutti inerenti al paesaggio e non poteva essere diversamente visto che sono nati in questa specifica sezione. Ora, secondo me sono stimolanti ed infatti ho preso l'occasione per fare qualche foto invece di ripescare dall'archivio e questo è un gran bene, se potessimo allargarli oltre al fattore discriminante del paesaggio credo che sarebbe una cosa buona e giusta e potrebbe stimolare alla partecipazione anche amici che non praticano paesaggistica o che non ne sono interessati. Dal momento però che questa è la sezione deeicata ai paesaggi, troverei controproducente e sbagliato inondarla di foto che non ci incastrano niente con il paesaggio, per cui proporrei di creare una sezione "Contest vari" ad hoc per poterci sbizzarrire con i temi da proporre e quindi allargare la cosa alla fotografia nel suo insieme con lo scopo di far partecipare alla vita del sito quanti più iscritti possibile. Tutto questo senza voler togliere nessun merito a chi ha ideato quest'iniziativa, anzi, ringraziandolo perché magari la cosa può espandersi a beneficio di tutti. Andrea
  8. Ma non è per fare polemica, figuriamoci, è solo per capire e regolarsi con le foto
  9. Ma infatti volevo giusto chiedere lumi, se i contest sono allargati a tutti i generi dovremmo spostarli fuori dalla sezione paesaggio, altrimenti le foto in gara dovrebbero comunque sempre riguardare paesaggi
  10. Ci dirigiamo verso l'uscita principale del castello protetta dal cancello più imponente di tutti, costruito anch'esso secondo lo stile Masugata, l'impressionante Kahoku-mon Guardarsi intorno quando si è nel cortile interno rende perfettamente l'idea di solidità e delle difficoltà che un aggressore avrebbe incontrato qualora avesse tentato di oltrepassare le porte del castello di Kanazawa. Dettaglio delle porte in legno rinforzato, questa è una delle due porte laterali alla principale. Infine usciamo e, nonostante il castello sia stato ricostruito e non abbia il fascino di una struttura sopravvissuta ai secoli, non possiamo però rimanere insensibili di fronte alla maestosità ed all'eleganza di Kanazawa-jo. Grazie per la visita, Andrea
  11. Mentre camminiamo possiamo apprezzare le tecniche costruttive delle mura interne rinforzate con contrafforti in legno saldamente ancorati al terreno. Dall'interno vediamo le feritoie difensive che potevano essere chiuse in modo che, dall'estreno, un nemico non sapesse quale mattonella si sarebbe aperta ed avrebbe mostrato la canna di un moschetto pronto al fuoco. Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  12. Varcato il secondo cancello si accede ad un grande spazio aperto dal quale ammirare la parte posteriore dell'enorme struttura. Dettaglio delle mura decorate con la tecnica Namako Kabe (namako = cetriolo di mare e kabe = muro). Il curioso nome deriva dal fatto che le stuccature sono in rilievo ed hanno una sezione semicilindrica che richiama ad un cibo tradizionale giapponese che si chiama Kamaboko ma anche per la vaga somiglianza con il cetriolo di mare, che in Giappone è usato come pietanza. Questa tecnica è sia decorativa che funzionale. I primi edifici che furono decorati con questa tecnica erano case di samurai per cui, con il passare del tempo, questa tecnica è sempre stata considerata simbolo di raffinatezza ed eleganza. Inoltre le pianelle e le stuccature assolvono alla funzione di protezione dell'intonaco che potrebbe subire gravi danni dalle intemperie. Non a caso, così come la parte in legno laccato del castello di Matsumoto di cui ho già parlato nel relativo articolo, queste decorazioni si trovano sulla parte inferiore dei muri, visto che la parte superiore è protetta dal tetto sporgente. Sembra che abbiano anche una funzione di protezione da eventuali incendi visto che comunque i muri erano costruiti con fango, fibre vegetali e corde vegetali al loro interno. Ancora oggi, quando sono necessari dei lavori di manutenzione e/o restauro, abilissimi artigiani ricostruisono queste mura con la stessa maestria di un tempo, completamente a mano, senza ausili moderni e la lavorazione semicilindrica delle stuccature bianche rasenta la perfezione richiedendo grande pazienza e concentrazione, due tratti distintivi del popolo giapponese. Questa invece è una yagura a due piani chiamata Sanjukken Nagaya (sanju = 30 e ken = unità di lunghezza giapponese equivalente ad 1,82mt + nagaya = struttura lunga ) ed è uno dei rari edifici risalenti al 1800 (1858 per la precisione). Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  13. Con il passare del tempo, molto tempo, è mia intenzione postare foto dei vari castelli che ho visitato e visiterò in futuro. Per rendere il tutto più fruibile creerò via via un album per ogni castello nel quale ripeterò l'introduzione ed aggiungerò le foto così da dare la possibilità di vedere le immagini anche di un solo castello piuttosto che di tutti. In ogni album inserirò, oltre alle classiche immagini cartolina, anche fotografie di dettagli e particolari che magari sono peculiari di un determinato luogo. Questo che presento è Kanazawa-jo (il kanji che si legge jo accanto al nome di un castello significa appunto...castello), splendido castello nel cuore di un'antica città che è famosa per l'arte, l'artigianato e la cultura, nella prefettura di Ishikawa sull'isola di Honshu e rivolta verso il Mar del Giappone. __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Shiro Vi fu un tempo in Giappone durante il quale la pace era soltanto un'utopia, un'epoca di guerre e di violenza, secoli di lotte per il predominio di uomini su altri uomini. Così come nel medioevo europeo, anche in quello giapponese potenti signori feudali muovevano guerra l'uno verso l'altro in una spirale apparentemente infinita. Nonostante tutto questo il medioevo giapponese, proprio come il nostro, ha lasciato un'eredità romantica fatta di storie di coraggio e determinazione, popolata da nobili guerrieri samurai, dai loro signori con le loro corti ospitate in splendidi palazzi protetti da meravigliosi ed imponenti castelli. In Giappone si trovano tracce delle prime fortificazioni fin dal III° Sec. A.C. ma possiamo dire che i castelli giapponesi, per come li conosciamo oggi, vennero eretti a partire dalla metà circa del 1400 fino a fine 1600 (periodi Sengoku e Azuchi-Momoyama). In questi anni il Giappone vide il proliferare delle lotte interne tra daimyo (signori feudali) fino a che due di loro, Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, inziarono un lento processo di unificazione del paese che culminò con l'ascesa al potere del famoso shogun Tokugawa Ieyasu ed il trasferimento della capitale del Giappone ad Edo, l'odierna Tokyo. Con l'unificazione del Giappone finalmente iniziò un lungo periodo di pace durante il quale i castelli persero la loro funzione e divennero solamente imponenti strutture dispendiose da mantenere. Inoltre Ieyasu emanò una legge che proibiva ai vari daimyo di possedere più di un castello, per garantirsi che i suoi sudditi non costituissero una minaccia troppo grande, e moltissimi castelli furono così demoliti. Molti altri caddero in rovina poiché erano stati abbandonati ed altri ancora furono smontati per poterne rivendere i materiali con i quali erano stati edificati. Fu così che dei circa settemila castelli che si stima esistessero in quel periodo, ne sopravvissero poche decine. In seguito a causa di varie calamità naturali, come gli incendi, o a causa delle successive guerre, per ultima la Seconda Guerra Mondiale, la maggioranza dei castelli superstiti fu parzialmente o completamente distrutta e soltanto negli ultimi decenni ne sono stati ricostruiti svariati, utilizzando tecniche antiche ma con materiali a volte del tutto moderni come il calcestruzzo. Ad oggi sono solamente dodici i castelli che sono giunti a noi con la loro struttura originale e, di questi, solo quattro sono considerati Tesoro Nazionale (Himeji, Hikone, Matsumoto, Inuyama) ed uno di essi addirittura Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (Himeji). Dopo secoli di declino e oblio, negli ultimi anni i castelli giapponesi hanno riconquistato un posto speciale nel cuore del popolo ed hanno anche acquistato un sempre crescente numero di fan provenienti da ogni parte del mondo. Molti castelli sono divenuti mete turistiche molto apprezzate, la maggioranza sono presi d'assalto questa volta non da eserciti di soldati bensì da moltitudini di turisti, specialmente durante il periodo della fioritura dei ciliegi che, a migliaia, adornano le mura ed i parchi intorno al corpo centrale dei castelli. Parte di questo successo è dovuto al fatto che "I castelli giapponesi non sono affatto quei tremendi bastioni di granito che si è soliti associare all’Europa. I castelli giapponesi hanno un aspetto delicato, sembrano torte nuziali decorative in cima agli alberi" (Cit.Will Ferguson, Autostop con Buddha). Si, è assolutamente vero, i castelli giapponesi sono estremamente eleganti, affascinanti, semplicemente bellissimi. Uniamo questo al fatto che molte volte sono circondati da un ampio territorio trasformato in parco o a volte sono adiacenti a degli splendidi giardini come i famosissimi Kenroku-en, Koraku-en, Koko-en ed altri, ed è facile capire il perché di questo successo. Ma veniamo al titolo che ho scelto per parlare di castelli giapponesi, Shiro. Shiro significa bianco ed è per questo che i castelli in Giappone sono chiamati così, a causa del candore affascinante delle mura della maggior parte di essi. Uno degli aspetti che mi affascinano dei castelli giapponesi è che sono strutture militari costruite secondo precisi progetti frutto di studi su attacco e difesa, su tecniche di guerra e presidio del territorio, al contempo sono così eleganti, piacevoli, imponenti certo ma con grazia infinita. Oggi possiamo sederci ad ammirarne l'eleganza e la potenza evocativa che richiama un passato glorioso e ricco di tradizioni, un tempo perduto che vive nella memoria di ogni giapponese che ha nel castello un grandioso testimone. Quando visitiamo un castello giapponese la prima cosa che salta agli occhi è che non sembra di camminare all'interno di una struttura militare, piuttosto sembra di visitare un giardino su più livelli con strutture create per godersi il panorama circostante. Bastioni di pietra dai quali affacciarsi, fossati con limpide acque nelle quali talvolta ammirare il riflesso delle torri o scorgere una carpa o un candido cigno, panchine all'ombra di splendidi ciliegi o aceri che sapranno regalare, ciascuno a suo tempo, una tavolozza di colori degna compagna del profilo dei tetti, un mare di petali e foglie del quale rimanere meravigliati vedendoci nuotare gli Shachihoko, le mitologiche carpe che adornano gli angoli delle torri più alte. Ma erano e rimangono strutture militari e trovo altresì molto interessante vedere come il passare del tempo abbia influito sulle competenze degli ingegneri che hanno costruito castelli sempre più evoluti, con fortificazioni sempre più efficaci e complesse per far fronte al contemporaneo sviluppo delle armi. Parlando dei castelli classici che conosciamo oggi possiamo trovarne esempi relativamente semplici costituiti da una o più cinte murarie, sormontate da torri e separate da vari cancelli, che proteggono un maschio (chiamato tenshukaku o tenshu) isolato come a Hikone, fino ad arrivare ad imponentissime fortezze costituite da un tenshu di dimensioni molto maggiori, collegato direttamente ad altre torri secondarie attraverso mura sormontate da corridoi coperti, intricatissimi percorsi che attraversano anche vari fossati inondati di acqua, come a Himeji. Percorsi studiati accuratamente per intralciare eventuali eserciti nemici, letteralmente decine di porte da oltrepassare, il tutto affiancato da mura irte di torri dotate di feritoie e caditoie dalle quali poter facilmente colpire i nemici con armi come archi o armi da fuoco. Visitando un castello giapponese è impossibile rimanere insensibili al fascino delle caratteristiche mura in pietra. Sono uno dei loro tratti distintivi, la presenza costante di mura non verticali ma più o meno inclinate, di altezza estremamente variabile. Si chiamano Ishigaki (gaki significa recinto e ishi pietre) e costituiscono sia le mura esterne che danno forma ai fossati, allagati o meno, sia le mura che creano corridoi e cortili interni, sia le possenti mura che sostengono i vari terrapieni o costituiscono le fondamenta di tenshu e torri secondarie. Sono generalmente le uniche parti in pietra costituenti queste fortezze, e tra le pochissime costruzioni in pietra dell'antico Giappone, infatti tutto il resto è fatto di legno. Ci sono comunque vari stili costruttivi, con nomi diversi, in base all'inclinazione ed al modo di lavorare ed incastrare le pietre. Le fortificazioni più antiche non disponevano di ishigaki, infatti non erano necessarie difese così massicce e stabili, a partire però dall'era Sengoku si iniziarono a costruire questo tipo di mura poiché la guerra era ormai divenuta una costante quotidiana. I primi esempi ci mostrano uno stile costruttivo che si basava sul reperire pietre in loco ed ammassarle l'una sull'altra con maestria e viene chiamato stile nozurazumi. Successivamente l'arte degli scalpellini e degli ishiku (i muratori specializzati in questo tipo di costruzioni) si affinó e le pietre furono via via lavorate sempre più precisamente ed incastrate con sempre maggior maestria permettendo di creare superfici lisce, grazie alle quali offrire pochi appigli ad eventuali nemici, ed innalzare mura sempre più alte e maestose come per esempio a Himeji, Osaka, Kumamoto e questo stile invece si chiama uchikomihagi. Ad un certo punto gli ishigaki assunsero un ulteriore funzione, quella di status symbol che mostrava in modo chiaro la potenza anche economica del daimyo di un castello. Infatti le fortezze divennero sempre più imponenti e richiedevano una quantità di materiali da costruzione davvero mastodontica, basti pensare che gli ishigaki del castello di Osaka contano oltre mezzo milione di pietre. Ammassare, lavorare ed impilare quantità così enormi di materiale non era certo un affare di poco conto e lo sforzo economico era davvero notevole. Poi si sviluppò un'ulteriore tradizione che voleva che i vari vassalli estraessero, scolpissero e consegnassero pietre sempre più grandi al loro signore come omaggio. In realtà era un modo per il daimyo di tenere sotto controllo le finanze dei suoi sudditi con questo tipo di richieste sempre più esose, impedire che costruissero fortezze per proprio conto ed infine reperire materiale a basso costo per loro stessi ed i loro castelli. Comunque questo fece si che in vari castelli, Osaka ne è il miglior esempio, si trovino ishigaki che inglobano pietre davvero colossali che arrivano a pesare decine di tonnellate e misurare metri e metri in larghezza ed altezza come la famosa Tako-ishi che pesa 108 tonnellate e misura oltre 59 metri quadri di superficie complessiva. Se gli Ishigaki, segnati da tempo e guerre, sono sopravvissuti fino ad oggi, lo stesso purtroppo non si può dire delle innumerevoli torri, chiamate Yagura, che vi erano ospitate e che, per mille motivi, sono andate perdute. Le funzioni di queste Yagura erano estremamente varie ed anche le strutture erano diverse per dimensioni e forme. Da quelle più semplici ad un piano (hira yagura), a quelle più comuni a due piani (niju yagura) fino a quelle più imponenti a tre piani (sanju yagura) che sono assimilabili ad un tenshu in miniatura e sono presenti solitamente soltanto nei castelli più grandi come Himeji. In effetti però in alcuni castelli dove il tenshu non fu mai costruito (Kanazawa per esempio), le yagura a tre piani svolgevano il ruolo di tenshu e prendevano il nome di gosankai yagura (nobili torri a tre piani) poiché era lì che risiedeva il daimyo durante i periodi di guerra. Potevano poi essere semplici magazzini per il cibo o per le armi ed avevano nomi diversi in base a ciò che vi si stivava, per esempio nelle shio yagura vi si conservava il sale (shio, sale), nelle yoroi yagura le armature (yoroi, armatura) e così via. Vi erano yagura che fungevano da alloggi per le truppe, torri per la protezione dei pozzi, potevano ospitare il grande tamburo che scandiva le ore o dava segnali in guerra (chiamato taiko e quindi la torre taiko yagura), postazioni di avvistamento e tantissime altre ancora. Tuttavia tra tutte queste tipologie di yagura, quella che mi affascina di più è certamente la rara torre per l'osservazione della luna, tsukimi yagura (tsuki significa luna e mi è il verbo miru, vedere). Sono torri nelle quali il daimyo si poteva ritirare, o intrattenere i suoi ospiti, ed osservare la luna. Sono facilmente riconoscibili perché normalmente non possiedono strutture difensive, sono costituite internamente da un singolo ambiente arioso e più lussuoso del resto del castello e possiedono pareti scorrevoli e rimovibili dalle quali vedere la luna. Per esempio nel caso della tsukimi yagura del castello di Matsumoto, si trovano tre pareti rimovibili (nord-est-sud) e un elegante corrimano esterno dipinto di rosso. Questa particolare torre fu costruita successivamente al castello, durante il periodo di pace seguito al regno di Ieyasu, e per questo non necessitava di sistemi difensivi. Per finire ci sono yagura che prendono il nome semplicemente in base alla loro posizione rispetto all'asse nord sud con nomi presi dal calendario giapponese e dai segni zodiacali. Dopo aver parlato però di mura e torri non è possibile concludere senza menzionare l’elemento più affascinante e caratteristico di un castello giapponese, quello che lo rappresenta maggiormente e che è la vera icona che il mondo si raffigura quando pensa a queste fortezze, il tenshu. Diciamo che il tenshu come lo conosciamo oggi prende vita con il castello di Azuchi, fatto erigere da Oda Nobunaga a fine 1500. Il primo stile con il quale vennero costruiti i tenshu si chiamava borogata ed era costituito da una torre di tre piani sopra la quale veniva aggiunto un edificio a due, come nel castello di Inuyama. Dopo il 1600 invece lo stile si affinò ed il tenshu fu così costituito da un edificio i cui livelli si sovrappongono regolarmente diminuendo di ampiezza con l’aumentare dell’altezza, come nel castello di Nagoya, questo stile si chiama sotogata. A dispetto dell’eleganza, raffinatezza e splendore esterno, l’interno dei tenshu è generalmente molto sobrio e privo di fronzoli, essendo in realtà una fortezza dove rifugiarsi in caso di guerra e non una residenza per i periodi di pace. Anche l’altezza dei tenshu varia da castello a castello e non solamente per mere questioni di potenza economica ma anche in funzione del luogo dove sorge l’edifico. Un castello che sorge in montagna o su una collina probabilmente non necessita di un tenshu molto alto per poter avvistare i nemici, per esempio il castello di Hikone dispone di un tenshu di soli tre piani ma è situato su un’altura dalla quale domina pianura e lago adiacenti. Viceversa un castello di pianura avrà bisogno di innalzarsi molti metri al di sopra della città che generalmente sorge intorno alla fortezza, infatti per esempio il castello di Matsumoto dispone di un tenshu a sei piani ed addirittura il castello di Aizu ha il tenshu con il maggior numero di piani in Giappone, ben nove. Ad ogni modo, se è vero che il tenshu attrae inevitabilmente gli sguardi e le attenzioni della maggior parte dei visitatori me compreso, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quell’emozione e voglia di scoprire che mi pervade ogni qual volta visito un castello giapponese ed esploro la sua struttura per intero. Andrea __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ P.S. Click sulle foto per una risoluzione migliore, grazie Precedenti articoli: Castello di Matsumoto Castello di Okayama Castello di Hikone __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Kanazawa La storia di questo castello risale al 1583 quando il daimyo Maeda Toshiie diede ordine di edificare una fortezza a Kanazawa. Prima del suo arrivo Kanazawa era una sorta di città fortezza, sostenuta da alte colline e protetta da due fiumi, principale roccaforte di una sorta di repubblica teocratica chiamata "Il Regno dei Contadini". Questa città castello fu la base sulla quale fu fondata l'attuale città di Kanazawa. La svolta più importante fu appunto nel 1583 quando il daimyo Maeda, alla guida delle forze di Toyotomi Yedeyoshi, sconfisse il rivale Morimasa (che regnava da pochi anni su Kanazawa), fece di Kanazawa la base delle sue proprietà che si estendevano su tutta la provincia di Kaga ed ordinò la costruzione del castello. Durante i secoli successivi questo castello fu colpito più volte da devastanti incendi il primo dei quali, nel 1602, distrusse il maschio (alto ben sei piani) che non fu mai più ricostruito. Fu nel 1631 che la struttura della fortificazione cambiò drasticamente, fu ampliata la seconda cinta muraria, fu costruito un fossato all'interno del castello e le dimore dei vassalli furono spostate all'esterno delle mura. In quel periodo l'aspetto della fortezza doveva essere davvero impressionante con oltre 3 chilometri di fossati interni ed un sistema di canali per fornire acqua potabile che portava l'intero complesso idrico ad una lunghezza di oltre 15 chilometri. I terreni del castello furono divisi in 9 recinti divisi e protetti da bastioni di terra, mura di pietra e grandi cancelli fortificati. Le peripezie che il castello dovette attraversare non finirono lì, fu distrutto ancora nel grande incendio che nel 1759 distrusse gran parte della città ed oggi possiamo vedere il castello così com'era stato ricostruito nel 1850 e sono poche le parti risalenti al XVIII secolo arrivate fino a noi. Una di queste parti è la famosa porta d'accesso chiamata Ishikawa-mon. Il cortile interno, racchiuso tra due possenti cancelli e difeso da alte mura con numerose feritoie, passaggio obbligato per ogni eventuale aggressore. Varcando il secondo cancello e salendo una rampa lastricata ci troviamo di fronte all'impressionante corpo centrale del castello, costituito da una splendida tamon-yagura, di cui stupisce l'estensione che gli è valsa l'appellativo di "Palazzo dei 1000 tatami" poichè il tatami è da sempre considerata un'unità di misura in Giappone (la superficie di questa yagura è di quasi 1.400mq). La tamon-yagura che collega le due torri è davvero splendida e raffinata grazie a varie scelte costruttive come la particolare decorazione a quadretti del muro del primo piano con una tecnica particolare e di difficile realizzazione chiamata Namako Kabe. All'estrema destra troviamo quella che forse è la struttura più rappresentativa del castello di Kanazawa (insieme al cancello Ishikawa-mon), la yagura a tre piani chiamata Hishi Yagura (hishi = rombo e yagura = torre) che possiamo tradurre con Torre Diamante perchè la pianta non è quadrata ma romboidale con angoli di 80 e 100 gradi, cosa che ha comportato notevoli difficoltà per gli ingegneri dell'epoca. Particolare che sottolinea l'eleganza che una struttura militare può comunque avere. In questa immagine possiamo ammirare come una semplice caditoia sia stata trasformata in un'elegantissima finestra grazie ad un tetto ondulato e spiovente. Particolari che donano eleganza e raffinatezza al castello. Dettaglio delle mura. All'estremità sinistra della tamon-yagura invece troviamo un cancello protetto da una grande torre chiamata Tsuzuki-yagura ma il complesso prende il nome di Hashizume-mon. Questa era una parte molto importante e delicata del castello poichè, attraversando il ponte chiamato Hashizume, si potevano varcare due cancelli ed accedere al secondo recinto interno e quindi al cuore della fortezza. Lo stile costruttivo di questa porta, con cortile interno racchiuso tra due cancelli, è chiamato Masugata ed è lo stesso stile che contraddistingue la porta principale Ishikawa-mon. Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  14. Non ho votato perchè la domanda è "Se avete comprato una APS-C...." ed io non l'ho comprata. I motivi per i quali comprerei una APS-C oggi sono solo ed esclusivamente nei termini che hai esposto poco sopra, una D500 per moltiplicare il 500 (che non ho, non userei e non mi interessa) e scattare a 10fps, stop, nessun altro motivo mi indurrebbe a comprare una APS-C soprattutto con le Z FF significativamente più compatte di una D850. La riduzione di pesi ed ingombri che si ottiene con una Z6+24-70 f4, rispetto all'equivalente reflex, è già congrua per i miei gusti...se dovessi desiderare ancora di scendere con pesi/ingombri vorrei una Nikon simil Sony RX1RII ad una cifra umana ma pur sempre FF. Ah, per inciso, non comprerei nemmeno un'eventuale Z APC-S perchè non ho bisogno di moltiplicare niente e preferisco i pregi delle FF a quest'unico vantaggio del formato ridotto.
  15. Benissimo per me, al prossimo contest ^^
  16. Per noi utilizzatori finali si sta prospettando un 2019 davvero frizzantissimo, qualunque marchio stiamo o vogliamo usare...che bel momento!
  17. Cifre del genere mi fanno ancor più sperare in un 24-105 f4 prestazionale e tanti saluti al 2,8 Poi per chi ne ha bisogno ok, lo paghi quanto devi pagarlo ed hai il 2,8, ma per tutto il resto ce ne faremo una ragione.
  18. i 24-70 2,8F si sono sempre allungati, nascosti dal paraluce non si nota ma è così
  19. Immagino di si, spero di no, sicuramente sarà più compatto e prestazionale (di quanto vedremo).
  20. Bel reportage Silvio, adoro quell'isola e ci sono stato a dormire alcune volte negli anni passati. La quiete e tranquillità che si godono prima delle 9 e dopo le 17-18 (generalmente gli orari di arrivo e partenza dei turisti, poi non ci sono più battelli) sono davvero notevoli, un'isoletta semideserta perfetta per rilassarsi e godere di albe e tramonti suggestivi. Mi permetto di allegarti un paio di foto in tema con il tuo reportage Andrea
  21. Pontecosi, questa va fatta a primavera con tanta acqua ed il bosco verde che si riflette nel lago, è veramente un posto bucolico.
  22. Altra angolazione ma stesso ponte
  23. Allora ecco i frutti dell'uscita di oggi, peccato per il vento che non mi ha permesso di portare a casa lo scatto che volevo del Ponte della Maddalena, manca totalmente il riflesso
×
×
  • Crea Nuovo...