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Valerio Brustia

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Valerio Brustia

  1. Ah Marcoooo!! Tu non sai ma io sono qui, cioè da 31 anni scatto con Nikon, per alcuni motivi, il più significativo è un aneddoto che ho raccontato spesso, ma mi piace rinfrescare (farò tardi al lavoro). 1991, turnee de <Le Nuvole>, De André ritornava a cantare da vivo. A Novara erano sempre alla ricerca di ragazzotti per la sicurezza (guardaporte). Presente! Quella volta mi assegnarono il corridoio fronte palco, che culo, cioè a 4 metri da De André. Pronti via, alle 20.00 il palasport si riempie e capisco che è un'occasione particolare perché seduti in prima fila proprio davanti a me ci sono Ivano Fossati e Fiorella Mannoia che presenziano al ritorno sul palco di un amico. Non ho nessuna fotocamera con me, non mi era consentito fotografare. Al tempo usavo Minolta MD, quello mi potevo permettere, ma quelle fotocamere avevano un sacco di guai, l'otturatore a tendina della X700 era PENOSO e l'elettronica (L'ESPOSIMETRO) era un po' delicata. Compare un fotografo nel mio corridoio, è un "foresto" cioè non è del giro della stampa locale (ci si conosceva tutti). In qualità di cane da guardia devo intervenire: "Senti un po' va che qui non si può stare". Segue breve discussione, chiamo il mio referente che mi dice: "Tranquillo, lui può". Ok tutto in ordine. Ovvio che sbircio l'attrezzatura: 2 Nikon FE + MD12, su una l'85/2 Ais e sull'altra il 180/2.8 ED sempre Ais. Porgo le mie scuse per l'equivoco e mi faccio coraggio per una domanda: "Scusa se chiedo, ma tu con quelle Nikon hai mai avuto problemi tecnici?". Il fotografo foresto, mi risponde: " MAI, le uso da 20 anni e non ho mai mai avuto il minimo problema. Vai tranquillo". Vengo via da quella serata con 2 idee ben precise in testa 1 - De Andrè con Mauro Pagani sono da seguire SEMPRE ( e così ho fatto fino a 25 anni fa ) 2 - appena riesco passo a Nikon (e così ho fatto nel 1993) Marco, è necessario che ti dica il nome del fotografo che volevo buttare fuori dal Palasport? Forse con il digitale ha fatto qualche "modifica", ma 3/4 delle immagini storiche che hai visto sono Nikon made ciao
  2. qui abbiamo 2 obiettivi della madonna che non possiamo montare sulle Z. La verità è questa eddai. poi le beghe di marketing e concorrenza sono affari loro, a noi resta la constatazione triste di un sistema Z chiuso. Aspettiamo i pirati cinesi allora, se a mitsubishi piace così....
  3. A custoza le abbiamo prese 2 volte.... Ci siam documentati Il tamburino sardo del libro cuore si svolge a Custoza. Il custoza e' un bianco, ma li vicino fanno anche il bardolino negher⁷
  4. Non so dire se riuscirò ad esserci, ci proverò. Un posto non vale l'altro, ma "nessun posto" è peggio di un posto qualunque
  5. C'era "Dottor Stranamore", mi sono accorto facendo zapping che sull'UNO c'era Amadeus== fastival. Ma sì poerelli, fanno quel che possono
  6. Ciao Max, Ci credi? Quel 400 lo tiro fuori la sera quando torno a casa, impreco e lo ripongo al mattino quando parto per l'ufficio. Peraltro non so da quanti anni non abbiamo nebbioni invernali ... come quest'anno e come si sa la nebbia è il peggior compagno di giochi del teleobiettivo. Sembra che la sfiga mi stia osservando Stavo per acquistare l'attrezzatura da sci alpinismo, mi sono fermato in tempo. Comunque ... domani sveglia prima dell'alba, lo zaino è già pronto, pre alpi biellesi sto arrivando...pioverà
  7. giuro che non scrivo + "attendo vostre" siete tutti muti
  8. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Qualche anno fa biasimavo con vigore l'abitudine ormai consolidata di utilizzare qualsiasi mezzo per scattare immagini ai selvatici; complice un'occasione di gruppo, con gli amici Massimo, Marco e Andrea mi sono ritrovato proprio nel luogo che 5 anni fa mi produsse brutti pensieri ed amare constatazioni (per i chi vuole approfondire, QUI i miei ragionamenti di allora). Questa volta ho bellamente ceduto alla lusinga fotografica, lasciandomi andare ad gioco che, in tutta onestà, è piuttosto divertente, ma che rimane un gioco (appunto). La questione si è articolata così: un'uscita fotografica flash in quel di Pont in Valsavarenche con l'intenzione di inquadrare il gipeto che qui è segnalato ed avvistato con una certa regolarità. Massimo, abituè della zona, mi ha convinto con poco sforzo, così ho infilato nello zaino il mio nuovissimo Nikon Z 400/2.8 S TC per la sua prima uscita montanara. Eccoci quindi di buon mattino al parcheggio di Pont pronti alla salita verso una fantomatica "paretina" un muro di granito su cui scivolano le correnti ascensionali. I veleggiatori come il gipeto sfruttano combinazioni di questo genere per attraversare le valli, battendo con poco sforzo centinaia di chilometri al giorno alla ricerca di qualche carcassa da "disossare". I miei soci sono preparatissimi, conosco Massimo da un diversi anni e so che non lascia nulla al caso. E' attentissimo ad ogni minimo particolare, dalla calza ai piedi al cappello in testa passando per tutto ciò che è utile per ottimizzare una ripresa fotografica. Io, con il mio corredo Decathlon in offerta fine serie, a paragone sono decisamente un "cazzone". In comune abbiamo le scarpe, su quelle non ho mai lesinato. La salita è abbastanza breve da non stancare troppo, ma lunga a sufficienza per sudare un po', anche perché, appena usciti dall'ombra delle montagne, il sole è bello caldo. E' tutto un togli e metti di strati di vestiti, salvo i ramponi che terrò ai piedi fino al ritorno a Pont; sono utili mi danno grip e sicurezza, ho fatto bene a comperarli la sera prima, alla Decathlon ovviamente. A mezza mattina raggiungiamo il punto di osservazione dove troviamo altri fotografi in attesa, Uno di questi si chiama Andrè ed è amico di Marco, l'appuntamento era programmato. Restiamo sulla balconata ad aspettare per diverse ore, sotto di noi la valle con la pista di fondo che pian piano si popola. Del gipeto avremo solo una breve apparizione, lontanissimo più in basso; ci sorprende invece un'aquila in volo radente di cui salvo qualche scatto solo dopo aver ripreso il controllo dell'autofocus della Nikon Z9. Gli stambecchi sono lontani, le montagne sono bellissime ed i camosci ci vengono a vedere. Le ore volano ed è già tempo di rientrare. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Il massiccio dell'Herbetet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Cima della Tresenda. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Versanti del col del Nivolet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Ridiscesi al parcheggio, mentre carichiamo gli zaini in auto, percepiamo del trambusto intorno al rifugio di Pont. I miei compagni sanno di che si tratta, io intuisco che, come 5 anni fa, un visitatore sta attirando l'attenzione dei fotografi: la volpe di Pont è scesa al ristorante. E così è infatti, dietro al locale tra i bidoni della spazzatura, un discreto gruppo di fotografi sta puntando i tele verso uno splendido piccolo cane rosso. Con la scusa di aver con me il nuovo Nikon 400/2.8 Z, CEDO ALLA DEBOLEZZA, mi unisco alla banda e mi concedo al gioco. Effettivamente è fantastico disporre di un selvatico così docile all'obiettivo, ma non nascondo nulla delle modalità di ripresa che sono descritte nelle immagini finali. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Va bene, è stato divertente, ma c'è di più, ed il di più, come al solito, lo fanno gli incontri e le persone. Così è avvenuto che ho conosciuto Andrè, amico di Marco.; sapevo di questi due giovani fotografi valdostani, di una loro pubblicazione, ma non avevo messo in cantiere l'ipotesi di tornare a casa con un libro nuovo, ed invece... Nuovi Equilibri, storia di incontri con il Lupo Un libro deve raccontare una storia, se questa è avvincente e sorprendente allora resterà a lungo nella memoria diventando cultura propria dell'individuo. Se il libro è fotografico allora quella storia si leggerà velocemente, ma poi si espanderà "nell'immaginario" del lettore che tornerà più e più volte a cercare quelle fotografie. Il "Nuovi Equilibri" di André Roveyaz e Francesco Guffanti è un volume che aprirò molto spesso, le immagini che i due fotografi hanno raccolto sono spettacolari, il lupo è ripreso nell'ambiente montano, in ogni stagione e con ogni meteo, così come gli altri piccoli e grandi animali che popolano le nostra Alpi a cui Andrè e Francesco hanno dedicato doverosa attenzione. Nella scelta degli scatti di questa raccolta si percepisce un forte il desiderio di mostrare il lupo in connessione con la montagna su cui è tornato ad abitare. E questa montagna è il massiccio del Bianco e le valli della profonda Val D'Aosta in cui mezza Italia si inerpica solo per raggiungere le piste da sci. Al chiaro di luna, nel bagliore giallo delle luci degli abitati zeppi di turisti, il lupo porta Equilibri che, più che "Nuovi", sono "Ristabiliti". Le immagini testimoniano incontri vis a vis tra fotografo e lupo, segno concreto di una popolazione in crescita ed in salute, stabilmente arroccata sulle Alpi italiane, ma anche di una relazione con l'uomo priva di conflitto. I lupi ci osservano invisibili ed incontrarne uno è un evento molto speciale: Francesco ed Andrè questo privilegio lo hanno vissuto molte volte, li invidio apertamente. Il volume "Nuovi Equilibri" non è in vendita in nessuna libreria, l'editore non lo può distribuire quindi il lavoro di diffusione e smercio è a carico dei due fotografi Andrè e Francesco. In una società iperconnessa e ipertecnologica per distribuire un libro siamo regrediti al tempo dei pizzicagnoli di quartiere. Ottimo. Ciò detto, da fotografo A fotografi, ve lo consiglio, perchè è un lavoro ben fatto da cui possono scaturire grandi ispirazioni e soprattutto dona la vertigine di un'avventura del fuori porta come mai se ne potevano vivere (nemmeno ai tempi del Pilone centrale di Walter Bonatti). Per qualsiasi informazione di dettaglio non esitate a contattarmi via MP, vi metterò in contatto diretto con i due fotografi (Nikonisti pure loro) Attendo vostre
  9. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Qualche anno fa biasimavo con vigore l'abitudine ormai consolidata di utilizzare qualsiasi mezzo per scattare immagini ai selvatici; complice un'occasione di gruppo, con gli amici Massimo, Marco e Andrea mi sono ritrovato proprio nel luogo che 5 anni fa mi produsse brutti pensieri ed amare constatazioni (per i chi vuole approfondire, QUI i miei ragionamenti di allora). Questa volta ho bellamente ceduto alla lusinga fotografica, lasciandomi andare ad gioco che, in tutta onestà, è piuttosto divertente, ma che rimane un gioco (appunto). La questione si è articolata così: un'uscita fotografica flash in quel di Pont in Valsavarenche con l'intenzione di inquadrare il gipeto che qui è segnalato ed avvistato con una certa regolarità. Massimo, abituè della zona, mi ha convinto con poco sforzo, così ho infilato nello zaino il mio nuovissimo Nikon Z 400/2.8 S TC per la sua prima uscita montanara. Eccoci quindi di buon mattino al parcheggio di Pont pronti alla salita verso una fantomatica "paretina" un muro di granito su cui scivolano le correnti ascensionali. I veleggiatori come il gipeto sfruttano combinazioni di questo genere per attraversare le valli, battendo con poco sforzo centinaia di chilometri al giorno alla ricerca di qualche carcassa da "disossare". I miei soci sono preparatissimi, conosco Massimo da un diversi anni e so che non lascia nulla al caso. E' attentissimo ad ogni minimo particolare, dalla calza ai piedi al cappello in testa passando per tutto ciò che è utile per ottimizzare una ripresa fotografica. Io, con il mio corredo Decathlon in offerta fine serie, a paragone sono decisamente un "cazzone". In comune abbiamo le scarpe, su quelle non ho mai lesinato. La salita è abbastanza breve da non stancare troppo, ma lunga a sufficienza per sudare un po', anche perché, appena usciti dall'ombra delle montagne, il sole è bello caldo. E' tutto un togli e metti di strati di vestiti, salvo i ramponi che terrò ai piedi fino al ritorno a Pont; sono utili mi danno grip e sicurezza, ho fatto bene a comperarli la sera prima, alla Decathlon ovviamente. A mezza mattina raggiungiamo il punto di osservazione dove troviamo altri fotografi in attesa, Uno di questi si chiama Andrè ed è amico di Marco, l'appuntamento era programmato. Restiamo sulla balconata ad aspettare per diverse ore, sotto di noi la valle con la pista di fondo che pian piano si popola. Del gipeto avremo solo una breve apparizione, lontanissimo più in basso; ci sorprende invece un'aquila in volo radente di cui salvo qualche scatto solo dopo aver ripreso il controllo dell'autofocus della Nikon Z9. Gli stambecchi sono lontani, le montagne sono bellissime ed i camosci ci vengono a vedere. Le ore volano ed è già tempo di rientrare. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Il massiccio dell'Herbetet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Cima della Tresenda. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Versanti del col del Nivolet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Ridiscesi al parcheggio, mentre carichiamo gli zaini in auto, percepiamo del trambusto intorno al rifugio di Pont. I miei compagni sanno di che si tratta, io intuisco che, come 5 anni fa, un visitatore sta attirando l'attenzione dei fotografi: la volpe di Pont è scesa al ristorante. E così è infatti, dietro al locale tra i bidoni della spazzatura, un discreto gruppo di fotografi sta puntando i tele verso uno splendido piccolo cane rosso. Con la scusa di aver con me il nuovo Nikon 400/2.8 Z, CEDO ALLA DEBOLEZZA, mi unisco alla banda e mi concedo al gioco. Effettivamente è fantastico disporre di un selvatico così docile all'obiettivo, ma non nascondo nulla delle modalità di ripresa che sono descritte nelle immagini finali. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Va bene, è stato divertente, ma c'è di più, ed il di più, come al solito, lo fanno gli incontri e le persone. Così è avvenuto che ho conosciuto Andrè, amico di Marco.; sapevo di questi due giovani fotografi valdostani, di una loro pubblicazione, ma non avevo messo in cantiere l'ipotesi di tornare a casa con un libro nuovo, ed invece... Nuovi Equilibri, storia di incontri con il Lupo Un libro deve raccontare una storia, se questa è avvincente e sorprendente allora resterà a lungo nella memoria diventando cultura propria dell'individuo. Se il libro è fotografico allora quella storia si leggerà velocemente, ma poi si espanderà "nell'immaginario" del lettore che tornerà più e più volte a cercare quelle fotografie. Il "Nuovi Equilibri" di André Roveyaz e Francesco Guffanti è un volume che aprirò molto spesso, le immagini che i due fotografi hanno raccolto sono spettacolari, il lupo è ripreso nell'ambiente montano, in ogni stagione e con ogni meteo, così come gli altri piccoli e grandi animali che popolano le nostra Alpi a cui Andrè e Francesco hanno dedicato doverosa attenzione. Nella scelta degli scatti di questa raccolta si percepisce un forte il desiderio di mostrare il lupo in connessione con la montagna su cui è tornato ad abitare. E questa montagna è il massiccio del Bianco e le valli della profonda Val D'Aosta in cui mezza Italia si inerpica solo per raggiungere le piste da sci. Al chiaro di luna, nel bagliore giallo delle luci degli abitati zeppi di turisti, il lupo porta Equilibri che, più che "Nuovi", sono "Ristabiliti". Le immagini testimoniano incontri vis a vis tra fotografo e lupo, segno concreto di una popolazione in crescita ed in salute, stabilmente arroccata sulle Alpi italiane, ma anche di una relazione con l'uomo priva di conflitto. I lupi ci osservano invisibili ed incontrarne uno è un evento molto speciale: Francesco ed Andrè questo privilegio lo hanno vissuto molte volte, li invidio apertamente. Il volume "Nuovi Equilibri" non è in vendita in nessuna libreria, l'editore non lo può distribuire quindi il lavoro di diffusione e smercio è a carico dei due fotografi Andrè e Francesco. In una società iperconnessa e ipertecnologica per distribuire un libro siamo regrediti al tempo dei pizzicagnoli di quartiere. Ottimo. Ciò detto, da fotografo A fotografi, ve lo consiglio, perchè è un lavoro ben fatto da cui possono scaturire grandi ispirazioni e soprattutto dona la vertigine di un'avventura del fuori porta come mai se ne potevano vivere (nemmeno ai tempi del Pilone centrale di Walter Bonatti). Per qualsiasi informazione di dettaglio non esitate a contattarmi via MP, vi metterò in contatto diretto con i due fotografi (Nikonisti pure loro) Attendo vostre
  10. Uguale a Mauro e MAX ma su MAC, si accende e si aspetta 20 s che compaia l'icona sul desktop (per me 1 sola per via del RAID e del modello a 2 BAY) Poche balle Luciano, poi se vuoi ascoltare la qualunque sul web sei liberissimo
  11. Grazie Alessandro, ma sono a posto. Il cambio maglia lo devo fare per forza perchè l'attività fisica è veramente intesa, uso anche io maglie tecniche traspiranti e al termine di trasferimento e preparazione riparo sono madido di sudore, mentre per l'appostamento mi affido a MICO o a maglia tecnica mista merinos che va molto bene. Non ho problemi di freddo, anche perché ormai non fa più freddo
  12. me la ricordo bene, peraltro è ritratta in una delle foto del post dedicato a questo Nikkor Z 800/6.3 Purtroppo ha 2 gravi difetti 1 - pesa 2.5kg 2 - costa oltre 300 euro e tu dirai : "ma hai speso un patrimonio in teste a sfera" Sì è vero, ma io vengo da lì cioè da anni in cui non sapevo dove sbattere la testa (inteso come mia capoccia) per <trasferire tutta la potenza a terra> cioè registrare su PELLICOLA tutta la qualità che il tele di turno poteva offrire. Mosso, micromosso e derivati li ho contenuti grazie agli svizzeri di Arca Swiss. Oggi gli strumenti che abbiamo in mano sono molto più docili. La mia Arca B1 da 52mm è fin troppo per qualunque tele monti davanti alla Z9. Dovendo fare qualche video, no non ho intenzione di diventare cineasta, voglio uno strumento "QB" che offra rapporto prezzo prestazioni molto molto piccolo. La 502 non mi fa impazzire, ma stasera ho trovato una testa video fluida cinese che costa da nuova molto meno di una qualunque Manfrotto 5xx usata. Le recensioni ne parlano bene, in settimana faccio sapere. Mal che vada faccio un bel reso
  13. Questo appostamento non è durato molto, un paio d'ore. Purtroppo dopo una certa ora diventa freddino e occorre coprirsi. No la coperta no, conviene coprirsi bene, le parti che soffrono ti più sono mani e piedi, mentre il corpo grosso è un radiatore e perde calore lentamente te ne accorgi quando è troppo tardi. Quindi mi vesto a strati, ma solo dopo che l'accaldamento dovuto alla camminata (mezz'oretta con zaino pesante) e la preparazione dell'appostamento (20 minuti da "Ray Meaers") è rientrato, cioè ho smesso di sudare. Per prima cosa mi asciugo per bene e cambio la maglietta termica (manica lunga) e metto una merinos. Poi alè aggiungo strati man mano che il freddo avanza. A fine appostamento sono un omino Michelin e devo smontare tutto e ricaricare lo zaino. La cosa si fa di notte con la frontale accesa, questi passaggi non mi riesce di riprenderli in video, mi aspetta mezz'ora di camminata nel buio pesto, quindi via abiti di troppo. La doccia bella calda serve non per riprendersi dal freddo ma per rilassare i muscoli. Il giorno appresso sono pronto per un altro giro Ho usato la Z7II con il 24-70/4, in manuale e l'ho controllata con lo smartphone via APP di Nikon SnapBridge. Sto imparando adesso ad usarla, pare buona, ho solo qualche perplessità sull'on/off wifi ma devo capire meglio, questa è la prima volta che la uso. Mi serve una testa video se no le riprese con Tele e Z9 (le gru) vengono a scatti, poco fluide. La cosa non mi fa impazzire perchè come ha notato Alessandro, l'arca B1 la manovro ad occhi chiusi e detesto da sempre quei "cardinzoni" delle teste video. Ma mi tocca, penso alla manfrotto 502 con base piatta e ho già nel carrello amazon la culla per i miei gitzo GT
  14. Gru PLS 2024 Clip_01 - 1080WebShareName.mov al pubblico ludibrio del resto queste cose si fanno per il piacere di creare un po' di reazione...di qualunque tipo
  15. BUON FINE ANNO A TUTTI Propositi per il 2024? Sempre gli stessi, oltre ciò devo razionalizzare un po' l'equipaggiamento ma non ho fretta, è tutta roba buona, TUTTA sia F che Z ciao e ci sentiamo l'anno prossimo
  16. Non mangiano la pizza e poi....la pizza in giappone??? mi immagino un capolavoro culinario proprio. Mah, concordo fino ad un certo punto: chi si e' dotato di z9 al 99% ha gia' una bella storia nikon alle spalle, facile abbia ancora obiettivi in vero ottone e alluminio
  17. Va che lei in 30 anni che ci frequentiamo (ma siamo sposati da meno) sara' scesa con me max 2 volte. E tutte e due le volte NON erano IN ESTATE. In estate mi ha sempre detto "ma tu sei matto, le paludi del gange sono meno malsane di quel posto li!!" Eccessivo
  18. Grazie a tutti per i commenti e per aver letto delle mie avventure dietro casa ci tengo a precisare un dettaglio, per me importante, che può fornire una indicazione in più al lettore: nessuna delle foto qui prodotte è stata ritagliata (zero crop). Specificarlo per me non è una fisima, ma una indicazione che, unitamente al formato e alla LF di ripresa, fornisce il dato della distanza tra me e i soggetti ripresi. Ritengo che sia molto importante perché quella misura è l'indice della relazione di "disturbo" che un selvatico può tollerare. La sua riduzione è fondamentale, da qui l'uso di ogni possibile tecnica di camuffamento. In diretta conseguenza, voglio infine chiarire per bene un aspetto: NON sono interessato a produrre immagini con fototrappole. Va detto che nel luogo oggetto dell'articolo, con lo scatto automatico o remotizzato, si può fare un enciclopedia di immagini spettacolari, ma io non lo farò mai e prendo l'occasione per chiarire le ragioni della mia scelta. Un'immagine colta in automatico non testimonia nulla oltre il significato di documentazione, scientifico e di indagine. Diverso invece è il contesto nel quale a sudare o a gelare, dietro alla fotocamera, c'è l'occhio di un osservatore. In questo caso quell'immagine diventa la certificazione di un attimo di vita vissuta da due soggetti: l'animale inquadrato e il fotografo che lo ha ripreso. In questo genere di foto io, da fotografo, mi identifico e mi emoziono. Con le "fototrappolate" mi posso solo documentare. Grazie ancora a tutti e buon fine anno e auguri per il nascente 2024
  19. URKA e aggiungo a questo che c'è anche chi si affida a servizi storage esterni: <viva il cloud > che di suo, parlare di nuvole, già dovrebbe far capire che si tratta di fumina impalpabile. Non so se rendo l'idea. Comunque io ho scelto il D2 perchè lo spazio è quel che è. Più slot pero' effettivamente offre una praticità superiore tipo che un terzo disco potrei usarlo per fare da copia offline ed avere il bck di tutto l'archivio (mutande "de fero"). Serve un software di bck se no ci tocca fare gli emanuensi.
  20. Il raid 1 mirroring e' una copia brutale. Le altre modalita' raid sono pensate per applicazioni specifiche E io ne ho una pessima opinione
  21. Non e' un nas questo e' un Das in raid 1 mirroring Di 2 dischi ne fa uno solo clonato su doppio hardware Se estraggo a caldo uno dei due e lo ficco in un lettore vedo tutti i file.
  22. Benvenuti! Chi ha un po' di Nikonlandmemoria sa che uso un Terramaster D2-310 a 2 cassetti dal 2017, prima collegato all'Imac24 e da 3 anni attaccato all'Imac27. Sempre via USB ovviamente, l'Imac27 ha USB3.1 quindi la prestazione è parecchio migliore. L'ho equipaggiato con due dischi HD da 2TB Seagate Barracuda e l'anno prossimo ne comprerò altri due nuovi perchè ormai questi sono pieni. Ho acquistato due cassetti aggiuntivi quindi quando vorrò lavorare sugli anni passati mi basterà sfilare la coppia corrente e mettere l'altra. I nuovi saranno minimo da 4TB. Dal primo giorno il mio Terramaster alloggia tutto l'archivio foto e lo fa in configurazione RAID 1 mirroring. Il Raid 1 Mirroring mi garantisce un raddoppio dell'hardware, nel caso di guasto di uno dei dischi i file li recupero dall'altro e, se serve, lo posso fare con un altro dispositivo, cioè un lettore di dischi esterno (tipo tostapane p.e.) perchè RAID 1 esegue solo una copia e non sfrutta meccanismi di ricostruzione del dato o altri magheggi del caso. Non ci sono controindicazioni ad attivare il Terramaster prima del boot del PC oppure avviarlo a PC acceso, il sistema lo ha sempre riconosciuto e non ho mai avuto alcun problema. Ho impostato LRc in modo da lavorare direttamente sul Terramaster cioè i file sidecar XMP li creo direttamente lì, ma non l'Archivio per il quale ho dedicato un NMVe esterno da 1TB sempre USB, la prestazione migliora parecchio, non ingolfo l'HD interno e non tiro il collo all'USB del Terramaster. Funziona decisamente bene e per quello che mi offre costa decisamente poco. Unico neo, 2 dischi HDD meccanici ronzano un po' e questa è la vera ragione del mio desiderare una coppia di SSD. Terramaster produce anche il modello D2 Thunderbold 3. Questa configurazione offre una superiore velocità di accesso e secondo me è da valutare. I dischi SSD stanno scendendo di prezzo, finirà che mi procurerò una coppia SSD da 4TB, è un desiderata per il 2024... magari con il Thunderbold 3 così tutto il PESANTE archivio Z sarà più agevole da sfogliare
  23. Auguri a tutti gli iscritti di Nikonland presenti e passati, attivi, passivi e apparenti. Un augurio per un felice Natale (che non è scontato) e per un 2024 migliore del 2023 appena trascorso. Un abbraccio e auguri a tutti
  24. slim è bella e il naso non deve colare
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